Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 19/5/2013, 16:12
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Ok Monica inserita. :D


Prenotazioni per la 19a settimana di Sorrisi per Severus:

Domenica 19:Ida (Haiku)
Lunedì 20: Elly (15)
Martedì 21: Anastasia


Prenotazioni per la 20a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 22: Leonora/Ida (20)
Giovedì 23: Leonora/Ida (20)
Venerdì 24: Chiara
Sabato 25: Kijoka (19)
Domenica 26:
Lunedì 27:
Martedì 28: kià



Edited by Ida59 - 19/5/2013, 23:19
 
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Qualche notizia da parte di Elly? Oggi tocca a lei.
Stasera ho amici a casa, ma più tardi controllo che abbia inserito qualcosa, altrimenti lo farò io.


Edited by Ida59 - 19/8/2015, 13:23
 
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Mi sa che Elly si è dimenticata, quindi inserisco io oggi e cedo a lei il turno di domani.


Per te

Dolce sorriso
traboccante d’amore
per te, Severus!



Edited by Ida59 - 19/8/2015, 13:23
 
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Scusate!!!! Ieri abbiamo festeggiato il compleanno di Rebecca e mi sono proprio scordata!

n. 15

Titolo: Alla luce del sole
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: Generale
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
Pairing: Severus / Hermione
Epoca: Post 7 libro – Epilogo alternativo
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Sono stanca dei segreti e dovresti esserlo anche tu. Voglio che la gente sappia che sono la tua donna. Voglio palare con Ginny del mio uomo. Voglio poter guardarti con amore in mezzo ad altra gente e voglio poter andare al matrimonio di Harry con l'uomo che amo. Voglio questo Severus. Una relazione alla luce del sole.
Parole: 1867

Alla luce del sole

Hermione Granger sapeva di avere un carattere difficile. Sapeva che a volte risultava sgradevole parlare con lei perché voleva avere sempre avere l'ultima parola. Sapeva che la sua intelligenza metteva molto in soggezione. Che la sua fama da SoTutto, spesso, la precedeva.
Lo sapeva e, per questo, cercava di smorzare gli angoli aguzzi del suo carattere indurito, a volte troppo indurito, dalla guerra.
Solitamente si tratteneva dal precisare fatti non importanti, cercava di non avere sempre l'ultima parola, si mostrava più permissiva quando vedeva uno dei suoi colleghi infrangere il protocollo per cose insignificanti.
Si tratteneva e le cose andavano bene.
Ma nell'ultima settimana, però, era stata così di pessimo umore che non si era più controllata.
Sbottava quando trovava una carta fuori posto. Criticava tutti, continuamente, e per qualunque cosa. Correggeva chiunque dicesse qualcosa di sbagliato o incompleto. Voleva sempre avere l'ultima parola.
Era stata così insopportabile che un paio di colleghi più anziani, pensando di non essere sentiti, avevano detto che doveva togliersi la scopa da ogni pertugio oscuro del suo corpo.
Per questo quella mattina, appena sbucata da uno dei camini nell'atrio del Ministero della Magia con addosso il suo completo nero babbano, non si stupì quando vide la gente scostarsi al suo passaggio quasi fosse un drago infuriato.
E, pensandoci bene, si sentiva proprio così.
Madeline Onix Fireborn, detta Ruby per la sua predilezione per la bigiotteria con pietre rosse, l'assistente che aveva assunto dopo una lunga ricerca e solo perché la mole di lavoro era diventata ingestibile per una sola persona, si alzò in piedi di scatto quando la vide entrare nell'ufficio con il solito umore nero che l'accompagnava a braccetto in quegli ultimi giorni.
- Signorina Granger! - disse avvicinandosi con i messaggi del mattino, aveva già un'espressione abbattuta che le diede subito fastidio – C'é...
- Non ho intenzione di vedere nessuno, Ruby. - disse interrompendola leggendo distrattamente le missive – Tra un paio d'ore ho l'udienza per allargare il territorio di caccia dei centauri dello Yorkshire e voglio rivedere tutta la pratica. Non voglio nessun messaggio, nessuna visita. Non voglio essere disturbata neppure se l'Oscuro Signore in persona tornasse dall'oltretomba e iniziasse a camminare per le strade di Londra.
- Veramente signorina...
Hermione non l'ascoltò nemmeno, aprì la porta del suo ufficio e si bloccò di colpo costringendo Ruby ad una brusca frenata.
- Gli ho detto che avrebbe dovuto aspettare fuori. - sussurrò spaventata la strega alle sue spalle mortificata – Ma non ha voluto ascoltarmi.
Il mago seduto dietro alla sua scrivania gli lanciò un'occhiata di sfida.
- Ci penso io. - rispose Hermione liquidando la segreteria in modo sgarbato prima di chiudere la porta.
Sotto lo sguardo del mago, la strega appoggiò la borsa ventiquattr'ore sulla scrivania e si sedette.
- Gli elfi domestici hanno finalmente deciso di ribellarsi ad Hogwarts? - domandò appoggiandosi allo schienale – O le sirene non vogliono più stare in quella pozzanghera che chiamate Lago?
Il mago dall'altra parte sollevò un sopracciglio fine.
- E' passata una settimana. - disse incrociando le braccia al petto ignorando le sue domande – Una settimana di silenzio.
- Non abbiamo nulla da dirci. - tagliò corto l'altra prendendo il voluminoso fascicolo dalla borsa che, all'apparenza, sembrava contenere solo una misera pergamena. – Ho molto da lavorare, Severus. E, comunque, - disse dopo aver aperto il fascicolo – anche tu sei rimasto in silenzio per una settimana. Ora se vuoi scusarmi...
- Dobbiamo parlare di quello che è successo.
- Perché? Sei già stato abbastanza chiaro.
- Pix ha inventato una nuova canzoncina su Hermione Granger e il suo reggiseno.
Hermione si sentì arrossire come una scolaretta sorpresa nel ripostiglio delle scope ad amoreggiare con il fidanzatino.
Severus ghignò divertito.
- Potevi almeno rivestirti.
- Vai al diavolo, Piton!
Il mago si alzò dalla sedia e aggirò la scrivania, parandosi di fronte a lei.
Hermione sentì il cuore in gola, il suo corpo fremeva e si malediva per la sua totale dipendenza da quello sguardo caldo ed avvolgente.
Quello sguardo che apparteneva solo a lei.
Quello sguardo di luce celato dalle tenebre del suo passato.
E quel suo maledetto corpo che sentiva il richiamo dell'altro.
- Sei scappata in piena notte... non mi hai lasciato tempo di replicare.
La strega deglutì ritrovando lo spirito battagliero di pochi istanti prima.
- Io me ne sono andata quando ho capito che non ero più la benvenuta!
Severus si chinò su di lei. Una mano si avvicinò al suo viso, due dita afferrarono una ciocca di capelli attorcigliandone la punta sulle dita allungate, perfette per il calderone.
Perfette per far vibrare il suo corpo.
Scacciò quel pensiero molesto.
- Io non ho mai detto questo. - alitò Severus, vicino alla sua guancia, troppo vicino.
Poteva sentire il calore della sua pelle, il respiro sul collo...
- L'ho capito da sola... - quasi balbettò spingendo indietro la sedia, liberandosi da quella dolce presa che sapeva di possesso e che le annebbiava la mente – quando sei scappato da me.
- Io non scappo! - rispose Severus irritato, ritirando del tutto la mano.
- Severus, io ero nel tuo letto. Nuda. Avevamo appena finito di fare l'amore e ti ho detto che ti amavo. - gesticolava mentre parlava, si sentiva tradita, ferita nel profondo – Tu ti sei alzato e sei andato a controllare una pozione!
- Era una pozione importante.
Hermione sbuffò contrariata e tornò a fissare il fascicolo.
- Mi hai colto di sorpresa. - cercò di giustificarsi lui.
- Ci frequentiamo da quasi un anno. - rispose la strega – Era logico, anche se non posso definirla una vera e propria relazione, visto che non vuoi che qualcuno lo sappia.
- La situazione è delicata.
Si alzò, fiera e battagliera, come quando aveva combattuto per la sua vita a Hogwarts.
Anche se in quella stanza non si usavano incantesimi proibiti e bacchette, stava ancora lottando per la sua vita.
- Sai una cosa, Severus? Anch'io all''inizio l'avevo pensato. In fondo tu sei ancora visto come un ex Mangiamorte, anche se hai aiutato l'Ordine fino allo stremo. E io sono definita l'eroina del mondo magico, la mente del trio che ha salvato il mondo. Sì, era una situazione particolare, con molti anni di differenza d'età e mille pettegolezzi. E all'inizio era anche eccitate fare finta di nulla in tua presenza. Incontrarci per caso al Ministero scambiarci solo qualche occhiata piccante. Ma ora basta. Sono stanca dei segreti e dovresti esserlo anche tu. Voglio che la gente sappia che sono la tua donna. Voglio palare con Ginny del mio uomo. Voglio poter guardarti con amore in mezzo ad altra gente e voglio poter andare al matrimonio di Harry con l'uomo che amo. Voglio questo Severus. Una relazione alla luce del sole.
Il mago alle sue spalle restò in silenzio per quello che le sembrarono infiniti istanti.
- Non è il momento giusto, Hermione.
Sentì il cuore andare in pezzi, sgretolarsi sotto il peso di quel segreto che la stava consumando, sotto quell'amore così grande che la riempiva lasciandola senza fiato.
- Non sarà mai il momento giusto per te, Severus. E io sono stanca, questo gioco non mi eccita più.
Improvvisamente dal camino si alzarono delle fiamme verdi e il viso di un bel giovane apparve nella cornice di marmo.
- Oh scusa, Herm... - fece il giovane mago lanciando un'occhiata veloce all'uomo – pensavo fossi sola. Buongiorno, Preside Piton. - Severus fece solo un cenno con la testa – Volevo solo una conferma per il pranzo di oggi.
- Sì, Mark. Va bene. - rispose Hermione sotto lo sguardo infuocato del mago – Ci vediamo da Tom per l'una.
Il giovane mago annuì con un sorriso radioso e sparì con un pop.
- Da Tom per l'una? - domandò ironico – Un bel giovane... Herm.
Hermione vide la scintilla della gelosia in quello sguardo di fuoco e ne gioì.
Almeno contava qualcosa.
- Smettila, Severus. Non hai il diritto di essere geloso. E' solo un amico e, comunque, non devo a te nessuna spiegazione.
- Dici che mi ami e poi esci con un altro.
- Sì, se la persona che amo non mi ricambia.
- Io non ho mai detto questo.
- Allora accompagnami al matrimonio di Harry, come mio fidanzato.
- No.
Con uno sbuffo la donna riprese il fascicolo appena aperto e lo sistemò di nuovo nella valigetta.
- Ripeto: non abbiamo nulla da dirci. E io esco con chi voglio.
Con un gesto secco, che nella sua mente risultò molto teatrale, chiuse la valigetta e uscì dall'ufficio. Con la coda dell'occhio vide Ruby affrettarsi a trovare qualcosa da fare fingendo di non aver provato ad origliare la conversazione.
Con un umore ancora più nero si avviò all'aula per l'udienza, rischiando di travolgere un paio di addetti alla manutenzione.
L'atrio era ancora ingombro di persone. Ognuno con una meta, soli o in compagnia. Il rumore dei passi era superato solo dal chiacchiericcio e dal fruscio dei messaggi che volteggiavano da un ufficio all'altro. Alcuni gufi volarono sopra la loro testa.
La statua d'oro, ricostruita dopo la guerra, mostrava maghi, streghe, babbani e creature magiche sullo stesso piano, con uguali diritti e privilegi.
Con passo deciso iniziò ad attraversare l'affollato atrio maledicendo Severus.
Maledì il suo sguardo capace di farle tremare l'anima
Maledì il suo corpo e le sue mani che sembravano create per farle provare intensi brividi di piacere.
Maledì quel pomeriggio invernale quando si erano baciati la prima volta.
Maledì la sua voce velluta che sussurrava il suo nome in una stanza buia.
Maledì quella notte quando non era stata in grado di tenersi dentro quel ti amo che prepotente era affiorato sulle sue labbra.
Mentre iniziava a maledire se stessa sentì qualcuno afferrarle il braccio e voltarla di scatto.
Non ebbe il tempo di urlare, sentì le labbra di Severus premere contro le sue.
Non ebbe il tempo di riflettere che la sua lingua cercava di entrare per esplorarle la bocca.
Non ebbe il tempo di respirare che già il suo corpo stava rispondendo a quel bacio di cui sentiva il bisogno.
La valigetta le scivolò di mano e si ritrovò ad affondare le mani nei suoi capelli corvini, mentre lui l'afferrava in vita divorandola con la bocca, mostrando al mondo che era sua e di nessun altro che osava chiamarla Herm.
E quel bacio famelico che sapeva di amore e possesso era quello che voleva, quello che desiderava in quei giorni bui e aridi senza di lui.
E dov’é uno stanzino delle scope quando serve?
Quando si separarono Hermione aprì gli occhi immergendosi nel mare di ossidiana dei suoi. E le stava dicendo che l’amava.
A modo suo, ma l’amava.
- Non ti accompagnerò comunque al matrimonio di Potter. – sibilò Severus prima voltarsi per raggiungere il camino più vicino.
Hermione restò ferma nell’altrio osservandolo allontanarsi.
Lo osservò sentendo la gente che bisbigliava nella sua direzione.
Sentendo l’improvviso silenzio che aveva riempito l’atrio del Ministero.
Sentendo, perfino, la penna color verde acido di quella orribile Rita Steeker mentre scriveva velocemente il nuovo scoop della settimana.
Lo scoop su Severus Piton ed Hermione Granger.
Continuò ad osservarlo mentre camminava a testa alta tra la folla che lo fissava.
Si portò due dita alle labbra rosse e sorrise.
 
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view post Posted on 20/5/2013, 12:17
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CITAZIONE (ellyson @ 20/5/2013, 12:35) 
Scusate!!!! Ieri abbiamo festeggiato il compleanno di Rebecca e mi sono proprio scordata!

Ok, allora in questo caso speciale sei perdonata! ;) :)

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 13:23
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 19/5/2013, 23:18)
Mi sa che Elly si è dimenticata, quindi inserisco io oggi e cedo a lei il turno di domani.


Per te

Dolce sorriso
traboccante d’amore
per te, Severus!


Splendido.
Unico, nella sua semplicità, che però sa trasmettere con trasporto un dolcissimo sentimento. :wub:

*******



CITAZIONE (ellyson @ 20/5/2013, 12:35) 
Scusate!!!! Ieri abbiamo festeggiato il compleanno di Rebecca e mi sono proprio scordata!

Più che giustificata, Elly! :wub:

CITAZIONE (ellyson @ 20/5/2013, 12:35) 
Titolo: Alla luce del sole

Incredibile questa Hermione.
Testarda, coraggiosa, caparbia, arrabbiata... innamorata.
Innamorata di un uomo che nel momento più romantico quasi fugge (o forse devo toglierlo quel quasi, chissà), letteralmente colto alla sprovvista da un sentimento confessato così apertamente.

Il dialogo tra i due innamorati è scoppiettante e incalzante, oltre che perfetto. Sembra quasi di vederli, fino a che non spunta una testa dal caminetto. E lì c'è la vittoria di Hermione: la gelosia di Severus.
Oh, se gli brucia, ma ben gli sta, questo lo avrei pensato anch'io se fossi stata in lei.

Il bacio finale è qualcosa di mozzafiato, in tutti i sensi! E al diavolo anche i pettegolezzi della Skeeter. Per tenersi la persona amata, questo ed altro.
Complimenti a palate. :wub:

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 13:23
 
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view post Posted on 20/5/2013, 19:42




Questa è la prima Hermione/Severus che leggo... wow. Mi sono sentita un po' in imbarazzo quando Hermione parla della notte passata con Severus (scusa, non ci sono abituata XD a loro due assieme, intendo) ma la tua ff è incredibilmente IC: Hermione è Hermione e Severus è Severus.
So che è una banalità da scrivere ma, soprattutto per quel che riguarda Hermione (accoppiata con chiunque ma pure single), è una rarità :-)
Complimenti e auguri alla tua bimba!
 
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view post Posted on 21/5/2013, 08:44
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Martedì 21: Anastasia


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Mercoledì 22: Leonora/Ida (20)
Giovedì 23: Leonora/Ida (20)
Venerdì 24: Chiara
Sabato 25: Kijoka (19)
Domenica 26: Ida (haiku)
Lunedì 27:
Martedì 28: kià

 
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Speranze, di pingui79

Già, anche Severus è stato un bimbo, un bimbo cui piaceva da matti andare a scuola!!! Sì, era già molto particolare allora...
CITAZIONE
L’acqua scura e tremolante di una larga pozzanghera riflette un mondo rovesciato, nel quale il cielo è un tappeto di nubi su cui camminare.

Una frase assolutamente stupenda!


Edited by Ida59 - 19/8/2015, 13:24
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 21/5/2013, 13:17) 
Speranze, di pingui79

Già, anche Severus è stato un bimbo, un bimbo cui piaceva da matti andare a scuola!!! Sì, era già molto particolare allora...
CITAZIONE
L’acqua scura e tremolante di una larga pozzanghera riflette un mondo rovesciato, nel quale il cielo è un tappeto di nubi su cui camminare.

Una frase assolutamente stupenda!

Beh, il carattere, seppur nei suoi cinque anni e mezzo era già abbastanza formato. Il difficile è talvolta adeguare pensieri ed espressioni che non devono essere troppo da adulto, mentre con le mie digressioni temporali posso tornare ad esprimermi in maniera più consona.
Insomma, cerco di tenere conto dell'ovvia età.

Sarà divertente, quest'anno in cui ho ripreso ad insegnare mi ha fornito di una serie di spunti praticamente illimitata. :D

Grazie per la recensione (ora posso inviare la storia :lol: ).

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 13:24
 
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Non mi sono dimenticata, gli impegni sono quello che sono, ecco il mio primo sorriso, spero, buona lettura ;) .
E già che ci sono, ho visto che lunedì 27 it's free, potrei occuparlo abusivamente? :woot:

Autore/data: Severus Ikari/ 15 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: commedia
Personaggi: Severus Snape, Ronald Weasley
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Severus Snape è morto e sulla sua tomba ci sono dei fiori, sembra tutto normale, terribile ma normale. E invece...
Parole/pagine: 1305/3.

Questa è la prima storia di quella che io ho definito la "Trilogia del Cimitero" (:woot:) che comprenderà altre due storie, legate ma diverse, delle quali, ovviamente, non svelerò nulla tranne che il prossimo sarà un sorriso poco divertente :P .



1. I morti non sorridono



Severus Snape era morto.
Tutti adesso lo consideravano un eroe che aveva sacrificato la propria vita per proteggere gli altri, subendo l’odio e il disprezzo di gran parte del Mondo Magico, ma questo non cambiava il fatto che fosse morto.
La sua tomba era lì, un bianco che non era più candido come quando avevano posato la lastra immacolata sulla terra, a ricordare la sua pelle cerea colorata dai vapori delle innumerevoli pozioni che aveva preparato nel corso della sua vita; quei caratteri di fattura semplice erano di un nero così corposo da sembrare realizzate da poco, una tintura forte e luminosa com’erano stati i suoi occhi a lungo nascosti da un velo di dolore.
C’erano anche dei fiori che qualcuno osava porre su quella pietra fredda che proteggeva il corpo di Snape come niente e nessuno era stato in grado di fare per la sua vita.
Fiori di diverse specie e colori, come diverse erano le mani che li deponevano a terra.

Ronald Weasley quella mattina era disperato.
Non solo era stato costretto a tornare a scuola – nemmeno l’aver sconfitto Lord Voldemort era un’argomentazione favorevole a supporto dell’inutilità di proseguire gli studi – lamentandosi per giorni insieme a Harry mentre Hermione non la smetteva di parlare, parlare e parlare.
Cominciava a capire l’esasperazione del loro professore di Pozioni nei confronti di quell’ammasso di capelli castani, molte volte non sapeva dargli torto.
Severus Snape però era morto.
E questo nessuno poteva cambiarlo.
Il secondo quesito che lo aveva fatto disperare era: perché sarebbe dovuto andare fino a quel cimitero a mettere dei fiori che gli avevano già irritato il naso?
Ronald Weasley non lo sapeva, ma lo sguardo truce della madre era stato un motivo più che sufficiente per evitare di fare domande e andare dove, in ogni caso, la signora Weasley lo avrebbe spedito a calci.
Perché lui? Cosa c’entrava con Severus Snape?
Ronald Weasley non sapeva nemmeno questo.

Era arrivato da poco al cimitero e già aveva i brividi, non tanto perché era un cimitero e c’erano dei morti, dei cadaveri, delle ossa o dei fantasmi, ma perché c’era lui, Severus Snape e benché fosse morto gli incuteva ancora timore.
Ronald Weasley sapeva che era una cosa da stupidi, avrebbe dovuto guardare una lapide e dei caratteri incisi su di essa, non il viso del suo, ormai ex – anche se “ex” non era propriamente la parola esatta – professore.
Tra le dita teneva un mazzo di fiori di cui non sapeva assolutamente nulla, tantomeno quali nomi avessero o a quali specie appartenessero, era una cosa che non gli interessava, voleva solo poggiarli sulla tomba e andarsene di corsa da lì.
Avrebbe preferito tutto a quella “visita”.

«Sei solo una lapide, non mi fai paura. Solo delle lettere e non mi fate paura.» ripeteva per cercare di convincere se stesso, ma Ronald Weasley sapeva che bastava anche solo il nome del mago che giaceva sotto terra, per trasalire al ricordo di tutto quello che lui e i suoi amici avevano passato tra le grinfie di Severus Snape. «Non mi fai paura!» urlò alla pietra.
«Bu!» una voce da dietro le spalle gli gelò il sangue, immobilizzandolo con gli occhi spalancati più di quanto una persona normale potesse spalancare, sentiva il respiro freddo sulla pelle, gli si fermò il cuore e pensò che stesse per avere un infarto nonostante la giovane età. Gli si drizzarono tutti i peli del collo.
Si voltò lentamente verso la fonte di quella voce e non appena scorse un pallido viso così familiare incastonato da lunghi capelli neri, fece un passo indietro e urtò contro la lastra di pietra perdendo l’equilibrio. Si ritrovò a terra a fissare il fantasma di un uomo che era morto da alcuni mesi.
«Tu sei morto.» disse spaventato mentre cercava di rialzarsi.
«È diventato intelligente, signor Weasley.»
«Lei è morto!» ripeté un Ronald Weasley visibilmente turbato che stava assumendo la colorazione tipica di un fantasma. E ne stava guardando uno.
Indietreggiò come se avesse paura, anzi, ne aveva e come, inspiegabile visto che era cresciuto con fantasmi che sbucavano da ogni angolo del castello di Hogwarts, ma quella vista, quell’uomo, non erano normali.
«Tu… lei… i colori sono sempre gli stessi! Non è un fantasma, puzza di pozioni e i fantasmi non puzzano di pozioni! I fantasmi non puzzano!»
Severus Snape non sapeva se lasciarsi andare in una grossa risata oppure Schiantare quell’idiota di un Grifondoro, così magari si sarebbe svegliato fra un paio d’ore, in un cimitero, e avrebbe pensato di aver soltanto sognato.
Per quanto riteneva che nel sonno sarebbe stato più che altro un incubo.
Severus Snape si limitò a sorridere, per la prima volta stirando entrambi i lati della bocca verso l’alto. L’aria sembrò spostarsi e farsi fresca sotto quel sole caldo che si nascose dietro una nuvola, invidioso della luce che emanavano quelle labbra.
Invidioso e felice egli stesso che subito dopo scacciò quella nuvola per accarezzare quel sorriso che per la prima volta aveva scaldato quel mondo.
«Tu sei morto.»
«Ha finito di dire sempre le stesse cose?»
«Ma lei sorride! Snape non sorride!»
Severus Snape continuava a sorridere sebbene cominciava a spazientirsi, incurante del sole che continuava a stringere e sciogliere quell’abbraccio con la nuvola, incurante del pallore spaventoso che stava via via assumendo il viso di Ronald Weasley.
Avrebbe davvero voluto ridere, ma era veramente chiedere troppo alle sue labbra.
Ronald Weasley continuava a mettere un passo dietro l’altro, mentre Severus Snape avanzava verso di lui, pian piano, lo vedeva impaurito e pallido con i fiori ancora stretti tra le mani.
Quei dannati fiori, avrebbe dovuto capire che non gli si sarebbe prospettato nulla di buono, al primo segno d’irritazione.
«Snape sorride, quando vuole. Vorrebbe ridere, ma si limita al sorriso. Snape vorrebbe anche Schiantarla al momento.»
«Ma Snape è morto!» urlò nuovamente il ragazzo, così forte che avrebbe fatto ridestare tutti gli ospiti del cimitero.
«Evidentemente Snape non lo è.» rispose con tutta la calma di questo mondo. «Non posso credere che sto avendo questa conversazione, in questo modo idiota, con un tipico Grifondoro idiota, appartenente al trio idiota salvatore del Mondo Magico. Ed io parlo come un idiota.» in tempi passati si sarebbe limitato a guardare in malo modo il povero malcapitato di turno e a mandarlo via oppure ad andarsene lui stesso, invece adesso, in quel cimitero, davanti a quel cespuglio di capelli rossi, non poteva far altro che sorridere.
Gli veniva naturale e questo lo stava spaventando perché non era da lui.
«Se dirà a qualcuno che sono vivo, cosa cui nessuno crederà, verrò a cercarla, signor Weasley e sulle mie labbra non vedrà l’ombra di un sorriso.» questo era più da Severus Snape.
«Chiarissimo. Cristallino. Ho capito. Arrivederci. Anzi, no, addio, qualunque cosa lei sia.» titubante si avvicinò nuovamente a Snape e gli allungò il mazzo di fiori con le mani che gli tremavano visibilmente.
Era Severus Snape, il dannato Severus Snape, vivo o morto che fosse, incuteva sempre turbamenti.
«Questi sono per lei. Se li riporto a casa, mi vedrà morto prima di pensarci da solo.» ricevere dei fiori destinati a una tomba tra le proprie dita avrebbe fatto ridere chiunque, ma Snape si limitò nuovamente a sorridere, stavolta alzando solo un angolo della bocca.
Ronald Weasley se ne andò di corsa lasciandolo da solo a sogghignare verso la sua lapide che gli ricordava inesorabilmente che su questa terra c’era stato davvero e nessuna data di morte avrebbe potuto cancellare tutto il peso e il dolore della vita che aveva trascorso.

Severus Snape non era morto.
E sorrise tristemente a quella verità.

Si era nascosto per tutto questo tempo?
Severus Snape non si nascondeva mai, l’aveva chiamata “meritata lunga vacanza”, ma adesso aveva delle questioni irrisolte da sistemare e lui non lasciava mai un disegno incompleto.

Severus Snape non era morto, i morti non sorridono.

Edited by Severus Ikari - 27/5/2013, 12:37
 
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Anastasia, è bellissima!
E quel "Bu" detto da Severus è qualcosa di spettacolare. Con una sola sillaba sei riuscita a far fare un balzo a povero Ron ma anche a me: geniale!

Aspetto con ansia il prossimo capitolo, ora mi hai incuriosito non tanto: di più!
E ti prenoto per il lunedì 27, ci mancherebbe. :)

***


Prenotazioni per la 20a settimana di Sorrisi per Severus:

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*

Prenotazioni per la 21a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 29: Leonora/Ida (21)
Giovedì 30: Leonora/Ida (21)
Venerdì 31:
Sabato 1:
Domenica 2:
Lunedì 3:
Martedì 4:

Un sorriso per Severus al giorno toglie il malumore di torno. :D



Edited by Ida59 - 22/5/2013, 09:53
 
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view post Posted on 22/5/2013, 10:22
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Autore/data: Alaide – 24-26 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-Shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: La bambina vorrebbe dirgli grazie, ma le parole non vogliono uscire.
Gli sorride appena, ma l’uomo si è voltato.
Nota: La storia è il continuo di Negazione
Parole: 744

Tetralogia

10. Terza Giornata. Prologo. Sicurezza


Un grido rompe il silenzio della notte. La bambina si sveglia di colpo stringendo a sé l’orsacchiotto.
Forse la mamma ha avuto un incubo.
Come quando lei ha sognato un pesce gigante che voleva mangiarla.
Poi un altro grido.
La bambina si alza ed esce dalla cameretta.
Tiene in mano l’orsacchiotto.
Sa che lui non ha paura. Lei invece un po’ sì perché non è normale che mamma e papà abbiano gli incubi.
Quando arriva sulla soglia della stanza rimane immobile.
Ci sono degli sconosciuti.
E mamma e papà stanno gridando.
La bambina vorrebbe chiamare aiuto, ma la voce non le esce. Stringe l’orsacchiotto, mentre qualcuno ride nella stanza.
Un’ombra si avvicina.
Nera.
La bambina piange silenziosamente.
La voce continua a non volerle funzionare.
Si sente sollevare da terra e rapidamente viene messa nell’armadio che sta accanto alla porta e che la mamma ha lasciato aperto a metà.
«Non fare rumore.» un sussurro che la bambina ode a malapena, coperto dalle grida di mamma e papà.
L’ombra si allontana.
E lei rimane sola. Si rannicchia in un angolo dell’armadio e non si muove.
Piange.
E sente le grida della mamma.
Quelle del papà.
Sono grida terribili che le perforano il cuore.
Grida di dolore.
Anche se non ne ha mai sentite prima, le riconosce.
Vorrebbe singhiozzare, gridare, ma non lo fa.
L’uomo le ha detto di non fare rumore. E lei vuole obbedirgli perché l’ha nascosta. E quando l’ha fatto, le ha dato l’impressione che lei fosse al sicuro. Forse l’uomo adesso sconfiggerà chi fa urlare mamma e papà, si dice la bambina, cercando di rincuorarsi.
Le si apre sulle labbra un sorriso disperato.
Le lacrime lo cancellano subito.
Una luce verde pare illuminare per un istante la stanza, poi sente delle voci. Non sono quelle di mamma e papà. Vorrebbe provare a chiamarli, ma l’uomo le ha detto di non far rumore e lei si fida di lui.
Tutto diventa improvvisamente silenzioso.
La bambina riesce a sentire il suo respiro agitato.
Poi sente dei passi lenti. Qualcuno apre l’altra anta dell’armadio. Qualcuno la prende in braccio prima che lei possa uscire e le nasconde il capo contro la spalla.
La bambina sa che è lo stesso uomo di prima.
Sorride appena contro la sua spalla.
E piange.
Stanno scendendo le scale.
E la bambina sorride.
Il sorriso della disperazione perché sa, anche senza chiederlo, che mamma e papà non ci sono più.
Il sorriso della gratitudine perché sa che l’uomo le ha salvato la vita.
E piange lacrime disperate.
L’uomo la posa su una poltrona in salotto. La luna illumina la stanza e la bambina osserva l’uomo. Ne intravede il volto e decide che non lo dimenticherà mai.
«Signore…»
«Qualcuno arriverà presto.» dice rapidamente l’uomo.
«Ma lei rimarrà qui, vero? Con me?» domanda spaventata.
L’uomo scuote unicamente il capo, poi fa qualche passo per la stanza.
La bambina singhiozza.
L’uomo torna e l’avvolge nel plaid che mamma usa quando guarda la televisione.
La bambina vorrebbe dirgli grazie, ma le parole non vogliono uscire.
Gli sorride appena, ma l’uomo si è voltato.
L’uomo è uscito dalla stanza.
Se n’e andato.
Qualcuno arriva poco dopo.
Sono rumorosi. Sembrano poliziotti.
La bambina riesce solo a stringere a sé il plaid che l’uomo le ha avvolto attorno.
La fa sentire al sicuro.
Anche dalle domande che le stanno facendo e alle quali lei non risponde.
Non riesce a parlare.
Stringe con più forza il plaid. Vorrebbe che l’uomo fosse ancora lì. Che ci fosse lui e non quegli uomini. A lui avrebbe potuto parlare, si dice, mentre la portano via.



Judith si svegliò di colpo. Si avvoltolò meglio nelle coperte, il respiro affannato, mentre cercava di riprendere sonno, senza riuscirvi.
Si mise a sedere di scatto, toccando con una mano il plaid sopra le lenzuola. Non importava che fosse ormai vecchio e liso. Glielo aveva dato il signor Piton per farla sentire al sicuro.
Sorrise, come se stesse sorridendo all’uomo.
Con riconoscenza.
Con affetto.
Avrebbe voluto che lui fosse lì.
Era certa che non avrebbe più avuto paura di dormire e di sentire le grida dei genitori.
Tirò il plaid verso di sé e se lo avvolse attorno, come aveva fatto il signor Piton quella notte.
E sorrise di nuovo grata.
Perché il signor Piton l’aveva salvata.
Perché il signor Piton le aveva impedito di vedere i cadaveri dei suoi genitori.
Perché il signor Piton l’aveva avvolta nel plaid quella notte.
E l’aveva fatta sentire al sicuro.
 
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view post Posted on 22/5/2013, 20:36

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Leonora, una sola parola: straziante.

Il dolore e la paura della piccola sono vivi e palpabili, intensi e commoventi e traspaiono da ogni singola parola ben scelta e studiata.
Così come emerge la sconfinata fiducia che la bimba ha in Severus. Quella fiducia che nei bambini è così facile conquistare, basta farli sentire al sicuro.
E Severus lo fa, nell'unico modo che gli è possibile. Ma quel gesto di nascondere la sua testa sulla spalla e di avvolgerla nel plaid, di portarla lontano dai corpi dei suoi genitori... quei gesti dicono tutto di Severus.
Raccontano la sua cura per la piccola, il suo tentativo di salvare almeno quell'innocente.

Perchè, per quanto il tuo Severus si crogioli nella colpa e nei rimorsi - i vivi che lui ha potuto mantenere contano eccome.

Splendida.

Ed il finale si avvicina sempre di più e mi fa tremare d'ansia.
 
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view post Posted on 23/5/2013, 08:48
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Autore/data: Ida59 – 6/7 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: romantico, introspettivo
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Parole segrete, parole d’amore. È il seguito di “Elyn”.
Parole/pagine: 732/2.


Amore



Severus era ancora molto debole: aveva provato a scendere dal letto, senza riuscirci e rischiando di scivolare a terra se David, il muscoloso infermiere del San Mungo, non l’avesse afferrato in tempo; Elyn lo aveva rimproverato con voce severa proibendogli di ripetere il tentativo finché non fosse stata lei stessa a spronarlo.
Aveva dovuto obbedirle: in fondo era stata la Guaritrice che, con la sua devota ostinazione, era riuscita a salvargli la vita anche grazie ai suggerimenti forniti dalla mente del mago stesso per la nuova formulazione della pozione cicatrizzante.
Così Severus si era rassegnato a rimanere ancora confinato nel letto, mollemente adagiato ai candidi cuscini che lo sostenevano e che Elyn stessa ogni giorno al mattino gli sistemava con cura dietro la schiena, proprio come in quel momento.
Gli era vicinissima, mentre si sporgeva verso l’altro lato del letto, il corpo allungato davanti al suo viso. Severus non poté fare a meno di inebriarsi del suo fresco profumo e di intuire i seni dalla scollatura del camice verde acido, sotto il quale la maga in quella calda estate non indossava nulla: in quel momento non si sentì per niente così debole come Elyn lo aveva giudicato. Drappeggiò meglio il copriletto sollevando prudenzialmente un ginocchio e deglutì il desiderio, doloroso boccone.
La profonda ferita causata dal morso di Nagini non sanguinava più e dopo oltre due mesi stava infine cominciando a rimarginarsi; articolare le parole era ancora molto doloroso, però, quindi Severus aveva preferito continuare a rimanere in silenzio lasciando che fosse solo Elyn a parlare.
E a sorridergli.
Ma il dolore era solo una scusa, soprattutto per chi, come lui, la sofferenza l’aveva conosciuta fino in fondo, fin troppo bene e per troppe volte.
No, non voleva ricordare il passato; non ora, non davanti ad Elyn, non mentre il suo sorriso lo riscaldava.
Il silenzio, del resto, era meno imbarazzante e sicuramente più congeniale per un uomo che della solitudine aveva fatto la sola compagna per la maggior parte della propria vita.
Elyn aveva subito compreso il suo desiderio di tornare al silenzio: l’aveva compreso anche senza parole, perfino senza pensieri, quei pensieri che si facevano sempre più chiari nella sua mente ma che il mago ancora non aveva il coraggio di mostrare alla donna di cui si stava… innamorando!
Sì, era così, innegabilmente ed inesorabilmente.
Meravigliosamente.
Severus sorrise ad Elyn, con dolce passione, come a lei piaceva, ed il premio arrivò subito, come sempre. La maga gli sfiorò appena le labbra, in punta di dita, e un lungo, intenso, ardente brivido di piacere risvegliò con vigore il suo corpo. Per fortuna ora aveva indumenti che potevano contenere il suo virile entusiasmo e un copriletto che poteva celarlo a sguardi indiscreti, anche se faceva caldo, molto caldo in quel mese di luglio: un dolce, splendido tepore che gli riscaldava anche il cuore.
Quel cuore in cui, giorno dopo giorno, quel tremulo sentimento era germogliato sciogliendo lentamente il ghiaccio in cui tanti anni prima aveva voluto – aveva dovuto! – imprigionarlo.
L’amore per Elyn era cresciuto, scaldandolo dal di dentro, in profondità, lasciandolo finalmente respirare, libero di vivere una vita mai vissuta.
L’amore per la donna che aveva saputo non solo perdonare, ma perfino amare le sue colpe.
La donna che gli aveva insegnato a sorridere di nuovo.
Elyn.
E mentre l’amore cresceva nel suo cuore, traboccava e gli illuminava gli occhi neri, Severus desiderava solo ricambiare il sorriso di Elyn, colmo d’amore e di perdono, e pronunciare il suo nome.
Era l’unica parola che aveva pronunciato, la sola che ogni giorno usciva roca e sofferta dalle sue labbra sottili, accompagnata dal dolce ed appassionato sorriso che tanto piaceva alla sua Guaritrice.
Lo sapeva, lo sapeva benissimo: prima o poi avrebbe dovuto dire anche altro.
Ti amo, Elyn.
Sarebbe mai riuscito a pronunciare quelle parole?
La maga lo stava guardando in silenzio, con quel sorriso che parlava d’amore e di perdono. E che rispettava i suoi intimi pensieri.
Sì, un giorno ci sarebbe riuscito.
Ti amo, Elyn.
Voleva dirglielo, ma con le parole, non con i pensieri.
Ti amo, Elyn.
Non aveva mai avuto il coraggio di dire a Lily che l’amava. E l’aveva perduta.
Ma ad Elyn lo avrebbe detto.
Ti amo, Elyn.
E lei gli avrebbe sorriso.
Per sempre.
Socchiuse appena le labbra, di nuovo sfiorando la mano che lei sempre posava vicino alla sua:
- Elyn…
- Severus…
Ti amo, Elyn.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 13:24
 
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