Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 27/12/2013, 18:46
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n. 45

Titolo: Sorridere per entrambi

Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Albus Silente e Severus Piton.
Pairing: nessuno
Epoca: l'anno dopo la fine della I guerra
Riassunto:
Gli sfiori il braccio, lui si volta a guardati, probabilmente sei l'unico a cui è concessa la possibilità di vedere così in profondità nell'animo di questo giovane professore.
Gli sorridi. Gli offri quello spiraglio di luce che deve bucare le sue tenebre.

Parole: 1.403

Sorridere per entrambi

Che rumore fa un cuore che si spezza?


Questa domanda te l'ha posta Ariana in uno dei suoi ultimi momenti di lucidità.
Non le hai risposto, ti sei limitato a sorriderle e ad accarezzarle la testa in attesa che i suoi occhi si appannassero e tornasse nel suo mondo.
Non avevi aspettato poi molto.
Ma quella domanda ti torna in mente ogni volta che vedi un'amicizia rompersi o una giovane coppia litigare e in una scuola piena di adolescenti queste cose sono all’ordine del giorno. La voce di Ariana ti rimbomba nelle orecchie ogni volta causandoti una fitta di dolore, malinconia e rimorso.

Che rumore fa un cuore che si spezza?


Cammini per il giardino del castello, ti piace passeggiare, ti aiuta a pensare più lucidamente.
La vecchiaia avanza inesorabile, non sei più il mago di una volta e le tue passeggiate diventano sempre più lunghe e i tuoi pensieri sempre più aggrovigliati.
Il mondo sta vivendo un periodo di pace e speri che le cose restino così, ma non sei più il giovane illuso di un tempo.
Sai che questa pace è solo provvisoria, effimera come il fumo di una candela.
Percorri il sentiero lungo le sponde del lago nero, fa abbastanza freddo da far desistere gli studenti a bighellonare sotto gli alberi e per questo giorno pieno del ricordo di Ariana ti va bene così. Ti piace la solitudine dell'inverno.
Ti blocchi non appena vedi una figura nera seduta sotto un albero spoglio, i neri rami gelati sembrano dita annerite di una mano morente.
Resti fermo ad osservare il giovane professore di pozioni mentre legge un libro, uno dei tanti della biblioteca. Qualcosa ti dice che prima o poi li leggerà tutti.
La guerra appena conclusa ha lasciato cicatrici molto profonde nell'animo di tutti, ma quel giovane mago ha pagato i suoi errori nel modo più doloroso che possa esistere.

Che rumore fa un cuore che si spezza?


Ti avvicini lentamente, non vorresti distrarlo dalla sua lettura, ma senti che se non darai uno spiraglio di luce a quell'anima tormentata, quel giovane mago resterà sempre solo con il suo immenso dolore. E la vita non è fatta solo di dolore e sofferenza.
Tu lo sai bene.
Lui non ti ha notato o ha fatto finta di non notarti, non importa, sai che è solo in questo mondo che non ha considerazione del suo immenso lavoro svolto durante l'ultimo anno di battaglia. Sai che sulla pelle ha ancora segni della guerra, inevitabili marchi che si poterà per tutta la vita, così come le dicerie sul suo conto.
Sorridi, vuoi che lui veda il tuo sorriso, che sappia che non è solo. Che tu, che l'hai così ingiustamente giudicato su quella collina in una ventosa notte, gli starai sempre vicino. Che l'oscurità del suo sguardo non deve arrivare al suo cuore. E se mai ci arriverà il tuo sorriso sarà la lamina di luce per uscire delle tenebre.
Se tu fossi ancora il giovane mago di un tempo, il giovane rampollo che voleva portare il mondo al Bene Superiore, forse, ti saresti innamorato di lui. Dei suoi occhi di tenebra e del suo animo tormentato.
Il fascino del cattivo ragazzo ti sussurra irriverente la voce del giovane Gellert. Ma ora sei solo un vecchio mago che ha visto troppo nella sua vita, ma che sa che il peggio, probabilmente, deve ancora venire.
E nel vedere quel giovane mago che legge in solitudine sotto quell'albero morto ti si stringe il cuore.
E' solo un ragazzo, uno dei tanti che ha preso una decisione e che ha pagato un prezzo troppo alto.
Ormai sei a pochi passi da lui.
- Lettura interessante? - gli domandi.
- Dipende dai punti di vista. - risponde il professore.
Lo vedi mettere un segnalibro tra le pagine. Per un istante pensi che sia troppo femminile come segnalibro per un tipo come lui, ma accantoni quel pensiero.
Il giovane si alza e si spazzola i pantaloni neri.
- Voleva vedermi Preside?
- Oh no, Seveurs. Stavo solo passeggiando e ti ho visto leggere. Non volevo disturbarti, ma ormai alla mia età si tende ad essere più impiccioni del solito.
Severus fa una leggera smorfia, infastidita probabilmente.
- Non importa. - sussurra estraendo la bacchetta e facendo evanescere il tomo – Iniziavo a sentire freddo.
- Allora cammina con me, ragazzo. - continui a sorridere e gli indichi il percorso che costeggia il lago – Non c'é niente di meglio di una passeggiata per riscaldarsi e pensare lucidamente.
- Fuggo dai miei pensieri, Preside. - sussurra lui avvicinandosi, fingi non di sentire quello che ha detto – Cammino volentieri con lei.
- Ti ho già detto di chiamarmi Albus, Severus. Altrimenti mi fai sentire più vecchio di quello che già sono.
Lui non ti risponde. Camminate in silenzio, vedi i suoi lineamenti tirati, é solo un giovane ragazzo, eppure sembra più vecchio.
- Com'é iniziato questo nuovo anno? - gli domandi con un sorriso divertito, tentando di distrarlo dai suoi pensieri che lo turbano così profondamente – Ho sentito che hai preparato un discorso interessante per gli studenti del primo anno. Spero che tu non li abbia spaventati troppo.
- Voglio che siano preparati.
- A cosa?
- A tutto.
Gli metti una mano sulla spalla, un gesto di affetto che Severus ha raramente ricevuto nella sua giovane vita. Tu lo conosci meglio di quanto vuoi ammettere, forse perché ti rispecchi in alcuni suoi atteggiamenti o in alcune sue scelte. In fondo anche tu sei stato soggiogato dal potere e hai perso le persone che amavi. Sei rimasto solo con tanti rimorsi, con la solitudine di una mente brillante e un cuore spezzato.

Che rumore fa un cuore che si spezza?


E Ariana torna con la sua dolce voce a porti quella stessa domanda a cui non sai dare risposta.
Sei riuscito in qualche modo ad andare avanti, ma non sai se per Severus sarà così facile.
Tu sei riuscito a sorridere dopo le urla di dolore e le lacrime amare.
Temi che per il tuo giovane professore di Pozioni non sarà così.
E decidi di sorridere tu per entrambi, tu sorriderai e cercherai di farlo sorridere, perché merita di avere una vita felice e non solo una vita vissuta negli obblighi e nei rimorsi. Perché Severus sa amare come pochi ne sono capaci e non merita di stare solo.
Tornate indietro, passando dalle serre e dal capanno di Hagrid dove delle zucche grandi quanto Thor stanno maturando per Halloween.
Mentre vi avvicinate all'entrata sentite due giovani studenti litigare.
- Ti ho detto che mi dispiace! - esclama un ragazzo di Tassorosso, probabilmente del quinto anno.
Vedi Severus accanto a te irrigidirsi.
- E' troppo tardi, Igor. - risponde la ragazza piccata – Ormai è tardi. Dovevi pensarci prima. E’ finita.
La studentessa torna dentro trattenendo le lacrime, il ragazzo sospira mettendosi le mani in tasca e si volta nella direzione opposta. Nessuno dei due vi ha visto.
- Che rumore fa un cuore che si spezza? - sussurri quella domanda senza neppure rendertene conto, anticipando il ricordo di Ariana e il suo dolore.
- Non fa rumore. - risponde Severus accanto a te – Fa solo male.
Ti volti verso di lui, Severus sta ancora fissando il punto in cui i due ragazzi hanno litigato. Ha lo sguardo cupo, scuro come solo in altre rare occasioni avevi visto.
Ha quello sguardo quando pensa a Lily.
Gli sfiori il braccio, lui si volta a guardati, probabilmente sei l'unico a cui è concessa la possibilità di vedere così in profondità nell'animo di questo giovane professore.
Gli sorridi. Gli offri quello spiraglio di luce che deve bucare le sue tenebre.
- Sai giocare a scacchi, Severus?
La domanda lo coglie di sorpresa, lo vedi nel suo sguardo. Annuisce solamente.
- Bene. – continui a sorridere – Io sono bravo ma non come Minerva, ho bisogno di nuovi sfidanti che non mi battano ogni volta.
Entrate nel castello, l’aria è più calda e il rumore degli studenti ti fa rimpiangere il silenzio del parco.
- Verrò a patto che la smetta di sorridermi, Preside.
- Ti ho detto di chiamarmi Albus. E io continuerò a sorriderti fino a quando non vedrò un sorriso su quelle labbra tirate, ragazzo mio. Sei troppo giovane per quell’aria sempre imbronciata.
- Allora potrebbe volerci una vita intera, Albus.
- Non ti preoccupare. Io sono un uomo paziente, Severus.
 
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view post Posted on 27/12/2013, 19:51
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I ♥ Severus


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Prenotazioni per la 51a settimana di Sorrisi per Severus:

Sabato 28: Elly (47)
Domenica 29 : Monica (51)
Lunedì 30: Elly (48)
Martedì 31: Elly (49) ??? .....



Prenotazioni per la 52a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 1 gennaio: Leonora (52)
Giovedì 2 gennaio : Ida (52)
Venerdì 3: Elly (50) ??? .....
Sabato 4: Elly (51)??? .....
Domenica 6 : Monica (52)
Lunedì 6: Elly (52) ??? .....
Martedì 7: Angela (Yana)
Mercoledì 8: Angela (Yana)


Premesso che Elly ha comunque la precedenza, poichè ormai siamo agli sgoccioli dell'anno, chi ha lavori da inserire lo comunichi e verrà inserito nelle prenotazioni, eventualmente anche inserendo più di un sorriso per giorno.
Laddove Elly è indicata con i punti interrogativi a lato, significa che, per il momento, non è ancora certa di avere la storia pronta, quindi se ci fosse anche un sostituto saremmo tutti più tranquilli. Tenete conto che io posso sempre sostituirla, ma solo con materiale d'archivio, quindi se ci sono storie nuove cedo loro il passo.


Avanti, l'ultimo sforzo per regalare gli ultimi sorrisi dell'anno a Severus!

:lovelove:

Edited by Ida59 - 21/8/2015, 21:47
 
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n. 47

Titolo: Sei prevedibile, Granger

Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: generale, romantico
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton.
Pairing: Hermione / Severus (Sai che novità...)
Epoca: post guerra
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Hermione passava più tempo nei sotterranei di Hogwarts che al Ministero. Era portata per fare la ricercatrice, aveva una mente aperta e trovava sempre nuove strade da sperimentare. Parlare con lei era risanante per lo spirito e la mente.
Parole: 2.033



Sei prevedibile, Granger

- Sei sparito per sei mesi!
Un ragazzino del terzo anno di Serpeverde si bloccò in mezzo al corridoio e si voltò verso la porta che conduceva al laboratorio privato del Preside Piton.
Qualcuno stava urlando contro Piton. Qualcuno con istinti suicidi, probabilmente.
- Mi vuoi rispondere, Severus?
Lo studente riprese a camminare velocemente verso la Sala Grande; aveva la netta impressione che tra poco il Preside sarebbe uscito come una furia dal laboratorio e non voleva intralciare il suo cammino. Se era fortunato sarebbe riuscito a non incrociarlo per tutto il giorno.
Il Preside Piton appoggiò la borsa di pelle nera sulla scrivania con un tonfo e osservò la donna che, incurante del pericolo, era piombata nel suo ufficio ad urlargli contro.
Sollevò un sopracciglio sottile e aprì con uno scatto la borsa.
- Non sono affari tuoi, Granger. - sibilò iniziando ad estrarre barattoli e radici.
- Non sono affari miei? - gridò l'altra paonazza in volto. La vide infilarsi una mano in tasca e, di riflesso, la sua mano sfiorò l'impugnatura della bacchetta nera nascosta nella tasca interna del mantello; invece Hermione estrasse un biglietto ripiegato in quattro parti – Mi hai inviato questo stupido messaggio con un gufo spelacchiato e sei sparito per sei mesi!
- Mi era sembrato di essere stato abbastanza chiaro in quel biglietto.
La strega sbuffò e aprì il messaggio.
- Parto. - lesse Hermione – Ho una tesi nuova da provare. - alzò lo sguardo sul mago – Questa… - disse sventolando il biglietto con forza, tanto che un angolino si spezzò e cadde a terra dolcemente - non è una spiegazione. Non sapevo nulla di una nuova tesi, avresti dovuto dirmelo, avremmo studiato insieme la sua preparazione e i suoi effetti.
- Avevi cose ben più importanti a cui pensare.
Il mago finì di estrarre tutti gli ingredienti che aveva raccolto nel suo lungo viaggio e iniziò con le pergamene contenenti i suoi appunti. La sua collaborazione con Hermione Granger era stata, all'inizio, prettamente simbolica e fastidiosa. Il Ministero gli aveva chiesto di studiare una nuova formula per la pozione antilupo; aveva accettato dopo un po' di tempo, avendo trovando il suo lavoro di Preside noioso e ripetitivo. In quanto pozione sperimentale andava testata nelle sue varie fasi, compresa la trasformazione nelle notti di luna piena.
Qui entrava la petulante SoTutto; in quanto avvocato delle creature magiche la sua presenza era necessaria per assicurare al Ministero che i suoi metodi non lenissero la liberà dell'individuo, né la sua sicurezza e che, cosa più importante in una società che garantiva l'uguaglianza tra razze magiche e non, non avessero ripercussioni sulla comunità dei Lupi Mannari.
La prima volta che avevano somministrato la pozione ad un giovane mago rimasto vittima della maledizione durante la guerra i risultati erano stati pessimi. Il giovane si era trasformato, era stato doloroso, violento ed inaspettato. Il giovane si era fatto accecare dal suo lato animale e stava quasi per attaccare Hermione se un suo intervento non l'avesse salvata in tempo.
Dopo quello spiacevole episodio aveva cercato una soluzione al problema sull'instabilità della pozione, aveva fatto vari tentativi per mesi, con calcoli sempre più complessi e selezioni accurate degli ingredienti e della loro provenienza. Anche il più insignificante dettaglio era fondamentale.
Il secondo tentativo era andato meglio. La trasformazione c'era stata, ma il lupo sembrava avere coscienza del suo lato umano. Era stato un passo avanti, ma da quel punto non aveva poi fatto molti progressi.
Non era ancora riuscito a bloccare del tutto la trasformazione né a sopprimere completamente l'istinto animale.
Era frustante per il suo orgoglio.
Dopo più di un anno di stretta collaborazione con la Grifondoro si era deciso ad aprirle il suo laboratorio e i suoi appunti. Più che altro per farla stare zitta e perché due cervelli erano sempre meglio che uno solo.
Hermione passava più tempo nei sotterranei di Hogwarts che al Ministero. Era portata per fare la ricercatrice, aveva una mente aperta e trovava sempre nuove strade da sperimentare. Parlare con lei era risanante per lo spirito e la mente.
A volte portava anche del lavoro extra e si trovano a parlare per tutta la serata di legge e conseguenze dei comportamenti umani sulle altre razze.
- Cose più importanti? - domandò la strega disorientata interrompendo il filo dei suoi pensieri e i suoi ricordi – In che senso?
- Torna a casa, Hermione. - le rispose duramente il mago senza guardarla – Non hai un marito che ti aspetta?
Non sentì nessuna risposta da parte sua e lasciare Hermione Jane Granger senza parole non era affatto facile.
Sollevò la testa dalle carte e la vide in mezzo alla stanza, con il suo bigliettino ancora in mano e lo sguardo basso.
- Non l'hai saputo? - gli chiese con un filo di voce – Nessuno ti ha avvisto?
- Sono partito quasi all'improvviso, ho chiesto a Minerva di sostituirmi questi mesi e non ho detto a nessuno dov'ero diretto. Quindi no, Granger, - spiegò utilizzando il tono più scocciato del suo repertorio - nessuno mi ha avvisato di nulla.
Hermione sospirò.
- Il matrimonio è stato annullato. - disse tutto d'un fiato a voce bassa.
La frase echeggiò nella stanza come se fosse stata urlata. Severus sgranò gli occhi, sentì improvvisamente il corpo tremare.
- Perché?
Hermione sollevò lo sguardo e lo fissò come se non si aspettasse quella domanda.
- Non lo amavo. - rispose con una sincerità disarmante – Lo amavo come fratello, ma nient'altro. Ho pensato che avrei preferito vivere sola piuttosto con condannare entrambi all'infelicità. Sono una di quelle ragazze che vuole sposarsi una volta sola nella vita e voglio che sia per amore non perché credo che sia amore.
- Eppure quando Weasley veniva qui a trovarti mi sembravate fin troppo appiccicosi e melensi.
- Ron era appiccicoso e melenso. - precisò lei – E' un bravo ragazzo, Severus. - ci tenne a precisare quando vide una sua smorfia disgustata - Non è colpa sua. E' colpa mia. L'ho lasciato due giorni prima delle nozze. Credevo che in qualche modo l'avessi saputo.
- Ero già partito.
- Eri già partito. - annuì lei - Ti ho cercato, ma nessuno sapeva dove ti fossi nascosto.
- Non mi sono nascosto. - puntualizzò irritato.
Calò un silenzio pesante tra di loro. Hermione lesse ancora le due righe che le aveva scritto prima di partire.
- Non mi sembri sollevato all’idea che non mi sia sposata. – lo mormorò appena come se stessa parlando a se stessa.
Severus sollevò un sopracciglio.
- Perché dovrei essere sollevato?
La labbra di Hermione si incurvarono un in sorriso amaro, ma non rispose alla sua domanda.
Il mago sospirò e tornò a sistemare le pergamene scritte durante il viaggio. Ogni tanto lanciava occhiate silenziose alla donna. Era stranamente taciturna, la rabbia di poco fa sembrava svanita e non ne capiva il perché.
Hermione era sempre in grado di disorientarlo.
- Come ti senti? – le domandò per rompere quell’opprimente silenzio.
Ci volle qualche lungo secondo prima che Hermione si decidesse a rispondere.
- Come mi sento... - sorrise la strega tristemente - Mi sento stupida... - accartocciò il biglietto in mano - io... io credevo di aver visto qualcosa nel tuo sguardo negli ultimi mesi... - Hermione non se ne accorse, fissava la palla di carta stretta nel pugno, ma Severus era sbiancato - io... - fece una piccola risata isterica e si passò la mano libera tra i ricci – se tu mi fai queste domande è perché non… - sospirò chiudendo gli occhi, sembrava esausta - Scusa se sono piombata qui urlando. - il cambio repentino di discorso e del tono di voce lo disorientò nuovamente – Sarai stanco per il viaggio e tutto il resto. Quando vorrai spiegarmi la tua nuova teoria sai dove trovarmi. Ora scusami me ne vado a casa a mangiare un chilo di gelato, guardare un film d'amore strappalacrime e a maledirmi per la mia innata capacità di innamorarmi dell’uomo sbagliato. – fece scivolare la pallina di carta in tasca poi sollevò lo sguardo su di lui, tratteneva con fierezza le lacrime - Ciao Severus.
Uscì così di fretta che non gli diede il tempo di rispondere o capire bene cosa lei gli stesse dicendo.
Si ritrovò in piedi nel suo ufficio, con addosso ancora l’odore del luogo dove era stato negl’ultimi sei mesi e la consapevolezza che Hermione Granger gli aveva appena confessato di essersi innamorata di lui.

* * * *


Quando andò ad aprire la porta del suo appartamento aveva ancora il cucchiaio del gelato in bocca.
Severus era dall'altra parte dalla porta.
Si fissarono in silenzio per alcuni minuti.
- Avevi ragione. - disse infine lui – C'era qualcosa nel mio sguardo.
La strega lo fece entrare. Severus si guardò attorno: il televisore era in pausa, l'immagine in bianco e nero era fissa su una donna che rideva. Sul basso tavolino c'era un barattolo di gelato al cioccolato e vaniglia aperto, una confezione di fazzolettini di carta monouso. Molti erano accartocciati sul tavolo, usati.
Si sentì un po' in colpa.
Hermione si affrettò a mettere in fresco il gelato e appoggiò il cucchiaino nel lavello. Fece sparire i fazzoletti usati con un colpo di bacchetta. Poi si concentrò su di lui.
Severus fece un lieve sospiro.
- Mi dispiace. - le disse – Io... ho iniziato a provare qualcosa per te da quando hai cominciato a lavorare in laboratorio, ma...
- Ero fidanzata. - rispose lei.
- Eri fidanzata. - confermò lui – Mi piaceva lavorare con te e non volevo rovinare il rapporto che avevamo. La vecchiaia non mi rende più saggio, - un sorriso amaro e triste increspò le sue labbra sottili - nelle questioni di cuore faccio sempre gli stessi errori. Ma…
Si bloccò nervoso, timido ed impaurito, emozioni che Severus non provava da quando aveva quindici anni. Odiava sentirsi così vulnerabile davanti a qualcuno.
- Ma? - lo incoraggiò lei, si stava torturando le mani.
- Hermione, - disse Severus chiudendo gli occhi – l’amore per Lily mi ha ucciso. Ha ucciso la mia anima, il mio cuore, il mio stesso essere. Sono morto perché amavo Lily e lei viveva senza di me. Era felice senza di me. Ci sono voluti oltre vent’anni per capire che era un amore sbagliato, malato e distruttivo. E quando ho capito che stavo per provare per te lo stesso amore di Lily mi sono rifiutato di accettarlo. Non potevo sopportare tutto quel dolore di nuovo. Sono partito prima del matrimonio perché non potevo più sopportare di vederti felice senza di me. Avevi ragione: mi sono nascosto dal mondo e da te.
- Ma io non ero felice.
- Devi cercare di capirmi... non ho mai neppure lontanamente immaginato che tu potessi ricambiare i miei sentimenti. Ogni volta che ti vedevo con Weasley per me eri una donna innamorata del suo giovane fidanzato. Ero così concentrato sul mio dolore che non ho visto il tuo.
- Così sei partito per dimenticarmi.
Il mago aprì gli occhi e la fissò intensamente.
- Sì.
Hermione si avvicinò a lui egli accarezzò una guancia. Severus si beò di quel contatto.
- Mi dispiace di averti fatto soffrire così tanto, Severus. - sussurrò Hermione.
- Non è stata colpa tua.
- Mi dispiace lo stesso.
Il mago sollevò una mano e le sistemò un riccio dietro l'orecchio; la strega sorrise. Un sorriso innamorato che scaldò l'animo di Severus.
- Ha funzionato? - domandò lei timidamente – Ti sei dimenticato di me?
Con il pollice delineò le sue labbra carnose ed invitanti.
- Credevo di sì. - le rispose con un sussurro roco.
Si chinò sul suo viso per baciarla, ma Hermione gli mise le mani sul petto e lo fermò.
- Aspetta. - disse – Voglio dirti una cosa prima.
- La so già. - mormorò sollevando un sopracciglio sottile.
La donna sorrise maliziosa.
- Davvero?
- Sei prevedibile, Granger.
Lei ridacchiò e giocò un poco con i primi bottoni della casacca nera.
- Ti amo, Severus Piton.
Severus ricambiò il sorriso e l'avvicinò di più al suo corpo.
- Sei estremamente prevedibile.
Non ci fu più bisogno di parlare.
 
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view post Posted on 29/12/2013, 17:10
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I ♥ Severus


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Ehm... Elly, come stai messa con la storia n. 49 che dovresti inserire l'ultimo dell'anno?

Edited by Ida59 - 21/8/2015, 21:48
 
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kijoka
view post Posted on 29/12/2013, 17:20




Nr.51

Autore/data: Kijoka – 27 novembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot ​
Rating: per tutti
Genere: introspettivo - romantico
Personaggi: Severus Piton - personaggio originale
Pairing: Severus Piton - personaggio originale
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: La natura era uno spettacolo incomparabile e Severus ne assaporava ogni piccolo particolare.
Parole/pagine: 1.850/4.



La Foresta delle Anime

Joy era sempre stata affascinata dall'atmosfera particolarmente calma e tranquilla che si respirava tra gli alberi secolari del fittissimo bosco accanto all'antico borgo.
I Babbani del villaggio la chiamavano la Foresta delle Anime.
La prima volta che aveva sentito pronunciarne il nome si era poi divertita a fare domande. Era stata sicura che, raccontando, le avrebbero fatto passare come leggende e vecchie credenze tutto quello che non potevano vedere, né comprendere, del distaccamento del San Mungo, posizionato non troppo lontano dalle loro abitazioni. Gli incantesimi proteggevano il luogo e forse qualcuno di loro, avventuroso e curioso, ne aveva captato qualche fortuito suono o delle inspiegabili sensazioni.
La storia che udì fu ben diversa.
Le narrarono che per secoli, la foresta che si trovava accanto all'invisibile luogo di degenza per maghi, era stata considerata colma di un particolare potere.
Dicevano le leggende che, all'ombra dei suoi alti fusti, prendessero dimora le anime dei trapassati che avevano qualche interesse a non abbandonare il mondo terreno. Non sempre e solo a causa di morti crudeli o violente, ma anche solo per legami di sentimenti coi vivi.
Le persone che le raccontarono queste dicerie sembravano estremamente serie e Joy, che d'altro canto era una maga, non poteva non prestar orecchio a leggende che, solitamente, si usavano per spiegare ai Babbani le ingerenze magiche nel loro mondo.
Gli esempi narrati di come questa dote speciale della foresta si manifestasse furono innumerevoli. Tutti pieni di poesia e di dolcezza. Eppure nessuno dei suoi informatori sapeva essere certo su come questi contatti tra vivi e morti venissero perpetrate.
Una solo cosa accomunava tutti i racconti: chiunque fosse passato per quella foresta sarebbe riuscito a prendere congedo con le anime vagabonde della sua vita, ritrovando la pace.
Una simile possibilità per Joy non poteva essere accantonata! Anche fossero solo state stupide dicerie la maga non voleva rinunciare ad un tentativo.
Così prese a portare Severus a passeggiare proprio nella foresta.
Non aveva spiegato nulla al mago, se non vaghi cenni, senza alcuna dovizia di particolari.
Joy non aveva idea di come la desiderata manifestazione potesse venire sollecitata. Si limitava, quindi, a sperare che qualcosa potesse succedere.
I giorni passavano, le passeggiate divenivano sempre più lunghe, ma nulla cambiava attorno a loro.Si addentravano ogni giorno più in profondità nella foresta, non troppo lontana dall'edificio che fino ad allora li aveva ospitati.
Joy notava con quale piacevole rilassamento Severus camminava tra gli alberi, all'interno delle radure e lungo i ruscelli. Osservava tutto con occhi curiosi e ascoltava ogni rumore, assaporava ogni profumo.
I lunghi raggi tremuli di pulviscolo dorato. I suoni attutiti dal tappeto di muschio morbido e profumato. L'agitarsi leggero delle verdi fronde rigogliose. I richiami di vita selvaggia e i profumi di resina e legno antico, erba tagliata. Il ruscello gorgogliante, voce fresca della primitiva foresta. In quelle passeggiate le ore scivolavano via lente e deliziose.
Sembrava che il mago potesse trovare un'altra dimensione nella tranquillità offerta dal quel prolungato contatto con la natura.
Questo la persuase a non porre fine alle camminate, perché in un modo o nell'altro. stavano giovando al mago.
Il tempo passava e nulla succedeva, se non che la salute di Severus andava sempre più migliorando. Ormai era nel pieno delle sue forze e avrebbe presto abbandonato quel luogo. Sembrava avesse la ferrea volontà di sfruttare ogni singolo momento potesse trascorrere in quel luogo pieno di serenità.
Mentre passeggiavano teneva Joy stretta a sé, senza parlare. Sembrava sentire come non ce ne fosse bisogno.
La natura era uno spettacolo incomparabile e Severus ne assaporava ogni piccolo particolare.
Sembrava che l'estate fosse estremamente orgogliosa di sé all'ombra degli alti fusti.
Joy se ne sentiva parte, come se quel luogo quasi incontaminato fosse stato il riparato sfondo al vero sbocciare del loro amore.
Di lì a pochi giorni ogni cosa sarebbe cambiata e, nonostante fossero entrambi consapevoli che sarebbe successo, cercavano di vivere quei momenti come speciali ed irripetibili, sfruttandone ogni istante.
L'ultimo giorno uscirono un po’ più tardi del solito.
Camminando lentamente raggiunsero la radura preferita da Severus, dove gli alberi erano più alti e le due anse del ruscello facevano udire in modo più forte la canzone allegra delle piccole cascate.
Il sole radente riusciva ancora a penetrare tra le fronde e la penombra rendeva la radura un posto davvero pieno di un'atmosfera magica.
Cosa davvero ci fa muovere, scegliere?
Cosa ci spinge a prendere decisioni?
Cosa fa ricordare di un particolare a scapito di un altro?
Mille domande affollavano quella sera la mente di Severus, mentre camminava verso il ruscello, con Joy per mano.
L'avvicinarsi del ritorno al mondo magico lo gettava a tratti in un’ansia profonda.
Quando arrivò vicino all'acqua si voltò e con delicatezza trasse a sé Joy, abbracciandola dolcemente.
La maga gli poggiò la testa sulla spalla, in silenzio.
La magia dell'incantesimo non c'era più, ma lei riusciva chiaramente a percepire l'agitazione nel cuore e nella mente del mago. Lo strinse appena un po' di più, per fargli capire che comprendeva e per cercare di trasmettergli la sensazione di serenità che invece albergava in lei.
Severus sentì le sue braccia avvolgerlo più strettamente e abbassò il viso per perdersi, una volta ancora, nel blu profondo screziato di turchese vivace dei suoi occhi.
Quello sguardo gli trasmise, all'istante, una calma profonda.
Cosa guida l'istinto?
Qual'è il segreto che fa muovere l'anima quando stimolata da chi amiamo?
Quale influenza hanno davvero i sentimenti, che peso hanno sul nostro destino?
Ma in fondo, aveva senso, adesso, porsi ancora domande?
Lasciò vagare lo sguardo sul viso di Joy, traendone, come ogni volta, una sensazione speciale di totale appagamento. Tutto quello che aveva sempre desiderato ora era lì, tra le sue braccia!
Abbassò il capo e dolcemente la baciò.
Le labbra sottili e morbide, dapprima dolci, poi sempre più appassionate, rapirono la maga in una dimensione senza tempo.
Strinse più stretto l’abbraccio e dimenticò il mondo.
Quando, poco dopo, riaprì gli occhi per ritrovare l’amato sguardo scuro si trovò circondata da piccole luci.
Il crepuscolo aveva raggiunto la foresta e nella radura si erano alzate in volo decine di lucciole.
O almeno questo fu il pensiero non appena si rese conto che il buio era ormai una notte stellata.
Le stelle non si trovavano in cielo, ma erano tutte attorno a loro.
Non comprese esattamente cosa stava succedendo, finché i piccoli animali non attorniarono Severus.
Il mago non riusciva a capire, non era pronto e all’erta e, temendo pericolo per la sua donna, la spinse lontano da sé con una lieve pressione.
Separati da un muro volubile di minuscoli bagliori si fissavano l’un l’altra senza riuscire a profferire parola, stupiti.
Come guidati tutti da una mente comune gli animaletti attorniarono Severus.
La nuvola luccicante lo circondò in pochi secondi.
Il mago parlava, ma Joy non riusciva a sentire alcuna parola uscire dalla sua bocca. Sembrava che stesse conversando con qualcuno ma lei ne fosse esclusa, ma nella radura non c’era nessun altro tranne loro!
Il buio era calato velocemente ed ora tutto era avvolto dal manto scuro della notte, tranne Severus che continuava ad essere immerso in quella calda luce pulsante.
Joy allora comprese: la magia della Foresta delle Anime.
Cercò di avvicinarsi al mago, ma sembrava protetto da uno scudo invisibile: non poteva raggiungerlo.
Cominciò a spaventarsi.
Cercò di muoversi verso di lui, di chiamarlo, ma Severus sembrava essere stato rapito da una dimensione parallela e non la vedeva, non la sentiva.
Joy ricorse alla bacchetta, nel timore che la magia che lei aveva creduto benefica fosse invece una emanazione di magia oscura.
Gli incantesimi che utilizzò si rivelarono senza effetto.
Sembrava il tempo non scorresse più nel modo giusto, che tutto fosse rallentato, perfino i suoi gesti e le sue reazioni!
Proprio quando stava cominciando davvero ad avere paura, quando gli sembrò che fosse passato un secolo, le luci lasciarono Severus che crollò in ginocchio sul tenero muschio.
Joy ricominciò ad udire i rumori del bosco, la gioiosa canzone del ruscello poco lontano.
I minuscoli punti luminosi la sfiorarono per un attimo, come se la stessero studiando, e poi volarono via, sparendo così velocemente alla sua vista che gli sembrò di averli sognati.
Corse al fianco del mago, inginocchiandosi accanto a lui, preoccupata.
I lunghi capelli scuri gli coprivano il volto e le spalle si muovevano leggermente.
- Severus! Amore mio, ti prego, dimmi qualcosa, stai bene?
Il mago non rispose. Con un fluido movimento si sedette a terra alzando il viso.
La luce della luna, che si faceva lago tra le cime e le fronde degli alberi, gli illuminò il viso.
Severus piangeva.
Le guance bagnate dalle lacrime brillavano come coperte di polvere d’argento.
- Amore, cosa…
Lo guardò meglio: sorrideva.
Di un sorriso felice, luminoso, aperto.
Lo fissò ancora per un attimo poi lo abbracciò stretto.
- Joy… sto bene…
La voce profonda sussurrò al suo orecchio, in un soffio colmo di gioia.
La maga si allontanò appena e prese a baciargli le guance, asciugando le scie salate.
- Joy, io…
La maga tornò ad abbracciarlo.
Severus era felice, anche se confuso e senza più la cognizione del tempo.
Le luci gli avevano parlato.
Voci del passato, vicino e lontano. Frasi di pace e perdono.
La voce più forte era stata quella di Lily.
Gli aveva sussurrato all’orecchio un perdono che era anni che attendeva! Sapeva di non essersi sbagliato: il tono e le parole, il modo di esprimersi e la tenerezza erano quelle di Lily!
E poi altre voci, collegate al suo passato. Moody, Tonks, lo stesso Lupin e poi, alla fine, dopo tutti gli altri, finalmente Albus!
L’aveva preso in giro per i dubbi che ancora aveva nel cuore e si era raccomandato di finire ciò che aveva cominciato. Gli aveva assicurato di essere esattamente dove voleva essere e che una parte del suo cuore gli sarebbe sempre stata accanto, se avesse avuto la forza di continuare a sorridere.
Severus aveva fissato lo sguardo in quello di Joy, senza vederlo, preso com’era dai ricordi di ciò che aveva appena provato.
Lei sembrava estremamente preoccupata. Doveva spiegare.
- Joy, amore mio, tu sapevi, vero?
La maga lo guardò con occhi tormentati:
- Non sapevo cosa sarebbe successo. Io… ho avuto paura per te!
Severus le rispose in un soffio:
- Tu sapevi, certo. Tu mi hai portato qui. Tu volevi che succedesse. Quanto ti amo per questo!
Joy fissò, senza avere più voce, il viso dell’uomo che amava, ora rischiarato dall’argentea luce lunare e dal disteso sorriso che le comunicava una serenità mai appartenuta al carattere del mago.
- Anche io ti amo, ma per ciò che sei e per quello che sei capace di darmi, ogni giorno, ogni notte…
La voce del mago divenne una carezza di velluto, mentre le sue braccia tornavano a stringerla con passione:
- Sposami, Joy. Facciamo di questa notte la prima della nostra vita insieme…
La maga sorrise, con tutta la felicità che mai aveva provato nella vita:
- Sì! Sì, sì, sì, amore mio!
Si strinsero e le labbra si unirono per un nuovo bacio colmo dei sentimenti che sapevano di provare l’uno per l’altra, mentre una minuscola luce vegliava su di loro nascosta da un ramo più basso degli altri.

Edited by Ida59 - 21/8/2015, 21:48
 
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view post Posted on 30/12/2013, 10:53
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Ho il sorriso 49 e 50.



n. 48

Titolo: Perle di gioia

Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: generale, romantico, in questa ci ho messo anche un po' di melassa XD
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton.
Pairing: Hermione / Severus
Epoca: post guerra
Avvertimenti: AU
Riassunto:
La scuola era tornata nella sua routine, non c'erano più minacce, guerre e dolore.
Era il momento perfetto per essere felice.
E il mago che, ora, sedeva dietro la sua vecchia scrivania meritava più di chiunque altro la felicità.

Parole: 1.079


Perle di gioia

Era una serata calda di Maggio.
Il Preside Piton stava finendo di leggere una missiva ricevuta dalla scuola di Drumstang; l'atmosfera nell'ufficio era calma, rilassata. Alcuni presidi dipinti sonnecchiavano tranquillamente nelle cornici, alcuni erano andati in altri quadri a spettegolare; Silente fissava la schiena dell'attuale Preside e sorrideva felice. Era un periodo di pace, serenità, calma.
La scuola era tornata nella sua routine, non c'erano più minacce, guerre e dolore.
Era il momento perfetto per essere felice.
E il mago che, ora, sedeva dietro la sua vecchia scrivania meritava più di chiunque altro la felicità.
Un leggero suono ruppe il silenzio dell'ufficio circolare.
Albus sollevò lo sguardo sulla parete che aveva di fronte dove un grande orologio a pendolo era stato posizionato qualche anno prima. Un regalo speciale della famiglia Weasley.
Una delle lancette si spostò velocemente.
Destinazione casa.
- Sta tornando, Severus. - disse il mago dipinto.
Il mago vestito di nero sollevò lo sguardo e guardò l'orologio.
- Grazie, Albus.
Ripiegò la pergamena e si alzò.
- Per oggi basta. – mormorò, fissando la scrivania.
Uscì dall'ufficio e si diresse nei suoi alloggi, spostati da qualche anno dai rassicuranti sotterranei al luminoso quarto piano. Aprì la porta giusto il tempo di vedere sua moglie uscire dal camino.
Hermione stava togliendo la cenere dal mantello con l'aiuto della bacchetta. Solo dalla sua espressione si capiva che era esausta.
- Ciao. - lo salutò lei con un sorriso stanco.
- Ciao. - rispose il mago togliendosi l'ingombrante mantello nero e appoggiandolo ad una delle poltrone davanti al camino – Ti senti bene?
Hermione sbuffò e iniziò a spogliarsi dirigendosi nella camera da letto.
Severus la seguì fino in camera e la fissò mentre si spogliava abbandonando i vestiti per terra.
- Fa caldo oggi! - si lamentò lei togliendosi i pantaloni – E siamo solo a Maggio!
La camicia bianca raggiunse in fretta i pantaloni sul pavimento. Severus sorrise osservando con sguardo innamorato e colmo di gioia il corpo di sua moglie coperto solo da un intimo delicato e quel piccolo pancino di alcuni mesi che custodiva il suo dono più grande.
- Sono esausta. - esclamò Hermione sdraiandosi sul letto.
- Lavori troppo. - la rimproverò dolcemente lui raggiungendola sul letto – Non ti fa bene e neppure al bambino.
Hermione gli lanciò un'occhiataccia.
- Non è il lavoro!- fece – E' tuo figlio! Oggi non mi ha dato un attimo di pace. E' tutto il giorno che gira e tira colpi.
Severus riuscì a trattenere una risata, Hermione era molto suscettibile in quel periodo. Era alla venticinquesima settimana di gravidanza, il suo corpo aveva iniziato a cambiare nell'ultimo mese e lui la trovava sempre più bella e desiderabile. Da qualche settimana aveva iniziato a sentire i primi colpetti. Prima leggeri, quasi indistinguibili, man a mano che i giorni passavano erano diventati più nitidi e più forti, ma a lui ancora preclusi.
Gli aveva detto che era ancora troppo presto, che il bambino non aveva ancora le forze necessarie per farsi sentire anche dall'esterno, ma non poteva non provare un po' di invidia ogni volta che Hermione sorrideva accarezzandosi la pancia nel punto dove aveva sentito un calcetto o una piccola capriola. A volte si sentiva escluso da quel mondo femminile che lui poteva solo tentare di capire.
- Mio figlio? - disse sollevando un sopracciglio – Perché quando ti fa vomitare o quando ti fa stancare è solo mio figlio?
Hermione sorrise e lo tirò verso di sé per un delicato bacio a fior di labbra.
- Io sono la donna incinta e il tuo dovere è sopportarmi.
- Sono quasi certo che il cerimoniere non abbia detto questo quando ci siamo sposati. - rispose lui a pochi millimetri dalle sue labbra.
- Era scritto nelle carte che abbiamo firmato al Ministero.- rispose lei divertita.
- Erano quelle scritte minuscole che non ho letto?
- Esatto. - ridacchiò lei – Ora ci parli, per favore?
Da quando Hermione era rimasta incinta lui si era sentito impotente di fronte alle sue nausee, agli ormoni impazziti che la facevano piangere anche di fronte ad una boccetta di inchiostro finita, alla spaventosa idea che la loro vita sarebbe cambiata in pochi mesi che, come per magia, sembravano passare più velocemente del solito. Ma da quando lei aveva avvertito il primo colpetto si era resa conto che la sua voce era in grado di calmare il bambino. Come una ninna nanna.
La sua voce. Lui che spaventata gli studenti solo con un'alzata di sopracciglio.
Il mago le diede un altro bacio a fior di labbra e scese verso il ventre della moglie, lo accarezzò piano e lo baciò delicato.
Hermione gli guidò la mano dove sentiva i colpi e chiuse gli occhi.
- Ciao anche a te. - sussurrò il mago sulla pancia rotonda – Non devi far affaticare così tanto la mamma, lo sai vero?
La strega sospirò di sollievo e iniziò ad accarezzargli i capelli.
- Sia lodato Godric. - mormorò – Si sta calmando.
Severus sorrise sulla pelle lattea della moglie.
- Cosa stai facendo lì dentro? – gli domandò.
- Probabilmente sta giocando a Quiddicth. – rispose Hermione - Continua a parlare, ti prego… ho bisogno di cinque minuti di tregua.
Severus ci pensò un attimo poi prese a spiegare la preparazione della pozione della pace. Elencò ogni ingrediente, la loro provenienza, il modo migliore per prepararli, di tagliarli e sminuzzarli, descrisse ogni passaggio e ogni variante da lui inventata.
Parlò fino a quando non sentì la mano di Hermione tra i suoi capelli scivolare verso il letto, sollevò la testa e vide che si era addormentata cullata dalla sua voce.
Sorrise di nuovo e tornò a concentrare le sue attenzioni al pancino rotondo.
- Devi lasciar riposare un po’ la mamma.- sussurrò sulla pelle di Hermione – L’hai fatta stancare con tutti i tuoi calcetti.
E per la prima volta Severus sentì qualcosa sotto quella pelle che lui amava. Un colpo, piccolo, delicato, dolce, proprio all’altezza delle sue labbra.
Baciò quel punto.
- Sei stato tu? – domandò con un sussurro sentendosi un po’ sciocco.
Un altro colpo, sempre delicato, piccolo, ma inconfondibile.
Severus non era un uomo dalla lacrima facile. Aveva pianto poche volte nella sua vita e le sue lacrime erano sempre di dolore e rimpianto, di perdita e sensi di colpa.
Ma in quella calda sera di Maggio la delicata lacrima che bagnò la pancia di Hermione era una piccola perla di gioia.

Prenotazioni per la 51a settimana di Sorrisi per Severus:

Sabato 28: Elly (47)
Domenica 29 : Monica (51)
Lunedì 30: Elly (48)
Martedì 31: Elly (49)



Prenotazioni per la 52a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 1 gennaio: Leonora (52)
Giovedì 2 gennaio : Ida (52)
Venerdì 3: Elly (50)
Sabato 4: Elly (51)??? .....
Domenica 6 : Monica (52)
Lunedì 6: Elly (52) ??? .....
Martedì 7: Angela (Yana)
Mercoledì 8: Angela (Yana)


Premesso che Elly ha comunque la precedenza, poichè ormai siamo agli sgoccioli dell'anno, chi ha lavori da inserire lo comunichi e verrà inserito nelle prenotazioni, eventualmente anche inserendo più di un sorriso per giorno.
Laddove Elly è indicata con i punti interrogativi a lato, significa che, per il momento, non è ancora certa di avere la storia pronta, quindi se ci fosse anche un sostituto saremmo tutti più tranquilli. Tenete conto che io posso sempre sostituirla, ma solo con materiale d'archivio, quindi se ci sono storie nuove cedo loro il passo.


Avanti, l'ultimo sforzo per regalare gli ultimi sorrisi dell'anno a Severus!

:lovelove:

Edited by Ida59 - 21/8/2015, 21:48
 
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view post Posted on 30/12/2013, 11:31
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CITAZIONE
Ho il sorriso 49 e 50.

Devo dirlo: grande, imprevedibile Elly! :wub:
 
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CITAZIONE (chiara53 @ 30/12/2013, 11:31) 
CITAZIONE
Ho il sorriso 49 e 50.

Devo dirlo: grande, imprevedibile Elly! :wub:

Naaaa il 49 ce l'avevo già. Volevo lasciarlo per ultimo, ma sono nella cacchetta fino al collo. E il 50 era un vecchio sorriso che avevo scritto, ma poi cestinato perché non mi piaceva come era uscito. Stamattina l'ho ripreso in mano e l'ho modificato.
Solo botta di culo! :lol: :lol: :lol:
 
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Alexander Gawain Stelson
view post Posted on 31/12/2013, 12:05




Posto io il sorriso 49 di Ellyson:

n. 49

Titolo: Tre è un numero perfetto
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger
Pairing: Severus/Hermione
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Lui e la sua compagna erano sdraiati nel letto dopo aver fatto l'amore, coperti dalle lenzuola scure che per anni avevano accompagnato i suoi sogni agitati.
Parole: 1.108

Tre è un numero perfetto

La stanza era in penombra, le candele che aveva acceso per creare un'atmosfera romantica si erano quasi del tutto consumate attorno a loro. Sul tavolo rotondo davanti al camino c'erano i resti della cena che aveva organizzato con precisione fino all'ultimo dettaglio.
Lui e la sua compagna erano sdraiati nel letto dopo aver fatto l'amore, coperti dalle lenzuola scure che per anni avevano accompagnato i suoi solitari sogni agitati.
Era stanco, ma non riusciva a prendere sonno. Non con lei che si era accucciata vicino al suo corpo in cerca di calore. Non con la sua pelle così vicina, con il suo dolce profumo che gli riempiva i polmoni e il suo delicato respiro che gli solleticava il petto.
Era una continua tentazione.
Fece un profondo respiro e cercò di dominare il desiderio di svegliarla per poterla fare sua di nuovo, per tutta la notte e per tutta la vita.
Le accarezzò il braccio nudo che gli cingeva la vita e tornò a pensare a quella serata.
Era stato un primo appuntamento semplicemente perfetto. Avrebbe voluto portarla fuori, ma lei aveva insistito per restare ad Hogwarts, dicendo che non c'era posto migliore per le loro anime e i loro cuori.
Gli aveva chiesto di condurla nel suo posto preferito. L'aveva portata in biblioteca, nella sezione dove si nascondeva quando voleva un po' di calma e le aveva aperto il suo cuore. Il suo piccolo, oscuro cuore nero che per anni era stato imprigionato dalle catene di un amore mai corrisposto.
Aveva parlato come non lo faceva da anni, aveva raccontato la sua vita come aveva fatto solo con Silente.
E il loro primo bacio era avvenuto tra quegli scaffali, circondati dal loro mondo di inchiostro e pergamene, avvolti dalla magia antica racchiusa tra i tomi.
Il mago ghignò nella stanza silenziosa chiedendosi da quando fosse così romantico, da quando il suo cuore prendeva il sopravvento sulla mente.
Ma aveva combattuto due guerre nella sua vita, una gli aveva portato via quello che credeva fosse l'amore della sua vita. Gli aveva strappato la felicità e ogni speranza.
La seconda gli aveva quasi strappato la vita se lui non si fosse preparato in tempo, se non avesse visto quel serpente sempre più vicino all'Oscuro ricordando le parole di Albus. Se non avesse ingerito per un intero anno piccole dosi dell'antidoto al veleno di Nagini per assicurarsi di non morire dissanguato in caso di morsi non desiderati. Se, in quella casa polverosa, non avesse combattuto contro il desiderio di morire e non avesse lottato contro il delirio dovuto al dissanguamento e non avesse bevuto una pozione rimpolpasangue che teneva nel mantello in casi estremi.
Sarebbe morto se una strega, la stessa che ora stringeva tra le braccia, non fosse tornata in quella casa trovandolo vivo sul pavimento e non l'avesse curato là, sulle travi marce della Stamberga, cercando nella borsetta di perline qualunque cosa per curarlo o, almeno, renderlo stabile fino all'infermeria.
La saccente strega che aveva messo le mani sulla sua ferita al collo sporcandosi di sangue senza esitazioni, senza perdersi d'animo continuando a parlare per tenerlo sveglio.
C'erano voluti anni prima di rivedersi, anni in cui lui aveva ripreso in mano la sua vita, anni in cui aveva imparato a guardare la cicatrice sull'avambraccio sinistro senza provare disgusto per se stesso. Anni in cui lei era cresciuta, maturata ed aveva intrapreso la carriera della medicina al San Mungo.
E quando l'aveva rivista ad una commemorazione ai caduti della guerra si era reso conto che la strega irritante aveva lasciato il posto ad una donna attraente. Fin troppo attraente.
Avevano parlato quasi tutta la sera, mentre l'infantile fidanzato mangiava ogni cosa gli capitasse sotto mano, mentre il ragazzo sopravvissuto parlava con tutti i funzionari del Ministero lasciandola sola. Mentre lei veniva messa in un angolo sola con il suo cervello, come se non avesse mai combattuto, come se non avesse salvato loro la vita in più di un'occasione.
Era stato bello parlare con lei, scambiarsi battute acide sui presenti e i loro fin troppo stucchevoli ringraziamenti, specialmente a lui che, fino a qualche anno prima, in molti avrebbero voluto sbatterlo ad Azkaban o, meglio, in qualche profonda fossa. E dopo qualche settimana l’infantile fidanzato era diventato ex fidanzato e l’attraente strega era andata da lui chiedendo aiuto per una tesina sulle pozioni cicatrizzanti che doveva preparare per il corso di medicina.
Gli aveva fatto riscrivere quella maledetta tesina tre volte per prolungare le giornate passate con lei.
Sorrise nella penombra della camera, mentre la prima candela si spegneva, del tutto consumata.
Sorrise ripensando al modo impacciato con cui l’aveva invitata a cena, quasi come se fosse un ordine.
Lei si mosse nel sonno, avvicinandosi ancora di più al suo corpo, le loro pelli si accarezzavano.
Così morbida lei.
Così ruvido lui.
Sentiva che poteva finalmente essere felice. Poteva assaporare quella felicità di cui aveva solo uno sbiadito ricordo infantile. Poteva sorridere come mai aveva fatto fino ad allora.
- Mi piacerebbe acquistare una casa per noi...- mormorò piano senza volerla svegliare, ma volendo dire quel suo desiderio ad alta voce perché aveva paura che se lo avesse solo pensato non si sarebbe mai avverato – magari ad Hogsmeade o in un quartiere Babbano vicino a Diagon Alley. Una di quelle villette su due piani con la staccionata bianca e il giardino. Ai bambini serve un giardino per giocare. - si voltò a guardare la sua compagna che continuava a dormire. Dire quelle cose ad alta voce gli procurò un brivido lungo la schiena – Non dobbiamo avere subito dei bambini, siamo da poco una coppia, ma mi piace l'idea di una famiglia numerosa. Non come la famiglia Weasley, sette figli sono veramente troppi. Tre, - continuò piano, pianissimo ma senza riuscire a fermarsi – tre mi sembra il numero giusto di figli. Uno, - fece un sospiro fin troppo teatrale che nascose un sorriso divertito - inevitabilmente finirà a Grifondoro. - sospirò assaporando ancora il suo profumo e si sdraiò meglio cercando di non svegliarla – Forse è troppo presto per intraprendere certi discorsi.
Le diede un delicato bacio sulla fronte e chiuse gli occhi lasciando che le candele si consumassero da sole.
Si lasciò cullare dalla stanchezza sentendosi scivolare verso il sonno, dopo qualche minuto la sentì muoversi, avvicinandosi ancora di più nel suo corpo.
- Tre è un numero perfetto. – bisbigliò lei.
Severus aprì gli occhi trovandola sveglia mentre lo fissava. Anche lei sorrideva.
- Tre è perfetto. - ripeté lei.
Il mago cercò la sua bocca per un bacio profondo.
La stanchezza era improvvisamente sparita.
Quando anche l'ultima candela si spense, l'oscurità della notte li trovò ancora intrecciati a fare l'amore.
 
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view post Posted on 1/1/2014, 09:52
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Autore/data: Alaide - 11 - 15 novembre
Beta reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio Originale
Pairing: Personaggio Originale/Severus Piton
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Era da quando era stata fata in affidamento a Melusine che l'uomo si sentiva tranquillo solo quando la vedeva dormire serena nella sua stanza. Aveva perso, durante la lunga attesa, ogni minimo brandello di speranza ed in quel momento non riusciva a credere ancora che Judith vivesse nella sua casa, che potesse avere accanto a sé la ragazzina che era giunto a considerare come una figlia.
Note: È il seguito di Transizione
Parole: 665


Finale in quattro movimenti
4. Consonanza



La stanza era immersa nella penombra. Unicamente la luce della luna a tre quarti illuminava l'ambiente dalle pareti bianche.
Judith dormiva tranquilla, si rese conto Severus. Il vecchio plaid, che anni prima le aveva avvolto intorno, giaceva ai piedi del letto. La ragazzina si girò su un fianco, continuando a dormire, la mente forse priva di incubi, forse immersa in un bel sogno.
Era da quando era stata data in affidamento a Melusine che l'uomo si sentiva tranquillo solo quando la vedeva dormire serena nella sua stanza. Aveva perso, durante la lunga attesa, ogni minimo brandello di speranza ed in quel momento non riusciva a credere ancora che Judith vivesse nella sua casa, che potesse avere accanto a sé la ragazzina che era giunto a considerare come una figlia.
Rammentava ancora quando il primo del mese, Judith era andata a vivere con loro.
La ragazzina gli aveva sorriso, con quel sorriso affettuoso che un tempo aveva voluto ignorare. E gli sorrideva ogni mattina, quando facevano colazione insieme. E gli sorrideva ogni pomeriggio, quando andava ad aspettarla all'uscita del conservatorio, come avrebbe fatto qualsiasi altro genitore.
Si teneva sempre in disparte, rispetto alle mamme degli altri ragazzi, per quanto la madre di Brian avesse tentato, un giorno, di coinvolgerlo in una conversazione.
Eppure c'era qualcosa di così normale in quella semplice azione, qualcosa che aveva sempre ritenuto impossibile.
Rammentava che, un giorno, dopo circa una settimana che Judith era andata ad abitare con loro, La ragazzina aveva invitato a casa Brian perché potessero esercitarsi nel solfeggio. Il ragazzo gli aveva sorriso e gli aveva detto che era un piacer conoscere qualcuno di così importante per la sua amica. Durante il tragitto in autobus verso casa, si era accorto che Brian era un ragazzo posato e maturo, simile a come glielo aveva descritto Judith.
In quella giornata esisteva una quotidianità che aveva il sapore della pace, che aveva creduto di aver gettato al vento.
In quelle occasioni sembrava un genitore come tutti gli altri.
Ed in quei momenti non gli importava che non gli fosse stata affidata dalla legge.
Judith era sua figlia.
Ma v'erano istanti in cui ancora dubitava, quando la notte copriva la cittadina di provincia, dov'era stato ricoverato prima e carcerato poi.
Per la prima volta accarezzava la pace, che tanto a lungo aveva agognato.
Per la prima volta, dopo così tanti anni che più non ricordava come si facesse, riusciva a guardare avanti, al futuro, ad un futuro pacificato.
Eppure v'erano momenti in cui sentiva il passato gravare sulle sue spalle ed in quei momenti era certo che Judith avrebbe meritato un padre senza sangue sulle mani e Melusine un marito che l'amasse.
Sapeva che non sarebbe mai riuscito a sfuggire al proprio terribile passato. E dimenticare il passato non era ciò che desiderava. Non poteva ignorare ciò che era, ciò che aveva fatto, gli errori e gli orrori che aveva commesso.
Eppure, in quel momento, mentre osservava Judith, gli sembrava di essere in pace e sul suo volto comparve, per un istante un sorriso pacificato, un sorriso che mai, prima di allora aveva sfiorato le sue labbra che non sapevano sorridere.
E quella sensazione di pace gli illuminò gli occhi neri.
Era un sentimento a lui sconosciuto e che aveva creduto di aver gettato al vento, quando aveva scelto di denunciarsi, quando aveva rifiutato di vedere il sorriso di Judith, di accettarne la riconoscenza, quando aveva negato con forza la verità di quello che era accaduto quella sera, quando non aveva voluto comprendere che Judith gli era grata perché le aveva salvato la vita.
Aveva temuto di aver distrutto quella nuova possibilità di vivere e di vivere con la mente rivolta al futuro o, almeno, al presente.
In quel momento invece toccava con mano quella nuova vita.
Quella felicità che non aveva mai creduto possibile.
Quella felicità che, per un brevissimo istante, gli stirò le labbra e gli illuminò lo sguardo.
Quella felicità in cui non riusciva ancora del tutto a credere.
 
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view post Posted on 2/1/2014, 13:10
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Fondi-calderoni

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CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 20/1/2013, 13:14) 

Verso l'alba


Bella, davvero molto molto bella e commovente. Dalle prime righe avevo intuito ciò che avrebbe scoperto Severus sotto la manica, ma il modo in cui lo hai descritto mi ha lasciato davvero sorpresa.
La forza, la lieve paura che può aver provato Severus mentre arrotolava la manica e il senso di sollievo e gioia che lo hanno pervaso dopo aver scoperto la pelle finalmente candida e libera, sono palpabili.
Scivi molto bene.

Ribadisco di essere molto felice di aver scoperto questo sito e poter leggere storie così belle, non solo per contenuti, ma anche per stile, chiarezza e forza.
 
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I ♥ Severus


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N. 52

Titolo: Le rughe del sorriso
Autore/data: Ida59 – 23 novembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo, romantico, drammatico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Le rughe dovrebbero semplicemente indicare il posto dove erano i sorrisi, mormorò tra sé la strega, sospirando piano. L’aveva letto in uno dei tanti libri Babbani che il mago conservava nella sua biblioteca personale. È il seguito di “ Nuova vita”.
Parole/pagine: 1312/4


Le rughe del sorriso(1)




Il sole era già sorto e brillava caldo e luminoso nel cielo terso, appena più in alto delle cime delle montagne che circondavano il castello di Hogwarts.
Elyn ancora dormiva nel letto di fianco a lui e il mago l’aveva delicatamente stretta tra le braccia, di nuovo desiderandola, proprio come la sera prima.
Come sempre, da anni ormai.
Era una dormigliona, la sua meravigliosa donna, eppure, quante notti gli aveva dedicato, anni prima, quando languiva in un letto del San Mungo tra la vita e la morte! E le notti in bianco ad allattare la bimba, e poi le altre due piccole pesti che avevano seguito la prima a pochi anni di distanza l’una dall’altra.
Severus sorrise aspirando a fondo l’aroma di Elyn: l’avrebbe lasciata dormire ancora un poco, in fondo se lo meritava. Il preside doveva solo gestire una scuola gremita di studenti, ma era nulla in confronto a quello che di lì a poco avrebbe dovuto affrontare sua moglie con i loro tre figli. Un giorno sarebbe venuto anche il suo tempo, ma solo dopo che il Cappello Parlante avesse svolto il suo difficile lavoro. Chissà dove sarebbero stati smistati: sulla primogenita aveva già un’idea abbastanza precisa, del resto mancava solo poco meno di un anno, ma gli altri due erano ancora troppo piccini per fare ipotesi.
Un sorriso colmo d’amore dischiuse ancora le labbra sottili del mago mentre sfiorava lieve la guancia di Elyn e richiudeva gli occhi per i pochi minuti di pace che ancora restavano prima che la bimba si catapultasse come ogni giorno nel loro letto pretendendo coccole, subito seguita a breve dagli altri due in perenne lotta.
Pochi minuti ancora, per pensare, per ricordare, per gustare l’immensa felicità di quell’istante.
Adesso, quando ripensava al tempo trascorso, Severus non aveva più paura. Certo, il suo passato colmo di straziante sofferenza esisteva ancora, non poteva né voleva cancellarlo, ma era nascosto in fondo, nelle pieghe della memoria lontana, con tutto il carico d’intollerabile dolore, di rimorsi e rimpianti che per tanti anni l’avevano accompagnato nella solitudine silenziosa e fredda della sua vita. Non tornava più a tormentarlo, se non in casi rarissimi, e in quei momenti solo il sorriso di Elyn lo salvava, dolce e bello come la prima volta in cui l’aveva visto al San Mungo quando s’era infine risvegliato dopo il morso di Nagini.
Era un altro uomo, ormai, e quello che contava era solo il passato colmo di bei ricordi, i momenti della vita che aveva costruito insieme ad Elyn, la donna meravigliosa che con il suo sorriso d’amore e di perdono gli aveva regalato una nuova, vera vita, dopo che le lacrime di Fanny l’avevano strappato all’orribile morte delle zanne avvelenate del serpente.
Severus trasse un lungo respiro, le labbra sottili sempre atteggiate in un sorriso felice, la sua donna che nel sonno si stringeva a lui.
Era un passato piacevole da ricordare, breve ma intenso, fatto d’amore e di sorrisi, ma anche di tanto duro lavoro soddisfacente come preside di Hogwarts. Aveva lavato ogni onta dal suo nome per quell’orribile anno di presidenza: ora il Preside Piton era solo quello che aveva ricostruito Hogwarts, che l’aveva resa ancora più bella di prima; il giovane preside innovativo che aveva aperto la scuola a tutti per corsi di aggiornamento e specializzazione, ed i più affollati erano proprio quelli di Pozioni e Difesa dalle Arti Oscure che lui stesso teneva. Certo, l’impegno era gravoso, ma le soddisfazioni erano davvero tante e lui si sentiva ancora giovane e forte. E felice, soprattutto.
Severus riaprì gli occhi e sorrise di nuovo, ricordando quei primi anni e la gelosia di Elyn per le giovani streghe che si iscrivevano a quei corsi senza competenza alcuna, al solo fine di conoscere l’affascinante eroe della guerra contro Voldemort, la coraggiosa spia che aveva saputo mentire al miglior Legilimante dei lori tempi… solo per cercare poi di sedurlo.
Il sorriso divenne accenno di silenzioso riso mentre i suoi profondi occhi neri si posavano scintillanti sul profilo della donna che tanto intensamente amava. Elyn sapeva benissimo di non aver nulla da temere: era un uomo fedele, lo era sempre stato fin da ragazzo, a partire da Lily. Ma se l’ossessiva fedeltà a quel sogno perduto lo aveva solo fatto tremendamente soffrire, la totale fedeltà ad Elyn aveva colmato d’amore e di felicità la sua vita negli ultimi dodici anni.
Severus pensò di nuovo ai suoi figli che si stavano svegliando nelle stanze accanto e sorrise.
Sorrise con dolce passione al sorriso bello e dolce di Elyn che si era svegliata in quel momento, mentre il mago la stringeva forte a sé: avevano ancora così tanti anni per essere felici insieme e per sorridere alla vita!

* * *


Elyn osservava l’uomo che amava e con il quale aveva trascorso la vita.
Severus non sembrava essersi accorto che la sua donna lo stava accarezzando con lo sguardo, e con il sorriso. Guardava lontano il mago, giù nel parco della scuola, vicino al limitare della Foresta Proibita dove i suoi nipoti più giovani e ribelli – sì, proprio due scapestrati Grifondoro insofferenti alle regole che il preside stesso aveva stabilito per la loro incolumità – si erano come il solito appartati architettando chissà quale nuova avventura per cacciarsi nei guai.
Il mago scrollò la testa, sospirando piano, rassegnato e indulgente, e chiudendo gli occhi appoggiò le spalle alla colonna; reclinò appena il capo, i lunghi capelli neri, ormai abbondantemente spruzzati d’argentei fili, ad incorniciargli il volto sereno.
Elyn rimase ad osservare in silenzio quel volto tanto amato e così profondamente conosciuto da permetterle di comprendere senza fatica ogni pensiero che in quel momento attraversava la mente di suo marito.
Severus stava ripensando alla sua vita, ne era certa, e tutte le emozioni passavano sul suo viso rivelandosi alla donna che tanti anni prima aveva imparato a conoscere a fondo la sua anima lacerata e ad amarla con tutta se stessa.
Elyn sapeva leggere ogni cosa sul quel volto pallido, ove dolore e sofferenza per lunghi anni avevano inciso le loro indelebili e tremende linee. Poi, in una nuova vita regalata da lacrime di fenice e dal sorriso d’una donna che aveva saputo conoscere ed amare ogni sua colpa, era stato solo il sorriso che aveva modellato le rughe di quel caro e dolce viso.
Le rughe dovrebbero semplicemente indicare il posto dove erano i sorrisi(2) , mormorò tra sé la strega, sospirando piano. L’aveva letto in uno dei tanti libri Babbani che il mago conservava nella sua biblioteca personale.
Ma sul viso di Severus purtroppo non c’erano stati solo i sorrisi, ma anche tanto straziante dolore e lei l’aveva conosciuto fino in fondo, con tutte le sue colpe, i rimorsi ed i rimpianti. E la riconosceva, Elyn, tutta quella tremenda sofferenza passata, nelle linee del volto dell’uomo che amava e con il quale aveva condiviso la vita. Vedeva il segno oscuro che le colpe avevano lasciato nelle occhiaie che talvolta la stanchezza disegnava sotto i suoi occhi neri. Leggeva le preoccupazioni e le tensioni nelle linee che segnavano la sua ampia fronte, mentre i rimpianti ed i rimorsi sopravvivevano ancora nella ruga che dal naso importante saliva alla fronte.
Eppure…
Il sorriso si adagiò leggero sulle labbra della strega mentre gli occhi nocciola si riempivano di una luce felice: sì, ne era certa, quella ruga era molto più profonda quaranta anni prima, quando lo aveva conosciuto.
Adesso il volto di Severus era soprattutto pieno di tante, piccole, delicate rughine intorno agli occhi ed alle labbra sottili. Sì, erano quelle le rughe che Elyn amava vedere, carezzare e baciare sul volto del suo uomo: le dolci rughe dei suoi mille sorrisi d’amore e di felicità.
All’improvviso, le rughe del sorriso presero vita: gli occhi del mago si aprirono, profondamente neri e scintillanti, ad incontrare lo sguardo pieno d’amore della strega.
E Severus sorrise.



(1) Il titolo nasce da un aforisma di Mark Twain, poi citato in corsivo nel testo della storia.
(2) Mark Twain: Seguendo l'equatore (1897)

Edited by Ida59 - 21/8/2015, 21:49
 
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view post Posted on 2/1/2014, 14:40
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CITAZIONE (Severus Ikari @ 12/10/2013, 14:24) 

Una giornata ideale


Questa mi era sfuggita. Semplicemente adorabile, mi è piaciuta molto l'idea di questo tipo di POV di Albus. Piena di colpi di scena ed esilerante.
E poi, come già sai, ho un debole per la coppia Severus/Hermione, perciò vederli insieme anche qui non poteva che farmi piacere e rendere ancora più gradito questo racconto.

Patrizia
 
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view post Posted on 2/1/2014, 18:28
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CITAZIONE (Fink @ 2/1/2014, 14:40) 
CITAZIONE (Severus Ikari @ 12/10/2013, 14:24) 

Una giornata ideale


Questa mi era sfuggita. Semplicemente adorabile, mi è piaciuta molto l'idea di questo tipo di POV di Albus. Piena di colpi di scena ed esilerante.
E poi, come già sai, ho un debole per la coppia Severus/Hermione, perciò vederli insieme anche qui non poteva che farmi piacere e rendere ancora più gradito questo racconto.

Patrizia

Grazie mille, Patrizia, sono contenta che anche questa storiella ti piaccia :D
Siamo in due ad avere un debole per la coppia, ormai temo che è una patologia nota ad entrambe :P
Di nuovo grazie per i sempre splendidi e graditissimi commenti che mi fai :wub:
 
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view post Posted on 3/1/2014, 10:36
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Ho il sorriso per domani, ma non ancora quello per Lunedì! :huh:


n. 50

Titolo: Il profumo dei ricordi
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: one shot
Rating: Per tutti
Genere: Triste, introspettivo, Malinconico,
Personaggi: Severus Piton
Pairing: Severus / Lily
Epoca: HP 7
Avvertimenti: Missing Moment
Riassunto:
Socchiudi gli occhi, aggrotti la fronte pensieroso, analizzando ogni dettaglio, ogni informazione a tua disposizione.
Poi li sgrani, conscio di quell’ovvia verità che hai davanti al naso adunco.

Sei morto.
Parole: 1.149


Il profumo dei ricordi

Apri gli occhi di scatto, la bocca aperta in un muto urlo di terrore.
Scatti a sedere.
Ti guardi attorno disorientato.
Polvere. Mobili vecchi e lerci. Ragnatele che riempiono ogni angolo.
Riconosci il posto.
E' la Stamberga Strillante.
Rivedi Nagini che scivola veloce verso di te.
Senti le zanne penetrare la tua carne, il sangue in gola, il dolore che ti annebbia la mente.
E dalla bocca ancora semiaperta esce un gemito strozzato.
Istintivamente porti una mano alla gola.
Cerchi la ferita, il sangue che pulsa, la vita che ti abbandona.
Invece le pelle è intatta. Liscia. Perfetta.
Fredda.
Ti guardi le mani. Sono sempre le stesse. Lunghe dita. Polsi sottili. Sul palmo destro c’è quella vecchia cicatrice che ti sei procurato il sesto anno di scuola mentre cercavi di tagliare un Fagiolo Sopoforoso, prima di capire che dovevi schiacciarlo con il coltello d’argento.
Anche loro sono fredde.
Ti alzi dal pavimento polveroso.
Per terra non c’è sangue. Non ci sono neppure i segni delle spire del serpente o l’impronta delle tue scarpe o di quelle di Potter e i suoi onnipresenti amici. E’ come se nessuno fosse passato in quella casa da anni.
Neppure tu.
Socchiudi gli occhi, aggrotti la fronte pensieroso, analizzando ogni dettaglio, ogni informazione a tua disposizione.
Poi li sgrani, conscio di quell’ovvia verità che hai davanti al naso adunco.
Sei morto.
Ti guardi ancora attorno. La casa è senz’altro quella dove hai tirato l’ultimo sospiro. Dove hai detto le ultime parole.
Guar…da… mi…
Dove l’hai vista l’ultima volta.
Fai una smorfia disgustato. E’ senz’altro diverso dal paradiso di cui avevi sentito parlare. Ed è decisamente differente dall’inferno in cui molti ti avrebbero volentieri visto sprofondare.
Quindi questo cos'é? Un limbo?
O forse è solo un parto della tua mente morente.
Poi lo avverti. Un profumo a te noto. Un profumo che ti porta indietro nel tempo.
Prima di Hogwarts.
Prima dell’Oscuro Signore. Del marchio che brucia – anzi forse è meglio dire bruciava - la tua pelle.
Prima del sangue che sporca le tue mani.
Prima di Silente.
Prima dell’omicidio.
Anche prima di Lily.
E’ il profumo di tua madre. Un profumo buono, di pulito. Il profumo della tua infanzia. Di quel periodo di cui ricordi poco, ma dove tuo padre era ancora papà e la pelle di tua madre era ancora rosea senza segni viola da mascherare con del pessimo trucco o con vestiti troppo larghi. Un tempo dove il sorriso e le risate riempivano la tua casa.
Un tempo troppo breve perché tu possa ricordarlo con chiarezza.
E’ un profumo che non dovrebbe esserci in quel posto. In quella casa. Tra quei mobili ricoperti di polvere.
Ti avvicini ad una delle finestre sprangate.
Vuoi vedere cosa c’è fuori, ma sei spaventato.
Cerchi di intravedere qualcosa da un piccolo spiraglio, ma non vedi nulla. Solo luce, un’accecante luce che sembra avvolgere la casa.
Torni a guardare il salotto malandato della Stamberga. Per qualche istante, sempre che il tempo scorra realmente in quel posto, pensi di restare lì, tra quelle quattro mura dismesse.
Solo con la tua solitudine.
Immerso nel profumo della tua infanzia.
Ma senti il freddo della tua pelle addosso. Vedi ancora il serpente in quella gabbia magica sopra la testa dell’Oscuro. Lo vedi strisciare verso di te. Senti ancora il sangue scivolare giù per la gola squarciata.
Scuoti il capo cacciando quell’immagine e decidi di uscire.
Se là fuori ti aspetta l’inferno lo affronterai a testa alta.
Come hai sempre affrontato tutto nella tua vita.
Per un momento osservi il punto in cui dovrebbe esserci il passaggio segreto che porta ad Hogwarts, senza stupirti di non vederlo.
Se ci fosse stato non avresti comunque preso quella strada. Ormai più nulla ti lega a Hogwarts, neppure la morte.
Scendi le scale e il freddo sembra affievolirsi, le immagini legate a quella stanza, ora, sono lontane ed indistinte. Vedi la luce filtrare dalle fessure delle assi che bloccano le finestre e il profumo cambia.
Diventa più fruttato, più intenso.
Anche questo lo consoci.
È il profumo della tua adolescenza.
Il profumo dei pomeriggi passati sotto gli alberi a ripassare. Delle serate fredde in biblioteca a fare i compiti. Dei pomeriggi spensierati a giocare con le Gobbiglie o dei fine settima a Hogsmeade.
E’ il profumo dei sorrisi nei corridoi. Dello sfiorarsi involontariamente le mani durante la lezione di pozioni.
E’ il profumo di lei.
Di Lily.
Della tua Lily. Prima che fosse di un altro.
Della Lily amica e complice. Di quell'amore segreto che per anni hai trattenuto fino a quando non si è trasformato in rimpianto e dolore.
Ti blocchi sulle scale e respiri a pieni polmoni – sempre che si possa dire che stai respirando in quel luogo – sentendo gli occhi pizzicare.
Forse questo è veramente l'inferno. Solo immerso negli profumi della tua vita, ricordandoti per l'eternità cos'hai perso per il tuo stupido, inutile, orgoglio.
Serri con forza la mascella e ti imponi di scendere gli ultimi gradini che ti separano dalla porta. E mentre scendi il profumo cambia di nuovo.
Non è fruttato e gradevole come gli altri, ma è comunque un profumo che richiama ricordi piacevoli.
E' l'odore delle pozioni, del wiskhy incendiario bevuto di notte, nell'ufficio circolare con Fanny che dormiva con la testa nascosta sotto un'ala. E' il profumo dell'unico amico che ti era rimasto e che hai ucciso. Silente aveva un odore particolare, sapeva di saggezza e vecchia pergamena, anche verso la fine aveva lo stesso profumo. Alcuni dicono che quando ci si avvicina alla morte si ha un odore più dolciastro, invece Albus aveva sempre quel profumo che associava alla saggezza e alla vecchia pergamena.
Stringi con più forza il corrimano e scendi gli ultimi gradini.
Ti avvicini alla porta, pronto a tutto. Accettando ogni condanna a te riservava per quello che hai fatto in vita.
Meriti tutto.
Il dolore. Il rimpianto. Il senso di colpa. La solitudine.
Tutto.
Afferri con decisione il pomello arrugginito della porta, non sei un vile, non scappi, non ti nascondi.
Affronti la morte. Così come hai affrontato la vita.
Con un movimento secco e veloce apri l'uscio della casa. La luce che avvolge quel posto di acceca, chiudi gli occhi e senti calore attorno a te. Forse sono le fiamme dell'inferno che ti reclamano.
Quando ti sei abituato alla luce, sembra volerci un infinito istante, apri gli occhi e, per poco, non ti cedono le gambe.
Sono tutti lì.
Tua madre.
Tuo padre.
Silente.
Tutti ti sorridono. Tutti ti guardano.
Poi un ciclone ti travolge. Un ciclone dagli occhi di smeraldo e i capelli rossi. Un ciclone che ha il dolce profumo della vita addosso.
La fissi, anche lei sorride. Lei che dovrebbe odiarti più di chiunque altro.
- Lily...
Le tue prime parole in quel posto che, ora, sai è il paradiso. Un luminoso profumato paradiso.
Fai l'unica cosa che volevi fare da anni.
La stringi e scoppi a piangere.
 
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