Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 9/1/2014, 23:46
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Gli voglio bene per questo, perchè quando sono stanca e mi sento sola lui c'è sempre, la sua voce c'è, i suoi occhi bellissimi, la sua presenza confortante è una cosa che non abbandona mai, anche nei momenti più brutti. Basta chiudere gli occhi, rannicchiarsi a palletta, e rifugiarsi per qualche attimo nei propri sogni, dove l'oscurità non è mai stata così confortante.

Grazie di tutto, Professore, e ancora tanti, sereni, auguri da una grande, piccola frana.

Chiudere gli occhi e rannicchiarsi a palletta è la cosa più bella che potevi dire, mi ha fatto pensare alla dolcezza dei cagnolini che cercano conforto in quel modo, anche noi grandi e piccole "frane" ne abbiamo un gran bisogno, tutte.
Ciao sognatrice. :wub:
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 10/1/2014, 00:04




CITAZIONE (chiara53 @ 9/1/2014, 23:46) 
CITAZIONE
Gli voglio bene per questo, perchè quando sono stanca e mi sento sola lui c'è sempre, la sua voce c'è, i suoi occhi bellissimi, la sua presenza confortante è una cosa che non abbandona mai, anche nei momenti più brutti. Basta chiudere gli occhi, rannicchiarsi a palletta, e rifugiarsi per qualche attimo nei propri sogni, dove l'oscurità non è mai stata così confortante.

Grazie di tutto, Professore, e ancora tanti, sereni, auguri da una grande, piccola frana.

Chiudere gli occhi e rannicchiarsi a palletta è la cosa più bella che potevi dire, mi ha fatto pensare alla dolcezza dei cagnolini che cercano conforto in quel modo, anche noi grandi e piccole "frane" ne abbiamo un gran bisogno, tutte.
Ciao sognatrice. :wub:

:wub:
:blush: Eh bè, a volte non c'è proprio altro da fare.
 
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view post Posted on 19/1/2014, 19:13
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Ehm, dunque, avrei una domanda: siccome sono una "sorrisitrice" alquanto bislacca e ho lasciato i miei sorrisi poco sorrisi piuttosto incompiuti, mi chiedevo se gli ultimi due capitoli della storia li devo comunque mettere qui o vado direttamente di pubblicazione (andrò, visto che non ne ho mandato neppure uno XD)? :woot:
Lo so, sono domande esistenziali alquanto idiote, ma necessarie XD
 
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view post Posted on 19/1/2014, 22:03
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I ♥ Severus


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Considerato che i tuoi sorrisi sono rimasti incompiuti, come eccezione puoi continuare a inserire qui i sorrisi mancanti, Ania. :)
E poi mandare tutto quanto a MSStorie, naturalmente! ;)

Riassumendo.


Mandate le vostre storie (singole, in raccolte o quali long-fic) a Magie Sinister Storie non appena vi sarà possibile!


Il gioco sui Sorrisi rimane aperto.


Da questo momento, però, valgono le normali regole del forum sulla pubblicazione delle fiction.
Non è più accettato l'inserimento di nuove storie che devono essere preventivamente inviate a MSStorie e poi va inserito qui il relativo link.
Potete invece liberamente pubblicare singoli brani delle vostre storie (anche già edite) relativi ai sorrisi di Severus o a lui dedicati... e se sono sorrisi felici è meglio! ;) :lovelove:
Potete invece pubblicare direttamente nella discussione haiku, tanka e brevi poesie (meno di 15 versi).


Edited by Ida59 - 25/5/2015, 13:43
 
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view post Posted on 19/1/2014, 22:13
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CITAZIONE (Ida59 @ 19/1/2014, 22:03) 
Considerato che i tuoi sorrisi sono rimasti incompiuti, come eccezione puoi continuare a inserire qui i sorrisi mancanti, Ania. :)
E poi mandare tutto quanto a MSStorie, naturalmente! ;)

Grazie mille, Ida, ho chiesto per essere sicura, tanto sono solamente due storie e basta ^_^
Poi mando tutto ;)


Edited by Ida59 - 25/5/2015, 13:44
 
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view post Posted on 19/1/2014, 23:15
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Visto che mi è stato concesso di poter finire la mia storia, mi spiccio subito pubblicando il penultimo capitolo, così poi c'è l'ultimo e ho chiuso e seguirò le regole come tutti :D

Titolo: 13. Verrò a salvarti
Autore/data: Severus_Ikari /marzo 2013 (ampliata a gennaio 2014)
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico
Personaggi: Severus Snape, Hermione Granger, Personaggio Originale (giusto per poco)
Pairing: Hermione/Severus
Epoca: 7 anni dopo la fine della II Guerra Magica
Avvertimenti: AU
Riassunto: “È inutile che menti a te stesso, Severus, tu la ami, e non hai mai smesso.
Salvala. Salvala da se stessa e riportala da te, riportala a casa, stretta tra le tue braccia.
Torna a casa con lei."

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti.
La trama di questa storia è invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Nota 1: Questa è la tredicesima storia di “Un anno per amare” (ricordo che prima si intitolava “È sufficiente un anno per innamorarsi?”) ed è il seguito di "Voci perse nell'Est".
Ricordo sempre che queste storie non sono nate per questo gioco, ma sono state adattate in quanto comunque contenevano dei sorrisi ;D
Nota 2: La leggenda narrata nella prima parte della storia, è una leggenda reale del mio paese e si riferisce ai fantasmi dell'esercito di Federico Barbarossa che perirono sotto i colpi del forte esercito papale nel 1159.
Parole/pagine: 3025/6



Un anno per amare

13 - Verrò a salvarti



23 dicembre 2005



L'ampia radura era silenziosa e deserta, doveva essere così da secoli, nonostante il presente aveva cancellato anni di superstizioni, la paura ancora aleggiava come la nebbia fitta d'inverno, come gli spettri della leggenda che ogni notte tornavano a popolare il terreno sul quale avevano versato il loro sangue.
Alla luce del sole, il paesaggio non era così spettrale, ma l'ombra stava iniziando pian piano a coprire ogni cosa e ad allungare i rami della foresta lungo la terra umida.
Non era il clima ideale per l'attesa, ma la strega non aveva altra scelta che stare lì ed aspettare che il passaggio a quel piccolo villaggio di maghi si aprisse, e mancava ancora qualche ora al buio più completo, e non le rimaneva da fare nient'altro che starsene lì, appoggiata ad un albero, a pensare a cosa avrebbe fatto una volta varcato quell'ingresso.

Aveva impiegato più tempo del previsto a raggiungere quella rupe tufacea dalla quale poteva vedere ogni cosa, i problemi con la lingua gli erano costati inutili lungaggini di cui avrebbe fatto volentieri a meno, ma non aveva la benché minima idea di com'era quella parte d'Italia in cui era dovuto andare, e gli era stato necessario chiedere informazioni.
Se avessero ancora parlato latino, non avrebbe di certo avuto problemi.
Nonostante gli abiti Trasfigurati, aveva ricevuto ben più di un'occhiata di gelo, forse perché risultava comunque strano agli occhi estranei e la naturale ritrosia di quel posto, rendeva difficile fidarsi di chiunque non fosse nato lì o vi abitasse da anni.
Da lassù vedeva tutto intorno, ma non riusciva a scorgere ciò che realmente gli interessava e stava iniziando a perdere la pazienza, quando una strana nebbia si addensò con estrema lentezza lungo tutta la valle, in uno strano colore che dal bianco pian piano sfumava nel rosa per condensarsi in un rosso che però era strano, familiare, come l'odore che s’innalzava nell'aria.

Quando la strega alzò gli occhi da terra, lo spettacolo che le si presentò davanti era terrificante e le gelò il sangue che il lungo mantello aveva mantenuto caldo fino ad allora, era una strana nebbia quella che si stava addensando in forme che assumevano l'aspetto di una moltitudine di uomini, uomini armati, fantasmi che si muovevano come se stessero in battaglia.
La strega non riuscì a trattenere un'espressione di puro terrore sul viso, ma si fece forza, d'altronde, benché fosse ancora giovane, nella sua vita aveva visto cose ben peggiori e, in fondo, era cresciuta con fantasmi che sfrecciavano in ogni angolo del Castello.
Corse attraverso quella folla incorporea, ed era come attraversare una coltre gelida, ma ciò che più la lasciò senza fiato, fu la sensazione di poggiare i piedi su qualcosa di viscosa, dal caratteristico aroma di ferro: non c'era alcun dubbio, quello era veramente sangue e colorava la radura che si allungava sotto i suoi piedi.
Ad un tratto le vide, quelle mura diroccate che si estendevano a protezione di un pesante portone di quercia sbarrato magicamente, quell'entrata che aspettava di vedere dalla mattina, da quando un mago che aveva incontrato per caso poco lontano dal villaggio, le aveva detto di aver visto quella strega varcare proprio quel portone un istante prima di lui.

Il terreno si era coperto completamente di rosso, mentre quelle anime si lanciavano contro un nemico immaginario, facendo echeggiare un grido di battaglia che si spargeva nell'aria in nient'altro che silenzi spaventosi; poi, ad un tratto, vide un'ombra squarciare quel bianco e correre su quel velluto porpora verso un portone che era apparso all'improvviso.
In un istante il suo corpo iniziò a scomporsi in spire di fumo denso che lente si librarono in aria finché, con un'improvvisa sferzata, si gettarono verso quelle mura, roteando intorno ad un invisibile asse.
Quella sua abilità faceva parte di un oscuro passato che aveva creduto di aver relegato in una parte nascosta del suo essere, invece era bastato un attimo e tutto era tornato a galla, era bastato leggere quella lettera e vedere Minerva in quelle condizioni, per far crollare di nuovo tutto.
Eppure non tutto è perduto.
Sei qui per salvarla. Sei qui per salvarti.

Entrò nel villaggio mentre l'aria fredda di dicembre s’insinuava tra le pieghe del suo mantello, che in un attimo si avvolse intorno al suo corpo, creando una sorta di guscio protettivo da quel gelo che colpiva le stradine addobbate per il Natale.
Era uscito di corsa da quel locale con Harry, senza pensieri, voleva soltanto prendere quella donna, guardarla negli occhi, guardare la strega che aveva tentato di uccidere Minerva McGonagall, la madre che c'era sempre stata per lui, anche quando l'odio aveva preso il sopravvento sull'affetto.
Non appena Harry aveva pronunciato quel nome, si era trasformato nel suo principale desiderio, e l'avrebbe persino uccisa per ciò che aveva compiuto, ma aveva fatto una promessa al giovane Potter e lui non era uomo che veniva meno alla sua stessa parola.
Eppure c'era qualcos'altro dentro di lui, una sensazione che conosceva, ma aveva timore di figurarsela nella testa, perché in quei giorni aveva cercato con tutto se stesso di ricacciare dentro quei sentimenti.
Essi, però, erano ancora lì, ed era bastato il suo nome, il ricordo del suo sorriso, del suo profumo, di lei, per far cedere ogni suo rigoroso sforzo, era del tutto inutile fingere che non fosse nulla per lui, si prendeva solamente in giro.
È inutile che menti a te stesso, Severus, tu la ami, e non hai mai smesso.
Salvala. Salvala da se stessa e riportala da te, riportala a casa, stretta tra le tue braccia.
Torna a casa con lei.

Affrettò il passo tra la folla con il solo desiderio, adesso, di trovare Hermione.

***



Finalmente l’aveva trovata.
Se ne stava lì, sorridente in compagnia di due maghi, con l’aria di chi sa di aver commesso qualcosa di malvagio, eppure si sente innocente e intoccabile, come se mai nessuno sarebbe stato in grado di scoprirla.
E persino lei aveva creduto che non sarebbe mai riuscita a trovarla, tantomeno a fargliela pagare, perché le sue intenzioni erano proprio quelle di vederla soffrire, poco importava delle conseguenze che avrebbero prodotto i suoi gesti.
Ormai si sentiva come se non avesse nient’altro da perdere.
In un attimo la sua vita era andata completamente in frantumi, disintegrata come un vetro gettato con forza a terra; non riusciva ancora a credere che la sua felicità fosse svanita del tutto, che le forti braccia di Severus non l’avrebbero più stretta, che non avrebbe più sentito il cuore del mago battere sotto le sue dita, quelle labbra stirarsi in un sorriso che gli illuminava tutto il volto.
E invece era tutto finito, evaporato come gli oceani del deserto, avrebbe voluto gridare, sbriciolare ogni cosa come il suo cuore che era andato in mille pezzi, eppure doveva guardare quella gente che festeggiava il Natale e sorrideva, si stringeva nel caldo di un abbraccio che lei non avrebbe mai più sentito.
Ed era tutta colpa di quella donna che le era poco lontana.
Come può un amore finire così? Se fosse stato forte, avrebbe dovuto resistere a tutto questo, è invece è scoppiato come una bolla di sapone.
Come aveva potuto fare del male alla professoressa McGonagall?
Gliel’avrebbe pagata, fosse stata l’ultima azione della sua vita.
Sentì la rabbia salirle lungo la spina dorsale mentre camminava verso di lei, era come una catena che le stringeva lo stomaco ad ogni passo che faceva, e voleva soltanto sgretolare quel pezzo di ferro, anello dopo anello; era una sensazione che non aveva mai provato, o, forse, l’aveva solamente dimenticata.
«Tu!» in un attimo gli occhi le si colorarono di una strana sfumatura di rosso. «Non ti perdonerò mai per ciò che hai fatto.»
La strega si voltò di scatto, sul volto una strana paura, «come… come hai fatto a trovarmi?» domandò mentre i suoi due accompagnatori si frapposero fra Hermione e la loro amica.
«Perché sei una lurida stupida strega ed io ti ucciderò.»

***



Quella giovane donna non era la sua Hermione, l’odio e la rabbia avevano preso il sopravvento e l’avevano trasformata, lo sapeva bene quali effetti potessero avere quelle due emozioni, ma lui non era stato abbastanza forte da combatterle, si era lasciato sottomettere e vincere.
Adesso, però, lo sarebbe stato, e lo sarebbe stato anche per lei, non avrebbe mai permesso all’ombra di inghiottire anche Hermione, la sua Hermione, la sua vita, il suo futuro e il suo sorriso.
Nello sguardo della giovane strega poteva vedere i suoi stessi occhi, quello che erano stati per lungo tempo e una fitta di dolore gli attraversò il petto: era stata tutta colpa sua, del suo comportamento egoista che lo aveva allontanato da lei.
Basta attribuirsi delle colpe che non sono tue e basta scappare, Severus.
Severus Snape non aveva più intenzione di fuggire, era determinato a riprendersi quella felicità che era stata sua per troppo poco tempo, che aveva sfiorato senza mai stringerla veramente, e voleva Hermione, la voleva sempre al suo fianco, la desiderava stretta tra le sue lenzuola scure che troppo spesso lo avevano guardato piangere con gli occhi fissi al soffitto o che non si chiudevano.
No, adesso avrebbe guardato lei e gli occhi li avrebbe chiusi stringendola tra le sue braccia.
L'arto della giovane strega era così teso che aveva timore che si spezzasse da un momento all'altro, poteva vedere la collera, sentirla persino sulla sua stessa pelle.

«Hermione.»
Quella voce le gelò il sangue, le sembrava che provenisse da dentro di lei, da un luogo lontano dov'era stata relegata da tempo, e ora cercava di venire fuori, forzava per tornare in superficie.
Ebbe la sensazione di qualcosa che spingeva la sua anima verso la sua pelle che resisteva con forza e sentiva quella voce, quel sentimento stringerle la gola e accelerarle il battito.
Era davvero lui?
«Hermione abbassa quella bacchetta.» Sentì le dita del mago stringere la sua carne, i muscoli tesi, percepì un calore irradiarsi dal braccio fino ad inghiottire ogni fibra del suo essere e le sue certezze per un attimo vacillarono, costringendola ad abbassare il legno.
«Non sei poi così tanto coraggiosa» parlò la strega che le era di fronte, celata dai due maghi suoi amici.
Snape si voltò verso l'irritante fonte di quelle parole, piegando le labbra in una smorfia, e con sorprendente velocità estrasse la bacchetta dai suoi abiti che erano rimasti Trasfigurati, e lanciò un incantesimo verso di loro che in un attimo si ritrovarono legati da corde magiche argentee e senza più la possibilità di emettere alcun suono.
La comunità magica di quel piccolo villaggio iniziò a chiedersi cosa stesse succedendo e molti si fermarono a guardare, indecisi sull'intervenire o meno.
«Hermione, so perfettamente qual è il bisogno che ci spinge a compiere tali atti, fidati, lo so benissimo. Ed è un bisogno che non ti porterà nulla, nient'altro che dolori e rimorsi.»
«Ha cercato di uccidere Minerva!» e il suo braccio ritornò teso, con i nervi che si potevano scorgere tant'era forte la stretta delle sue dita sulla bacchetta. «E ha distrutto...»
Questa volta, però, davanti c'era Severus, immobile come una statua, e sul viso aveva una strana espressione che non riusciva a decifrare.
Cos'era?
Era dolore quel lampo che gli attraversava gli occhi? Dispiacere o compassione?
«Lo so cosa ha fatto, ma ucciderla non ti porterà a nulla, porterà soltanto ombre nella tua vita.»
«Tu dovresti capirmi, un tempo non avresti esitato a farla fuori. È di Minerva McGonagall che stiamo parlando, la donna che consideri una madre!»
"Testarda, stupida, ragazzina!"
«So perfettamente di chi stiamo parlando e credimi, un tempo non ci sarebbe stato desiderio più grande al mondo che vedere quella strega morta, ma adesso il mio desiderio maggiore è un altro, e mi basta vederla rinchiusa per sempre in una cella di Azkaban.»

Dal momento in cui i suoi occhi l'avevano sfiorato, aveva capito che per lui non ci sarebbe stato più spazio per la vendetta, il suo desiderio aveva lo sguardo di Hermione, il suo sorriso e il suo cuore.
Era stato uno stupido a permettere che quella situazione lo allontanasse da lei, era stato un codardo, e la giovane donna aveva sempre avuto ragione nel dirgli che era un vile nei sentimenti.
Ormai, però, era deciso a non esserlo più.
Non sarebbe più stato un vigliacco e sarebbe rimasto al fianco di Hermione a qualsiasi costo, non le avrebbe permesso di rovinarsi la vita e distruggersi l'anima per una donna che avrebbe scontato le sue colpe in una gelida cella, accompagnata dai Dissennatori fino alla pazzia, e non ci sarebbe stata pena migliore per quell'essere, la morte sarebbe stata soltanto una liberazione, un nulla in confronto a ciò che aveva fatto.
E si sarebbe aggrappato con tutte le sue forze alla giovane donna pur di non farla precipitare nell'abisso com'era accaduto a lui tante volte, così tante che l'ombra era diventata parte integrante del suo essere.
«Io voglio che marcisca all'inferno!»
«Hermione, smettila! La tua famiglia è in pensiero per te, così come i tuoi amici.»
«E a te cosa importa, non fai parte di nessuna delle due categorie.» Severus non rispose, rimase immobile ad osservarla, ad osservare la copia di oscurità che non le apparteneva, che nascondeva ciò che era in realtà, perché la strega davanti a sé non era di certo l'ostinata e irritante So-Tutto che aveva conosciuto e non era neppure la donna di cui si era innamorato, che lo aveva riportato in superficie dopo essere sprofondato anno dopo anno.
«Vattene se non vuoi che Cruci anche te.»
«Avanti, fallo, anzi, fai di meglio, uccidimi. Poni fine alla mia vita, perché senza di te non ha più alcun senso viverla.»
L'espressione di Hermione mutò di colpo, sgranò gli occhi come se fosse stata colpita da un pugno in pieno stomaco, ma non le sarebbe uscito del sangue dalle labbra; sentiva le sue certezze disintegrarsi di nuovo, e la rabbia e l'odio che le venivano sradicate da dentro, come se qualcuno le avesse infilato una mano in bocca e gliele avesse tirate fuori con la forza, estirpate come si estirpa l'erba cattiva; era visibilmente sconcertata da quelle parole: che significava tutto quello?

«Severus... io...» furono le uniche parole che riuscì a pronunciare prima di gettarsi a terra, tra le lacrime che avevano preso a scorrerle con impeto sul viso che coprì con le mani per la vergogna di farsi vedere così debole e stupida da lui.
In quel frangente non le importava nient'altro, sarebbe voluta sprofondare, cadere in uno squarcio che la terra avrebbe aperto sotto i suoi piedi, avrebbe voluto correre lontano da lì per non farsi guardare.
«Non guardarmi, ti prego.»
«Non c'è mare, fiore, tramonto o tempesta che vorrei guardare più di te, Hermione.»
La strega si strinse ancora di più a sé, cercando di nascondere se stessa a Severus e per un attimo le parve di sentire la sensazione del suo sorriso sulla pelle, sorrideva di quell'immagine che gli si era figurata davanti: doveva proprio dare l'impressione di una piccola bambina spaurita, per questo il mago aveva stirato le labbra.
Doveva dare l'impressione di essere così fragile, ma in quel momento nulla aveva importanza, non aveva neppure le forze per combattere contro se stessa, era come se tutto il peso accumulato in quei giorni, le fosse piombato addosso tutto in quello stesso momento e in un unico punto.
Percepiva il suo cuore come se fosse un macigno che nessun incantesimo sarebbe stato in grado di dissolvere.
Ad un tratto si sentì avvolgere da uno strano calore e, tra la miriade di sensazioni che volavano nella sua mente come molteplici farfalle, riuscì a percepire quel profumo.
Non c'era niente al mondo che la confortasse come il profumo di Severus, perché sapeva che lui era lì, vicino a lei, ogni volta che lo sentiva, lui la stringeva a sé, cosi forte da farle male, ma non gli avrebbe permesso di lasciarla andare, aveva bisogno di quel dolore, di sentire la loro carne così vicina.

Severus Snape la abbracciò con tutto l'amore che aveva, sorridendo, come se avesse passato anni di dolore e rimorsi solamente per vivere quel momento, come se non aspettasse nient'altro.
Rimase stretto a lei anche quando Harry arrivò con altri Auror per portare via la strega che aveva cercato di uccidere Minerva e aveva provato a portare Hermione nell'ombra; un tempo l'avrebbe uccisa, adesso non l'aveva neppure guardata mentre la conducevano lontano da lì, da loro.
Per lui in quel momento c'era solamente Hermione, in quel villaggio in cui tutti si erano fermati a guardare senza muovere alcun passo, c'erano soltanto loro due, stretti l'uno nell'altra in un mondo parallelo che li teneva fuori da tutto.
Hermione tra le sue braccia si rilassò e persino le lacrime smisero di scenderle sul volto così segnato da quegli eventi che si faceva persino fatica a riconoscerla.
Alzò gli occhi verso di lui, la vista ancora un po' appannata perché la vide che cercava di mettere a fuoco strofinandoseli con le mani.
«Hai la cravatta. E sei vestito con un completo Babbano.»
«Però, che perspicacia.»
Hermione scoppiò a ridere, non sapendo bene per quale motivo, se fosse per Severus vestito in quel modo, o perché lui era sempre lui e nulla sarebbe cambiato.
«Torniamo a casa, Hermione.» E nel suo sorriso c’era tutta l’importanza di quella frase.
«Portami ovunque vuoi, purché tu stia con me.»
«Ti porto a casa, dalla tua famiglia e dai tuoi amici.»
«Tu sei mio amico, sei la mia famiglia. Sei il mio tutto, Severus. Grazie per essere venuto a salvarmi.»
«Mi hanno costretto.» Ed Hermione rise di nuovo aggrappandosi alla sua ancora di salvezza, appoggiando il suo viso sul petto del mago per sentire il battito del suo cuore che aveva il potere di calmarla e farla sentire viva e amata.
«Hai mai volato?» le chiese prendendola in braccio.
«Cosa? Io... no. Aspetta, che vuoi fare?»
Severus sorrise mentre la stringeva a sé. «Quell'imbranato del tuo amico non ci ha lasciato nessuna Passaporta e non possiamo Smaterializzarci così lontano, quindi devo improvvisare in qualche modo.»
«Non vorrai mica...»
«Esattamente.»
Severus Snape ed Hermione Granger sparirono nei cieli d'Italia, stretti nell'amore che li aveva salvati entrambi.

Edited by Severus Ikari - 9/2/2014, 22:10
 
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Proseguo con i commenti alle storie di Severus Ikari.


2 - È così sbagliato amarlo?

Bellissima l'indignata risposta di Hermione in merito agli addobbi di S. Valentino, che dimostra, lei sì, di conoscere Snape!
Quanta dolorosa amarezza, però, c'è nei suoi dialoghi solitari!
È davvero stupenda, però, la sua ostinazione a continuare a dargli del lei e a chiamarlo Professore ancora dopo sette anni, quasi fosse il suo modo per convincersi che è ancora "vivo".
E chissà che Severus non possa davvero essere risvegliato da una risata! Il pensiero di Hermione è sicuramente delizioso.
Terribile, invece, il pensiero che Ginny suppone possa essere di Hermione, di
diventare la copia di Snape, come morta, distesa su un letto. Del resto, non capisco proprio perché tutti continuino a prendersela con il povero Severus, anche ora che è in coma. Che c'entra lui? Anche Hermione lo chiede!
Poi, bellissima e intensa, arriva la frase disperata di Hermione che è diventata il giusto titolo di questa storia.
E poi parla Ginny che impersona la terribile voce della ragione.
Povera Hermione, quanta pena mi fa!


3 - Un sogno diventato un incubo

Povera Hermione, quanta pena mi fa!
Così ho chiuso il commento alla storia precedente e così incomincio questo perché la sensazione di pena è davvero molto intensa. È destinata per tutta la vita a rimpiangere un amore mai nato, proprio come ha fatto Severus! E al cosa è davvero terribile!
Molto bella la contrapposizione primavera/rinascita con il desiderio di morte ed il sentirsi morta di Hermione.
Poi quell'uomo che anche a me a ricordato Albus: sarà un segno?
Quale tremenda è rassegnata tristezza alberga in Hermione quando pensa che nessuno l'ha mai compreso e nessuno potrà mai comprenderlo guardando in fondo a quegli occhi neri che non si riaprono più...
Poi c'è quella bellissima "dichiarazione", in un certo senso d'amore, mentre la rosa appassisce ed i suoi petali cadono, proprio come le lacrime di Hermione: sei sempre molto brava a sottolineare con le immagini la vita che se ne va...
E alla fine arriva la dichiarazione d'amore, quella vera, intensa e disperata: bellissima!
E intanto l'ultimo petalo della rosa cade...


4 - Madre e figlio

Che colpo di scena! No, non il suo ritorno alla vita in sé, che era ovviamente atteso, ma il fatto che non si sia risvegliato mentre Hermione era lì e poi... l'arrivo della rivale!!!
Però... uhm... non sono proprio sicura che questa sorpresa mi piaccia...
Il siparietto con l'assurda rivale non diverte affatto Hermione, il cui unico e vero interesse, proprio come me, è il fatto che Severus si sia risvegliato.
Carina Minerva, anche se qualche suo pensiero/atteggiamento l'ho trovato un po'... come dire, sopra le righe.


Edited by Ida59 - 25/5/2015, 13:54
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 1/2/2014, 15:03) 
2 - È così sbagliato amarlo?

Bellissima l'indignata risposta di Hermione in merito agli addobbi di S. Valentino, che dimostra, lei sì, di conoscere Snape!
Quanta dolorosa amarezza, però, c'è nei suoi dialoghi solitari!
È davvero stupenda, però, la sua ostinazione a continuare a dargli del lei e a chiamarlo Professore ancora dopo sette anni, quasi fosse il suo modo per convincersi che è ancora "vivo".

È un po' come cercare la normalità in tutto quell'assurdo, e spesso la normalità ti tiene con i piedi per terra, ti serve per non perderti, e ad Hermione serve per credere che sia ancora speranza, che possa finalmente aprire gli occhi al mondo.

CITAZIONE
E chissà che Severus non possa davvero essere risvegliato da una risata! Il pensiero di Hermione è sicuramente delizioso.
Terribile, invece, il pensiero che Ginny suppone possa essere di Hermione, di
diventare la copia di Snape, come morta, distesa su un letto. Del resto, non capisco proprio perché tutti continuino a prendersela con il povero Severus, anche ora che è in coma. Che c'entra lui? Anche Hermione lo chiede!

È facile prendersela con qualcuno che non può difendersi, no?
In fondo, Severus, non ha mai potuto veramente difendersi neppure da vivo, inchiodato com'era dal silenzio e dal dovere che non gli permetteva di essere se stesso.
È facile imputargli delle colpe e invece non ammettere e sostenere dei sentimenti che, per quanto possano essere sbagliati, sono sentimenti veri, reali e che consumano.

CITAZIONE
Poi, bellissima e intensa, arriva la frase disperata di Hermione che è diventata il giusto titolo di questa storia.
E poi parla Ginny che impersona la terribile voce della ragione.
Povera Hermione, quanta pena mi fa!

Già, Ginny dice qualcosa di tremendo, ma che dal suo punto di vista può essere considerato giusto, e non è stato facile far dire - a chiunque sarebbe stato - una cosa del genere :(


CITAZIONE
3 - Un sogno diventato un incubo

Povera Hermione, quanta pena mi fa!
Così ho chiuso il commento alla storia precedente e così incomincio questo perché la sensazione di pena è davvero molto intensa. È destinata per tutta la vita a rimpiangere un amore mai nato, proprio come ha fatto Severus! E al cosa è davvero terribile!
Molto bella la contrapposizione primavera/rinascita con il desiderio di morte ed il sentirsi morta di Hermione.
[...]
Quale tremenda è rassegnata tristezza alberga in Hermione quando pensa che nessuno l'ha mai compreso e nessuno potrà mai comprenderlo guardando in fondo a quegli occhi neri che non si riaprono più...

Sì, è vero, sembra destinata ad affrontare la stessa situazione di Severus, ed è proprio un parallelismo che ho voluto fare perché in fondo una situazione la si comprende meglio quando la si vive.
E questo in un certo senso le permettere di capire molte più cose di Severus stesso, di conoscerlo meglio.

CITAZIONE
Poi quell'uomo che anche a me a ricordato Albus: sarà un segno?

Eheheh sì, il vecchietto saggio fa molto Albus, è un modo per renderlo sempre vicino a tutti loro, anche solo col pensiero.

CITAZIONE
Poi c'è quella bellissima "dichiarazione", in un certo senso d'amore, mentre la rosa appassisce ed i suoi petali cadono, proprio come le lacrime di Hermione: sei sempre molto brava a sottolineare con le immagini la vita che se ne va...
E alla fine arriva la dichiarazione d'amore, quella vera, intensa e disperata: bellissima!
E intanto l'ultimo petalo della rosa cade...

Grazie mille, trovo che ci sia un non so che di poetico nella morte ^_^
E una donna innamorata che si dichiara all'uomo che ama che sta per morire, è veramente molto poetico, anche se tristissimo.

CITAZIONE
4 - Madre e figlio

Che colpo di scena! No, non il suo ritorno alla vita in sé, che era ovviamente atteso, ma il fatto che non si sia risvegliato mentre Hermione era lì e poi... l'arrivo della rivale!!!
Però... uhm... non sono proprio sicura che questa sorpresa mi piaccia...
Il siparietto con l'assurda rivale non diverte affatto Hermione, il cui unico e vero interesse, proprio come me, è il fatto che Severus si sia risvegliato.

Beh, di certo non potevo tenerlo in coma tutta la storia, sarei stata abbastanza crudele e ha bisogno e diritto ad un po' di felicità, anche se comunque dovrà penare :P
L'assurda rivale è un personaggio che mi serve e mi servirà, e continuando a leggere lo capirai meglio, ma ancora c'è da pedalare per risolvere l'arcano :lol:

CITAZIONE
Carina Minerva, anche se qualche suo pensiero/atteggiamento l'ho trovato un po'... come dire, sopra le righe.

Sì, è una Minerva che può sembrare insolita, ma io la vedo così, determinata e forte e sopra le righe per quel che riguarda le persone a cui vuole bene.
Ovvio è che se questa mia visione non dovesse rispettare il canone, mi premurerò di modificarla prima di inviare le storie ;) (quando le invierò :ph34r: )

Ti ringrazio tantissimo per esserti fermata a leggere i miei umili sorrisi non propriamente sorrisi :D e soprattutto per le recensioni, grazie! :D


Edited by Ida59 - 25/5/2015, 13:57
 
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CITAZIONE (Severus Ikari @ 8/11/2013, 15:47) 
Titolo: 6. Una coppia di vecchi sposi
[...]
Hermione tornò a guardare Severus mentre fece alcuni passi verso di lui, ma il mago arretrò istintivamente per tornare alla finestra, in quel posto sicuro che era ormai diventato da giorni, quell’angolo che per qualche istante lo ripor

Aaaaaaarg! Ma la storia non finisce, mancano delle pariole in fondo.

CITAZIONE (Severus Ikari @ 19/1/2014, 23:15) 
Visto che mi è stato concesso di poter finire la mia storia, mi spiccio subito pubblicando il penultimo capitolo, così poi c'è l'ultimo e ho chiuso e seguirò le regole come tutti :D

Titolo: 13. Verrò a salvarti

E l'ultimo capitolo dov'è???

E meno male che me ne sono accorta quando ero ancora al capitolo 6...


Edited by Ida59 - 25/5/2015, 13:57
 
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Ma come, so spariti parole e capitoli?! :o: :o: :o:
Ma c'erano! Io l'ho inseriti tutti bene! :woot: :woot: :woot:

Ok, mo vado a controllare e sistemo tutto ;)


Ok, il capitolo 6 l'ho sistemato, probabilmente quando ho modificato è saltato un pezzo.

Sull'ultimo capitolo non ho capito se intendi "dov'è l'ultimo capitolo che ancora non l'hai postato" o ti riferisci al numero 13 che è sparito pure quello?
Perché nel secondo caso io lo vedo :huh:
 
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Mi riferivo all'ultimo capitolo della storia, il n. 14, che ancora non hai inserito. ;)
Voglio essere certa che ci sia prima di cominciare a leggere! :P :D
Se poi, invece di un capitolo, sono anche due o tre, meglio ancora!


Edited by Ida59 - 25/5/2015, 13:57
 
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Aaaah ok, adesso l'è chiaro :D
C'è c'è, devo solo un attimo riprenderlo in mano perché tra SHC e altro, non l'ho ancora corretto, però c'è :D e dovrei postarlo a breve se riesco ;)
Ma è l'ultimo, stavolta è l'ultimo davvero :D
 
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Ok, con questa ho finito la mia raccolta di one shot, quindi passo e chiudo! :D
E torno a seguire le regole come tutti! :lol: :P

Titolo: 14. Il valore della vita stessa
Autore/data: Severus_Ikari / marzo 2013 (ampliata a gennaio 2014 e revisionata a febbraio 2014)
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico
Personaggi: Severus Snape, Hermione Granger, Minerva McGonagall
Pairing: Hermione/Severus
Epoca: 7 anni dopo la fine della II Guerra Magica
Avvertimenti: AU
Riassunto: "Sorrise nuovamente, Severus, sorrise a lei, a se stesso, alla sua nuova vita e all'amore, un brindisi inebriante sulle labbra che mai aveva fatto, un dipinto che mai gli aveva colorato il viso."
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti.
La trama di questa storia è invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Nota 1: Questa è la quattordicesima e ultima storia di “Un anno per amare” (ricordo che prima si intitolava “È sufficiente un anno per innamorarsi?”) ed è il seguito di "Verrò a salvarti".
Nota 2: Voglio dedicare questa storia alla mia meravigliosa e fantastica nipotina che adesso mi guarda con quell'unico dentino fantastico :lol:
Al mio meraviglioso e fantastico raggio di sole nella mia vita che, forse, leggerà le mie storielle quando sarà grande o gliele leggerò io come le favole :D :wub:
Parole/pagine: 3206/5



Un anno per amare

14 - Il valore della vita stessa



24 dicembre 2005



La stanza era silenziosa e avvolta completamente dall'oscurità e chiunque avrebbe fatto fatica ad orientarsi, ma non lui. Non Severus Snape che conosceva alla perfezione ogni angolo buio e nascosto, e ricordava ogni singolo sussurro che era stato compiuto e ogni singola lacrima che lui stesso aveva versato quando, assassino e traditore, aveva usurpato e corrotto quel posto che non gli era mai appartenuto e che mai lo aveva voluto.
Sarebbe stato per sempre l'assassino e il traditore?
Per un attimo chiuse gli occhi e la mente, e lentamente camminò per la stanza, posando rapide carezze su ogni superficie, veloce, come se ognuna di esse avrebbe nuovamente trasudato sangue al suo tocco. Con la sua sola presenza.
Sospirava, Severus, tra quei passi, sospirava al ricordo di tutto ciò che era stato e che aveva fatto, a quelle mani coperte di morte che avrebbero dovuto sfiorare la sua Hermione ogni giorno della sua vita.
Non avrai di nuovo dei ripensamenti, vero?
Severus sorrise alla sua coscienza, a quella parte di sé che spesso lo aveva tirato fuori dal baratro in cui era caduto molte volte e dove aveva rischiato di finire di nuovo quando aveva sbattuto Hermione fuori dalla sua vita.
No. Non aveva alcun ripensamento.
Severus Snape aveva perso troppe occasioni negli anni, per paura, per dovere, per un senso di colpa che lo aveva reso immeritevole di ogni cosa bella, ma adesso era venuto il momento di mantenere la stretta su quella, di occasione, quella che gli era entrata d’improvviso in una stanza d'ospedale.
E stavolta non l'avrebbe lasciata andare.
Sorrise nuovamente, Severus, sorrise a lei, a se stesso, alla sua nuova vita e all'amore, un brindisi inebriante sulle labbra che mai aveva fatto, un dipinto che mai gli aveva colorato il viso.
Non in quel modo e non con quel valore.
Il valore della vita stessa.
E adesso ce l'aveva a portata di mano, ce l'aveva a pochi passi.
«Allora è qui che ti sei rintanato!» quella voce l'avrebbe riconosciuta in qualsiasi luogo ed era così felice di sentirla di nuovo, che un ampio sorriso proveniente dal profondo della sua anima, gli disegnò le labbra, e l'avrebbe persino abbracciata se non fosse stato un gesto non da Severus Snape.
«Già. Mi ero immerso per un attimo nel passato rimasto legato a questa stanza.»
«E di cosa ti parla adesso questa stanza, Severus?» gli chiese mentre si avvicinava a lui con passo ancora malfermo, sorreggendosi ad un bastone sul cui manico era intarsiato un leone, e quell'immagine lo fece ridere: tipica spavalderia Grifondoro!
«Di ricordi. Di dolori. Di risate. E di speranze» le rispose mentre l'aiutava a sedersi su quella sedia che anche lui aveva occupato senza alcun diritto, ma nei suoi pensieri non c'era più alcuna amarezza, perché ormai era finito il tempo per dolersi ancora di tutto ciò che era successo, ormai era il momento di andare avanti e di guardare al futuro con un sorriso sulle labbra.
«Come stai, Minerva?»
«Oh, beh, sono sempre un Grifondoro tosto. Ci vuole ben altro per mettermi al tappeto!» e rise appena mentre lo guardava con quello sguardo materno che sempre gli aveva riempito il cuore e che nei giorni in cui si era impadronito di quella stessa stanza, avrebbe voluto ricevere, anche solo per pochi secondi, anche solo per un istante, uno soltanto, accennato mentre di nascosto guardava il quadro che ritraeva Dumbledore: unicamente una tavolozza di colori di un mago che non c'era più.
«Sono felice che tu stia bene. Non avrei sopportato anche la tua...»
«Andiamo, Severus, non è successo niente, si è tutto risolto per il meglio. Io sto bene, tu sei finalmente felice e innamorato: non potrei chiedere nulla di più.»
Snape le sorrise e senza dirle una parola le strinse le mani tra le sue, carezzandole appena, carezzando quella pelle che raccontava degli anni che erano passati e di tutte le battaglie che aveva vinto; le sfiorò lentamente ogni singola vena e ruga con i polpastrelli, come se volesse infondergli tutto il suo calore, come se volesse con quei gesti dirle tutto ciò che non aveva mai avuto il coraggio di dirle apertamente.
«Minerva, io...»
«Severus, è tutto a posto, non devi dire niente.»
«No. Non questa volta. Minerva, io non ti ho mai realmente detto quanto tu sia stata importante per me in tutti questi anni» e continuava ancora a stringere forte le sue mani. «Non ti ho mai detto che per me sei stata una madre, la madre che non ho mai avuto. La mia famiglia. Un punto di riferimento fondamentale della mia vita.»
Minerva si alzò a fatica dalla sedia, sorretta dalle forti braccia di Snape e iniziò a piangere, a piangere forte, ma il suo non era un pianto di dolore, erano lacrime di gioia e di felicità, perché ascoltare quelle parole da Severus, erano per lei il più prezioso dei doni che la vita le aveva concesso.
Poche parole che per lei erano il valore della vita stessa, e lo furono ancora di più quando Severus, inaspettatamente, la strinse a sé, in un forte abbraccio che aveva il sapore di tutta la loro esistenza, di tutto quello che non si erano mai detti; e di quei sentimenti contrastanti che avevano avvolto l'anziana strega in quegli interminabili mesi in cui aveva dovuto guardare giorno dopo giorno l'uccisore di Albus, l'uomo che li aveva ingannati tutti, l'uomo che aveva odiato profondamente nelle notti in cui non riusciva a darsi alcuna spiegazione.
«Pensandoci bene, però, c'è qualcos’altro che potrei chiederti.»
«Sarebbe?»
«Potresti far ballare questa vecchia scopa» parlò scostandosi appena dal petto di Snape che rise a quelle parole, rise serenamente a quel presente che lo stava aspettando.
«Sarà per me un vero onore» le rispose, e Minerva pianse tra le braccia di Severus mentre un sorriso le piegava le labbra.
Pianse felice nell'abbraccio di quel figlio che non aveva mai avuto.

***



La festa andava avanti in tutta tranquillità, la Sala Grande ospitava tutti gli studenti e gli insegnanti che erano rimasti a scuola per le vacanze di Natale, ma c'erano anche tante altre persone che si erano riunite in quel luogo che rappresentava il calore di una famiglia per molti di loro.
Hogwarts era stata ed era una casa per tutte le persone che in quel momento si trovavano tra le sue mura, tra quell'abbraccio di pietra che nonostante tutto li aveva sempre protetti.
Severus camminava tra i maghi e le streghe, stranamente sereno per quegli sguardi che riceveva e per quella festa dalla quale in un tempo lontano si sarebbe defilato in silenzio e nell'ombra, ma non in quel momento.
Non in quel presente.
Molti lo guardavano con ammirazione, altri invece avevano sul volto ancora qualche traccia di reticenza, ma lui avanzava incurante di ogni occhiata, perché gli sguardi che realmente lo interessavano erano pochi, ed erano ciò che realmente aveva importanza nella sua vita.
Hermione era là, sorridente a parlare con i suoi amici, con quelli che erano diventati la sua famiglia da tanto tempo – e anche la tua –, felice come non la vedeva da giorni, da prima che tutto gli scivolasse nuovamente dalle mani.
Ed era stata di nuovo colpa sua, colpa delle sue paure e della sua stupida ostinazione che lo aveva portato a credere per anni di non meritare nient'altro che sofferenza e solitudine.
Invece, adesso, era tutto diverso.
Lui era diverso.
E aveva lei. Lei che sorrideva e aveva permesso a lui di sorridere, sorridere alla vita.
Afferrò un calice di vino continuando ad avanzare verso il fondo della sala, là dove per anni era stato seduto al lungo tavolo degli insegnanti, come se fosse uno di loro, come se non fosse una bambola di pezza manovrata da due diversi padroni.
Adesso, però, aveva tranciato quei fili, ed erano spariti, e non c'era nient'altro che la sua volontà in ogni passo che compiva su quella terra che lo aveva reclamato a lungo, che lo aveva reso un dormiente per sette lunghi anni.
Mandò giù un sorso di vino, lentamente, mentre guardava Hermione tra tutti gli altri, mentre la osservava voltarsi verso di lui e sorridergli con quelle labbra che voleva assaporare ogni giorno e ogni notte, e anche in quel momento avrebbe voluto assaporarle, baciarle e morderle con tutta la passione che aveva dentro.
La giovane strega gli si avvicinò e gli chiese dov'era stato fino a quel momento.
«Nell'ufficio di Dumbledore a parlare con Minerva.»
«Va tutto bene?» gli domandò preoccupandosi e ben sapendo cosa significasse ancora quel luogo per lui; d'altronde gli ultimi passi nel Castello li aveva compiuti da omicida impostore, per questo motivo non doveva essere facile per lui tornare lì, inspirare quella stessa aria che aveva respirato a lungo nel buio della sua stessa esistenza.
«Tutto bene. Adesso va tutto bene» e le sorrise, serenamente, sfiorandole il viso con le dita.
«Bene. Molto bene. Devo dirti una cosa.»
Si era ripresa, Hermione, si era ripresa come se quegli ultimi giorni non fossero mai esistiti, come se quella mattina di novembre fosse nient'altro che una fotografia sbiadita, poggiata sul fuoco a bruciare.
E lei era rimasta ad osservare le immagini del loro amore ardere sulle fiamme, guardare senza poter fare nulla, senza poter allungare le mani su tutto quello che gli stava scivolando via; su quegli occhi neri che le erano svaniti davanti al viso.
In quel momento, però, gli occhi neri di Severus erano di nuovo davanti a lei, sfumati di una felicità che forse non gli aveva mai visto addosso.
Camminarono verso un angolo in disparte per poter parlare in tutta tranquillità senza correre il rischio di essere ascoltati da tutti gli avventori della Sala Grande.
«Abbiamo un piccolo problema» gli disse mentre si torturava il vestito, nero come lo sguardo del mago che le era di fronte e la guardava sorridente, con un sorriso strano, che, ammise Hermione, nascondeva una certa sfumatura di malizia.
«Sarebbe?»
«Beh, ecco...» il suo guardare insistente quel vestito che non la copriva poi molto, la rese irrequieta, e quelle parole facevano fatica ad uscire.
«Allora?»
«È successo tutto così in fretta ed io non è che prima di te avessi avuto una vita...»
«Una vita?» la invitò a continuare con sguardo curioso.
«Una vita sessuale attiva,» ma Hermione parlò così piano che Severus non aveva capito una parola.
«Puoi ripetere?»
«E dai che hai capito.»
«Se tu parli con un tono di voce così poco udibile, mi è davvero difficile comprenderti, a meno che non diventi un pipistrello capace di captare gli ultrasuoni.» Snape si bloccò alzando entrambe le sopracciglia. «E non ti conviene fare alcuna battuta in proposito.»
Ad Hermione venne da ridere, ma cercò di darsi un contegno per non rischiare di finire affatturata da qualche parte nel Castello.
«Quindi, se gentilmente potresti ripetere ciò che hai detto, te ne sarei grato.»
«Ho detto: “vita sessuale attiva”! Hai capito, adesso?» ma Hermione stavolta aveva parlato con un tono di voce troppo alto che fece voltare tutti.
«Temo che adesso abbiano capito tutti» e sorrise cercando di rimanere il più serio possibile. «Cosa c'è che non va nella tua vita sessuale?» aggiunse piuttosto piccato, incrociando le braccia al petto come se fosse un bambino capriccioso qualunque, e se non fosse stata una situazione piuttosto seria, Hermione sarebbe di certo scoppiata a ridere.
«Io non ho detto che la mia vita... oh, Merlino...» sospirò così a lungo da rimanere senza fiato. «Credo di essere incinta.»
«Cosa?» anche stavolta la giovane strega aveva parlato solo con se stessa.
«Sono incinta!»
«Ti è così difficile mantenere una conversazione privata, “privata”?» le disse mentre tutti si erano voltati di nuovo a guardarli con espressione piuttosto sbigottita. «Aspetta un attimo. Che cosa hai detto?»
«Io... mi dispiace. È successo, non so come. Cioè, lo so come, ma è stato tutto così... così veloce ed io non ho pensato minimamente a ciò che sarebbe potuto succedere. Agli inconvenienti. Avrei dovuto prendere delle precauzioni.»
«Hai finito?»
Ma Hermione neppure lo stava ascoltando e continuò a parlare. «Sono stata così stupida e inesperta, e tu... mi dispiace, davvero.»
«Hermione la smetti di parlare?»
«Non avrei dovuto metterti in questa situazione. Mi dispiace.»
«Smettila!»
La giovane strega alzò a fatica gli occhi da terra, anche se non aveva il coraggio di guardarlo in viso, e bloccò la vista sul suo petto: era stata davvero un'incosciente e adesso aveva davvero paura delle conseguenze. L'avrebbe allontanata di nuovo?
Severus Snape rimase in silenzio, guardandola con un sorriso sulle labbra che lei non riusciva a vedere, e in un attimo la strinse a sé, con forza e con amore. Con tutto l'amore di cui era capace.
«Ci saranno davvero degli Snape alla conquista – e distruzione – del mondo! Insieme ai Potter.» alcune lacrime di felicità gli scesero sul volto mentre non riusciva a smettere di ridere, e non gli importava che tutti lo stessero guardando, non più, ormai. Avrebbero potuto dire o pensare ciò che volevano e potevano anche fissarlo mentre piangeva stringendo tra le braccia la donna che lo aveva riportato alla vita.
«Cosa?»
«Lo avevo detto ad Harry sulla tomba di Dumbledore.»
«Sarà anche un o una Granger, sai?»
«E di questo ho già paura!»
Risero entrambi mentre erano ancora stretti l'una nell'altro, e il mondo intorno a loro aveva smesso di muoversi e di gridare, mentre una donna se ne stava appartata in un angolo a sorridere e piangere nell'osservare quell'uomo; dopo tanto dolore e solitudine, era riuscito ad abbracciare quell'amore e quella felicità che avevano il volto di una giovane donna determinata e innamorata che gli aveva permesso di vivere per la prima volta e veramente la sua vita, come mai aveva fatto.
E risero nel momento in cui la piccola porzione di quel mondo levava alta i calici verso il cielo sopra di loro, festeggiando quel Natale che stava accogliendo una nuova vita.

***



5 ottobre 2006



«Ciao, mamma. Ciao, papà
Il cimitero era deserto e silenzioso, e la prima pioggia del giorno iniziava a cadere su quelle tombe che resistevano a fatica alle intemperie del tempo.
Alcune di esse stavano inesorabilmente crollando a terra, mentre altre sporgevano dal suolo come vecchie radici di alberi ormai morti che la luce del sole non avrebbe risvegliato né l'acqua del cielo li avrebbe più nutriti.
«Non sono mai venuto a trovarvi, è vero, anche se molti direbbero che non posso essere biasimato per questo, ma io so che non è così. È un'altra delle mie mancanze che ho accumulato nella vita, un'altra colpa di cui è costellata la mia esistenza.»
Guardava le lapidi piegate e sporche con uno sguardo che non nascondeva alcuna nostalgia, perché non c'era rimpianto in quel passato, nessuna malinconia legata a ciò che erano stati per lui quella madre e padre custoditi dalla terra, che non era mai riuscito a chiamare con serenità in quel modo.
Alla parola “padre” aveva sempre associato il viso di Dumbledore, e lo avrebbe fatto anche allora, in piedi davanti a quelle tombe, e persino alla parola “madre” non era mai riuscito a vedere a lungo il volto di Eileen così simile al suo: era un'immagine che durava il tempo di un istante perché quel viso veniva in un attimo soppiantato dal sorriso e dagli occhi di Minerva.
Era una reazione inconscia che non poteva controllare.
«Ma non sono qui a chiedervi perdono, no. Forse perché siete voi che per primi dovreste chiedermi scusa, ma non importa neppure questo. Il mio perdono lo avete ottenuto da tempo, anche se non sono persona che può arrogarsi il diritto di concederlo o no. Io non l'ho meritato per lungo tempo e ancora penso di non meritarlo per molte cose che ho fatto nella vita.»
Osservava immobile l'ultima dimora dei loro genitori, osservava come mai aveva fatto in tutti quegli anni, troppo tormento intriso in quelle pietre dove non c'era il frammento di una luce, di un ricordo piacevole come quelli che lo colpivano quando andava a trovare Lily o si fermava alla tomba di Dumbledore.
«Adesso, però, è tutto diverso. Adesso c'è lei. Adesso ci sono loro» un cenno di pianto interruppe Snape che sorrise, sorrise tranquillo, mentre si voltò appena a guardare la giovane donna che lo stava aspettando all'ombra di un albero.
«Lei è Sarah,» e delle manine si agitarono appena tra le braccia di Severus. «È ciò per cui è servita la mia vita, è il dono di tutti questi anni di dolore e solitudine, è il motivo per cui sono ancora qui. Per cui ho sopportato innumerevoli sofferenze.»
Strinse a sé quella piccola vita, la strinse e la avvicinò al suo viso per darle un delicato bacio sulla fronte, come aveva fatto tante volte fin da quando era nata e l'aveva stretta tra le braccia timoroso sentendosi inadatto per quel ruolo; era bastato vedere quelle piccole dita agitarsi appena per cancellare ogni paura, era bastato guardare gli occhi ancora chiusi di sua figlia per dissipare ogni briciolo di buio rimasto nella sua anima.
«È il valore della vita stessa.»
Severus s’inginocchiò sulla terra bagnata dalla pioggia per sfiorare quelle lettere che erano ciò che rimaneva dei suoi genitori, il loro ricordo e quel poco di bello che gli era rimasto nel cuore.
Stette per alcuni minuti immobile ad osservare la loro tomba mentre stringeva sua figlia tra le braccia, assonnata nel tepore del suo abbraccio, rimase lì mentre alcune rose che sua madre tanto amava, si stavano aprendo, rosso su quella pietra sporca.
La pioggia sembrava voler dare un po' di tregua quando Snape si alzò e in silenzio si allontanò dai suoi genitori, e smise di cadere mentre camminava verso Hermione che lo attendeva poco lontano con un tenero sorriso sulle labbra.
Si allontanarono da quel luogo chiudendo i conti con quell'ultimo passato che gli era rimasto dentro, con le ultime ombre della sua vita e si allontanò, con sua figlia stretta nel suo abbraccio e le dita della donna che amava legate alle sue: un intreccio che non era solo di carne, ma di corpo e anima e dell'essenza delle loro vite che come un fiume in piena li aveva travolti entrambi.
«Ti amo, Hermione» le disse mentre la piccola Sarah allungava le braccia per afferrargli i lunghi capelli neri.
«Ti amo anch’io, Severus» e lo baciò, con quella stessa passione che aveva provato la prima volta che aveva posto le labbra su quelle del mago, e lo baciava ancora quando sua figlia iniziò ad agitarsi e a piangere.
«Amiamo anche te, Sarah, stai tranquilla. Mamma e papà ti amano tanto e ti ameranno per sempre» e sorrisero quando si calmò sfregandosi distrattamente gli occhi, quello sguardo del tutto identico a quello del mago.
Era stato per sette lunghi anni addormentato in un letto d’ospedale mentre, senza saperlo, una giovane strega si era presa cura di lui, giorno dopo giorno e notte dopo notte.
Adesso erano lì, in quell’intimo abbraccio che li legava l’uno all’altra con il frutto dei loro più profondi sentimenti tra le mani, stringendo tra le loro anime quell’anno che lungo e difficile li aveva portati a scoprire finalmente l’amore.
Perché quando due persone sono destinate ad appartenersi, è sufficiente poco tempo per innamorarsi, per amarsi veramente, e a loro erano bastati dodici meravigliosi e intensi mesi.
 
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Riprendo i commenti alla storia di Severus_Ikari "Un anno per amare".
Prima o poi ce la farò a finire...


5 – Il mondo che va avanti
Uhm… posso dire che mi sono piaciute di più le prime tre storie con il POV di Hermione, che questa col POV di Severus? Ammetto che non mi ci ritrovo, nei suoi pensieri, se non a fatica, e meno che mai nelle sue parole. Ma neppure in quelle di Hermione, a dire il vero…
Però è bellissimo l’accostamento che Severus fa tra le sensazioni provate mentre era in coma e riferibili ad una data persona e gli ingredienti di diverse pozioni.
Che lui, ovviamente, volesse solo sparire, questo era dato per scontato a priori.

6 – Una coppia di vecchi sposi
Non sono un’amante dei battibecchi con Severus, credo che sia ormai cosa risaputa.
Però Minerva che si scusa ancora, e con giuste, intense e belle parole con Severus, mi è piaciuta molto, così come le sua presenza, in pratica mai notata da Hermione, che ha permesso la godibilissima battuta sui “vecchi sposi” del titolo (e del film, ovviamente!).
Mi è piaciuto molto anche il riferimento a ciò che Severus vede oltre al vetro della finestra, ricordi di un passato che lentamente sbiadisce; così come è bello e delicato, ma in un certo senso grazie anche alla rassicurante presenza di Minerva, il loro primo, incerto e timido contatto. Ma così importante per Severus!

7 – Così, all’improvviso
Andando oltre i battibecchi, come sempre, ho di nuovo gradito i riferimenti a Minerva e alle sue parole che servono da spinta a Severus per lasciarsi andare ed effettivamente la sua presenza nella scena del capitolo precedente è stata essenziale.
Così, ora Severus è di fronte a se stesso e non può più fingere, non può più trincerarsi dietro la maschera che per tanti anni ha indossato. E non può nemmeno dimenticare od ignorare la sensazione di calore che gli ha donato la lieve carezza di Hermione.
Bella la frase sulle qualità delle altre Case che Severus possiede in grande quantità!
Uffa, sembrava che finalmente si fosse deciso a parlare e invece… Ma, magari Hermione capisce lo stesso! Bello, però, che sorrida!!!
Hihihi… il furbetto l’ha messa al lavoro in cucina come se dovesse preparare un a pozione!!! Bellissimo il riferimento ai tempi di scuola che sottolinea invece le grandi differenze.
Waaaao… da brividi quel tocco delicatissimo eppure forte e deciso. Osservazione sexy? Bé, con lei alle spalle in quel modo, qualsiasi cosa gli esca dalle labbra è tremendamente sensuale e capisco benissimo le difficoltà di Hermione a mantenere la presa sul coltello!
Waaaaao! Stupendo che lui no voglia più tornare ad essere l’uomo che era un tempo!
“prigioniera di un sogno e finalmente libera”: quale stupendo ossimoro! E che belle le parole che Hermione dice a Severus!
Ma… ma perché non l’ha fermata???

8 – I regalo più importante
Un capitolo che mi è piaciuto moltissimo, che mi ha commosso e mi ha fatto sorridere e perfino ridere, intenso e delicato, quasi surreale nelle battute di Hermione!
Bello e intenso il brano sulla tomba di Silente che si innalza con quello splendido sorriso che racconta quanto Severus sia intimamente cambiato, proprio perché è strano che lo faccia proprio lì, in quel luogo che è la summa e il simbolo di tutte le sue passate colpe. E poi, quelle carezze… quelle carezze intense che, come il sorriso, mai gli aveva dedicato in vita, ma che ora vorrebbe penetrassero il marmo per fargli sentire tutto il suo affetto! E tutti i suoi pensieri, i pensieri di un uomo che vuole essere diverso, vuole vivere e vuole sorridere; davvero molto bello, dolce e coinvolgente.
Bello anche l’incontro con Harry, in cui Severus dimostra di saper comprendere e di avere pienamente accettato l’odio degli altri verso di sé, quale giusta conseguenza per tutte le sue colpe. Povero amore mio, quanto ha sofferto!. Ma, soprattutto, finalmente c’è il grande cambiamento e Severus in Harry vede… solo Harry! Stupenda, poi, la Tomba Bianca che, se fisicamente li divide, in effetti li unisce profondamente e le loro parole che, sì, è vero, sono il regalo più bello che avrebbero potuto fare al vecchio Preside. Infine, bellissimi la comprensione, il perdono ed il sorriso di Harry. Harry, solamente Harry, dopo tanti anni! Infine, bello, dolorosamente bello, l’addio al passato ed il richiudere Lily in fondo al suo cuore, un ricordo che mai l’avrebbe lasciato ma che ora gli permette finalmente di vivere di nuovo e di cercare la felicità.
Poi, alla fine di quello scambio leggero e divertente di battutine, c’è quel colpo tremendo al cuore, quella famiglia che Harry avrebbe se Severus non l’avesse distrutta con le sue parole… No, nessun odio da parte di Harry, è più che sufficiente quello che Severus si tributa da solo, purtroppo… Invece, sono meravigliose le parole di Harry, quel sentire Severus come appartenente alla sua famiglia, quel considerarlo quasi un padre! Sentirglielo dire è impagabile e allarga il cuore! E quel ricordo di Silente, quella stretta che sostiene e quel sorriso sfolgorante nel cielo di Hogwarts: sublime! Un ricordo dolcissimo, che gli dà forza, e il mio cuore esulta per Severus! Davvero stupendo e commovente… perché due padri e due figli si sono ritrovati, davanti a quella tomba, due padri che ci sono sempre stati, anche quando il figlio non lo sapeva: Severus figlio di Albus e Harry figlio di Severus… Non ho parole…
Poi ancora un attimo di leggerezza e di scambio di battutine divertente, per poi chiudere in crescendo STUPENDO, nell’azzurro luminoso del cielo, come se Albus fosse lì a guardarli con i suoi occhi e a bersi dei loro sorrisi e del futuro che stava nascendo.
Poi si va sul romantico, sulle labbra sfiorate con le dita nella notte, là dove Hermione aveva posato le sue… Bello, bello, bello! E, sì, bravo Severus: finalmente liberati di Lily e riprendi a vivere!
E che dire di quel “Grazie… Severus”? BELLOOOOOOOOOOO! Sì, lo so che è da BM, ma è davvero BELLO, quasi un sogno!
E Minerva che piange e sorride, ecco, anche io uguale a Minerva! Soprattutto quando Severus confessa d’essere innamorato della vita e… di una donna!
Stupenda, infine, anche l’immagine di Minerva che con una mano carezza la tomba e con l’altra stringe la veste di Severus. Questo è tutto un capitolo davvero sublime e di una incredibile intensità! Sicuramente il capitolo che più mi è piaciuto finora!!!
Ancora poche frasi per il finale, e l’invito di Minerva ad andare da Hermione ha fatto scattare, del tutto inatteso, anche un forte nodo alla gola, giusto suggello, con il sorriso di Albus, a questo fantastico capitolo!



Note da beta

affinché fosse rimasto per sempre --- non è meglio “affinché fosse rimasto per sempre”?
C’era qualcuna che le interessava? --- forse era “GLI interessava”.
come se ancora, dopo tutto quel tempo, c’era rimasto qualcosa --- mi sembra meglio “ ci fosse rimasto”.
guardare ogni volta voleva, adesso, però era tempo --- Dopo “voleva metteriei un punto o un punto e virgola, e poi una virgola dopo “però”.


Edited by Ida59 - 25/5/2015, 13:59
 
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view post Posted on 17/4/2014, 09:17
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I ♥ Severus


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Nonostante l'anno dei sorrisi sia ormai terminato, è sempre possibile inserire nuovi sorrisi, sia sotto forma FF sia FA, con l'avvertenza che fiction, poesie, haiku e tanka devono essere scritte da voi (ma possono anche non essere inedite) mentre per le FA sono accettate anche quelle altrui, ma ricordate di indicare sempre la fonte da cui le avete prelevate.

Inoltre, se il brano fosse vietato ai minori occorre inserirlo nella apposita sezione, eventualmente aprendo la relativa disussione se non ancora esistente.


EDIT - Dal 2017 le storie di questa iniziativa sono liberamente pubblicabili sul forum in questa discussione.
Se volete potete pubblicarle anche nella macro-sezione del forum dedicata alle storie, scegliendo la sezione più adatta e seguendo le istruzioni.





Edited by Ida59 - 6/7/2017, 15:49
 
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