Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 19/8/2013, 09:22

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Ecco a voi il sorriso di oggi, da parte di Leonora. :)

Autore/data: Alaide – 9 - 13 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Voleva fidarsi, si disse, mentre sulle sue labbra si disegnava un sorriso nervoso, tirato.
Voleva dirgli tutto.
E forse Monsieur Piton sarebbe riuscito a far cessare gli incubi e la paura.
Nota: E’ il seguito di Un barlume
Parole: 1627


Klavierstücke
8. Voci


Parigi, 3-4 aprile 2000



Una voce gentile, quasi cullante.
Un grido.
Qualcuno tossì in lontananza.
Una voce tranquilla, ma d'una tranquillità crudele.
Un tonfo.
La tosse si fece più insistente, il respiro rauco e faticoso.
Heloïse si svegliò di colpo, nella sua mente risuonavano ancora i suoni dei suoi incubi, che furono ben presto sopraffatti dal respiro affannato della sorella.
La ragazza scese rapidamente dal letto e si avvicinò ad Anne. La scosse leggermente, per svegliarla come tante altre volte aveva fatto, quando si trovavano ancora nella vecchia casa a picco sulla falesia. Se si fosse trovata ancora là, sarebbe corsa in cucina e le avrebbe preparato del latte caldo con del miele, perché pareva quietare appena il dolore della sorella, mettere a tacere la tosse, per quanto Heloïse sapesse che questa era solo un'espressione esteriore del male che stava divorando la vita di Anne. L'aveva sentito dire dal Guaritore che aveva curato la mamma.
Ma quella volta Anne non si svegliò.
Provò a chiamarla nuovamente, cercando di ignorare le lacrime che le premevano contro gli occhi ciechi.
Deglutì a vuoto e si avvicinò alla porta.
Non osando lasciare la sorella nemmeno per un istante, Heloïse gridò a gran voce il nome dell'uomo. Voleva credere con tutta se stessa che Monsieur Piton sarebbe riuscito a fermare anche quella crisi.
Avvertì, seppur in maniera vaga, ovattata, una porta aprirsi, dei passi, qualcuno entrare.
«Aiutami a metterla seduta.»
Heloïse sentì il conforto avvolgerla, proteggerla quasi, mentre si affrettava a fare quanto le veniva chiesto.
Monsieur Piton sapeva cosa fare.
Ed anche quella volta sarebbe riuscito a sconfiggere il male che le stava portando via la sorella.
Sentì, mentre teneva un braccio intorno alle fragili spalle di Anne, l'uomo armeggiare con l'ampolla della pozione.
Lentamente il respiro della sorella divenne più regolare ed Heloïse sorrise sollevata e grata.
Severus notò il sorriso della ragazza, bagnato dalle lacrime silenziose.
Notò la gratitudine sul volto pallido di Heloïse.
Notò gli occhi sofferenti della bambina, che lo fissavano fiduciosi, ancora una volta. Eppure sapeva che quella notte Anne aveva rischiato di morire. E temeva che non le rimanesse molto da vivere, forse meno di quello che aveva ipotizzato Damien poco più di un mese prima. Quello che si chiedeva veramente era cosa avrebbe provocato la morte della sorella in Heloïse, se l'avrebbe spezzata del tutto.
«Aspettate, mentre vado a chiamare il Guaritore.»
Heloïse rimase ferma, immobile, al fianco della sorella. Anne non aveva mai avuto una crisi così grave, nemmeno a casa, quando non riceveva cure.
«Heloïse...» mormorò la bambina con voce flebile e stanca.
La ragazza la strinse forte a sé, tentando di confortarla, senza osare parlare, perché temeva di crollare e sapeva che non poteva permetterselo.
Non si accorse del passare del tempo, mentre cullava la sorella, sentendo la paura per la sorte di Anne abbandonarla lentamente, sostituita dalla convinzione che poteva fidarsi di Monsieur Piton, che forse a lui poteva dire tutto.
«Potresti uscire, mentre visito tua sorella, Heloïse?»
La voce del Guaritore la fece sobbalzare leggermente e riportò in lei la paura.
Severus notò il terrore nel volto della ragazza. Gli era chiaro che non si fidava di Damien. E con ogni probabilità nemmeno di lui.
«Sarebbe decisamente meglio se restasse, Damien.»
Heloïse sorrise lievemente. Non sentì il Guaritore obiettare alle parole di Monsieur Piton ed intuì che poteva restare. Fece qualche passo indietro, lasciando andare la sorella, per stringerle la mano, subito dopo. Sentì il loro ospite muoversi e Monsieur de la Roche mettersi al lavoro.
La ragazza sapeva che era sciocco, ma non riusciva a sentirsi tranquilla con il Guaritore. Forse era per la sua voce troppo gentile. E lei sapeva bene quanta crudeltà potesse celarsi dietro ad una voce gentile.
Rabbrividì.
Udì il loro ospite parlare con il Guaritore e riuscì a tranquillizzarsi leggermente. Sentì nuovamente il conforto, quel conforto che la faceva sentire al sicuro e che le fece prendere la decisione di dire ogni cosa a Monsieur Piton, perché voleva provare a fidarsi di qualcuno dopo molti anni.



Severus si levò all'alba, dopo una notte passata pressoché insonne, trascorsa in laboratorio. Aveva sbagliato ingrediente.
Il male aveva reagito contro le modifiche alla pozione, quando sembrava che fossero sulla strada giusta. Aveva ridotto la dose, riportandola a quella di una settimana prima ed aveva alterato il dosaggio di un altro ingrediente fino a quando non aveva ottenuto un risultato accettabile.
A dire il vero, Anne non avrebbe nemmeno dovuto avere quella reazione, non dopo le prove che erano state fatte con cura maniacale, prima di somministrare la pozione ai pazienti dell'Hôtel-Dieu che avevano accettato di seguire la cura sperimentale. Aveva atteso due giorni, dopo che nessuno di loro aveva avuto reazioni negative, prima di somministrare la pozione alla bambina.
Eppure Anne era stata vicina alla morte.
Con ogni probabilità il suo corpo non tollerava dosi troppo elevate di quel particolare ingrediente e per riportare i suoi valori nella norma, le aveva somministrato la pozione tradizionale priva dell'ingrediente incriminato.
In quel momento stava portando avanti una doppia ricerca. Da un lato avrebbe proseguito dall'ultima modifica per i pazienti dell'ospedale magico, dall'altro avrebbe tentato con tutte le sue forze di adattare la pozione alla bambina.
Non sarebbe mai riuscito a perdonarsi se Anne fosse morta.
«Monsieur.» Heloïse era entrata nel soggiorno quasi di soppiatto. «Perché Anne ha avuto quella crisi?»
«Il suo corpo ha reagito all'ultima modifica.» le disse, sperando quasi che la ragazza gli scagliasse contro tutto il suo odio perché la sorella era quasi morta a causa sua.
«Sembrava stare meglio ieri, fino a quando non mi sono svegliata.» mormorò soltanto la ragazza, sedendosi.
«Non tutte le pozioni hanno gli stessi tempi di reazione.»
«Quella vecchia impiegava molto tempo ad entrare in funzione. Quando mamma stava male ci voleva molto tempo e fu ancora peggio, mentre aspettava Anne.» biascicò la ragazza, deglutendo a vuoto.
Voleva fidarsi, si disse, mentre sulle sue labbra si disegnava un sorriso nervoso, tirato.
Voleva dirgli tutto.
E forse Monsieur Piton sarebbe riuscito a far cessare gli incubi e la paura.
«Quando hanno smesso di dare la pozione a tua madre?» domandò l'uomo, cercando di comprendere perché la donna fosse stata curata e la figlia no.
«Non ha mai smesso....» Severus represse un commento aspro sull'incompetenza di quel Guaritore, non volendo interrompere Heloïse che aveva continuato a parlare. «il vecchio Guaritore aveva detto alla mamma di non avere il bambino, di non far nascere Anne. L'ho sentito chiaramente, anche se ero troppo piccola per capire bene cosa intendesse. Ed anche... anche...» la voce le si ruppe in un singhiozzo terrorizzato.
Le parve di sentire una voce alle sue spalle, una voce crudelmente gentile.
Iniziò a tremare.
Non poteva essere, sapeva che non poteva essere,
Eppure quella voce era ancora là.
Si portò le mani alle orecchie e prese a piangere senza rendersene conto.
«Heloïse.»
Un'altra voce le giunse da lontano, una voce che la fece entrare nel bozzolo caldo del conforto.
«Monsieur... io...» deglutì più volte, per calmarsi, ma il terrore la strangolava. «Monsieur Piton» riuscì ad articolare. «Siamo soli?»
«Soli.» confermò l'uomo.
Severus vide il volto della ragazza rilassarsi visibilmente ed un sorriso tirato farsi strada sulle labbra. Qualcosa di terribile doveva essere accaduto, qualcosa legato ai quei giorni lontani, qualcosa che l'aveva portata lontana da Parigi, dalla stanza. L'uomo aveva sentito montare la preoccupazione, quando l'aveva vista piangere terrorizzata, tenendo le mani sulle orecchie, rannicchiandosi impaurita sulla sedia. Si era alzato in piedi, pronto anche a scuoterla, ma chiamarla era bastato.
«Mamma è morta nel mettere al mondo Anne. Il Guaritore ha detto che se mamma non avesse voluto tenere il bambino, avrebbe potuto vivere qualche tempo in più.» ogni parola pareva quasi uscire a forza dalle labbra di Heloïse. «E allora...» si bloccò, tesa, quasi attendesse che ritornasse quella voce. Sapeva che quella voce non poteva venire. Eppure non poteva smettere di tremare per la paura, nemmeno nell'ombra confortante di Monsieur Piton. «Non posso... non riesco...»
C'era terrore sul volto di Heloïse.
C'era disperazione nel sorriso tremante.
C'era la disperata volontà di potersi fidare in quel sorriso.
C'era la certezza di non riuscire a parlare.
A Severus sembrò una bambina in quel momento, la stessa bambina che aveva sentito parlare quel Guaritore, a causa del quale Anne doveva essere diventata ipersensibile a quell'ingrediente della pozione, che proprio per quel motivo non veniva somministrata alle donne gravide, per evitare che il bambino avesse problemi con pozioni che lo contenevano.
Heloïse sembrava completamente smarrita, tesa, con quel suo sorriso disperato. Si era alzata in piedi e continuava a tremare. E forse non se ne rendeva nemmeno conto.
«Hai già detto molto e non è mia intenzione obbligarti a parlare.»
«Ma io volevo parlare, Monsieur, dirle tutto quello che è accaduto, ma non riesco... non riesco...»
Le lacrime scorrevano copiose lungo le gote pallide di Heloïse ed un sorriso colmo di sconfitta, di disperazione e della volontà di fidarsi dell'uomo le tirava le labbra.
La ragazza si mosse leggermente, in preda al panico, alla paura.
Avrebbe voluto potersi confidare.
Ma ancora di più, voleva sentire conforto, sentirsi al sicuro, protetta.
Senza darsi tempo di riflettere, si avvicinò all'uomo, al punto dove aveva sentito la sua voce, e lo abbracciò, come non aveva mai abbracciato il suo stesso padre.
Severus rimase a lungo immobile. Sentiva le lacrime di Heloïse bagnare il tessuto nero e sentì la fiducia della ragazza.
Con lentezza la circondò con le braccia, come un padre avrebbe fatto con una figlia desiderosa di conforto.
E forse Heloïse gli era in qualche modo figlia, la figlia che non avrebbe mai potuto avere.
E sulle labbra della ragazza si disegnò un sorriso fiducioso, tranquillo quasi.
Il sorriso di una figlia che ha trovato il conforto paterno a lungo desiderato.
 
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view post Posted on 19/8/2013, 15:05
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Voci di Alaide

E' un brano commovente ed emozionante. La tua bravura è stata ricompensata dalle mie lacrime. Affetto e protezione sono presenti lungo tutto il capitolo, ma l'ansia della malattia incurabile di una persona cara mi hanno commosso tanto, la solitudine, credimi, in quei momenti è disperazione pura,. Ho lasciato scorrere le lacrime di Heloise anche dai miei occhi, perchè - a volte - la fantasia è più vera della realtà. Scusa, ma più di così non posso commentare, fa parte della mia vita molto di quello che hai scritto.
Brava. Veramente brava.
 
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view post Posted on 19/8/2013, 17:31

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CITAZIONE (kijoka @ 18/8/2013, 22:56) 
Una stella nel cielo

Sono splendide le emozioni che emergono prepotentemente da questo scritto.
Splendide e delicatissime, anche se traspaiono talmente vivide che si possono toccare con mano. E' una storia fresca e dolcissima, così come le sensazioni che prova Severus.
Una vera ventata di serenità, una mirabile boccata d'aria fresca... talmente bella che l'incubo iniziale passa subito in secondo piano.
Sentire per voce dello stesso Severus che si sente meglio fa respirare di sollievo e fa sorridere di tenerezza.
Lei dorme, lo sente ugualmente?
Non so, ma lui comunque sente lei ed è incredibile la riconoscenza ch'egli sente di provare, senza rimorso alcuno, senza rimpianti.
Come se il passato fosse definitivamente tale ed ora ci fosse solamente spazio per un dolce futuro.
 
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view post Posted on 19/8/2013, 23:24
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Voci

Mi ero persa gli arretrati, causa assenza per vacanze, ma li ho già recuperati tutti fino a quest'ultimo commovente tassello di una storia che mi sta appassionando molto.
Sei riuscita a farmi affezionare a queste due orfane indifese, per le quali è impossibile non provare compassione e partecipazione, come non avrei mai creduto, a suscitarmi ogni volta grande trepidazione per la sorte della piccola Anne ma, soprattutto, a rendere la figura di Severus in modo straordinario, in un crescendo di emozioni legate al confronto tra lui ed Heloise, ancora restia a fidarsi di qualcuno fino a questo momento squisitamente toccante, in cui finalmente le sue difese si abbassano.
E confesso di averlo aspettato con ansia e di aver fatto il tifo per questo istante cruciale, che hai saputo rendere alla grande! La forza morale di Severus, la sua incredibile capacità di essere presente nel momento del bisogno e il suo meraviglioso istinto protettivo sono tutti racchiusi nelle ultime righe, così belli e tangibili da permettere finalmente ad Heloise (e non solo a lei, ma anche al lettore ;) ) di sentirli concretamente attraverso il proprio cuore.
Splendido e grandioso questo tuo perfetto Severus, Leonora, davvero tanti complimenti ancora e grazie per le emozioni che mi stai regalando!
 
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view post Posted on 20/8/2013, 07:33
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Per cominciare bene la giornata lascio il mio contributo dedicato a Severus.
Sorridi e sii felice, Severus. :lovelove: :lovelove:
Della serie “Severus e Hermione. La mia coppia perfetta”


Autore/data: chiara53 – agosto 2013
Beta-reader: pingui79
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: generale, romantico.
Personaggi: Severus Piton, Minerva McGranitt, Harry Potter.
Pairing: Severus, Hermione.
Epoca: Post settimo anno.
Avvertimenti: AU
Riassunto: Severus, quella notte, di sicuro, l’aveva trascorsa tutta intera sveglio.
Parole/pagine: 2589/5





Viva lo sposo





La luna stava tramontando sul castello di Hogwarts, la Foresta Proibita si stava svegliando e risuonava del cinguettio degli uccelli; il prato, bagnato dalla rugiada notturna, profumava del fresco dell’erba. A quell’ora il cielo ad est era del particolare blu limpido e chiaro che vira quasi verso l’azzurro.
In quell’accenno d’alba non c’erano nuvole, né vento: il tempo meteorologico si sarebbe potuto definire praticamente perfetto.
Sul prato, in direzione del Lago Nero, si levava una grande tenda bianca. Alcuni maghi avevano sistemato i picchetti che la sorreggevano e si erano affannati per montarla durante tutta la giornata precedente. Al riparo della tenda si potevano scorgere, ancora accatastati, sedie da sistemare e tavoli da apparecchiare: gli elfi avrebbero provveduto al più presto.
Tutto sarebbe stato impeccabile, tutto doveva essere pronto molto prima del risveglio del castello. Si sarebbe svolto un matrimonio.
Quel matrimonio.
Anzi, quel particolare e atteso matrimonio.
Da una finestra a bocca di lupo, che corrispondeva alla zona dei sotterranei, là dove viveva e dimorava Severus Piton – solo per quella notte ancora – la luce era accesa.
Il mago non era mai stato tipo da dormire fino a tardi, ma quella notte, di sicuro, l’aveva trascorsa tutta intera sveglio.
Il Maestro di Pozioni aveva passeggiato nervosamente per la stanza, poi, vista l’ora, aveva tentato di rimettersi disteso sul comodo letto a baldacchino, dove dormiva da anni e dove, al momento, non avrebbe trovato il benché minimo riposo.
Dal giorno seguente le sue stanze sarebbero state al piano superiore ed erano già pronte e completamente arredate, con gusto e con un pizzico di austerità.
Legno scuro per il suo studio.
Librerie di stile moderno nel soggiorno, un confortevole divano color panna con comodi cuscini, infine, tra tante cose nuove, una vecchia poltrona verde.
Era la sua poltrona preferita, quella su cui si era riposato dopo le chiamate dell’Oscuro che avevano lasciato quasi sempre su di lui dolorosi strascichi.
Lì aveva trascorso lunghi momenti di amare riflessioni su di se, ma anche momenti sereni di tranquilla lettura.
Lì, a volte, lo aveva colto il sonno quando gli sembrava impossibile addormentarsi: quella sua poltrona consunta aveva saputo compiere il miracolo.
Era stata posta accanto al fuoco e troneggiava accanto al tavolino basso collocato in posizione comoda per appoggiarvi un bicchiere o dei libri.
Per farla breve, c’era un motivo per quel trasloco: Severus stava per sposarsi.
Il giorno ventidue del mese di giugno il Potion Master ex Mangiamorte, ex spia, ex qualunque cosa vi venga in mente - ora eroe e insegnante a tempo pieno – e la Medimaga ex studentessa modello, ex sotutto, ex parte del fantasmagorico trio stavano per convolare a nozze.
Severus aveva avuto tutta la maledetta notte per rigirarsi in quello stramaledetto letto, pensando un milione di volte a come fosse possibile che tutto quello stesse succedendo a lui.
Eppure, con infinito trasporto aveva donato l’anello ad Hermione (la sua Hermione) e di comune accordo avevano fissato la data. Aveva anche ottenuto che la cerimonia fosse intima, con pochi invitati scelti. C’erano voluti un notevole sforzo di pazienza e un’innumerevole quantità di discussioni defatiganti con la promessa sposa, che, per disperazione lo aveva accontentato il più delle volte, ma tutto questo non era sufficiente, ancora...
L’insicurezza cronica e l’idea di dover abbassare maschere e difese davanti a tutti per l’occasione, lo avevano spiazzato e disorientato, soprattutto negli ultimi giorni.
Nonostante tutto, e più spesso di quanto avrebbe ammesso, aveva provato una gran voglia di ridere di se stesso e di tutto quello che gli stava succedendo.
Ridere?
Una cosa che mai aveva fatto per anni e che ormai invece gli veniva spontanea, aveva tentato senza successo di nasconderlo, ma almeno un sorriso al giorno gli scappava e non poteva più farci niente. Gli succedeva di vedere il lato comico delle situazioni, soprattutto di quelle che lo riguardavano da vicino. Lo divertiva sinceramente lo sguardo terrorizzato dei ragazzini quando lasciava sventolare il mantello per i corridoi camminando con passo rapido e nervoso di proposito; sorrideva per i borbottii di Gazza, che rimpiangeva teatralmente catene e punizioni corporali per gli studenti fastidiosi, e, persino, trovava divertenti le tintinnanti collane della Cooman, che ultimamente lo guardava come se fosse un condannato sul punto di andare al patibolo. Chissà quali devastanti disgrazie aveva previsto per il matrimonio imminente.


Per fortuna ti manca poco, ormai.
Stai per sposarti.
Qui, ad Hogwarts e con la persona che avresti ritenuto più improbabile.
Testarda, saccente, pignola e donna, la tua donna, ma anche intelligente, brillante, comprensiva, innamorata, però… totalmente Grifondoro.
Ti distendi sul letto e hai voglia solo di non pensare.
Fra poco affronterai te stesso e la tua paura degli altri e del loro giudizio, per non parlare della confusione e della festa che seguirà.
Ce la farai, ce la puoi fare e, per lei, sì, ne sarà valsa la pena.


Avrebbe voluto farlo tacere, ma quel suo io impiccione non voleva lasciarlo stare e continuava a parlargli.

Ammettilo Severus: hai paura. Una fottuta autentica paura, di quelle che ti fanno balbettare e rimanere in imbarazzo, di quelle che provavi da ragazzino.
Ma come ti sei ridotto - pensò - Il vecchio spietato Mangiamorte che sposa la candida ragazzina.
Sai quante risate si faranno gli invitati, lei e tu: la bella e la bestia.


- Basta! - Disse a quel punto ad alta voce, interrompendo quell’antipatico colloquio interiore con il suo io.
Si rigirò nel letto ancora una volta ed anche il cuscino gli sembrò di pietra.
Basta!
Cercò di chiudere gli occhi, ma non ci fu niente da fare. Non sarebbe mai riuscito a dormire.
Il tempo, quando deve, non si decide mai a trascorrere.
Come Merlino volle, venne il momento di mettersi sotto la doccia ed iniziare a prepararsi.
L’abito per la cerimonia era nero, di seta e molto simile a quelli che abitualmente portava, ma Minerva lo aveva aiutato a scegliere una stoffa diversa e più elegante. La giacca aveva risvolti di raso e Madama McClan, che lo aveva cucito su misura, era stata indecentemente soddisfatta del risultato, tanto che Severus, mentre se andava, aveva chiuso la porta del negozio con malagrazia per arginare i gridolini e gli auguri di numerosa prole che quella strega aveva lanciato al suo indirizzo.
Ora il completo faceva bella mostra di se appeso alla gruccia fuori dall’armadio. Mettersi l’abito equivaleva ad ammettere che il momento era venuto. E non poteva non riconoscere di essere felice, ma un grumo freddo continuava a giacere nello stomaco, ben nascosto, ma presente: non sarebbe riuscito a bere neanche un bicchiere d’acqua, tanto la gola era stretta dall’ansia. Gocciolante e appena uscito dalla doccia cercò la bacchetta per lanciare su di sé un incanto asciugante, ma la paura non scivolò via con l’acqua e rimase comunque in agguato.
Il pensiero corse ad Hermione.
Che cosa gli avrebbe detto, come lo avrebbe guardato? Lei – ne era sicuro – sarebbe stata sfolgorante, tutte le spose lo erano, e per lui, Hermione era molto più che bella. Era la ragione per cui era riuscito a dare un senso alla vita, era colei che lo aveva accettato così com’era, pur conoscendone i difetti, le colpe e amando tutto di lui.
Hermione: vita, luce e speranza.
La forza di un pensiero lo colpì e si sentì come se fosse stato colpito anche fisicamente.
Dalla morte di Albus non aveva più creduto alla speranza.
Cosa c'era da sperare? Che il mondo si trasformasse all'improvviso in un giardino e tutto il male sparisse? A sua esperienza ogni cosa buona che gli era capitata era stata sempre controbilanciata da una cattiva.
Sperare significava essere ingenui, si era detto un tempo.
Invece, poi, era arrivata Hermione che lo aveva amato per come era, anzi, sosteneva di amarlo proprio e soltanto perché era così.
Lei gli aveva confessato di amare anche le sue solitudini, quelle che, nel tempo passato, lo avevano indurito e rinchiuso in una vita senza amici.
Lei, paziente e testarda, aveva smontato pezzo per pezzo la torre d’avorio che lui aveva costruito per nascondersi dagli altri e alla fine – ma solo di fronte a lei, ben inteso - il mago aveva gettato via la maschera da bastardo che per tanto tempo era stato costretto a mettere.
E se l’avesse delusa? Se ancora una volta qualcuno l’avesse visto per quello che si sentiva di essere? Se una volta abbigliato da sposo Hermione si fosse resa improvvisamente conto che lui era rimasto l’asociale strambo, il tormentato, brutto Serpeverde?
Si sedette sul letto e prese la testa tra le mani.
Oddio ma che cosa sto pensando?
Si guardò nello specchio e vide il volto spigoloso, i capelli neri che scendevano soffici ai lati del viso e quel naso troppo pronunciato che tutti avevano preso in giro almeno una volta. No, la sua immagine non lo rassicurava per niente.
In quel momento bussarono alla porta. Preso da altri pensieri, l’aprì distrattamente con un cenno della bacchetta.
Comparve al centro della stanza Minerva, abbigliata in modo elegante e senza neanche un capello fuori posto.
Severus notò uno strano sorriso compiaciuto sul viso della strega, seguito da uno sguardo furbetto e quasi sbarazzino.
- Severus, Hermione potrebbe ingolosirsi, riserva a lei le tue grazie e vestiti! Si sta facendo tardi, io ti aspetto qui fuori. – Disse l’anziana maga, nascondendo un altro malizioso sorriso, mentre riprendeva a fatica un atteggiamento austero e composto. Quando la donna uscì, richiudendosi la porta alle spalle Severus, che era rimasto basito, ancora accanto allo specchio, la sentì continuare a ridacchiare.
Ma che cosa c’era da ridere? Poi si guardò e si rese conto di avere aperto la porta con soltanto un piccolo asciugamano avvolto intorno ai fianchi: quell’inutile telo lasciava intravedere un po’ troppo.
Si sentì morire.
Maledizione! Ci mancava solo questo per farmi sentire peggio.
In breve si abbigliò e si preparò ad uscire incontro al suo destino, qualunque fosse.
In fondo - si disse - non sono mai stato un codardo e non comincerò proprio ora.
Prima di lasciare la stanza, aprì un cassetto nascosto della scrivania, prese una busta e se la mise in tasca. In quella busta c’era una parte del passato: una foto e un pezzo strappato di una vecchia lettera. Per tanto tempo quei due pezzi di carta erano stati la sua unica consolazione, l’unica cosa a cui aggrapparsi nel buio della vita che era stato costretto a condurre. Era ora di restituirli al legittimo proprietario e non ci sarebbe stata più un’occasione migliore.
Fuori della porta lo attendeva Minerva. Rimase per un momento interdetta e piacevolmente stupita: Severus era elegante e bello, vestito nell’abito semplice che aveva scelto.
Colse lo sguardo dell’uomo che cercava il suo, era uno sguardo velato di ansia ed insicurezza che tanto le rammentò un ragazzino magro conosciuto tanti anni prima. Fu in quell’attimo che fin nell’intimo si sentì una madre orgogliosa nel giorno del matrimonio del suo unico figlio.
Si avvicinò a Severus e, accarezzandolo appena, gli porse un piccolo oggetto guarnito da una pietra verde.
- Questa spilla è un Luckenbooth* , è l’augurio per un matrimonio felice. La leggenda vuole che protegga la coppia da ogni male e favorisca l’amore. E’ un gioiello antico, Severus, era dei miei antenati. Mi piacerebbe che l’accettassi e la considerassi il mio personale regalo di nozze. – Disse, sorridendo commossa, mentre, con attenzione, gli appuntava la spilla sulla nera sciarpa di seta annodata elegantemente al collo.
Lui la lasciò fare, leggermente emozionato per il significato nascosto nel dono e nel gesto. La guardò compiere quell’azione che somigliava ad una carezza fatta con affetto, felice di averla come testimone di nozze, lei, l’unica che avesse mai potuto considerare una madre in tutti quegli anni di solitudine trascorsi ad Hogwarts.
- Grazie, è molto bella, ma soprattutto è un tuo dono: questo lo rende infinitamente prezioso per me. Ho bisogno di te, Minerva, in questo momento. – Le sussurrò, poi la guardò ancora negli occhi e le strinse la mano. – Ho paura. – Aggiunse, ammettendo per la prima volta una sua debolezza. Lui, sempre freddo e riservato, si stava lasciando andare all’umana fragilità.
- E di cosa, figliolo? Di cosa vuoi aver paura proprio tu che… - e fu in quell’attimo che una parola le risuonò nella memoria e nei ricordi: codardo.
Maledetta parola sfuggita e mai più dimenticata. Ma fu un battito di ciglia e Minerva scosse il capo come per scacciare un pensiero sgradito, poi riprese.
- Non è giorno di timori questo, - o di tristi ricordi - ma di gioia per te che l’hai meritata tanto. Levati dalla testa qualsiasi dubbio, tutte le tue stupide insicurezze, e andiamo.
Gli occhi dell’anziana maga scintillarono per le lacrime trattenute, poi sorrisero e a Severus sembrò di rivedere lo sguardo di Silente ammiccante e allegro. Forse anche lui in quel giorno gli sarebbe stato vicino, non visto, evanescente, ma amata presenza nel cuore.
Il mago toccò la spilla appuntata con tanto affetto e pensò che quell’oggetto, donatogli con amore materno lo avrebbe protetto e difeso anche da se stesso.
Offrì il braccio a Minerva e sospirò, mentre uscivano entrambi alla luce del sole.
Applausi si levarono ad accoglierlo.
Vide tutti i colleghi con cui per anni aveva insegnato e vissuto: erano lì per festeggiarlo ed applaudirlo. Vide Hagrid che gli sorrideva vestito di un abito improbabile, e, per la prima volta nella sua vita, Severus lasciò che l’affettuosa presenza di tante persone gli scaldasse il cuore.
Tra quelli che lo attendevano sul prato scorse Harry Potter, ovviamente il testimone della sposa. Il giovane gli si avvicinò e gli fece l’occhiolino, mentre gli appuntava al bavero una piccola rosa bianca, si azzardò persino a dargli una pacca affettuosa sul braccio dicendo:
- Hermione si raccomanda di non toglierla, altrimenti mi ha suggerito di dirle che avrà di che pentirsene! - Ammiccò e rise. Era sinceramente felice per quell’uomo a cui doveva così tanto!
Severus prese la busta dalla tasca e la porse ad Harry, che esitava.
- Vorrei che riavessi il contenuto di questa busta – disse sottovoce – qui ci sono due cose che ti appartengono.
Gli occhi verdi si immersero in quelli neri e scintillanti di Severus, memoria di un altro momento e di un’altra vita, ma questa volta non ci furono morte, ricordi e lacrime. Severus sorrise ad Harry come non aveva mai fatto.
- Professore, le ha conservate per tutti questi anni. – Esclamò il giovane, quasi stupito guardando il contenuto della busta. Si fece più vicino a Severus e l’emozione spontanea fu impossibile da trattenere.
- Auguri professore! Sia felice! O guai a lei! – Gli sussurrò all’orecchio, abbracciandolo stretto. Fu un abbraccio rapido, amichevole e indimenticabile: come poteva esserlo tra Potter e Piton, tra chi aveva avuto tanto, senza saperlo e senza capirlo, e chi tanto aveva dato senza chiedere nulla in cambio.
Minerva aveva ragione cosa c’era da aver paura? Questo sarà il mio giorno! Pensò Severus un po’ scosso dalle emozioni a cui non era abituato.
Sorrise commosso e felice ringraziando e rendendosi conto che per lui, il domani era adesso, proprio adesso e qui.
Ma sì - pensò tra sé - hanno ragione loro: viva lo sposo!



* Per chi è curioso e vuol vedere come è fatto questo tipo di spilla metto il link.
qui

Edited by chiara53 - 15/9/2013, 18:31
 
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view post Posted on 20/8/2013, 19:50

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CITAZIONE (pingui79 @ 19/8/2013, 10:22) 


Klavierstücke
8. Voci


Quanta tenerezza in questa storia!
Commovente fino alle lacrime.

Impossibile non desiderare di abbracciare Heloise, impossibile rimanere insensibili alle sue lacrime.
Severus è sempre più gigante in queste storie, eppure il bello è che egli giganteggia senza togliere alcuno spazio alle due giovani protagoniste, in un perfetto equilibrio che mi lascia costantemente meravigliata.

Ottime le spiegazioni che riesci a dare circa gli ingredienti ed il dosaggio delle pozioni, ottime perchè perfettamente verosimili e realistiche ed inserite in modo mirabile nell'ambiente magico.
Bravissima.
 
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view post Posted on 21/8/2013, 09:08

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CITAZIONE (chiara53 @ 20/8/2013, 08:33) 

Viva lo sposo


Insicurezza canaglia, che blocca ogni cosa, ogni decisione e spesso anche ogni pensiero.
Questo Severus è umanissimo nelle proprie piccole paure che lo tormentano e non lo lasciano dormire. Uomo adulto, spia, ex Mangiamorte, mago più che in gamba... ma contro l'insicurezza che, come bagaglio pesante, egli si porta fin da bambino c'è poco da fare.
Per questo l'arrivo di una Minerva più materna che mai - quanto amo quella donna e come sai renderla! - è un vero e proprio toccasana, una spinta a non temere più, perchè il peggio è già abbondantemente passato e lasciato in un'altra vita.
Un pizzico di Potter in questa storia ci stava proprio, giusto per stemperare la tensione e per far chiudere definitivamente una porta verso il passato.
Per Severus adesso c'è un meritato felice futuro. :wub:

Complimenti.
E viva lo sposo. :)
 
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view post Posted on 21/8/2013, 09:30

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Posto per Leonora il suo sorriso n. 33. :)

Autore/data: Alaide – 23 - 28 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Si rese conto di desiderare vedere in quelle righe il suo sorriso affettuoso, quel sorriso che si era negato per tanto tempo.
Il sorriso di una figlia al proprio padre.
Nota: il capitolo segue il modello epistolare di Corrispondenza estiva. Mancano però molte delle lettere tra Severus e Judith.
La storia è il continuo di Paura
Parole: 787

Sinfonie
9. Sinfonia in re maggiore op 2, n°3
Primo movimento. Consapevolezza



23 ottobre 2000
Caro Severus,
ho parlato con Melusine, dopo aver ricevuto la tua ultima lettera. C'è un momento come quello che descrivi tu.
Quando canto nel coro dell'orfanotrofio, non ho paura e non mi importa di essere lontana dalla porta.
Ecco, mi sento al sicuro, anche se non così tanto come quando penso a te, a quella volta quando è venuta mancare la luce all'ospedale.
Ti voglio bene,
Judith

Non c'era un sorriso affettuoso in quella lettera, ma unicamente preoccupazione ed insicurezza. Il direttore dell'orfanotrofio doveva essere un imbecille per non capire il disagio che la sua decisione poteva creare in una bambina come Judith.
Per un breve istante si chiese se non avesse commesso un errore irreparabile, quando aveva deciso di denunciarsi.
Ma fu un pensiero che Severus scacciò rapidamente dalla mente.
Un assassino meritava unicamente la prigione.
Eppure, per quanto credesse fermamente nella necessità di quella punizione, non riusciva ad evitarsi di pensare di aver abbandonato la bambina, della quale meritava sempre meno il sorriso, anche quello preoccupato e teso di quella lettera.
L'aveva lasciata sola.
E alla fine avrebbe meritato giustamente il suo odio.
Tra qualche tempo.
Ma era quello un pensiero che non diminuiva ciò che sapeva di dover fare, ciò che voleva fare. In un modo o nell'altro, con i mezzi di cui disponeva in quel momento, avrebbe aiutato Judith.



Lione, 5 novembre 2000
Judith,
la prima volta che ti ritroverai a cantare in coro, concentrati sulle sensazioni che provi in quel momento. Se lo ritieni necessario, parlane con la signorina Fairchild.
Quando avrai ben chiaro questo, pensa a queste sensazioni prima di andare a letto. Non pensare a nient'altro, ma unicamente a quello.
Poi fai la stessa cosa a scuola.

La bambina rilesse più volte la lettera, cercando di comprendere al meglio quello che le consigliava.
L'unica cosa che riusciva a capire era che era una cosa difficile.
Comunque fosse, un sorriso le si disegnò sulle labbra, un sorriso affettuoso, colmo della certezza che quelle indicazioni sarebbero state utilissime.
Avrebbe fatto leggere la lettera a Melusine. Per il momento avrebbe continuato a comportarsi come nei giorni precedenti.
Avrebbe portato con sé una lettera di Severus, nascosta nel suo astuccio, in modo da avere meno paura.
Poi, nei giorni a seguire, avrebbe seguito i consigli dell'uomo e avrebbe fatto di tutto perché lui fosse orgoglioso dei suoi progressi.



12 gennaio 2001
Caro Severus,
ormai prima di andare a letto è diventato facilissimo fare quello che mi hai chiesto. Quando sono a a scuola è però decisamente più difficile. All'inizio riesco, ma poi la paura torna. Allora provo a pensarci di nuovo, al coro e alla sicurezza che ho sempre provato con te, ma non riesce quasi mai.
Gli altri bambini mi guardano sempre strano, anche se forse un po' meno di prima.
Quello che non riesco a fare è parlare con loro.
Però credo che le cose siano migliori rispetto a prima. Durante le prime ore, per lo meno.
Ho trovato anche un modo per tranquillizzarmi, quando la paura diventa troppa.
Sogno di vederti entrare nella classe perché sei venuto a portarmi via, al sicuro.
Per sempre.
Ti voglio tanto bene,
Judith

Severus si sentì quasi travolgere dall'affetto della bambina e, per un istante, contemplò l'immagine che Judith evocava per calmarsi.
Un'immagine che si disintegrò contro la realtà. Egli non avrebbe più visto la bambina.
Ne avrebbe letto, per qualche tempo ancora, le lettere, poi la verità avrebbe distrutto quel sorriso affettuoso e fiducioso.
Ed allora, la solitudine estrema avrebbe fatto a brandelli la sua anima, sommersa dalle sue colpe imperdonabili.
Tutto sarebbe stato distrutto, per lasciare spazio unicamente all'espiazione, al senso si colpa, all'impossibilità di trovare il perdono.
Ogni minimo barlume sarebbe stato annientato.
Com'era giusto che fosse.
Ma come non era più certo di volere che fosse.
Come non era più certo che gli fosse necessario l'odio della bambina ed il disprezzo della signorina Fairchild.
Si rese conto, in quel momento, di aver sempre atteso con muta trepidazione, una trepidazione che aveva sapientemente celato a se stesso le lettere di Judith.
Si rese conto di desiderare vedere in quelle righe il suo sorriso affettuoso, quel sorriso che si era negato per tanto tempo.
Il sorriso di una figlia al proprio padre.
Tentò di provare disgusto a quel pensiero. Egli non era il padre di Judith.
Eppure avrebbe voluto esserlo.
Sentì la bile montargli in gola.
Un sorriso tirato, colmo di amarezza, per ciò che egli stesso aveva distrutto ed avrebbe distrutto, gli comparve sulle labbra.
Non meritava quell'affetto.
Ma non poteva evitarsi di desiderarlo e di desiderare la luce che portava nella sua vita desolata.
E non poteva evitare di provare quell'affetto.
L'affetto di un padre per la figlia.
 
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view post Posted on 21/8/2013, 12:50

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Avviso ai naviganti: venerdì, sabato e martedì si prospetta calma piatta.
Forza, tuffatevi e regalate un bel sorriso al Severus!







Prenotazioni per la 33a settimana di Sorrisi per Severus:

Giovedì 22: Ida (33)
Venerdì 23: ???
Sabato 24: ???

Domenica 25: Monica (32)
Lunedì 26: Leonora
Martedì 27: ???

Riponete il Dolorimetro e sfoderate un bel sorriso!

 
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Io sono sempre disponibile come supporto dell'ultimo momento, ovvio, ma lascio volentieri campo libero per chi vuole... tuffarsi nell'imprensa di far sorridere Severus.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:35
 
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Viva lo Sposo



Adorabile, tenero, un po' impacciato e tanto umano questo Severus, bellissimo ed elegante nel suo completo da sposo: ma quanto mi piace! E come mi ha reso felice vederlo diretto verso l'altare, accompagnato da una Minerva spettacolare (strepitosa la scena della sua entrata in scena, in camera di un Severus impanicato e praticamente nudo :lol: ) tanto materna e protettiva.
La descrizione perfetta del contesto in cui si svolgerà il giorno più bello della vita del Potion Master, poi, fa il resto: è solo tutto da leggere e godere fino all'ultima riga questo splendido episodio finalmente felice ma anche un pizzico commovente come, ad esempio, nel momento in cui Severus e Harry condividono ancora una briciola del passato che li accomuna, attraverso quei due pezzetti di carta tanto importanti per entrambi.
Nel brano è presente il tuo grande cuore, Chiara, che a sua volta racchiude la straordinaria voglia di donare a Severus una felicità ancora più speciale di quanto già meriterebbe, e per questo non ti si può che dedicare un grosso applauso :applauso:
 
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view post Posted on 21/8/2013, 16:46
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Kià e Ele, non so come ringraziarvi.
Kià che mi beta con pazienza e in più commenta. Ele che sa toccarmi il cuore.
Sono contenta dell'umanità che avete entrambe rilevato in Severus che non perde niente del grande mago con una vita terribile alle spalle, ma vive anche la quotidianità.
Harry mi riesce difficile da gestire, tuttavia con Severus tutto diventa più facile...
Minerva è la mia preferita, la amo troppo.
Grazie ad entrambe sono commossa.

p.s. Grazie Kià per la segnalazione ora il link funziona. :D
 
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view post Posted on 21/8/2013, 22:11

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Avviso ai naviganti: sabato e martedì si prospetta calma piatta.
Forza, tuffatevi e regalate un bel sorriso al Severus!







Prenotazioni per la 33a settimana di Sorrisi per Severus:

Giovedì 22: Ida (33)
Venerdì 23: Chiara
Sabato 24: ???
Domenica 25: Monica (32)
Lunedì 26: Leonora
Martedì 27: ???

Riponete il Dolorimetro e sfoderate un bel sorriso!

 
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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Ed eccoci finalmente arrivati alla tanto sospirata "Notte d'amore" di Severus.

N. 33


Titolo: Notte d’amore
Autore/data: Ida59 – 18 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: VM14 (ma mooolto blando)
Genere: introspettivo, romantico, erotico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Una notte d’amore, lunga e intensa, per rendere indimenticabile il sogno che dischiude il futuro. È il seguito di “La casa sulla scogliera”.
Parole/pagine: 1235/3



Notte d’amore




La luna piena di nuovo argentava il cielo, proprio come nella notte in cui Severus aveva rivelato il suo amore alla maga, un mese prima. I candidi raggi inondavano la stanza irradiando una luce di sogno che illuminava i due corpi strettamente congiunti sul letto.
Finalmente Elyn era avvolta tra le sue braccia frementi, la pelle calda e morbida ad accarezzare la sua, ardente di desiderio. Il mago continuava a baciarla e accarezzarla, sempre più intimamente, con le labbra, con le mani, con la sua virile eccitazione, quasi incapace di lasciarsi andare ed amarla fino in fondo. Stava impazzendo di desiderio e voleva continuare a desiderarla, fino ad annegare in quella sconosciuta voluttà di sogno, sprofondando sempre di più in lei, gli occhi neri che scintillavano illuminati dalla luna e dal sorriso che non lasciava mai le sue labbra sottili languidamente dischiuse.
Era la prima volta che faceva l’amore… con amore, con desiderio, con passione, con dolce e ardente bramosia, con devota ed innamorata dedizione. Con la donna che amava, la maga che aveva saputo comprendere ed accettare il suo passato e perdonarlo, la donna che col suo sorriso d’amore lo aveva guarito dentro, liberandolo dalle spire delle sue colpe e rompendo i vincoli del rimorso che gli impediva di vivere.
Erano lontani, ormai sepolti nella nebbia densa e scura della memoria, i ricordi delle poche volte in cui, giovane Mangiamorte, aveva posseduto una donna. O, forse, era più corretto dire che era stato posseduto da lei: bella e spregiudicata nell’esperienza dei suoi quasi dieci anni in più; vestita solo della conoscenza di arcani sortilegi e dei lunghi capelli neri che come serpenti avvolgevano il suo corpo sinuoso; smaniosa e vogliosa solo di approfittare del suo giovane e prestante corpo dal quale esigeva piacere ed elargiva oscuro sapere . Non c’era mai stato amore, solo lo sfogo di un istinto animale, del fisiologico bisogno di un giovane uomo nel pieno delle forze. Di un ragazzo che voleva dimenticare amati occhi verdi e morbidi capelli rossi che erano diventati per sempre di un altro. Di un giovane disperato che aveva cercato di sostituire l’amore con il sapere e il potere.
Niente amore, in quegli amplessi dimenticati, e solo un’inutile e sbiadita imitazione del piacere intenso che ora provava anche solo desiderando Elyn. Sì, il suo corpo l’aveva desiderata per mesi, fin da quando era ancora immobilizzato nel letto del San Mungo, incapace di muoversi e di parlare; l’aveva desiderata ancor prima che la mente si rassegnasse ad accettare l’ineluttabile verità ben conosciuta, invece, dal suo cuore: la Guaritrice, con il suo sorriso colmo d’amore e di perdono, aveva ormai preso il posto che per tanti lunghi anni era stato di Lily. Al posto della sofferenza che l’aveva attanagliato con rimorsi e rimpianti, ora nel cuore del mago c’era solo un’immensa felicità che si rifletteva negli occhi neri e nel suo sorriso.
Per quattro interminabili settimane le loro notti al San Mungo erano state fatte di baci, carezze e desiderio, il suo corpo ancora troppo debole per amarla fino in fondo con la passione che divampava rovente nel suo cuore, ma con tutte le necessarie forze per desiderarla con virile impeto. Aveva a lungo assaporato a fondo il piacere sottile e bruciante del desiderio e della voluttuosa attesa, che mai aveva conosciuto prima, guardandola dolcemente negli occhi e stringendola a sé, proprio come stava facendo in quel momento. Con rispettoso amore aveva imparato a conoscere il corpo della maga nei minimi particolari, millimetro per millimetro, progressivamente, avvinti pelle a pelle durante le tiepide notti di luglio; con carezze e baci delicati, che da casti si facevano ardenti, aveva saputo regalare ad Elyn il piacere che, in fondo, ancora si stava negando.
Per continuare a punirsi? Perché ancora non credeva di meritarlo?
Severus sorrise a se stesso, continuando a muoversi con ardente passione nel corpo di Elyn.
No, non più. Solo per essere perfetto per lei, indimenticabile, in questa notte di sogno in cui aveva scritto a lungo l’amore sulla pelle di Elyn, con le sue carezze, i suoi baci e le salate lacrime del suo eccitato desiderio.
Per lei, solo per lei, per l’amore che la Guaritrice gli aveva donato, nato nell’atroce sofferenza dei suoi primi giorni di ricovero al San Mungo; solo tre mesi prima nel tempo reale, ma una vita intera per il suo cuore, non più imprigionato tra le colpe del passato ed ora finalmente libero di amare. Era stata Elyn che l’aveva sciolto da quelle soffocanti catene; aveva visto tutto il suo tremendo passato, le colpe, i rimorsi, i rimpianti e tutta la sua interminabile sofferenza scorrere nell’abisso senza fondo dei suoi occhi neri sbarrati nell’ avvelenato delirio febbrile indotto dal morso che gli aveva squarciato il collo, mentre il mago voleva solo morire rincorrendo l’oblio di perduti occhi verdi.
La Guaritrice aveva visto, aveva sofferto, aveva compreso e, infine, aveva amato. Lui, il Mangiamorte, l’ignobile assassino, il mago che odiava e disprezzava se stesso, l’uomo che aveva distrutto il proprio futuro rinunciando poi a vivere per espiare imperdonabili colpe.
Ma Elyn quel futuro aveva saputo ricostruirlo: poco per volta, con il suo sorriso dolce e bello; piano piano, con la voce che accarezzava le sillabe severe del suo nome ripetute con amore mentre con dita tremanti gli sfiorava piano le labbra facendolo rabbrividire d’un delicato piacere mai provato; con il suo incredibile perdono, che giorno per giorno leniva la sua povera anima lacerata dalle colpe guarendolo dalle ferite che le sue scelte sbagliate gli avevano procurato, molto più gravi di quella ancora sanguinante infertagli da Nagini.
Così l’amore di Elyn, il suo sorriso e il suo perdono lo avevano richiamato in vita strappando via i legami con il passato, permettendogli finalmente di vivere nel presente e sperare nel futuro. Un futuro felice e pieno d’amore. Sì, anche per lui, Severus Piton, un mago un tempo caduto nell’oscurità, che a fatica ne era uscito e l’aveva combattuta con coraggio, ogni giorno rischiando la vita per espiare le sue colpe alla ricerca di un perdono che credeva irraggiungibile, ma che infine aveva trovato, nei chiari e sorridenti occhi nocciola di Elyn che in quel momento risplendevano nel chiarore lunare, ebbri del piacere che le stava donando con i suoi movimenti, sempre più profondi e intensi.
Il mago, ora, non voleva più pensare: non ci riusciva più; il desiderio s’era fatto impellente, incontrollabile, impossibile da trattenere ancora. Sprofondò un’ultima volta in lei, con impetuosa passione: il riflesso ambrato delle iridi di Elyn gli raccontava le nere fiamme che ardevano nei suoi occhi insieme al sorriso che regnava sulle sue labbra sottili, mai stanche di baciarla.
Con un lancinante spasimo di piacere si riversò in lei, intensi e ripetuti zampilli di godimento che rendevano più intenso quello più volte offerto con devota e instancabile dedizione alla sua donna nella loro prima, interminabile notte d’amore.
Lentamente scese sulle labbra di Elyn a sfiorarle in un sussurro ardente che ancora ripeteva il suo amore, prima di baciarla di nuovo con passione, ancora muovendosi in lei per acuire gli ultimi rivoli di piacere.
Il mare mormorava dolcemente sugli scogli e la luna risplendeva nel cielo, nero velo trapunto di brillanti, mentre Severus stringeva a sé la più bella delle stelle, immensamente felice, un meraviglioso sorriso adagiato sulle labbra socchiuse che ancora le sussurravano il suo amore.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:36
 
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CITAZIONE (pingui79 @ 21/8/2013, 10:30) 
Posto per Leonora il suo sorriso n. 33. :)

Autore/data: Alaide – 23 - 28 giugno 2013

Sinfonie
9. Sinfonia in re maggiore op 2, n°3
Primo movimento. Consapevolezza


Leonora, questa è una storia che mi tocca fin nel profondo, più di quanto tu possa immaginare, lo sai. :wub:

Judith è di una tenerezza indescrivibile, piccola bimba alla disperata ricerca di sicurezza.
Severus è meraviglioso, perchè per la piccola riesce ad uscire dal proprio bozzolo di dolore auto-inflitto. Di più.
Osa pensare a se stesso come ad un padre, anche se l'ombra della colpa sta sempre lì, pronta a ghermirlo, pronta a fargli prospettare un futuro di odio ed espiazione.
E non capisce, non vuole capire, che Judith mai lo odierà come egli pensa.

Piccola Judith, continua a riversare il tuo affetto di bimba su Severus, ne ha ancora tanto bisogno. :wub:
 
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