Autore/data: Alaide – 4-6 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-Shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Desiderava l’odio di Judith.
Il suo disprezzo.
Invece ne riceveva la fiducia e l’affetto.
Nota: La storia è il continuo di Dolore
Parole: 989
Tetralogia
13. Terza Giornata. Atto II. Affetto
Pioveva.
Le gocce di pioggia ticchettavano contro il vetro della finestra, un ritmo che pareva scandire le sue colpe, si disse Severus. Oppure ogni goccia equivaleva ad ogni sua colpa ed ogni silenzio tra una goccia e l’altra all’impossibilità di ricevere il perdono per ognuna di esse.
Gli pareva che in quelle stille di pioggia vi fossero la sua vita e le sue scelte sbagliate.
Ed il volto di coloro che aveva ucciso.
Di coloro che non era riuscito a salvare.
Colpe per le quali non era ancora riuscito a scontare la pena.
Non si rese conto dell’aprirsi della porta, il rumore soffocato dal ticchettio della pioggia.
«Signor Piton, Melusine mi ha detto che è stato malato ed io…» la voce si spense di colpo, quando l’uomo si voltò.
La bambina era sola.
Ed aveva stampata sul volto un’espressione incerta.
Ed un sorriso affettuoso.
Il sorriso che si rivolge ad un padre.
La vita era crudelmente ironica, si disse l’uomo, se quella bambina sorrideva a quel modo a chi l’aveva privata dei genitori.
“E la signorina Fairchild sa che sei qui?” scrisse rapidamente, passando il quaderno a Judith.
Sperava sinceramente che quello non fosse un disperato tentativo della giovane di fargli cambiare idea.
Eppure era stato chiaro, prima di quella crisi, che l’aveva costretto ad una settimana di immobilità assoluta.
La sua scelta era irreversibile.
«Non propriamente.» rispose la bambina, osservandolo.
Solo in quel momento Severus notò che Judith era totalmente zuppa d’acqua. Sentì il peso della colpa montare dentro di lui, intenso e distruttivo.
Era a causa sua se quella bambina si rivolgeva a lui, all’assassino dei suoi genitori con quel sorriso, alla ricerca di una figura paterna di cui egli l’aveva privata.
«Melusine mi ha detto che è stato malato, signor Piton.» ribadì la bambina, continuando a sorridergli. «E sono dieci giorni ormai. Ed ero preoccupata ed ho pensato che lei era tutto solo qui e non è bello essere soli.»
Severus continuò a fissare la bambina.
Non avrebbe dovuto essere lui ad ispirare quei sentimenti.
Non lui.
Non un assassino.
Invece Judith era lì, ricoperta di pioggia e tremante.
Era andata da lui, senza che nessuno lo sapesse. Aveva sfidato la pioggia battente.
Ed unicamente perché riponeva fiducia ed affetto nella persona sbagliata.
Sentì la bile montargli in gola.
E sentì il sorriso della bambina mescolarsi alla colpa.
Sentì l’assenza di perdono avvolgerlo come una cappa.
E sentì il sorriso della bambina riscaldargli per un istante il cuore e renderlo ancora più certo della scelta, quella scelta che avrebbe dovuto comunicare alla signorina Fairchild.
La bambina tremava, troppo, notò.
Si alzò in piedi, appoggiandosi al tavolo.
Il dolore era insopportabile quel giorno, nonostante l’antidolorifico che lo forzavano ad assumere ogni mattina, ma, come ogni volta lo accolse con gioia perché sapeva che lo meritava, ancor più in quel momento, di fronte alla bambina che rischiava di ammalarsi perché non riusciva ad odiarlo, di quell’odio che egli desiderava e meritava.
Judith seguiva con ansia i movimenti dell’uomo.
Quando Melusine le aveva detto che era malato, si era decisamente preoccupata.
Non voleva perdere anche lui.
Non voleva che capitasse nulla all’uomo che le aveva salvato la vita.
Non voleva perdere il senso di sicurezza che l’uomo le infondeva.
Quando si sentì avvolgere in un panno, tornò a sorridere con affetto, un affetto che Severus sapeva malriposto.
L’uomo tornò a sedersi.
Judith continuava a fissarlo e a sorridergli, un sorriso affettuoso e riconoscente.
Si sentiva al sicuro in quel momento, come non le capitava da tempo, come non le accadeva da prima di quella notte in cui i suoi genitori erano stati uccisi.
Fece qualche passo verso l’uomo, poi, come quel giorno in cui la luce era venuta a mancare, si sedette sulle sue ginocchia, assaporando il senso di calma e di sicurezza che il signor Piton le trasmetteva.
Severus sentì nuovamente montargli la bile in gola.
Sapeva che Judith vedeva in lui una fonte di sicurezza – la signorina Fairchild glielo aveva ripetuto fin troppe volte – e razionalmente poteva comprenderne le ragioni, ma egli sentiva unicamente la colpa, il sangue dei genitori della bambina sulle mani.
Desiderava l’odio di Judith.
Il suo disprezzo.
Invece ne riceveva la fiducia e l’affetto.
E non era ciò che la sua anima nera meritava.
Chiuse per un istante gli occhi, come per mettere a tacere per un istante i pensieri che si rincorrevano nella sua mente.
Ma non era possibile raggiungere un solo istante di pace, com’era giusto che fosse.
La sua pace l’aveva lui stesso distrutta da tempo, da troppo tempo.
E di certo non meritava alcun sorriso.
A meno che non fosse una smorfia d’odio.
La bambina rabbrividì appena.
Severus avrebbe voluto, dovuto scacciarla, chiamare l’infermiera e dirle di riportarla all’orfanotrofio, ma non lo faceva.
E non riusciva a spiegarsene il motivo.
Allungò una mano verso il cassetto del tavolo.
Era forse perché solo Judith cercava conforto in lui?
Aprì il cassetto e ne estrasse la bacchetta.
Era forse perché Judith non gli chiedeva nulla in cambio, nemmeno che lui ricambiasse l’abbraccio?
Un movimento di bacchetta e la bambina fu completamente asciutta.
Era forse perché, per un breve istante, aveva sentito un raggio di luce farsi strada nel suo cuore?
Un raggio che fu subito soffocato dal rimorso e dalla certezza che per lui non vi fosse altro che tenebra e assenza di perdono.
La bambina non si accorse di nulla, non si rese conto di essere improvvisamente asciutta. Era unicamente felice di aver rivisto il signor Piton e di provare quell’infinito senso di sicurezza.
Non si rese nemmeno conto che la porta della stanza si aprì di scatto.
Non vide Melusine entrare, il volto colmo di preoccupazione ed avvicinarsi all’uomo.
Non notò il viso della giovane rilassarsi di colpo.
Non si accorse del sorriso che si disegnò sulle labbra di Melusine.
Severus vide quel sorriso.
Vide la domanda che era celata nello sguardo della donna.
E scosse lentamente il capo.