Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 24/9/2013, 19:35

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Ecco il mio lavoro di oggi.
E' un sorriso autunnale, nel senso che ho unito il sorriso alla breve poesia che mi è venuta in mente osservando questo splendido banner di Anastasia. :)


Scusate se è poca cosa, ma sono in totale fase di blocco di scrittura. :cry:


Farfalle d’autunno



Le farfalle d’autunno hanno il colore del fuoco:
arancio, oro, amaranto e vermiglio.
Le farfalle d’autunno volteggiano delicate nell’aria,
son note armoniose che piovono lievi dai rami degli alberi.

Un fruscio lassù in alto, il vento gioca e s’intreccia alle fronde.
Alcune chiome, già rade, regalano stille dell’astro diurno
e gocce di sole scendono ad illuminare la terra.

Le farfalle d’autunno sono araldi di speranza,
di quieto riposo in attesa d’un tiepido bacio fiorito.
Le farfalle d’autunno hanno gli stessi bagliori di una fenice,
son lacrime dal cielo discese per riportarti alla vita.

Occhi che t’amano ed una piccola mano stretta alla tua.

Le farfalle d’autunno sono il riflesso di un caldo sorriso
che scioglierà il gelido inverno della solitudine.

 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 24/9/2013, 20:23




CITAZIONE (Ida59 @ 24/9/2013, 13:40) 
Ci vorranno secoli per mettermi in pari con i commenti...

Ale – Qualunque inferno

Davvero un bella descrizione come introduzione della storia, che delinea in crescendo immagini molto vivide.
Bella l’aria di sogno che pervade la storia e la rende affascinante, con movimenti lenti, quasi al rallentatore, da gustare piano insieme alle parole ed alle bellissime frasi, da centellinare, come quella del riassunto, davvero intensa ed evocativa, bellissima.
A quegli occhi! Gli stupendi occhi di Severus da te descritti! (e dimentichi sempre di aggiornare il Gioco creativo sui suoi occhi!)
E come è languidamente dolce, e romantico ed elegante Severus!

(Attenta, forse l’hai scritta un po’ di corsa e magari è meglio se la rileggi con calma: qua e là la forma è un pochino pesante)


Ale – Conquest of Paradise

Bellissima la descrizione iniziale: mi sembra di vedere lo spettacolo da casa tua! E la seconda frase e poi la terza, sono ancora più belle: sarà mica perché c’è anche Severus?
Tremendamente intensa e molto bella, piena di un dolore vivo e palpabile; eppure la storia, così come il personaggio, non si racchiude su di sé ma si apre al futuro, alla speranza e al sogno che aiuta a superare il dramma.

Grazie per tutti e due i commenti in particolar modo per il secondo dove sembra che, oltre a gradire la breve storia, tu abbia compreso lo spirito con cui l'ho scritta.
Per la prima, sì, la manderò su MSS dopo una revisione, ma idem pure per la seconda. ;)

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 15:28
 
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view post Posted on 25/9/2013, 10:35
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Autore/data: Alaide – 5 - 8 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: La luce pareva irradiarsi dal foglio di carta, la luce dell’affetto della bambina, la luce del suo sorriso, la luce della speranza.
Nota: La storia è il continuo di Angoscia.
Questo capitolo sarà essenzialmente epistolare e non sempre le lettere saranno seguite da pensieri e riflessioni di Judith o Severus. Naturalmente, considerando che coprirò un arco temporale piuttosto lungo, non saranno riportate tutte le lettere. Per ogni lettera, anche quando fosse omessa, c’è una risposta.
Aggiungo un’annotazione sulla datazione delle lettere. Quelle di Judith portano la data effettiva in cui sono state scritte. Quelle di Severus seguono un calcolo complesso, ovvero Severus calcola il tempo che la lettera di Judith impiegherebbe qualora lui si trovasse effettivamente a Lione e non già a poco più di un miglio dall’orfanotrofio per arrivare. A quel punto pone una data fittizia, poi la spedisce qualche tempo dopo, in modo da simulare il tempo che la lettera impiegherebbe ad arrivare da Lione all’orfanotrofio. Quindi prestate attenzione alle date delle lettere di Severus, perché potrebbero esservi volte in cui non compie tutto il complicato calcolo.
Parole: 2008

Sinfonie.
14. Sinfonia in fa minore op. 2 n°4
Secondo movimento. Spiragli di luce


13 febbraio 2002
Caro Severus,
spero che tutto vada bene in Francia.
A scuola quest’anno le cose vanno decisamente meglio. Sono quasi del tutto certa di essermi fatta un amico. Ti avevo parlato di un bambino nuovo. Ecco con Brian parlo e senza che sia lui ad iniziare la conversazione. Parlo proprio come ho sempre fatto con te.
Quindi deve essere un buon segno, giusto?
Ti voglio tanto bene,
Judith


Lione, 22 febbraio 2002
Judith,
la tua intuizione è corretta. È un buon segno.
La Francia è sempre accettabile.

La bambina sorrise leggermente leggendo la lettera dell’uomo. Era sollevata nel sapere che le cose in Francia andavano bene e che anche Severus credeva che lei e Brian stessero diventando amici.
Avrebbe però voluto poter parlare personalmente con l’uomo, spiegargli cosa faceva a scuola e poi potergli chiedere consiglio. Sapeva che poteva farlo in ogni momento via lettera, ma non era la stessa cosa, come guardare l’uomo in volto.
E potergli sorridere.


1 marzo 2002
Caro Severus,
forse avrei dovuto parlartene prima, ma non volevo farti preoccupare.
Ti ho detto, nella scorsa lettera, che a scuole le cose vanno decisamente meglio. Questo è vero per le mie paure che riesco a tenere bene sotto controllo. E perché ho fatto amicizia con Brian. Trovo strano però che non sia mai riuscita a fare amicizia all’orfanotrofio. Forse era perché anche lì avevo troppa paura.
Però non tutto va per il verso giusto da dopo le vacanze di Natale.
L’anno scorso mi guardavano tutti in maniera strana. Quest’anno non come l’anno scorso però ci sono dei bambini che dicono che non ho genitori perché non mi volevano quindi hanno preferito morire. E dicono che nemmeno i genitori di Brian lo vogliono. Questo perché sono spesso via di casa, quindi stanno poco con lui. Il papà di Brian lavora sugli aerei e la mamma fa i turni.
Non riesco nemmeno a capire perché quei bambini dicono queste cose.
Però dicono che è tutta colpa nostra.
Ma non la è, vero?
Mamma e papà sono morti per colpa dei due uomini cattivi. Me l’ha detto Melusine una volta, prima che ti conoscessi, perché all’epoca anch’io credevo che avessero ucciso mamma e papà perché io ero una bambina cattiva.
Però tu mi hai salvato la vita e se ero uno bambina cattiva, non l’avresti di certo fatto, perché tu sei buono.
Vorrei tanto che tu fossi qui,
Judith
La grafia della bambina era più volte incerta, quasi stesse cercando di trovare le parole giuste.
Era strano che la prima cosa che aveva colto della lettera, fosse qualcosa di così poco conto. Ne era perfettamente cosciente da solo.
L’uomo rilesse tutto dall’inizio alla fine e, quando ebbe terminato, lasciò cadere la lettera sul tavolo scheggiato della sua cella.
In quel momento avrebbe voluto essere realmente accanto alla bambina, per poterle parlare e darle dei consigli, per quanto non sapesse se fosse la persona più adatta. O forse voleva unicamente rassicurarsi che quei bambini non fossero andati troppo oltre.
Dalla lettera sembrava che si fossero fermati alle parole, ma egli sapeva perfettamente come fosse facile passare dalle parole ai fatti. E, per nessuna ragione al mondo, doveva accadere qualcosa del genere a Judith.
La bambina aveva già sofferto troppo, a causa sua. E le ultime parole lo gridavano con forza, così come gridavano l’affetto che Judith riponeva in lui, quell’affetto che le faceva credere che lui fosse una brava persona.
Ma in quel momento la sua attenzione non era focalizzata su quelle parole che, in altre occasioni, l’avrebbero fatto precipitare in pensieri fin troppo noti, ma su quello che la bambina scriveva prima, sulla consapevolezza che non poteva permettere che Judith soffrisse ancora.
Era già un miracolo che fosse riuscita a sorridere ancora dopo quello che era accaduto quella notte d’agosto. In quel momento non era nemmeno importante che fosse riuscita a sorridere a lui. La mente di Severus era unicamente concentrata sul timore che Judith non riuscisse a sorridere più a causa di quei compagni di classe.
Era suo dovere, si disse, preservare l’innocenza di Judith, il suo equilibrio ed il suo sorriso.
Quel sorriso che, nonostante tutto, continuava a trasparire dalla sua lettera.


Lione, 13 marzo 2002
Judith,
naturalmente non è colpa vostra.
Immagino che i genitori del tuo amico non abbiano molte altre alternative se non lavorare.
Immagino anche tu abbia capito che ci sono persone che non trovano di meglio da fare che prendersela con gli altri. È il caso di questi tuoi compagni di scuola.
Voglio che tu mi scriva una lettera più precisa circa quello che fanno. Studia il tono in cui dicono le loro parole e tenta di memorizzare quello che dicono, in modo tale che tu possa riferirmelo.
Allo stesso tempo, ignorali completamente, come se quello che dicono non ti interessasse affatto. Puoi usare la stessa tecnica di quando sei riuscita a non mostrare la tua paura. Forse si stancheranno di dare aria alla loro bocca con parole inutili, se vedono che non ti fanno veramente del male.
Se però non dovesse accadere, non esitare a scrivermi oppure a parlare con la signorina Fairchild.
Judith lesse con attenzione la lettera. Si sentì, per un attimo, in colpa perché a Melusine non aveva detto nulla di quei compagni di classe. Ed in quel momento sapeva che aveva fatto male. Avrebbe dovuto parlarne con la giovane e scriverne prima a Severus, ma aveva veramente creduto che non fosse una cosa molto importante, fino a quando non si era resa conto quanto le parole di quei due compagni di classe facessero soffrire Brian.
Quello di cui era certa, in quel momento, era che avrebbe seguito i consigli di Severus e li avrebbe riferiti anche a Brian, spiegandogli come fare.
Si chiese se l’amico ne avesse parlato con i genitori, ma forse non sapevano dare i consigli bene come Severus.
V’erano momenti, come quello, in cui si domandava se all’amico non mancasse qualcuno come Severus nella sua vita. Sapeva che i genitori di Brian volevano bene al figlio, però forse in maniera diversa rispetto a come Severus ne voleva a lei.
Sorrise affettuosa, rileggendo la lettera.
Severus non diceva mai nulla di simile a quello che dicevano gli altri genitori. Aveva sentito alcune mamme dire “tesoro” e altre parole affettuose. Severus non scriveva mai “cara Judith” o “con affetto” però era certa che l’uomo le volesse bene.
Forse era proprio perché mancavano quelle parole che si rendeva conto di quanto bene le volesse Severus.
Sorrise nuovamente, come se stesse sorridendo all’uomo, con affetto e con la speranza di poterlo rivedere un giorno.
Vedeva l’amore dell’uomo in ogni parola ed in ogni consiglio.
E lei era più fortunata degli altri bambini perché aveva qualcuno che la proteggeva anche se era lontano. Ed era forse per quello che non aveva creduto che le parole di quei compagni fossero veramente gravi. Perché lei sapeva di non essere sola, sapeva che c’era Severus e che Severus l’avrebbe sempre protetta, che le avrebbe sempre dato dei consigli che l’avrebbero fatta sentire meglio, che sarebbe sempre stato l’uomo che le aveva salvato la vita, il suo nuovo papà.
Il sorriso le si allargò ancora, mentre riponeva la lettera con le altre, nella scatola di latta, un sorriso rivolto all’uomo, il sorriso di una figlia al proprio padre.


10 aprile 2002
Caro Severus,
le cose stanno andando meglio a scuola, anche se Brian fa fatica a seguire i tuoi consigli.
Ho riflettuto a lungo e credo che sia sempre stato lui quello più colpito dalle parole di quei due. Forse perché ci sono delle volte in cui crede veramente che il suo papà e la sua mamma non vogliono stare con lui o forse è perché è nuovo e deve ancora abituarsi a questa scuola.
Però stanno quasi smettendo e Brian sta migliorando nel far finta che non gli importa quello che dicono.
Per il resto va tutto bene, soprattutto le mie lezioni di viola.
Forse non te l’ho ancora detto, ma Brian suona il pianoforte. Qualche giorno fa è venuto all’orfanotrofio con me e abbiamo suonato insieme, con Melusine.
Mi sarebbe piaciuto che tu fossi stato lì ad ascoltarci.
Ti voglio bene,
Judith


27 maggio 2002
Caro Severus,
a scuola le cose stanno andando bene. Anzi meglio di prima. Quei due bambini non dicono più nulla di cattivo. Credo si siano stancati, quando hanno visto che non ci importava quello che dicevano. Anche Brian è riuscito, alla fine, a seguire i tuoi consigli.
Ho anche preso il massimo dei voti in inglese, due giorni fa.
Ieri sono andata a casa di Brian. Sua mamma è stata veramente gentile. Il papà non c’era perché stava pilotando un aereo fino a Madrid.
È stato strano incontrare la mamma di un altro bambino. All’orfanotrofio nessuno ha dei genitori.
Al massimo si può trovare qualcuno che ti adotti. Io, però, non voglio essere adottata.
Non ne ho bisogno.
Ho te.
Ti voglio tanto bene,
Judith
La luce pareva irradiarsi dal foglio di carta, la luce dell’affetto della bambina, la luce del suo sorriso, la luce della speranza.
V’era così tanto affetto in quella lettera, nell’affermazione di non aver bisogno di genitori adottivi perché aveva lui, una figura lontana che non vedeva da tempo e di cui possedeva poche parole scritte su carta di scarsa qualità, che l’uomo non poté fare a meno di sentire il calore di quell’affetto.
V’era speranza in quella lettera ed in quel sorriso.
Una luce quasi abbacinante che lo avvolse per qualche breve istante.
Era come se nelle parole di Judith fosse contenuto il perdono e con esso la speranza, quella speranza che voleva negarsi.
Avrebbe voluto aver davanti a sé Judith per poterla chiamar figlia.
Avrebbe voluto scacciare la bambina perché le aveva ucciso i genitori.
Sentì le proprie certezze scricchiolare come se fossero in procinto di crollare.
Tentò di scacciare dalla propria mente il calore che quella lettera emanava, l’affetto che gli riscaldava il cuore e l’anima, ma non vi riuscì del tutto.
Voleva rivedere il sorriso affettuoso della bambina.
Avrebbe voluto reprimere quel desiderio.
Ma non riuscì ad impedirsi di desiderare il sorriso affettuoso di Judith.
Non voleva impedirlo, si rese conto, mentre metteva la lettera di Judith con le altre, nel cassetto dove conservava anche la foto di Lily.


31 maggio 2002
Cara Judith,
nella tua ultima lettera, mi dici che gli altri bambini hanno smesso di prendervi di mira.
Sono orgoglioso per come hai gestito la situazione, insieme al tuo amico.
Leggo che hai ottenuto il massimo dei voti in inglese, ma, considerando le tue lettere, mi sarei francamente stupito del contrario.
Severus
«È orgoglioso di me, Melusine!» esclamò con un sorriso felice la bambina. «Lo dice praticamente due volte.»
Il sorriso sulle labbra di Judith era felice, forse il primo sorriso così pienamente felice che esibiva da quando la conosceva, si accorse la giovane.
Il sorriso felice di una figlia di fronte all’orgoglio del padre.
Melusine non poté fare a meno di ammirare Severus che riusciva, nonostante tutto, a proteggere, ad aiutare e a rendere serena Judith dalla sua cella soffocante.
Il più delle volte le sue lettere sarebbero potute apparire fredde e distanti, ma v’erano rare occasioni in cui l’affetto per Judith, quell’affetto di cui Melusine era fin troppo consapevole, emergeva con spontaneità. Non sapeva cosa avesse scritto la bambina, né conosceva il contenuto di tutte le lettere di Severus.
Ma sapeva che l’uomo le rispondeva sempre, che l’aiutava sempre.
E di questo gli era infinitamente grata.
Perché ogni volta Severus si prendeva cura di Judith.
Forse in quelle lettere risiedeva la speranza che l’uomo potesse accettare pienamente l’affetto di Judith, che potesse rendersi finalmente conto che non meritava di stare in quella cella, che potesse comprendere che aveva già scontato qualsiasi colpa avesse commesso.
E più di ogni altra cosa, Melusine sperava che dalle lettere di Judith sorgesse la pace che l’uomo meritava.
Forse il sorriso felice che era sulle labbra della bambina, in quel momento, sarebbe arrivato fino alla cella dell’uomo, donandogli un attimo di calma, di speranza, di pace.
 
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view post Posted on 26/9/2013, 10:09
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N. 38

Titolo: Severus Piton, preside di Hogwarts
Autore/data: Ida59 – 2/6 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo, romantico
Personaggi: Severus, Albus (ritratto), Personaggio originale, Minerva
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Un incontro importante dove il sorriso rivela ogni segreto. È il seguito di “Ritorno a Hogwarts”.
Parole/pagine: 1207/3



Severus Piton, preside di Hogwarts



Era la notte del suo ritorno a Hogwarts: come preside aveva lasciato la scuola fuggendo via in volo nella notte oscura, inseguito dalle lancinanti accuse di codardia di Minerva; ora vi tornava, di nuovo come preside, nel silenzio discreto ed amico della notte, accolto dal sorriso materno di Minerva che tanto aveva insistito perché accettasse di tornare a ricoprire la carica che meritava pienamente.
Proprio come nel momento del suo arrivo a Hogwarts, quando all’inizio della serata si era materializzato con Elyn sulla collina davanti al castello, Severus sapeva di dover affrontare da solo il momento dell’ingresso in presidenza.
Elyn era così rimasta negli appartamenti dell’anziana strega, che l’indomani avrebbe di nuovo rivestito le funzioni di vice-preside dopo averlo sostituito come preside nel corso del mese di settembre per permettergli di riprendersi del tutto dal devastante morso di Nagini, proprio come la Guaritrice aveva prescritto. Le due donne sembravano aver già stabilito tra loro un buon rapporto: Elyn voleva conoscere meglio la persona per la quale Severus provava tanto rispetto, stima ed anche filiale affetto; Minerva, invece, era affascinata dal modo in cui la Guaritrice era riuscita ad entrare nel cuore del mago di cui lei stessa, che da tanti anni lo conosceva e gli voleva bene, non era mai riuscita a comprendere i dolorosi segreti.
Elyn, invece, aveva saputo guarire il cuore e l’anima di Severus: senza neppure volerlo, si era ritrovata nei pensieri del mago, ricoverato in fin di vita al San Mungo dopo l’assalto di Nagini, salvato solo dal miracoloso intervento di Fanny, entrata all’ultimo istante nella Stamberga Strillante sfondandone una finestra quando già Harry se n’era andato con i preziosi fili argentei dei ricordi del suo professore. Nell’abisso degli occhi neri di Severus, spalancati nel delirio avvelenato del feroce morso, la Guaritrice aveva conosciuto tutte le colpe del mago: il suo oscuro passato, gli errori e le scelte sbagliate, ma anche l’incrollabile e puro amore che sempre lo aveva sostenuto e gli strazianti rimorsi che lo avevano crudelmente tormentato per tanti anni; e di quell’uomo infelice e solo, che per le sue orribili colpe s’era spietatamente punito rinunciando a vivere, ritenendo di non aver più alcun diritto d’amare e di essere amato, Elyn s’era perdutamente innamorata credendo però di non avere alcuna speranza d’essere da lui riamata.
Invece, in pochi mesi il loro presente s’era riempito di sorrisi d’amore…

Con il consueto luminoso sorriso azzurro dietro le piccole lenti a mezzaluna, Albus osservava in silenzio dal ritratto il preside Severus Piton che finalmente riprendeva possesso della sua carica dopo la breve reggenza della McGranitt. Sulle labbra dipinte del quadro aleggiava una sincera sorpresa che sembrava aver tacitato la sua abbondante parlantina.
Il giovane preside sorrise, appagato dalla reazione di stupefatta attenzione ottenuta con la sua entrata e si accomodò sulla poltrona che per quasi un anno aveva accolto un uomo distrutto dall’atroce sofferenza per aver obbedito all’ultima richiesta del suo unico amico. Un uomo che non aveva alcun futuro, ma solo un presente colmo di strazianti rimorsi e amari rimpianti.
Tutto, adesso, era invece cambiato.
Per merito di un sorriso.
Un sorriso di perdono.
E d’amore.

Non era solo Silente a scrutarlo con stupito interesse, ma anche tutti i ritratti degli altri presidi, pur se nessuno osava rompere il silenzio per primo: il più scalpitante era Phineas Nigellus, che osservava irrequieto Albus chiedendosi quando, infine, si sarebbe deciso a parlare.
Ma dal suo quadro, il vecchio preside continuava a ponderare in silenzio, il capo lievemente inclinato, quasi come se studiare la situazione da una diversa prospettiva potesse finalmente aiutarlo a capire: c’era qualcosa che gli sfuggiva, qualche pezzo importante che mancava, qualcosa di stupefacente e inaspettato.
Perfino per lui.
Quando aveva fatto il suo ingresso in presidenza, il lungo mantello aveva seguito le spalle di Piton con il consueto elegante svolazzo; l’abito era sempre lo stesso, severo e rigoroso, e la sciarpa nera fasciava strettamente il collo lasciando intravvedere il bordo della candida camicia e la parte superiore della cicatrice del quasi fatale morso di Nagini. I capelli corvini, forse, erano un po’ più lunghi del solito, ma scendevano nelle consuete bande laterali attorno al volto.
All’improvviso un’esclamazione uscì dal ritratto e tutti gli altri presidi si volsero repentini a fissare Silente che ora gongolava soddisfatto:
- Ho l’impressione che Minerva si sia… sì, dev’essersi casualmente scordata di comunicarmi un’informazione importante, molto importante… - incominciò malizioso, quasi parlando solo a se stesso e cercando di mascherare, senza per altro riuscirci, il sorriso che gli era nato negli occhi azzurri e già vibrava nella sua voce.
Severus sorrise di rimando: sì, Minerva evidentemente si era presa la sua piccola rivincita per tutto ciò che Albus non le aveva mai rivelato circa il loro tremendo accordo.
- Sì, qualcosa di essenziale, direi… - borbottò il vecchio preside annuendo lentamente e corrucciando le labbra in uno strano sorriso.
Albus lo conosceva bene, meglio di chiunque altro e Severus era certo che avesse saputo leggere ogni spiegazione dai cambiamenti sul suo volto, ora sereno e rilassato, come mai era stato prima.
Felice, addirittura.
- Sono autorizzato a dedurre che, finalmente, ti sia deciso a seguire i miei consigli tanto a lungo ripetuti?
Il mago annuì in silenzio, gli occhi neri scintillanti, continuando a sorridere tra lo stupore che cresceva tra i ritratti in un sommesso brusio.
Silente sembrò ponderare di nuovo i cambiamenti sul volto di Severus. A parte la lieve abbronzatura, che di per sé era sicuramente la cosa più stupefacente a prima vista, contrapposta all’intenso pallore che sempre lo aveva contraddistinto, la vera differenza era nel sorriso felice che il mago ostentava, quasi con orgoglio - di certo aiutato dal vincolo di segretezza su ciò che accadeva in presidenza imposto a tutti i quadri – e, soprattutto, negli occhi.
Neri, scintillanti come preziosi diamanti, limpidi e privi dell’ombra del dolore e del rimorso che un tempo sempre li oscurava.
Albus non ricordava di averli mai visti così belli, neppure quando era solo un ragazzo, quando ancora il peso delle colpe non gravava sull’anima del mago.
E liberi.
Liberi dalla sofferenza e dai rimpianti del passato.
Felici. Innegabilmente felici. Sì, anche gli occhi di Severus sorridevano felici.
Pieni di speranza, aperti sul futuro.
Innamorati.
Sì, Silente adesso ne era certo: il suo ragazzo era innamorato, innamorato di qualcuno che finalmente ricambiava il suo amore!
Il vecchio mago sorrise sornione:
- E allora, quando me la presenti?
- Si chiama Elyn. – sussurrò Severus, un dolce sorriso appassionato sulle labbra, quello che lei tanto amava e che nasceva spontaneo quando pensava alla donna che aveva cambiato la sua vita.
Si alzò lentamente per andare ad accoglierla alla porta, seguito dagli sguardi curiosi dei ritratti:
– Mi ha insegnato a sorridere, di nuovo. E a credere che anch’io abbia diritto ad avere un futuro, nonostante…
Severus esitò un attimo e le sue labbra sottili furono attraversate da un lieve tremore; il suo sorriso, però, non venne meno, sostenuto da quello di Albus, orgoglioso di lui.
- … il mio passato!
Silente sorrise paterno dal quadro:
- Sono sicuro che io ed Elyn ci intenderemo a meraviglia, - disse strizzando l’occhio, - e che il tuo futuro, finalmente, sarà felice, ragazzo mio, e pieno d’amore, proprio come anche tu, soprattutto tu, meriti!

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 15:28
 
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Questa é la cover del mio "fumetto"
Non aspettatevi chissà che lavoro, ok? ;)
E' un esperimento...
Ci sono solo immagini, niente parole. Voglio che siano le immagini a parlarvi.
Ovviamente é su Severus/Hermione. ;)
Siccome non so fare una riga dritta neppure con il righello, le immagini sono state prese da locandine, caps dei film, Pottermore e nella prima pagina c'é una Fan Art. Di questa, purtroppo, non conosco l'autrice. Quindi se qualcuno la conosce vi prego di farmelo sapere, così l'avviso e inserico i dovuti credits.
Tutto il fumetto é stato convertito in b/n, colorando successivamente solo alcuni dettagli, le immagini sono state, poi, elaborate con il filtro "pennellate" per dare l'effetto di un dipinto.
Ragazzuole... spero che vi piaccia! Io ci ho messo tanto amore! E mi sono divertita! :lol:

Ah é sotto spoiler perché l'immagine é grande!

 
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view post Posted on 27/9/2013, 10:00
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Come inizio non c'è male... ma io sono una fortunata che già l'ha visto tutto, seppure in piccolo sul tuo cellulare! ;)

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 15:29
 
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Farfalle autunno, di Pingui79

Una tenera poesie che colora l’autunno quasi della luce della primavera.
Ci sono alcune frasi stupende, che evocano immagini davvero meravigliose, come le “gocce di sole che scendono ad illuminare la terra”. Ho visto, sai come in quei cartoni animati? Quando la luce scende, quasi liquida, come se fosse un colore, e riempie l’immagine rendendola vera!
Ancora bellissime le farfalle come bagliori di fenice: davvero, ho visto l’aria riempirsi di luminosi puntini colorati e splendenti, come la polvere di fata di Campanellino… E poi il pertinente richiamo alle lacrime (di Fanny) che gli hanno reso la vita: davvero bello!
E poi, che bel finale: le farfalle, luminose e colorate, gocce di sole e lacrime di cielo, riflesso del sorriso che può sciogliere “il gelido inverno della solitudine”!



Edited by Ida59 - 19/8/2015, 15:29
 
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Solo per ricordarci. Non sia mai che ci scordiamo di rivolgere un sorriso a Severus! :lovelove:


Prenotazioni per la 38a settimana di Sorrisi per Severus:

Sabato 28: Leonora
Domenica 29: Monica (36)
Lunedì 30: Ellyson (Fumetto 2)
Martedì 1 ottobre: Ellyson (Fumetto 3)


Prenotazioni per la 39a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 2 ottobre: Leonora (39)
Giovedì 3 ottobre: Ida (39)
Venerdì 4: ellyson (Fumetto 4)
Sabato 5:ellyson (Fumetto 5)
Domenica 6: Monica (37)
Lunedì 7: Leonora
Martedì 8: Chiara



Prenotazioni per la 40a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 9 ottobre: Leonora (40)
Giovedì 10 ottobre: Ida (40)
Venerdì 11: ellyson (Fumetto 6)
Sabato 12: ?????????????????
Domenica 13: Monica (38)
Lunedì 14: Leonora (ultimo)
Martedì 15: ?????????????????


Riponete il Dolorimetro e sfoderate un bel sorriso!



Edited by Ida59 - 28/9/2013, 13:19
 
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Piccolo OT: i puntini di domanda nei giorni liberi mi sa che son pochi, sia mai che qualcuno non abbia capito. :lol:

CITAZIONE (Ida59 @ 27/9/2013, 15:14) 
Farfalle autunno, di Pingui79

Una tenera poesie che colora l’autunno quasi della luce della primavera.
Ci sono alcune frasi stupende, che evocano immagini davvero meravigliose, come le “gocce di sole che scendono ad illuminare la terra”. Ho visto, sai come in quei cartoni animati? Quando la luce scende, quasi liquida, come se fosse un colore, e riempie l’immagine rendendola vera!
Ancora bellissime le farfalle come bagliori di fenice: davvero, ho visto l’aria riempirsi di luminosi puntini colorati e splendenti, come la polvere di fata di Campanellino… E poi il pertinente richiamo alle lacrime (di Fanny) che gli hanno reso la vita: davvero bello!
E poi, che bel finale: le farfalle, luminose e colorate, gocce di sole e lacrime di cielo, riflesso del sorriso che può sciogliere “il gelido inverno della solitudine”!


Aridaje con i cartoni animati! :lol:
E' la terza volta che me lo dici per un mio scritto, non so se esserne felice o se gongolare. :D

Sono contenta che ti sia piaciuta. Non è stata facile da scrivere, per nulla, perchè avevo in mente fin da principio di procedere per metafore, ma volevo che non fossero esagerate e che stonassero.
Grazie. :)

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 15:29
 
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Io, sinceramente, ho un po' perso i conti di cosa ho commentato e cosa no, per cui se mi dimentico qualcosa ditemelo.
... e poi mi sono cadute tutte le storie che avevo stampato, così mi sono del tutta persa l'ordine cronologico,m per cui vado un po' alla cieca, raggruppando per autore.

Adesso è il turno di Kià.


Coraggio, di Pingui79

Una piccola storia, come sempre ben costruita e deliziosamente scritta, quasi Severus bimbo l’avesse dettata dai suoi ricordi.
Coraggio.
Bellissima la frase che segue, perché davvero questa parola racchiude tutta la sua esistenza, insieme al dolore.
Coraggio.
E con la reiterazione arriva anche il ricordo della sofferenza, della solitudine e dell’assolvimento del dolore.
Sempre.
Come un marchio, nella sua vita. Un marchio d’amore e di dolore.



Micizia – Con occhi diversi (prima parte), di Pingui79

Un inizio davvero tremendo, che mi ha spiazzato: per fortuna l’incubo è durato poco!
Bella (mi è piaciuta davvero tanto) la profonda considerazione (su cui mai mi ero soffermata prima) che sono proprio i primi timidi raggi di sole dell’alba a vincere le tenebre della notte!
Quanta triste amarezza, però, si sente ancora, nel retrogusto dei suoi pensieri.
Poi, sì, proprio così, vedo il cartone animato col gattino che occupa tutto il letto! Eeeh… quando si condivide il letto sono cose che accadono! ;-)
Dall’amarezza si passa così ad un’ironia leggera, divertita, che tiene compagnia.
E poi la fiducia. La fiducia dell’innocenza che un piccolo gattino ripone in lui. È bello, commovente. Dolce.
Divertentissimo Severus di malumore, che ce l’ha con se stesso ma cerca di prendersela con Smile.
E finalmente la carezza arriva…
“Merlino, Severus, come ti sei ridotto…”
Detto tra noi: mi piace moltissimo come si è ridotto…
Da brividi il riferimento ai tempi lontani, ad “un’altra vita”. Ed è proprio così che è…
Una storia dolce amara questa, che fa sorridere ma un pochino chiude la gola.
Eppure ora lui respira la serenità: si accontenta di poco, povero caro…
Sempre assolutamente stupendi i brani con il confronto diretto Severus/Smile, confronto che questa volta si conclude realizzando un grande desiderio di Severus, che quasi lo fa piangere di sollievo. Davvero molto bella la conclusione (e l’attendevo, a dire il vero, visto il titolo ed il riassunto), con quella diversa visione, la visione dell’uomo che è ora diventato Severus.
E la maschera, ora, la può davvero buttare via…
Ancora un brivido nel finale, inaspettato, una stilettata, all’apparenza. Quando quell’inginocchiarsi mi ha ricordato il passato, davanti all’Oscuro Signore, dove la dignità di uomo era perduta, schiacciata, svilita. Ma qui la dignità è del tutto integra, invece, e così nasce il sorriso della vittoria, la vittoria dell’umanità sull’orrore.
Davvero bella e dolce, intensa e profonda.
I miei complimenti!



Anche i cieli che lacrimano nascondono arcobaleni, di pingui79

Ho letto questa storia dopo tre storie tre di Leonora: avevo proprio un assoluto bisogno di Smile!!!
Bella questa storia, che riserva anche la sorpresa di riunire due tue bellissime, dolci e delicate serie.
Per prima cosa un’implorazione: Professore, non essere troppo cattivo con quelle pergamene!
Stupenda questa bimba. C’è il temporale e lei non ha paura. No, non perché è grande. Perché è con il suo papà.
L’angolino di dolore…
Apprezzo moltissimo questo riferimento - e tutto l’intenso brano che segue, naturalmente - che rende Severus se stesso, diverso e particolare anche in questa serena e tranquilla normalità. Il suo passato è sempre lì e non può essere dimenticato. E questo fa di lui un uomo per cui la parola “normalità” non sarà mai davvero adatta.
Poi, il nodo alla gola è arrivato all’improvviso, del tutto inaspettato, con la stupenda frase sugli occhi di Silente.
E poi… dolcissimo, commovente ben oltre qualsiasi nodo alla gola, perché gli occhi sono lucidi (anche ora che rileggo per trascrivere i commenti annotati a margine durante la prima lettura) e le parole si fanno sfuocate a quel dolce abbraccio consolatorio della sua meravigliosa bimba!
E quella promessa… a se stesso e al cielo… ooh… il mio dolcissimo amore…
E poi la risata che porta via il temporale, ma per un attimo il passato è ancora lì, anche se poi svanisce nelle parole della bimba, in quell’ingenuo e meraviglioso paragone “Ma no, lui è buono, come te!” che fa brillare l’arcobaleno.
Rosa!

Veramente bella e dolcissima, un vero piacere leggerla, deliziosa e leggera, frizzante in alcune battute e controbattute, eppure anche intensa e profonda. Sempre incredibilmente coinvolgente.
Davvero i miei più sentiti complimenti, bravissima!



Edited by Ida59 - 19/8/2015, 15:29
 
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Prima di lasciarvi alla lettura, vi comunico che ho ancora altri due capitoli di Klavierstücke. Quindi posso coprire i lunedì fino al 14 ottobre.


Autore/data: Alaide 25 - 30 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Aveva notato che la ragazza, prima di uscire, aveva tentato di sorridergli, senza però riuscirvi veramente. Forse avrebbe voluto dimostrargli nuovamente la fiducia che aveva in lui, invece quel sorriso era colmo di incertezza e terrore.
Nota: È il seguito di paura e speranza
Parole: 1565

Klavierstücke
14. Incertezza



Parigi, 15 aprile 2000



Severus osservò a lungo la porta da cui era uscita Heloïse. Gli era parso che la ragazza fosse più pallida di quando erano entrati nella sede della Garde Républicaine e più terrorizzata di quando stava rivelando tutto a Madame Dubois.
Non poteva darle torto, considerando che la donna era rimasta in silenzio per buona parte della sua confessione, senza dare alcun segno tangibile alla ragazza di quello che stava pensando. Lui aveva potuto farsi un'idea sulla base dell'espressione del volto dell'addetta della Garde Républicaine che aveva preso in carico l'interrogatorio di Heloïse, ma quest'ultima era cieca ed era rimasta senza indicazioni.
Aveva notato che la ragazza, prima di uscire, aveva tentato di sorridergli, senza però riuscirvi veramente. Forse avrebbe voluto dimostrargli nuovamente la fiducia che aveva in lui, invece quel sorriso era colmo di incertezza e terrore.
«Avrebbe dovuto comunicare immediatamente di aver ospitato le due sorelle du Vieux Château, Monsieur Piton.» disse la donna, osservando attentamente l'uomo.
Le sembrava un buon punto da cui cominciare, un punto neutro, la cui spiegazione era perfettamente chiara anche a lei. Doveva prendersi del tempo, prima di giungere ad una decisione, cercando di comprendere cosa fosse realmente giusto fare.
«Lo so, ma, all'epoca le condizioni della sorella minore erano troppo critiche per poter prendere in considerazione di privarla, seppur per poche ore, della compagnia della sorella.»
C'era dell'altro, si disse la donna. Di questo era certa ed era ragionevolmente convinta che Heloïse du Vieux Château non fosse nelle condizioni psicologiche per affrontare un incontro con un addetto della Garde Républicaine.
Era da anni che si occupava di crimini che avevano al loro centro i minori e poteva ben immaginare in quale stato si fosse trovata quella ragazza, dopo la morte del padre e come avesse influito sulla sua percezione del prossimo ciò che aveva subito per tanti anni. Non avrebbe mai voluto sentirsi raccontare quello che era avvenuto in quella casa sulla scogliera, dove una bambina era diventata vittima del suo stesso genitore. Avrebbe voluto che nel suo ufficio non entrasse mai nessun bambino o ragazzo ferito dalla vita. Invece vi erano fin troppi casi e molti, lo sapeva, rimanevano celati finché non era troppo tardi.
«Posso capirlo perfettamente, Monsieur Piton, e sono felice che Heloïse abbia avuto il coraggio necessario per parlare degli orrori che ha vissuto.» decise di dire infine. Sapeva che l'uomo attendeva la sua decisione. Le sue decisioni. Quella riguardante la morte del padre di Heloïse e quella riguardante il futuro delle due sorelle. «Trovo miracoloso che la ragazza sia riuscita a confidarsi con lei, Monsieur Piton. È sempre raro che si riesca ad arrivare ad una fiducia così piena, come quella che Heloïse ripone in lei, soprattutto considerando quello che le è accaduto.»
La donna si interruppe, per raccogliere meglio le proprie idee. Sicuramente la ragazza e sua sorella erano state fortunate ad incontrare quell'uomo. Sarebbero potute incappare in qualcuno che avrebbe potuto agire in maniera diversa, qualcuno che avrebbe potuto approfittare della loro debolezza. Invece, ed era chiaro dal modo in cui si comportava Heloïse, Monsieur Piton era riuscito ad ottenere la fiducia della ragazza, qualcosa di assolutamente insperato se si considerava ciò che era accaduto ad Heloïse. Senza nemmeno rendersene conto, abbozzò un sorriso, un sorriso riconoscente,
«Non farò aprire nessuna procedura legale contro Heloïse du Vieux Château.» affermò infine la donna, aggiungendo poche parole alla deposizione della ragazza. «La morte di Monsieur du Vieux Chateau è stato un incidente. Avrebbe potuto ferirsi solamente o, peggio, riuscire nel suo scopo e nuocere anche alla figlia minore. Se vi fosse stata intenzionalità da parte di Heloïse, avrei dovuto portarla davanti alla corte, ma, in un caso come questo non è pienamente necessario.»
La donna sapeva che non tutti i suoi colleghi l'avrebbero pensata allo stesso modo, ma il suo scopo era proteggere il minore, a meno che questi non avesse compiuto intenzionalmente un delitto, ma non era questo il caso di Heloïse che aveva tentato di proteggere la sorellina, senza alcuna volontà di assassinare il padre. Un processo avrebbe danneggiato la psiche della ragazza, esponendola al pubblico, alle cronache dei giornali, all'interesse morboso della gente per fatti del genere. Era lo stesso motivo per cui era riuscita ad ottenere la massima discrezione nella ricerca delle due sorelle.
Non voleva vedere i loro volti sulle prime pagine dei giornali, né che vi fosse chi speculava sul male che poteva esser fatto a due innocenti.
«Quello che mi preoccupa in questo momento è ciò che accadrà delle due sorelle.» continuò la donna, osservando con attenzione l'uomo di fronte a sé, senza riuscire in alcun modo a leggerne l'espressione. «Sono orfane e minorenni. Ed anche se Heloïse fosse maggiorenne, dubito che le affiderebbero la custodia della sorella, perché è una Magonò cieca.»
«Cosa accadrà, quindi?» domandò Severus, pur sapendo quale sarebbe stata la risposta.
Una risposta che non avrebbe mai voluto riferire ad Heloïse, alla ragazza che aveva imparato a considerare come la figlia che non aveva mai immaginato di avere.
«Verranno messe in un orfanotrofio, considerando che non hanno parenti in vita. Se poi una famiglia volesse adottarle... il che porta al problema della possibilità di una loro separazione. Non ci sono molte famiglie di Maghi che sarebbero interessate all'adozione di una Magonò cieca. Tutto sta nelle mani del tribunale dei minori.»
«Non esiste forse la possibilità di affidare le due sorelle ad un tutore, soprattutto in considerazione delle condizioni di salute della sorella minore?» domandò l'uomo.
Il fatto che Anne stesse procedendo verso la guarigione non era mai stato menzionato da Heloïse e non era di certo necessario che Madame Dubois lo sapesse.


Heloïse sentiva l'ansia farsi sempre più intensa man mano che i minuti scorrevano. Le sembrava che fosse trascorso troppo tempo da quando la donna le aveva chiesto di uscire. Cosa stava chiedendo a Monsieur Piton? Perché aveva bisogno di parlare con lui? Era possibile che lo stesse trattenendo per poi convincerlo ad abbandonarla al suo destino?
Severus non avrebbe accettato, però. Di questo era più che certa. Sapeva che di lui poteva fidarsi e sapeva cosa le aveva promesso. Tentò di tranquillizzarsi, ma sentiva il peso dell'attesa e dell'incertezza diventar sempre più pesante ed opprimente, al punto che quasi non sentì aprirsi la porta.
«Heloïse, possiamo andare.»
Non appena udì la voce dell'uomo si alzò di scatto in piedi, un sorriso tremante sulle labbra. Monsieur Piton era uscito e adesso sarebbe tutto andato bene, si disse.
Durante tutto il tragitto fino alla via dove abitava l'uomo, la ragazza rimase in silenzio, senza fare domande, limitandosi a rimanere il più vicino possibile a Severus, per non smarrire la strada, per sentirsi al sicuro.
«Cosa... cosa ti ha detto Madame Dubois?» domandò in un mormorio, senza nemmeno accorgersi di avergli dato del tu.
«Non ci sarà alcun processo per quel che è accaduto in Normandia.»
Sul volto di Heloïse comparve un sorriso colmo di sollievo. Aveva temuto quell'eventualità, perché sapeva che in caso di processo non avrebbe potuto evitare che anche Anne venisse coinvolta. Ed era quello un pensiero terribile, perché la sorella non doveva sapere fino a che punto si era spinto il padre.
«Non ti nasconderò, però, Heloïse, che non si ha nessuna certezza sulla vostra situazione.» disse l'uomo.
Aveva sperato di non dover affrontare quell'argomento, ma nascondere la verità alla ragazza non era un'opzione.
«Non possiamo rimanere con te, Severus?»
La voce di Heloïse era colma di incertezza e preoccupazione, un'incertezza ed una preoccupazione che emergevano dal suo sorriso tirato.
«Non vi sono certezze. Tocca al tribunale dei minori decidere in proposito. Non posso sapere che decisione prenderanno. Potrebbero decidere di trasferirvi in un orfanotrofio oppure potrebbero accettare di nominarmi vostro tutore.»
L'uomo non riusciva ad immaginare cosa avrebbero potuto decidere i giudici. Sapeva che Madame Dubois avrebbe parlato in favore della seconda opzione, ma non voleva dire nulla. Avrebbe potuto significare una buona possibilità od una bassissima possibilità di riuscita.
Non era nemmeno certo che un giudice del tribunale dei minori avrebbe potuto giudicare adatto alla posizione di tutore un uomo con il suo passato. Qualcuno che sapeva uccidere era veramente la scelta più sensata per le due sorelle?
Ciò di cui era certo era che voleva ottenere la custodia di Heloïse ed Anne. Aveva imparato a considerare come una figlia la maggiore, aveva imparato a prendersi cura della minore. E l'arrivo delle due sorelle aveva portato un cambiamento decisivo nella sua vita, non più ancorata al passato - per quanto avesse deciso di andare in Francia per poter mettere le sue conoscenze al servizio della ricerca medica, per salvare delle vite e non per toglierle - ma volta verso il futuro, un futuro che contemplava l'essere padre.
«E quando prenderanno la decisione? E fino ad allora cosa accadrà?» domandò Heloïse, un sorriso incerto sulle labbra.
«Madame Dubois mi ha assicurato che non si andrà oltre i due mesi. Fino ad allora rimarrete con me.»
La ragazza annuì soltanto.
Sulle sue labbra aleggiava un sorriso fiducioso, perché l'uomo aveva fatto quanto in suo potere per non lasciarle sole.
Ma quel sorriso mostrava anche l'incertezza che avrebbero portato con sé quei due mesi. Sapeva che Severus non poteva garantirle quale decisione avrebbero preso i giudici, sapeva che avrebbe potuto essere separata dalla sorella.
Eppure voleva sperare che, alla fine, i giudici avrebbero preso la decisione giusta.
Che lei ed Anne avrebbero potuto rimanere con Severus, al sicuro.
 
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view post Posted on 28/9/2013, 14:07
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CITAZIONE (pingui79 @ 24/9/2013, 20:35) 
Ecco il mio lavoro di oggi.
E' un sorriso autunnale, nel senso che ho unito il sorriso alla breve poesia che mi è venuta in mente osservando questo splendido banner di Anastasia. :)

Farfalle d’autunno


Sono contenta che il mio banner ti abbia ispirato questa bella poesia così colma di immagini e significati :) :wub:
 
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CITAZIONE (Severus Ikari @ 28/9/2013, 15:07) 
CITAZIONE (pingui79 @ 24/9/2013, 20:35) 
Ecco il mio lavoro di oggi.
E' un sorriso autunnale, nel senso che ho unito il sorriso alla breve poesia che mi è venuta in mente osservando questo splendido banner di Anastasia. :)

Farfalle d’autunno


Sono contenta che il mio banner ti abbia ispirato questa bella poesia così colma di immagini e significati :) :wub:

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kijoka
view post Posted on 29/9/2013, 15:29




Nr.36

Autore/data: Kijoka – 19 settembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton - Minerva McGranitt
Pairing: nessuno
Epoca: HP4
Avvertimenti: Missing moment
Riassunto: L'attesa era quasi finita: il momento della vendetta si avvicinava.
Parole/pagine: 1.225/2.
Note: In questa storia ho dato una mia personalissima versione di fatti e/o personaggi che non vuole essere verità assoluta, ma solo un'opinione.




Ritorno al passato

Era cominciato con un lieve fastidio, giorni prima.
Poi il braccio aveva cominciato a dolere.
Seduto sulla panca di legno, piuttosto scomoda, Piton stava aspettando che la prova giungesse al termine.
Si era offerto di dare un aiuto nel pattugliamento del perimetro del Labirinto e restava in attesa di essere chiamato nel caso in cui ce ne fosse stato bisogno.
Era nervoso.
Non sapeva esattamente cosa stava avvenendo all'interno dell'intrico di piante creato da Hagrid e il dolore in sordina all'avambraccio non faceva presagire nulla di buono.
Si trattenne dal sollevare la manica della giacca per guardarlo di nuovo.
Sarebbe stata la centesima volta e ogni volta gli toglieva il respiro.
Negli ultimi mesi si era fatto sempre più nitido e scuro e, prima di prendere posto di fronte alle alte siepi, luogo dell'ultima prova del Torneo Tremaghi, si era fermato di nuovo ad osservarlo.
Per molti anni il Marchio Nero era restato immobile e quasi invisibile: tratti di un lieve color grigio scuro che percorrevano la sua pelle nivea. Non era propriamente esatto, ma avrebbe potuto dire di essersene dimenticato.
Per essere sinceri, aveva cercato con tutte le sue forze di sperare che Silente non avesse ragione, che le sue idee, sempre al limite dell'assurdo, fossero solo elucubrazioni senza senso.
Ci aveva pensato il tempo a dargli ragione.
Il tratto era diventato, poco a poco, sempre più scuro.
Si rese conto che lo aveva sentito dentro di sé: se davvero il Signore Oscuro fosse stato perso per sempre anche quel simbolo malvagio di schiavitù se ne sarebbe andato.
Dunque era vicino, il momento si avvicinava velocemente, come il colore scuro riprendeva possesso del disegno demoniaco.
No, non era ancora pronto.
Doveva prepararsi: visualizzare ed anticipare le domande, addestrare se stesso ad una nuova, inimmaginabile sofferenza. Il suo vecchio padrone avrebbe voluto delle spiegazioni, e certamente non le avrebbe accettate senza l’opportuno pegno di dolore.
La pelle si riempì di brividi. Sapeva a cosa stava andando incontro, ne conosceva i tempi e i modi.
Sarebbe stato capace, ancora ed in modo totalmente nuovo, di guardare negli occhi del Signore Oscuro e mentirgli?
Inspirò a fondo, sperando che il peso che gli gravava sul cuore si alleviasse un poco.
Igor se ne era già andato.
Sapeva che sarebbe successo. Glielo aveva anticipato più volte e, in ogni caso, Karkaroff aveva troppo da perdere restando a fronteggiare gli eventi. Oppure, e molto più semplicemente, non aveva alcun tipo di volontà che potesse sostenerlo.
Al contrario Severus sapeva di avere un compito, un dovere da portare a termine. Qualunque fosse quel termine...
Come sarebbe successo? In quanto tempo le previsioni si sarebbero avverate?
Abbassò la testa e, nascosto dalla lunga cortina di capelli scuri, sorrise.
Una strana tensione s’impadronì di lui.
Presto.
L'attesa era quasi finita: il momento della vendetta si avvicinava.
Erano anni che attendeva, per la verità.
Pur sperando che niente di tutto questo diventasse realtà, nello stesso tempo non vedeva l’ora di fronteggiarlo di nuovo. Questo gli avrebbe dato la possibilità di combattere. Questa volta ne aveva i mezzi, adesso conosceva trucchi e soluzioni a lui ignote fino a pochi anni prima.
- Devi voler fare del male, procurare dolore, rendere l’incantesimo crudele! – Gli urlava Bellatrix in fase di addestramento tra i Mangiamorte, per rendere più dolorose le sue Cruciatus.
Ora aveva imparato ad odiare, veramente, e le sue maledizioni avrebbero potuto essere spietate ed insopportabili. Ora sapeva e voleva.
Poi aveva imparato a difendersi.
Il periodo passato con Silente l’aveva reso più forte.
I pensieri alleviarono per qualche momento la pena profonda che lo aveva attanagliato fino a poco prima.
Senza pensarci portò la mano all'avambraccio sinistro.
Aveva l'impressione che qualcosa si muovesse subito al di sotto della pelle.
Era tutto come tanti anni prima.
Possibile che fosse già così forte da poter far fremere il serpente del Marchio?
Forse si trattava di una mera impressione, aggravata dai sentimenti che si agitavano nel suo cuore.
Perché non l'ho strappato via? Perché non ho fatto in modo che potesse scomparire dal mio braccio, dalla mia pelle, dalla mia vita? Staccandomi il braccio se fosse servito...
Inutili pensieri che non facevano che aggravare il suo stato d'angoscia.
Sapeva bene perché non lo aveva fatto, nonostante la voglia di estirpare insieme al Marchio anche parte della sua sciagurata vita!
Scintille rosse sbucarono dall'alto vicino ad un margine del Labirinto.
Per mettersi in moto, più che per poter essere realmente d’aiuto, si alzò in fretta e percorse i pochi metri di distanza. Minerva era poco lontana. Era appena uscita dalla barriera verde trascinando a fatica il corpo di Krum, che sembrava privo di sensi.
Accorse velocemente e le diede una mano a sollevare il ragazzo.
Lo portarono appena più lontano senza neanche parlarsi.
Madama Chips arrivò di lì a poco a prendersi cura del secondo partecipante che lasciava la gara.
Minerva lo guardava con occhi cupi e preoccupati, ma sapeva di non dover dare voce ai suoi sentimenti. Non lì: c'erano troppe orecchie indiscrete.
Si permise solo di costatare:
- Sono rimasti in due...
Severus annuì appena, certo che la maga potesse comprendere anche cosa si agitava dentro di lui.
Lei sapeva.
Restarono appaiati, di fianco alla siepe altissima, ancora per un tempo che Severus non avrebbe saputo dire.
Minerva dava appena a vedere i sentimenti che la attanagliavano. Era preoccupata, più di quanto sarebbe stato lecito essere.
La osservava in silenzio, stando ben attento a non farsi cogliere dagli occhi attenti e vivaci dell'anziana insegnante.
Ogni volta rimaneva stupito di quanta forza emanasse da quel corpo fragile.
L'ammirava, profondamente.
Minerva era una roccia, come il suo cognome faceva presagire.
Fu allora, dopo che i suoi pensieri quasi lo portarono ad un sorriso appena accennato, che il braccio prese vita propria.
Fu come se un'onda di atroce dolore lo attraversasse completamente.
Era da troppo tempo che non succedeva e non se lo era minimamente aspettato.
La chiamata.
Il sangue sembrava pulsare nel suo corpo ad una velocità vertiginosa e quando il flusso arrivava al braccio il dolore si propagava in tutto il corpo.
Erano ormai soli, gli altri erano andati a portare Krum in infermeria.
Non sarebbe comunque stato diverso: senza poterlo evitare crollò in ginocchio sotto lo sguardo della maga.
Pensava di non riuscire a farlo e invece riuscì a sussurrare:
- Albus... Minerva, avvisa Albus...
- Severus, cosa c'è? Cosa sta succedendo?
Si teneva il braccio con l'altra mano, cercando di bloccare il flusso del sangue, cosa avrebbe affievolito il dolore. Non ci riuscì.
Con un breve gemito, ansimante, riuscì ad alzarsi in piedi.
Sapeva che se non avesse risposto, materializzandosi subito dove lo volevano, il dolore sarebbe aumentato.
La mente era un turbinio di pensieri impazziti.
Non era pronto!
Doveva ripassare la strategia, rivedere le spiegazioni, riprovare l'incantesimo, chiudere la mente, chiudere la mente, chiudere la mente...
Affondò la mano nella tasca interna della giacca e trangugiò in un solo sorso il contenuto di una piccola ampolla di vetro.
La sofferenza si affievolì di poco, ma sapeva che presto sarebbe completamente scomparsa. Questo gli avrebbe permesso di guadagnare il tempo di organizzare la difesa.
Senza lasciare la presa sull'avambraccio sinistro tornò a guardare Minerva, che lo osservava stupita e con preoccupazione sempre crescente negli occhi verdi:
- Avvisa Albus, presto!... Potter è in grave pericolo! Il Signore Oscuro è tornato e non è del suo umore migliore...

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 15:30
 
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view post Posted on 29/9/2013, 20:17
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I ♥ Severus


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Ed ecco il turno di Chiara, sempre sperando di non essermi persa dei pezzi in giro.


Diciannove settembre, di Chiara53

Una storia carina, proprio perché volutamente prevedibile, con un’adorabile e stupenda Minerva e un… timido Severus dai pensieri in parte fuori controllo ed una grande, immensa paura di non essere accettato dalla donna che ama.
Adorabile Severus che interviene a riparare i disastri dei suoi alunni… e si caccia nei guai!
Adorabile (sì, l’ho già detto, lo so, ma questo è l’aggettivo appropriato) Minerva che interviene in aiuto di Severus in infermeria, costretto a bere l’orribile pozione da lui stesso distillata! Sono proprio una bellissima coppia quei due! No, non in senso sentimentale, ci mancherebbe altro! Ma come sa punzecchiarlo lei… e come gli fa l’occhiolino di nascosto…
E il finale… è davvero dolcissimo.



Un sorriso per Minerva, di Chiara53

È strano: la tristezza e la solitudine di Minerva emergono vivide, eppure non portano dolore, come se in lei più che rassegnazione ci fosse una serena accettazione di quello che è stato.
Sono davvero belli i suoi pensieri e le parole che dedica ad Albus, ma quando arriva a Severus erompe improvviso tutto il suo forte affetto di madre che è in parte costretta a trattenere. Ma è davvero bellissimo il sorriso che rivolge a Severus ed è ancor più stupendo quello che riceve da lui!


Viva lo sposo, di Chiara53

Bellissimo quel sorriso al giorno che gli scappa, a Severus (quasi sapesse del nostro gioco creativo!) e bellissima anche la storia!
Povero Severus, però: anche alle soglie del suo matrimonio è ancora pieno di tanti timori! Per fortuna che poi torna in sé vincendo la battaglia con l’insicurezza.
E poi, hihihi… so cosa sta per succedere, perché so che è appena uscito dalla doccia… e l’abito l’ha solo guardato, e non indossato… Aaaah! Deliziosa e maliziosa Minerva!
La foto e la lettera. Che colpo al cuore! Sì, è giusto, a Severus non servono più, mentre per Harry sono ancora importanti e lo saranno per sempre.
Mi piacciono sempre moltissimo i tuoi brani con Severus e Minerva, e qui c’è anche quella goccia di amarezza e dolore che non guasta: serve solo a sottolineare meglio la felicità del momento.. E tutto è molto toccante, e ancor più commovente al richiamo di Silente.
Bè, il “mio” Severus non è così insicuro, ma la mia Minerva è così lo stesso!
Assolutamente STPENDO l’incontro degli occhi di Severus e Harry: un momento reso benissimo da quella bella e intensa frase che in sé racchiude un’intera vita di sentimenti ed emozioni. Poi subito un’altra frase bellissima, proprio come l’abbraccio tra i due.


Edited by Ida59 - 19/8/2015, 15:30
 
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