Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 15/12/2013, 19:11
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CITAZIONE (ellyson @ 15/12/2013, 18:52) 
Scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate.
Mi sono dimenticata ieri... Posso elencare una serie di scuse e giustificazioni, ma non posso rimediare al salto del giorno.
Scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate.

Per punizione vado a leggermiuna FF Ron/Hermione.

Cinque minuti di vergogna e passi a Tassorosso :ph34r:
 
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view post Posted on 15/12/2013, 19:59
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (ellyson @ 15/12/2013, 18:52) 
Scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate.
Mi sono dimenticata ieri... Posso elencare una serie di scuse e giustificazioni, ma non posso rimediare al salto del giorno.
Scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate.

Per punizione vado a leggermiuna FF Ron/Hermione.

Uhm... la magia di Ale ha risolto il problema ;)
Per punizione riprendi il messaggio delle prenotazioni (abbiamo anche girato pagina) e cambia tutta la numerazione delle tue storie infilando l'ultima nel giorno 8 gennaio. :P :D


CITAZIONE (chiara53 @ 15/12/2013, 19:11) 
Cinque minuti di vergogna e passi a Tassorosso :ph34r:

Eeh... quasi quasi ci starebbe come punizione aggiuntiva! :lol:

Edited by Ida59 - 21/8/2015, 21:41
 
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view post Posted on 15/12/2013, 20:05




CITAZIONE (chiara53 @ 15/12/2013, 19:11) 
CITAZIONE (ellyson @ 15/12/2013, 18:52) 
Scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate.
Mi sono dimenticata ieri... Posso elencare una serie di scuse e giustificazioni, ma non posso rimediare al salto del giorno.
Scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate, scusate.

Per punizione vado a leggermiuna FF Ron/Hermione.

Cinque minuti di vergogna e passi a Tassorosso :ph34r:

No, no, a Grifondoro! :D
 
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view post Posted on 15/12/2013, 20:10
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Verooooooo sì a Grifondoro :lol: :lol: :lol: :lol:
 
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view post Posted on 15/12/2013, 20:53
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Direi che leggermi una Ron/Hermione lollossa, pucciosa e da bimbaminkia sia una punizione più che adeguata.
Quindi mettete via gli stendardi con i leoni sdentati e le spille con i tassi spelacchiati perché io non rinuncio il mio luccicante serpentello d'argento.




Prenotazioni per la 49a settimana di Sorrisi per Severus:

Lunedì 16: Elly (40)
Martedì 17: Elly (41)



Prenotazioni per la 50a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 18: Leonora (50)
Giovedì 19: Ida (50)
Venerdì 20: Elly (42)
Sabato 21: Elly (43)
Domenica 22 : Monica (50)
Lunedì 23: Elly (44)
Martedì 24: Elly (45)



Prenotazioni per la 51a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 25: Leonora (51)
Giovedì 26: Ida (51)
Venerdì 27: Elly (46)
Sabato 28: Elly (47)
Domenica 29 : Monica (51)
Lunedì 30: Elly (48) ??? .....
Martedì 31: Elly (49) ??? .....



Prenotazioni per la 52a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 1 gennaio: Leonora (52)
Giovedì 2 gennaio : Ida (52)
Venerdì 3: Elly (50) ??? .....
Sabato 4: Elly (51)??? .....
Domenica 6 : Monica (52)
Lunedì 6: Elly (52) ??? .....
Martedì 7: Angela (Yana)
Mercoledì 8: ??? .....

Premesso che Elly ha la precedenza finchè non ha recuperato il ritardo, poichè ormai siamo agli sgoccioli dell'anno, chi ha lavori da inserire, anche se per ora solo in cantiere, lo comunichi e verrà inserito nelle prenotazioni, eventualmente anche inserendo più di un sorriso per giorno.
Laddove Elly è indicata con i punti interrogativi a lato, significa che, per il momento, non è ancora certa di avere la storia pronta, quindi se ci fosse anche un sostituto saremmo tutti più tranquilli. Tenete conto che io posso sempre sostituirla, ma solo con materiale d'archivio, quindi se ci sono storie nuove cedo loro il passo.


Se tutte le quattro sfidanti settimanali rispettano gli impegni presi, rimane solo un giorno effettivamente vuoto: l'8 gennaio. E qui si scopre che un anno è composto da 52 settimane e 1 giorno (52 settimane e 2 giorni nei bisestili)...



Avanti, l'ultimo sforzo per regalare ancora tantil sorrisi a Severus!



Edited by Ida59 - 21/8/2015, 21:41
 
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Ma tu guarda la fortuna! Rimettendo giù le prenotazioni è saltato fuori un errore: nel vecchio elenco la tua storia 50, Elly, era segnata due volte e quindi all'ultimo momento ce ne sarebbe mancata una!
Ok, con questo ti sei riguadagnata il posto tra le Serpi! ;) :P :D


Edited by Ida59 - 21/8/2015, 21:42
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 15/12/2013, 21:26) 
Ma tu guarda la fortuna! Rimettendo giù le prenotazioni è saltato fuori un errore: nel vecchio elenco la tua storia 50, Elly, era segnata due volte e quindi all'ultimo momento ce ne sarebbe mancata una!
Ok, con questo ti sei riguadagnata il posto tra le Serpi! ;) :P :D

Era tutto, ovviamente, calcolato. ;) :P
 
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view post Posted on 16/12/2013, 10:00
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n. 40

Titolo raccolta: Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)
Titolo di questo sorriso: Peccato che sia un Potter

Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: one shot
Rating: Per tutti
Genere: Triste, introspettivo, Malinconico
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton
Pairing generale della raccolta: Severus / Hermione, accenno a Severus / Lily
poca: post battaglia finale
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Avevano iniziato a frequentarsi. Senza promesse di amore eterno, senza stucchevoli parole dolci, senza pensare al futuro, senza pensare troppo al passato.
Vivendo solo nel presente. Vivendo in ogni bacio, in ogni carezza, in ogni notte di passione.

Parole: 1849

Peccato che sia un Potter

Giugno 1999
Hogwarts, Sala Grande
mattina.



- Hermione Jane, Granger.
Un forte applauso rimbombò nella Sala. Mentre Hermione stringeva la mano della professoressa McGranitt e ritirava il suo diploma di M.A.G.O. un fischio acuto tagliò l'aria. Si voltò sorridente notando tutta la famiglia Wealsey e Harry in piedi ad applaudirla. Perfino Ron le sorrideva.
Arrossì per quella dimostrazione di affetto, mostrò la sua pergamena con orgoglio sorridendo a quella chiassosa famiglia che aveva imparato a considerare come propria, poi si voltò verso il lungo tavolo dei professori e iniziò a stringere le mani di tutti.
Ognuno di loro si complimentò per il suo successo negli studi, tutti le offrirono credenziali per qualsiasi carriera desiderasse intraprendere.
Quando arrivò all'altezza di Severus, che per l'occasione aveva preso posto al centro del tavolo come Preside, restò qualche secondo più del necessario.
Gli strinse la mano e gli sorrise.
Da quando aveva bussato alla sua porta a Gennaio, le cose erano decisamente cambiate. Avevano parlato tutto il pomeriggio e tutta la notte.
Avevano confrontato i rispettivi ricordi e sensazioni.
Alla fine si erano baciati. Nel salotto della sua casa, sul divano color crema.
Dal divano al letto il passo era stato breve e del tutto naturale.
Avevano iniziato a frequentarsi. Senza promesse di amore eterno, senza stucchevoli parole dolci, senza pensare al futuro, senza pensare troppo al passato.
Vivendo solo nel presente. Vivendo in ogni bacio, in ogni carezza, in ogni notte di passione.
Era bello. Un bel sogno.
Ma Hermione sapeva che ogni sogno ha una fine e lo vide quella mattina, mentre gli stringeva la mano. Ormai da donna libera, senza più il vincolo della scuola, con il suo diploma stretto nell'altra mano.
Vide quello sguardo cupo, pensieroso mentre lui ricambiava il saluto e le faceva le congratulazioni. Era freddo, distaccato.
Hermione capì che voleva lasciarla.

* * * *


Giugno 1999
Villaggio di Hogsmeade, casa di Minerva
primo pomeriggio



Severus entrò in casa aspettandosi il chiasso tipico della famiglia Weasley. Ormai vi era abituato, da quando lui ed Hermione avevano iniziato a frequentarsi i Weasley ne erano stati messi al corrente, così come Minerva. Hermione non voleva segreti e lui non si era ribellato, condannando così le sue Domeniche ai pranzi interminabili alla Tana, alle chiacchiere con Arthur sui babbani e alle sue domande sull'utilizzo di un televisore o un citofono. Senza dimenticare i sorrisini maliziosi di Minerva.
Si aspettava una casa piena di teste rosse sorridenti.
Invece era silenziosa e calma.
Sembrava la calma che preannunciava la tempesta.
Hermione sedeva sul divano, sembrava aspettarlo, calma e pacata con le mani in grembo.
Ormai donna, non più solo una studentessa, libera di vivere una vita vera, intensa e ricca d'amore.
Una vita che lui non sapeva offrirle.
Si chiuse la porta alle spalle e lei si voltò.
- Dove sono gli altri? - domandò come se si aspettasse di veder spuntare da una tenda una zazzera rossa.
- Alla Tana. - rispose lei senza muoversi – Ho chiesto loro di aspettarmi lì. Li raggiungerò dopo.
Stava parlando al singolare, ma Seveus fece finta di niente.
- Hermione...
- Mi vuoi lasciare?
La domanda così improvvisa non lo colse alla sorpresa, era una strega brillante, intuitiva ed intelligente.
- Sì. - rispose solamente.
Si aspettava, invece, delle lacrime o un lungo discorso, forse qualche urla.
Invece Hermione fece un mezzo sorriso, come se non si aspettasse altro e si alzò dal divano.
Era sempre in grado di stupirlo.
- Perché? - gli domandò.
- Hai una vita da vivere. Io sono solo un intralcio.
- Vuoi sempre fare il martire. – sussurrò con un sorriso ironico.
- Mi ha contattato Kingsley. - la vide sussultare sorpresa – Mi ha detto che hai rinunciato ad un'opportunità di lavoro che capita a pochi maghi nella vita. L'hai fatto per me?
Hermione sollevò il mento con aria di sfida.
- E se anche fosse?
- Hai rinunciato già a troppo per me, Hermione.
- Questo non puoi saperlo.
- Ma io lo so. Lo so bene a cosa hai rinunciato per me! - si stava infuriando, possibile che non capisse che lo faceva solo per il suo bene? - Sei quasi morta! Hai macchiato la tua anima con la magia oscura! Hai lasciato la tua famiglia! Tutto per causa mia. Ora tu devi vivere. Lo faccio per il tuo bene!
Hermione si passò una mano tra i capelli che, per l'occasione, aveva domato e trasformato in una cascata di morbidi ricci castani.
Era strano, ma li preferiva quando erano indomabili.
- Quindi tu mi stai spezzando il cuore per il mio bene.
- Un giorno capirai. - le disse – Un giorno mi ringrazierai.
La strega si avvicinò. Severus pensò che volesse accarezzarlo, abbracciarlo, baciarlo per fargli cambiare idea. Invece lei gli passò accanto e lo superò.
- Io ti amo Severus. - gli disse – E sono certa che anche tu mi ami, ma non sei pronto a dirmelo o ad accettarlo. Sappi che io ti aspetterò. Nonostante tutto io ti aspetterò.
La sentì uscire dalla porta e smaterializzarsi, lasciandolo solo in quella casa invasa dalla luce del sole.

* * * *


Aprile 2005
Londra, Ospedale San Mungo
reparto maternità



Alla fine Potter si era riprodotto.
Il mago sperò vivamente che si fermasse a uno. Non sapeva quanti Potter poteva sopportare il mondo e il suo spirito.
Un Potter in più sulla terra era già di troppo per lui.
Già malediva il giorno in cui quel moccioso avrebbe attraversato il portone della scuola.
Guardava i neonati attraverso il vetro della nursery. Si era recato al San Mungo con la banale scusa di accompagnare Minerva.
Nessuno gli aveva creduto.
Era lì per Hermione, perché voleva vederla.
E tutti lo sapevano.
Fortunatamente aveva ancora un briciolo di dignità e nessuno aveva avuto il coraggio di farglielo notare.
Non era entrato nella camera della neomamma, si era limitato ad osservare con un sopracciglio pericolosamente inclinato Minerva che si soffiava il naso dentro un fazzoletto di tessuto scozzese mentre entrava nella piccola stanza d’ospedale.
Aveva aspettato un po’ sulle scomode poltrone in corridoio, dopo pochi minuti, che a lui parvero vite intere, decise che se doveva attendere in quel corridoio con i muri dipinti con tenui colori pastello, donne col pancione e neopadri in lacrime aveva bisogno di un caffè talmente forte da poter scrostare i calderoni.
Nonostante la sua vita trascorsa nei tortuosi sotterranei di un maniero secolare e un senso dell’orientamento invidiabile, il reparto di maternità del San Mungo lo disorientava. Svoltando per la terza volta ad un angolo che era uguale agli altri angoli color pastello si era definitivamente perso.
Si era ritrovato, suo malgrado, davanti al vetro della nursery che divideva i neonati dai germi degli adulti. Si ritrovò a fissarli senza neppure rendersene conto, era probabile che avrebbe rivisto la maggior parte di loro tra undici anni, infreddoliti e spaventati mentre attendevano lo smistamento.
La vita era andata avanti. Il mondo era guarito dalle vecchie cicatrici.
Eppure lui era ancora fermo nello stesso punto. Nello stesso luogo a fare le stesse cose. E le sue cicatrici, seppur guarite, a volte facevano ancora male.
Fece una piccola smorfia quando riconobbe il piccolo Potter. L’unico neonato ad avere un ciuccio quasi più grosso della faccia, si agitava con gli occhietti ancora ciechi spalancati quando i suoi vicini di culla dormivano beatamente senza fare rumore.
Senza contare il nome che quel suo padre degenere gli aveva appioppato.
E lui che pensava che il suo nome fosse brutto.
- So già che mi darai parecchio filo da torcere. - sussurrò fissando il piccolo che agitava i pugnetti chiusi al cielo.
Sentì qualcuno affiancarlo per fissare i neonati.
Non si voltò, non ne aveva veramente bisogno, sapeva chi era.
La stava aspettando.
- Ho sempre immaginato un bambino con i tuoi occhi. - disse la strega accanto a lui dopo qualche minuto di silenzio – Un piccolo mago che cammina per casa con un mantello nero per assomigliare al papà.
Severus si voltò a fissarla. Hermione osservava i bambini con gli occhi lucidi, accarezzava il vetro con due dita e sorrideva dolcemente.
- Può sembrarti un pensiero stupido, infantile e tipicamente femminile. – continuò senza guardarlo - Ma ho sempre immaginato quel bambino. Probabilmente tu non ti sarai mai soffermato su queste cose. Le consideri sdolcinate.
Hermione continuava a fissare i neonati con un groppo in gola. Come ogni donna innamorata aveva immaginato un futuro con lui, aveva immaginato una famiglia. Una vita diversa, serena e felice.
Ci aveva sperato, davvero, e ci sperava ancora.
Nonostante tutto.
Ma era certa che Severus non avesse mai perso tempo con quelle fantasie puerili e romantiche.
- … le tue fossette…- sussurrò Severus.
La strega sgranò gli occhi e si voltò verso di lui.
- Cosa?
Il mago alzò una mano e le accarezzò una guancia.
- Ho sempre immaginato una bambina con le tue fossette. Si formano agli angoli delle tue labbra quando sorridi. Quando è un sorriso felice. – con il pollice accarezzò il punto in cui si formavano - C’erano sempre quando quel sorriso era rivolto a me.
- Severus…
Il suo sguardo era intenso e profondo, come se stesse guardando in un futuro a lui precluso.
- Mi è sempre piaciuto il nome Hope per una bambina con le tue fossette.
Il pollice si spostò sulle sue labbra accarezzandole delicatamente.
La sentì tremare sotto il suo delicato tocco.
Hermione trattenne il respiro e chiuse gli occhi.
- … Severus…
- Al diavolo… - sibilò il mago afferrandola in vita e annullando la distanza che separava le loro labbra.
Hermione gli allacciò le braccia in vita, come se fosse naturale, come se si fossero baciati fino ad un istante prima.
Non lo fermò, non chiese spiegazioni, si lasciò andare e lo baciò con tutta la passione che aveva in corpo.
Quando il bacio divenne più profondo Severus la sentì gemere nella sua bocca e nulla gli sembrò più perfetto di quel momento.
Mentre si perdeva nel suo sapore e nel suo profumo si rese conto che per quanti forzi avesse fatto non sarebbe mai stato in grado di lasciarla andare del tutto.
Era sua.
Nonostante tutto.

- Hem hem.
Si staccarono si scatto. Hermione avvampò e tornò a guardare i neonati. Severus, anche lui con le guance leggermente più rosate del solito, si voltò a fulminare chiunque li avesse interrotti in quel modo.
Minerva sorrideva sorniona mentre li fissava.
- Sono felice di vedere che avete superato i vostri problemi. Ma vi consiglierei un luogo più… appartato per riappacificare il vostro rapporto.
Il mago sollevò gli occhi al cielo mentre l’amica tornava indietro probabilmente a spettegolare con Molly Wealsey.
Sentì la debole risata di Hermione e tornò ad osservarla.
Lei gli lanciò un’occhiata divertita, poi tornò a guardare James. Il piccolo si era finalmente addormentato senza lasciare il suo ciuccio.
Un po’ come il nonno e il suo adorato boccino d’oro.
Hermione gli sfiorò una mano.
- E’ un bellissimo bambino, Severus. – gli disse intrecciando le loro dita.
Il mago fissò il bambino e fece una leggera smorfia.
- Peccato che sia un Potter.
 
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view post Posted on 17/12/2013, 09:48
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Ultimo sorriso della raccolta Eligis tuum iter

n. 41

Titolo raccolta: Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)
Titolo di questo sorriso: Diciannove anni dopo

Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: one shot
Rating: Per tutti
Genere: Generale, Romantico (?) Ma si mettiamoci anche il romantico
Personaggi: famiglia Piton e famiglia Potter
Pairing generale della raccolta: Severus / Hermione, accenno a Severus / Lily
poca: post battaglia finale
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Non c’erano dubbi su quale Casa avesse accolto la piccola Hope Piton, era la copia del padre in tutto, dai capelli lisci neri, al pungente sarcasmo. Fortunatamente Severus ci teneva a sottolineare che il naso l’aveva ereditato dalla moglie.
Parole: 1413

Diciannove anni dopo

1 Settembre 2017
Londra, stazione di King’s Cross
Mattina



Era una fredda mattina autunnale.
King’s Cross quel giorno era affollata di persone, turisti e inglesi che camminavano senza badare a chi avevano attorno.
Il carrello dei bagagli che spingeva l’uomo era colmo, in cima un cestino di vimini custodiva un gatto bianco e rosso che avevano chiamato Rudolph.
La bambina più grande, alta più dei ragazzi della sua età, con i capelli neri e lo sguardo fiero, camminava tra il padre e la madre con l’aria abbattuta. Il fratello più piccolo di un anno aveva ereditato i tratti della madre, sfoggiava, però, anche lui una folta chioma corvina; si guardava attorno spaesato e meravigliato nello stesso tempo.
Senza farsi notare camminarono svelti fino alla barriera tra il binario nove e dieci per poi scivolare attraverso il muro.
Erano in anticipo, il treno era alla banchina senza emettere nessun rumore, il fumo non aveva ancora invaso la carrozze, ma i vagoni erano già mezzi pieni.
Sulla banchina i genitori abbracciavano i figli e davano le ultime raccomandazioni.
In molti si voltarono a fissarli.
Nessuno della famiglia Piton ci badò.
- E’ una cosa stupida! – disse infine la ragazza che non aveva parlato per tutto il viaggio come silenziosa protesta verso i genitori.
- Attenta al linguaggio, signorina. – la rimproverò sua madre.
- Ma è vero! – protestò lei – Perché devo fare questo stupido viaggio in treno? Noi viviamo ad Hogsmeade!
Il mago sollevò gli occhi al cielo, era tutta l’estate che Hope poneva sempre la solita domanda. Sperava che, con l’avvicinarsi della data di partenza, la questione fosse stata chiarita. Invece sua figlia era testarda quanto un Ungaro Spinato. Un Ungaro Spinato femmina per l’esattezza.
O come sua madre.
- Te l’ho spiegato un centinaio di volte, Hope. – disse voltandosi verso di lei – Il fatto che noi viviamo ad Hogsmeade e che io sia il Preside non ti garantisce una posizione privilegiata. Sei una studentessa come tutti gli altri. Farai il tuo viaggio sul treno, arriverai a scuola sulle barche e dormirai nel dormitorio della tua casa.
Il piccolo ridacchiò.
- Finirai tra i Tassorosso, zucca puzzosa.
- Stai zitto mostriciattolo! – sibilò minacciosa l’altra – L’unica cosa positiva è che non ti avrò più tra i piedi.
- Smettetela! – li sgridò la strega – E, comunque, non c’è niente di male nei Tassorosso.
Entrambi i ragazzi, e di nascosto anche l’uomo, sbuffarono qualcosa di incomprensibile, ma la strega era quasi certa che non fossero lodi rivolte alla Casa di Tosca.
- Papà vedi lo zio Harry?
Il mago fece una lieve smorfia. Dopo anni faceva ancora fatica a digerire la parola zio accostata a Potter.
- No, Elijah. – rispose.
- Forse non sono ancora arrivati. – azzardò la strega – Harry e Ginny non sono famosi per la loro puntualità.
Si fermarono a metà banchina, Hope ed Elijah iniziarono a discutere su che casa avrebbero voluto andare, mormorando tutti gli insulti del loro repertorio. Smisero solo quando videro l’occhiataccia del padre.
Quando il vapore iniziò a uscire dalla locomotiva, Hermione sbuffò contrariata guardando
l’orologio da polso.
- E’ il primo giorno! – borbottò con lo stesso tono che usava quando era un Prefetto o quando doveva sgridare i suoi figli – Almeno oggi potevano essere puntuali!
Elijah si avvicinò al padre.
- Oh oh…- gli sussurrò – mi sa che zio Harry è nei guai.
Severus sorrise e scompigliò i capelli del figlio con una mano.
- Eccoli! – gridò Hope andando incontro ad Al.
Il giovane James Potter arrivò subito dopo spingendo a gran velocità il suo carrello. Frenò bruscamente quando vide l’occhiataccia di Severus.
- Potter! – fece il professore – Devo prendere nota dei punti da toglierti ancora prima di iniziare la scuola?
- No, professore. – rispose con una gran faccia tosta il giovane Grifondoro che assomigliava sempre più al nonno.
Mentre arrivavano Ginny e Harry, seguiti da una piagnucolante Lily, James scappò oltre con la scusa di dover salutare alcuni amici.
- Siete in ritardo. – li sgridò Hermione picchiettando un piede a terra – Il treno parte tra poco!
- Non siamo tutti perfettini come voi due. – gli fece il verso Ginny che nonostante il matrimonio e tre figli a volte faceva uscire ancora l’adolescente che c’era in lei – James e Al si preparano all’ultimo e non hanno smesso di litigare per tutto il viaggio.
- Mamma! – protestò Al arrossendo – E poi è James che mi prende in giro.
Hermione lasciò cadere il discorso, si concentrò su Hope per controllare che avesse tutto.
- Hai preso anche il maglione di Molly? – le domandò - I sotterranei sono freddi d’inverno.
La ragazzina sollevò gli occhi al cielo nello stesso modo in cui lo faceva suo padre.
- Lo so, mamma.
Non c’erano dubbi su quale Casa avrebbe accolto la piccola Hope Piton, era la copia del padre in tutto, dai capelli lisci neri, al pungente sarcasmo. Fortunatamente Severus ci teneva a sottolineare che il naso l’aveva ereditato dalla moglie.
- Ehi!
James tornò di corsa, aveva le guance rosse e l’aria di uno che ha visto qualcosa di sensazionale.
- C’è Teddy laggiù! – disse indicato un punto alle sue spalle.
- Dove? – domandò Hope alzandosi in punta di piedi.
Hope aveva sempre trovato affascinate Teddy Lupin, troppo affascinante secondo Severus.
- Laggiù. – ripeté il ragazzo – E sapete una cosa? Si stava baciando con Victorie! Victoire! Nostra cugina!
- Cosa?
La delusione nella voce di Hope piacque ancora meno a Piton.
- Bene. - mormorò ad Hermione – Ho passato sette anni a punirlo perché voleva uscire di nascosto dalla scuola. Quest’anno sono certo che farà di tutto per entrare di nascosto nella scuola.
Hermione rise e gli sfiorò il braccio lanciandogli uno sguardo comprensivo.
Mentre Ginny sgridava il figlio per il suo poco tatto Hope si parò davanti al padre.
Severus si abbassò per fissarla meglio negl’occhi identici ai suoi.
- Finirò a Serpeverde, papà. – dichiarò con orgoglio.
- Sarà meglio. – rispose lui fingendosi serio – Una Grifondoro in casa basta.
- Severus!
Hope fece uno slancio verso il padre abbracciandolo fin quasi a fargli mancare il respiro.
Nonostante conoscesse Hogwarts da quando era solo una neonata, nonostante la sicurezza che sfoggiava, dentro era spaventata come tutti i ragazzi di undici anni su quella banchina.
- Andrà tutto bene. – le sussurrò in modo tale che solo lei lo sentisse.
- Lo so. – aumentò la stretta - Non importa se finisco a Grifondoro, vero?
E finalmente quella domanda che Hope si teneva dentro da quando le era arrivata la lettera di Hogwarts era uscita fuori. Questa volta Severus non riuscì a reprimere un sorriso.
- Non mi interessa. – sussurrò tra i capelli stringendola come quando era piccola.
- Non dire a Elijah che te l’ho chiesto.
- Sarà un nostro segreto.
- Sono quasi le undici, - disse Harry rimettendo in tasca l’orologio da taschino – è meglio se salite.
Hermione abbracciò la figlia con le lacrime agli occhi. Elijah, invece, mise le mani nelle tasche del giubbotto e iniziò a giocare con la punta delle scarpe.
- Mi mancherai mostriciattolo. – sorrise Hope, mostrando le fossette ereditate della madre, prima di salire gli scalini e sparire dentro il treno.
Si affacciò al finestrino mentre l’espresso iniziava a muoversi.
Hermione e Severus la salutarono, Elijah corse un po’ dietro al vagone urlando qualcosa che solo lui e la sorella avrebbero saputo.
Hermione si voltò a fissarlo, sorrideva e cercò la sua mano.
Severus ricambiò il sorriso e restò a guardare il treno che spariva all’orizzonte.

* * * *


1 Settembre 2017
Hogwarts, Sala Grande
Sera



- Piton, Hope.
In sala si levarono dei brusii.
Severus, seduto al tavolo dei professori seguì con lo sguardo la figlia che, con passo sicuro e a testa alta, si avvicinava allo sgabello.
Quando il Cappello Parlante fu sulla sua testa trattenne il fiato. Gli sembrò che quel logoro indumento ci mettesse un’eternità a smistarla.
Infine lo strappo che fungeva da bocca si aprì e la voce roca echeggiò per tutta la Sala.
- Serpeverde!
Il tavolo dei Serpeverde esplose in un applauso.
Hope saltò giù dallo sgabello visibilmente sollevata e corse verso il tavolo verde e argento.
Quando prese posto lanciò un’occhiata al padre. Severus le sorrise e aspettò che lo smistamento fu terminato.
Quando anche l’ultimo studente fu smistato, fece vagare lo sguardo sulla Sala Grande.
Tutto era uguale al passato eppure tutto era diverso.
Lui era diverso. La sua vita era diversa.
Le sue scelte erano diverse.
Prese un profondo respiro e si alzò per il consueto discorso di inizio anno.

FINE

 
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view post Posted on 17/12/2013, 16:59
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Elly, perchè quando leggo le tue storie mi viene sempre la pelle d'oca? :P Forse perchè sai rendere talmente bene il legame tra Severus ed Hermione, li sai far interagire in modo così intimo e sai toccare le corde più profonde del mio animuccio romantico che ogni volta mi ritrovo totalmente e piacevolmente coinvolta mentre leggo qualcosa di tuo. L'episodio della famiglia Piton sulla banchina del treno, in attesa che Hope parta per il suo primo anno a Hogwarts, poi, è impagabile! :wub: Penso che Severus avrebbe meritato davvero tutto ciò: lui era diverso, la sua vita era diversa, le sue scelte erano diverse.
Ecco quello che avrebbe meritato davvero, alla fine: qualcosa di ben diverso dalla fine che gli ha riservato la Rowling, e ciò sarebbe potuto tranquillamente succedere, come dimostra il fatto che tu hai saputo pensarla ed elaborarla in modo perfetto.
 
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view post Posted on 18/12/2013, 08:01
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Autore/data: Alaide - 1 - 5 novembre
Beta reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio Originale
Pairing: Personaggio Originale/Severus Piton
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: La pioggia batteva sull'ombrello, creando una melodia colma di dissonanze dal sapore inquietante, simili quasi ad uno sberleffo. Forse in quelle dissonanze stava la decisione del giudice dei minori, si disse, scacciando via il pensiero, pochi istanti dopo, quando salì sul mezzo pubblico.
Note: È il seguito di Incertezze
Parole: 1667

Finale in quattro movimenti
2. Dissonanze



Quel giorno di novembre pioveva, una pioggia insistente, martellante che pareva non voler mai smettere di cadere sulla cittadina inglese.
Il suo rumore regolare, pari al ritmo di mille tamburi che accompagnano un condannato al supplizio, era sovrastato unicamente dal caldo suono di una viola. Nessuno, fra i pochi passanti nella via del quartiere, avrebbe udito la melodia malinconica, ma, all'interno della casa pareva invadere ogni ambiente.
Per qualche istante, mentre ascoltava Judith, a Severus parve che fosse ancora possibile sperare, che fosse quello il giorno in cui sarebbe giunta la decisione dal tribunale dei minori e che quella decisione fosse positiva.
Ma i giorni si erano susseguiti inquieti da quando, durante la prima settimana d'aprile, egli e Melusine avevano presentato domanda di adozione. E nessuna decisione era arrivata.
C'era stato un momento in cui era parsa vicina. A giugno Judith era stata convocata per essere interrogata da uno degli psicologi che lavoravano per il tribunale. Melusine aveva sorriso quel giorno, un sorriso colmo di una speranza così sentita che per qualche breve istante aveva influenzato anche lui.
Invece, da quel giorno di fine primavera, non avevano più avuto notizie ed ogni possibile speranza si stava lentamente sgretolando. Soltanto Judith pareva voler credere ancora che sarebbe andata a vivere con loro. Ne parlava alle volte, quando era sola con lui, come quel pomeriggio, in attesa dell'ora in cui sarebbe dovuta tornare all'orfanotrofio.
Judith gli sorrise, quando ebbe terminato il brano. Gli rivolse il suo sorriso affettuoso, il suo sorriso di figlia, il suo sorriso luminoso.
Il sorriso che gli diceva di credere ancora in un futuro che sapeva che non si sarebbe mai avverato, perché nessuno avrebbe mai trovato sensato dare una ragazzina in adozione ad un ex carcerato. E più il tempo passava, più aumentava il timore che gli avrebbero proibito di vedere Judith. Era qualcosa di terribile, qualcosa che lo riempiva di rimorso per quella scelta che aveva compiuto sei anni prima, quando si era voluto autopunire per le sue innumerevoli colpe. E punendosi aveva forse finito con il punire la ragazzina e rovinare al vita a Melusine.
«Ti è piaciuto?» gli domandò Judith, quando si fu seduta accanto a lui, sul divano.
L'uomo annuì soltanto, ostentando un volto perfettamente tranquillo, rilassato quasi. La ragazzina gli sorrise, affettuosa, felice e quel sorriso parve quasi una dissonanza. Era stridente con la pioggia, era in una tonalità lontana dal possibile futuro. Per un istante il sorriso di Judith fu una pugnalata al cuore. Poteva essere l'ultimo sorriso che vedeva della ragazzina, poteva essere quel giorno l'ultima volta che l'avrebbe udita suonare.
Judith gli si accoccolò contro, come faceva spesso, quando finiva di esercitarsi alla viola, come avrebbe fatto una figlia con il proprio padre. E per qualche tempo, quel timore ossessivo parve scomparire dalla mente di Severus. Per qualche istante volle illudersi che il futuro sarebbe stato come quel momento, colmo di pace, tranquillo e sereno.
Ascoltò Judith parlare, raccontargli della sua giornata, dei suoi progetti per il futuro. Commentò, di tanto in tanto le sue parole. Quei momenti erano diventati assolutamente naturali, un assaggio dolce e amaro del futuro che avrebbe potuto essere se egli non avesse commesso l'ennesimo fatale errore. V'era ancora una misera possibilità che Judith potesse diventare sua figlia di fronte alla legge, ma v'era anche la terribile ipotesi che il verdetto fosse quanto di più lontano dai loro desideri.
Quando Melusine entrò in casa per riportare la ragazzina all'orfanotrofio, sorrise dolcemente nel vedere Severus e Judith così uniti, così vicini, ma nel suo sorriso faceva capolino l'incertezza ed il dubbio circa ciò che sarebbe accaduto. Tentò di non mostrarlo alla ragazzina, ma era certa che l'uomo l'avesse notato o per lo meno che i suoi pensieri fossero simili ai suoi, colmi come i suoi di incertezza. Aveva creduto con tutta se stessa, quando in giugno i giudici avevano chiesto di poter parlare con Judith, che la soluzione sarebbe stata vicina. Invece non si era più avuta nessuna notizia, nemmeno un accenno al direttore dell'orfanotrofio.
Nulla.
Unicamente un silenzio dissonante.
Mentre accompagnava Judith all'orfanotrofio cercò di mostrarsi tranquilla, ma era qualcosa che veniva molto più naturale a suo marito. Soltanto qualche giorno prima la ragazzina le aveva chiesto se qualcosa non andasse e lei le aveva detto che forse le stava venendo una leggera influenza, che tutto andava bene, ma non era certa di riuscire a mentirle ancora.
Dopo che l'ebbe salutata, rimase per qualche istante immobile, prima di incamminarsi verso la fermata dell'autobus più vicina. La pioggia batteva sull'ombrello, creando una melodia colma di dissonanze dal sapore inquietante, simili quasi ad uno sberleffo. Forse in quelle dissonanze stava la decisione del giudice dei minori, si disse, scacciando via il pensiero, pochi istanti dopo, quando salì sul mezzo pubblico.
Voleva provare ancora a sperare che tutto sarebbe andato per il meglio, che la peggiore delle ipotesi sarebbe stata continuare come facevano adesso. Judith andava a casa loro quasi ogni pomeriggio ed alcune volte il direttore dell'orfanotrofio aveva dato il consenso affinché potesse fermarsi a dormire. In quei rari giorni aveva assaporato l'integrità della sua piccola famiglia ed era certa che il distacco fosse stato ben più duro per Judith e per Severus.
Quello che la inquietava era il motivo per cui i giudici non prendessero una decisione, quando avevano voluto sentire Judith. Dovevano aver visto allora che l'unica soluzione possibile era rendere Severus e Judith padre e figlia davanti alla legge. Dovevamo aver toccato con mano l'affetto che legava la ragazzina all'uomo che le aveva salvato la vita e che le era stato accanto anche dalla prigione.
Pioveva ancora quando rincasò e la pioggia battente accompagnò la cena silenziosa.
Le gocce battevano contro il vetro della stanza, quando Melusine si infilò sotto le coperte accanto al marito. Era dalla prima volta in cui Judith si era fermata a dormire a casa loro, ai primi di luglio, che lei e Severus dormivano nello stesso letto, per quanto, per molto tempo l'uomo non l'avesse nemmeno sfiorata.
Melusine credeva che fosse stato il silenzio da parte dei giudici del tribunale dei minori a rendere effettivo il loro matrimonio. Sapeva che Severus non l'amava, che non l'avrebbe mai amata, ed era certa che avessero entrambi cercato una sorta di conforto nel contatto fisico, quando le settimane avevano iniziato a passare inesorabili.
«Ho parlato con il direttore dell'orfanotrofio, stamattina, e nemmeno lui sa nulla. Mi ha detto che tenterà di parlare con i suoi contatti presso il tribunale dei minori.» mormorò, dopo qualche istante, voltandosi verso Severus, sorridendogli appena, ma era un sorriso stanco, per quanto colmo dell'amore che provava per l'uomo.
«Forse non servirà a nulla. Con ogni probabilità hanno deciso di ignorare la nostra richiesta, nella migliore delle ipotesi o di giungere ad una decisione sfavorevole a Judith.» commentò Severus, voltandosi verso la donna.
Il sorriso di Melusine si stava spegnendo lentamente. Non v'era più da tempo speranza nei suoi sorrisi, ma incertezza e mancanza di fiducia in una soluzione positiva. Man mano che i mesi si trascinavano lenti, mentre la primavera lasciava posto all'estate e questa all'autunno, il sorriso della donna si era fatto più spento, stanco.
Riusciva ancora a leggere sulle labbra della donna quell'amore che egli non riusciva a ricambiare. Rispettava Melusine. Aveva imparato in quei mesi a stimarla e sapeva, in cuor suo, che avrebbe meritato uno sposo che l'amasse e non qualcuno come lui, incapace di lasciar andare Lily, di smettere di amare una donna morta, che non gli aveva mai sorriso in quel modo.
«Non voglio perdere la speranza, Severus. Judith se ne accorgerebbe e allora...»
«Con ogni probabilità la stiamo solo illudendo.» la interruppe l'uomo, notando che il sorriso di Melusine si era spento e che si era fatto decisamente preoccupato, come non l'aveva mai visto, nemmeno nei giorni peggiori della sua prigionia, quando aveva tentato invano di allontanarla da sé. «Sai perfettamente anche tu che potrebbero decidere di precludermi qualsiasi contatto con Judith.»
«Non accadrà... non può accadere.» tentò di negare Melusine, ma più il tempo passava, più quel timore aveva iniziato a farsi strada in lei. Era una possibilità che per molti mesi non aveva nemmeno preso in considerazione e che, in quel momento, la fece rabbrividire.
La felicità di Severus e Judith era racchiusa nella decisione del giudice dei minori, una decisione così semplice, se si fosse guardato all'intera vicenda nel totale interesse della ragazzina. Judith considerava Severus come un padre e Melusine sapeva che suo marito vedeva nella bambina una figlia.
«Ma è una possibilità che non possiamo ignorare.» affermò l'uomo, notando come in quegli ultimi tempi il volto della donna fosse diventato pallido, fosse invecchiato quasi di colpo.
In quel momento gli sembrava che fosse sovrastata dal timore del fallimento. Eppure nel suo sguardo poteva leggere l'amore che gli aveva confessato il giorno prima della sua scarcerazione.
E v'era ancora una impercettibile traccia di speranza, nel lieve sorriso malinconico che gli rivolse, prima di chiudere gli occhi.
Al di fuori la pioggia continuava a ticchettare. A Severus parve che le gocce d'acqua intessessero una melodia dissonante, beffarda quasi, che pareva voler dire che la bambina non gli sarebbe mai stata affidata, che gli sarebbe stato vietato di poterla anche solo vedere. E se così fosse stato, la responsabilità ricadeva unicamente sulle sue spalle.
Al suo fianco, Melusine si mosse nel sonno, fino a quando non si accoccolò contro di lui. Il volto della donna era disteso, in quel momento, si accorse. Forse i suoi sogni erano ancora colmi di speranza, di una possibilità di un futuro pacificato, insieme a Judith.
Egli non riusciva a condividere quei sogni, per quanto volesse, per quanto desiderasse ricevere una convocazione da parte del tribunale dei minori e che, a quella convocazione, seguisse l'adozione di Judith.
Era un bel sogno, dissonante, forse, da cui avrebbe voluto farsi avvolgere, mentre chiudeva gli occhi, cercando di trovare il sonno, cullato dalla triste melodia della pioggia e dal ricordo del suono della viola suonata dalla ragazzina che avrebbe voluto chiamare figlia.
 
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Dissonanze

Niente di meglio per rendere il clima di questo nuovo, tormentato episodio: la dissonanza. Ecco che ricorre ossessiva per tutta la durata della vicenda: qualcosa di stonato che interviene continuamente a turbare l'equilibrio dell'armonia familiare e instilla perfino nel cuore di Melusine, determinata a non mollare ma ormai sfiduciata nonostante il dolcissimo tentativo di non mostrarlo, il tarlo del dubbio. Come andrà a finire? Lei, protagonista coraggiosa di scelte dettate da un tenace sentimento, che si accontenta di stare accanto all'uomo che ama anche senza esserne ricambiata, perfino lei ora teme che tutto ciò che ha fatto per la felicità di Severus sia stato inutile. Ti confesso che vederla debole, quasi sconfitta, mi ha rattristato molto. :cry:
E questa maledetta dissonanza si coglie perfettamente per tutta la durata della lettura e incombe in ogni gesto, pensiero, aspettativa dei protagonisti. L'unica a non nutrire alcun dubbio sull'affetto che prova per il padre adottivo è Judith, figura pura e perfetta che emerge luminosa e perfettamente intonata dal grigiore dell'attesa di una risposta, snervante e "dissonante".
Straordinario capitolo, Leonora, in cui sei riuscita a rendere splendidamente l'angosciante percezione di un possibile fallimento di ogni progetto. Mamma mia, quanta sofferenza: aspetto di leggere qualcosa di confortante al prossimo appuntamento!
 
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I ♥ Severus


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N. 50

Titolo: Per tutta la vita
Autore/data: Ida59 – 16 novembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo, romantico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Per tutti arriva il momento delle scelte, e se il sole risplende nel cielo azzurro… È il seguito di "Notte d’argento”.
Parole/pagine: 685/2



Per tutta la vita



Il sole risplendeva nel cielo di un azzurro intenso accarezzato da una leggera e tiepida brezza d’inizio estate. I sui raggi inondavano il prato di Hogwarts facendo scintillare le acque del lago e illuminando il castello che si ergeva imponente alle spalle del folto gruppo di persone che festeggiava e avvolgeva la singolare coppia bianca e nera, mentre l’armonioso canto di Fanny si spargeva per l’aria tersa.
Ma Severus Piton, l’apprezzato preside della rinomata scuola di magia e stregoneria di Hogwarts che si ergeva nel suo elegante completo nero, il mantello di seta che leggiadro ondeggiava al delicato soffio del vento, non vedeva e non sentiva assolutamente nulla intorno a sé.
Elyn era lì, tra le sue braccia, che gli dichiarava il suo amore.
Per tutta la vita.
Per un sempre finalmente vero e reale.
Stretta tra le sue braccia, bella e sorridente come non mai.
Elyn, la sua donna, sua moglie.
L'abbracciò forte e le sorrise, con dolce passione, poi di nuovo la baciò con trasporto, con intensità, con desiderio ardente.
Il bacio appassionato di un uomo che ama, che sorride, che vive.
Intorno a sé il mago percepiva insoliti rumori, ma come ovattati e lontani: gente che batteva le mani, scandiva felice i loro nomi, si sgolava a fare auguri. Severus, però, quasi non se ne rendeva conto, perso nel mondo dei suoi sogni, immerso negli occhi della sua amata Elyn, nel suo sorriso innamorato, colmo del perdono che lo aveva riportato alla vita quando giaceva nel letto del San Mungo preda inerme del veleno di Nagini.
All'improvviso, Severus lo sentì, lo percepì forte al centro del suo cuore.
La spina stava uscendo.
Il sorriso dolce e bello di Elyn stava compiendo anche quell'ultima, incredibile ed inaspettata magia.
Stava estraendo la lunga spina acuminata che tanti anni prima si era conficcata in profondità nel suo cuore, quando aveva visto Lily, candido giglio di bianco vestita nel giorno delle sue nozze, mostrare a tutti la vera che Potter le aveva appena messo al dito.
A tutti.
Anche a lui che era nascosto in fondo, in mezzo agli alberi, nera figura celata nell'oscurità della sua anima di perdente, del suo cuore lacerato e sconfitto.
Elyn era riuscita a guarire tutto: il suo corpo, la sua anima e anche il suo cuore.
La lunga spina acuminata, quella che per tanti anni aveva straziato il suo cuore lacerandolo in profondità, era uscita senza neppure portare con sé una piccola stilla di sangue, senza lasciare alcun segno, senza provocare il minimo dolore. Spegnendo infine un ricordo di sofferenza che era durato fin troppo a lungo.
Elyn gli sorrideva, soffusa di luce e di bianco vestita, stretta tra le sue braccia appassionate, mostrando a tutti con infinito orgoglio l'anello che il mago le aveva appena infilato all'anulare.
E Severus era lì, davanti a tutti, questa volta, sotto il sole che illuminava il suo sorriso felice adagiato sulle labbra sottili, gli occhi neri che scintillavano d'amore.
Ed Elyn era bella ai suoi occhi innamorati, più bella di quanto mai fosse stata bella Lily nel ricordo implacabile di quel tremendo giorno lontano.
I lunghi e morbidi riccioli castani della donna che amava volavano leggeri nell'aria mentre Severus la sollevava tra le braccia girando su se stesso, ebbro di felicità, quasi tremante, del tutto inconscio d’essere davanti a tante gente che applaudiva entusiasta. Il mago incrociò lo sguardo nocciola, screziato dall'oro del sole e colmo d'amore, mentre le labbra rosse suggellavano il suo sorriso, dolce e bello, dischiuse nel desiderio di un nuovo bacio appassionato.
Era bella, Elyn. Sorridente. E sua!
Una vita di felicità, colma d'amore e scandita dal sorriso di Elyn, brillava sotto l’abbagliante sole di giugno a scaldare il cuore di Severus, infine guarito. Libero!
Le grida di felicitazione e gli applausi continuavano attorno agli sposi, ma il mago non li sentiva, ancora del tutto perso nel dolce sorriso felice della sua donna.
Severus sorrideva e vedeva solo il sorriso che aveva saputo perdonarlo e convincerlo che anche lui, nonostante tutto il suo tremendo passato, aveva diritto ad amare, essere riamato ed essere infine felice.
Per tutta la vita!

Edited by Ida59 - 21/8/2015, 21:42
 
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CITAZIONE (Ele Snapey @ 18/12/2013, 16:57) 
Dissonanze

Niente di meglio per rendere il clima di questo nuovo, tormentato episodio: la dissonanza. Ecco che ricorre ossessiva per tutta la durata della vicenda: qualcosa di stonato che interviene continuamente a turbare l'equilibrio dell'armonia familiare e instilla perfino nel cuore di Melusine, determinata a non mollare ma ormai sfiduciata nonostante il dolcissimo tentativo di non mostrarlo, il tarlo del dubbio. Come andrà a finire? Lei, protagonista coraggiosa di scelte dettate da un tenace sentimento, che si accontenta di stare accanto all'uomo che ama anche senza esserne ricambiata, perfino lei ora teme che tutto ciò che ha fatto per la felicità di Severus sia stato inutile. Ti confesso che vederla debole, quasi sconfitta, mi ha rattristato molto.

So che sono stata crudele in questo episodio, ma era necessario per dare realismo alla vicenda (e quando si leggerà l'episodio di Natale, credo che mi si perdonerà). Melusine non può che iniziare a crollare dopo mesi in cui nulla si è mosso.
E di qui la dissonanza, ma ricordo che armonicamente la dissonanza esiste per essere seguita da una consonanza.

CITAZIONE
E questa maledetta dissonanza si coglie perfettamente per tutta la durata della lettura e incombe in ogni gesto, pensiero, aspettativa dei protagonisti. L'unica a non nutrire alcun dubbio sull'affetto che prova per il padre adottivo è Judith, figura pura e perfetta che emerge luminosa e perfettamente intonata dal grigiore dell'attesa di una risposta, snervante e "dissonante".

Judith è una ragazzina e crede che ci voglia semplicemente del tempo, come è accaduto per la revisione del processo di Severus. D'altronde sia Severus che Melusine sono bravi a nasconderle le loro preoccupazioni, più Severus di Melusine, a dire il vero.

CITAZIONE
Straordinario capitolo, Leonora, in cui sei riuscita a rendere splendidamente l'angosciante percezione di un possibile fallimento di ogni progetto. Mamma mia, quanta sofferenza: aspetto di leggere qualcosa di confortante al prossimo appuntamento!

Spero di non deludere le aspettative per il prossimo appuntamento, Ele! Ovviamente un grazie per i complimenti!!
 
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view post Posted on 20/12/2013, 10:32
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n. 42

Titolo: L’ora della strega

Autore: ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: Malinconico, triste,
Personaggi: Severus Piton. Lily Evans
Pairing: Severus/ Lily
Epoca: Settimo anno
Avvertimenti: missing momet
Riassunto:
- Avevo sempre immaginato che se ti avessi visto almeno una volta avrei avuto molto da dirti e raccontarti, ma ora... - il mago fece un sorriso imbarazzato e si passò una mano trai capelli neri con un sospiro rassegnato – non mi ricordo più nulla.
Parole: 2.486

L’ora della strega

Quella notte il cielo era terso, limpido e blu come i fondali più profondi del mare. Le stelle brillavano nel cielo. La luna, una sottile striscia pallida, sembrava un ghigno malefico che dall'alto fissava la scuola.
O, forse, fissava solo il Preside e le sue orride colpe.
Faceva freddo, quella notte di Ottobre, la neve avrebbe imbiancato il paesaggio nel giro di poche settimane, la rugiada ghiacciata brillava sotto la pallida luce lunare facendo apparire la natura delicata e fragile come vetro soffiato.
Il mago osservava il parco dalla finestra dell'ufficio circolare. Quell’ufficio che era diventato il suo palcoscenico privato, dove interpretava il suo ruolo alla perfezione. Il traditore. Il Mangiamorte. L’assassino.
Tutti ruoli in cui, ormai, si calava con sconcertante facilità mentre la sua anima andava in pezzi sotto lo schiacciante senso di colpa.
La tomba bianca brillava sotto la luna; gli occhi scuri del Preside non la perdevano di vista, era il suo punto fisso. Quando la fissava, poteva ancora sentirlo vicino, poteva ancora contare su di lui.
Gli mancava.
Enormemente.
Aveva perso un padre oltre che un amico, quella terribile notte.
- Sembra che ci sia una festa in Sala Grande. - disse allegro Silente dal dipinto, rompendo il sacro silenzio dell'ufficio.
- Non ho cancellato la festa di Halloween. - spiegò il Preside senza distogliere gli occhi dalla candida tomba come a voler sottolineare che la voce che udiva era solo un artefatto – Ho pensato che un po' di normalità avrebbe fatto bene agli studenti.
- Un'ottima idea, Severus. - approvò il mago dipinto.
Severus sentiva che Albus stava sorridendo, ma non si voltò a guardarlo. Era difficile fissare quella tela ed era ancora più difficile ricordare cosa significava. Ricordare quello che lui aveva fatto.
- Perché tu non sei giù a festeggiare?
- La mia presenza non é molto gradita. - spiegò lentamente – Non voglio rovinare anche questa serata.
- Tu stai salvaguardando la sicurezza di questi studenti, Severus. Non dimenticarlo.
- L'occhio nero di Paciock non sarebbe d'accordo con te, Albus.
Sentì il vecchio mago sospirare. Severus chiuse gli occhi e cercò di non urlare, di non lasciarsi prendere dallo sconforto.
O di non piangere.
Da quando aveva ucciso Albus non si era concesso neppure una lacrima. Non ne aveva avuto il tempo, e la maschera che stava portando diventava giorno dopo giorno più pesante, più difficile. Sentiva che gli soffocava lo spirito.
Ma non era che l'inizio, lui lo sapeva bene.
Si massaggiò la radice del naso pensando a tutto quello che aveva da fare, pensando a dove fosse Potter in quel momento. Sperando che fosse in un luogo sicuro.
Era frustrante aspettare le mosse di quel ragazzino.
- Sai che ci sono parecchie leggende sulla notte di Halloween, Severus? - domandò Silente divertito, cercando di distrarlo.
- Sì, Albus.- rispose laconico – Ma non credo che ci siano cavalieri senza testa in cerca di vendetta in giro per Londra. O fantomatici elfi oscuri che tagliano le orecchie ai Babbani. O altre stupidaggini del genere.
Tornò a regnare il silenzio nell'ufficio circolare. Severus passò a massaggiarsi le tempie nel tentativo di fermare l'emicrania in arrivo. Sperò che, per quella serata, nessuno lo disturbasse.
C'erano troppi fantasmi che si aggiravano nella sua mente quella notte. Troppi orridi ricordi che non volevano lasciarlo in pace. Pensò seriamente di andarsene a letto, ma prima voleva assicurarsi che i Carrow fossero il più lontano possibile dagli studenti.
Non aveva potuto ribellarsi alla scelta dell'Oscuro di affiancarlo a quegli inetti, ma almeno Minerva riusciva a tener loro testa per il momento.
Cercò di non pensare a Minerva e alle sue occhiate cariche di odio.
Si concentrò solo sulla tomba bianca che brillava nel parco.
Non sentì nessuno entrare nell'ufficio circolare, non avvertì nessuna presenza fino a quando non si accorse di un delicato tocco sulla spalla e un alito caldo che gli sfiorava l'orecchio.
- Dolcetto a scherzetto, Preside Piton?
Sgranò gli occhi mentre il cuore prima perse un colpo, poi aumentò i battiti al suono di quella voce.
Si voltò e il poco colore che aveva in volto scivolò via lasciandolo pallido come un cadavere. O come la tomba di Albus.
La persona al suo fianco sorrise divertita.
- Sembra che tu abbia visto un fantasma.
Il mago non rispose continuando a fissarla incredulo.
- So che non sei mai stato molto loquace, ma potresti almeno salutarmi, Sev!
A sentire quel nomignolo, quell'odiato e amato nomignolo, Severus sussultò e si allontanò di un passo.
- Alla fine sono impazzito... - sibilò – quello che ho fatto ad Albus deve avermi fatto uscire di senno!
La strega nella stanza rise, ed era una risata cristallina, vera. Sembrava così reale che al mago venne la pelle d'oca.
- Non sei pazzo. - lo rassicurò la strega.
- Ma tu... sei... tu sei...
- Morta. Sì, Severus, sono morta. Puoi anche dirlo ad alta voce, non morirò una seconda volta.
- NO! - gridò l'altro chiudendo gli occhi e arretrando ancora di un passo.
- Non ho molto tempo, Sev. - sbuffò lei incrociando le braccia al petto - Mi é stata concessa solo un'ora. Ammetto che pensavo che fossi più felice di vedermi.
Il mago si fermò e aprì gli occhi.
- Non puoi essere reale!
- Lo sono invece. - protestò la strega avvicinandosi di un passo – Questa é una notte particolare, dovresti saperlo. La linea che divide il mondo dei vivi da quello dei morti é più sottile e ci é permesso di varcarla se ne sentiamo la necessità.
Severus sembrò pensaci un poco, poi un sopracciglio nero si inclinò verso l'alto.
- Se fossi veramente lei, - ragionò – tu… saresti andata da tuo figlio. Non dal tuo assassino.
La strega sospirò sollevandola frangia ramata.
Severus fu colpito da una fitta di malinconia.
- Vedrò Harry in altre circostanze. - si avvicinò di un altro passo - Non é ancora arrivato il momento, deve capire ancora molte cose. Non è pronto.
- Come fai a saperlo?
- Uno dei tanti vantaggi dell'essere morta é che puoi vedere quello che accadrà. - sorrise e si avvicinò ancora. Ormai erano estremamente vicini – Sirius direbbe che il vantaggio più grande é poter vedere tutte le ragazze che vuole sotto la doccia.
Severus non riuscì a soffocare un sorriso.
- Finalmente sorridi. - sussurrò lei allungando una mano e sfiorandogli una guancia – Sembri più giovane quando sorridi. Sei sempre così serio e rigido.
- Lily... - sussurrò il mago allungando una mano per sfiorarle quella che gli stava accarezzando una guancia.
- Sì. - sorrise la strega dolcemente.
- Lily... - la chiamò ancora, quasi la invocò con un dolce sussurro innamorato.
- Sì, Severus.
Severus le prese la mano e quando si rese conto che poteva toccarla sgranò gli occhi.
- Oh… Lily…- sospirò afferrandola in vita e stringendola a sé, trattenendo le lacrime.
Sentì le delicate dita della strega sfiorargli i capelli, mentre il suo sorriso gli baciava una guancia dove iniziava ad intravedersi un filo di barba.
Severus respirò a lungo il suo profumo, chiuse gli occhi e sentì il suo calore, i capelli che gli solleticavano il volto, il battito del suo cuore attraverso il vestito leggero che indossava. Sentiva la morbidezza del suo corpo.
Se era un sogno non voleva più svegliarsi. Ma neppure nei suoi sogni Lily gli era sembrata così reale. Così viva.
Si scostò da lei trovando gli occhi verdi che tanto amava e che rivedeva nel ragazzo che aveva segretamente protetto per tutti quegli anni.
Quegli smeraldi erano pieni di vita.
- Ma come… come…- cercò di domandare.
Lily sorrise e gli accarezzò ancora una guancia.
- Te l’ho detto, testone. – lo prese bonariamente in giro – In questa notte noi possiamo varcare il confine. Ci viene ridato il corpo e possiamo venire nel mondo dei vivi. Non è così semplice, Sev. Bisogna volerlo veramente e ci è concessa solo un’occasione per tutta l’eternità.
Severus si sentì speciale, il suo cuore mancò un battito quando lei si sistemò una ciocca di capelli neri.
- E perché proprio adesso? – le domandò prendendo quella delicata mano che continuava ad accarezzarlo.
- Perché in questo momento hai un disperato bisogno di un’amica.
Severus chiuse gli occhi e le lasciò la mano.
- Non merito la tua amicizia. Non merito niente da te. Io ti ho ucciso… sono il tuo assassino... Lily mi dispi…
La strega gli posò un dito sulle labbra per azzittirlo. Al contatto con quella pelle morbida Severus aprì gli occhi.
- Basta, - gli disse – noi sappiamo tutto Severus. Quello che hai fatto. Quello che hai detto e come ti sei punito per tutti questi anni. Basta così, Sev. Non serve che ti scusi. Tu non devi scusarti.
Il dito scivolò dalle labbra.
Severus rimase in silenzio.
Lily sollevò entrambe le sopracciglia rosse.
- Ora non dici nulla? - chiese ironica.
- Avevo sempre immaginato che se ti avessi visto almeno una volta avrei avuto molto da dirti e raccontarti, ma ora... - il mago fece un sorriso imbarazzato e si passò una mano trai capelli neri con un sospiro rassegnato – non mi ricordo più nulla.
Lily rise forte.
- Dovremmo festeggiare. - gli disse con un luccichio biricchino negl'occhi – Non hai una bottiglia nascosta da qualche parte?
Severus incrociò le braccia e assunse l'espressione più seria del suo repertorio.
- Non siamo più adolescenti, Lily. Non tutti nascondono le bottiglie di Whisky Incendiario nel baule come la tua amica Josephine.
La strega fece una smorfia disgustata.
- L'unica volta che l'ha bevuto ha vomitato per tutto il dormitorio.
Si guardarono in silenzio per qualche istante poi scoppiarono entrambi a ridere.
Severus si sentiva felice, vivo come non gli capitava da anni.
Era bello lasciarsi andare per una sera e sapere che c'era Lily con lui.
Solo per lui.
Mentre Lily si asciugava gli occhi dalle lacrime si avvicinò alla scrivania e aprì il primo cassetto. Ne estrasse una scatola rettangolare con un esagerato fiocco color zucca. Tolse velocemente la carta da regalo, il fiocco e aprì la scatola. Lily si era avvicinata e gli sorrideva.
- Cioccocalderoni ripieni al liquore. - disse osservando l'interno – Dove li hai presi?
- Sequestrati questa mattina ad uno studente del quinto anno. - spiegò lui porgendole la scatola – Prima le signore...

* * * *


Nell'ufficio circolare le risate di Lily e Severus si fondevano tra di loro. Seduti a terra, l'uno accanto all'altra, con la schiena appoggiata al muro ricordavano i vecchi tempi quando erano solo adolescenti. Quando non c'erano problemi.
Quando l'amicizia li univa più di ogni altra cosa.
Lily si era tolta le scarpe mentre Severus aveva abbandonato sulla sedia il mantello nero.
Avevano quasi finito i cioccolatini ripieni. Erano brilli.
Severus era a stomaco vuoto dal pranzo, il liquore gli era andato alla testa in poco tempo.
Gli faceva male la mascella da quanto aveva riso, in più di un'occasione aveva avuto il dubbio che fosse tutto un sogno, un'illusione, un parto della sua mente sull'orlo della follia, ma quando veniva sopraffatto da questi orribili pensieri Lily lo sfiorava, gli sorrideva, o gli arrivata il suo profumo e tutto veniva spazzato via e c'era solo lei. Con i suoi occhi di smeraldo, con quel sorriso sincero, con il suo calore.
Il mago chiuse gli occhi e appoggiò la testa contro il muro respirando a pieni polmoni il suo profumo. Avevano appena finito di ricordare un calderone esploso nell'aula di pozioni durante il terzo anno e le lacrime avevano offuscato la vista di entrambi. Lily, ancora scossa dai singhiozzi, appoggiò la testa sulla sua spalla. Quel dolce peso fece sorridere Severus.
Alla cieca cercò una sua mano. Quando la trovò intrecciò le loro dita e la strinse.
- Questa guerra mi ucciderà, vero? - domandò improvvisamente serio aprendo gli occhi.
La vide portarsi un cioccocalderone alle labbra, ma non addentarlo.
- Non posso dirtelo Severus. - rispose lei osservando il cioccolato che lentamente si scioglieva sui polpastrelli.
- Sono pronto se é questo che ti preoccupa. - le disse – Non ho paura di morire.
- Sev... non posso rivelarti informazioni sul futuro.
- Dov'é finito lo spirito Grifondoro che, puntualmente, ignora le regole? - la punzecchiò divertito, continuava a sorridere nonostante la discussione seria.
Lily addentò il cioccolatino, poi gli passò l'altra metà.
- E' l'ultimo.
Il mago prese il dolce, ma non lo portò alle labbra. Tornò ad appoggiare la testa al muro e chiuse gli occhi, gli girava la testa.
- Sì, - sussurrò infine la strega – morirai.
Severus non rispose, stranamente la notizia non lo sconvolse. Si aspettava una risposta del genere, era certo che sarebbe morto in quella guerra.
Sentiva che la sua vita era quasi giunta al termine.
- Farà male? - le domandò.
- Un po'. Ma ti prometto che durerà poco.
L'orologio sulla torre iniziò a battere i dodici colpi.
- Il mio tempo é quasi finito, Sev. - disse Lily sciogliendo l'intreccio delle loro dita – Mi dispiace.
Severus si portò il cioccolatino in bocca restando in silenzio. Non voleva dirle addio, perché non era un vero e proprio addio.
Sentì il cioccolato sciogliersi sulla lingua mentre il liquore gli bruciava la gola. Aveva anche il sapore di Lily.
I rintocchi stavano per giungere al termine. La sentì avvicinarsi e posargli un delicato bacio dal sapore di cioccolato sulla guancia.
- Io sarò lì, Sev. - gli sussurrò all'orecchio – Non avere paura.
Quando l'ultimo rintocco si perse nella notte Severus aprì gli occhi. Come si era aspettato era solo, seduto a terra con una scatola di cioccolatini vuota vicino.
Le testa leggera per via del liquore.
Il suo calore sulla guancia.
Il suo sapore nella bocca.

* * * *


- Guar...da...mi. – sussurrò. *
C'erano due Severus in quella vecchia casa quel giorno. Uno stava agonizzando sul pavimento alla ricerca di quei prati verdi che riuscivano a calmarlo e che lo riportavano a quella notte di Halloween, l'ultima notte felice della sua misera vita.
L'altro era in piedi nella stanza, spirito ancora legato al corpo.
Più il corpo si indeboliva, più lui si rafforzava. Sapeva che quando non si sarebbe più mosso sarebbe stato libero di andare da lei.
Da lei che, ne era certo, lo aspettava.
Lo spirito di Severus osservò se stesso afferrare la giacca del ragazzo per perdersi un'ultima volta nei suoi occhi. Fece una debole smorfia di disappunto.
Mentre la signorina Granger si stringeva al giovane Weasley e piangeva per la sua infelice sorte, sentì qualcuno sfiorargli la mano. Si voltò di scatto.
Si ritrovò a fissare gli stessi occhi verdi che il suo corpo aveva cercato nel volto del ragazzo.
- E' ora, Sev. - gli disse Lily dolcemente.
Severus le sorrise.
- Andiamo.
Gli occhi verdi incontrarono i neri, ma dopo un attimo qualcosa nel profondo di questi ultimi svanì, lasciandoli fissi e vuoti. La mano che stringeva Harry crollò a terra e Piton non si mosse più. *
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Note:
* frasi prese direttamente da Harry Potter e i Doni della Morte




Domani toccherebbe a me, ma io so già che me lo dimenticherò. Ho troppe cose da fare per Natale.
Qualcuno potrebbe postare il sorriso al posto mio?
Grazie.
 
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