Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 12/6/2013, 08:49
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Autore/data: Alaide – 4-6 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-Shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Desiderava l’odio di Judith.
Il suo disprezzo.
Invece ne riceveva la fiducia e l’affetto.
Nota: La storia è il continuo di Dolore
Parole: 989

Tetralogia

13. Terza Giornata. Atto II. Affetto


Pioveva.
Le gocce di pioggia ticchettavano contro il vetro della finestra, un ritmo che pareva scandire le sue colpe, si disse Severus. Oppure ogni goccia equivaleva ad ogni sua colpa ed ogni silenzio tra una goccia e l’altra all’impossibilità di ricevere il perdono per ognuna di esse.
Gli pareva che in quelle stille di pioggia vi fossero la sua vita e le sue scelte sbagliate.
Ed il volto di coloro che aveva ucciso.
Di coloro che non era riuscito a salvare.
Colpe per le quali non era ancora riuscito a scontare la pena.
Non si rese conto dell’aprirsi della porta, il rumore soffocato dal ticchettio della pioggia.
«Signor Piton, Melusine mi ha detto che è stato malato ed io…» la voce si spense di colpo, quando l’uomo si voltò.
La bambina era sola.
Ed aveva stampata sul volto un’espressione incerta.
Ed un sorriso affettuoso.
Il sorriso che si rivolge ad un padre.
La vita era crudelmente ironica, si disse l’uomo, se quella bambina sorrideva a quel modo a chi l’aveva privata dei genitori.
“E la signorina Fairchild sa che sei qui?” scrisse rapidamente, passando il quaderno a Judith.
Sperava sinceramente che quello non fosse un disperato tentativo della giovane di fargli cambiare idea.
Eppure era stato chiaro, prima di quella crisi, che l’aveva costretto ad una settimana di immobilità assoluta.
La sua scelta era irreversibile.
«Non propriamente.» rispose la bambina, osservandolo.
Solo in quel momento Severus notò che Judith era totalmente zuppa d’acqua. Sentì il peso della colpa montare dentro di lui, intenso e distruttivo.
Era a causa sua se quella bambina si rivolgeva a lui, all’assassino dei suoi genitori con quel sorriso, alla ricerca di una figura paterna di cui egli l’aveva privata.
«Melusine mi ha detto che è stato malato, signor Piton.» ribadì la bambina, continuando a sorridergli. «E sono dieci giorni ormai. Ed ero preoccupata ed ho pensato che lei era tutto solo qui e non è bello essere soli.»
Severus continuò a fissare la bambina.
Non avrebbe dovuto essere lui ad ispirare quei sentimenti.
Non lui.
Non un assassino.
Invece Judith era lì, ricoperta di pioggia e tremante.
Era andata da lui, senza che nessuno lo sapesse. Aveva sfidato la pioggia battente.
Ed unicamente perché riponeva fiducia ed affetto nella persona sbagliata.
Sentì la bile montargli in gola.
E sentì il sorriso della bambina mescolarsi alla colpa.
Sentì l’assenza di perdono avvolgerlo come una cappa.
E sentì il sorriso della bambina riscaldargli per un istante il cuore e renderlo ancora più certo della scelta, quella scelta che avrebbe dovuto comunicare alla signorina Fairchild.
La bambina tremava, troppo, notò.
Si alzò in piedi, appoggiandosi al tavolo.
Il dolore era insopportabile quel giorno, nonostante l’antidolorifico che lo forzavano ad assumere ogni mattina, ma, come ogni volta lo accolse con gioia perché sapeva che lo meritava, ancor più in quel momento, di fronte alla bambina che rischiava di ammalarsi perché non riusciva ad odiarlo, di quell’odio che egli desiderava e meritava.
Judith seguiva con ansia i movimenti dell’uomo.
Quando Melusine le aveva detto che era malato, si era decisamente preoccupata.
Non voleva perdere anche lui.
Non voleva che capitasse nulla all’uomo che le aveva salvato la vita.
Non voleva perdere il senso di sicurezza che l’uomo le infondeva.
Quando si sentì avvolgere in un panno, tornò a sorridere con affetto, un affetto che Severus sapeva malriposto.
L’uomo tornò a sedersi.
Judith continuava a fissarlo e a sorridergli, un sorriso affettuoso e riconoscente.
Si sentiva al sicuro in quel momento, come non le capitava da tempo, come non le accadeva da prima di quella notte in cui i suoi genitori erano stati uccisi.
Fece qualche passo verso l’uomo, poi, come quel giorno in cui la luce era venuta a mancare, si sedette sulle sue ginocchia, assaporando il senso di calma e di sicurezza che il signor Piton le trasmetteva.
Severus sentì nuovamente montargli la bile in gola.
Sapeva che Judith vedeva in lui una fonte di sicurezza – la signorina Fairchild glielo aveva ripetuto fin troppe volte – e razionalmente poteva comprenderne le ragioni, ma egli sentiva unicamente la colpa, il sangue dei genitori della bambina sulle mani.
Desiderava l’odio di Judith.
Il suo disprezzo.
Invece ne riceveva la fiducia e l’affetto.
E non era ciò che la sua anima nera meritava.
Chiuse per un istante gli occhi, come per mettere a tacere per un istante i pensieri che si rincorrevano nella sua mente.
Ma non era possibile raggiungere un solo istante di pace, com’era giusto che fosse.
La sua pace l’aveva lui stesso distrutta da tempo, da troppo tempo.
E di certo non meritava alcun sorriso.
A meno che non fosse una smorfia d’odio.
La bambina rabbrividì appena.
Severus avrebbe voluto, dovuto scacciarla, chiamare l’infermiera e dirle di riportarla all’orfanotrofio, ma non lo faceva.
E non riusciva a spiegarsene il motivo.
Allungò una mano verso il cassetto del tavolo.
Era forse perché solo Judith cercava conforto in lui?
Aprì il cassetto e ne estrasse la bacchetta.
Era forse perché Judith non gli chiedeva nulla in cambio, nemmeno che lui ricambiasse l’abbraccio?
Un movimento di bacchetta e la bambina fu completamente asciutta.
Era forse perché, per un breve istante, aveva sentito un raggio di luce farsi strada nel suo cuore?
Un raggio che fu subito soffocato dal rimorso e dalla certezza che per lui non vi fosse altro che tenebra e assenza di perdono.
La bambina non si accorse di nulla, non si rese conto di essere improvvisamente asciutta. Era unicamente felice di aver rivisto il signor Piton e di provare quell’infinito senso di sicurezza.
Non si rese nemmeno conto che la porta della stanza si aprì di scatto.
Non vide Melusine entrare, il volto colmo di preoccupazione ed avvicinarsi all’uomo.
Non notò il viso della giovane rilassarsi di colpo.
Non si accorse del sorriso che si disegnò sulle labbra di Melusine.
Severus vide quel sorriso.
Vide la domanda che era celata nello sguardo della donna.
E scosse lentamente il capo.
 
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fri rapace 2
view post Posted on 12/6/2013, 14:59




Vi ringrazio per le vostre recensioni :)

CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 11/6/2013, 17:37) 
Hai reso molto bene un concetto su cui sto riflettendo da tanto tempo: non sempre una madre è in grado di fare la madre, anche se Eileen sono convinta anch'io che abbia cercato di fare del suo meglio, per il suo carattere, per il suo modo di essere e per le condizioni in cui si trovava.
Che dirti, complimenti ;)

Esatto Ale, volevo proprio dire questo. Anche secondo me Eileen voleva bene a suo figlio e credo che, anche se lei non era molto brava a dimostrarlo, Severus lo sapesse. Sulla magia, non so a che età si manifesti, nel quarto libro c'è un bimbo/a piccolo che fa una magia che non ricordo bene... (far esplodere un bruco? Boh), a dir la verità credevo che la magia, essendo genetica, potesse manifestarsi fin da subito... ecco, forse Severus era davvero troppo piccolo per evocarne una di senso compiuto, quello sì eheh ^^ (ho immaginato che Severus avesse circa 40 giorni, età a cui di solito i neonati fanno il primo sorriso... e a dir la verità, a parte sorridere, non è che facciano molto altro...)
Sulle faccende domestiche: io non so come le Babbane riuscissero a sopravvivere senza i pannolini usa e getta, figuriamoci streghe e maghi, che sono decisamente avvantaggiati nel loro mondo!
 
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view post Posted on 12/6/2013, 20:51

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CITAZIONE (Alaide @ 12/6/2013, 09:49) 

Tetralogia

13. Terza Giornata. Atto II. Affetto


Posso dirlo che questa storia è come un timidissimo raggio di luce, posso?
Ma lo dico a voce più che bassissima, così la sadica autrice non decide di infierire ancora sul povero Severus.

Nonostante la pioggia, nonostante il dolore, nonostante il costante rimorso delle colpe lui ancora protegge la piccola.
Ancora.
Un panno caldo, un incantesimo.
Il senso di protezione verso gli altri è innato in Severus, è qualcosa credo più forte di lui.

Non lo so, vorrei sempre più entrare nella storia e dire a Severus "i vivi, contano i vivi che sei riuscito a mantenere, non ti biasimare troppo."

Cara sadica franwriter, non essere troppo crudele!
 
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view post Posted on 12/6/2013, 21:12

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C'è un sacco di posto: fatevi sotto! :)




Prenotazioni per la 23a settimana di Sorrisi per Severus:


Giovedì 13: Leonora/Ida (23)
Venerdì 14:
Sabato 15: Monica (23)
Domenica 16: kià
Lunedì 17:
Martedì 18:

Un sorriso per Severus al giorno
toglie il malumore di torno :)

 
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view post Posted on 13/6/2013, 09:35
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Da un dolce sogno d'amore!

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Ed eccovi la loro prima notte insieme...



Titolo: Sussurri di futuro
Autore/data: Ida59 – 10-12 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: romantico, introspettivo
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Nella notte che diventa giorno, sussurri d’amore parlano di futuro. È il seguito di “Sogno”.
Parole/pagine: 650/2.



Sussurri di futuro




Il sole era sorto e brillava nel cielo, là dove la luna aveva illuminato il loro notturno incontro d’amore.
Abbracciati, avevano seguito il suo lento e maestoso sorgere: avevano osservato le argentate tenebre della notte stemperarsi nelle tonalità del viola e poi tingersi delle delicate sfumature del lilla prima dell’alba, le dita che teneramente s’allacciavano in un inestricabile nodo d’amore; infine avevano visto sfolgorare l’oro del nuovo giorno, l’uno negli occhi dell’altra.
La notte era trascorsa veloce, languidamente abbracciati, appoggiati sui cuscini ed i volti vicini: occhi negli occhi, labbra sulle labbra, respiro nel respiro.
Sorridendosi.
Il sorriso dolce e bello di Elyn si fondeva con quello adagiato con dolce passione sulle labbra di Severus, regalando loro brividi di voluttà.
Dalle labbra sottili del mago usciva solo un sussurro tiepido, senza il suono della sua voce profonda: in quel modo, però, riusciva a parlare con meno sofferente sforzo.
E quella notte, Severus lo sapeva molto bene, le parole erano importanti, molto importanti.
Più importanti di sempre.
Erano parole che dipingevano il futuro, chiudevano un’epoca di dolore e aprivano la porta su un’altra vita, finalmente felice e piena dell’amore cui sempre aveva anelato, ma cui s’era condannato a rinunciare per espiare le sue imperdonabili colpe.
Ma quelle colpe, Elyn le aveva perdonate, le aveva perfino amate; con le sue lacrime d’amore e di perdono sembrava aver tolto l’ombra del sangue dalle sue mani ed ogni notte faceva da scudo al suo sonno respingendo i fantasmi dei suoi tormentosi incubi.
I sussurri lievi del mago carezzavano delicati la pelle di Elyn, vibravano d’amore e s’incontravano nel chiaro di luna con l’amore che finalmente Elyn poteva rivelargli, ora che Severus le aveva aperto non solo la mente ma anche il cuore.
Il sorriso di Elyn era raggiante più che mai e la dolcezza che il nome del mago assumeva sulle sue labbra era una splendida promessa d’amore.
- Severus…
Il mago s’abbeverava a quelle parole, suggendo piano lo sconosciuto miele del bacio: si inebriava del sapore della bocca di Elyn e con lenta progressione ne scopriva ogni languido ed appassionato segreto, travolto e guidato da un desiderio che diveniva sempre più evidente.
No, il suo corpo non aveva ancora la forza per amarla, ma sicuramente era dominato da un’ardente voluttà che la sottile seta nera del pigiama non poteva trattenere né nascondere.
Ma non era quello l’importante, per Severus.
Tutto ciò che gl’importava era Elyn, il suo sorriso, il suo amore ed il perdono che, insieme alla vita, gli aveva regalato un nuovo futuro in cui anche lui, nonostante tutte le sue colpe passate, poteva finalmente essere felice ed amare.
Elyn sorrideva, bella e splendente, abbandonandosi tra le sue braccia, in quel rispettoso amore che ora meravigliosamente l’avvolgeva ma che fino a poco prima aveva creduto riservato solo e per sempre a Lily. Lo aveva letto nei ricordi del mago, nel dolore spezzato di un amore mai ricambiato; l’aveva visto quando ancora Severus si dibatteva tra la vita e la morte, gli occhi neri sbarrati nel delirio febbrile del sangue avvelenato dal morso letale di Nagini.
Ma le cose erano cambiate, giorno dopo giorno, sorriso dopo sorriso.
Elyn ne aveva avuto più volte il sospetto, ma quando aveva cercato conferme nella mente del mago, la sua estrema sensibilità di Legilimante aveva notato l’impacciata ritrosia a farla accedere liberamente ai suoi pensieri: si era sentita quasi rifiutata, così si era ritratta, senza più cercare risposte, rassegnata ad amarlo in silenzio, accontentandosi di potergli restare vicino ed aiutarlo a tornare a vivere.
Ora, invece, Severus le aveva detto che l’amava e nulla più importava se non la profonda e luminosa dolcezza dei suoi occhi neri da cui traboccava l’amore, il suo sorriso felice ed i suoi baci delicatamente appassionati.
La porta della stanza del San Mungo era sigillata dalla magia e nessuno poteva ascoltare le loro parole d’amore, dolci sussurri di futuro colmi di passione.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:04
 
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view post Posted on 13/6/2013, 21:59
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CITAZIONE (pingui79 @ 12/6/2013, 21:51) 
Posso dirlo che questa storia è come un timidissimo raggio di luce, posso?
Ma lo dico a voce più che bassissima, così la sadica autrice non decide di infierire ancora sul povero Severus.

La sadica autrice non ha sentito nulla di quello che hai detto (è al momento impegnata a pensare ad altri sorrisi).

CITAZIONE
Nonostante la pioggia, nonostante il dolore, nonostante il costante rimorso delle colpe lui ancora protegge la piccola.
Ancora.
Un panno caldo, un incantesimo.
Il senso di protezione verso gli altri è innato in Severus, è qualcosa credo più forte di lui.

Severus protegge sempre Judith (sono d'accordo circa l'innato senso di protezione verso gli altri di Severus), anche quando si autoconvince di rifiutare di vederla.

CITAZIONE
Non lo so, vorrei sempre più entrare nella storia e dire a Severus "i vivi, contano i vivi che sei riuscito a mantenere, non ti biasimare troppo."

Cara sadica franwriter, non essere troppo crudele!

Farò del mio meglio! Di più non posso promettere.
 
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view post Posted on 14/6/2013, 14:29
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I ♥ Severus


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Visto che oggi non c'erano prenotazioni, mi inserisco io con un haiku.

Tiepido mantello

Nero sorriso,
come tiepido manto
riscald’il viso



Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:04
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 14/6/2013, 15:29) 
Visto che oggi non c'erano prenotazioni, mi inserisco io con un haiku.

Tiepido mantello

Nero sorriso,
come tiepido manto
riscald’il viso


Wow, wow, wow. D'estate si può fare la BM, vero?
Bello, sei brava a spezzare le parole per contare sillabe perfette, quasi come il nero sorriso :wub: :lovelove: .

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:04
 
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Lunedì e martedì sono soli soletti, tristi e vuoti. :(
Chi vorrebbe riempirli con tanti sorrisi per Severus?
Forza! :)





Prenotazioni per la 23a settimana di Sorrisi per Severus:



Sabato 15: Monica (23)
Domenica 16: kià
Lunedì 17:
Martedì 18:

Un sorriso per Severus al giorno
toglie il malumore di torno :)

 
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view post Posted on 15/6/2013, 20:14

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Toc toc.... c'è nessuno?
Lunedì e martedì sono soli soletti, tristi e vuoti. :(
Chi vorrebbe riempirli con tanti sorrisi per Severus?
Su, basta anche una sola frasetta! :)





Prenotazioni per la 23a settimana di Sorrisi per Severus:



Sabato 15: Monica (23)
Domenica 16: kià
Lunedì 17:
Martedì 18:


Prenotazioni per la 24a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 19: Leonora/Ida (24)
Giovedì 20: Leonora/Ida (24)
Venerdì 21:
Sabato 22:
Domenica 23:
Lunedì 24:
Martedì 25:

Un sorriso per Severus al giorno
toglie il malumore di torno :)

 
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kijoka
view post Posted on 15/6/2013, 22:15




nr. 23

Autore/data: Kijoka – 13 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Bellatrix Lestrange - Igor Karkaroff - Lucius Malfoy
Pairing: nessuno
Epoca: Post Malandrini
Avvertimenti: AU
Riassunto: Reazioni ad un nuovo arrivo.
Parole/pagine: 1016/2.
Note: In questa storia ho dato una mia personalissima versione di fatti e/o personaggi che non vuole essere verità assoluta, ma solo un'opinione.





Errori

La risata fredda e senz'anima rimbalzò sulla volta e si sparse per la stanza come fumo nero.
Poi la voce tagliente continuò:
- Avanti, Karkaroff... di cosa hai paura? Che qualcuno prenda il tuo posto? Ma sei stato chiamato tra noi... Oh, no... forse temi che i nuovi arrivati ti mettano in cattiva luce con il Signore Oscuro?
Le ultime parole furono pronunciate a bassa voce, quasi con un tono cospiratore, ma che tendeva ad insinuare nella mente dell'ascoltatore quell'indicibile dubbio.
Bellatrix Lestrange stava fissando con i maligni occhi scuri il viso del suo interlocutore, immobile ed attonito.
- N... no, certo che no! E poi lo sai che io non ho paura di niente! - La voce del Mangiamorte era però flebile. - Severus sarà pronto! Gli ho già parlato e spiegato tutto. Mi ha già detto che per il Signore Oscuro farà qualsiasi cosa, qualsiasi! Puoi stare tranquilla, tutto andrà come deve. Però non credo che Lui saprà davvero cosa farne di un ragazzino senza spina dorsale!
Karkaroff aveva alzato la voce, infervorato nella sua difesa, ma era chiaro che temeva una eventuale punizione.
Bellatrix se ne approfittò subito.
Gli poggiò una mano sulla guancia e prese a passarsi la lingua rosea sulle labbra, poi riprese, in tono sommesso, quasi pensierosa:
- Non credo davvero che questo sia un argomento di cui ti debba occupare, mio caro. Sono comunque felice che tutto proceda per il meglio. Sappiamo tutti e due che ciò che Piton ha dovuto fare fin'ora è stata solo una passeggiata tra fiori profumati...
Lo guardò con gli occhi scuri lampeggianti e proseguì:
- Quindi potrò rassicurare il nostro Signore che tutto procede per il meglio? - Era stato un sussurro basso e glaciale.
Karkaroff rabbrividì.
Con un'altra risata Bellatrix si allontanò da lui:
- Dunque, mi raccomando. Piton è affidato a te per l'addestramento. Lui non vuole che si commetta alcun errore, lo sai,... vero?
Il mago abbassò con cautela la testa in un cenno di misurato assenso.
Poi la maga gli voltò le spalle e, incamminandosi, verso la porta lo apostrofò:
- E' per il prossimo giovedì, tutto deve essere pronto. Il nuovo arrivato non dovrà fallire, non te ne dimenticare... è meglio!
La porta si chiuse rumorosamente alle sue spalle.
Karkaroff sembrò crollare su se stesso e lentamente uscì dalla porta di fronte a lui.
Solo a questo punto il mago si mosse dalla posizione dietro l'angolo nascosto della stanza.
Aveva assistito senza volerlo.
Ecco dunque a chi era stato assegnato Severus. Sapeva che era arrivato tra loro e lo aveva cercato nei giorni precedenti, senza trovarlo.
Un lampo d'ira istantanea passò negli occhi azzurri: era sempre stato compito suo prendersi carico dei nuovi arrivati!
Non voleva perdere il suo ruolo: ne era fiero.
Poi di colpo comprese: il Signore Oscuro sapeva che avevano frequentato Hogwarts insieme, anche se in anni diversi.
Forse, astutamente, non voleva che tra loro potesse rinsaldarsi qualche possibile, antico legame.
Un sorriso ironico si accese sul volto incorniciato da lunghi capelli biondo platino.
Che pensiero sciocco, in fondo cosa avevano in comune?
Severus aveva scelto questa strada per conoscere, per imparare!
Lucius sorrise ancor più apertamente.
Che ingenua follia!
All'ombra del Teschio c'era solo morte. La verità era che nessun tipo di insegnamento poteva prepararti alla prima prova del Signore Oscuro...
Lui lo sapeva bene. Se ne era reso conto quasi subito.
In realtà aveva sempre avuto chiaro nella mente il suo scopo e sapeva che lo avrebbe perseguito con tutto se stesso, perché era ciò che sognava fin da bambino. Proprio qui aveva trovato ciò che da anni cercava: il potere.
Ora tutti lo temevano e lo rispettavano, il suo rango di Purosangue lo metteva un gradino sopra gli altri e Malfoy sapeva approfittarne a suo vantaggio.
Questa situazione aveva un prezzo, certo.
Aveva rinunciato a tanto, forse a quasi tutto, ma aveva ciò che voleva e nessuno glielo avrebbe mai tolto!
Sicuramente non Severus, con la sua insicurezza e la sua sete di sapere!
Il viso si accese di un'espressione crudele: non sarebbe durato nemmeno un mese!
Che sarebbe successo poi? Questo non era un club da cui poter uscire...
Se ne sentì incredibilmente responsabile.
Gli aveva parlato molte volte degli ideali perseguiti dal Signore Oscuro, prima di far parte lui stesso del gruppo eletto.
Forse erano state anche le sue parole ad attrarlo...
Anche se chissà cosa lo aveva definitivamente convinto!
Non poteva essere stato quello stupido di Mucilber. Lui e i suoi terribili giochi di prestigio per mostrare a tutti quanto fosse bravo con la magia oscura!
No, doveva aver considerato ben altro!
Forse proprio il fatto che quasi tutti i compagni della Casa Serpeverde si erano uniti al Signore Oscuro? Sicuramente non seguendoli si sarebbe trovato isolato e forse perfino additato come spia.
E Piton era già abbastanza solo...
Se fossero state davvero le sue parole a portarlo lì, allora la morte precoce del vecchio compagno di scuola avrebbe finito con essere merito suo!
No.
Severus poteva essere ingenuo, ma non era stupido, non lo era mai stato. Neanche quando passava il suo tempo con quella figlia di Babbani, la rossa Evans.
In ogni caso ora non c'era più nulla da fare. Doveva solo stare al suo posto e vedere come si evolveva la situazione.
Piton avrebbe magari potuto stupirlo.
Scosse silenziosamente la testa: aveva smesso da tempo di credere nelle persone.
Erano in pochi a riuscire a sorprenderlo e in quel campo il Signore Oscuro era unico.
Ricordava bene cosa aveva dovuto sopportare per passare l'esame d'ingresso. Severus ne avrebbe avuto la forza? La sua determinazione lo avrebbe sorretto abbastanza da permettergli di superare quella terribile prova?
Il primo incontro, quasi un banale colloquio, non aveva alcun significato.
Di lì a pochi giorni il nuovo adepto avrebbe dovuto compiere una scelta.
La scelta che avrebbe sancito l'ingresso tra i mantelli neri o la sua morte.
Cosa avrebbe scelto Piton?
Ma soprattutto ce l'avrebbe fatta a scegliere?
Si stava facendo tardi.
Si guardò intorno e, controllando di essere sempre solo, uscì dalla porta, il volto corrucciato in oscuri pensieri.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:05
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 13/6/2013, 10:35) 
Ed eccovi la loro prima notte insieme...

Sussurri di futuro


E dopo questa notte, come dare torto alle altre Guaritrici maligne ed invidiose?
Adesso sono invidiosa pure io, capperi! :D
Ah... romanticismo a palate: sussurri, baci, la luce della luna ed infine l'alba rosata. Praticamente un idillio.
Severus, te lo meriti tutto questo idillio che Ida ti sta sapientemente regalando. :wub:
 
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view post Posted on 16/6/2013, 10:31

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Autore/data: pingui79 / 15 giugno 2013
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Tipologia: one-shot
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Genere. commedia
Personaggi: Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: contesto generale/vago
Avvertimenti: AU
Riassunto: Un foglio bianco che rimane ostinatamente vuoto...
Parole/pagine: 2373/7
Nota 1: storia scritta per il Gioco Creativo n.13 "Un anno di sorrisi per Severus"



Il foglio bianco.
Ovvero, della disperazione di una fanwriter



La giornata era assolutissimamente perfetta.
Assolutissimamente, sì. Era un vocabolo che non esisteva, un superlativo assoluto che più assoluto non ce n’era, ma che calzava a pennello con quel sabato di giugno.
Cielo sereno, color azzurro purezza talmente limpido da sembrare troppo bello per essere vero. Sole sfolgorante, né troppo né troppo poco, ovvero il giusto.
Praticamente un clima temperato ideale, di quelli che esistono pochi giorni all’anno e che si vorrebbe racchiudere in un barattolo da tirare fuori all’occorrenza nelle grigie e piovose giornate autunnali o negli afosi ed appiccicaticci pomeriggi estivi.
Un po’ quel clima ideale che sa di buono, di fiori e di profumo di panni stesi ad asciugare al sole.
Praticamente un idillio.
Non approfittarne sarebbe stato un delitto.
Fu così che si preparò all’evento con la mente e con i gesti.
Sbrigò le faccende domestiche più sbrigativamente possibile e mai quel verbo si adattò in modo splendido all’avverbio che indicava il modo con cui sistemò alla bell’e meglio tutta casa, giusto per non sentirsi poi in colpa ed evitare di avere incubi notturni con aspirapolveri impazzite che la rincorrevano ovunque perché si erano sentite sole ed abbandonate.
Accese la mente, spalancò le porte della fantasia e le tende dell’immaginazione svolazzarono felici alla lieve brezza dei sogni, aprì i cassetti in cui erano rinchiusi tutti i sinonimi e quelli saltarono fuori felici, gioiosi ed allegri. Infine, per completare l’opera, spalancò i grandi cancelli delle coniugazioni verbali ed infiniti, congiuntivi e participi sciamarono festanti mettendosi subito a fare il girotondo attorno alla loro regina, la consecutio temporum. Nuvole di leggiadri e flessuosi punti interrogativi si stendevano all’orizzonte come i cirri nei cieli dell’estate che il sole al tramonto dipinge di tenue rosa, mentre virgole e due punti giocavano a nascondino insieme agli altri segni di punteggiatura.
Lei era appagata ed al tempo stesso smaniosa di mettersi all’opera, sentendo una sorta di acquolina in bocca, un po’ come quando ci si ferma davanti alla vetrina di una pasticceria e si sosta un attimo – giusto il tempo di mandare al diavolo i propositi di dieta – lasciando che il ricordo di una morbida crema al cioccolato e di una pastafrolla fragrante siano il fattore convincente che ha la meglio su qualsiasi altra cosa, perfino sul portafogli quasi vuoto.
Finalmente il momento tanto atteso e sospirato era giunto.
Accese il suo aggeggio magico, quello con tanti pulsantini con le lettere dell’alfabeto scritte sopra. Certo, era un’invenzione Babbana che difficilmente avrebbe mai trovato spazio nel vero mondo della magia – anzi, era certa che sarebbe stata un’opzione impossibile – ma aveva un pregio spettacolare: lì dentro vi si potevano mettere i sogni.
Una specie di Pensatoio, senza incisioni e senza strani tuffi in ricordi passati, non alla maniera dei maghi in ogni caso. La mente pensava una cosa e subito le mani leste pigiavano quei pulsantini luminosi e traducevano il pensiero in parole scritte nero su bianco.
Carta e penna avevano il medesimo pregio, lo sapeva benissimo la nostra protagonista, ma per una maniaca della calligrafia come lei era impossibile scrivere con la medesima velocità delle sue idee ed al tempo stesso vergare elegantemente le parole in modo leggibile e piacevole a vedersi.
Non le rimaneva quindi che posare le agili dita sui pulsanti e tradurre i pensieri in parole, il foglio bianco fittizio davanti ai suoi occhi era immacolato più di candida neve appena scesa dal cielo e non attendeva che d’esser riempito con nero inchiostro altrettanto fittizio. Il cursore lampeggiava impaziente, scalpitando per tracciare la sua scia di parole.
Passò un minuto senza che accadesse nulla.
Non si disperò.
Chiuse gli occhi e chiamò a sé la fantasia. Ne aveva spalancato le porte, la signora doveva almeno esserle grata e regalarle qualche idea da potersi tramutare in frasi compiute.
Anche il secondo minuto trascorse nel nulla completo.
Fece un respiro profondo, poi un altro ancora, imponendosi di rimanere calma.
Era una fanwriter, non poteva perdersi d’animo alla prima difficoltà, non era nel suo carattere.
Il foglio vuoto, però, reclamava il cibo delle parole.
Lei gliene regalò due, sperando che nel frattempo verbi, sostantivi ed immaginazione volessero collaborare.
Il cursore avanzò nel candore, spostandosi di pochi centimetri.
Dietro di lui comparve la scritta: Severus Piton.
Eccolo, si disse la fanwriter, gioendo dentro di sé.
In un angolino del regno dell’immaginazione s’era accesa una piccola luce che andò ad illuminare un uomo dagli occhi neri come morbido velluto e dai capelli corvini. La sua posa era fiera ed elegante, quasi austera, come la lunga schiera di bottoncini ordinatamente disposti in fila indiana lungo la giacca. Il mantello, nero anch’esso, sapientemente drappeggiato sulle spalle conferiva all’uomo quella giusta aura di rispetto che egli avrebbe sempre meritato.
Severus Piton.
Che aggrottò le sopracciglia in segno interrogativo e così fu scritto sul foglio bianco.
O forse prima fu scritto e solo poi aggrottò le sopracciglia… la contemporaneità dei due fattori era una questione che la fanwriter ancora doveva comprendere pienamente, quasi fosse un mistero insondabile al pari della nascita dell’universo o dell’esistenza degli extraterrestri.
In ogni caso, qualunque dei due eventi fosse accaduto prima, poco importava. In quel momento s’era fatta molto più interessante la profonda ruga del professore di Pozioni alla base della fronte, proprio alla radice del naso.
Il disagio dell’uomo era più che evidente, lei se ne rese conto e si sentì terribilmente in colpa. Lui viveva in un regno lontano, che si poteva raggiungere solo galoppando per delle ore attraverso le distese bianche e ruvide quali erano le pagine piacevolmente profumate di alcuni celebri libri, sette per la precisione. E lo aveva scomodato, senza mezzi termini. Lo aveva scomodato e adesso lui pretendeva che almeno gliene fosse svelato il motivo o che almeno gli venisse dato qualcosa da fare, uno sfondo su cui muoversi… anche qualche battuta di dialogo non gli sarebbe guastata dato che egli era essere senziente dotato di parola.
Lei tentennò, il foglio ancora vuoto e con solo la prima riga scritta con una miserrima frase che non portava a nulla. Mai come in quel momento lo spazio da riempire l’atterrì, lasciandola completamente priva di idee e di concetti da esprimere.
Osservò l’orologio, notando con sommo terrore che era passata più di un’ora senza aver concluso alcunché.
Da idilliaca che era quella giornata si stava tramutando in un disastro di inutilità.
Severus Piton… Severus Piton… cosa si poteva far fare al Potion Master per regalargli un sorriso?
Ah già, il luogo ed il tempo dell’azione.
Il salotto di Spinner’s End le parve una soluzione ideale ed in men che non si dica il Professore si ritrovò seduto sul divano di casa sua. Non appena il cursore terminò di scrivere l’aggettivo “verde” la stoffa su cui Severus era seduto si colorò come l’erba dei prati che il sole d’estate secca con i suoi raggi sferzanti.
Il professore sembrava ben lungi dall’essere soddisfatto della sistemazione e a dire la verità nemmeno la fanwriter poteva chiamarsi contenta.
Effettivamente, pensò lei, lasciarlo così con le mani in mano non è educato.
Subito fluttuò a mezz’aria un grosso volume di pozioni asiatiche dalla copertina color rubino elegantemente intarsiata con filigrana d’argento.
Lo sguardo interrogativo del pozionista trapassò da parte a parte la povera scrittrice come se volesse eliminarla seduta stante.
Ok ok, ho esagerato. Solo copertina color rubino, va bene?
L’uomo parve rilassarsi, adagiandosi più comodamente sullo schienale della poltrona ed il libro andò a posarsi sulle sue ginocchia.
Però… a pensarci bene. Solo libri di pozioni… non saranno troppo monotoni?
Puf! In un attimo le parole d’inchiostro virtuale che riguardavano il volume furono cancellate e tra le mani dell’uomo comparve l’edizione mattutina della Gazzetta del Profeta. La scrittrice ebbe la netta impressione che Piton cominciasse ad essere alquanto impaziente, ma scrollò le spalle e provò ad osare l’impossibile.
Però anche la Gazzetta la si trova praticamente ovunque… e se gli facessi leggere il Cavillo?
Il professore artigliò con tutte le sue forze la carta del quotidiano dei maghi e si lasciò andare ad un’esclamazione che prometteva vendetta.
«Azzardati a farmi leggere quella robaccia e mi rifiuterò per sempre di assecondarti nelle tue già pagliacciate di storie.»
Le dita della scrittrice in erba tremarono al suono di quella voce calda come morbido velluto e capace al tempo stesso d’esser tagliente come gelido ghiaccio appuntito. Non ebbe il coraggio di replicare, lasciando che il professore s’immergesse nella lettura del quotidiano più famoso del mondo della magia.
E…?
Ora serviva l’azione, qualcosa di interessante che poteva catturare l’attenzione di un lettore, poiché quella prima ed unica frase sul foglio bianco poteva portare a qualsiasi trama.
Severus Piton era nel suo salotto, seduto in poltrona, a leggersi con tutta tranquillità l’ultimo numero della Gazzetta del Profeta.
C’era sempre un effetto che non stonava mai, nemmeno in estate, secondo la fanwriter: in un attimo il camino accanto alla poltrona si animò con un allegro fuoco scoppiettante.
Nel frattempo il professor Piton girò pagina, alzando gli occhi al cielo in un gesto di pura disperazione rassegnata.

*

La luna crescente s’era fatta alta nella volta celeste, illuminata quasi per metà.
La fanwriter riuscì a scorgerla per qualche fugace attimo prima che essa scomparisse dal suo spicchio di cielo per andare a nascondersi dietro il tetto del palazzo di fronte.
Intanto il foglio bianco davanti a lei era ancora desolatamente mezzo vuoto, completato con solo qualche frase impregnata di banalità dalla prima lettera maiuscola al punto finale.
Una giornata buttata via, completamente sprecata.
Era furibonda, se solo ne avesse avuto il coraggio si sarebbe volentieri presa a sberle.
Perché v’erano giorni in cui gli impegni l’avevano vessata fino a tarda sera, ma nei quali era comunque riuscita a ritagliarsi scampoli di tempo tra uno sbadiglio e l’altro per scrivere qua e là pensieri ed idee brillanti che poi non aveva faticato a tramutare in storie che l’avevano soddisfatta? Perché invece v’erano giornate in cui lei possedeva non scampoli sparuti, ma metri e metri di tempo da usare a piacimento per fare ciò che più le piaceva al mondo?
Perché quel foglio bianco l’aveva atterrita come mai era capitato, mentre in altre situazioni perfino un banalissimo fazzolettino di carta era diventato cimelio prezioso su cui era stato annotato di tutto ed anche di più?
Non seppe rispondere a questi interrogativi e si sentì desolata come non mai.
Aveva provato di tutto, ad interrompere la scrittura virtuale ed a riprendere in mano carta e penna, aveva perfino fatto finta di non pensarci più e di rinunciare a scrivere la sua storia, mettendo il suo aggeggio magico da parte e cimentandosi nel tentativo di un ricamo all’uncinetto che da mesi giaceva abbandonato nella scatola del cucito assieme ad aghi, fili colorati e ditali dalle varie misure color oro.
Ma a tarda sera la sua testardaggine l’aveva spinta a riprovare, a fare un ultimo sforzo perché nulla rimanesse incompiuto.
Su quel foglio bianco aveva finito per scriverci qualsiasi idea le passasse per la mente, con grande, grandissimo disappunto del Potion Master, che, dopo essere stato confinato a casa sua con la sola compagnia di un gatto nero, s’era ritrovato in un baleno ad Hogwarts nello studio del Preside a chiacchierare con il ritratto di Albus Silente, poi davanti ad una lapide bianca in pieno inverno ed in compagnia di Aberforth, infine accanto al greto di un fiume ad ascoltare una improbabile lezione di filosofia improvvisata da uno strambo Babbano.
Nell’angolino dell’immaginazione della scrittrice Severus Piton stava ventilando propositi di morte lenta e dolorosa per colei che aveva osato scrivere quelle ignominiose righe su di lui. Non avrebbe usato nemmeno la bacchetta, l’avrebbe fatta fuori con le sue stesse mani e senza rimpianto alcuno.
La povera emise un singulto disperato, non sapendo più a quale santo votarsi per risolvere la questione. Sentiva gli occhi penetranti di Piton su di sé e se in altre occasioni sarebbe tranquillamente andata in visibilio, quello non era di certo il momento adatto.
Corrucciato, quasi imbronciato, Severus se ne stava a braccia incrociate un una delle sue pose statuarie, ergendosi in tutta la sua altezza ammantata di nero. Gli occhi d’onice lanciavano lampi d’ira poco rassicuranti, dardeggiandola senza pietà alcuna.
E sì che lei aveva solo cercato di farlo sorridere un po’… cosa c’era di male?
Oh!
Oh… sì!

Come aveva fatto a non pensarci prima?
Era tutto così… così… facile!
Più che bere un bicchier d’acqua.
Ridacchiò compiaciuta di se stessa, fiera di aver avuto quell’idea brillante che le avrebbe salvato la giornata a tempo ormai quasi scaduto. Non fece caso alle occhiatacce del professore di Pozioni, né tantomeno al suo sguardo allibito quando dal foglio bianco scomparvero in un battibaleno azioni e luoghi, cosa che costrinse Severus a tornare nel suo angolino semibuio in mezzo al nulla.
Accostò le porte della fantasia, lasciandole però socchiuse. La brezza dei sogni svanì e le tende dell’immaginazione tornarono quiete ed immobili. Richiamò i sostantivi senza tralasciarne nessuno, e quelli si misero diligentemente in fila per due – un sinonimo ed un contrario che si tenevano per mano – e s’incamminarono verso i loro cassettini. Ad attenderli c’era un meritato riposo. Le coniugazioni verbali non ebbero bisogno di alcun invito, capirono di doversi dirigere verso i cancelli e furono ubbidienti più che mai.
La scrittrice a quel punto intervenne, prendendo per mano un piccolo verbo che faceva al caso suo, un passato remoto di sette lettere che la seguì docilmente mentre i suoi compagni tornavano da dove erano venuti. Un punto fermo, che aveva tardato a mettersi in fila con i suoi simili, ebbe il privilegio di essere scelto quale segno assolutamente necessario e fu ben lieto di rimbalzare fino a prendere il posto che gli spettava.
C’era riuscita.
Il foglio era rimasto bianco per la grande maggioranza, ma ora non le importava più.
Non era la quantità, bensì la qualità quella che faceva la differenza.
Le dita scrissero veloci la sua brevissima frase di tre sole parole.
Nel suo angolino di fantasia il professore non poté fare altro che adeguarsi, ma questa volta non ebbe alcun motivo di esprimere alcuna lamentela, non ne ebbe il tempo.
Il segno d’interpunzione fu come la ciliegina sulla torta che decretò la fine di quella faticosa giornata di scrittura.

Sul foglio bianco c’erano scritte tre sole parole.

Severus Piton sorrise.
Punto.



***

Siete liberi di chiamare la neuro.
Senza camicia di forza, però, siate clementi. :lol:

Edited by pingui79 - 16/6/2013, 15:44
 
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CITAZIONE
Il foglio bianco.
Ovvero, della disperazione di una fanwriter

Ho le lacrime agli occhi dalle risate.
C'è poco da dire. Hai del genio, puoi coniugarlo in tutte le versioni e intingoli, ma hai del genio.
La vera storia del sorriso di Severus Piton, il titolo avrebbe potuto essere quello, ma così non è.
La neuro può attendere come il paradiso... La cosa che mi ha fatto più ridere è la grinta di Severus, descritta in modo perfetto con fine umorismo. E ancora rido.
Bravissima, mi hai deliziato!
 
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CITAZIONE (chiara53 @ 16/6/2013, 14:47) 
CITAZIONE
Il foglio bianco.
Ovvero, della disperazione di una fanwriter

Ho le lacrime agli occhi dalle risate.
C'è poco da dire. Hai del genio, puoi coniugarlo in tutte le versioni e intingoli, ma hai del genio.
La vera storia del sorriso di Severus Piton, il titolo avrebbe potuto essere quello, ma così non è.
La neuro può attendere come il paradiso... La cosa che mi ha fatto più ridere è la grinta di Severus, descritta in modo perfetto con fine umorismo. E ancora rido.
Bravissima, mi hai deliziato!

Sul genio avrei da ridire, in ogni caso ti dico solo "grazie". Se ti sei divertita anche solo la metà di quanto mi sono divertita io ieri sera, allora lo scopo è stato raggiunto in pieno.
:lol: :lol: :lol:

Scriverla è stato un vero piacere. :D
 
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1896 replies since 9/1/2013, 00:04   27901 views
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