Autore/data: Alaide – 11 gennaio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: flash-fic
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo
Personaggi: Tobias Piton, Eileen Prince
Pairing: nessuno
Epoca: Pre - malandrini
Avvertimenti: nessuno
Riassunto: Improvvisamente gli sorrise, un sorriso sghembo e zoppo, come una melodia suonata da un giradischi con la puntina rotta.
Nota: La storia fa da pendant ad
Adagio lamentoso, di cui è l’ideale conclusione.
Parole: 326
Ouverture in due tempi
Valse triste
L’uomo entrò in casa, strascicando i piedi.
Si reggeva malamente sulle gambe e nella mente gli turbinavano pensieri sconclusionati. Gli pareva di sapere di aver perso il lavoro, per l’ennesima volta, e di essere diventato padre, poco più di due settimane prima.
Ma non ne era del tutto certo, si disse, mentre fischiettava un valzer zoppo e sghembo.
Erano pensieri fugaci, annebbiati dal liquore di scarsa qualità che aveva tracannato nello squallido pub vicino alla fabbrica, che avrebbe chiuso i battenti per sempre.
In quel momento, nella mente di Tobias Piton sorgevano pensieri zoppi, come le note del valzer – ascoltato chissà dove durante una giovinezza che gli pareva persa nella nebbia del tempo, insieme ai suoi sogni – che stava fischiettando. Gli parve di scorgere il volto di Eileen, mentre transitava, barcollando, per la casa.
Ma non ne fu sicuro.
Non fu nemmeno certo che quella che stava osservando, nella scalcagnata camera da letto, fosse veramente una culla, che si teneva in piedi per chissà quale miracolo.
Guardò poco oltre le sponde di legno tarlato ed incontrò due occhi neri che lo fissavano.
Il valzer sghembo gli morì sulle labbra.
Doveva essere suo figlio, si disse, in un momento di barcollante lucidità. Quel figlio di cui, in quell’istante, non ricordava quasi la nascita ed i sentimenti che aveva provato in quell’istante.
Improvvisamente gli sorrise, un sorriso sghembo e zoppo, come una melodia suonata da un giradischi con la puntina rotta. Tobias non sapeva perché stesse sorridendo al bambino che lo fissava con espressione stranamente seria.
Gli sorrideva e basta.
Il sorriso triste di una sbornia triste.
L’unico sorriso che suo marito avrebbe potuto rivolgere a Severus, in quel momento, si disse Eileen, osservando padre e figlio dalla soglia della stanza.
Un sorriso triste, come quello che gli aveva rivolto lei all’ospedale.
Forse gli unici sorrisi che Severus avrebbe mai ricevuto dai suoi genitori, concluse amaramente la donna, avvicinandosi al marito, che stava ancora sorridendo sghembo al figlio.