Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 8/8/2013, 20:05

Pozionista provetto

Group:
Bannati
Posts:
11,223
Location:
Sapphire Planet

Status:


CITAZIONE (Ida59 @ 7/8/2013, 17:52) 

Dimissioni


Viva le ferie!
Mare o montagna?
Magari al lago. :lol:
Quale sarà la mèta delle vacanze dei nostro amato professore? Adesso sono curiosa.

Mi piace l'inizio, in cui spunta un terzo incomodo. Mi ha ricordato un po' Occhi Verdi, ma qui ho la viva sensazione che non si metterà in mezzo tra Severus ed Elyn, cosicchè il nostro professore ha la sua dama tutta per sè: felicità completa e subito, oh, gaudio! :woot:

La scena della vestizione è bellissima: introspezione e gesti s'intrecciano sapientemente ed elegantemente.
Bravissima come sempre.

CITAZIONE (Alaide @ 8/8/2013, 14:36) 

Sinfonie.
7. Sinfonia in do minore op 2, n°2.
Terzo movimento. Preoccupazione


Che gigante questo Severus.
Uno splendido gigante, che si sente orgoglioso per quella piccola bimba, che è disposto a fare gesti incredibili per poterle evitare qualsiasi sofferenza: quelle lettere sono un faro di salvezza sia per lui che per la bimba.
Melusine è meravigliosa nella propria preoccupazione, consapevole che ogni cambiamento potrebbe gettare nuovamente Judith nell'abisso delle proprie comprensibilissime paure.
La piccola non lo sa, ma ha ben due angeli a vegliare su di lei, ognuno a modo suo.

E la promessa finale di Severus ha un nuovo sapore: non più solo dovere, ma sincero attaccamento che egli ancora non vuole ammettere a se stesso.

Leonora, tu le mie speranze le sai, ormai non le dico più. :wub:
 
Web  Top
view post Posted on 9/8/2013, 09:19

Pozionista provetto

Group:
Bannati
Posts:
11,223
Location:
Sapphire Planet

Status:


Ecco a voi il sorriso di ellyson. :)


Titolo: Nuove paure
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: Romantico
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton
Pairing: Hermione / Severus
Epoca: Post 7 libro – epilogo altenativo
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Perché la vita ti riserva sempre delle sorprese.
Parole: 1323

Nuove paure

La Sala Grande era gremita di studenti per l'ultima colazione prima delle vacanze natalizie.
Il Preside sedeva al centro del tavolo dei professori come di consueto. Beveva caffè nero amaro e nel piatto aveva un paio di piccole salsicce toccate appena.
La sedia alla sua destra era vuota.
Vide Minerva entrare nella Sala Grande e passare accanto al tavolo della sua Casa salutando qualche studente in partenza.
La sala era stata già addobbata con gli alberi grandi quasi come Hagrid e ghirlande di agrifoglio; nel pomeriggio Vitius e Pomona avrebbero completato gli addobbi con le fatine e le luci incantate.
Il Natale non era mai stato una delle sue feste preferite. Troppa finta bontà che aleggiava in aria, troppe canzoni zuccherate e troppo cibo.
No, decisamente non era la sua festa preferita.
Ma, da qualche anno, aveva imparato ad apprezzarla nonostante i colori sgargianti, il troppo cibo e le canzoni idiote.
Aveva iniziato ad apprezzare molte più cose da quando era sopravvissuto al morso di Nagini.
Amava la vita, la sua vita.
Lui. Il mago che aveva fatto del sacrificio e della constante rinuncia il suo mantra di sopravvivenza. Lui che era sempre sopravvissuto nell'ombra di una vita gestita da altri. Lui che aveva le mani macchiate di sangue e una cicatrice sull'avambraccio sinistro dove un tempo c'era un teschio che sputava un serpente.
Ora era tutto diverso, aveva in mano le redini della sua esistenza. Non aveva più promesse o giuramenti a cui tenere fede. Viveva alla luce del sole.
Certo molte cose non erano cambiate, apprezzava il suo laboratorio nei sotterranei piuttosto della stanza al terzo piano dove era stato costretto a trasferirsi. Toglieva a punti alle case e tifava per Serpeverde durante le partite di Quidditch. Amava i libri della Sezione Proibita e bere due bicchieri di troppo la notte dell'anniversario della morte di Silente.
A volte si chiudeva in se stesso.
Ma, nonostante tutto, si sentiva un Severus diverso. Era un Severus diverso.
Aveva una vita piena. Felice.
Era innamorato.
E la sua donna era la strega più cocciuta, ma brillante, della terra. E l'ultima persona con la quale si sarebbe visto sposato un giorno.
Tagliò una delle due salsicce e cercò di ingoiarne un pezzetto. Non aveva molta fame a dire il vero. Era preoccupato, da qualche giorno.
Minerva prese posto alla sua sinistra.
- Hermione sta ancora male? - domandò lanciando un'occhiata alla sedia vuota.
Il mago annuì silenziosamente masticando svogliatamente un boccone.
La Vicepreside sospirò e si versò una generosa dose di succo di zucca.
- Non doveva fare da baby sitter quando sia James che Albus avevano l'influenza.
Severus fece una smorfia disgustata al ricordo di quei due mocciosi Potter febbricitanti e gocciolanti da naso e bocca che piagnucolavano nella loro stanza alla ricerca di attenzioni e cure.
Maledì di nuovo Ginevra Potter e la facilità con cui restava incinta anche solo fissandola più del necessario e maledì anche Molly per aver deciso di prendersi una vacanza proprio in quei giorni lasciando il compito di accudire quei due piccoli untori in erba ad Hermione.
Ma ricordava con un sorriso innamorato Hermione che li cullava cantando una dolce ninna nanna. Così dolce e protettiva.
Mangiò in silenzio sperando di vedere sua moglie entrare dalla porta. Le aveva fatto recapitare un vassoio di cibo nella loro stanza e sperò che avesse mangiato qualcosa.
Si costrinse a mangiare almeno un'intera salsiccia, finì il suo caffè e si alzò.
Augurò una buona giornata ai suoi colleghi e uscì dalla Sala Grande.
Voleva controllare che Hermione stesse bene prima di iniziare una frenetica giornata lavorativa. Nonostante le vacanze, il lavoro del Preside non finiva mai.
Prima di salire al terzo piano scese nei sotterranei ed entrò nel suo laboratorio privato.
Si era alzato molto presto quella mattina, Hermione stava ancora dormendo e, per fortuna, sembrava avesse ripreso un po’ di colore in volto.
Entrò nello studio dove, prima di recarsi in Sala Grande, aveva messo a bollire una semplice pozione. La girò un paio di volte con il mestolo in legno e ne constatò la consistenza. Quando fu soddisfatto del risultato ne versò una generosa quantità in un calice e coprì il resto con un coperchio. Gli sarebbe servita ancora.
Non usò le scale per arrivare alla loro camera, afferrò un pugnetto di metropolvere e la lanciò nel camino acceso.
Quando riapparve nella camera da letto subito capì tre cose: Hermione si era alzata, ed era un buon segno; aveva mangiato qualcosa dal vassoio che aveva fatto recapitare, altro buon segno, ma ora stava vomitando in bagno.
Sospirando e mormorando qualcosa che assomigliava ad un piccolo moccioso appoggiò la pozione sul tavolo accanto al vassoio di cibo e si sedette sulla sedia ancora tiepida. Hermione non voleva che entrasse quando stava male, odiava farsi vedere ammalata, la capiva e rispettava. In fondo anche lui era così.
Aspettò per svariati minuti sentendola rimettere tutto quello che aveva mangiato e poi lavarsi.
Quando la vide uscire dal bagno era pallida e tremava leggermente, indossava solo l’intimo. Sussultò quando lo vide seduto.
- Non ti ho sentito entrare. – disse debolmente andando verso l’armadio – Perché sei uscito presto questa mattina?
- Ti ho preparato una pozione.
- Non mi serve. – ribatté prontamente lei aprendo le ante per scegliere i vestiti – Non ho più la febbre e stamattina mi sento meglio. Sono state quelle stupide uova…
Severus sorrise alle sue spalle mentre la fissava chinarsi per prendere un paio di scarpe. Era bella sua moglie con addosso solo quell’intimo delicato.
Era sempre bella, anche quando tornava dal lavoro la sera distrutta e con i capelli più cespugliosi del solito e le occhiaie. Era bella quando dormiva infagottata in un pigiama di lana di due taglie più grande. Era bella quando voleva stuzzicarlo per fare l’amore.
Era bella e basta.
E lo sarebbe stata sempre, anche con le rughe e i capelli bianchi.
- Hermione…
- E’ solo un po’ di influenza, Severus. – continuò lei imperterrita cercando di tranquillizzarlo, indossando un completo babbano blu scuro – Deve fare il suo corso. Non ho bisogno di nessuna pozione. Ti posso garantire che tra qualche giorno non avrò più nulla.
- E’ per le nausee mattutine.
Allargò il sorriso quando la vide bloccarsi, vestita solo a metà. Lei sgranò gli occhi e sollevò lo sguardo.
- Da quanto lo sai?
- Probabilmente da quando lo sai tu. – le rispose alzandosi.
- Mi dispiace. – fece Hermione – Io… io… non sapevo come dirtelo. Non è stato programmato.
La accarezzò il volto e la costrinse a guardarlo negli occhi.
- Neppure tu eri in programma, eppure sei la cosa migliore che mi sia mai capitata.
Hermione sorrise e gli allacciò le braccia al collo. Aveva ancora la camicetta aperta e lui non si lasciò sfuggire l'occasione accarezzandole le pelle morbida.
- Chi sei tu? E dov'é mio marito? Non è da te essere così romantico.
- Sarà colpa del Natale.
La strega si allungò per sfiorargli le labbra con un delicato bacio.
- Ho paura, Severus. – sussurrò sulla sua bocca.
Severus chiuse gli occhi la strinse a sè, avvolto nel suo profumo dolce, stringendo quel corpo che nei prossimi mesi sarebbe cambiato per accogliere suo figlio.
Suo figlio.
- Anch'io.- le sussurrò nell'orecchio. Ed era vero. Non aveva figure paterne di riferimento. Non sapeva cosa faceva un padre normale.
E lui non sarebbe mai stato un padre come gli altri. Aveva una storia alle spalle, un passato difficile da gestire, una serie di scelte da spiegare.
Ma, al momento, non era lui quello da rassicurare, era Hermione. La sua piccola, saccente, irritante Hermione che stava tremando tra le sue braccia. Doveva essere la sua roccia, come lo era stata lei all’inizio della loro relazione quando gli incubi erano così intensi e spaventosi da svegliarlo nel cuore della notte in preda al terrore, a volte anche urlando.
- Andrà tutto bene, Hermione. – le sussurrò con amore baciandole i capelli.
- Lo so, Severus.
 
Web  Top
view post Posted on 9/8/2013, 12:37

Pozionista provetto

Group:
Bannati
Posts:
11,223
Location:
Sapphire Planet

Status:





Prenotazioni per la 31a settimana di Sorrisi per Severus:


Sabato 10: kià (poesia)
Domenica 11: Monica (30)
Lunedì 12: Leonora
Martedì 13: Ale



Prenotazioni per la 32a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 14: Leonora/Ida (32)
Giovedì 15: Leonora/Ida (32)
Venerdì 16: ???
Sabato 17: ???

Domenica 18: Monica (31)
Lunedì 19: Leonora
Martedì 20: ???


Riponete il Dolorimetro e sfoderate un bel sorriso!

 
Web  Top
view post Posted on 10/8/2013, 09:01

Pozionista provetto

Group:
Bannati
Posts:
11,223
Location:
Sapphire Planet

Status:


Piccola poesiola senza pretese. :)

Sogno reale

Canto di grilli e di cicale lontane,
Notte chiara, leggera e stellata.
Ripenso alle tue labbra, ed era solo stamane.

Credevo di sognare, invece era vero.
Il tuo sorriso m’ha dolcemente abbagliata:
rapido, un battito d’ali, eppure sincero.

 
Web  Top
view post Posted on 10/8/2013, 11:03
Avatar

Pozionista sofisticato

Group:
Administrator
Posts:
14,429

Status:


CITAZIONE (pingui79 @ 10/8/2013, 10:01) 
Piccola poesiola senza pretese. :)

Sogno reale

Canto di grilli e di cicale lontane,
Notte chiara, leggera e stellata.
Ripenso alle tue labbra, ed era solo stamane.

Credevo di sognare, invece era vero.
Il tuo sorriso m’ha dolcemente abbagliata:
rapido, un battito d’ali, eppure sincero.


Tenerissima e ricca di immagini e suoni, questa che non mi sembra una piccola poesia, ma un mondo di brevi e intense emozioni. Mi piace il parallelo tra la notte e l'abbagliante sorriso che mi ha fatto immaginare luce e sole. Brava! (naturalmente Severus può donare soltanto qualcosa di sincero :lovelove: )
 
Top
view post Posted on 10/8/2013, 12:42

Pozionista provetto

Group:
Bannati
Posts:
11,223
Location:
Sapphire Planet

Status:


CITAZIONE (chiara53 @ 10/8/2013, 12:03) 
CITAZIONE (pingui79 @ 10/8/2013, 10:01) 
Piccola poesiola senza pretese. :)

Sogno reale

Canto di grilli e di cicale lontane,
Notte chiara, leggera e stellata.
Ripenso alle tue labbra, ed era solo stamane.

Credevo di sognare, invece era vero.
Il tuo sorriso m’ha dolcemente abbagliata:
rapido, un battito d’ali, eppure sincero.


Tenerissima e ricca di immagini e suoni, questa che non mi sembra una piccola poesia, ma un mondo di brevi e intense emozioni. Mi piace il parallelo tra la notte e l'abbagliante sorriso che mi ha fatto immaginare luce e sole. Brava! (naturalmente Severus può donare soltanto qualcosa di sincero :lovelove: )

Grazie, sono felice che ti sia piaciuta. :)
 
Web  Top
view post Posted on 10/8/2013, 19:17
Avatar

I ♥ Severus


Potion Master

Group:
Administrator
Posts:
55,391
Location:
Da un dolce sogno d'amore!

Status:


CITAZIONE (pingui79 @ 10/8/2013, 10:01) 

Sogno reale


Ma che bella! Dolcissima e delicata, sa davvero portare in un sogno... vero!

CITAZIONE (pingui79 @ 8/8/2013, 21:05) 
Quale sarà la mèta delle vacanze dei nostro amato professore? Adesso sono curiosa.

Per chi ha letto 'Trasparenza e purezza del Cristallo' non sarà una sorpresa...

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:31
 
Web  Top
view post Posted on 10/8/2013, 22:37

Pozionista provetto

Group:
Bannati
Posts:
11,223
Location:
Sapphire Planet

Status:


Felice che ti sia piaciuta, Ida. :)
 
Web  Top
kijoka
view post Posted on 11/8/2013, 22:47




Risposta ai commenti di Pingui79 alla mia "Per il bene superiore"

Grazie Pingui,
felice che ti sia piaciuta la mia visione del personaggio di Silente.
Non è per niente semplice, per me, condividere la mia visione di altri personaggi fuori da Severus. Credo sia perchè Severus lo sento così vicino alla mia indole che scrivere di lui è come parlare di me e non mi sento mai di "tradirlo" o travisarlo. Con il resto dei personaggi del mondo di HP mi risulta invece molto difficile.
Per questo apprezzo moltissimo quando ricevo commenti particolari come i tuoi.
Spero, più avanti di riuscire anche a farvi dimenticare questi tristi sorrisi che ho dovuto scrivere!
Grazie ancora, anche della tua gentilezza nel commentare tutte le mie storie.
A presto!
Ki






Nr. 30

Autore/data: Kijoka – 11 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Personaggio originale, Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: Non riesco a trattenere il sorriso, perché so che anche per lui è arrivato il momento di guardare avanti, di passare oltre, di dimenticare.
Parole/pagine: 2.161/4.





Aspettando la notte

("I'm waiting for the night to fall
When everything is bearable
And there in the still
All that you feel
Is tranquillity"
da
Waiting for the night
Depeche mode - Violator - 1990)

Ci sono stati giorni in cui ho faticato a crederci io stessa, altri in cui ero talmente sicura che avrei potuto continuare all'infinito.
Ci sono stati giorni in cui ho disperato, altri in cui ho solo avuto fiducia.
Ora sono i giorni del credo totale e della speranza.
Spesso sola in questa stanza ripercorro la strada che mi ha condotto qui, per valutare, per capire a che punto mi trovo.
Spesso ragiono su quanto ho imparato e quanto ho dato, senza rimorso alcuno.
Sempre il ragionamento mi riporta alla certezza.
Stasera sembra tutto quieto e faccio correre lo sguardo sul dolce panorama che osservo fuori dalla finestra spalancata per il caldo estivo.
Sorrido piano.
Il paesaggio di verdi e morbide colline che si rincorrono fino all'orizzonte mi ispira ad ogni sguardo tranquillità ed armonia.
Quanto è ancora più dolce sperare che tra non molto tempo lui stesso potrà ammirare questo spicchio di mondo!
Eppure oggi si agita in me un intermittente nervosismo.
Ne conosco il motivo: sento dentro che lui ha bisogno di me, ma loro sono là.
Non posso entrare in quella stanza fino a che non mi convocheranno.
Pena l'esclusione senza appello.
Per il momento resto in attesa, seduta all'estremità della poltrona, unico strappo alla regola concessami in questa rigorosissima stanza ospedaliera.
Pronta.
Ho passato ore angoscianti qui dentro, riflettendo sul passato, su ciò che ho visto e imparato, facendo congetture sulle possibili ragioni, sulle eventualità.
Nei miei pensieri ho rivissuto più volte ciò che mi ha sempre fatto paura e ho fronteggiato tensioni non mie.
Ne sono sempre uscita vincitrice.
Devo coltivare la mia forza perché possa continuare ad aiutarlo a ritrovare la sua.
Io ormai credo.
Soprattutto so.
So che Severus Piton non è mai stato un Mangiamorte.
Nonostante tutto ciò che ha fatto, visto e pensato, è riuscito a mantenere integra la sua anima più profonda.
Io amo pensarla perfino innocente, perché l'ho vista.
L'ho scoperta, l'ho guardata e ho pianto con essa.
Tutti i ricordi, frammenti o totalità, che abbiamo condiviso hanno spianato la strada verso la verità.
Insieme ci siamo insudiciati nell'abisso nero e insieme ne siamo usciti.
E' giunto il momento di superare anche questa fase.
Ho visto, ho sentito, specialmente con il cuore, tutte le traversie che ha dovuto sperimentare.
Non l'ho abbandonato, neanche quando ho scoperto i suoi errori. Anche in quei momenti ero là con lui e gli tenevo la mano.
L'incantesimo mi permette di stargli vicino, accanto, dentro di lui, anche quando sono lontana.
Lui che anche mentre soffriva senza avere voce per raccontarmelo, anche allora non ha mai smesso di cercare la verità.
Quel primo attimo di esitazione e tutti gli altri che l'hanno seguito mi hanno fatto comprendere ogni cosa.
Il bloccarsi a riflettere davanti alla vita mi ha fatto scoprire il rispetto che Severus Piton ne ha sempre avuto, nonostante tutto.
Non so esattamente cosa l'abbia indotto a quella lontana scelta: resterà forse un suo segreto e, in verità, è suo pieno diritto che lo sia.
Eppure sono quasi sicura di conoscere cosa l'ha portato a riconsiderare le decisioni prese.
Per poter ritrovare se stesso doveva passare in rassegna la fase più difficile della sua vita.
Ho voluto essere vicino a lui per supportarlo nel dolore di rivedere i propri errori, ma solo per poterne trarre la giusta prospettiva.
Doveva farlo, era l'unica strada da percorrere.
Per comprendere quanto abbia già compiuto e scelto, quanto si sia già punito per crudeli, quanto lontani, errori.
Solo così potrà ricominciare a vedere il futuro davanti a sé.
Il mio compito non è ancora terminato, anche se non conosco il momento esatto in cui lo sarà.
Forse solo quanto il suo corpo riuscirà a reagire da solo al veleno e non ci sarà più bisogno di me.
Temo quel momento eppure lo attendo con ansia.
Allora cosa succederà di me, di noi?
La realtà è che fino ad allora continueremo a condividere tutto.
Da subito ho intuito il mio dovere, ma non ero preparata. Non sapevo a cosa mi avrebbe portato il mio desiderio di salvare una vita.
Ora sono solo felice di averlo fatto e di essere qui, anche se non è stato affatto facile.
Fino a che ne avrà bisogno io resterò e farò del mio meglio per volgere ogni rimorso e dolore in speranza e gioia, fino a che me lo lascerà fare, finché ne sarò in grado.
- Vance!
Il cuore ha un sobbalzo e abbandono repentinamente il filo dei pensieri.
Mi volto di scatto, strappando lo sguardo dalla visione serena delle colline immerse nel brillante splendore degli ultimi raggi dorati.
In un attimo mi scordo della dolce brezza profumata che mi ha portato con la memoria a poche settimane fa, quando ho dovuto fare i conti con me stessa.
Sulla porta uno dei medici mi fissa, come sempre, con freddezza:
- Vieni. Ha bisogno di te.
La voce è imperiosa, anche se senza fiducia alcuna.
Mi alzo e lo seguo nella stanza in fondo al corridoio.
Loro non capiscono e mi rifiutano.
Io sola posso arrivare là, dove loro non sanno raggiungermi. Questo fa di me una nemica: nessuno potrà prendersi il merito di aver salvato Severus Piton.
Io non lo voglio, quel merito. In fondo nemmeno mi appartiene.
Io voglio lui e lui solo.
Una volta che tutto si compirà non inseguirò certo gli allori. Anche dovessero arrivare, lascerò volentieri la fama e l'onore a qualcun'altro.
Il mio unico premio sarà la sua guarigione, la sua salvezza.
Raggiungo velocemente la stanza in fondo al lungo corridoio.
Entro e subito noto che il corpo, steso nel letto accanto alla finestra, si sta muovendo convulsamente.
Erano giorni che non succedeva.
Mi avvicino, dopo aver chiuso la porta alle mie spalle.
Affianco il letto e mi accorgo che la ferita ha ricominciato a sanguinare, copiosamente.
Non mi serve pensare, non ho bisogno di altro. Pronuncio le parole a memoria, a mezza voce.
Contemporaneamente avvicino le mani alle bende e chiudo gli occhi per concentrare la mia magia, fondendola con quella incredibilmente più forte che proviene da lui.
L'emorragia si arresta e il corpo si rilassa. Come ogni volta le labbra aperte in un muto grido, si chiudono lentamente con un lieve sospiro.
Cerco di mantenere la concentrazione per qualche minuto ancora, per essere sicura che tutto rientri nella normalità.
Ci vuole ancora qualche istante e, quando sento le dita diventare di ghiaccio, riapro gli occhi e interrompo il flusso di magia.
L'incantesimo ha sortito il suo effetto: il sangue si è fermato e non ricorderà il dolore.
Ogni volta che tentano di far progredire la situazione più velocemente gli causano solo un'ulteriore ricaduta. Da quando hanno tagliato fuori l’anziano, disponibile e tollerante Milton, tutto è diventato una corsa per un premio ambito.
La rabbia si impossessa di me, all'improvviso.
Esco velocemente dalla stanza e fronteggio il gruppo di Medimaghi fermi di fronte ai battenti chiusi.
- Non m’interessa cosa pensiate di sapere: il suo corpo sta espellendo il veleno, ma ci vuole tempo! Da questo momento non uscirò più da qui. Solo con la forza potrete farmi allontanare da lui, ora basta! Ora si fa solo come dico io! E non m’interessa la fretta del Ministero o di chi per esso! E non m’interessa che voi possiate pensare che io sia all'altezza del compito o no!
Rientro nella stanza e chiudo a chiave la porta.
Ecco, l'ho fatto.
Torno di fianco al letto.
Il viso è ora sereno.
Avvicino la sedia poco lontana e mi appoggio appena. E' scomoda, essendo molto più bassa del letto, ma ho bisogno di appoggiarmi a qualcosa.
Con mani tremanti incomincio a cambiare la medicazione.
La temperatura del corpo si sta abbassando, la pelle torna fresca e i tratti del viso si distendono, lentamente.
Resto seduta a guardarlo, mentre cala la sera.
Sfioro con le dita la sua mano e poi, senza pensarci, la prendo tra le mie.
Non mi rendo subito conto di dar voce ai miei pensieri, anche se sommessamente:
- E' tutto finito. Stai tranquillo, ora è tutto a posto. Non succederà più. Te lo prometto, sono qui e il dolore non tornerà...
Mi ritrovo a stringere la mano tra le mie, carezzando lievemente l'avambraccio abbandonato sul letto.
I grilli cantano qui fuori e la fresca brezza notturna arriva fino a noi.
Il volto ha ripreso un poco di colore e le palpebre vibrano appena, ma restano chiuse.
So che gli piace la notte.
La notte che ha suoni tenui e profumi soffusi, la notte fresca e quieta che avvolge ogni cosa di un manto di mistero, la notte che nasconde e protegge.
So che non mi può sentire, ma non riesco a smettere di parlargli:
- Il tratto più aspro del camino è ormai alle tue spalle. Attingi alla tua forza: il veleno sta abbandonando il tuo corpo, presto ti sentirai meglio.
So che sto cercando di farmi perdonare per averlo portato, contro la sua volontà forse, a ripercorrere un feroce passato.
Non riesco a trattenere il sorriso, perché so che anche per lui è arrivato il momento di guardare avanti, di passare oltre, di dimenticare.
I miei occhi continuano a fissare il viso pallido.
Ecco qui, davanti a me, la persona che dovrebbe sommare in sé tutte le nefandezze del mondo.
Solo ed esanime, in un letto sconosciuto.
- Starò qui. Sì, ti resterò vicino.
Senza pensare mi ritrovo a stringere più forte la mano tiepida tra le mie.
- Resterò qui, ti aiuterò e farò qualsiasi cosa possa essere in mio potere per farti riprendere la tua vita. Anche se tu non vuoi, anche se non è questo che volevi per te...
Lui ha ogni diritto di vivere.
I pensieri corrono veloci nella mente, senza ostacolo alcuno.
Lui che ha dato la sua vita per proteggere suo figlio.
Che differenza c’è tra il morire e l’arrivare quasi a morire?
In entrambi i casi non si è espiata comunque la propria colpa davanti al mondo?
La rabbia mi fa fremere.
Si muore e si rinasce di nuovo, come la Fenice, lasciandosi alle spalle la vecchia vita e ricominciando con la nuova, con la volontà di imparare dal passato senza lasciarsi fagocitare da esso.
Severus è in grado di farlo perché tutto ciò che ha fatto di sbagliato lo ha già pagato mille volte, perché era morto ancor prima di smettere di respirare.
Adesso è ora, adesso può lasciare che la sua vita corra libera in lui.
Lo deve fare e lo farà: lo deve a se stesso.
Da qualche tempo ho una strana sensazione ogni volta che incappo in antichi ricordi legati a lei.
Percepisco una particolare sensazione di tempo lontano e fresca nostalgia.
Sembra un’inconsapevole nuova consapevolezza, forse la presa di coscienza che quel sentimento antico era qualcosa di troppo cristallizzato e immobile per essere totalmente reale.
Negli ultimi giorni è come se una parte lui fosse più lontana.
Forse qualcosa è cambiato...
I suoi pensieri sono più leggeri e il ricordo della donna che ha amato per così tanti anni è diventato più dolce, velato di rimpianto e malinconia.
Questo significa che è comunque cosciente e che magari mi sente, si accorge della mia presenza?
Cosa gli sto dimostrando?
Le mie preoccupazioni sono senza fondamento.
So ciò che ho fatto e ne vado fiera!
So di attendere solo che il suo cuore possa tornare ad essere libero. Deve succedere.
Il passato è passato, inevitabilmente. Come il giorno lascia il posto alla notte.
Questa nuova notte, così chiara e così pulita, potrebbe portare anche a me una nuova possibilità.
Anche con questa speranza resto qui, al suo fianco. Attendo che la notte di Severus trascorra serena, lontana dagli affanni della sua vecchia vita, presto seguita dal suo nuovo giorno.
Quello nel quale lui si sveglierà e si renderà conto che ha perdonato, che ha trovato la vera chiave di lettura, che ha capito quale sia davvero il suo posto nel mondo e il reale significato di un amore mai vissuto.
Forse allora mi cercherà, con il desiderio di esplorare una nuova vita.
Quella che desidero donargli. Forse più tranquilla e noiosa, ma certamente più serena.
Gli occhi bruciano e il corpo reagisce lentamente.
Sono stanca, in fondo è la seconda notte che passo qui, più o meno accanto a lui, quasi senza dormire.
Questa volta è stato più faticoso: è ricaduto nell’incoscenza quasi subito e da troppe notti non dormo.
La testa mi scoppia...
Cerco riposo nell'incavo del mio braccio, poggiato sul letto, sempre tenendo la sua mano nella mia.
Chiudo gli occhi solo per un momento, mentre il sole è scomparso da parecchio tempo dietro le colline. Vedo ora, dalla finestra, il lucore brillante delle stelle nel vellutato manto nero del cielo scuro.
La notte è calata mentre seguivo i miei pensieri. Voglio vegliare ancora per far sì che la tranquillità possa essere la sua unica compagna.
Nel silenzio solo il frinire dei grilli accompagnerà il suo riposo.
E che la Luna resti a guardare...

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:31
 
Top
view post Posted on 12/8/2013, 13:51
Avatar

Pozionista

Group:
Severus Fan
Posts:
3,086

Status:


Autore/data: Alaide – 2 - 8 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Eppure Monsieur Piton stava aiutando Anne ed era stato fedele alla sua parola e non le aveva chiesto altro in cambio se non risposte che non era nemmeno riuscita a dare. Voleva disperatamente riuscire a fidarsi di qualcuno dopo tanto tempo in cui non aveva potuto.
Nota: E’ il seguito di Conforto
Parole: 1369

Klavierstücke
7. Un barlume


Parigi, 27 marzo 2000


La penna scorreva rapidamente sulla pergamena, producendo un lieve rumore, mentre la notte era calata da alcune ore sulla capitale francese. Nessun suono giungeva dalla via sottostante.
Severus immerse la penna nel calamaio, ma scrisse poche parole. La porta si era aperta ed Heloïse era entrata. Sembrava inquieta e smarrita e mai come in quel momento sembrava poco più di una bambina bisognosa di quiete.
«Dovresti essere a letto.» disse, come se avesse colto uno studente a vagare di notte per i corridoi di Hogwarts.
Heloïse non sobbalzò. Con ogni probabilità aveva sentito il rumore della penna sulla pergamena.
Ma era sempre inquieta e spaventata e Severus dubitava che il terrore che leggeva sul suo volto derivasse dalle sue parole.
«Non riesco a dormire, Monsieur.» mormorò soltanto, facendo qualche passo, finché non si sedette nel luogo dove aveva memorizzato trovarsi una sedia.
Strinse le mani in grembo e sembrava sul punto di crollare.
Qualcosa gravava sulle spalle della ragazza, qualcosa che l’aveva colpita duramente e l’aveva portata a temere gli altri e a non di fidarsi di loro, qualcosa che era stato risparmiato alla sorella.
«Risponderò alle sue domande, Monsieur.» aggiunse, poco dopo Heloïse, deglutendo a vuoto.
Tutto nell’atteggiamento del suo corpo lasciava ad intendere che non era quello che voleva veramente. Ogni muscolo del volto mostrava tensione e così il sorriso teso e nervoso che aveva sulle labbra.
«A tutte le domande?» chiese l’uomo, fissandola con attenzione.
La ragazza parve farsi se possibile ancora più tesa e spaventata, troppo simile a qualcuno che stava per essere interrogato tramite tortura. Un volto simile a tanti che aveva visto nel suo passato, quel passato che non lo avrebbe abbandonato mai e che avrebbe sempre tormentato la sua anima.
«Non lo so, Monsieur.» riuscì a dire Heloïse, esibendo un sorriso incerto.
In quel momento avrebbe voluto rimangiarsi quella frase impulsiva, quella frase che aveva detto perché si era resa conto che Anne stava meglio, dopo l’ultima modifica apportata dall’uomo alla pozione. Alle volte si chiedeva come dovesse essere lavorare con ingredienti rari e preziosi, ma lei era una Magonò ed il sapere magico le era precluso.
«Non siete parigine.» affermò Severus, senza commentare la risposta della ragazza.
V’erano molte domande che gli ronzavano nella mente, ma sapeva che doveva essere paziente se voleva delle risposte. Da Damien sapeva che non era ancora comparsa alcuna notizia sul Monde de la Magie circa una ragazza ed una bambina scomparse, ma era anche vero che esistevano piccoli quotidiani magici locali e non tutti arrivavano nella capitale.
«Siamo normanne, Monsieur.» decise di dire la ragazza. In fondo quella era una notizia facile da dare.
«Siete forse parte della comunità magica di Rouen?»
«No, abitavamo in campagna.» mormorò Heloïse senza aggiungere altri particolari.
«Tu e tua sorella siete andate in una scuola Babbana?» domandò l’uomo, cercando di immaginare il contesto da cui provenivano le due sorelle.
«No, Monsieur.»
«In una delle nuove scuole primarie magiche, allora?» la incalzò l’uomo, anche se quella soluzione gli pareva assurda per Heloïse che avrebbe tratto maggior giovamento in un istituto Babbano.
«Nemmeno, Monsieur.»
La voce della ragazza si era fatta tesa, quasi che quell’argomento apparentemente innocente, aprisse una ferita nel suo animo. Eppure era chiaro che Anne aveva ricevuto un’educazione. Mademoiselle de la Roche aveva detto che possedeva un’ottima ortografia e sintassi.
«Siete state educate in casa, quindi?» domandò, per quanto sapesse, da quel che gli aveva detto Damien che il governo magico francese incitava i Maghi ad evitare quella forma di educazione e per quello una decina d’anni prima aveva aperto le prime scuole elementari magiche che si erano diffuse rapidamente in tutto il paese.
Heloïse annuì soltanto, senza dare spiegazioni, lasciando Severus perplesso di fronte alla tensione della ragazza, al suo sorriso nervoso, teso e tirato. In fin dei conti, se abitavano molto isolate dalla comunità magica più vicina, poteva essere anche la soluzione più logica, per quanto piuttosto rara in territorio francese.
«Sai leggere in Braille?» le chiese con fare casuale, osservandone la reazione.
Forse qualcuno della famiglia aveva utilizzato l’incantesimo, messo a punto una decina d’anni dopo l’invenzione Babbana, che poteva trasformare in Braille qualsiasi testo.
«Sì, ma è…» la voce di Heloïse si spezzò. Non sapeva cosa fare. Voleva dire tutto a Monsieur Piton, a quell’uomo che, alle volte, le dava uno strano senso di sicurezza. Voleva tacere tutto, ogni particolare, perché aveva paura di fidarsi e restare poi scottata.
Eppure Monsieur Piton stava aiutando Anne ed era stato fedele alla sua parola e non le aveva chiesto altro in cambio se non risposte che non era nemmeno riuscita a dare. Voleva disperatamente riuscire a fidarsi di qualcuno dopo tanto tempo in cui non aveva potuto.
E quell’uomo non le aveva mai mentito.
Nemmeno sei giorni prima, quando le aveva detto di non aggrapparsi alla speranza che i piccoli miglioramenti di Anne le davano e fu quel pensiero, il ricordo del conforto che aveva sentito quel giorno, a convincerla a rispondere.
«È da tanto tempo che non leggo più in Braille.» biascicò lentamente.
«Da quanto tempo?» la incalzò Severus, chiedendosi se sarebbe riuscito a togliere il velo che celava la verità.
Non riusciva a comprendere appieno cosa lo spingesse a voler conoscere le motivazioni della paura della ragazza. O forse era un pensiero che non riusciva a formulare nella sua interezza, al di là di ciò che già aveva ammesso con se stesso.
«Otto anni circa.» riuscì a rispondere Heloïse con voce tremante.
«E tua sorella? Chi l’ha educata? Mi avete detto che vostra madre è morta lo stesso anno in cui è nata Anne. È stato forse vostro padre?»
La ragazza si era fatta mortalmente pallida ed alcune lacrime silenziose colarono lungo il volto. Scosse il capo più volte, come per allontanare la domanda o per rispondere.
Severus capì immediatamente che il rapporto tra la ragazza ed il padre era stato tutt’altro che positivo, anche se sperava che non fosse simile a quello che lui aveva avuto con il proprio genitore. Poteva però immaginare la delusione di un Mago di fronte alla figlia Magonò e cieca. La nascita di Anne doveva essere stata vista come una benedizione e questo poteva spiegare la diversità tra le due sorelle, ma non il forte legame che le univa, né l’assenza di cure mediche.
«Sono stata io, per quel che ho potuto.» mormorò inaspettatamente Heloïse, la voce tremante, flebile, spezzata dalle lacrime. «La mamma è morta nel mettere al mondo Anne e nostro padre non aveva molto tempo per noi.» aggiunse sperando di non aver commesso un errore.
Aveva deciso di tentare di fidarsi dell’uomo, perché nella fiducia v’era conforto ed un barlume di speranza.
«Hai fatto un buon lavoro, da quel che mi ha detto Mademoiselle de la Roche.» affermò Severus.
Non era solito elargire complimenti, lo sapeva perfettamente, ma quella ragazza distrutta dalla vita ne aveva un disperato bisogno, soprattutto considerando quanto doveva esserle costato rispondere alle sue domande, fidarsi di lui.
E quella fiducia traballante gli parve illuminare l’orrore che era stata la sua vita.
Ed il sorriso tremante, che stirò le labbra di Heloïse, gli fece ammettere che voleva scoprire la verità, per poter aiutare in un qualche modo la ragazza, perché vedeva in lei qualcuno di simile a lui, non nel modo d’essere, ma nel baratro su cui s’era trovato quando aveva qualche anno in più di lei ed in un cui era precipitato, un baratro da cui avrebbe tenuto lontano la ragazza.
Ed il sorriso, in cui si leggeva una lieve e flebile fiducia, gli fece ammettere che si era affezionato a quella ragazza distrutta dalla vita e che in quell’affetto risiedeva un’altra motivazione alla sua volontà di scoprire la verità.
Ed il sorriso, in cui vedeva un lieve e celato orgoglio, gli fece ammettere che in Heloïse vedeva la figlia che non aveva mai potuto avere.
Si alzò lentamente in piedi, poi prese un libro dal mobile alle sue spalle.
Era una raccolta di racconti scritti da un mago francese del XIX secolo.
«Tieni.» disse soltanto, dandole il libro.
La ragazza lo sfiorò lentamente sulle mani e quando toccò il titolo in Braille il suo sorriso si riempì di gratitudine ed il suo voltò parve finalmente rilassarsi.
 
Top
view post Posted on 13/8/2013, 09:28

Pozionista provetto

Group:
Bannati
Posts:
11,223
Location:
Sapphire Planet

Status:


CITAZIONE (kijoka @ 11/8/2013, 23:47) 
Aspettando la notte

Monica, le tue descrizioni della natura sono sempre qualcosa di assolutamente sublime e meraviglioso a leggersi.
Sembra di percepire nettamente colori, suoni e profumi.
Questo brano mi è piaciuto molto, quasi mi sembra un giro di boa, una sorta di piccolo traguardo ormai passato e finalmente lasciato alle spalle.
Viene anche a me spontaneo avvicinarmi a Severus e sussurrargli di resistere, che il peggio è passato, così come fa la tua protagonista, dolce angelo custode che si prende cura di lui.
A quando un Severus finalmente sveglio? Io ammetto che non vedo l'ora.
Oppure dovremo fare ancora un altro tuffo nel passato, perchè il cerchio si possa dire concluso? Non mi resta che sperare in trepidante attesa. :wub:

CITAZIONE (Alaide @ 12/8/2013, 14:51) 

Klavierstücke
7. Un barlume


Bellissima l'idea della scuola primaria magica, davvero bellissima!
Così come l'incantesimo per trasformare la scrittura in Braille.
Stai descrivendo alcuni risvolti del mondo magico francese assolutamente originali e verosimili più che mai.

Mi sto facendo una vaghissima idea di quel che nasconde la ragazza. Ora come ora me la tengo in busta chiusa e sigillata, vediamo se ci azzecco.

Intanto Severus poco alla volta sta conquistando la fiducia di Heloise, sono solo piccoli passi ma spero vivamente che non ci siano troppi passi indietro in futuro.
Anche qui, non mi resta che attendere, ho la curiosità alle stelle. :)
 
Web  Top
view post Posted on 13/8/2013, 13:06

Pozionista provetto

Group:
Bannati
Posts:
11,223
Location:
Sapphire Planet

Status:


Ci sono tre giorni ancora liberi, fatevi sotto! :)





Prenotazioni per la 31a settimana di Sorrisi per Severus:


Martedì 13: Ale



Prenotazioni per la 32a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 14: Leonora/Ida (32)
Giovedì 15: Leonora/Ida (32)
Venerdì 16: ???
Sabato 17: ???

Domenica 18: Monica (31)
Lunedì 19: Leonora
Martedì 20: ???


Riponete il Dolorimetro e sfoderate un bel sorriso!

 
Web  Top
Ale85LeoSign
view post Posted on 13/8/2013, 16:53




Il sorriso di oggi viene da un particolare estratto della mia long A.L. ancora in corso di stesura e rifinitura (che lavoro mostruoso, ma al contempo mi permette di aprire delle belle parentesi di "sogno" nei momenti più bui della mia vita).
Prima o poi riuscirò a ricominciare a pubblicarla per esteso, ma mi occorre ancora tempo e tanti tap tap sulla tastiera.


***



Si materializzò all'ingresso della grotta, su un alto scoglio che la fiancheggiava.
Le acque del lago, quel giorno, non erano mosse, e l'ingresso era ben visibile.
Arkady, come aveva predetto il suo informatore, aveva rimosso quell'incantesimo, per permettere ai suoi illustri ospiti di raggiungere la baia e la lunga scala, senza difficoltà.
Avanzò piano e cautamente entrò, bacchetta alla mano.
Scese dallo scoglio e trovò dei gradini naturali, fatti con rocce e diversi assestamenti del terreno.
Avanzò nel buio, camminando nell'acqua fredda che gli arrivava alle caviglie.
Lumos.” bisbigliò piano, e, davanti a lui, si illuminò un breve tratto di quella cava sotterranea, passaggio di cui lo stesso Arkady sembrava non conoscerne l'esistenza.
(Sempre che l’informazione sia attendibile…) non poteva fidarsi completamente di quella spia: si concentrò sulle proprie percezioni, lasciando emergere di un poco il suo spirito Animagus, più incline a muoversi in un ambiente come quello, nonostante l'abbondante presenza di acqua e aria satura di umidità.
Il corridoio naturale di pietra andava avanti, inoltrandosi nelle viscere della reggia dei Dunkan, come la gola profonda di un drago. Il livello dell'acqua si stava alzando.
(Un dislivello. Potrebbe aumentare ancora o ridursi. Non posso ricorrere a incantesimi potenti. Arkady potrebbe rintracciarli.) pensò, affidandosi al proprio istinto, ma ragionando comunque a mente fredda.
Avvertì un gorgoglio davanti a sé. Doveva essere il rumore della risacca.
Tese in avanti il braccio e la luce della bacchetta arrivò a illuminare il tratto successivo. L'acqua saliva ancora. Ormai, dalle ginocchia, la leggera corrente era arrivata a lambirgli la vita.
Non era freddissima, ma quel contatto accelerò il suo battito interno di un poco.
Ebbe un fremito, ma si controllò. Aveva imparato a disciplinare il proprio Animagus da molti anni, ormai, e la paura dell'acqua era ormai passato. Ma quell'avanzata sarebbe stata più impervia del previsto.
Si fermò un momento, per liberarsi del mantello, quando avvertì un altro gorgoglio, proprio davanti a sé.
Immobile, gli occhi fissi nell'oscurità, tese le orecchie.
Lo scorrere dell'acqua, l'eco di gocce che cadevano di tanto in tanto, riempivano il silenzio, ma qualcosa si muoveva davanti a lui, ne era certo.
E poi lo vide.
La grossa testa squamata del sauro si erse dall'acqua, a pochi metri da lui e gli occhi, illuminati dalla luce della bacchetta, lampeggiarono di un brillio famelico e feroce. Stava filando lungo la corrente sfrecciando verso di lui rapidamente, con la grossa coda guizzante nei flutti verdognoli della grotta. Con rivoli d'acqua che scorrevano giù dalle enormi fauci, il grosso alligatore si stava dirigendo nella sua direzione col chiaro intento di attaccarlo.
Severus si ritrasse di un passo, ma era troppo tardi. Con un improvviso guizzo in avanti, l’animale si scagliò in avanti, sporgendo la testa dall'acqua, mostrando la lunga fila di zanne aguzze e gialle, per azzannare la preda.
Severus reagì in fretta: con una mossa rapida del braccio, scagliò il mantello sulla grossa testa dell'animale, spostando il peso del corpo di lato, in modo che l'oltrepassasse in quello slancio furioso.
I movimenti erano impacciati dal livello dell'acqua, troppo alto per correre, ma non abbastanza alto per nuotare.
Le fauci del sauro, incontrarono la stoffa scura del mantello, chiudendosi di scatto, come una tagliola d'acciaio, con un rumore agghiacciante, e la lacerarono con facilità.
Severus avanzò, ancora restio a usare la magia, sperando che il rettile proseguisse a dilaniare il mantello, lasciandosi trasportare dalla corrente verso l'ingresso della grotta.
L'animale continuò ad aprire e a chiudere la bocca, scuotendo la grossa testa, finché la stoffa non fu completamente lacera e lisa. Severus continuò ad avanzare, tenendo puntata la bacchetta contro il grosso rettile, che agitava la coda ed emetteva brontolii profondi, che scuotevano le pareti di pietra.
D'un tratto s'immobilizzò e fiutò l'aria verso sinistra. Mosse la coda e nuotò in quella direzione, allontanandosi spontaneamente dal mago, ma dirigendosi, al contempo, nella stessa direzione che avrebbe dovuto prendere anche lui.
Severus scrutò il buio, traendo un profondo respiro e riprese ad avanzare: improvvisamente un bagliore di luce esplose alla sua sinistra, poco lontano.
Ci fu un lampo biancastro, seguito da un ruggito e uno schianto. L'eco rimbombò nella grotta, sormontando il rumore dell'acqua.
Severus rimase in ascolto, vigile, coi lineamenti tesi. Quando fu di nuovo tutto silenzio, si mosse.
Continuando ad avanzare, vide una sagoma nell'acqua. Era di nuovo l'alligatore.
Come previsto, stava tornando indietro.
Severus sollevò la bacchetta, pronto a difendersi. Non aveva scelta, ormai il sauro puntava dritto verso di lui e l'avrebbe certamente attaccato.
Arrivato a un metro, sentì lo spasmo dei propri muscoli, e si preparò a vibrare il colpo.
(Un colpo leggero. Dunkan non ne troverà alcuna traccia.)
Ma, prima di scagliare la fattura, notò un particolare. Abbassò il braccio, e osservò stupito il ventre bianco avorio dell'animale, riverso nell'acqua a pancia in su, mentre gli passava di fianco, inerme, trasportato dalla corrente.
Un mago o una strega doveva averlo messo fuori combattimento.
Strinse la dita pallide attorno alla bacchetta.
Non era più solo.
Avanzò, notando una sagoma, contro la parete d'acqua.
Cauto e silenzioso come un gatto, scivolò lentamente verso quel punto, riducendo la luce della bacchetta, fino ad estinguerla.
Odorò l'aria e spalancò gli occhi neri, avvertendo una strana sensazione, come se lui stesso, in quel momento, da preda fosse diventato il predatore.
L'aria era satura di odori: odore di acqua, di roccia, di alghe, ma ce n’era uno in particolare, appena percepibile, che aveva il potere di ridestare i suoi istinti più remoti.
Era inconfondibile.
Sangue e... qualcos’altro.
Si fermò quando avvertì un brontolio leggero.
Quando riconobbe quel suono, la sua espressione mutò in stupore.
“Tu!” disse al buio, avvertendo l'eco del suono basso e profondo della propria voce. Si avvicinò piano abbassando la voce, emettendo un avvertimento basso e minaccioso “Un incubo nell'incubo.”
Al suono di quella voce il brontolio cessò. Severus ripose un momento la bacchetta. Si accostò al muro, assaporando le sensazioni che stava provando.
Lasciare andare l'istinto per combattere quella tenebra, lo stava portando ad agire, lasciandosi guidare da quelle percezioni primitive e selvagge.
La sua mano incontrò la pietra, ruvida dove il livello dell'acqua non era mai arrivato: scendendo sfiorò una forma calda, che fremette sotto il fuggevole contatto della sua mano. Sfiorò quel viso, scendendo al collo, sentendolo imprigionato da una fune di fibra resistente. Magica, ovviamente.
“Commetti errori basilari.” mormorò piano, cercando di allentare la stretta di quelle funi “Il tuo padrone non è uno stupido. Cosa credevi di fare?”
Non appena riuscì a liberarle il collo, la giovane donna parlò: “Cercavo di salvarmi il culo da quella lucertola zannuta!” rispose con veemenza, gli occhi verdi fissi in quelli del mago, che la guardavano con comprensibile ironia.
“Usare la magia qui dentro è un rischio, dovresti saperlo. Questa trappola è scattata proprio perché ti sei difesa da quell'alligatore con uno... schiantesimo non esattamente perfetto.” mormorò passando a liberarle le braccia e la vita.
“Sempre a fare il professore... e comunque non ho avuto scelta.” rispose prendendo avide boccate d'aria.
“Raramente si ha questo privilegio.” mormorò, slegando l'ultima fune, che, sotto il contatto delle sue dita, si sciolse rapidamente “Dovresti saperlo, ormai.”
Una leggera ondata s'infranse contro di lui, bagnandoli il petto, quasi fino al collo.
La corrente stava diventando più forte.
“Dobbiamo muoverci. Arkady, quando arriveranno tutti gli ospiti, rimetterà la barriera magica sulle acque del lago.” gli disse ansante. Lo spavento che aveva preso doveva essere più grande di ciò che lasciava a intendere con quel tono di falsa sicurezza.
Severus la fissò un momento, nella semioscurità.
Poteva fidarsi?
La ragazza sobbalzò, come se si fosse improvvisamente ricordata di un dettaglio fondamentale.
Impulsivamente gli toccò il braccio: “Sei ferito?” notando l’espressione sconcertata del mago, si affrettò a scostarsi e a ricomporsi “Ehm… ho visto che quel coso zannuto aveva dei brandelli del tuo mantello tra i denti.”
Severus comprese solo in quell’istante la furia dello Stupeficium con cui Alex aveva messo fuori combattimento il rettile e provò una strana sensazione, sentendosi intenerire di fronte a quell’irruenza, quel suo dannarsi l’anima per le persone che amava che a volte si manifestava o in slanci d’affetto o nella furia che accennava solo in quegli istanti a sparirle dagli occhi.
Ma poteva anche sbagliarsi.
Non che avesse mai sbagliato di molto a interpretarla…
Un’ondata più forte colpì entrambi. Severus riuscì a non perdere l’equilibrio, cosa che risultò ancora più difficile dal momento in cui Alex lo perse completamente, finendogli addosso.
Severus la tenne, prima che finisse in acqua e dopo un breve attimo si rese conto che la stava abbracciando.
La paura, il pericolo scampato, il contatto umido e intimo del suo corpo, acuirono ogni senso del mago, che indugiò a lasciarla andare. Alex sembrò percepire quel desiderio, e si accostò maggiormente a lui, scivolando nell'acqua verde scuro, verso un'oscurità ancora maggiore, forse senza temerla.
“Non ho mai pensato che sarebbe stato tutto così difficile.” mormorò, rifugiandosi tra le sue braccia “Mi rendo conto delle cose sempre quand’è troppo tardi.”
“L'esistenza umana molte volte è ingiusta.” bisbigliò sentendo le mani di lei, circondargli la vita, per stringerlo. Quel gesto lo riempì di un improvviso calore, che diede una nota di sentimento alla sua voce “È imprevedibile, feroce, ma soprattutto ingiusta.”
La guardò negli occhi: i capelli umidi le ricadevano lungo il collo, le labbra erano atteggiate in una morbida piega, quel bel sorriso che tanto gli era mancato, e la luminosità delle iridi verdi era una vista impagabile e ancora tristemente desiderata “Ma ogni tanto regala splendide emozioni, inattese, che leniscono la sofferenza passata tramutandola in una grande magia.”
“O l'accentuano.” bisbigliò lasciandosi accarezzare la schiena, dolcemente, esattamente com'era accaduto quattro anni prima.
Severus si mosse, e sospingendosi leggermente contro di lei, avvertendo un brivido in quel corpo caldo e amato, cercò il suo viso, percorrendo la fronte con le labbra.
“Che cosa stai facendo, qui, Alex?” mormorò scaldandole la pelle col proprio respiro “Cosa stai cercando?”
Severus aveva intuito che Alex stava facendo un gioco pericoloso non solo per se stessa, ma per qualcosa di più, qualcosa che aveva a che fare anche con lui…
Erano solo sensazioni, intuizioni costruite su briciole d’indizi, ma Severus le avvertiva distintamente anche se non riusciva ancora a dare un nome a ciò che Alex inseguiva con così tanta tenacia.
Lei emise un sospiro, doloroso, profondo, ma non respinse quel contatto.
“Sto cercando di riprendermi la mia vita.” Rispose debolmente, aggrappandosi a lui, come se improvvisamente le mancassero le forze e stesse cedendo sotto il peso di un’oscurità che Severus conosceva del tutto e non poteva comprendere.
Il mago chinò la testa e scese a baciarle gli occhi, dove le lacrime scorrevano, in silenzio, lasciandogli un sapore salato sulle labbra.
Quando incontrò la bocca dischiusa di Alexandra, il suo cuore la raggiunse di slancio.
Fu un contatto morbido, dolce, acuito dal calore delle mani, quelle di lui sulla schiena della ragazza, a circondarla, ad amarla e a proteggerla dagli altri e da se stessa, mentre lei lo cingeva in vita, accarezzandogli la base della schiena, di tanto in tanto, lasciandosi lambire le braccia dal lento fluire delle acque verdi.
Si baciarono ancora, a lungo, con tenerezza, e seguirono altri baci, salati di lacrime, che non esprimevano la brama di un desiderio fisico, o istintualità, ma l'aspirazione a qualcosa di saldo e vero in un mondo di pericolosa instabilità.
Severus non si accorse nemmeno di quanto fosse pericolosamente eccitato, finché lei interruppe quel bacio, e scese a baciargli il collo, afferrandolo per la veste, umida di acqua e lacrime, spingendosi contro di lui.
Stava uscendo fuori la vera Alex, l’istinto, la fiera, e senza guardarla negli occhi Severus seppe perfettamente il colore che vi avrebbe scorto, come se la prateria verde che solitamente li animava avesse preso fuoco mutandosi in fiamme dorate.
Allora gli fu addosso, sospingendo il bacino in avanti, facendogli divaricare leggermente le gambe, per non perdere stabilità.
“L’effetto è sempre quello.” Bisbigliò scaldandogli la gola col proprio respiro.
Severus guardò Alexandra negli occhi e la desiderò.
Desiderò il suo corpo, la sua anima, la sua devozione, e sentendo fluire i propri sentimenti verso di lei, fermò il movimento delle mani, e guardandola con languida disperazione, sentendo che qualcosa si infrangeva dentro di lui, mormorò:
“Ti amo.”
Ecco, l’aveva detto. L’aveva ammesso, anche se dentro di sé lo sapeva perfettamente.
Alexandra lo fissò a occhi spalancati.
A poco a poco l’espressione attonita mutò: le labbra tremarono leggermente e gli occhi si socchiusero, mentre il viso del mago la guardava con dolce rassegnazione.
Alex non disse nulla. Sollevò le braccia, piano, timorosa: la ragazza sicura, aggressiva e ribelle, divenne una creatura giovane e tenera, di un'incertezza commovente. Gli sfiorò il viso, accarezzando con le dita le sopracciglia scure, il contorno degli occhi, scendendo verso le labbra sottili, atteggiate in un'espressione solenne, fino al mento ruvido, leggermente ispido, che le diede un contatto intimo e maschile. Si fermò, esitante, come per trattenerlo, e Severus spezzò quella sottile barriera, baciandole il palmo della mano, prendendolo nella sua, accarezzando la pelle morbida, con amorevolezza.
“Potrebbe essere un errore, Severus.” disse, con uno sguardo colmo di speranza e tristezza “Lo sai anche tu.”
Il mago inarcò un sopracciglio, molto espressivamente: “Lo so soprattutto io.” Sospirò tenendola stretta “Ma so anche quanto sei cambiata in tutto questo tempo anche se non posso sapere che cos’hai passato e che ciò ce amavo è rimasto intatto e inalterato, nonostante tutto.”
Alex annuì mentre quegli occhi neri la scrutavano e allo stesso tempo l’avvolgevano.
Poi mormorò: “Sono sempre io, Severus. E c’è una parte di me che l’ha sempre saputo così come ho continuato a sperare. Ci sono tante cose di cui ti devo parlare, che dobbiamo chiarire, una molto importante, ma ci sarà tempo per farlo.” Gli rivolse uno dei suoi sorrisi storti “Se sopravviviamo.”
Il viso del mago tornò a distendersi: “Vorrei sapere altro di te, in questo momento.”
Il volto della giovane si rabbuiò.
“Non temere, Alex, so quanto la tua posizione sia delicata e rispetterò il tuo silenzio, augurandomi che non si protragga in eterno.”
Alex lo strinse a sé, rifugiandosi nel calore del suo corpo, per evitare di guardarlo negli occhi.
“Non rischiare troppo.” Le bisbigliò contro la sua guancia “Non farlo, Alex.”
E a quel punto la giovane donna sorrise rivolgendo lo sguardo al vuoto o a pensieri vicini e lontani che adombravano la sua mente “Non ho scelta. In questo caso proprio non ce l’ho. Come quando ho cominciato a provare qualcosa per te, senza sapere dove tutto questo mi avrebbe condotta.”
Prima che Severus potesse dire qualcosa, si sospinse contro di lui, incontrando nuovamente l’eccitazione del mago, che si lasciò sfuggire un ansito rauco.
“Prendimi ora.” lo pregò nel più desiderabile degli inviti. Lo disse come se fosse stata l’ultima occasione e, nonostante la brama di farla sua, Severus avvertì un dolore quasi fisico per quelle parole.
Si lasciò baciare il collo, sollevando il mento, tenendola ferma per i fianchi, sentendosi lambire la punta delle dita dall'acqua.
Il suo corpo lo stava tradendo.
“L’errore…” gemette la giovane donna mentre respirava affannosamente “L’errore sarebbe non commetterlo. L’hai detto tu.”
“Ti fidi così tanto delle mie parole?”
“Non ho mai smesso di farlo.”
 
Top
view post Posted on 14/8/2013, 05:47
Avatar

Pozionista

Group:
Severus Fan
Posts:
3,086

Status:


Autore/data: Alaide – 20 - 22 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Una smorfia, simile ad un sorriso angoscioso, si disegnò per un istante sulle sue labbra.
Quel dolore, il dolore e la paura della bambina ricadevano sulle sue spalle.
Nota: La storia è il continuo di Preoccupazione
Parole: 1009

Sinfonie
8. Sinfonia in do minore op 2, n°2.
Quarto movimento. Paura



Judith sedeva nella sua cameretta, avvolta strettamente nel vecchio plaid. La scuola era finita anche quel giorno e, come ogni volta, appena rientrata all’orfanotrofio, era corsa nella stanza e si era stretta nella coperta, immaginando che ad avvolgerla fosse il signor Piton.
Avrebbe voluto fuggire dall’orfanotrofio e andare in Francia, ma era troppo piccola per poterlo fare.
«Judith.» la voce di Melusine la fece sobbalzare, ma era felice che ad entrare fosse la giovane. Di lei si fidava ed era certa che anche a Melusine mancasse il signor Piton.
«È arrivata una lettera per me?» domandò con una nota ansiosa nella voce, anche se sapeva che era troppo presto perché la posta fosse già arrivata dalla Francia.
«Hai spedito la tua lettera soltanto due giorni fa. Ci vuole tempo perché arrivi fino a Lione. E altrettanto tempo perché arrivi la sua risposta.» mormorò la giovane, chiedendosi, mentre si sedeva sul letto, poco distante dalla bambina, fino a quando avrebbe retto quella menzogna.
L’uomo si trovava ben più vicino a Judith di quanto la bambina potesse immaginare e, allo stesso tempo, era irraggiungibile. Se fosse stato veramente in Francia, avrebbe potuto cercare di convincere il direttore dell’orfanotrofio a permettere a Judith una visita all’uomo, ma il signor Piton era in carcere, con la sola compagnia di se stesso e delle lettere della bambina.
Un sorriso triste le si disegnò per un istante sulle labbra. In quel momento si sentiva unicamente invadere dal timore, forse sciocco, ma che non poteva fare a meno di provare, che l’uomo potesse non sopravvivere ai trent’anni di prigione. Sapeva che le sue condizioni fisiche stavano peggiorando o, almeno, così le era parso nel corso delle sue visite.
E si sentiva totalmente impotente.
Cercò di scacciare il pensiero, ma riuscì unicamente ad accentuare la tristezza del sorriso, una tristezza resa più profonda dalla consapevolezza che Severus stava scontando una pena che non meritava, per quanto egli credesse fermamente il contrario, una pena che le pareva mitigata unicamente dalle lettere di Judith, dalla presenza della bambina e dall’affetto che l’uomo provava per lei.
«Quando tornerà? Lo sai, Melusine?»
La domanda di Judith accentuò il senso di malessere della giovane. Severus non sarebbe mai tornato perché aveva scelto la prigione. Deglutì a vuoto, prima di parlare, con voce più calma di quanto non si credesse capace.
«Purtroppo no. Nemmeno lui lo sa. Alle volte scrive anche a me, parlandomi di particolari medici e non ha mai accennato ad una possibile data.»
«Però io… mi manca così tanto, Melusine.» mormorò Judith, facendosi più vicina alla giovane. «So che risponderà sempre alle mie lettere. Me l’ha detto. Mi ha promesso che non lo perderò. Ed io so che è vero. Ma vorrei non metterci così tanto per avere i suoi consigli. Credi che quando sarò grande, potrò andare a trovarlo?»
Per un istante il volto della bambina fu illuminato da un sorriso colmo di speranza.
Un sorriso così innocente, così fiducioso che Melusine seppe che non era rivolto a lei, ma al signor Piton, a quell’uomo buono che si ostinava a definirsi un assassino.
«Dipende da cosa diranno i medici.» decise di rispondere.
Sapeva che Judith avrebbe scoperto la verità. Su quel particolare era in accordo con l’uomo, ma era certa che nulla sarebbe cambiato, che la bambina avrebbe continuato ad amare l’uomo che le aveva salvato la vita, l’uomo che continuava a starle accanto anche da lontano, l’unico che poteva aiutarla a combattere le sue paure.


10 ottobre 2000
Caro Severus,
la scuola mi fa paura. Nell’aula sono seduta lontana dalla porta e non c’è un armadio dove nascondersi. Non mi piace. Siamo tanti e c’è poco spazio.
Gli altri bambini non capiscono che non va bene giocare con le spalle alla porta. Perché non lo capiscono? È perché hanno ancora la mamma ed il papà?
Perché quegli uomini cattivi hanno ucciso i miei genitori?
Ho tanta paura a scuola. Desidero che tu sia qui con me, magari al posto della maestra. Sono certa che tutto sarebbe meglio con lei come maestro.
Ho paura che accade qualcosa di brutto. Ho paura degli altri bambini. Alcuni mi guardano strano. Anche la bambina che è mia vicina di banco.
Però vado bene a scuola. In inglese sono più avanti degli altri.
Vorrei tanto averla qui.
Ti voglio bene,
Judith

Le mani di Severus tremarono leggermente quando giunse alla fine della lettera. La situazione della bambina era più grave di quanto avesse immaginato.
Da quelle parole traspariva un sorriso spaventato e disperato.
Il sorriso di una bambina che aveva perso tutto per motivazioni che non avrebbe mai compreso, motivazione che egli avrebbe potuto esporre con chiarezza.
I suoi genitori avevano fatto amicizia con due anziani coniugi che erano andati ad abitare da poco vicino a loro. Quello che non sapevano e che li aveva condotti alla morte, in quella notte d’agosto, era il fatto che i due nuovi vicini fossero maghi. Tanto era bastato per condannarli.
Era la loro unica colpa. Essere dei Babbani amici di una famiglia di Babbanofili.
I maghi erano stati i primi a morire, quella notte, poi era venuto il turno della famiglia di Judith ed era stata una fortuna che gli altri due Mangiamorte non avessero saputo da quante persone fosse composta la famiglia Babbana, che non si fossero nemmeno accorti della foto che la madre teneva sul comodino.
Ed ora, per quello che egli aveva fatto, la bambina soffriva e chiedeva consiglio a lui che aveva le mani ricoperte del sangue dei suoi genitori.
Una smorfia, simile ad un sorriso angoscioso, si disegnò per un istante sulle sue labbra.
Quel dolore, il dolore e la paura della bambina ricadevano sulle sue spalle.
Ed egli doveva trovare il modo di preservare l’innocenza di Judith, di mitigare quella paura.
Lo doveva a quell’affetto malriposto.
A quel sorriso affettuoso che, nonostante tutto, emergeva nelle ultime righe della lettera.
Alla luce che quelle lettere spandevano per brevi attimi nell’oscurità della sua vita.
Sarebbe giunto il giorno in cui quell’affetto si sarebbe tramuto in odio.
Nell’odio che desiderava.
Nell’odio che temeva.
 
Top
view post Posted on 14/8/2013, 14:31
Avatar

Pozionista

Group:
Severus Fan
Posts:
3,086

Status:


CITAZIONE (pingui79 @ 8/8/2013, 21:05)
CITAZIONE (Alaide @ 8/8/2013, 14:36) 

Sinfonie.
7. Sinfonia in do minore op 2, n°2.
Terzo movimento. Preoccupazione


Che gigante questo Severus.
Uno splendido gigante, che si sente orgoglioso per quella piccola bimba, che è disposto a fare gesti incredibili per poterle evitare qualsiasi sofferenza: quelle lettere sono un faro di salvezza sia per lui che per la bimba.
Melusine è meravigliosa nella propria preoccupazione, consapevole che ogni cambiamento potrebbe gettare nuovamente Judith nell'abisso delle proprie comprensibilissime paure.
La piccola non lo sa, ma ha ben due angeli a vegliare su di lei, ognuno a modo suo.

Esatto! Judith ha due angeli custodi (e li avrà per tutte le altre sinfonie). E le lettere sono sempre colme di luce per Severus e Judith, proprio come dici tu. Ti ringrazio tantissimo Kià per l'apprezzamento del capitolo!

CITAZIONE
E la promessa finale di Severus ha un nuovo sapore: non più solo dovere, ma sincero attaccamento che egli ancora non vuole ammettere a se stesso.

Tutto sta a vedere se Severus riuscirà a fare questa ammissione a se stesso... e con questa frase sibillina taccio.

CITAZIONE
Leonora, tu le mie speranze le sai, ormai non le dico più.

Io consiglio di sperare che comunque non costa nulla!

CITAZIONE (pingui79 @ 13/8/2013, 10:28) 
CITAZIONE (Alaide @ 12/8/2013, 14:51) 

Klavierstücke
7. Un barlume


Bellissima l'idea della scuola primaria magica, davvero bellissima!
Così come l'incantesimo per trasformare la scrittura in Braille.
Stai descrivendo alcuni risvolti del mondo magico francese assolutamente originali e verosimili più che mai.

Ho lasciato correre la mia fantasia, cercando di trovare soluzioni per il mondo magico francese, che sono felice tu abbia apprezzato.

CITAZIONE
Mi sto facendo una vaghissima idea di quel che nasconde la ragazza. Ora come ora me la tengo in busta chiusa e sigillata, vediamo se ci azzecco.

Gli indizi aumenteranno nel prossimo capitolo e, forse, dovresti intuire cosa nasconde Heloïse.

CITAZIONE
Intanto Severus poco alla volta sta conquistando la fiducia di Heloise, sono solo piccoli passi ma spero vivamente che non ci siano troppi passi indietro in futuro.
Anche qui, non mi resta che attendere, ho la curiosità alle stelle. :)

Sui passi avanti o indietro in futuro, tutto dipende dall'autrice, che è notoriamente dotata di buon cuore e priva di qualsivoglia forma di sadismo letterario :D :P
Spero di non deluderti quando verrà fuori la verità.
 
Top
1896 replies since 9/1/2013, 00:04   27901 views
  Share