Il Calderone di Severus

Sfida FF n. 14: Sette giorni per un Sorriso

« Older   Newer »
  Share  
Alaide
view post Posted on 10/4/2013, 19:57 by: Alaide
Avatar

Pozionista

Group:
Severus Fan
Posts:
3,086

Status:


Autore/data: Alaide – 2-3 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: E gli pareva che la pioggia fosse tinta del colore del sangue.
E che all’interno di quelle gocce scarlatte rilucesse il sorriso della bambina.
Nota: La storia è il continuo di Un dono
Parole: 869

Tetralogia

3. Prima Giornata. Atto II, scena 2. Stille di pioggia


La borsetta quasi cadde dalle mani di Melusine, quando notò che la bambina stava sorridendo. Era la prima volta che la vedeva sorridere. Un sorriso che non riusciva a decifrare, rivolto ad un uomo che Judith non poteva aver mai incontrato prima.
Poi, improvvisamente, così com’era nato il sorriso scomparve.
Sembrò che quel fatto, apparentemente semplice, riportasse tutti alla realtà.
«Che tipi di libri avete?» domandò Severus, ogni parola una dolorosa fitta.
Avrebbe potuto scrivere, ma il sorriso di quell’orfana aveva prodotto qualcosa in lui, qualcosa che lo aveva, per qualche attimo, disorientato.
«La collezione è decisamente variegata. Da quel che so, il padre della signora Honeychurch era un collezionista e così suo genero. Entrambi dotati di gusti eclettici. Esiste un inventario all’istituto, signor Piton. Se vuole, potrei portarglielo, così lei potrebbe scegliere i titoli che preferisce.» disse Melusine, cercando di non interrogarsi circa lo strano sorriso di Judith.
Quella volta l’uomo scrisse, sotto lo sguardo attento della bambina che pareva non volerne perdere un solo movimento. Judith sembrava essere affascinata da chi aveva ricevuto il suo disegno.
Eppure non seguì le parole di Melusine, né gli accordi che vennero presi. Fu soltanto quando sentì pronunciare il suo nome che si fece attenta.
O forse fu soltanto quando comprese che stavano per lasciare la stanza.
In quel momento si rese conto che doveva dire qualcosa, qualcosa di utile, perché era certa che l’uomo avrebbe capito.
«Non dovrebbe stare seduto con le spalle alla porta, signore. Chiunque può entrare e lei non se ne accorgerebbe subito e dopo sarebbe troppo tardi.»
Le parole della bambina parvero rimanere sospese nell’aria, prima di piombare su Severus e Melusine. La donna cercò gli occhi dell’uomo, ma questi stava fissando la finestra e la pioggia che cadeva violenta, ticchettando furiosamente contro il vetro.
Quelle poche frasi ghiacciarono il sangue nelle vene di Severus. Poteva immaginare fin troppo bene da dove provenissero parole del genere. Quali orrori doveva aver visto Judith. Quella bambina si trovava in un orfanotrofio per il motivo peggiore.
Qualcuno aveva ucciso i suoi genitori.
Ed in quel momento, non riusciva a far altro che a sovrapporre alle ignote figure di due anonimi Babbani, i volti di chi non era riuscito a salvare. Sicuramente alcuni di loro erano genitori ed i loro figli erano soli al mondo.
Orfani per causa sua.
«Signori Piton,» mormorò Melusine, che non aveva staccato gli occhi dall’uomo. Per qualche strano motivo, era certa che avesse perfettamente compreso cosa potesse celarsi dietro le parole di Judith, che pareva, in quel momento, terribilmente a disagio. «spero che…» si interruppe di colpo, lanciando un’occhiata rapida alla bambina. «Spero che la nostra visita non l’abbia disturbata. Judith ci teneva molto ad incontrarla. Il disegno che le ho portato tempo fa è suo.» la donna fece una pausa, abbozzando un lieve sorriso. L’uomo non disse nulla, né fece l’atto di prendere in mano il quaderno. «Arrivederci.»
Severus osservò la donna e la bambina andarsene, facendo piombare la stanza nel silenzio.
Sentiva in bocca un sapore amaro ed aspro.
Il sapore del rimorso e della colpa.
La donna era palesemente a disagio dopo le parole di Judith, così come lo era la bambina stessa. Era certo che, prima di interrompersi, la giovane volesse in qualche modo scusarsi per quelle frasi o spiegargli qualcosa.
Una spiegazione inutile.
Era già presente nel disegno.
Allungò una mano e prese il foglio. La luce fredda della morte illuminava un uomo ed una donna, all’ombra di spogli alberi invernali.
I genitori della bambina.
Uccisi.
Rimase ad osservare il disegno a lungo, accompagnato dal rumore della pioggia che picchiava sui vetri.
Gli pareva che la pioggia gridasse al mondo che egli era un assassino.
Non era importante che egli non avesse la ben che minima responsabilità nella morte dei genitori di Judith.
Aveva ucciso altri genitori per mantenere la sua copertura. Ed aveva ucciso prima di rendersi conto dell’errore che aveva commesso, vendendo la sua anima al Signore Oscuro.
E gli pareva che la pioggia fosse tinta del colore del sangue.
E che all’interno di quelle gocce scarlatte rilucesse il sorriso della bambina.
Un sorriso inquietante nella sua illogicità.
Era in quelle gocce di pioggia.
Era di fronte a lui.
Era sul volto delle sue vittime.
Chiuse per un istante gli occhi, come per scacciare quelle immagini evocate dagli abissi della sua mente colpevole.
Ma intorno a lui parevano danzare, con un sorriso sulle labbra, i cadaveri di chi aveva ucciso.
Lo stesso sorriso sollevato della bambina.
Un sorriso beffardo e carico d’odio.
Il solo sorriso che gli poteva essere rivolto.
Perché chi, come lui, aveva le mani macchiate di sangue, meritava unicamente l’odio.
Nient’altro.
Né un sorriso, né il perdono.
Riaprì gli occhi, quando udì dei passi varcare la soglia della stanza.
Ma il sorriso della bambina pareva essere ovunque.
Sulle pareti giallastre. Tra le gocce di pioggia. Sul volto dell’infermiera che stava posando il vassoio con la cena sul tavolo.
Un sorriso che ogni volta si trasformava e da sollevato si faceva beffardo. E da beffardo si caricava dell’odio e del disgusto che meritava.
Fuori continuava a piovere.
Ogni goccia rigava il vetro come una stilla di sangue.
Ed il cibo aveva il sapore amaro della colpa.
 
Top
852 replies since 9/1/2013, 00:09   15302 views
  Share