Il Calderone di Severus

Donna Greca: moglie, concubina, etèra, Cultura greca - Lezione 2

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view post Posted on 24/3/2014, 16:31
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CITAZIONE (chiara53 @ 24/3/2014, 15:59) 
oikìa in greco significa casa, quello che non sapevo è che si dicesse in modo tanto simile in giapponese.

È una cosa che mi ha colpito subito, greco e giapponese sono due lingue e due culture lontane, ma mi è sembrata più di una semplice coincidenza.
In fondo tra Etère e Geishe ci sono molte similitudini.

 
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La chiamavano Bocca di rosa o Neera?




Come promesso vi racconto la storia della prima e, forse, la meno conosciuta delle tre etère: Neera.

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Museo di Bengasi - Etèra


Mentre pensavo a lei mi è venuta in mente la canzone di Fabrizio De Andrè per un motivo preciso: Neera fu vinta dalle maldicenze e dall’invidia di altre donne.
Erano donne perbene, ma donne chiuse in casa, lontane dall’allegria dei simposi, dalla vita pubblica e impossibilitate a mettere le mani sul loro patrimonio: donne greche di buona famiglia e morigerate, ma non felici, donne che covavano nel cuore invidia e malevolenza per quelle che non si erano piegate a quel tipo di vita da recluse anche a prezzo di non essere “donne onorate”. Ciò era spesso avvenuto, per necessità, perché la loro bellezza lo permetteva, oppure anche la loro furbizia e intelligenza le aveva condotte dal più infimo stato, in alto nella considerazione sociale.
Conosciamo la storia di Neera nei particolari perché Demostene o un suo allievo ( più probabilmente), pronunciò un’orazione famosa“ Contro Neera” per indebita appropriazione di cittadinanza.
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Anche se è difficile stabilire l’anno esatto sappiamo che il processo a Neera fu celebrato tra il 343 e il 340 a.C. : Neera, un’ex “etèra - prostituta”, era accusata di aver violato la legge che vietava il matrimonio con gli stranieri. E Neera, che ateniese non era, aveva vissuto come moglie di un ateniese di nome Stefano.

Ma come vedremo aveva fatto anche di peggio…

L’accusatore era un certo Teomnesto, ma dopo di lui, durante il processo, parlò a lungo Apollodoro, suo suocero, che raccontò la vita di Neera in un contesto di amori baldorie, percosse, scandali e tradimenti che avevano movimentato la vita ateniese per molti anni, appellandola a volte con il suo nome, ma più spesso con l’espressione dispregiativa : questa qui (gr. hauteì)
La lunga e avventurosa storia di Neera comincia - per quanto ci è dato sapere - come prostituta agli ordini di una mezzana, tale Nicareta, a cui era stata venduta da bambina .
La mezzana esercitava il mestiere a Corinto, città famosa in tutta la Grecia per la prostituzione. Per lungo tempo Corinto ebbe fama di città in cui era possibile condurre agevolmente una vita lussuosa e depravata, al punto che, anche dopo essere stata distrutta dai Romani e dopo la cessazione della prostituzione sacra, continuò ancora a incarnare il simbolo della corruzione.
Ed a Corinto Neera rimase, sempre al servizio di Nicareta sino al momento in cui due giovani, Timanoride e Lucrate, la ricomprarono per la somma enorme di 3000 dracme, il che fa pensare che la bellezza di questa ragazzina (poco più che tredicenne) doveva essere davvero eccezionale.
Scopo dell’acquisto era godere in esclusiva delle grazie di Neera: cosa che evidentemente i due fecero con molta soddisfazione.
Ma, quando decisero di sposarsi, fu necessario affrancarsi da una situazione troppo impegnativa.
Le proposero allora di regalarle 1000 dracme; Neera, però, doveva restituire loro le altre 2000, pagate in precedenza, dopodiché, essendosi ricomprata la libertà, doveva abbandonare per sempre Corinto.
Ma 2000 dracme erano tante anche per una come Neera. Tuttavia, lei non si perse d’animo e propose al ricco Frinone di accollarsi la restituzione della somma, in compenso Neera sarebbe andata a vivere con lui. Concluso l’affare, Neera si trasferì ad Atene a casa di Frinone.

La convivenza, però, fu tutt’altro che felice. Frinone era prepotente e disattento, Neera avida di vita e divertimenti. Così, quando durante i banchetti Frinone si ubriacava, Neera pare ne approfittasse per spassarsela con altri uomini più giovani e belli.
Vero o no Neera non sopportava Frinone e un bel giorno fece i bagagli portando casualmente con sé parecchi beni preziosi dell’uomo e partì per Megara. Dove non restò a lungo perché incontrò Stefano: l’uomo della sua vita.
suonatrice di lira nell'atto di spogliarsi in un simposio

Stefano la portò con sé ad Atene, lei con i tre figli che Neera aveva avuto nel frattempo, nati da chissà chi: Prosseno, Aristone e la piccola Fanò.
Stefano li registrò come suoi, nati da un legittimo matrimonio precedente. Questo era ovviamente contro la legge Ateniese perché alla maggiore età i figli riconosciuti da Stefano sarebbero diventati cittadini (per la legge potevano essere cittadini Ateniesi solo i figli nati da due cittadini Ateniesi regolarmente sposati).
Al momento, comunque, nessuno se ne accorse e Stefano e Neera iniziarono una convivenza para – matrimoniale, rispettata da alcuni e malvista da altri.

Ma le comari di un paesino
non brillano certo in iniziativa
le contromisure fino a quel punto
si limitavano all'invettiva.



Stefano non aveva grandi risorse e Neera gli aveva consegnato tutto quello che aveva sottratto a Frinone.
Nella sua casetta, che costituiva tutto il suo modesto patrimonio, la voce principale del bilancio familiare era rappresentata dagli introiti derivanti dal mestiere di Neera, dato che l’attività di Stefano non costituiva una fonte di reddito costante e sicura.
Quanto a Neera, essendo ormai una donna rispettabile, con tanto di marito, fece lievitare le tariffe delle sue prestazioni. Inoltre, con la collaborazione di Stefano, escogitò un abile sistema per estorcere ulteriore denaro ai malcapitati clienti. Neera adescava uomini stranieri, ricchi, ma alquanto sprovveduti; dopo di che faceva la sua comparsa Stefano nelle vesti del marito offeso, imprigionava in casa l’adultero, colto sul fatto, e pretendeva da lui un grosso risarcimento per comporre pacificamente la controversia. Il denaro racimolato sfumava, però, piuttosto velocemente.
Il tempo passò e venne il momento di maritare la figlia di Neera. La scelta del marito cadde su un certo Frastore del demo di Egilia, un gran lavoratore che con impegno e parsimonia aveva raggranellato un considerevole patrimonio. Fanò gli venne presentata come figlia di Stefano e cittadina di pieno diritto, essendo nata da un precedente matrimonio dell’uomo con una cittadina ateniese. Purtroppo la loro non fu per nulla un’unione felice e ben riuscita, per via dell’incompatibilità dei caratteri: Frastore non tollerava i capricci e gli sperperi della giovane consorte, abituata al regime di vita della casa di Neera, ed il suo comportamento un po’ troppo esuberante ed equivoco.
Quando poi realizzò di essere stato raggirato e che Fanò era figlia di una cortigiana straniera, senza alcun indugio la cacciò di casa sebbene in evidente stato interessante, e per giunta senza restituirle la dote, come disponeva le legge in caso di divorzio.
Stefano gli fece causa, ma Frastore a sua volta lo accusò per la truffa del matrimonio; a quel punto, per sfuggire a ulteriori complicazioni, Stefano desistette da ogni altra rivendicazione.

Poco tempo dopo, però, Frastore cadde malato ed era ormai in punto di morte. Egli era completamente solo, perché non aveva figli e i rapporti con gli altri parenti erano pessimi.
Neera colse al volo l’occasione e si presentò a casa sua insieme alla figlia per prendersi cura di lui. Le due donne riuscirono a tal punto a circuirlo con le loro premure che l’uomo si convinse a riconoscere come suo il figlio messo al mondo da Fanò, non tanto perché mosso da compassione, ma per ripicca nei confronti dei suoi avidi parenti. Frastore presentò il bimbo alla sua fratria che, però, si rifiutò di registrarlo.
Resosi conto che insistere oltre avrebbe potuto procurargli delle grane con la giustizia, ed essendosi nel frattempo ristabilito, Frastore rinunciò e non si curò oltre delle sorti del bimbo.

Fanò con il suo bambino si stabilì, dunque, nella casa di Stefano e trovò un modo per fornire anch’essa un contributo al reddito familiare, mettendo a frutto la propria bellezza e impudenza.
La situazione della ragazza restava tuttavia precaria e così Neera e Stefano tentarono di sistemarla definitivamente, puntando questa volta davvero troppo in alto.
L’uomo prescelto fu Teogene del demo di Cotocide, povero ma nobile e designato per ricoprire la carica di Arconte Re.

Teogene non era un uomo di per sé dotato di grande esperienza, e quindi era facilmente manipolabile. Stefano lo assistette durante la dokimasìa, cioè l’esame dei requisiti richiesti per stabilire l’idoneità alle cariche pubbliche o a esercitare altri uffici e diritti e, grazie anche a qualche generosa sovvenzione, riuscì a farsi accordare da Teogene la carica di paredro (coadiutore dell’arconte)e a dargli in sposa Fanò, spacciandola per figlia sua. così che la figlia di Neera fu chiamata a ricoprire la carica più alta e onorevole che fosse riservata ad una donna ateniese, quella di Basilissa: vale a dire moglie dell’Arconte Re di Atene.
Ad essa - unico caso fra tutte le magistrature ateniesi - era riservata una parte nell'adempimento delle funzioni attribuite al marito. Si richiedeva per questo che essa fosse una cittadina, sposata regolarmente e in prime nozze (vergine) con l'Arconte, e arrivò dove nessun altro fra tanti ateniesi può giungere all’infuori della moglie del Re
Il secondo giorno delle Antesterie, feste dionisiache della primavera, Fanò ricevette in presenza dell’araldo sacro il giuramento, sul canestro contenente gli oggetti sacro delle quattordici sacerdotesse di Dioniso, le gheraràs, scelte tra le madri di famiglia di comprovata morigeratezza, incaricate di assisterla nello svolgimento delle sue funzioni. Poi con solenne corteo andò incontro alla processione che conduceva il dio proveniente dal mare, trasportato su un carro a forma di nave e, una volta all’interno del Tempio si unì in mistiche nozze con Dioniso compiendo i riti tradizionali verso gli dei.

Questo per le malelingue fu davvero troppo!

Così una vecchia mai stata moglie
senza mai figli, senza più voglie,
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto.


Ben presto, però, alcune voci maligne sul conto della moglie dell’Arconte Re giunsero alle orecchie dei nove Arconti che componevano il consiglio dell’Areopago, i quali indagarono e scoprirono l’identità della Basilissa.
Teogene fu subito chiamato a rispondere della sua unione alquanto inappropriata, per non dire sacrilega, con una donna di tal fatta. Questi protestò la propria innocenza e sostenne di essere stato abilmente raggirato dal suo paredro Stefano; e, a riprova di ciò, cacciò immediatamente di casa la moglie indegna ed il consiglio sospese ogni provvedimento a suo carico, mostrando pietà nei confronti della sua ingenuità.
Diciamolo chiaramente Teogene era un vero tonto e fece pena persino ai giudici dell’Aeropago!
Nulla è dato sapere cosa ne fu, dopo il processo, di Fanò e Neera della quale tutta Atene conobbe i segreti.
Se Neera fu condannata le sarebbe taccato tornare schiava, chiudendo il cerchio della sua vita. Un destino beffardo per una donna nata schiava e la cui vita era stata una progressiva e inarrestabile ascesa nella scala sociale, fino al raggiungimento del gradino più alto, rappresentato dal matrimonio con un cittadino ateniese.
Giunta ormai alle soglie della vecchiaia (supponendo,infatti, la nascita di Neera agli inizi del IV sec a.C., si deve concludere che all’epoca del processo fosse sulla sessantina), a causa delle intemperanze politiche dell’uomo a cui si era legata, era sul punto di scivolare proprio su quest’ultimo gradino e di precipitare rovinosamente al punto di partenza.
Questo, come ho già detto è il risultato della paradossale situazione in cui versava il mondo femminile nella società greca e in particolare in quella Ateniese, dell’invidia che le donne Ateniesi di buona famiglia, impossibilitate ad accedere a qualsiasi patrimonio, provavano verso le ex schiave, etere arricchite o commercianti straniere, che, viceversa, giungevano a superare in ricchezza le cittadine morigerate e di buona famiglia, conducendo un alto tenore di vita.
Diciamo che Neera aveva ecceduto un po’ troppo e aveva fatto anche troppo rumore, forse la sua furbizia le avrebbe dovuto consigliare diversamente.
Dopo aver molto letto e in base alle mie personali convinzioni sento di dover esprimere un parere.
Neera è non solo giustificabile, ma comprendo e giustifico il suo comportamento in relazione alla vita che aveva sopportato e ai sacrifici patiti.
Al di là di qualsiasi commento o giudizio chiedo ai miei lettori di considerare che Neera fu una bambina venduta ad una mezzana, usata da costei e, per sua fortuna, bellissima.
Trovo che la furbizia e l’intelligenza l’abbiano aiutata, perché Neera al di là di tutto era e rimane una donna scaltra e intelligente che riesce con grande fatica ad uscire dal fango in cui la società l’aveva confinata.
Era spregiudicata? Chiedo a voi che mi leggete: ma non ne aveva tutte le ragioni?

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Per tornare al discorso dell’avidità delle etère, un commediografo di nome Anfide procede oltre il cliché delle prostitute ingorde e insaziabili, coglie la reale ragione economica e sociale, che determinava questa loro inestinguibile sete di denaro.

Non è forse vero che un’etera è più gentile
di una donna sposata? Molto, certo, e a ragione.
L’una, protetta dalla legge, resta in casa a fare l’arrogante,
l’altra, invece, sa che l’uomo va comprato
con le buone maniere, o altrimenti deve andare da un altro.


Ancora una volta chiedo aiuto a Fabrizio De Andrè

E alla stazione successiva
molta più gente di quando partiva
chi mandò un bacio, chi gettò un fiore
chi si prenota per due ore.



(Continua)



Bibliografia e link:
Eva Cantarella, L’amore è un dio. Il sesso e la Polis. Ed Feltrinelli
www.ledonline.it/rivistadirittoroma...nocavallini.pdf
http://tesi.cab.unipd.it/41151/1/tesi_magi...a_2011-2012.pdf
E. Cantarella, L’ambiguo malanno: condizione e immagine della
donna nell’antichità greca e romana, Roma, Editori Riuniti, 1981
www.treccani.it


Edited by chiara53 - 24/1/2023, 18:32
 
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view post Posted on 27/4/2014, 20:06
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Bè... Stefano si è fatto carico dei figli di Neera, e questo va giudicato positivamente, però non si faceva scrupoli a farsi mantenere l'elevato tenore di vita dalla moglie stessa e, poi, anche dalla figlia. Del resto, la figlia ha cercato di sistemarla per ben due volte quanto meglio gli fosse stato possibile. Insomma, non era proprio malaccio... e se sono sempre rimasti insieme, nella buona e nella cattiva sorte, probabilmnete si amavano, anche.
Sul "tonto" Teogene stendo un velo pietoso e riguardo a Neera, Vostro Onore, reclamo l'assoluzione in forza di tutte le attenuanti immaginabili!

Una storia interessante e raccontata davvero bene, in modo coinvolgente e divertente: bravissima, Chiara!


Edited by chiara53 - 22/6/2015, 17:36
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 27/4/2014, 21:06) 
Bè... Stefano si è fatto carico dei figli di Neera, e questo va giudicato positivamente, però non si faceva scrupoli a farsi mantenere l'elevato tenore di vita dalla moglie stessa e, poi, anche dalla figlia. Del resto, la figlia ha cercato di sistemarla per ben due volte quanto meglio gli fosse stato possibile. Insomma, non era proprio malaccio... e se sono sempre rimasti insieme, nella buona e nella cattiva sorte, probabilmnete si amavano, anche.
Sul "tonto" Teogene stendo un velo pietoso e riguardo a Neera, Vostro Onore, reclamo l'assoluzione in forza di tutte le attenuanti immaginabili!

Una storia interessante e raccontata davvero bene, in modo coinvolgente e divertente: bravissima, Chiara!

Sono d'accordo con te su Stefano, l'unico che - pur sfruttando le grazie della compagna - almeno le ha riservato un po' d'amore e ha vissuto con lei nel bene e nel male.
Ovviamente la parola che sorge spontanea alle labbra per definire Teogene non era "tonto", ma cominciava con la c...., non era fine scriverlo e allora ho optato per la versione edulcorata. :P
Sono molto contenta che la storia ti sia piaciuta e ti ringrazio per le tue sempre attente letture. :wub:

Edited by chiara53 - 22/6/2015, 17:37
 
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view post Posted on 8/5/2014, 13:39
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Il buon Faber ha preso a pieno la storia di Neera, una Neera dei giorni nostri, certo, ma la sostanza delle cose non cambia poi di molto.
Alla fine si sono attaccati alla sua "dissolutezza" perché invidiose che lei sapeva sfruttare a pieno le sue doti, era una donna intelligente che aveva la vita nelle proprie mani e che era artefice del suo destino, una donna che ha fatto di tutto per essere davvero libera.
E quello era l'unico "difetto" che avrebbero potuto trovarle, invidiose e rosicone queste "comari di un paesino" che avevano bisogno di dimostrare che una semplice prostituta non poteva di certo essere migliore di loro, quando, invece, nel loro intimo, volevano esattamente essere come lei e vivere la vita che faceva lei!
Si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio, e loro il cattivo esempio non potevano più darlo, anche se gli sarebbe piaciuto un po' di cattivo esempio -_-
Purtroppo ste comari del paesino ci sono sempre state e sempre ci saranno.

Neera, invece, è stata una donna fantastica che ha saputo crearsi una vita degna con le sue doti, con le sue capacità ha saputo riscattarsi dalle sofferenze e dagli stenti, e per questo nessuno potrebbe mai condannarla, a parte le persone bacchettone e invidiose che se stavano al suo posto sarebbero morte ancora prima di mettere un piede fuori casa.
Stefano mi ha dato l'impressione di un uomo innamorato e, nonostante tutto, la loro è stata una bella storia d'amore, mentre quel Teogene, lì, era un emerito imbecille (sì, anche a me è sorta spontanea quella parola con la "c" XD)! :woot:
Bella storia, veramente ricca, davvero, e ben raccontata.
La Storia raccontata in questo modo ha tutto un altro sapore :D
 
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Ma quanto mi fai contenta, Ania! I tuoi commenti sono un piacere per me che cerco appunto di alleggerire la storia e di vederla dal punto di vista delle donne. Sempre.
Anche se leggi soltanto, già sono soddisfatta e se poi addirittura approvi il parallelo un po' estremo che mi è venuto con la canzone, allora è davvero da baci e abbracci.
Grazie Anastasia!
 
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view post Posted on 10/5/2014, 17:23
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Frine: etèra per sempre



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Scena di simposio, vaso attico a figure rosse


Dopo la meno nota tra le etère passate alla storia per essere incappate in un processo, vi voglio raccontare la vita e le avventure della più famosa: Frine che ha scavalcato i tempi fino ad approdare in una novella di Scafroglio ed in un famoso film di Blasetti.
Ma andiamo con ordine. Frine, la seducente Frine non era una puttana, no. Era semmai una escort. Di gran lusso. Delle sue origini si sa poco, e questo, in antichità vuol dire che certo non erano tali da andarne fieri.
Il suo vero nome era Mnesarete: sembra che il soprannome di Frine "rospetto" le sia stato dato per il suo colorito pallido o per l’aspetto piuttosto esile e, verosimilmente, non bellissimo.
Giunse ad Atene poco prima del 370, dopo la distruzione di Tespie da parte dei Tebani: doveva essere allora giovanissima.
La vita che aveva condotto non era stata delle migliori, per arrotondare il misero tenore di vita pare raccogliesse capperi.
Era profuga. Scappava da Tespie, piccola cittadina di provincia delle Beozia, distrutta in una delle sempiterne faide fra città della Grecia: i Tebani, Beoti, avevano messo a ferro e fuoco le case dei Tespiesi, Beoti anch’essi.
Pensate per un attimo cosa volesse dire per una ragazzina sola, arrivare ad Atene, scappando dalla campagna e da una guerra. Entrò in punta di piedi in una città che era l’equivalente di una New York di oggi, con quel poco che aveva potuto portare con sè mentre tutto bruciava, e si trovò di fronte gli Ateniesi che erano dei begli esempi di gente con la puzza sotto il naso a prescindere, e i Beoti li consideravano, appunto, beoti, quindi gente da trattare a pesci in faccia.

Dunque, Frine giunse ad Atene, dove si mise immediatamente in mostra, perché lei, la vita, la prendeva a morsi e schiaffi, senza paura!
In città la sua grande capacità e proprietà di linguaggio, le sue doti di intrattenitrice, divennero proverbiali, tanto che la fama della cortigiana crebbe in maniera esponenziale.
Con la fama, arrivò anche la ricchezza, che le permise di scegliersi gli amanti che preferiva.
Per andare a letto con lei c’era la coda. Pittori, artisti, filosofi, politici: si facevano i turni, come al supermercato. Perché Frine si faceva pagare, e profumatamente: in denaro contante, mica in ciondoli di bigiotteria. Ma non voleva avere amanti fissi, e neanche protettori.
Donna d’affari, si amministrava da sola, e applicava anche, a seconda del cliente, tariffe differenziate: se le andavi a genio, potevi anche riuscire ad ottenere una notte quasi gratis. In fondo il bello di essere imprenditrici di se stesse è soprattutto questo, che cosa fare lo decidi tu.
Se qualcuno si lagnava per queste tariffe applicate a capriccio, era sempre Frine a rispondere.
Un giorno, Demostene, il grande e famoso oratore, si arrabbiò di brutto, perché lui pagava, oh se pagava quelle ore di letto, e un altro, un bel giovanetto pittore e spiantato, invece no. E Frine, con un sorriso sarcastico, gli disse, senza un’ esitazione: “Ma ti sei visto quanto sei brutto e vecchio? E allora, paga!”
In realtà, per quanto riguarda Frine, l’impressione che si riporta esaminando le testimonianze antiche è che il “mito” sia stato costruito, prima ancora che da biografi e poeti, dall’etèra stessa, grazie ad un abile impiego di frasi provocatorie, destinate a suscitare sicuro scalpore, soprattutto fra i benpensanti, o mediante il ricorso a scenografiche quanto studiate apparizioni pubbliche; inoltre, le fonti insistono sull’inclinazione di Frine ad “autocelebrare” la propria bellezza, facendo collocare costose immagini di se stessa in luoghi “strategici”.

Infatti verso il 365 si pone la sua relazione con Prassitele; l'artista la ritrasse in due statue, delle quali una era quella posta nel santuario di Apollo a Delfi, l'altra a Tespie accanto all'Afrodite e all'Eros, pure di Prassitele; Frine stessa aveva donato quest’ ultima statua alla sua città natale, dopo averla astutamente ottenuta dall'artista. Frine, già allora, doveva aver suscitato molto scalpore, per aver posato nuda per la celebre Afrodite Cnidia: un gesto di inusitata audacia, non solo perché la dea, nell’iconografia tradizionale, era ornata e abbigliata, ma anche perché era ritenuto irriverente che una cortigiana potesse dare le sue sembianze al simulacro di una divinità
PIC2059M
Prassitele. Afrodite Cnidia.
Copia romana in marmo. Coll. Ludovisi.
Sembra che la modella di Prassitele per quest'opera sia stata Frine
.

La storia con cui si impossessò della statua in questione è divertente e incerta, ma vale comunque la pena di raccontarla.
Lei disse a Prassitele: “Regalami la tua statua più bella!”. E, in fondo, dopo averlo tenuto nel suo letto tanti anni senza presentargli mai un conto, non era neppure una richiesta esosa. Lui nicchiò, forse perché non voleva separarsi dal suo lavoro, forse perché davvero, da bravo intellettuale dolce e indeciso, non sapeva identificare la sua opera preferita.
Lei risolse alla sua maniera: gli piombò in casa, annunciando trafelata che nello studio di lui era scoppiato un incendio. Lui corse, corse, corse e senza riflettere andò a salvare una sola statua, subito, d’istinto.
Quando venne fuori, Frine non disse niente, ma allungò la manina per intendere: “Posala là, che è mia”.

Anche con i suoi concittadini si regalò il lusso di una bella presa in giro.

Piangevano, i Tebani vinti per le loro belle mura abbattute, fin nell’atrio di casa sua, chiedendole un contributo anonimo, da figlia devota alla patria: i notabili della città spargevano calde, aristocratiche lacrime piene di dignità ed onore, con il sussiego che è proprio degli sconfitti imbecilli. Frine, dal suo palazzo ateniese, sgranò gli occhioni e disse: “Be’ che problema c’è? Le mura le ricostruisco io, tutte, a mie spese!” Quindi promise che avrebbe riedificatola città di Tebe (rasa al suolo da Alessandro Magno nel 335), se i Tebani avessero inciso questa iscrizione: «Alessandro l’ha distrutta, l’etèra Frine l’ha fatta risorgere”.
I Tebani pieni di decoro, sarebbero stati costretti a passare tutti i giorni sotto ad una porta con quel cartiglio, a ricordare che dovevano la nuova cinta non solo ad una donna, ma che la loro figlia più famosa all’estero era una etèra (puttana)?
Restarono senza mura, e Frine rise del loro stupido orgoglio e della loro dignità da zotici perbenisti. Dunque, quella di Frine fu un’ulteriore esplicita sfida al moralismo dei conservatori, per i quali era inconcepibile che il nome di un’etèra potesse venire inciso su pubblici edifici.


È quindi verosimile che tanto esibizionismo abbia contribuito a creare intorno
a Frine un diffuso atteggiamento ostile, né si può escludere che proprio l’animosità dei
benpensanti ateniesi sia stata fra le cause che portarono l’etèra a rischiare la pena capitale in un processo pieno di incognite e di colpi di scena, che, paradossalmente, si sarebbe risolto in una definitiva consacrazione del fascino conturbante di questa donna singolare.

Secondo la tradizione, infatti, Frine era amante dell’oratore di parte democratica Iperide*, noto per la sua intransigente opposizione alla politica imperialista di Filippo il Macedone e del di lui figlio Alessandro. Il processo contro Frine divenne molto celebre soprattutto per alcuni piccanti risvolti.
Nonostante il vasto clamore sollevato dalla vicenda, del processo a Frine sono difficili da ricostruire sia le motivazioni sia l’effettivo svolgimento.
Anche la datazione è molto incerta: in genere, si propende a collocare l’episodio fra il 350 e il 340, vale a dire nel periodo in cui Frine doveva essere nel fiore dell’età e della bellezza.
L’accusa venne mossa da un certo Eutias che, secondo una versione piuttosto romanzata della vicenda, sarebbe stato il rancoroso e vendicativo ex-amante della donna.
Pare che Frine, in combutta con alcuni uomini e donne della città, avesse creato un’associazione segreta dedita a riti orgiastici e al culto di una nuova divinità.
Al di là delle argomentazioni di Eutias, appare ragionevole supporre che il tentativo di eliminare Frine (ella infatti rischiava la condanna a morte!) fosse dovuto a ragioni più remote e profonde. In particolare, si può supporre che l’etèra suscitasse il malumore degli Ateniesi più conservatori e tradizionalisti (tra i quali vi erano i principali avversari del democratico radicale Iperide) per il suo stile di vita spregiudicato e soprattutto per alcuni atteggiamenti eccessivi, come la sfacciata ostentazione della propria ricchezza.
Così Frine venne processata,e sarebbe stata condannata di sicuro a morte se il suo difensore, Iperide, non avesse avuto un lampo di genio.

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Si avvicinò alla cortigiana e le strappò un lembo del vestito, scoprendone il seno; ecco come racconta l’episodio Mercier de Compaigne**:
“Questo spettacolo inatteso produsse in tutta l’assemblea una specie di delirio; sembrò di vedere Venere stessa, che sotto spoglie mortali aveva lasciato Cipro e Amatonte per ricevere l’omaggio dei Greci e chiedere la grazia per l’accusata. La gravità dei giudici lasciò il posto al fascino vincente della meraviglia, del piacere e dell’ammirazione. La bocca non trovava l’espressione per rendere il sentimento, ma il silenzio e l’avidità degli sguardi, un grido generale di simpatia e di compassione – tutto completò il trionfo di Frine. Era supplicante, piangente, curva sotto il peso dell’accusa: ma compare un seno, ed ecco che torna la speranza, lei comanda da padrona, sottomette chiunque posi gli occhi su di lei: “E bene, aggiunge il suo difensore, approfittando del successo del suo stratagemma – se lei è colpevole, chi di voi, Ateniesi, oserà condannare a morte ciò che la natura ha fatto di più bello? Osate guardare colei di cui volete versare il sangue, e se ci riuscite, dimenticate di essere uomini.” Così disse, e l’Aeropago, dimenticando il suo carattere augusto, riacquistò unanimemente il senso di umanità. Frine fu dichiarata innocente e portata in trionfo.

Nulla si sa della sua vita successivamente al processo,se non una serie di maldicenze,alcune legate all’indubbia perfidia con cui trattò molti uomini.

Frine non fu mai dimenticata né dalla storia, né dalla letteratura e nemmeno dal cinema.
Nel 1952, esce nelle sale italiane il film di Alessandro Blasetti "Altri tempi", il cui ottavo e ultimo episodio reca il titolo "Il processo di Frine" Tratto da una novella di Edoardo Scarfoglio (di cui consiglio la lettura: questo è il link Il processo di Frine ), è rimasto celebre soprattutto perché Vittorio de Sica, nei panni dell’ avvocato difensore di una prosperosa popolana accusata di omicidio (interpretata da una magnifica Gina Lollobrigida), ricorre all’espediente di Iperide, mostrando ai giudici le piccanti attrattive della bella imputata.
In quella circostanza, e in contrapposizione con l’espressione “minorato psichico” (frequentemente usata nei processi per ottenere difficili assoluzioni), venne coniata la definizione di “maggiorata fisica” che segnerà di fatto un’epoca e sarà largamente utilizzata per tutti gli anni ’50 e perbuona parte degli anni ’60.
Vi suggerisco la visione dell’ultima parte dell’arringa difensiva.



Spero di avervi tenuto compagnia in modo divertente!
* Iperide (o Ipèride; gr. ῾Υπερείδης, lat. Hyperīdes). - Oratore e uomo politico ateniese di parte democratica (Atene 389 - Cleone 322 a. C.). Educato alla scuola di Isocrate e forse di Platone, amico e avvocato dell'etera Frine che difese in un famoso processo,

**Claude-François-Xavier Mercier, detto Mercier de Compiègne nato a Compiègne (Oise) il 1 agosto 1763 e morto a Parigi nel 1800, fu uno scrittore, editore e letterato francese, conosciuto soprattutto per le sue opere satiriche e libertine


Bibliografia e link
www.treccani.it/enciclopedia
www.ledonline.it/rivistadirittoroma...nocavallini.pdf
E. Cavallini - Frine, cortigiana mediatica
https://ilnuovomondodigalatea.wordpress.co...do-antico-frine


Edited by chiara53 - 24/1/2023, 18:59
 
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view post Posted on 10/5/2014, 21:04
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Bé, certo, far da modella per una dea è già tanto, nuda, poi, quando di norma la dea era vestita, la dice lunga, lunga assai… E tanto di cappello a Frine che, è evidente, sapeva gestire benissimo la propria immagine!

Aaaaaah! Fantastica la leggenda, se non è la verità (e spesso la realtà supera ogni immaginazione), per appropriarsi della statua più bella di Prassitele!

E dopo la storia delle mura di Tebe (non che la rispostaccia a Demostene non meritasse, già di per sé), posso dire che questa Frine è assolutamente fantastica?

E bravissimo anche Iperide e il suo lampo di genio che ha fregato i benpensanti che hanno sbavato dietro a un seno (lui, Iperide, intendo, intanto aveva a disposizione anche l’latro… e tutto il resto!), anche se mi sa che dietro alle accuse a lei si cercava di colpire lui che li ha fregati alla grande. Quindi, ripeto, tanto di cappello.

Non sapevo da dove provenisse la frase “maggiorata fisica” ed è davvero bellissimo!
Appena riesco di guardo l’arringa di De Sica!

“Lezione” non solo interessante, ma sicuramente anche molto divertente, davvero! Stupenda, grazie!
:applauso: :applauso: :applauso:


Edited by chiara53 - 24/1/2023, 19:00
 
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view post Posted on 11/5/2014, 11:42
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Vista anche l'arringa di De Sica: un pezzo fantastico!

Edited by chiara53 - 22/6/2015, 17:37
 
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Per me è una soddisfazione ed una gioia pubblicare brani di AC.
Nell'antichità c'è davvero tutto di noi e del nostro presente.
Anche del nostro futuro: se si sa dove e come guardare. :P
Grazie Ida, mia unica commentatrice - per ora - ti sono veramente grata: quello che propongo è fatto con entusiasmo e rispetto per le antiche civiltà.
 
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view post Posted on 11/5/2014, 13:33
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CITAZIONE (chiara53 @ 11/5/2014, 14:22) 
... quello che propongo è fatto con entusiasmo e rispetto per le antiche civiltà.

E l'entusiasmo ed il rispetto sono ciò che cerano i tuoi godibilissimi brani: di nuovo grazie!

Edited by chiara53 - 22/6/2015, 17:38
 
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view post Posted on 12/5/2014, 21:38
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Donna fantastica Frine, non c'è che dire, di un eccezionale intelligenza e determinazione, e mi fa sorride questa storia, perché a ben pensarci, da allora ad adesso, non è cambiato poi molto, sempre alle apparenze pensiamo, e una prostituta, d'alto o basso borgo, non può di certo essere così intelligente, audace e così padrona della sua vita.
Meglio essere linde e pinte, senza divertimento alcuno e senza poter decidere di muovere un passo a destra o a sinistra.
Che tristezza. Orgogliosi per aver rifiutato una scritta? No. Semplicemente idioti. Perbenisti idioti.
Era una prostituta, sì, si faceva pagare per il suo corpo, certo, ma valeva più di loro messi insieme, ed era il suo corpo e la sua volontà.
E la loro era, come sempre, stupida invidia per non avere alcuna volontà.
Grande, grandissima donna!
E racconto meraviglioso, Chiara! :D
 
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view post Posted on 12/5/2014, 22:20
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Grazie Anastasia, sei tra le mie lettrici assidue ed io tengo molto al tuo giudizio.
Con Frine mi sono divertita, ci sono tanti aneddoti su di lei e tutti veramente brillanti.
Un'amante del cinema come te conoscerà bene la scena che ho proposto, ma io ogni volta che la vedo non posso fare a meno di apprezzare l'eccezionale interpretazione di De Sica. Un ulteriore omaggio alla bella Frine, o Maria Antonia?
 
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view post Posted on 15/5/2014, 21:19
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CITAZIONE (chiara53 @ 12/5/2014, 23:20) 
Grazie Anastasia, sei tra le mie lettrici assidue ed io tengo molto al tuo giudizio.
Con Frine mi sono divertita, ci sono tanti aneddoti su di lei e tutti veramente brillanti.
Un'amante del cinema come te conoscerà bene la scena che ho proposto, ma io ogni volta che la vedo non posso fare a meno di apprezzare l'eccezionale interpretazione di De Sica. Un ulteriore omaggio alla bella Frine, o Maria Antonia?

Questo da te citato è uno dei primi (e forse proprio il primo) film che ha dato via al filone dei film ad episodi e qui si vede tutta la bravura di chi sapeva recitare fottutamente bene. E quanti ce ne sono in questo film! :wub:
Solo che, questo film, a mio parere, più di quello no è, non è uno dei film che apprezzo maggiormente, la base sono tutti grandi racconti, grandi attori e grandi nomi che ci hanno lavorato, ma mancava il senso di potenza di un film, il vero significato di un film, uno sfoggio di grandi attori e personaggi e niente più, roba "vecchia" e senza spessore anche per quegli anni, a mio parere.
Ci sono esempi di film ad episodi e corali, ben migliori secondo me.
Però De Sica, oh, De Sica, meraviglioso De Sica, vedere e sentire anche solo una battuta di questi Attori, è qualcosa di inebriante, e questo monologo è fantastico, io mi inchino ogni volta, mi prostro proprio a terra terra, che più terra non si può :woot:
Io lo prenderei sostanzialmente come un omaggio alla bella Frine, perché di Maria Antonia si celebra la bellezza e niente più (ed era davvero bella, ma quando lavoreranno in Pane, Amore e Fantasia, sarà ben altra cosa) e nel monologo, seppur bellissimo perchè interpretato da dio, fuoriesce la "maggiorata fisica" e basta, cioè, signori della corte, che cosa vi importa se uccide qualcuno, ma non potete tenere rinchiusa una fanciulla così bella, togliere bellezza al mondo, non si può, è un crimine.
Manca di sfoggio dell'intelligenza nel saper sfruttare la bellezza, l'intelligenza di sapersi fare con le proprie mani, di crearsi un futuro e di crearsi solide fondamenta, cose che aveva Frine.

Lo so, quando parlo di cinema parto a ruota, e ultimamente sono piuttosto negativista e tendende all'umore abbastanza nero XD
Vorrà scusarmi Blasetti, perché di certo non metto in dubbio il valore dell'opera, né il suo né di chi vi ha preso parte, il mio è solo un pensiero personale (e tra l'altro il film non lo vedo da parecchio, ma parecchio); il secondo capitolo, ad esempio, mi era piaciuto di più, ma la critica lo ha fatto a pezzettini ini :o:
Comunque, mi sa che sto andando terribilmente OT, quindi passo e chiudo prima che faccia la fine della pellicola sopra citata XDD
 
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view post Posted on 15/5/2014, 22:30
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Ho citato la pellicola perchè sapevo che non avresti resistito! :D
E' piacevole e graditissimo qualsiasi discorso o risposta da parte di chi - come te - sa quel che dice e come dirlo.
Grazie per il commento Ania!
 
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