Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 28/4/2013, 21:36
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Tranquilla, Monica: Chiara ha già dato la sua adesione, quindi ti scambio con lei.

Prenotazioni per la 16a settimana di Sorrisi per Severus:

Lunedì 29: Elly (13)
Martedì 30: Elly (14)


Prenotazioni per la 17a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 1: Querthe
Giovedì 2: Leonora/Ida (17)
Venerdì 3:Kijoka (15)
Sabato 4:Ida/Leonora (17)
Domenica 5: Kijoka (16)
Lunedì 6: Chiara
Martedì 7:



Edited by Ida59 - 19/8/2015, 13:13
 
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kijoka
view post Posted on 28/4/2013, 21:40




Perfetto!
Mi avete dato una grande mano!
A buon rendere! ;)
Ki

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 13:13
 
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view post Posted on 29/4/2013, 08:40
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n. 13
Titolo: Il sorriso di Severus Piton
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: nessuno in particolare
Personaggi: Ron, Luna
Pairing: Hermione / Severus
Epoca: post 7 anno, epilogo alternativo
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Ron non capiva.
Ce la stava mettendo tutta.
Ma non capiva.

Parole: 836

Il sorriso di Severus Piton

Ron non capiva.
Ce la stava mettendo tutta.
Ma non capiva.
Seduto ai margini della pista da ballo osservava le coppie che ballavano sul luccicante pavimento argentato che suo padre aveva fatto comparire dopo la cerimonia che aveva unito Ginny e Harry in matrimonio.
Aveva capito la rottura del fidanzamento con Hermione. Aveva sempre saputo che lei era veramente troppo per un tipo ordinario come lui. Aveva capito la scelta di Hermione di cercare la sua strada altrove iniziando a lavorare al San Mungo come medimaga. Aveva capito, perfino, l'inizio di quella strana amicizia nata proprio all'ospedale dove lui era stato ricoverato per quasi un anno.
Aveva capito tutto questo.
Eppure questa sua scelta proprio non riusciva a capirla.
E più la guardava ballare al centro della pista con il suo compagno meno la capiva.
Il mago inclinò la testa di lato per analizzarlo meglio.
Per prima cosa era vecchio.
Non serviva un'analisi accurata per capirlo.
Era più grande di lei di svariati – troppi - anni. Poteva essere suo padre.
Non era un bell'uomo, ma quando si parlava di Hermione Jane Grager la bellezza esteriore non contava poi molto. Insomma neppure Krum era bello! E lui non sarebbe mai entrato nella classifica dei maghi più belli del Settimanale delle Streghe.
Ma Severus Piton non aveva proprio nulla di bello.
Insomma aveva i soliti capelli lunghi e che molto probabilmente con gli anni erano ancora più unticci. Il naso troppo grande, la pelle era meno olivastra poiché non viveva più nei sotterranei, ma era comunque pallido come il fantasma che viveva nella soffitta della Tana. Vestiva sempre di nero...
Com'era quella favola Babbana? Ah sì, la Bella e la Bestia.
Come poteva Hermione vivere nella stessa casa con quell'uomo?
Socchiuse gli occhi.
Piton non era cambiato dopo la guerra, neppure dopo la sua miracolosa guarigione. Era sempre scorbutico e non aveva smesso di terrorizzare gli studenti a Hogwarts. Non aveva smesso di preferire i Serpeverde. E, nonostante fosse Preside, se poteva togliere punti a Grifondoro non se lo faceva ripetere due volte.
Hermione non aveva mai cercato di spiegare quella strana relazione.
Un pomeriggio assolato aveva lanciato la notizia bomba lasciando tutti di stucco alla Tana.
Anche il fantasma della soffitta.
Alla fine, vedendo che tra di loro le cose andavano bene, tutti avevano capito ed accettato la novità.
Lui, invece, non riusciva proprio a capire.
- Stai cercando di vedere i Nargilli? - domandò Luna sedendosi accanto a lui.
- Cosa? - sussultò guardandosi attorno improvvisamente distolto dai suoi pensieri – I Nargilli?
- Oh sì. - continuò Luna con i suoi occhioni sgranati e l'aria sognante – Amano i fiori dai colori accesi. Ho detto a Ginny che i fiori rossi non erano l'ideale per il matrimonio, ma non ha voluto ascoltarmi.
- No... stavo solo guardando...
- Oh... - fece Luna intercettando il suo sguardo – stai guardando loro. Credo che sia normale, tu e Hermione siete stati fidanzati per tanto tempo. Anche se ho sempre pensato che lei fosse troppo intelligente per te.
- Grazie, Luna – rispose il rosso non sapendo se sentirsi offeso o meno.
- Prego, non c'è di che. - fece lei prendendo una tortina al rabarbaro – Credo che lei e Piton abbiano molto in comune.
- Tu dici? - le domandò il mago.
- Guardali, sembrano così felici.
Ron tornò a guardare la pista da ballo.
Sua madre e suo padre ballavano stretti, sorridevano entrambi.
Anche Bill e Fleur stavano ballando, lui le accarezzava il pancione, sorridevano entrambi.
Harry e Ginny fecero un giro di pista, i loro sorrisi avrebbero potuto illuminare tutto il giardino della Tana.
Hermione e Piton non sorridevano.
O meglio.
Hermione sorrideva, mentre Piton si limitava a fissarla.
Non sembrava arrabbiato, ma neppure felice.
Indossava una fredda maschera di indifferenza.
- A me non sembrano felici. - dichiarò – Piton ha una faccia da funerale.
- Uh... - mormorò Luna ingoiando l'ultimo boccone di pasticcino – credevo che volessi fare l'Auror.
- Io sto facendo l'addestramento da Auror!
- Allora dovresti osservare meglio le persone. Oh... uno gnomo da giardino.
Ron la osservò allontanarsi con il suo solito passo saltellante. Il modo schietto di parlare di Luna era in grado di pietrificarlo, anche Harry restava senza parole con lei. Perfino Hermione faceva fatica a risponderle a volte e lasciare Hermione senza parole era difficile.
Tornò a guardare la pista da ballo.
La musica stava per finire. Si ritrovò ad osservarli di nuovo, soffermandosi sul Preside.
Effettivamente i lineamenti di Piton sembravano meno duri quel pomeriggio, perfino le sue labbra non erano piegate nel solito beffardo sorriso. La profonda ruga che gli solcava la fronte era appena accennata.
E poi lo vide.
Il suo sguardo.
Quegl'occhi neri e profondi, che gli avevano sempre ricordato gli occhi freddi ed inespressivi della bambola di pezza di Ginny, erano illuminati da una luce nuova. Sembravano vivi, intensi e fissi sulla sua compagna.
Severus Piton non stava sorridendo apertamente ad Hermione. Eppure le stava sorridendo a modo suo.
Ron sgranò gli occhi incredulo.
Ora capiva.
 
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view post Posted on 30/4/2013, 10:15
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Titolo: L’angelo nero che andò a prenderla
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: Triste
Personaggi: Minerva, Severus
Pairing: nessuno
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: missing moment
Riassunto:
Sembrava che stesse dormendo e, dal sorriso che aveva, sembrava che stesse facendo un bel sogno.
Parole: 1104
Note: Se la vostra è stata una giornata di cacca non leggetela. Per dirla alla Silente: vi prego…

L’angelo nero che andò a prenderla

Minerva McGranitt si considerava una donna fortunata.
Era una strega in gamba, sopravvissuta a due guerre magiche.
Era stata innamorata ed era stata amata.
Aveva conosciuto maghi di eccezionale valore.
La sua vita era stata piena, intensa sia con momenti brutti che con momenti belli.
Decisamente non poteva lamentarsi.
C’erano stati maghi che non avevano avuto altrettanta fortuna.
La strega appoggiò sulle gambe, coperte dal plaid di tessuto scozzese, il lavoro a maglia che aveva iniziato per la nuova pronipotina in arrivo e guardò fuori dalla finestra.
Il cottage che aveva acquistato dopo anni di sacrifici si affacciava sul mare.
In primavera ed in estate il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli e l’odore di salsedine erano i suoi compagni della giornata.
In autunno ed inverno il vento cullava la casa come farebbe una madre col proprio figlio.
Era un bel posto dopo passare il resto della vita o quello che ne restava.
Dall’ultima battaglia erano passati anni, molti, molti anni. Era vecchia anche per il mondo magico.
Sapeva che se si guardava allo specchio avrebbe visto una donna anziana, con i capelli candidi, leggermente ingobbita dal tempo, il volto attraversato dalle rughe.
Era stanca.
Guardò il lavoro a maglia appena iniziato.
Il lavoro coi ferri l'aiutava a perdersi nei suoi ricordi e a tenere a bada il tremore alla mano che sovente l'accompagnava impedendole anche di reggere la bacchetta.
Non era certa che l'avrebbe finito. Era sempre così quando iniziava un nuovo lavoro, ed ogni volta lo finiva prima del tempo.
Ma questa volta c'era qualcosa di diverso... forse il suo vecchio cuore aveva deciso di abbandonarla.
Allungò la mano e prese la tazza di the appoggiata al tavolino accanto alla sedia.
La mano tremò, la strega fece un profondo respiro cercando di tenerla il più ferma possibile, poi la portò alle labbra.
Bevve un sorso e la riappoggiò con un lieve sospiro. Il vento ululava fuori dalla finestra e il mare in burrasca di scontrava con forza sugli scogli.
Riprese a lavorare mentre ripercorreva gli anni della sua gioventù e quelli di donna adulta troppo impegnata nel lavoro per pensare all'amore. Ripensò ai brevi anni passati con Elphinstone, alle risate che quel mago riusciva a strapparle la sera davanti al camino acceso. Al suo amore incondizionato, a quanto l'aveva resa felice anche se per poco, pochissimo, tempo.
Gli mancava.
Così come gli mancava Albus.
Il suo amico che aveva sempre un consiglio da darle, lui che l'aveva consolata in sala professori quando aveva saputo del matrimonio di Dougal.
Le mani quasi lavoravano da sole mentre ripercorreva ogni anno della sua lunga vita. Ogni punto era una persona amata.
Ogni punto era un'azione che aveva compiuto.
Ogni punto era un parola che non era riuscita a dire.
Ogni punto era una parola che avrebbe voluto rimangiarsi.
- Buonasera, Minerva.
Le mani si fermarono bruscamente e, dopo un attimo di stupore, le labbra si incurvarono in un sorriso.
Sollevò lo sguardo dal lavoro a maglia.
Davanti a lei c'era un uomo che non era invecchiato con il tempo.
Forse perché dove stava lui il tempo non aveva importanza.
Indossava gli stessi abiti con cui era stato sepolto, li riconosceva, li aveva scelti lei.
Un gesto insignificante, ma le sembrava il modo migliore per chiedere scusa. Era stata un'idea sciocca, il senso di colpa per come si era comportata l'aveva schiacciata per anni.
Appoggiò il lavoro a maglia sulle gambe.
- Sei venuto per vendicati?
Il mago sollevò un sopracciglio fine.
- Vendicarmi?
- Ti ho ostacolato in ogni modo in cui mi era stato possibile.
Il mago sorrise appena.
- Era giusto così.
- Ti ho lasciato solo.
- Io non ero mai solo.
- Avevi bisogno di un'amica.
- No, avevo bisogno di qualcuno che proteggesse gli studenti. – fece un sospiro e a Minerva sembrò si sentire il suo respiro sul volto. Ma i morti non respirano. - Anche da me.
- Ti ho chiamato codardo...
Una lacrima solcò la guancia della vecchia strega, la lasciò scendere lungo la mascella per poi perdersi nel plaid che le copriva la gambe.
- Non ho avuto fiducia in Albus e neppure in te, Severus. – continuò mentre un’altra lacrime percorreva lo stesso sentiero della prima.
- Nessuno poteva avere fiducia in un assassino.
- Tu non sei un assassino! - gridò, per quanto il suo vecchio corpo stanco glielo permettesse.
Per un attimo si sentì di nuovo la professoressa che sgridava uno studente scoperto nei corridoi dopo il coprifuoco.
Il mago vestito di nero davanti a lei sorrise ancora.
- Mi dispiace, Severus. - disse Minerva – Mi dispiace tanto.
- Lo so. - rispose l'altro – Ho visto... ho sentito... ma tu non devi scusarti. Non devi farlo mai più, Minerva.
- Ma... Severus io...
- Mi sei stata vicina per anni. Sei stata mia amica a volte anche una madre. Io ero quello da odiare. Quello era il mio compito. Dovevi focalizzare le tue forze su di me, su quello che rappresentavo. Ti ha permesso di non lasciarti andare, Minerva. Sei stata forte, hai combattuto.
- Ho combattuto contro di te.
- Era giusto così. - disse di nuovo la presenza.
Minerva sospirò e chiuse gli occhi un istante.
- Perché sei qui?
- Perché, ora, ho un altro compito.
- Sei venuto a prendermi?
- Sì.
La strega aprì gli occhi.
Severus le stava porgendo una mano invitandola ad alzarsi.
Abbassò lo sguardo sul lavoro a maglia che non avrebbe finito.
- Me lo sentivo questa volta…- sorrise allungando poi una vecchia mano.
Si era quasi convinta che la sua mano avrebbe trapassato quella di Severus. Era certa di afferrare l’aria. Invece la stretta del mago fu salda, forte e un brivido le attraversò il corpo.
Sentiva di nuovo le forze di un tempo, era quasi certa che se si fosse guardata allo specchio avrebbe visto la giovane Minerva di un tempo. Forte e in salute, con ancora il mondo e la vita davanti a sé.
Ma non era più la vita che stava guardando ora.
Severus le sorrideva, come non aveva mai fatto da vivo. Sembrava in pace, sereno. E si sentì serena e in pace anche lei.
Le strinse la mano.
- Dobbiamo andare, - le disse – ci stanno aspettando.
- Sì.
Il giorno dopo quando il nipote la andò a trovare, la trovò ancora seduta sulla sedia a dondolo.
Il capo reclinato con grazia di lato, il lavoro a maglia appoggiato sulle ginocchia.
Le mani abbandonate di lato.
Sembrava che stesse dormendo e, dal sorriso che aveva, sembrava che stesse facendo un bel sogno.
 
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view post Posted on 1/5/2013, 13:37
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Inserisco il sorriso di mio marito.


Titolo: Il segno sul braccio
Autore: Querthe
Beta: Ellyson
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: missing moment? Ma si… io metterei anche “vita di tutti i giorni”
Personaggi: Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: HP 3
Riassunto:
Severus Piton è interrotto mentre prepara la pozione antilupo
Parole: 595

Il segno sul braccio

L’uomo si bloccò, non prima di aver finito di girare in senso orario il lungo mestolo di legno di quercia del Sussex l'esatto numero di volte che doveva essere rimestato.
“Sette... otto... nove... dieci.” Pensò il pozionista, gli occhi fissi su sfumature praticamente impercettibili dei colore che stavano indicando la giusta riuscita della reazione.
Un problema non doveva certo essere causa di altri guai, e la pozione che stava preparando, se non corretta, sarebbe stata decisamente una seccatura per la scuola e per lui, non necessariamente in quell'ordine.
Sollevò la manica della veste nera che tanto timore incuteva nelle menti degli studenti, concedendosi di notare che aveva un certo effetto anche su parte del corpo insegnanti, e osservò con disappunto il motivo del continuo fastidio all'avambraccio sinistro. Non era la prima volta in quel periodo che succedeva, ma ormai Piton aveva deciso che doveva finirla. Doveva fare in modo che quello che era già successo non si ripetesse più.
Sentì un soffio, qualcosa che chiunque altro avrebbe considerato un refolo di aria, ma non nel suo regno, non nell'aula di pozioni, non nei sotterranei di Hogwarts.
“So che sei qui, so che mi stai sentendo e che cosa stai pensando.” mormorò, posando il lungo cucchiaio di legno e impugnando distrattamente la bacchetta dormiente tra le pieghe della veste.
Mosse la testa lentamente, guardando, squadrando, fulminando ogni angolo dell'aula, ogni pietra appoggiata sull'altra pietra a formare le mura, ogni calderone e banco, alla ricerca di un indizio, di un punto debole nel suo nemico. La punta della bacchetta compiva convulsi, impercettibili movimenti, nascosta sotto l’ampio manto.
Il fastidio al braccio tornò prepotente, rubandogli una smorfia di fastidio.
Il suo orecchio percepì un ronzio, qualcosa id metallico, lontano, quasi ultraterreno per via del fine eco dato dalle pareti.
“Ah, credi di poterti prendere gioco di me, semplicemente perché ancora non posso vederti?”
Mosse la bacchetta in aria, gli occhi fissi in un punto tra il calderone di Potter e quello del suo sciocco compagno Weasley.
“Non sei tu a decidere ciò che avverrà. Forse altrove, forse con altri apparentemente come me, ma qui tu sei nel mio regno, sei in trappola e non lo sai.” Il ronzio si fece di nuovo sentire, alla sua destra, verso la porta chiusa. “Nasconditi, fuggi se vuoi, ora che stai capendo cosa sta succedendo.”
Altri movimenti della bacchetta, un altro punto da fissare nel buio, illuminato da resinose torce, della stanza, le danzanti ombre gli ricordarono per un attimo le rappresentazioni medievali della Totentanz, la Danza della Morte. Gli parve adeguata al momento. Qualcosa balenò, come una scheggia nera nella notte. Solo per un istante, ma gli occhi del mago lo colsero e lo analizzarono come avrebbe fatto per una pozione di uno dei suoi allievi.
“Non sei nulla qui, sei solo un piccolo insetto che se vorrò, potrò schiacciare in ogni momento. Quando avrò finito con te, rimpiangerai il momento in cui hai deciso di venire qui. Dovevi rimanere nel tuo buco scuro, dovevi accontentarti di spaventare gli altri mentre nessuno crede davvero alla tua presenza.”
Severus mosse la bacchetta un'ultima volta, indirizzandola a braccio teso verso la sua destra e il suo incantesimo non verbale si compì.
Una sottile ragnatela di fili iridescenti si sparse dalla punta della sua bacchetta in ogni direzione, e in un attimo l'intera stanza fu trasformata in una versione magica della tana di Aragogh.
Un filo si mosse, una zanzara intrappolata si stava agitando tentando di liberarsi.
L'uomo si grattò il morso, che ormai si era gonfiato e arrossato, sull'avambraccio sinistro.
“Beccata.” sorrise soddisfatto.
 
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view post Posted on 1/5/2013, 15:44

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CITAZIONE (ellyson @ 1/5/2013, 14:37) 
Titolo: Il segno sul braccio

No, vabbè, ci sono arrivata solo alla penultima riga! :lol:
Carinissima, soprattutto per il bel gioco di significati e di luci ed ombre che racchiudono la stanza.
Ora ho un motivo in più per desiderare ardentemente una bacchetta magica anch'io. :P
 
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view post Posted on 2/5/2013, 09:39
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Autore/data: Alaide – 10-12 marzo 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-Shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Ogni volta sorrideva all’uomo, timidamente, con riconoscenza, con sollievo.
Gli sorrideva sempre.
Nota: La storia è il continuo di Solitudine
Parole: 982

Tetralogia
7. Seconda Giornata. Atto II. Lampi


I giorni si trascinavano lenti, alternando giorni illuminati da un timido sole e giorni in cui la pioggia scendeva violenta.
Per uno strano scherzo del destino pioveva sempre quando Judith si recava all’ospedale.
Ogni volta sorrideva all’uomo, timidamente, con riconoscenza, con sollievo.
Gli sorrideva sempre.
E Melusine si chiedeva cosa vedesse Judith in quell’uomo e nella sua solitudine.
Uno spirito affine, forse.
Una figura paterna.
Oppure v’era dell’altro che lei non riusciva ad afferrare?
Anche in quel momento, mentre sedeva nella stanza dell’ospedale, Judith sorrideva all’uomo ed il suo corpo appariva rilassato, quasi si sentisse al sicuro, protetta, forse.
«Che libri vuole che le porti la prossima settimana, signor Piton?» domandò Melusine.
Era diventata una domanda quasi rituale.
Ogni volta gli portava tre libri ed ogni volta gli chiedeva quali titoli, tra quelli presenti nell’inventario della biblioteca dell’orfanotrofio, volesse leggere.
Era l’unica conversazione che aveva con lui.
V’erano giorni in cui era tentata di fargli altre domande o di commentare uno dei titoli che anche lei aveva letto, ma non voleva invadere la riservatezza dell’uomo.
V’erano momenti in cui cercava di comprendere l’enigma celato dietro quegli occhi neri e quel volto pallido.
Aveva unicamente compreso che era un uomo colto.
Uno studioso, forse. Anche se non riusciva ad intuire di cosa si occupasse.
Di certo era interessato a romanzi che parlavano di colpa e rimorso.
Un lampo illuminò il cielo plumbeo, quando l’uomo le allungò il foglio con i titoli dei libri.
Judith si irrigidì leggermente, mentre osservava un nuovo lampo che pareva troppo simile alla luce della luna crescente che illuminava la stanza di mamma e papà la notte in cui erano stati uccisi.
Il sorriso le morì sulle labbra, ma non si mosse. Fissò gli occhi sull’uomo, quasi si aspettasse che lui dicesse o facesse qualcosa.
Un nuovo lampo rischiarò quel cupo pomeriggio, mentre la pioggia cadeva copiosa.
«Cantiamo in coro, all’orfanotrofio.» disse improvvisamente Judith, dicendosi che lì era al sicuro, che quella luce biancastra che illuminava di tanto in tanto la stanza non era la luce della luna, che nessuno sarebbe entrato. «E delle volte…»
La voce le morì in gola, quando la luce venne a mancare.
La stanza era quasi totalmente immersa nell’oscurità, rischiarata di tanto in tanto dai lampi.
Severus, sebbene la scorgesse appena, riusciva a percepire la paura della bambina. Ne intravedeva il corpo teso sulla sedia. E riusciva ad immaginare fin troppo bene che non era una semplice paura infantile.
Non v’era nulla di veramente infantile nel comportamento di quell’orfana.
Ogni volta che la vedeva, lo comprendeva pienamente.
Ogni volta che la vedeva, le sue mani gli parevano ancora più lorde di sangue.
Ogni volta che la vedeva, si chiedeva per quale motivo gli sorridesse sempre, un motivo che, lo sapeva, sfuggiva anche alla signorina Fairchild, che accompagnava sempre la bambina e rimaneva con loro silenziosa e discreta.
Ogni volta i sorrisi della bambina sembravano aumentare la distanza che c’era tra la sua anima annerita dal delitto e l’animo puro di Judith.
Erano sorrisi lievi che, ogni volta, si trasformavano in una pugnalata al cuore, in un aumento esponenziale del peso della sue colpe.
Quello che aveva compiuto, i delitti che aveva commesso, diventavano più netti, più evidenti ai suoi occhi.
Era come se i sorrisi della bambina gli gridassero le sue colpe.
I lampi continuavano a rischiarare la stanza, facendo rabbrividire Judith.
Sapeva che lì c’erano Melusine ed il signor Piton e che non poteva accaderle nulla.
Ma era comunque spaventata.
Melusine si alzò lentamente in piedi.
Sapeva che Judith era terrorizzata. Nei primi giorni del suo arrivo all’orfanotrofio, quando ancora non riusciva a parlare, era spaventata dal buio, dai lampi e dalla luce pallida della luna.
In quel momento avrebbe voluto dire qualcosa, ma le parole che aveva sulle labbra le sembravano inutili e sciocche.
Fece per avvicinarsi a Judith, ma si bloccò di colpo.
La bambina si alzò in piedi di scatto e, senza dire una parola, si avvicinò all’uomo.
Un lampo illuminò la stanza, quando Judith, come avrebbe fatto una figlia con il proprio padre, si sedette sulle ginocchia di Severus, abbracciandolo in cerca di conforto.
La bambina colse l’uomo di sorpresa, facendogli percepire in maniera terribile quanto le sue colpe avrebbe dovuto rendere impossibile un gesto del genere.
Era un assassino e nessun bambino avrebbe dovuto cercare conforto da lui.
Non da lui che aveva le mani sporche del sangue di troppi innocenti.
Non da lui che non avrebbe mai trovato il perdono.
Un altro lampo illuminò la stanza.
Severus cercò lo sguardo della signorina Fairchild e notò, nel lucore rapido, che stava sorridendo.
Un sorriso dolce e gentile, che parve aumentare di intensità quando notò che la stava osservando.
Quella giovane non avrebbe dovuto sorridergli in quel modo e la bambina non avrebbe dovuto cercare conforto in lui.
Quel sorriso e quell’abbraccio gli fecero sentire tutto il peso delle sue colpe.
Avrebbe dovuto scacciare la bambina, allontanare da lui la donna, ma non lo fece.
Forse fu perché nessuno aveva mai cercato realmente conforto in lui. Nessuno gli aveva mai sorriso in quel modo.
Forse in quella bambina esisteva una speranza di perdono.
O semplicemente v’era la consapevolezza che né la bambina, né la signorina Fairchild gli chiedevano nulla in cambio.
Eppure non poté far altro che sentire amarezza, l’amarezza insita nella solitudine di una bambina che cercava conforto da lui.
Dall’assassino.
Eppure, per un attimo, gli parve che ci fosse qualcosa di stranamente confortante nella presenza di quella bambina. V’era la sensazione di quello che avrebbe potuto essere se egli non avesse compiuto quella scelta tremenda.
Tutto avrebbe potuto essere diverso.
E quel pensiero non fece che rendere le sue colpe un fardello immenso che gravava sulle sue spalle pronto a sommergerlo.
La luce ritornò all’improvviso, rischiarando freddamente la stanza.
Melusine Fairchild gli stava ancora sorridendo gentile.
Un sorriso che aumentò il peso che soffocava la sua anima.
 
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view post Posted on 2/5/2013, 12:01
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I ♥ Severus


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Prenotazioni per la 17a settimana di Sorrisi per Severus:

Venerdì 3:Monica (15)
Sabato 4:Ida (17)
Domenica 5: Monica (16)
Lunedì 6: Chiara
Martedì 7: .......

Martedì è ancora libero...



Edited by Ida59 - 2/5/2013, 21:55
 
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kijoka
view post Posted on 3/5/2013, 20:44




Nr. 15
Autore/data: Kijoka – 28 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: Flash fic
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: Malandrini
Avvertimenti: Missing moment
Riassunto: Pensieri liberi in una notte tanto attesa.
Parole/pagine: 491/1.

La stanza verde

Il camino scoppietta spandendo tutto attorno un piacevole tepore.
Sembra esserne contento: effettivamente nei sotterranei l'umidità è sensibilmente più pungente.
La stanza è enorme, piena di arredi antichi e preziosi, ben diversa da quanto fosse abituato.
La luce verdastra da una strana consistenza alle cose e rende tutto quasi irreale.
Ancora è un sogno quello di essere qui, al castello, nel posto di cui ha fantasticato per mesi, forse per anni.
Lo sguardo sembra non riuscire a staccarsi dagli elaborati arazzi che tappezzano le pareti, dai colori della casa cui è stato assegnato: Serpeverde.
Ne è estremamente felice: appartenere alla stretta cerchia di chi sa usare bene il cervello era ciò che aveva sempre desiderato! In fondo si sente di appartenervi in modo totale. Sa di avere una dote importante: un'intelligenza arguta e pronta che lo pone spesso un passo avanti agli altri. Stare qui lo fa sentire un po' speciale.
Il visetto magro è però atteggiato ad una strana espressione.
Potrebbe essere delusione, tristezza oppure semplicemente timore reverenziale di questo luogo antico.
L'impressione è che si senta spaesato, ma la verità è che si sente semplicemente solo.
Nei suoi pensieri quella prima notte era trascorsa tante volte, ma in modo totalmente diverso.
Ora era arrivata, finalmente si trova al castello, ma deve trascorrere questa prima, sospirata notte senza di lei.
Comprende appieno, ora, che dovrà cavarsela, senza alcuna persona amica a dargli sostegno.
Lily fa parte di un’altra casa e non potrà essergli vicina, né condividere i momenti che passerà in questa stanza, che spera saranno piacevoli e infiniti.
La sensazione è quella di essere davvero e completamente solo.
Non che questo lo spaventi molto, in fondo sono anni che deve arrangiarsi a vivere. Almeno non dovrà più sentire i litigi nel piano inferiore..
Abbassa lo sguardo dagli stendardi verde e argento e si rende conto che nella lunga e bassa stanza non c'è più nessuno.
E' naturale che tutti si siano già rifugiati tra le coperte, esausti dopo una giornata piena di emozioni.
Anche per il piccolo Severus è stata una giornata importante, ma, nonostante la stanchezza, il sonno non arriva.
Sprofonda in una vecchia poltrona di cuoio scuro, vicino alle fiamme scoppiettanti. Resta immobile, pensieroso.
Non è stato per niente facile guardarla andarsi a sedere a quel tavolo, vicino agli stessi ragazzi che lo prendevano in giro sul treno.
Eppure Lily ha voltato loro le spalle. Non solo, poco prima che i gruppi si riunissero per andare nelle proprie sale comuni aveva cercato il suo sguardo.
Era come se l'avesse salutato, augurandogli una buonanotte.
Anche se non erano insieme in fondo aveva pensato a lui, l'aveva cercato e con lo sguardo verde smeraldo, scintillante di gioia e speranza, lo aveva accarezzato. E' ancora sua amica, lo sarà per sempre.
Un lieve sorriso si disegna sulle labbra sottili.
Il focolare riscalda il suo corpo, quella certezza sostiene il suo cuore.
Hogwarts è una vera casa, tutto sarà diverso qui!
 
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view post Posted on 4/5/2013, 17:59

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Prenotazioni per la 17a settimana di Sorrisi per Severus:

Sabato 4:Ida (17)
Domenica 5: Monica (16)
Lunedì 6: Chiara
Martedì 7: kià


Prenotazioni per la 18a settimana di Sorrisi per Severus:
Mercoledì 8: Ida/Leonora (18)
Giovedì 9: Ida/Leonora (18)
Venerdì 10:
Sabato 11:
Domenica 12:
Lunedì 13:
Martedì 14:

 
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view post Posted on 4/5/2013, 19:38
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Titolo: Occlumanzia
Autore/data: Ida59 – 21 gennaio/ 3 febbraio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, romantico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Sorrisi, sussurri, brividi e pensieri impresentabili. È il seguito di “Sorriso”.
Parole/pagine: 521/2.



Occlumanzia



Nonostante il sole di luglio scaldasse più che a sufficienza la stanza del San Mungo in cui Severus era ricoverato da oltre due mesi, il mago aveva dannatamente bisogno di quel copriletto dalla spessa consistenza… ed Elyn ne aveva perfettamente compreso la ragione.
Era per quello che lo aveva definito umano.
A dire il vero, la Guaritrice aveva precisato adorabilmente umano, e lo aveva sussurrato con infinita dolcezza, ripetendo anche il suo nome, come sempre.
E di quella sua umanità, soprattutto, Elyn era stata felice.
Severus sorrise con indulgente imbarazzo a quel se stesso così fragilmente umano con il quale era obbligato a venire a patti.
Del resto, non aveva altra scelta: non poteva certo correre rischi.
Aveva l’assoluta necessità di indumenti intimi per contenere e nascondere gli incontrollabili impulsi del suo corpo che, con assurda prepotenza, non solo voleva risvegliarsi del tutto, ma anche conquistare quella pienezza di vita che mai aveva avuto prima.
Tutta colpa di quel brivido che sempre provava quando Elyn entrava nella stanza.
Un indubbio brivido di piacere che si acuiva quando gli sorrideva e pronunciava il suo nome in quel dolce sussurro che il mago sapeva essere colmo d’amore, mentre le iridi nocciola brillavano riflettendosi nel cristallo nero del suo sguardo.
Aveva dovuto usare di nuovo l’Occlumanzia, proprio come con Voldemort, anche se adesso il motivo era molto diverso: ancora non poteva parlare e quindi Elyn doveva per forza avere acceso alla sua mente per comprenderne i pensieri, ma era decisamente meglio che certi suoi pensieri rimanessero rigorosamente privati.
Pensieri impresentabili, che di sicuro Elyn avrebbe considerato irrispettosi nei riguardi della propria persona. Pensieri che Severus stesso non capiva come potessero mai formarsi nella sua mente. E continuare a ripetersi ossessivi e impudenti. Era quando Elyn si avvicinava troppo, si sedeva sul letto e gli sfiorava le labbra con una lieve carezza.
Severus lo faceva apposta.
Sapeva che quel particolare sorriso regalato alla maga, e da lei così gradito – sì, aveva visto quel gradimento nella mente di Elyn - sarebbe stato premiato con quel dolce sfioramento, e poi il suo nome di nuovo sussurrato con intensità d’amore.
Così il mago lasciava accedere Elyn alla confusione imbizzarrita dei suoi pensieri, solo negandole quelli di cui più si vergognava.
Povera Elyn! Come avrebbe potuto comprendere i sentimenti che il mago provava, quando lui stesso non era capace di districarsi del tutto dai fantasmi del passato che ogni tanto ancora si intromettevano nella luce del presente gettandovi ombre scure?
La Guaritrice, che con la propria devota ostinazione gli aveva salvato la vita, conosceva tutto del suo passato: lo aveva letto nei suoi occhi neri, spalancati senza alcuna protezione nel delirio febbrile causato dal quasi letale attacco di Nagini. Elyn aveva visto le sue orrende colpe e vissuto i suoi strazianti rimorsi; aveva compreso così a fondo i suoi sentimenti ed emozioni da essersi perfino innamorata di lui ed avergli concesso l’inestimabile perdono che Severus ancora considerava immeritato, così come il suo amore, dichiarato dalla maga quando ancora lo credeva addormentato e senza coscienza.
Elyn conosceva tutto del suo passato, ma cosa aveva capito della confusione del suo presente?

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 13:14
 
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view post Posted on 4/5/2013, 22:10

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Ohibò, abbiamo una dichiarazione d'amore che di fatto non è tale perchè lui non sembrava essere cosciente?
Oh... ma allora vorrà dire che ce ne sarà anche un'altra, no?
L'ultima domanda retorica è una chicca, ora rimaniamo in attesa assieme a Severus. :)
 
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kijoka
view post Posted on 5/5/2013, 15:40




nr.16

Autore/data: Kijoka – 25 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere:Introspettivo
Personaggi: Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: Malandrini
Avvertimenti: Missing Moment
Riassunto: E' tutto più facile con il senno di poi.
Parole/pagine: 918/2.

Consapevolezza

Il miscuglio colorato sobbolle appena mentre tenti di abbassare la fiamma.
Era tutto quello che necessitava, ma in pochi ci stavano pensando.
Tu sei tu l'unico che lo stia già facendo.
Perché sembra essere così difficile per tutti gli altri ciò che per te è solo naturale?
Te lo chiedi quasi inconsciamente mentre, con l'ultima rimestata a sinistra, la pozione diventava completamente trasparente, sancendo la fine della prova.
Cerchi di travasare la pozione nella piccola ampolla senza sprecarne nemmeno una goccia quando lo sguardo si alza, quasi richiamato dall'altra parte della stanza, da dove seguono la lezione i Grifondoro.
Gli occhi di smeraldo ti stanno fissando.
Il viso roseo ti osserva assorto e, d'un tratto, s’illumina in un sorriso di smagliante orgoglio.
Ora sai cosa significa essere bravo in qualcosa. Ora hai fiducia nelle tue capacità, che non ti deludono quasi mai.
Rispondi titubante a quell’aperta manifestazione di confidenza.
Sai che chi non ti ama potrebbe fraintendere e non vuoi metterla nei guai: forse, se non se ne accorgono, potranno perfino pensare che quel sorriso non sia dedicato a te.
Ma lo sguardo verde è fisso nel tuo: non puoi sbagliarti.
Nonostante l'imbarazzato nervosismo finisci di riempire il piccolo contenitore senza sprecare il prezioso liquido.
Il cuore ti scoppia in petto.
Tra poco guadagnerai altri venti punti per Serpeverde, come l'ultima volta.
Anzi, oggi forse puoi sperare in qualcosa di più, perché la pozione era veramente difficile.
Tutti gli altri erano in difficoltà, ma non tu! Ogni volta si compie lo stesso miracolo: le tue mani lavorano senza indugio e la mente conosce in anticipo le mosse da fare.
Hai una speciale predisposizione per indovinare le esatte composizioni e l'essenza delle erbe, sai miscelare le sostanze nel modo giusto, come guidato da una mano invisibile. Sei in grado di riconoscere le proprietà delle piante e ne conservi un ricordo indelebile.
Che tuo padre avesse dunque ragione e tu abbia ereditato questo dono da suo padre, tuo nonno? Quel nonno al quale piaceva farti imparare i nomi delle piante che crescevano in giardino e mostrarti le loro speciali proprietà.
Difficile sapere, però questa è la materia in cui sai rivelare il vero te stesso.
Anche se non è la sola.
Senti la magia scorrere potente nelle vene e, senza rendertene conto, non sei mai sazio di apprendere nuovi incantesimi, di affinare nuove tecniche per piegare al tuo volere ciò che la natura ti offre.
Hai bisogno di conoscere e per ogni risposta trovi sempre una nuova domanda.
Sei sempre stato curioso, ma sapere di possedere doti speciali ti spinge a voler ancora di più.
Alla ricerca di ciò che è sconosciuto, vivi giorno per giorno, con l'impazienza della gioventù e l'insicurezza dell'infanzia.
Eppure senti di essere finalmente al posto giusto e nessuno ti farà tornare indietro!
Ti siedi al tuo poso in attesa di essere chiamato, ma pregusti con impazienza i compiti del tardo pomeriggio.
Da quando studiare è diventato così importante?
Inutile mentire a se stessi, non è solo lo studio!
E' stare vicino a lei.
Sempre gentile, sempre attenta a ciò che dici, sempre così morbida e profumata la sua pelle...
Come riesce ancora a starti vicino, quando nessuno sembra accorgersi di te, se non per prenderti in giro o farti vittima di qualche scherzo?
Per lei non è la stessa cosa, ma sembra esserti davvero affezionata...
Una cocente stilettata ti attraversa il cuore.
Sì, per lei sembra non ci sia niente altro che affetto, ma per te è diverso, tu...
Tu ci pensi da così tanto ormai!
Torni a guardarla.
Ormai è attenta alle parole dell'insegnate, mentre tu sei già proiettato nel futuro: seduto accanto a lei al tavolo della biblioteca.
Quanta innocenza c'era nel tuo cuore Severus, a quel tempo?
La forza dei tuoi sentimenti sembra quasi tracimare dalle immagini dei ricordi.
Possibile che non sia stata in grado di rendersi conto dei tuoi sentimenti?
Forse semplicemente non aveva alcuna coscienza di quel che ti si agitava dentro: sei sempre stato molto bravo nel nascondere le tue emozioni.
Ma, rivedendo nel passato i tuoi sguardi, è così difficile equivocare...
Il merito è tutto dell'età e dell'esperienza.
In fondo è più facile valutare ogni situazione con il senno di poi.

Cerco di aprire gli occhi.
Socchiudo appena le palpebre. E' giorno?
La luce artificiale è spenta e dalla finestra filtra solo il pulviscolo del tramonto.
Verde.
I rami frondosi dell'albero qui fuori danzano leggeri alla brezza serale.
Voci lontane, qualcuno che parla.
Voci dal passato e dal presente.
Sembrano discutere.
Una donna... un ragazzo...
Conosco questa voce! Dove l'ho sentita, dove...
D'improvviso le tende vengono tirate e cala il buio.
Chiudo piano gli occhi e una strana pace mi avvolge dolcemente.
Il veleno scorre ancora potente dentro di me, lo sento. La ferita sanguina ancora: mi cambiano spesso le bende che mi stringono il collo. Eppure, non so come, non sento più dolore.
E' magia, ne sono sicuro, anche se non riesco a spiegarmi il motivo di questa premura.
Ora, semplicemente, il mio corpo sembra avere vita propria: sa quando dormire e quando svegliarsi, ma non riesco a imporgli di muovere alcun muscolo.
Un respiro dolce mi vola sul viso.
Ancora le mani, fresche e gentili, che mi inumidiscono le labbra.
Sembrano strappar via la sete e donarmi una splendida sensazione di freschezza.
Sono stanco.
Non riesco a stare sveglio per più di pochi secondi, e poi... poi voglio tornare da lei, a Hogwarts, quando i sogni erano sogni e il futuro ancora tutto da vivere.




Se fosse possibile mi prenoterei io per domenica 12.05, con la mia storia nr.17.
Ki

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 13:14
 
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view post Posted on 5/5/2013, 23:14

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Prenotazioni per la 17a settimana di Sorrisi per Severus:

Lunedì 6: Chiara
Martedì 7: kià

***

Prenotazioni per la 18a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 8: Ida/Leonora (18)
Giovedì 9: Ida/Leonora (18)
Venerdì 10: Ida (haiku)
Sabato 11:
Domenica 12: kijoca (17)
Lunedì 13:
Martedì 14:



Edited by Ida59 - 6/5/2013, 17:42
 
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view post Posted on 6/5/2013, 15:51
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Una giornata uggiosa – Risveglio – 2

Chi ha letto Expecto Patronum e Nevischio troverà facilmente alcuni riferimenti.
( la beta è pingui79)

La vita non ti dà le persone che vuoi;
lei ti dà le persone di cui hai bisogno…
per aiutarti, per ferirti, per lasciarti, per amarti e
per farti diventare la persona che eri destinato ad essere.
(Anonimo)





Immerso nel buio, ascolto il silenzio che mi circonda.
Dove sono?
Forse sto sognando.
Una voce nella mia testa mi ripete tenacemente “stai sognando!”.
Lampi verdi nel silenzio rompono l’oscurità attorno a me.
Sto sognando. Deve essere così.
Fa’ che io stia sognando e che questo non sia vero, ti prego!

Un tocco leggero e delicato e la coscienza si ridesta quasi incredula.
C’è tanta pace intorno a me, e calma.
Niente lampi verdi, né inquietante oscurità.
Era solo un incubo.
Orribile, ma non più reale, appartiene al passato.
Sospiro di sollievo.
Ad occhi chiusi percepisco un fruscio di lenzuola, sento un corpo accanto al mio.
Non mi muovo, sospiro ancora e mi abbandono a questo incanto reale e dolce.
Hermione.
L’ho vista crescere, farsi donna: a lungo mi sono rifiutato di accettare la verità, questa verità. Ho detto no all’amore, no alla speranza, le ho chiuso la porta in faccia, letteralmente, per non vederla più, per non dubitare di me stesso.
Fino a quella notte, sulla torre di astronomia.
Tornarci ogni sera per pagare il prezzo di una colpa impagabile mi sembrava il minimo e sollevare gli occhi verso il cielo stellato è stato solo un attimo di cedimento.
Quando il cuore batteva più forte e chiedeva aiuto alla sua buona stella, è stato allora che ho lanciato il mio Patronus ed era il tuo, Hermione, una lontra.
C’eri tu lì con me.
Non c’era più la piccola cerva, lei galoppava ormai lontana, nel fondo dell’oceano dei ricordi; invece la lontra è volata via, potente e viva, dalla mia bacchetta. È scivolata silenziosa ed argentea verso l’alto, verso il cielo.
Mi ha guardato un attimo prima di guizzare lontano elegante e gentile e finalmente ho capito.
Era stata una fatica inutile soffocare ed eludere i sentimenti.
Ho provato a far finta di niente, a sottrarmi alle emozioni nascenti, ma non è servito.
Era lì il segno evidente della mia sconfitta… o piuttosto della mia vittoria?
Ed è stato allora che ho sorriso, gettando via l’ultima maschera.
Amo Hermione, non posso perderla, non posso sfuggire l’amore anche questa volta.
E sono corso da lei come un ragazzino impaurito.
Impaurito, sì, perché avevo paura di essere respinto ancora una volta, come è stato sempre nella mia vita: rifiutato da mio padre, escluso dalle amicizie, scacciato dall’unica da cui pensavo di essere compreso e amato, a cui mi ero aggrappato: Lily.
Esiliato dal mondo intero.
Sempre.
Invece lei sembrava aspettarmi, era lì, davanti alla porta di casa sua e cercava le chiavi.
Ha cominciato a nevicare ed è stato allora che l’ho tenuta stretta, ancora più stretta, per paura che mi sfuggisse.
La verità, quella più vera, è che in tutti questi anni ho avvertito la solitudine, la stanchezza della solitudine, l’amarezza della solitudine.
La ragione è un ostacolo potente quando sei troppo abituato ad essa ed io ho seguito solo la razionalità, per non farmi raggiungere dai sentimenti di nessuno. Forse solo Albus o Minerva sono stati in grado di avvicinarmi.
A volte, però, non sempre.
Non potevo permetterlo.
Sono andato lontano – troppo lontano – fino alla morte e ritorno, finché non ho scelto di vivere, finché non ho scelto di sciogliermi tra le braccia di lei.
L’unico posto in cui voglio perdermi in questa vita.
Ci siamo amati per la prima volta in questa casa, in questo luogo abbandonato.
E’ stato come se queste pareti volessero ripagarmi di tutto il male che ho vissuto tra loro.
Hermione mi ha donato la sua innocenza, l’ha donata a me che di innocente non ho nulla. E se anche mai lo avessi avuto, l’ho perduto tanto tempo fa. Per questo ho sempre pensato di meritare solo disprezzo e disgusto.
Ma Hermione mi ha donato tutta se stessa, pur conoscendo la mia storia e la mia vita. Solo con lei posso mostrarmi per quello che realmente sono, senza dover nascondere il passato.
Con lei ho assaporato la gioia più grande: essere accettato e amato.
Io, proprio io – Severus Piton – sono stato il suo primo uomo.
Persino il mio nome ripetuto dalle sue labbra ha un suono diverso – musicale – e che mi fa tremare di una felicità che non ho mai conosciuto.
Ora la casa è di nuovo silenziosa: lei se n’è andata.
Sento già la sua mancanza.
Severus, non ti riconosco più!
Apro gli occhi e lo sguardo attraversa queste vecchie travi che sorreggono il soffitto e che mi hanno visto ragazzo. La mente vola oltre il cielo, oltre le nuvole e tocca il domani e la speranza, quella che gonfia il cuore e rende felici: forse il mio sogno è questo e tra poco mi sveglierò nell’incubo.
Ripenso a quanto tempo ho vissuto un respiro dopo l’altro, sperimentando la fatica di sopravvivermi e sperando che il sole non si levasse ancora su un altro giorno.
Non puoi sapere, ragazzina, quante volte ho stretto in mano la fiala che conteneva un liquido lucente. Io stesso l’avevo distillato: era il fluido dell’oblio e della conclusione di ogni battaglia.
Non l’ho mai bevuto, non sono un codardo. Però mi piaceva sapere di poter contare su una via d’uscita.
Ma ora tutto è diverso, tutto è cambiato.
Decido di alzarmi. Voglio toccare la realtà, assaporarla, assicurarmi che sia vera.
Passo davanti allo specchio e mi fermo a guardare la mia immagine: la barba lunga, gli occhi cerchiati, i lunghi capelli neri e le rughe intorno agli occhi, il naso imponente. Dimostro tutta la mia età, forse di più.
La piega amara ai lati delle labbra mi fa abbozzare un sorriso per nasconderla: ora ne sono di nuovo capace. Per anni ho tenuto le labbra serrate e atteggiate a scherno o disgusto, labbra sottili in un volto di pietra: ecco cosa ho mostrato di me. C’era poco di cui potessi sorridere e io non mi concedevo neanche quelle poche occasioni, arroccato nella mia immobile freddezza, nel mio altero e gelido disprezzo per il mondo, per la gioia, per la speranza, in un continuo e incessante no alla vita.
Che cosa diavolo hai trovato in me, Hermione?
Però sorrido ancora.
Sorrido e scendo le scale.
Mi guardo intorno quasi stupito.
La polvere è sparita: anni ed anni di vecchia polvere se ne sono andati.
I miei libri, la cucina, il salotto, sembrano diversi – nuovi – oppure sono io che li guardo con occhi differenti? Forse è perché lei è stata qui, li ha abitati, anche se per poco, li ha sfiorati ed ha avuto la cura di togliere la polvere.
Come ha fatto con me.
Ne saresti felice mamma. Saresti contenta di Hermione.
Sul tavolo un foglio di pergamena strappato aspetta di essere letto: è un messaggio di Minerva.
Maledizione… Potter!
Ancora ed ancora lui.
Quante cose adesso dovrò spiegare e chiarire?
La scrittura di Hermione segue la nota di Minerva.

“Ciao professore, sei già pronto per tornare a tormentare i tuoi studenti?
Ti lascio in consegna il mio cuore, conservalo insieme con il tuo.
Saluta Minerva per me e non arrabbiarti con Harry (ti conosco), il nostro segreto non valeva la pena di essere serbato, o no?
La tua fama di spia doppiogiochista è comunque salva.
Ti aspetto, sono qui solo e sempre per te.
H.
p.s. sabato sono libera.”


Mentre sollevo lentamente gli occhi dal foglio il mio cuore batte più rapido, nella mente compare l’immagine di due occhi nocciola e sulle labbra sento il sapore di un bacio dolce e desiderato.
Un sorriso ironico e soddisfatto attraversa il mio viso pensando a Minerva, mi starà aspettando per assillarmi di domande. E questo sabato dovrà trovare un altro accompagnatore per le teste di legno che andranno ad Hogsmeade.
Indosso il mantello, chiudo la porta dietro di me e la sigillo con incantesimi.
Ricompongo il volto alla consueta impassibilità e mi smaterializzo.
Ma dentro di me rido e rido ancora.

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