Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 16/9/2013, 17:56
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Bello! Pervy ha sempre qualche perversa idea. :lol: :lol: :lol:
 
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CITAZIONE (chiara53 @ 16/9/2013, 18:56) 
Bello! Pervy ha sempre qualche perversa idea. :lol: :lol: :lol:

Naaaa é un'idea tranquilla. Anzi, ora che é quasi finito, posso dire che é venuto un po' melenso questo fumetto. <_<
Ma visto la fatica che ho fatto me lo tengo così! :D
Distribuirò boccette di aceto e succo di limone per compensare. :lol: :woot:
Nell'attesa ecco il sorriso di oggi (che poi é il mio sorriso n. 24)
Per nulla melenso!


n. 24

Titolo: Expecto Patronum
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: Malinconico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton
Pairing: Severus / Lily
Epoca: 6 anno di Severus
Avvertimenti: Missing Moment
Riassunto:
La nascita della cerva d’argento
Parole: 703

Expecto Patronum

La bacchetta tremò nello stretto pugno del giovane mago. La punta si illuminò di azzurro mentre un debole filo di fumo uscì avvolgendogli mano e polso.
Il ragazzo sorrise vittorioso, mentre osservava l’incantesimo prendere forma davanti a lui. Era difficile, di livello avanzato, oltre la portata di molti maghi ben più grandi e potenti di lui e questo non faceva che gonfiare il suo orgoglio e il desiderio di riuscire dove altri avevano fallito.
Si passò la punta della lingua sulle labbra sottili, pregustandosi il successo, la gioia di vedere un patronus, il suo patronus, prendere forma. Una forma vera, corporea e non semplice fumo insignificante.
Ma invece di prendere forma il fumo argento iniziò a dissiparsi fino a lasciare solo un debole bagliore.
Il giovane mago con il serpente cucito sul maglione grigio, si lasciò sfuggire un'imprecazione colorita mentre allentava la presa sulla bacchetta.
Era esausto. Ci stava provando da tutto il pomeriggio, avvolto dalla pietra del sotterraneo, mentre i suoi compagni esultavano al campo di Quidditch per l’ultima partita di campionato.
L'ultimo ricordo felice che aveva usato non era abbastanza forte. Eppure era certo che fosse quello giusto.
Nulla poteva essere più felice del ricordo di sua madre che gli diceva – solo l'estate prima – che suo padre li aveva abbandonati.
Rilesse per la millesima volta la formula, la pronuncia era esatta, la postura pure, perfino la sua concentrazione. Ma il ricordo non era abbastanza potente.
Si sedette su una sedia, pensieroso.
Aveva un altro ricordo da utilizzare e dentro di lui sapeva che quello avrebbe funzionato, ma non voleva usarlo.
Si rifiutava di darle così tanta importanza. Lei che lo aveva abbandonato per un'inezia, per una parola sibilata con stupidità, in una situazione per lui difficile e umiliante.
Lei si era aggrappata a quell'unico errore per mandarlo via, cacciarlo, lasciarlo indietro, vivendo la sua vita con l'odioso Potter.
A dire il vero si era sentito studiato da lei da diverso tempo, era come se fosse alla ricerca di una scusa plausibile per sbarazzarsi dall'amico imbarazzante.
Bene le aveva dato un motivo più che valido.
Aveva deciso di andare avanti, di dimenticarla come Lily aveva fatto con lui.
Se per lei era stato così semplice, perché per lui doveva essere così difficile?
Severus sapeva bene perché era tanto difficile dimenticarla, sradicarla dal suo cuore e dalla sua anima. Fingere che non fosse mai esistita.
Sapeva perché non poteva far a meno di cercala in Sala Grande o in aula quando avevano lezione insieme. O perché il suo cuore mancava un battito quando la sentiva ridere in corridoio, o il dolore che avvertiva in petto quando quella stessa risata aveva origine da Potter.
Era un mago intelligente Severus e sapeva bene cosa legava Lily al suo cuore.
Sospirò e chiuse gli occhi concentrandosi su quell'unico ricordo veramente felice che gli era rimasto. Si alzò e impugnò meglio la bacchetta, mettendosi nella posizione giusta.
Lasciò che il ricordo entrasse in lui.
La piccola spensierata bambina che giocava con lui.
Ricordò i suoi morbidi capelli profumati e il modo in cui brillavano sotto la luce del sole.
Il suo sguardo sempre allegro e solare, quegl’occhi di smeraldo che aveva imparato ad amare ancora prima di capire cosa volesse veramente dire.
Il suo sorriso luminoso capace di dargli pace.
La sua risata spensierata e la sua gioia di vivere.
La morbidezza della sua mano, la sua voce melodiosa.
Si lasciò andare al ricordo, si lasciò andare a lei.
Si lasciò invadere dal ricordo di Lily, della sua Lily, quella stessa bambina che aveva incontrato nel parco giochi.
Lily era il suo ricordo felice.
Non si accorse neppure di sorridere mentre la pensava.
Pronunciò piano l’incantesimo, sussurrando quasi la formula, come se solo una sua parola potesse sporcare l’immacolato ricordo di quella bambina che pendeva dalle sue labbra.
Sentì che c’era riuscito.
Quando aprì gli occhi e vide la cerva fissarlo aumentò il sorriso, vittorioso, felice ed entusiasta.
E mentre fissava l’opalescente animale si rese conto che per quanti sforzi avesse fatto Lily non se ne sarebbe mai andata dal suo cuore.
Era destinato ad amarla per sempre.
E quella triste consapevolezza, quella crudele condanna all’infelicità fece scivolare il sorriso dalle sue labbra.
E la cerva scomparve.
 
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view post Posted on 18/9/2013, 08:38
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Il mio bel fumettino pronto.
Sono 5 pagine, quindi mi prendo primi 5 giorni disponibili.
Solo non il Sabato e la Domenica perché a casa mi dimentico.
 
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Autore/data: Alaide – 1 – 4 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Melusine si sentì soffocare, mentre un sorriso triste le si disegnò sulle labbra, un sorriso che aumentò, quando entrò nella cella dell’uomo, così come aumentò la sua angoscia
Nota: La storia è il continuo di Disillusione e speranza
Parole: 1831

Sinfonie.
13. Sinfonia in fa minore op. 2 n°4
Primo movimento. Angoscia

La neve cadeva fitta quel giorno di febbraio. Melusine si affrettò ad entrare nel carcere, rilasciando un sospiro di sollievo, quando si trovò finalmente all’asciutto. Il sollievo durò per pochi istanti. Quel luogo le sembrava, ogni volta di più, claustrofobico e terribile. Deglutì a vuoto, mentre si sottoponeva all’abituale procedura. Lasciò la borsetta ad una guardia carceraria, mentre un’altra iniziò a condurla lungo il noto corridoio, ma si fermò prima che giungessero all’uscio dietro la quale avrebbe trovato il signor Piton.
Riconobbe immediatamente il luogo in cui si erano fermati. Erano davanti alla porta del medico del carcere, la porta davanti alla quale aveva parlato per l’ultima volta con il padre, poco più di un anno prima. Aveva visto il genitore unicamente a Natale e, oltre agli auguri, che le erano suonati vuoti e falsi da ambo le parti, non si erano rivolti parole. Dopo quel giorno in carcere, la madre e la sorella maggiore le avevano parlato per convincerla a chiedere scusa al padre. Le aveva detto che avrebbe fatto meglio a fare quello che le aveva chiesto lui. Non aveva potuto far altro che rifiutare, che ribadire la propria scelta. Stava facendo ciò che era giusto fare.
Quando la porta si aprì, dopo che la guardia ebbe bussato, Melusine sentì la tensione e l’ansia montarle dentro. Sapeva perfettamente che non erano dovute al ricordo di quel giorno del gennaio 2001. Piuttosto era terrorizzata dall’idea che qualcosa di grave potesse essere accaduto a Severus.
«Si segga, signorina Fairchild.» esordì il medico, quando furono soli. «So che non si aspettava di parlare con me, in questo momento.»
«È successo qualcosa al signor Piton?» domandò Melusine, senza riuscire a celare la propria ansia.
«Nulla di grave.» rispose gentile il medico. «Semplicemente da oggi in poi, lo incontrerà nella sua cella. Il direttore del carcere ha dato l’autorizzazione, in considerazione della buona condotta del signor Piton dal momento in cui è stato incarcerato.»
Melusine esalò un sospiro di sollievo. Per un istante aveva temuto che l’uomo avesse avuto una crisi o peggio che il suo fisico non avesse retto al carcere.
«Trent’anni sembrano troppi.» si lasciò sfuggire, senza rendersene conto.
«Non si deve preoccupare di questo, signorina Fairchild. Il signor Piton non è in pericolo di vita.» affermò il medico, con un sorriso rassicurante sulle labbra. «Il problema deriva da quella brutta ferita al collo. Camminare è diventato decisamente troppo faticoso per il signor Piton. Soprattutto senza aiuto. Può benissimo immaginare da sola, signorina Fairchild, che nessuno gli permetterebbe di aiutarsi con un bastone in un carcere. Lei sembra conoscerlo bene. Forse sa anche a cosa sia dovuta quella ferita al collo. Il signor Piton si rifiuta di parlare ed io non posso di certo obbligarlo.»
«Mi dispiace, dottore, ma non posso risponderle.» mormorò Melusine, senza aggiungere che lei non sapeva nemmeno della ferita.
«I problemi nascono tutti da lì. Speravo che lei potesse illuminarmi in proposito, in modo tale che io possa comprendere se non occorra cambiare il tipo di antidolorifico che gli prescrivo. Un’ultima cosa, signorina Fairchild. Sa per caso dov’era ricoverato prima di arrivare nella nostra città?» domandò l’uomo, osservando con attenzione la giovane.
«No.» rispose brevemente Melusine, cercando di tener a bada l’ansia e la preoccupazione. Se il direttore del carcere aveva accettato di farle vedere Severus nella sua cella, le sue condizioni dovevano essere peggiorate. Era certa che stesse soffrendo terribilmente.
«Quando lo vede, signorina Fairchild, gli impedisca di parlare. Nella sua cella ha carta e penna. Immagino lei sappia del dolore che gli provoca ogni parola.» aggiunse il medico, mentre si alzava in piedi. Era a conoscenza, da sua sorella, del fatto che la giovane aveva incontrato il signor Piton nell’ospedale della cittadina, ma non stava a lui fare commenti in proposito.
«Farò del mio meglio, dottore.»
L’uomo annuì soltanto, mentre apriva la porta. Melusine lo seguì, lisciandosi la gonna di lana con mani nervose. Quando entrò nei corridoi su cui si aprivano le celle, si sentì quasi venir meno.
Le porte con gli spioncini, le grate, le guardie che controllavano ogni movimento.
Quello non era il luogo in cui doveva stare Severus.
Non lo era mai stato, ma sapeva che l’uomo aveva scelto di scontare la pena per una colpa che non aveva commesso. Deglutì a vuoto, quando giunse nell’ala ospedaliera del carcere. Non v’era alcuna differenza con l’altra. Melusine si sentì soffocare, mentre un sorriso triste le si disegnò sulle labbra, un sorriso che aumentò, quando entrò nella cella dell’uomo, così come aumentò la sua angoscia.
La giovane si sedette su una sedia traballante che era stata posizionata di fronte all’uomo, che si trovava dall’altra parte di un tavolo scheggiato.
«Il medico mi ha detto che d’ora in poi verrò a trovarla qui.» disse, infine, cercando di sorridergli con gentilezza, ma il sorriso che le uscì era triste, angosciato, quasi.
Severus sapeva che quel sorriso era dovuto a lui, al vederlo nella sua cella. Era uno di quei sorrisi che nessuno avrebbe mai dovuto rivolgergli perché quello era il luogo a cui apparteneva, il luogo in cui doveva scontare le sue innumerevoli colpe.
Non importava quanto affetto gli portassero le lettere di Judith, quanto affetto egli stesso provasse per la bambina, né quei brevi lampi di speranza che le parole della bambina portavano con sé.
Quello era il luogo per lui, il luogo in cui aveva scelto di stare.
Non importava se alle volte sentiva nascere il desiderio di poter essere più vicino alla bambina. Era un desiderio che reprimeva non appena gli sfiorava la mente.
«Judith è a lezione di viola, al momento.» aggiunse Melusine, senza riuscire a far suonare la sua voce calma. Era velata d’angoscia, un’angoscia che non aveva nulla a che fare con quello che stava dicendo. «Non è questo il suo posto, signor Piton.» aggiunse poco dopo, senza essere in grado di trattenere oltre le parole.
«Sa perfettamente che è dove ho scelto di scontare la mia giusta pena.» disse Severus, osservando il volto pallido della giovane, sempre attraversato da quel sorriso triste ed angosciato.
«Sì, lo so, ma non posso impedirmi di pensare che non dovrebbe stare qui.» mormorò di rimando la giovane.
«Quella notte, quando i genitori di Judith sono stati uccisi, io ero insieme agli altri due uomini.» rispose l’uomo, decidendo di spiegare, per quanto potesse, com’erano andate veramente le cose. Forse, a quel punto, la giovane avrebbe compreso che era quello il posto a cui apparteneva.
«Lo avevo immaginato, Severus.» affermò Melusine, facendo scivolare un foglio ed una biro, che stavano sul tavolo, verso di lui.
«Allora capirà perfettamente che devo stare in questo luogo. Ero con quegli uomini allo scopo di uccidere tutti coloro che abitavano in quella casa.» ribatté l’uomo, ignorando carta e penna.
Ed il dolore.
«Eppure lei ha salvato la vita di Judith.» disse la giovane, il sorriso triste, il volto pallido, gli occhi velati di lacrime.
«Ma non quella dei suoi genitori.»
Severus osservò il sorriso della giovane farsi più triste, se possibile, più angosciato ancora, mentre una lacrima le rigava il volto. Non avrebbe mai dovuto pronunciare quelle parole. Era certo che la signorina Fairchild le avrebbe travisate. Era certo che non avrebbe capito la verità. E come poteva, d’altronde, considerando che non sapeva nulla di quello che stava realmente succedendo?
«È per questo che… è per questo che ha scelto il carcere? Perché non è riuscito a salvare i genitori di Judith? Eppure, se lei era con quegli assassini, non avrebbe nemmeno dovuto salvare Judith, men che meno sentire la necessità di pagare per non essere riuscito a salvare i suoi genitori. Signor Piton, non dovrebbe trovarsi qui. Per nessuna ragione al mondo.» affermò Melusine, senza riuscire a trattenere ulteriormente le lacrime.
Severus avrebbe rimbrottare la giovane, dirle che non valeva la pena piangere per lui, ma non lo fece. Per qualche strano motivo, gli sembrava che quelle lacrime riuscissero a lavare parte del sangue che gli copriva le mani. Gli parve per un istante che il sorriso angosciato e triste della giovane, unito alle sue lacrime, portasse con sé quel perdono che egli sapeva irraggiungibile.
Era un pensiero che non avrebbe nemmeno dovuto formulare, così come non avrebbe dovuto assaporare quei brevi lampi di speranza che le lettere di Judith, con i loro sorrisi affettuosi, gli donavano.
«Crede che quella notte, sia l’unica volta che mi sono macchiato le mani di sangue?» domandò aspro, dopo qualche tempo, continuando ad ignorare il foglio di carta. Voleva reprimere, cancellare quel senso di sollievo che aveva provato poco prima. Voleva l’odio della signorina Fairchild e di Judith. E voleva anche sentire l’affetto di Judith e la speranza che la bambina gli donava. E voleva avvertire ancora il perdono. «Ho ucciso innumerevoli volte, signorina Fairchild. Ho compiuto azioni orribili, azioni che lei non potrebbe nemmeno immaginare. Quindi non dica che io non dovrei trovarmi qui. Dove altro dovrebbe trovarsi qualcuno che ha ucciso e torturato innumerevoli innocenti?»
Il sorriso di Melusine si fece più colmo di angoscia, ma non comparve alcun odio, né disprezzo nei suoi occhi. Solo tristezza ed altre lacrime.
Severus avrebbe voluto che la giovane dicesse parole simili a quelle che Lily gli aveva rivolto l’ultima volta che aveva parlato con lei, quando aveva perso per sempre la sua amicizia.
Voleva la solitudine, il dolore. Voleva sentire le proprie colpe schiacciarlo senza pietà.
«Sta pagando già così duramente, Severus.» mormorò Melusine con un filo di voce. «Si sta torturando da solo, senza bisogno che viva in questa cella. Si stava già torturando quando l’ho vista per la prima volta all’ospedale. Eppure sono certa che, qualsiasi delitti lei abbia commesso, abbia già pagato il prezzo, forse in maniera terribile. Forse mi sbaglio, lo so, signor Piton, ma non posso negare ciò che penso, ciò di cui sono certa in questo momento. Lei ha già pagato il prezzo per le sue colpe. Ed in questo momento…» la giovane si interruppe di colpo, quando udì qualcuno armeggiare con la porta della cella. Si asciugò le lacrime con un fazzoletto. L’ultima cosa che voleva era che la guardia carceraria facesse ipotesi inutili. «Quello che le spetta, signor Piton, è il perdono. E l’affetto di Judith.» riuscì a dire, prima che la porta si aprisse.
Sorrise lievemente all’uomo, un sorriso meno angosciato, meno triste. Poi si alzò in piedi.
Quando Severus fu nuovamente solo nella cella, si prese il capo tra le mani. Le parole della giovane gli rimbombavano nella mente. Quell’unica parola gli rimbombava nella mente.
Il perdono.
Ma egli sapeva che il perdono era irraggiungibile, perché non poteva esistere perdono per lui.
Non importava quello che aveva appena detto la signorina Fairchild. Per quanto anelasse al perdono, non era ciò che gli spettava. Era l’angoscia della certezza dell’assenza del perdono ciò che gli spettava.
Eppure, in qualche modo, quelle parole continuavano a rimbombargli nella mente. Forse v’era una lieve, impalpabile speranza di perdono, così simile alla speranza contenuta nelle lettere di Judith.
E, per quanto tentasse, non riuscì a reprimere quel pensiero.
 
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view post Posted on 18/9/2013, 11:08
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Prenotazioni per la 37a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 18: Ida/Leonora (37)
Giovedì 19: Ida/Leonora (37)
Venerdì 20: ellyson
Sabato 21: Ale
Domenica 22: Monica (35)
Lunedì 23: Leonora
Martedì 24: kià


Prenotazioni per la 38a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 25: Ida/Leonora (38)
Giovedì 26: Ida/Leonora (38)
Venerdì 27: Ellyson (Fumetto 1)
Sabato 28: Leonora
Domenica 29: Monica (36)
Lunedì 30: Ellyson (Fumetto 2)
Martedì 1 ottobre: Ellyson (Fumetto 3)

Riponete il Dolorimetro e sfoderate un bel sorriso!




Leonora, puoi scambiare il tuo Lunedì 30 con Ellyson e anticipare al sabato 28? E così anche successivamente, finchè Elly non ha finito il suo fumetto?


Edited by Ida59 - 19/8/2015, 15:25
 
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CITAZIONE (Ida59 @ 18/9/2013, 12:08) 
Leonora, puoi scambiare il tuo Lunedì 30 con Ellyson e anticipare al sabato 28? E così anche successivamente, finchè Elly non ha finito il suo fumetto?

Certo! Per me non ci sono problemi!
 
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CITAZIONE (Alaide @ 18/9/2013, 12:13) 
CITAZIONE (Ida59 @ 18/9/2013, 12:08) 
Leonora, puoi scambiare il tuo Lunedì 30 con Ellyson e anticipare al sabato 28? E così anche successivamente, finchè Elly non ha finito il suo fumetto?

Certo! Per me non ci sono problemi!

Grazie mille, modifico sopra!

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 15:25
 
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Grazie Leonora!
 
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Uè, abbiamo già due settimane piene, che bellezza! :)
 
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OT un attimo
Chiara più vedo la tua firma più mi viene in mente la Severus versione.
Una sua bella foto e scritto
Severus Piton... Dark Passion...."

Fine OT
 
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view post Posted on 18/9/2013, 21:02

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CITAZIONE (ellyson @ 18/9/2013, 13:21) 
OT un attimo
Chiara più vedo la tua firma più mi viene in mente la Severus versione.
Una sua bella foto e scritto
Severus Piton... Dark Passion...."

Fine OT

:lol: :lol: :wub:

Per ora sono in pienissima fase red, almeno fino a fine novembre, poi ci penserò a quella dark. :D

Chiudo OT.
 
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view post Posted on 19/9/2013, 10:40
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N. 37.

Titolo: Ritorno a Hogwarts
Autore/data: Ida59 – 13 + 29 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: introspettivo, romantico, drammatico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Un ritorno al Passato per riuscire a costruire il Futuro. È il seguito di “Conoscersi”.
Parole/pagine: 1306/3



Ritorno a Hogwarts



Severus si materializzò sulla cima della collina ai cui piedi si stendeva la Foresta Proibita.
Davanti a lui brillavano le mille luci del castello di Hogwarts, già avvolto dall’abbraccio scuro della notte.
Elyn era giunta insieme a lui, stretta tra le sue braccia, ma era subito arretrata fermandosi poco distante: il mago doveva affrontare da solo il suo passato, e il castello ne rappresentava una parte molto importante, densa di ricordi di tanti tipi, dai sogni di un bimbo alle illusioni infrante di un adolescente; dalle scelte sbagliate e le colpe di un giovane all’eroico coraggio e all’abnegazione per il dovere di un uomo tormentato dai rimorsi che voleva solo pagare con la sua vita i suoi tremendi errori.
L’imponente castello, che come un luminoso gioiello brillava nella notte, era stato il luogo dei sogni dei suoi anni di bimbo, quando con timorosa e felice ansia attendeva la sua lettera dalla scuola mentre la magia cresceva sempre più forte e irrefrenabile in lui. Hogwarts era stato il miraggio di una nuova vita felice riflesso negli occhi verdi di Lily; il futuro che gli spalancava le porte facendogli brillare di felicità gli occhi neri mentre stringeva forte la manina di Lily; era stato libertà, conoscenza, orgoglio e magia, speranza e voglia di arrivare, d’essere qualcuno.
Rispettato. Amato.
Ma il bel sogno era durato poco.
Hogwarts era stato anche il luogo in cui i suoi sogni sì erano infranti, in cui aveva perduto l’amicizia e non aveva mai avuto l’amore che tanto bramava; dove era stato deriso e umiliato; dove aveva compreso che non bastava essere un mago potente e dedicarsi con tutto se stesso allo studio per essere considerato e stimato per ciò che valeva. Che non bastava amare con tutto il suo giovane cuore ardente e appassionato, per essere riamato.
Era il luogo in cui aveva perduto Lily, per una parola.
Era il luogo dove, per il suo smodato desiderio di conoscenza e cercando la sua rivincita contro il mondo che lo umiliava, aveva invece perduto se stesso, ed ogni speranza di futuro.
Era il luogo dove si era rifugiato dopo il suo tremendo errore, dopo aver causato la morte di Lily, ancora per delle parole di troppo. Aveva riferito la profezia all’Oscuro Signore senza avere alcuna idea sul suo significato: solo credeva, fortemente sperava, agognava con tutto se stesso, grazie ad un servigio particolarmente utile per il suo padrone, di potersi affrancare infine dalle tremende cacce notturne contro i Babbani che lordavano di sangue innocente le sue mani lacerando sempre più profondamente la sua anima. (1)
Era in quella casa, ormai perduta alla sua innocenza di bimbo e che aveva trasformato nella prigione della sua colpevolezza, che aveva trascorso il resto della sua vita, se ancora si poteva chiamare tale, preparandosi meticolosamente per una vendetta che neppure sapeva con certezza se mai sarebbe arrivata, pronto in ogni istante ad immolare se stesso per espiare le sue colpe, ma senza mai riuscire a perdonarsi e incatenato senza speranza ad un amore che era diventato tormentosa ossessione.
Poi, tutto era precipitato ed aveva perduto anche la sua buia e fredda prigione solitaria; lui stesso si era trasformato nell’odioso carceriere dei suoi studenti dopo aver assassinato il suo unico amico, il solo che conosceva la verità ed aveva fiducia in lui. La sua anima si era di nuovo lacerata alla luce di quel fatale lampo verde, ridotta a brandelli dal sortilegio di morte che le sue labbra sottili avevano pronunciato senza esitazione alcuna per adempiere ad una tremenda promessa.
Infine, la morte era giunta a un passo da lui, agognato oblio dallo strazio del rimorso e del rimpianto d’un amore mai vissuto.
Istintivamente Severus portò la mano alla gola, là dove le zanne di Nagini l’avevano squarciata. Per un attimo gli sembrò d’essere ritornato nella Stamberga Strillante; lo stesso atroce dolore di quella notte lo assali rovente e lo sommerse: il mago vacillò arretrando, uno straziato gemito che gli sfuggiva dalle labbra contratte mentre allungava l’altra mano dietro di sé.
- Severus!
Le braccia di Elyn lo avvolsero stretto, sostenendolo; i loro sguardi s’incrociarono per un fugace istante e, di nuovo, proprio come durante le prime ore del ricovero del mago al San Mungo, e poi nei giorni seguenti, la Guaritrice sprofondò nei pensieri di Severus percependo tutta l’agghiacciante sofferenza provocata dal veloce ripercorrere la sua vita davanti al castello di Hogwarts.
Erano stati lunghi, intensi e dolorosi minuti per il mago. Elyn era rimasta alle sue spalle e aveva osservato la sua scura ed elegante figura stagliarsi immobile, quasi neppure respirasse, contro le luci del castello nell’aria della sera che si colorava d’indaco; poi l’immobilità era stata incrinata da un breve tremito, poi da un altro, infine l’aveva visto tremare, abbassare il capo e curvare le spalle sotto il peso dei tremendi ricordi del suo passato che quelle mura evocavano.
Aveva avuto la forte tentazione di avvicinarsi e di abbracciarlo, ma si era imposta di restare al proprio posto; Severus doveva affrontare da solo il suo Passato, e da solo vincerlo: solo così sarebbe stato finalmente libero.
Davvero.
E per sempre.
- Ti amo, Severus. – sussurrò con dolcezza, il sorriso sulle labbra.
Dentro di sé tremava, preoccupata per lui, ma all’uomo che amava si sforzò di mostrare solo il sorriso di cui sapeva che aveva infinitamente bisogno.
Il sorriso di Elyn era lì, ancora e sempre, per lui, solo per lui. Il sorriso che l’aveva riportato in vita, il sorriso del perdono e dell’amore.
Il sorriso dolce e bello di Elyn, anche se in quel momento era velato dal timore per la prova che Severus aveva appena affrontato.
Doveva rassicurarla.
Le sorrise con dolce passione, con il sorriso che lei tanto amava.
E il sorriso di Elyn brillò fulgido, più luminoso delle stelle che si accendevano nel velluto scuro della notte.
- È solo stato un breve ritorno nel mio Passato. Dovevo farlo. – sussurrò piano il mago stringendola a sé. - Adesso sono qui, nel Presente, con te, – sorrise sfiorandole languido le labbra, - finalmente pronto a vivere pienamente, e a costruire il Futuro. Insieme a te. Per te.
Elyn cercò le labbra del mago per un lungo bacio di incoraggiamento, quindi si sciolse dall’abbraccio e tornò a guardare il castello: solo poche luci, ora, lo illuminavano, disposte in modo singolare, quasi a disegnare un volto:
- Guarda! – esclamò eccitata. – Anche Hogwarts ti sorride! (2)
Severus fissò le alte torri i cui tetti rilucevano alla luce delle stelle e della falce di luna, quasi braccia che si tendessero verso di lui per accoglierlo; con gli occhi acuti cercò qualcosa di conosciuto, una finestra dai grandi tendoni di velluto solo in parte tirati: Minerva era là, come sempre, e lo attendeva.
E il mago sapeva che anche lei gli sorrideva, come il castello, come Elyn, come la vita.
Allungò il braccio e prese Elyn per mano:
- Vieni, è ora di trasformare il Passato in Futuro. – disse sorridendo nella notte.


___________________

(1) Ho sempre pensato che Severus avesse rivelato la profezia senza minimamente comprenderne il significato a priori, ovvio, sperando che in tal modo sarebbe in un certo senso “salito di grado” fra i Mangiamorte, affrancandosi quindi dalla bassa manovalanza in cui era probabilmente inserito considerata la sua giovane età. Nella mia personale visione del personaggio, Severus inseguiva il miraggio della conoscenza, anche oscura e potente, è vero, ma certo non era un assassino, anche se si è trovato obbligato ad uccidere; e lo ha fatto, lacerandosi l’anima e vivendo poi con il continuo tormento dei rimorsi per quelle colpe. Questo mio pensiero, maturato diversi anni fa ragionando sui libri, è riemerso in questa storia dopo una chiacchierata con Monica che era titubante sull’inserire questo spunto in una delle sue fiction… e così l’abbiamo fatto entrambe, ognuna a suo modo!
(2) L’idea mi è venuta leggendo la poesia “Ritorno a casa” di Pingui79.

(2) L’idea mi è venuta leggendo la poesia “Ritorno a casa” di Pingui79.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 15:26
 
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view post Posted on 20/9/2013, 09:22
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n. 25

Titolo: I colori dell'autunno
Autore: ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: Romantico
Personaggi: Severus Piton
Pairing: Sevierus / Hermione
Epoca: Post II guerra, Epilogo alternativo
Avvertimenti: AU
Riassunto:

Per anni sei rimasto aggrappato ai prati verdi di Lily. Hai pensato che non esistesse colore più bello ed intenso. Quando la primavera faceva fiorire Hogwarts per te era un’agonia perenne, il verde del parco era così simile ai suoi occhi per ti sentivi osservato da lei ogni volta che uscivi.

Parole: 1.109

I colori dell'autunno

Ti sei svegliato nervoso questa mattina. Anzi a dire il vero non hai dormito molto, ma sei abituato alle notti insonni.
Hai passato una vita a non dormire, braccato da incubi di sangue spaventosi e malevoli sguardi dal colore dei prati in primavera.
Hai passato intere nottate sveglio a pensare a tutti quelli che non sei stato in grado di salvare.
Hai passato notti chino su tomi impolverati cercando soluzioni inesistenti per chetare l'urlo di dolore della tua anima. Per convincerti che avevi fatto tutto quello che era in tuo potere.
Ma questa notte é stato diverso.
Ti sei rigirato nel letto alla ricerca di qualcosa che non sarebbe mai arrivato.
Quando sei sceso dal letto, il sole stava appena sorgendo, ma, ormai, il sonno era andato del tutto e ti sembrava stupido perdere altro tempo a rigirati in un letto per metà freddo.
Ti sei messo a leggere, o, almeno, ci hai provato. Sbuffando hai riletto la stessa pagina almeno tre volte senza capirne il senso, nonostante tu avessi già letto quello stesso libro almeno un paio di volte.
Dopo un paio di ore del tutto infruttuose ti sei preparato per quel nuovo giorno e il nervosismo ha iniziato a galopparti in petto.
E per te, che non eri nervoso neppure mentre il Signore Oscuro scrutava attentamente la tua mente alla ricerca di una debolezza, sentirti così agitato è più fastidioso di uno studente del settimo anno incapace di preparare la pozione della Pace.
A metà mattina sei uscito dalla tua stanza e tutti gli sguardi che gli studenti ti hanno lanciato, completi di sorrisetto ammiccante, ti hanno indispettito più di qualunque altra cosa. Così sei arrivato nel parco del castello nervoso e arrabbiato, già di prima mattina. Questa giornata si preannunciava più lunga del previsto.
Non lasci trasparire le tue emozioni, non lo fai mai e sai benissimo che non serve. Le poche persone che ti circondano ti conoscono meglio di quanto vuoi ammettere, sanno interpretare i tuoi gesti e i tuoi impercettibili cambi di espressione.
La cosa non ti piace, ma, negli anni, hai imparato ad accettarlo.
Non hai salutato nessuno di quelli che hai incrociato; tutti che si sono rivolti a te con finti sorrisi e battute idiote sulle scelte importanti che un uomo si ritrova a compiere. Non hai detto nulla, ti sei limitato a stare in piedi fissando tutti, cercando di non mostrare il tumulto di emozioni che si stavano infrangendo sul tuo cuore come un'onda si infrange sugli scogli.
Poi arriva lei.
Lei con i colori dell'autunno nello sguardo.
Lei che porta pace, serenità, calma.
Lei che, da sola, ti ha preso per mano, costringendoti ad uscire dal tunnel nero che era la tua anima e che si rifletteva nel tuo sguardo.
Lei che ha saputo accettarti, amarti, sostenerti, accompagnarti in questi ultimi anni dopo la guerra.
Lei che ha sopportato il tuo lungo silenzio obbligato dagli squarci che avevi sul collo.
Lei che ti ha chiamato insopportabile SoTuttoEremita facendoti ridere per la prima volta dopo anni di rancore e odio.
Lei che ora ti tende una mano. Tu la prendi sicuro, sentendo il nodo del nervosismo sciogliersi in un calore che solo lei ha saputo donarti.
Senti qualcuno che ti parla accanto.
Non ci dai peso. Contano solo i suoi occhi.
Per anni sei rimasto aggrappato ai prati verdi di Lily. Hai pensato che non esistesse colore più bello ed intenso. Quando la primavera faceva fiorire Hogwarts per te era un’agonia perenne, il verde del parco era così simile ai suoi occhi per ti sentivi osservato da lei ogni volta che uscivi.
Per questo avevi sempre preferito l’inverno che con la sua morsa gelida e il suo manto candido che ti nascondeva quel verde amato e odiato donandoti mesi di quiete, lasciandoti solo con il dolore della tua anima corrotta.
Poi lei ti ha fatto scoprire la gioia e il calore dei colori dell'autunno.
Ti ha fatto conoscere il rosso della passione. L'arancione del calore che può donare un abbraccio sincero. E l'oro del grano maturo. Lo stesso oro che vedi ora riflesso nei suoi occhi luminosi.
Ti pongono una domanda, ma quella voce è distante, lontana dal mondo autunnale che ti circonda.
Rispondi senza farci caso.
Continui a fissarla stringendole la mano, perso in quel mare ramato che sono i suoi occhi luminosi.
Senti che stai parlando, ma non dai peso alle parole. Non sono importanti.
Solo lei conta in questo momento.
Lei che ti sorrise con gli occhi e con il cuore.
Qualcuno ti chiama. Lo ignori. Nessuno deve disturbarti adesso.
Severus...
La sua voce è caldo miele dorato sulla tua pelle.
Melodiosa come il vento tra le foglie.
Severus...
Solo dalle sue labbra il tuo nome non ti sembra troppo ingombrante e lugubre.
Severus...
E il tuo nome non ti é mai sembrato più bello sussurrato in quel modo, con amore e passione.
- Severus!
Sgrani gli occhi tornando alla realtà che ti circonda e il volto della tua donna appare dietro l'autunno dei suoi occhi.
Ed é bellissima come mai l'avevi vista. E' come vederla la prima volta.
Sorride. Come solo lei potrebbe sorriderti. Come solo a lei dai il permesso di sorriderti.
Ti rendi conto che non siete soli, che attorno a voi ci sono più persone di quelle che avevi visto quando sei arrivato. Le vostre mani sono intrecciate, un nastro dorato le lega strette.
Potrebbe ricordati un giuramento fatto anni addietro. Un nastro di magia nera, un giuramento che ti ha tormentato per mesi, anni. Potrebbe, ma non lo fa.
Non ci sono più promesse di uccidere.
Ci sono solo promesse d’amore.
Un amore che durerà una vita intera.
- Hermione... - sussurri piano, facendoti udire solo da lei.
Lei continua a sorridere, l'oro dei suoi occhi è ancora più luminoso.
- Hai sentito quello che ti ha detto?
- Chi?
Ti eri perso nel suo sguardo. Così immerso nell'autunno dei suoi occhi che ti sei isolato dal resto del mondo.
Il sorriso di Hermione aumenta, rispende come l'oro nel suo sguardo. L’oro del grano e del sole che tramonta.
- Ha appena detto che puoi baciare la sposa. - mormora dolcemente.
Il nastro che lega le vostre mani svanisce lasciandovi liberi.
L'afferri in vita, accarezzando il delicato vestito di pizzo bianco che indossa, ignorando i presenti.
Hermione si aggrappa alle tue spalle e ricambia il bacio senza imbarazzo, con la tua stessa passione come ha sempre fatto e come farà sempre.
Senti un fischio di approvazione in lontananza e sei quasi certo che sia stato George Weasley ad aprire la sua boccaccia.
Te ne occuperai dopo.
Ora vuoi solo assaporare i frutti dell'autunno.
 
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view post Posted on 20/9/2013, 20:06

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Domani mi metto in pari con le recensioni di tutta la settimana.
Nel frattempo, colgo l'occasione per ringraziare Ida nell'essere stata menzionata. Non mi sarei accorta della citazione se non fosse stata espressa. :D
 
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view post Posted on 20/9/2013, 20:33
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CITAZIONE (pingui79 @ 20/9/2013, 21:06) 
Nel frattempo, colgo l'occasione per ringraziare Ida nell'essere stata menzionata. Non mi sarei accorta della citazione se non fosse stata espressa. :D

Bè... senza la tua poesia questa mia storia non sarebbe mai stata ideata... La citazione mi sembrava il minimo! :)

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 15:26
 
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