Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 14/10/2013, 15:06
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CITAZIONE (chiara53 @ 14/10/2013, 15:41) 

Klavierstücke
16. Una decisione



Mamma mia quanto mi hai fatto penare. La ceralacca, il fruscio della carta...
Ma ne è valsa la pena. Una storia bellissima a cui una recensione globale sarebbe e sarà dovuta.
Grande Leonora.
Ora aspettiamoci trenta gradi a Natale :lol:

A me basterebbe anche il sole in questi giorni uggiosi :D
Diciamo che la parte della ceralacca, del fruscio, è nata per non fare disastri con la lettura ad alta voce della lettera inizialmente programmata (di linguaggio giuridico non so veramente nulla).
Grazie mille a te, Chiara!
Ancora un piccolo breve epilogo lunedì prossimo (nulla di preoccupante, ma unicamente il proseguimento dell'atmosfera del finale) e poi - e qui viene il difficile per me - dovrò dare "addio" a questa storia.
 
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view post Posted on 14/10/2013, 21:36
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16. Una decisione

Cavoli che tensione, Leonora! E infine che commozione davanti alla felicità di Heloise e Severus. Bello, bello, bellissimo questo capitolo conclusivo: mi hai tenuto con il fiato sospeso fino all'ultima riga, anche se ero certa che tutto sarebbe andato a finire bene, ma hai saputo creare un clima di tensione e attesa talmente vivi da farmi temere che tutto potesse essere ancora rinviato.
E poi, meraviglioso il rapporto che si è instaurato tra Severus ed Heloise, mi è piaciuto proprio tanto come l'hai gestito (ad un certo punto confesso di aver perfino sperato che Severus domandasse ad Yseult di sposarlo per dare anche una madre alle due piccole :lol:)
Una vicenda struggente, condotta fino a questa lieta conclusione in modo davvero magistrale: e adesso come farò anch'io senza più l'appuntamento quasi quotidiano con questa splendida storia? Mi consolerò per ora con l'epilogo ma, secondo me, dovresti pensare ad un seguito ;)
 
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view post Posted on 14/10/2013, 22:35
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CITAZIONE (Ele Snapey @ 14/10/2013, 22:36) 
16. Una decisione

Cavoli che tensione, Leonora! E infine che commozione davanti alla felicità di Heloise e Severus. Bello, bello, bellissimo questo capitolo conclusivo: mi hai tenuto con il fiato sospeso fino all'ultima riga, anche se ero certa che tutto sarebbe andato a finire bene, ma hai saputo creare un clima di tensione e attesa talmente vivi da farmi temere che tutto potesse essere ancora rinviato.

Rinviare ancora sarebbe stato oltremodo crudele - anche da parte mia -, anche perché la tensione alla lunga cede.
Sono felicissima che ti siano arrivati i sentimenti di Heloïse e Severus e la conclusiva e sudata felicità!

CITAZIONE
E poi, meraviglioso il rapporto che si è instaurato tra Severus ed Heloise, mi è piaciuto proprio tanto come l'hai gestito (ad un certo punto confesso di aver perfino sperato che Severus domandasse ad Yseult di sposarlo per dare anche una madre alle due piccole.)

Avevo preso in considerazione la possibilità di un matrimonio tra Yseult e Severus, ma avrebbe reso meno equilibrata la trama e perso - per dirla come Verdi - di effetto teatrale. Ho così escogitato l'idea di far diventare Severus unicamente tutore, per la legge magica francese, di Anne ed Heloïse.
Felicissima che ti sia piaciuto l'evolversi del rapporto tra Heloïse e Severus! Personalmente mi è piaciuto molto scriverlo.

CITAZIONE
Una vicenda struggente, condotta fino a questa lieta conclusione in modo davvero magistrale: e adesso come farò anch'io senza più l'appuntamento quasi quotidiano con questa splendida storia? Mi consolerò per ora con l'epilogo ma, secondo me, dovresti pensare ad un seguito.

Sto già, in effetti, prendendo in considerazione l'idea di un sequel, ma devo studiarne le tematiche e vedere se tutto regge. Quindi non prometto nulla.
 
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view post Posted on 14/10/2013, 22:41

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CITAZIONE (Alaide @ 14/10/2013, 23:35) 
Sto già, in effetti, prendendo in considerazione l'idea di un sequel, ma devo studiarne le tematiche e vedere se tutto regge. Quindi non prometto nulla.

:gaudio: :gaudio: :gaudio:
Humm.... dici che ho espresso chiaramente come la penso in merito al seguito? :D
 
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view post Posted on 15/10/2013, 14:09
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Prenotazioni per la 40a settimana di Sorrisi per Severus:

Martedì 15: Ele


Prenotazioni per la 41a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 16 ottobre: Leonora (41)
Giovedì 17 ottobre: Ida (41)
Venerdì 18: Anastasia (2 di 13)
Sabato 19: kià
Domenica 20: Monica (39)
Lunedì 21: Leonora (ultimo)
Martedì 22: Sara


Prenotazioni per la 42a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 23: Ida/Leonora (42)
Giovedì 24: Ida/Leonora (42)
Venerdì 25: Anastasia (3 di 13)
Sabato 26: Anastasia (4 di 13)
Domenica 27: Monica (40)
Lunedì 28: Ale
Martedì 29: ???


Prenotazioni per la 43a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 30: Ida/Leonora (43)
Giovedì 31: Ida/Leonora (43)
Venerdì 1 Novembre: Anastasia (5 di 13)
Sabato 2 Novembre: Anastasia (6 di 13)
Domenica 3 Novembre: Monica (41)
Lunedì 4: ???
Martedì 5: ???


Qualora Monica o Ellyson abbiano storie arretrate della sfida settimanale da inserire hanno la precedenza in ogni buco vuoto. Subito dopo segue Anastasia con il diritto di due giorni a settimana, che può però anche riempire eventuali buchi, come martedì 29 ottobre o il 4 e 5 di Novembre, se rimangono vuoti.


Riponete il Dolorimetro e sfoderate un bel sorriso!



Edited by Ida59 - 20/8/2015, 22:53
 
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view post Posted on 15/10/2013, 21:06
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Meglio tardi che mai ;) Ecco il mio sorriso di oggi e scusate il ritardo.

yh5y

Edited by Ida59 - 20/8/2015, 23:08
 
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view post Posted on 15/10/2013, 21:22

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Ooooooh! :stupore:

Ma quel sorriso è fantastico!
E gli occhi... sorridono anche loro, che meraviglia! :wub:
Ele, è uno spettacolo per occhi e cuore! ^_^

Edited by Ida59 - 20/8/2015, 22:54
 
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view post Posted on 15/10/2013, 21:28
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Eeeeeehi! Ma che fantasticissimo sorriso sul volto di Severus!

Che bella sorpresa che avevi in serbo per noi, Ele!

Aaah... che fortuna avete voi che sapete disegnare!


Edited by Ida59 - 20/8/2015, 23:09
 
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view post Posted on 15/10/2013, 21:43
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Grazie per l'apprezzamento donnine ^_^ E' piacevolissimo anche avere finalmente, ogni tanto, la possibilità di dedicarmi un po' di tempo a disegnare cose belle!
 
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view post Posted on 16/10/2013, 07:38
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Era ora di tirare fuori le tue capacità di disegnatrice- artista.
Bello, sorridente e bello!
 
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view post Posted on 16/10/2013, 09:25
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Ele é bellissimo!!!!
 
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view post Posted on 16/10/2013, 10:04
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Autore/data: Alaide – 17 - 22 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: E quando la porta si fu chiusa alle spalle della giovane, quel sorriso parve ancora aleggiare nell’aria e sovrapporsi a quello di Judith, quando l’uomo tornò a posare il disegno della bambina sul tavolo.
Nota: La storia è il continuo di Lontananza.
Parole: 2060

Sinfonie.
17. Sinfonia in mi minore op. 2 n°5
Primo movimento. Sorrisi



Il sole del primo giorno d’estate penetrava nella cella ed un raggio di sole illuminava la foto di Lily ed il disegno di Judith.
Un sorriso riluceva da entrambe le immagini, ma Severus si rendeva conto di quanta diversità vi fosse in quei due sorrisi.
Il sorriso di Lily non era rivolto a lui. Lo sapeva perfettamente. L’aveva saputo anche quando aveva diviso in due la foto, anni prima. Quel sorriso sembrava quasi un monito, l’ombra di ciò che avrebbe potuto essere, se egli non avesse distrutto tutto.
Il sorriso di Judith era unicamente per lui, come lo erano i sorrisi riconoscenti che gli aveva rivolto quando lo andava a trovare in ospedale, come lo erano i sorrisi affettuosi che emergevano dalle sue lettere.
Quel sorriso sembrava pesare come un macigno e sembrava catturarlo, in quel momento, più intensamente di quanto facesse quello di Lily. Nel sorriso della bambina v’era la pace che mai aveva avuto così vicina, nemmeno quando Lily era ancora sua amica.
Aveva gettato al vento quella pace.
La pace che poteva avere accanto ad una figlia.
Ma, allo stesso tempo, nel sorriso di Judith v’era speranza – la speranza che la bambina potesse perdonarlo quando avrebbe conosciuto la realtà – e v’era affetto, l’affetto di una figlia per il proprio padre, un affetto che troppo tardi anch’egli si era accorto di provare.
Il rumore della porta della cella, che veniva aperta con un gran sferragliare di chiavi e catenacci, lo colse di sorpresa. Rapidamente mise nel cassetto la foto di Lily e subito sopra, a coprirla, il disegno di Judith.
Quando alzò lo sguardo incontrò il sorriso gentile della signorina Fairchild.
«Judith mi ha dato il suo racconto perché glielo spedissi. Ho preferito portarglielo di persona.» disse, quando si fu seduta, ponendo un plico di fogli sul tavolo.
Severus riconobbe immediatamente la grafia della bambina sui fogli fotocopiati.
E ricordò quel breve brano che Judith gli aveva spedito per augurargli Buon Natale.
La consapevolezza di aver gettato tutto al vento lo colpì con forza. Aveva avuto una nuova possibilità di vita, quand’era sopravvissuto, e non aveva voluto coglierla, preferendo macerarsi nel rimorso, nella sola contemplazione di se stesso e delle proprie colpe.
La ringrazierò.
Melusine sorrise sollevata, quando lesse la risposta di Severus. Era un sollievo sapere che l’uomo non aveva voluto parlare.
Per quanto sapesse che la sofferenza fisica era diminuita da quando il medico aveva cambiato l’antidolorifico, era felice che Severus non stesse tentando di autopunirsi.
«Judith sta iniziando a farsi domande. Ha notato, qualche tempo fa, che non le do mai le lettere imbustate. Le ho detto che è la prassi dell’orfanotrofio, ma non so fino a quando potrò nasconderle la verità.»
L’uomo sapeva che quel momento sarebbe arrivato ed era consapevole che tutte le sue paure – paura che Judith lo odiasse – e speranze – speranza che Judith lo perdonasse – si sarebbero affollate nella sua mente, facendo ulteriormente a brandelli la sua anima già lacerata dal rimorso e dall’anelito di una pace che egli stesso aveva scacciato.
Quando verrà il momento – e sappiamo entrambi che verrà – mi avvisi.
«Era quanto avevo in mente di fare, signor Piton.» mormorò Melusine. «Sono sicura, d’altronde, che Judith…»
Le parole si interruppero di colpo, quando la porta iniziò ad aprirsi con un cigolio. Con un gesto rapido, l’uomo nascose la storia di Judith con i fogli che usava per scrivere.
«Non è ancora passata l’ora.» biascicò Melusine, osservando Severus preoccupata ed incerta.
Fu solo quando si voltò verso l’uscio, che si accorse che ad entrare non era stata una guardia carceraria. E la sua preoccupazione aumentò.
«Sapevo che ti avrei trovata qui, Melusine.» esordì il giudice Fairchild, facendo saettare lo sguardo dalla figlia al carcerato. «E questa volta voglio la verità.»
«Papà, cosa…»
«Ho scoperto che lo conoscevi da prima del processo.» la interruppe bruscamente l’uomo. «Andavi già a trovarlo in ospedale. Da quanto tempo lo conoscevi?»
Severus notò che il giudice teneva lo sguardo unicamente sulla figlia. La signorina Fairchild si era fatta terribilmente pallida e le mani, posate sul tavolo, tremavano impercettibilmente.
«Da un mese dopo il suo ricovero. È stato puramente casuale e dopo… sai che vado all’ospedale per dei progetti dell’orfanotrofio. Per questo ho conosciuto il signor Piton.»
«E quale progetto può mai averti coinvolto, Piton?» domandò il giudice, voltandosi verso l’altro uomo. Non credeva ad una sola parola pronunciata dalla figlia, sempre che quella fosse ancora sua figlia.
«L’orfanotrofio in cui lavora sua figlia aveva offerto la possibilità a chi era ricoverato nell’ospedale di accedere alla sua biblioteca.» rispose brevemente Severus, fissando il giudice negli occhi.
«Se anche così fosse, Melusine, non dovresti trovarti qui.» prese a dire il magistrato, tornando a concentrare la propria attenzione sulla figlia. «Immagino che tu ti renda conto quanto il tuo comportamento danneggi la carriera di tua sorella. Quanto tua madre ne soffra.»
«Sto facendo ciò che ritengo giusto fare.» affermò la giovane, con una sicurezza di cui non si riteneva capace.
Aveva pensato che suo padre, considerando il silenzio colmo di biasimo con cui l’aveva accolta nei Natali precedenti, non ritornasse più sull’argomento. E men che meno aveva immaginato che potesse venire in carcere, nella cella di Severus, nel tentativo di convincerla a tornare sulle sue decisioni.
«Quello che è giusto fare.» ripeté con malcelata rabbia il giudice. Severus notò che la signorina Fairchild si era fatta tesa, ma, quando si voltò per un attimo verso di lui, riuscì comunque a sorridergli gentile, com’era solita fare. «Forse non ti rendi veramente conto di quello che stai facendo, di quale criminale tu venga a trovare, così di sovente, al punto che tutti, qui dentro, pensano che tu ne sia la sgualdrina.»
Le parole del padre furono come uno schiaffo per Melusine. Non le parole in sé – aveva sentito le voci che circolavano sul conto, tra alcune guardie carcerarie, voci a cui non aveva mai dato peso, consapevole della loro infondatezza – quanto piuttosto per il tono. Era come se suo padre le stesse dicendo che lui credeva a quelle voci.
«Papà, come…»
«Ho sempre avuto la certezza, giudice Fairchild, che chi svolge il suo mestiere debba essere dotato della più grande imparzialità. Invece, a quanto pare, lei ne è completamente privo.»
Melusine si voltò di scatto verso Severus. Non gli aveva mai sentito pronunciare alcuna parola con quel tono di voce, un tono di voce che la fece rabbrividire e la rese felice che non fosse rivolto a lei, ma al padre.
E, per quanto avesse voluto che l’uomo non sforzasse le corde vocali, si sentì grata per quelle parole che, sperava, avrebbero lasciato cadere quella questione o, forse, fatto terminare quella conversazione, sempre che tale la si potesse definire.
Per diverso tempo, il giudice rimase silenzioso e la giovane sperò che desistesse ed uscisse dalla cella, che non la privasse di quel poco che rimaneva della sua ora di visita.
«Guarda, Melusine.»
Il giudice mise con un gesto secco alcune foto sul tavolo, osservando i fogli che stavano a poca distanza, tutti rigorosamente intonsi. Melusine seguì, con timore, lo sguardo del padre. Aveva notato che la fiaba di Judith era stata coperta dai fogli che Severus usava per scrivere, ma era anche certa che sul primo foglio vi fossero le due frasi che l’uomo aveva vergato durante il loro incontro.
Invece, sulla pila di fogli, troneggiava una pagina intonsa.
Lanciò un’occhiata perplessa a Severus, ma notò che lo sguardo dell’uomo era invece rivolto verso le foto che stavano davanti a lei.
Solo in quel momento notò che suo padre le aveva messo davanti le immagini di un uomo ed una donna, morti, il volto contorto dal dolore, come se fossero stati sottoposti a lunga ed estenuante tortura.
Erano i genitori di Judith. Di questo fu certa subito. E sapeva, dal racconto della bambina, che Judith ne aveva udito le grida. Ma sapeva anche che Severus aveva preso la bambina e l’aveva nascosta nell’armadio e che, dopo, le aveva impedito di vedere i cadaveri dei suoi genitori. Sapeva che l’uomo l’aveva portata al pianterreno e che l’aveva avvolta in un plaid.
Ed era consapevole che v’erano altri due uomini, oltre a Severus, in quella stanza. Sapeva altresì che erano stati loro a compiere quello scempio. Ed aveva la consapevolezza che Severus aveva l’animo colmo di rimorso, che si stava punendo, che stava soffrendo orribilmente per un crimine che non aveva commesso.
Alzò il capo.
Severus la stava osservando.
L’uomo aveva sentito montare la bile in gola, non appena aveva visto il giudice posare quelle foto sul tavolo, dove, poco prima, era stato il disegno di Judith. Quella notte d’agosto, non aveva osservato i volti dell’uomo e della donna. Aveva potuto unicamente fare in modo che la bambina non ne vedesse i corpi.
Non era riuscito a salvare le loro vite ed una bambina, un’innocente, era rimasta orfana quella notte.
Judith aveva udito le loro grida. Quello non era riuscito ad evitarglielo.
Per un istante sperò che, ovunque fossero, quell’uomo e quella donna riuscissero a perdonarlo.
Perché non era riuscito a salvarli.
Perché non poteva impedirsi di considerare Judith alla stregua di una figlia.
Perché aveva tentato di allontanare da sé la bambina, quando questa aveva bisogno di lui.
La signorina Fairchild aveva osservato a lungo le foto, così come il giudice aveva tenuto gli occhi puntati sulla figlia, con la certezza di vederla allontanarsi in preda al disgusto e all’odio.
Invece, in quel momento, la giovane lo stava osservando e gli stava sorridendo, un sorriso in cui riecheggiava la promessa che Melusine gli aveva fatto due anni prima, quando gli aveva detto che non gli avrebbe mai voltato le spalle.
Un sorriso che gli offriva perdono, come la giovane glielo aveva già offerto la prima volta in cui era andata a trovarlo nella sua cella.
Un sorriso che, per un istante, gli parve simile a quello di Judith, un sorriso che, come quello della bambina, gli offriva pace e speranza.
«Non dici nulla, Melusine? Immagino tu ora ti renda conto di ciò che stai facendo della tua vita.»
«Ho già preso una decisione e non c’è nulla che può convincermi del contrario. Sono qui perché così ritengo giusto.» affermò Melusine, voltandosi verso il padre.
Sapeva che, pronunciando quelle parole, avrebbe allontanato da sé definitivamente il genitore, tutta la sua famiglia, probabilmente. Ma il suo legame con i genitori e la sorella aveva già iniziato a scricchiolare quando lei aveva scelto di rimanere a lavorare all’orfanotrofio. Si era incrinato terribilmente nel 2001, quando aveva incontrato per la prima volta il padre in carcere. In quel momento si sarebbe spezzato definitivamente.
Era un pensiero che la fece rabbrividire. Avrebbe voluto che non accadesse nulla del genere, si disse, mentre seguiva con lo sguardo i gesti del padre. Lo vide riprendere le foto, voltarsi ed uscire dalla cella. E seppe che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui l’avrebbe visto. Immaginava che sua madre non le avrebbe telefonato per chiederle di passare il Natale con loro.
Sentì una profonda tristezza farsi strada verso di lei.
Aveva perso la sua famiglia.
Ma sapeva che non avrebbe potuto agire diversamente, non avrebbe potuto voltare le spalle a Severus. Sarebbe stata la scelta più facile, forse, ma incredibilmente sbagliata. Avrebbe infranto la promessa che gli aveva fatto. E non sarebbe mai riuscita a perdonarsi per quello.
«Ha perso la sua famiglia, signorina Fairchild.» commentò Severus, osservando la giovane, che stava ancora fissando la porta chiusa alle spalle del padre. «Non ne vale la pena.»
«Era la sola scelta che potessi fare, Severus.» mormorò Melusine, portando lo sguardo sull’uomo. «Forse l’avrei persa comunque con il tempo. Non hanno mai condiviso la mia scelta di lavorare in un orfanotrofio. Ci stavamo già allontanando. Ma anche se non fosse stato così, non avrei potuto compiere una scelta diversa, perché sarebbe stato sbagliato.»
V’era rimpianto nello sguardo della signorina Fairchild, ma, soprattutto, v’era la certezza di aver compiuto la scelta giusta, per quanto dolorosa fosse.
E gli sorrise nuovamente, quando la porta della cella si aprì, alla fine dell’ora che avevano a disposizione.
Un sorriso colmo della certezza di aver compiuto la scelta giusta.
Un sorriso colmo di perdono.
Un sorriso simile a quello di Judith.
E quando la porta si fu chiusa alle spalle della giovane, quel sorriso parve ancora aleggiare nell’aria e sovrapporsi a quello di Judith, quando l’uomo tornò a posare il disegno della bambina sul tavolo.
 
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view post Posted on 17/10/2013, 12:21
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N. 41

Titolo: Ritorno al passato
Autore/data: Ida59 – 17-25 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo, drammatico
Personaggi: Severus, Personaggio originale e studenti vari
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: In un attimo l’oscurità sembrò risorgere prepotente dal suo passato per assalirlo soffocante ed opprimente. È il seguito di “Sfilata di sorrisi”.
Parole/pagine: 1999/4



Ritorno al passato




Severus scosse di nuovo il capo, la torcia che sfrigolava nel corridoio del sotterraneo a qualche metro da lui: il primo giorno del suo ritorno a Hogwarts come preside, accogliendo l’insistenza ostinata di Minerva, era stato davvero denso di avvenimenti, e, incredibilmente, di inaspettati sorrisi che durante la cena avevano illuminato la Sala Grande riempiendola di calore.
Per primo gli balenò alla mente il largo ed impacciato sorriso di Paciock, il ragazzo che più d’ogni altro lo aveva sfidato l’anno precedente, dandogli parecchio filo da torcere e dimostrando una grinta ed un coraggio che certo non si attendeva dallo studente imbranato e incompetente che aveva fuso tanti calderoni durante le lezioni di Pozioni: sì, quel ragazzo lo aveva piacevolmente stupito e spesso era dovuto intervenire d’urgenza, con sempre maggiori difficoltà, per sottrarlo alle ire dei Carrow ed alle loro tremende punizioni inflitte con perfida crudeltà, riuscendo solo a fatica a non scoprire mai il proprio doppio gioco.
C’era uno strano miscuglio di orgoglio e di dispiacere sulle labbra di Paciock: Severus era certo che il ragazzo non rinnegasse nulla della coraggiosa lotta che aveva condotto contro il preside dei Mangiamorte – ed era giusto così – ma era senza dubbio rammaricato d’aver così grossolana-mente sbagliato il bersaglio dei suoi attacchi. Così Neville gli sorrideva con imbarazzato rincrescimento, però rivendicando il diritto alla sua giusta ribellione.
Severus aveva annuito con un mezzo sorriso, tinto di dolorosa amarezza, chiedendosi cosa Paciock avrebbe pensato se avesse mai scoperto l’insensato azzardo con cui l’odiato preside aveva giocato le sue carte, quasi rischiando di rivelare il suo ruolo di spia e così perdendo anche se stesso, pur di salvargli la vita la volta in cui i Carrow avevano deciso di replicare su di lui la Cruciatus che aveva portato alla follia i suoi genitori.
Nell’oscurità silenziosa del sotterraneo il mago si lascò sfuggire un sospiro carico di cupo compiacimento: era stato davvero in gamba durante quell’orribile anno, riuscendo ad ingannare tutti alla perfezione; aveva così potuto bere fino in fondo l’amaro calice dell’odio e del disprezzo che tutti avevano rivolto allo schifoso traditore, all’orrido Mangiamorte, al ripugnante assassino di Albus.
Di nuovo tornò con gli occhi della mente a spaziare in Sala Grande.
Tra i Grifondoro un sorriso spiccava sopra ogni altro, quello della più giovane della numerosa famiglia Weasley.
Durante l’anno precedente, Severus aveva più volte dovuto difendersi dalle ottime fatture Orcovolanti della piccola Weasley. Gliele lanciava subdola alle spalle, con mira perfetta, indirizzandole al mantello svolazzante, quando la notte faceva la ronda nei corridoi per rispedire nei dormitori gli studenti ribelli: cercava solo di evitare che i Carrow li sorprendessero al posto suo, punendoli poi davanti ai suoi occhi con la consueta crudeltà che gli diveniva ogni giorno sempre più insopportabile e metteva a dura prova la sua capacità di continuare a rimanere impassibile davanti alle violenze perpetrate su quei giovani corpi innocenti. Ogni volta che non riusciva ad evitare quelle torture, ed era capitato fin troppe volte durante quell’anno maledetto, si sentiva sempre più colpevole, quasi fosse la sua mano a manovrare la bacchetta e la sua voce a pronunciare i sortilegi che non riusciva ad impedire. Così passava tutte le sue serate, e anche buona parte delle sue notti – ottimo modo per sfuggire al sonno ed agli incubi che sempre lo tormentavano - a fare la ronda nel castello con viso pallido e truce, facendosi odiare sempre più dagli studenti.
Aveva presto scoperto che l’Esercito di Silente si era ricostituito e dove si radunavano; aveva perfino protetto le loro riunioni nella Stanza delle Necessità tenendo i Mangiamorte lontani dal settimo piano. Chissà come lo avrebbe guardato la Weasley se avesse saputo che l’odiato pipistrello era là solo per proteggere lei e i suoi amici!
In quel momento, però, ben altra era l’espressione del viso della ragazza: si rivolgeva a lui – al maledetto pipistrellaccio nero – con un ampio sorriso, grata per tutto ciò che all’insaputa di tutti aveva sempre fatto per proteggere Harry e tutti loro studenti. Sembrava aver compreso solo ora che la terrificante punizione, inflitta per il tentativo di furto della Spada di Grifondoro, era stata solo una finzione magistralmente realizzata dal preside, con una perfetta riuscita: ai Mangiamorte era parsa molto severa e pericolosa – avevano perfino accarezzato l’idea che qualche temibile creatura magica della Foresta Proibita facesse il lavoro sporco al posto loro! – mentre gli studenti, che il mago sapeva perfettamente a quali ben peggiori pericoli avevano saputo far fronte, si erano invece fatti quattro risate alle sue spalle insieme a Hagrid!
Severus chiuse gli occhi e di nuovo si concentrò sulla Sala Grande, all’inizio della cena.
Dal tavolo dei Corvonero, la Lovegood lo fissava con gli occhi azzurri spalancati e il solito sorriso sognante che aveva sempre la fastidiosa capacità di metterlo a disagio: non riusciva proprio a capire cosa si annidasse nella testa della ragazza e frugare con attenta delicatezza nella sua giovane mente non si era mai rivelato utile.
Luna portava dipinta sul volto una strana espressione: era un sorriso particolare, sospeso tra realtà e fantasia ma, almeno, del tutto scevro dalla fastidiosa aria d’imbarazzo misto a vergogna che molti altri studenti invece mostravano in considerazione degli orridi auguri di morte che avevano indirizzato con tutto il cuore al loro preside l’anno precedente. Quel sorriso stava istillando in Severus il fondato dubbio che la ragazza non avesse mai del tutto scartato l’improbabile ipotesi che lui potesse essere sempre rimasto dalla loro parte. Chissà, magari chi militava dalla parte del “bene” possedeva una particolare aura individuabile solo con quei ridicoli occhiali con cui aveva spesso sorpreso l’originale studentessa ad osservarlo con attenzione l’anno prima. O forse, più semplicemente, Luna, che fin dal primo anno di scuola sapeva vedere i Thestrals, aveva anche la capacità di leggere il dolore che albergava nella profondità dei suoi occhi neri, imperscrutabili per chiunque altro…
Ad ogni modo, lo sguardo trasognato che la ragazza gli rivolgeva in quel momento assomigliava in parte al sorriso con cui alcune volte lo aveva squadrato anche l’anno precedente. Sì, una ragazza interessante, davvero difficile da interpretare.
Il mago mise a fuoco un nuovo punto della Sala Grande, ancora perfettamente vivida nella sua memoria.
Scrutava davanti a sé con lo sguardo attento, frugava tra tutti i volti cercando una persona in particolare, il ragazzo per il quale ancora una volta aveva lacerato la propria anima uccidendo il suo unico amico. Possibile che non fosse venuto, quella sera, proprio lui?
Infine lo trovò, relegato in fondo al tavolo dei Serpeverde, quasi a volersi nascondere, ma c’era, invece, e il suo volto aguzzo si aprì in un luminoso sorriso quando gli occhi chiari incontrarono l’oscurità profonda dei suoi: un sorriso che era davvero un premio per Severus.
Draco aveva infine compreso quale tremendo sacrificio il mago avesse compiuto per proteggere l’innocenza della sua anima, dannando un poco di più la propria. Quello del ragazzo era un sorriso colmo di gratitudine, che brillava dell’innocenza che Severus alla sua età aveva già perduto per una tragica scelta sbagliata. Il figlio di Lucius ora si rivolgeva a lui come al proprio mentore, l’uomo cui affidarsi e confidarsi con totale fiducia. Era ben conscio, Draco, dello straziante dolore che Severus si era volontariamente inflitto per impedirgli di compiere gli stessi errori che da ragazzo l’avevano trascinato nel baratro dell’oscurità, tra le crudeli spire dell’Oscuro Signore.
Avevano parlato a lungo, più volte e a cuore aperto, per quanto al mago fosse stato difficile aprirsi – ma Elyn lo aveva molto aiutato in questo, con il suo incoraggiante sorriso – quando Draco era andato a trovarlo al San Mungo durante la sua convalescenza, per ringraziarlo di quel tremendo gesto, di quell’Avada che il giovane non sarebbe mai riuscito a pronunciare, di quell’orrenda maledizione che aveva graziato l’anima del ragazzo per dannare ancor di più quella del mago.
Severus sospirò profondamente, per un attimo rivedendo ancora tutti i volti che poco prima gremivano fino all’inverosimile la Sala Grande, con i loro sorrisi carichi di rincrescimento e di implicita richiesta di perdono.
Ma il mago non aveva nulla da perdonare, a nessuno di loro!
L’anno precedente aveva solo recitato al meglio la sua orribile parte di doppio e triplo giochista, riuscendo ad ingannare alla perfezione anche tutti coloro per i quali ancora e sempre lottava, ben conscio che la sua vita sarebbe valsa meno di quella d’un elfo domestico se davanti a Voldemort, anche solo per un istante, avesse abbassato le proprie difese lasciando la mente senza protezione davanti al suo sguardo d’ardente rubino.
Ma a loro, a tutti loro che adesso gli sorridevano cercando il suo perdono, Severus non aveva proprio nulla da perdonare: l’avevano odiato e disprezzato a fondo, avevano in qualsiasi modo mostrato il loro disgusto con lo sguardo tutte le volte che lo incrociavano nella scuola; ogni volta che erano stati costretti ad avere a che fare con lui, avevano lasciato che il ribrezzo verso la sua persona trapelasse dal loro tono di voce, talvolta anche dalle loro parole astiose, nel caso dei più arditi.
E il mago era sempre rimasto in silenzio, in apparenza freddo ed impassibile, accettando con dolorosa rassegnazione il loro odio, sorbendolo fino all’ultima goccia amara.
Sapendo di meritarlo.
Perché quell’odio era giusto: lo aveva pienamente meritato. Non per ciò che aveva fatto ad Albus, né per le sue azioni durante quel lungo e tremendo anno di difficile lotta in totale solitudine, ma per ciò che aveva fatto tanti anni prima…
In un attimo l’oscurità sembrò risorgere prepotente dal suo passato per assalirlo soffocante ed opprimente: nella penombra del corridoio, lontano dall’ultima torcia che riverberava la sua fiamma sul muro, Severus vide emergere gli spettri delle sue vittime in un’atroce processione, ne sentì gli urli disperati, vide gli occhi colmi di terrore implorare una pietà che non aveva potuto avere; sentì le proprie mani di nuovo imbrattate di sangue appiccicoso, ne percepì perfino l’odore acre nelle narici e il gusto ferroso in bocca.
Un violento conato di vomito lo fece ripiegare su se stesso.
- Severus!
La bacchetta della Guaritrice illuminò di colpo la figura tenebrosa del mago.
Era semi piegato su se stesso, con le spalle curve e la schiena appoggiate alla ruvida parete; il capo era chino sul petto e i lunghi capelli neri gli nascondevano il volto sofferente; le braccia penzolavano inerti ai lati del corpo, del tutto abbandonate, prive d’ogni energia vitale. Sembrava sfinito e disperato, di nuovo prigioniero delle crudeli spire insanguinate del suo passato.
Elyn volò dal mago, ben conscia di ciò che stava accadendo nei suoi pensieri affollati di tremendi ricordi; quelle immagini le aveva già viste nella sua mente quando lo avevano portato d’urgenza al San Mungo dopo l’attacco di Nagini, salvato all’ultimo istante dall’incanto delle lacrime di Fanny: aveva letto tutto l’orrore del suo passato in quegli occhi neri, spalancati nel delirio febbrile indotto dal veleno del serpente.
Non poteva lasciarlo di nuovo preda di quell’atroce sofferenza!
La Guaritrice lo strinse forte a sé, ricordandogli l’amore che illuminava adesso il suo presente:
- Ti amo, Severus!
Lo ripeté con dolce intensità, ancora ed ancora, tenendolo sempre stretto forte a sé, finché il mago, finalmente, cominciò a reagire al suo abbraccio.
Sembrava confuso, come se anche il suo corpo, oltre alla sua mente, fosse stato inghiottito nel gorgo agghiacciante delle memorie del passato. Sbatté con forza le palpebre un paio di volte, frastornato, ed infine tornò se stesso, nel presente, di nuovo preside di Hogwarts, ben accolto da tutti, professori e studenti.
Spalancò gli occhi neri nel sorriso di Elyn:
- Sei venuta ad illuminare le mie tenebre, - sussurrò con voce roca e commossa, - ancora una volta col tuo sorriso dolce e bello.
Un sospiro di sollievo rese più luminoso il sorriso della maga.
E Severus sorrise ad Elyn, alla donna che amava e che lo amava, che aveva conosciuto il suo orribile passato e aveva saputo perdonarlo; sorrise al suo sorriso che, insieme al perdono, lo aveva riportato in vita regalandogli finalmente un futuro da vivere fino in fondo, colmo d’amore.

Edited by Ida59 - 20/8/2015, 23:09
 
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view post Posted on 18/10/2013, 12:03
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Io mi prendo il Martedì come giorno fisso per postare la mia raccolta.
Inizio Martedì 29, per un totale di 16 sorrisi!
Facendo dei calcoli veloci mi sa che devo prendermi anche un altro giorno. O finirò di postare a Febbraio!
Se non é un problema, prenoterai anche il Lunedì (saltando il 28 che é già prenotato da Ale).
 
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view post Posted on 18/10/2013, 12:35
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Prenotazioni per la 41a settimana di Sorrisi per Severus:

Venerdì 18: Anastasia (2 di 13)
Sabato 19: kià
Domenica 20: Monica (39)
Lunedì 21: Leonora (ultimo)
Martedì 22: Sara


Prenotazioni per la 42a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 23: Ida/Leonora (42)
Giovedì 24: Ida/Leonora (42)
Venerdì 25: Anastasia (3 di 13)
Sabato 26: Anastasia (4 di 13)
Domenica 27: Monica (40)
Lunedì 28: Ale
Martedì 29: Elly (1 di 16)


Prenotazioni per la 43a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 30: Ida/Leonora (43)
Giovedì 31: Ida/Leonora (43)
Venerdì 1 Novembre: Anastasia (5 di 13)
Sabato 2 Novembre: Anastasia (6 di 13)
Domenica 3 Novembre: Monica (41)
Lunedì 4: Elly (2 di 16)
Martedì 5: Elly (3 di 16)


Prenotazioni per la 44a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 6: Ida/Leonora (44)
Giovedì 7: Ida/Leonora (44)
Venerdì 8: Anastasia (7 di 13)
Sabato 9: Anastasia (8 di 13)
Domenica 10: Monica (42)
Lunedì 11: Elly (4 di 16)
Martedì 12: Elly (5 di 16)



Qualora Monica o Ellyson abbiano storie arretrate della sfida settimanale da inserire hanno la precedenza in ogni buco vuoto. Subito dopo segue Anastasia con il diritto di due giorni a settimana.
E con questo, se tutti rispettano il loro impegno, di buchi vuoti non ce ne saranno finchè Anastasia non avrà terminato i suoi sorrisi.
Se altri hanno lavori da inserire, comunicatelo e verrete inseriti in lista d'attesa. ;)


Lista d'attesa

Angela/Yana96



Riponete il Dolorimetro e sfoderate un bel sorriso!



Edited by Ida59 - 20/8/2015, 23:09
 
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