Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 4/8/2013, 21:39
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Pozionista sofisticato

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Dalla luna...

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CITAZIONE (yana96 @ 3/8/2013, 20:25) 
CITAZIONE
Porcospino

ho trovato questa storia molto tenera, da Severus impacciato al soprannome che gli affibia Hermione ed il modo in qui glielo spiega. Sono rimasta col sorriso stampato in faccia mentre leggevo il finale, a suo modo ha un che di comico. :D

Mettere Severus in difficoltà e in situzioni quasi comiche é uno dei miei passatempi preferiti! :woot:
Ti ringrazio per il commento! :wub:

CITAZIONE (pingui79 @ 3/8/2013, 18:52) 
CITAZIONE (ellyson @ 2/8/2013, 10:09) 
Porcospino

Lo ammetto, tra tutti i soprannomi per Severus, credo che "porcospino" sia il più adatto, forse perchè racchiude anche una certa fragilità che m'intenerisce.

Mi piacciono i battibecchi in questa coppia, nella tua coppia: sono come il pizzico di peperoncino su un'ottima cioccolata, ovvero danno una sferzata di vivacità tra tanta dolcezza (che ci vuoi fare, forse è l'ora di cena, continuo a far paragoni mangerecci :D ).

Bella, bella, bella.

:wub:

Grazie Kià! :wub:
A me piace scriverli i loro battibecchi di coppia. E' un po' come quando litigo col marito!

Il paragone al porcospino é arrivato all'improvviso, volevo un paragone inusuale, strano quasi comico.
:lol:

CITAZIONE
Certo che Hermione che cita tutti i quattro fondatori di Hogwarts... m'ha fatto ridere da matti, riesco perfino ad immaginare il tono di voce che usa! :lol:

Immagine me che per scriverlo nel modo in cui l'aveoa immaginato mi sono messa a recitarlo sul divano con Rebecca che mi guardava male! :D
 
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kijoka
view post Posted on 4/8/2013, 21:48




Nr. 29

Autore/data: Kijoka – 2 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Albus Silente
Pairing: nessuno
Epoca: Post malandrini
Avvertimenti: Missing moment
Riassunto: Pensieri liberi in un momento difficile
Parole/pagine: 1.554/3.
Note: In questa storia ho dato una mia personalissima versione di fatti e/o personaggi che non vuole essere verità assoluta, ma solo un'opinione.





Per il bene superiore

Il silenzio era di nuovo calato nella stanza.
I presidi nelle cornici erano lentamente tornati al loro solito pisolino tranquillo.
Il vecchio mago si alzò dalla poltrona, dove si era sprofondato pochi momenti prima.
Prese un profondo sospiro e si avvicinò al trespolo, dove Fanny, la Fenice, becchettava tranquilla il suo osso di seppia.
La sensazione era quella di essere quanto mai vecchio.
Ciò che mai avrebbe voluto indovinare era infine accaduto e molte persone stavano già soffrendo.
Il giovane uomo che era appena uscito dal suo ufficio ne era la prova vivente.
Si era impegnato a fondo, e quando era stato quasi sicuro di avercela fatta, scelte non sue avevano inficiato ogni sforzo.
Eppure Albus aveva riflettuto a fondo, e per molto tempo, sulle conseguenze di decisioni che, nel momento in cui erano state prese, sembravano geniali soluzioni.
Si era impegnato a fondo, aveva fatto di tutto per proteggere e nascondere i Potter, ma perché non era riuscito a convincerli a trovare un più affidabile Custode Segreto? Forse non aveva insistito abbastanza...
Oh, via, che senso aveva pensarci adesso?
Ogni cosa si era ormai compiuta.
Benché non fosse affatto sicuro che tutto quanto fosse davvero estraneo all'avverarsi della profezia...
Ora doveva ragionare freddamente e preparare il contrattacco.
Doveva pensare più in grande, pensando al bene comune, al bene superiore.
Doveva relegare in un angolo del cuore e della mente il dolore che lui stesso provava per quelle vite innocenti spezzate.
Non potevano permettersi di abbassare la guardia, dovevano rimanere all'erta per essere pronti!
Ciò che era successo doveva avere un'altra chiave di lettura, che al momento non era chiara alla sua logica, ma non al suo intuito, affinato in anni di pratica.
Sentiva che qualcosa gli sfuggiva nel quadro d’insieme.
Il destino aveva in riserbo qualche altra sorpresa per loro.
Ne era ogni attimo più convinto.
Il piano originale del mago più crudele mai vissuto non poteva essersi, così, compiuto.
Lo sapeva, sentiva dentro di sé che, nonostante l'inspiegabile piega presa dagli eventi, qualcosa ancora eludeva la luce della ragione e si aggirava nel buio dell’ignoto.
Non riusciva a credere che tutto il male del mondo potesse essere svanito in un attimo, senza lasciare traccia di sé.
Aveva abbastanza conoscenze magiche da ritenere più che probabile il fatto che Voldemort sarebbe ricomparso.
A dispetto del sollievo che aveva anche provato, non riusciva ad essere appagato e felice nel pensare che il loro mondo si fosse finalmente liberato da un tale potere malvagio.
C’era una nota stonata, qualcosa cui forse nessuno aveva ora il tempo nemmeno di pensare, qualcosa che avrebbe potuto far tornare l’incubo, presto.
Fanny continuava nel suo rito quotidiano senza degnarlo di un’occhiata.
Prese allora a carezzare con delicatezza le lucide piume color di brace, seguendo più profondamente la corrente dei suoi pensieri.
Quel dolore senza fine, quel pozzo buio dove Severus sembrava essere stato risucchiato, quel non comprendere le parole che gli aveva rivolto, quel lamento straziante, gli erano rimasti nella mente e nel cuore come marchiati a fuoco.
Molti mesi prima, sul colle ventoso, era stato attento a non cadere nella trappola.
Non aveva voluto credergli subito, nonostante gli fosse parso totalmente sincero.
Era rimasto sulla difensiva perché non si fidava. Non era riuscito a credere che quel ragazzo magro, sempre pallido tanto da sembrare malato, e senza alcun tipo di fascino, avesse davvero deciso di dare una svolta così radicale alla sua vita.
Aveva poi potuto appurare quanta verità ci fosse in ciò che gli aveva da allora riferito.
Nel tempo passato insieme ad Hogwarts aveva avuto mille riprove della sincerità del passaggio compiuto da Piton.
Eppure aveva sempre la tentazione di tenerlo d'occhio, quasi non lo sentisse completamente sincero, quasi gli nascondesse sempre qualcosa.
Questo anche perché, per carattere e per partito preso, non dava mai totale fiducia a traditori, da qualsiasi parte essi provenissero.
Piton si era rivelato un ottimo professore, ma il suo distacco e la sua ferrea disciplina non lo facevano entrare nei cuori degli alunni.
Tutti lo temevano, lo tenevano a distanza e Silente era pressoché convinto che questo fosse cercato e ispirato dallo stesso Severus.
Era talmente gelido con il prossimo che lui stesso aveva preso a ritenersi quasi certo che il giovane mago non possedesse nemmeno più un'anima, che avesse abbandonato tutto sotto il dominio del Signore Oscuro.
Allora si era incaponito a cercare di scoprire ciò che si celava dietro quel nero sguardo di ghiaccio.
Nonostante i numerosi sforzi gli sembrava, ogni giorno di più, di non riuscire a scalfire minimamente la dura corazza che proteggeva il vero Severus.
E invece quel giorno qualcosa era cambiato.
Possibile che nonostante i suoi indubbi poteri e il suo innato sesto senso non avesse davvero compreso?
Possibile che quel ragazzo giovane ed inesperto fosse riuscito ad ingannare anche lui? L'amore adolescenziale per la Evans, che gli aveva appena dimostrato quanto fosse diventato adulto, aveva stupito anche lui, che da mesi lavorava fianco a giovane mago.
E non era mai riuscito a leggergli nei pensieri e nel cuore!
Aveva intuito che avesse una grande ed innata propensione verso l’Occlumanzia, lo aveva notato nelle lunghe chiacchierate fatte con lui, senza riuscire a leggere nulla del suo vero io, né con la sincerità, né con gli inganni.
Lo aveva sempre tenuto a distanza, quasi non potesse permettersi di lasciarsi andare.
Ed ora...
Quel dolore era così straziante e autentico!
Forse, in fondo, anche Severus Piton aveva ancora un’anima.
Un'anima che Silente aveva dato per lacerata e persa, si era invece mostrata a lui, in tutta la sua inconsolabile sofferenza.
E poi quella richiesta...
Quasi una supplica, rivolta proprio a lui.
Severus voleva nascondere al mondo ciò che qualsiasi altro avrebbe voluto mostrare.
Chissà cosa si agitava davvero nel fondo di quell'anima che non aveva mai pensato ancora esistesse!
Naturalmente si era prontamente ravveduto e ora riusciva a concepire benissimo che anche quel ragazzo ne avesse una, che non l'avesse persa nel periodo in cui uccideva e terrorizzava.
Adesso riusciva a pensarlo come un uomo e non più come un Mangiamorte, non più come un assassino.
Un uomo che ha guardato negli occhi il Male può avvincere così stretta la vita da continuare ad amare?
Quella manifestazione di profonda angoscia e rimorso testimoniavano un amore, certo.
Forse un amore ancora legato all’egoismo giovanile, ma manifestato da vera disperazione.
Eppure sapeva che quel terribile dolore, di cui poco prima era stato testimone, non sarebbe svanito velocemente.
Perché, a dispetto di ogni sua logica elucubrazione, il giovane mago amava.
Aveva profondamente amato, si era illuso ed ora soffriva.
Conosceva quel dolore, diverso, ma sempre uguale.
Perdere per sempre una persona amata.
Il cuore si strinse in una morsa e i vivaci occhi azzurri tradirono un attimo di debolezza.
Fanny alzò il capo e lo piegò su un lato, quasi a chiedere spiegazioni.
Silente sospirò piano riprendendo a carezzare il capo dell’amica piumata.
Quante volte aveva ripensato al tempo del suo terribile errore, quante volte avrebbe voluto essere così saggio in quel momento da comprendere e rimediare, aggiustare tutto!
Quanto avrebbe voluto poter abbracciare un'ultima volta la bimba che ricordava e domandare uno straziante, quanto tardivo, perdono!
Sia lui che Severus avevano davvero commesso un terribile errore: riporre la loro fiducia in qualcuno che non la meritava affatto.
I risultati erano stati catastrofici. Per entrambi.
Prese a percorrere lo studio a grandi passi.
Dunque c'era qualcosa che curiosamente li accomunava, anche se al solo pensiero un fugace, ironico sorriso, aleggiò sul volto del vecchio mago.
Quanto doveva essere costato a Piton accettare di difendere e proteggere il figlio di un uomo che l’aveva umiliato per anni in mille modi?
Ma aveva dovuto scuoterlo, con affermazioni e provocazioni dure e insensibili.
Doveva portarlo fuori da quell'incubo di dolore trovando una motivazione che potesse spronarlo.
Il suo compito ora era di dargli uno scopo, seppur difficile e pieno d’insidie.
Doveva farlo, nonostante la possibilità che, perseguendo quello scopo, anche Piton avrebbe potuto morire.
In realtà capiva bene quanto quel mago, ancora giovane e senza grossa esperienza, avrebbe potuto essere un formidabile complice e un preparatissimo alleato.
Lo avrebbe aiutato, gli sarebbe stato vicino e avrebbero imparato insieme a costruire nuove difese. Era certo di riuscire a trasformarlo in un fantastico strumento come era sicuro che, negli anni a venire, ne avrebbe avuto disperato bisogno.
Entrambi, per un verso o per l'altro, avrebbero dovuto agire per il bene superiore, per la sicurezza e la felicità del loro mondo, sacrificando ciò che avrebbero dovuto immolare, perfino loro stessi!
Fanny si scosse e, dimenticando l'osso di seppia, piegò il capino sotto l'ala per dormire.
Silente si allontanò verso le piccole ampolle nella teca di vetro.
Era la cosa giusta da fare? Era giusto sacrificare se stessi, persone e affetti profondi sullo stesso altare?
Non avrebbe mai pensato di perdere i Potter...
Non avrebbe mai pensato di comprendere a fondo un dolore non suo, svelato, sincero e reale.
Non avrebbe mai pensato di dover ripercorrere il passato per anticipare l'avvenire.
Si riscosse dagli oscuri pensieri: ora Fanny lo chiamava dal trespolo.
Si riscosse, come sempre quando si metteva a riflettere il tempo volava via.
Sorrise piano alla compagna di tante avventure.
- Tranquilla Fanny. Sto bene. Ora almeno tu dormi un po’. Domani sarà il primo giorno di un nuovo futuro e avremo moltissimo da fare.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:30
 
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view post Posted on 5/8/2013, 11:00
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Autore/data: Alaide – 24- 30 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Quei pensieri parvero sommergerla e le lacrime colarono rapide lungo il suo volto.
Ed un sorriso tremante si fece strada sulle sue labbra.
Nota: E’ il seguito di Sollievo
Parole: 1305

Klavierstücke
6. Conforto


Parigi, 21 marzo 2000



Il sole del primo giorno di primavera illuminava il soggiorno dell’appartamento al secondo piano del palazzo di fondazione secentesca. Heloïse sentiva il tepore del sole sulla pelle ed una parvenza di tranquillità.
Monsieur Piton non le aveva più posto domande da quella mattina di dieci giorni prima e, da allora, avevano parlato raramente. Alle volte lo sentiva rinchiudersi nella stanza in fondo al corridoio, dove Mademoiselle de la Roche diceva trovarsi il laboratorio, alle volte usciva diretto al Centre de Recherche. Nel secondo caso, la figlia del Guaritore, le raggiungeva e stava con loro.
Anche in quel momento, Yseult de la Roche era nella stanza e stava parlando con Anne. Heloïse non possedeva la stessa fiducia della sorella, non l’avrebbe mai posseduta, ma era felice che la bambina potesse sentirsi in pace, potesse essere quasi serena in quei giorni difficili.
Quanto a lei, non riusciva a comprendere il loro ospite. Era certa che avrebbe insistito con le sue domande, ma fino a quel giorno non l’aveva fatto. Sembrava unicamente intento a ricercare una cura per Anne.
La ragazza si chiese fino a quando sarebbe andata avanti quella strana quiete.
«Fra un’ora dovrebbe essere di ritorno, Anne.» stava dicendo Mademoiselle de la Roche, rassicurante. «Aspetta un attimo che vado a…»
Anne tossì violentemente e prese a respirare a fatica. Heloïse schizzò in piedi e si portò accanto alla sorella che strinse contro di sé, come tante altre volta aveva fatto. Sentì i movimenti della giovane che era con loro, ma non riuscì a seguirli, perché era in preda al panico.
Sua sorella stava male.
Lo sentiva nel suo respiro, nel modo in cui si aggrappava alle sue vesti.
Non sentì dei passi affrettarsi, né il lieve mormorio di una rapida conversazione.
Fu solo quando udì la voce di Monsieur Piton a poca distanza da lei, che capì che Mademoiselle de la Roche lo aveva chiamato a casa e che l’uomo si trovava lì.
«Lasciala andare.»
Heloïse sentì il rumore di un’ampolla a cui veniva tolto il tappo e riuscì, facendo forza su se stessa, a lasciare andare Anne.
Yseult de la Roche osservava preoccupata la scena, tenendosi discretamente in disparte. Quando suo padre le aveva chiesto di andare a badare alle due sorelle, aveva accettato con gioia al pensiero di poterle aiutare. In quel momento, comprendeva veramente quanto fossero gravi le condizioni di Anne e quanto sollecito fosse Monsieur Piton nei confronti della bambina.
Un lieve sorriso le si disegnò sulle labbra, mentre osservava l’uomo somministrare la pozione ad Anne. E dentro di sé pregava affinché Monsieur Piton trovasse la cura, come credeva suo padre.
Come il padre, aveva la più viva fiducia in Severus Piton e quella fiducia traspariva dal sorriso che aveva sulle labbra.
«Mademoiselle de la Roche, accompagni la bambina in camera e resti con lei, fino a quando non arriverà suo padre.»
Heloïse avrebbe voluto seguire la giovane e la sorella, ma non osò farlo. Sapeva che la crisi era passata perché la respirazione di Anne era tornata tranquilla, temeva però anche che Monsieur Piton avrebbe chiesto il suo prezzo.
«Ho somministrato a tua sorella una pozione leggermente modificata. Voglio che tu mi dica se avviene il minimo cambiamento.»
Severus osservò il volto teso della ragazza che in quel momento appariva incredibilmente giovane e smarrita, quasi si fosse aspettata che le sue parole fossero diverse.
«Anne starà meglio?» domandò con voce flebile Heloïse.
Non avrebbe dovuto porre domande, ma la volontà di sapere se poteva sperare era troppo forte. Si ripromise che, se Anne fosse guarita, avrebbe detto a chi di dovere quello che era accaduto in Normandia.
«Dovrebbe avere la respirazione più facile. Sicuramente non le farà alcun danno.» affermò l’uomo.
Aveva trascorso giornate intere e lunghe notti prive di sonno a tentare di trovare un modo per modificare il dosaggio e la tempistica di quell’ingrediente volatile. Ed altrettanto tempo per accertarsi che Anne non corresse alcun pericolo da quella nuova versione della pozione.
«Ma non è la cura?» chiese Heloïse incerta.
«No.» rispose l’uomo, osservando la ragazza che pareva attendere una risposta più completa.
La verità, senza giri di parole.
Prima che rimanessero orfane, doveva aver sentito molte mezze verità, molte menzogne sulle condizioni della sorella, per quanto quel male le avesse già portato via la madre.
«Cosa sa tua sorella delle sue condizioni?» domandò, invece, evitando di aggiungere particolari.
Heloïse trasse un respiro, come per trovare la calma.
Temeva che quella volta l’uomo, se non avesse risposto, avrebbe preteso altro in cambio o l’avrebbe obbligata a rispondere e ad un Mago non occorreva molto per far rispondere una Magonò cieca.
«Poco.» mormorò infine. «Nessuno le ha mai detto cos’abbia e… non glielo dica, Monsieur, Anne… non voglio che sia colma d’angoscia e paura.»
«Ho forse detto che le avrei rivelato qualcosa?» le domandò bruscamente l’uomo. Sul volto della ragazza comparve per un attimo il sollievo. «Tua sorella sospetta qualcosa, forse intuisce che il suo male non è quello che crede, anche se l’assenza di una cura in precedenza può trarla in inganno circa la gravità delle sue condizioni.»
«Non risponderò a quella… non le dirò perché…» biascicò angosciata Heloïse.
C’era qualcosa che il solo cenno alla mancanza di cure pregresse accendeva il terrore nell’animo della ragazza. Severus si chiese, e non era la prima volta, quale segreto celasse Heloïse e sperava che questo non rispondesse ai suoi peggiori sospetti. Doveva però esservi una spiegazione per il diverso atteggiamento delle due sorelle e quella spiegazione si celava in Heloïse.
«Non ti ho chiesto nulla.» disse, incolore, vedendola rilassarsi leggermente. «Voglio però mettere in chiaro una cosa. Non è detto che esista una cura e che la si possa trovare realmente.»
«Non devo sperare?» domandò Heloïse con voce spenta.
«Puoi sperare, ma non devi aggrapparti alla speranza, quando non si hanno certezze.»
La ragazza si sentì stranamente confortata da quelle parole che avevano ben poco di confortante.
Monsieur Piton non le aveva mentito.
Non le aveva mai mentito, si rese conto.
Mai.
Le aveva detto che in cambio voleva risposte. E così era stato.
Ogni volta che temeva di essere separata per sempre dalla sorella, l’aveva rassicurata.
Non le importava che le parole che le rivolgeva non avessero un tono rassicurante, perché ottenevano quell’effetto.
Non aveva mai tentato di illuderla.
Stava veramente aiutando Anne.
Quei pensieri parvero sommergerla e le lacrime colarono rapide lungo il suo volto.
Ed un sorriso tremante si fece strada sulle sue labbra.
Non sapeva perché piangesse o perché sorridesse.
Sentiva il peso di sapere che non v’era certezza sulla sorte della sorella.
Sentiva però, più di ogni altra cosa, il senso di conforto, un senso di conforto che non sentiva da tanto tempo e che aveva dimenticato cosa volesse dire.
Ed il sorriso si fece più pieno e le lacrime più copiose.
«Vieni.» le disse l’uomo e lei lo seguì.
Si ritrovò nel piccolo studio che sapeva stare accanto alla stanza che ospitava lei e la sorella.
«Fra poco Monsieur de la Roche sarà qui per visitare tua sorella.»
Severus non aggiunse altro, ma Heloïse lesse in quelle parole un sottinteso. L’uomo voleva, forse, evitare che il Guaritore la vedesse in lacrime, voleva, forse, evitarle un’umiliazione. Ed era strano come non sentisse nulla d’umiliante nel piangere davanti a Monsieur Piton. Era qualcosa che non riusciva a spiegarsi, così come non era affatto certa che la sua intuizione fosse giusta.
Eppure gli sorrise, un sorriso che esprimeva gratitudine ed una disperata volontà di potersi fidare di lui.
C’era qualcosa di ironico in quel desiderio rivolto ad un assassino, si disse l’uomo. Eppure egli, si rese conto in quel momento, desiderava conquistare quella fiducia, forse perché comprendeva il terrore di Heloïse, forse perché voleva evitare che la disperazione della ragazza la portasse a compiere una scelta simile a quella che aveva impresso il Marchio Nero sul suo braccio.

Edited by Alaide - 5/8/2013, 15:50
 
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view post Posted on 5/8/2013, 18:24
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I ♥ Severus


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CITAZIONE (chiara53 @ 3/8/2013, 07:37) 

Estate


1


CALDO SORRISO
NELL’ESTATE ROVENTE
FRESCO CONFORTO




2


UN REFRIGERIO
DAL SOLE SFOLGORANTE
IL TUO SORRISO


Ma che bei sorrisi rinfrescanti!!!

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:30
 
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view post Posted on 6/8/2013, 06:53
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Prima di tutto grazie a Kià e Ida che hanno apprezzato la mia buona volontà :lol:

6. Conforto di Leonora
Quello che mi ha colpito sono state l'atmosfera pacata e una sensazione di serenità e pace diffusa, nonostante la situazione drammatica.
Monsieur Piton è sicurezza e protezione dal mondo e dal male per Heloïse, se c'è lui nulla di peggio può accadere anche se, in sottofondo, resta nella fanciulla la paura di dover dare qualcosa in cambio di tanta cura.
Ho apprezzato la sincerità di Severus, una sincerità che non nasconde, ma non toglie la speranza, la sua è una voce che porta sicurezza e rasserena, pur se le notizie non sono delle migliori.
Il tuo Severus è così, fedele a se stesso, ma con cuore paterno e con affetto mai dispensati prima.
Un grande, sempre e comunque!

Edited by chiara53 - 6/8/2013, 17:55
 
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view post Posted on 6/8/2013, 08:56

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CITAZIONE (Alaide @ 5/8/2013, 12:00) 

Klavierstücke
6. Conforto


Ok, altro indizio, la Normandia.
Ormai sto esaminando con la lente d'ingrandimento ogni storia, per vedere cosa riesco a capire. Al momento ben poco, ma intanto mi diverto. :D

Tornando su un tono più serio, mi piace l'interazione che si sta venendo a creare tra le tre ragazze, anche se tra esse è con Heloise che sto soffrendo, per il suo bisogno di essere rassicurata ma senza menzogne: è il caso di come una cruda verità sia più apprezzata di inutili giri di parole.

Ammetto che in questa storia confido moltissimo in Severus: lo so, nemmeno io mi devo aggrappare a quell'unica speranza (cos'è, un messaggio implicito per noi lettori? brrrrrrr, rabbrividisco al pensiero), ma per ora sperare non costa nulla quindi ne approfitto. :)

Severus, seppur più defilato sulla scena, giganteggia comunque in maniera splendida ed impressionante. :wub:
 
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yana96
view post Posted on 6/8/2013, 15:19




Titolo: Scontro
Autore/data: Yana96 /25-06-2013
Beta-reader: pingui79
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: generale, introspettivo
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/personaggio originale (solo presunto)
Epoca: post 7° anno
Avvertimenti: what if?
Riassunto: Anne Mills si scontra nel corridoio con Piton per colpa di un ritardo.
Parole/pagine: 915/3
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.




Scontro



Stavo correndo verso l’aula d’Incantesimi.
Ero in ritardo, un evento mai accaduto prima.
Non ero mai in ritardo perché le mie compagne di stanza erano delle confusionarie convinte ed irrecuperabili, ma quella mattina invece erano state insolitamente tranquille e non mi ero svegliata in tempo.
Spesso mi arrabbiavo perché mi svegliavano prima del dovuto, quella volta mi sarei arrabbiata per il contrario.
La lezione sarebbe cominciata a momenti. Correvo stringendo a me i libri che nascondevano molti dei miei disegni, quasi tutti raffiguranti il professor Piton. Ormai avevo osservato così tante volte il professore da imparare a memoria ogni singolo dettaglio del suo volto e quanti bottoncini c’erano nella sua veste. Alcuni lavori li avevo disegnati in Sala Comune nei momenti in cui non era molto affollata, mentre la maggior parte di essi aveva preso vita nel parco o vicino al lago.
Quei posti mi ispiravano molto. Erano tranquilli e spesso solitari, il luogo ideale per disegnare in santa pace e, nelle belle giornate primaverili, molti uccelli facevano il nido tra i rami degli alberi vicini ed i cinguettii allegri dei piccoli mi facevano una piacevole compagnia.
Alcuni avrebbero potuto definirla ossessione la mia, ma secondo me era una sorta d’amore, strano, certo, ma con i miei disegni potevo spaziare con la mente ed immaginare di accarezzare i lineamenti di quell’uomo non solo con la punta della matita, cosa che nella realtà non avrei avuto né il coraggio né l’occasione di fare senza essere espulsa da Hogwarts. In fondo non facevo nulla di male, le cose che immaginavo non accadevano e mai sarebbero accadute, purtroppo.
Svoltai l’angolo del corridoio con lo sguardo basso ed il fiatone, quando cozzai contro qualcosa di robusto, che mi fece perdere l’equilibrio e cadere all’indietro.
Ahi!
Credetti di essermi scontrata contro un’armatura, ma non ricordavo ce ne fosse una proprio lì.
Il dolore alla fine della schiena passò in secondo piano quando alzai gli occhi e vidi il professor Piton. Teneva un sopracciglio alzato, le labbra socchiuse, forse per la sorpresa, mentre i suoi occhi neri come il carbone fissavano prima me, ancora a terra, e poi i fogli che erano sparsi tutt’intorno. Mi sentii avvampare, cosa avrebbe pensato? Di sicuro non mi avrebbe più rivolto lo sguardo oppure sarebbe stato pieno di disgusto per la mia infantilità. In entrambi i casi mi sarebbe dispiaciuto moltissimo, non lo avrei sopportato. Mi misi in ginocchio un po’ a fatica e presi a raccogliere freneticamente tutti i disegni che giacevano sul pavimento.
«M-mi scusi, signore.»
Dissi ancora ansante. Il professore però era ancora di fronte a me, mi sembrava strano. Non aveva continuato per la sua strada, chissà perché invece continuava a fissarmi.
No, non stava fissando me.
Seguii il suo sguardo che stava studiando il pavimento e che poi si fermò indugiando su un punto in particolare.
Con sgomento notai che stava osservando un disegno poco vicino alle sue scarpe. Raffigurava il tavolo degli insegnanti al completo, sullo sfondo si intravedeva qualche decorazione della Sala Grande il primo giorno di scuola. I docenti erano tutti seduti ai loro posti ed osservavano Silente, che in piedi teneva il consueto discorso di benvenuto. I contorni delle figure erano stati ripassati con sottili linee in china. Tutto era colorato con colori tenui solo nelle porzioni in ombra, mentre il professor Piton era colorato normalmente, spiccando nel gruppo senza però togliere spazio a Silente o agli altri insegnati.
Non osai alzare il volto e rimasi a fissare il disegno, quando vidi con la coda dell’occhio che il professore stava estraendo dal mantello la sua bacchetta.
Con un movimento delicato del polso fece alzare in volo tutti i miei disegni e li raggruppò in una pila ordinata che delicatamente fluttuò sul grande libro d’Incantesimi rimasto aperto. Subito dopo richiuse quest’ultimo con un altrettanto delicato colpo di bacchetta.
Lo sconcerto era dipinto sulla mia faccia. Non avrei mai immaginato che fosse capace di un gesto gentile, per quanto poteva esserlo il professor Piton.
«Grazie, signore.» dissi con la voce ancora tremante per lo stupore, mentre mi rialzavo tenendo il libro con i disegni stretto al petto. Guardai il suo viso: aveva le sopracciglia alzate e la testa leggermente inclinata a sinistra, in una delle sue espressioni indecifrabili.
«Ammirevole, Mills. Ma vedi di stare più attenta altrimenti potresti fare concorrenza a Pix in quanto a disastri per i corridoi.» la sua voce era profonda, non sembrava un rimprovero, ma definirlo un consiglio era eccessivo. Il suo tono era calmo, per nulla infastidito dell’accaduto.
«Sì signore, la ringrazio.» dissi scostandomi velocemente a testa bassa per riprendere a camminare. Avevo il volto in fiamme, mi sarei vergognata ancora di più se il professore l’avesse notato.
Quando il professor Piton aveva indugiato sul disegno una piccola parte di me aveva sperato in un suo commento positivo che avesse mostrato che quel disegno era ben fatto o era di suo gradimento. Se fosse successo sarei stata la ragazza più felice al mondo.
Stavo per andarmene alla svelta, ormai il corridoio era deserto ed io definitivamente in ritardo.Il professore potè lasciarsi scappare un sorriso. Sicuramente lo avevo divertito con la mia goffaggine. Solo dopo qualche istante mi accorsi del reale avvenimento che avevo di fronte.
Il professore stava sorridendo.
Il suo volto era solcato dall’insolita espressione che lo rendeva ancora più affascinante, sembrava che si stesse trattenendo ed io avevo l’impressione di aver sgranato gli occhi. Credevo di essere un uno dei miei sogni più rosei: ero sola con il professore, che sorrideva.
 
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view post Posted on 6/8/2013, 15:49

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Prenotazioni per la 31a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 7: Ida/Leonora (31)
Giovedì 8: Ida/Leonora (31)
Venerdì 9: ellyson (19) (inserisce kià)
Sabato 10: kià (filastrocca)
Domenica 11: Monica (30)
Lunedì 12: Leonora
Martedì 13: Ale



Prenotazioni per la 32a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 14: Leonora/Ida (32)
Giovedì 15: Leonora/Ida (32)
Venerdì 16: ???
Sabato 17: ???

Domenica 18: Monica (31)
Lunedì 19: Leonora
Martedì 20: ???


Riponete il Dolorimetro e sfoderate un bel sorriso!

 
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view post Posted on 6/8/2013, 18:58
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Dal 15 io sono di nuovo a casa e se ci sono buchi posso riempirli senza alcun problema.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:30
 
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view post Posted on 6/8/2013, 20:12

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CITAZIONE (kijoka @ 4/8/2013, 22:48) 
Per il bene superiore

Amo Silente.
Sfaccettato, a tutto tondo, potente mago bianco dai molti lati oscuri, umano, umanissimo nel proprio rimorso mai svelato al mondo.

Mi piace moltissimo come lo hai tratteggiato, così stretto nel dolore ma al tempo stesso consapevole che da quell'evento potrà forse originarsi qualcosa di buono ed imprevedibile.
Non impedire che il male si compia, ma trarre il bene dal male, questa è la direttiva che Albus ha mantenuto durante tutta la vita. In nome di un bene superiore.

Severus qui non c'è, eppure è presente con il proprio straziante dolore che non può non rattristare.

Complimenti, Monica.
 
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CITAZIONE (yana96 @ 6/8/2013, 16:19) 
Scontro

Io i commenti te li ho già fatti in privato, ma non guastano anche in pubblico, va'.

Mi fa molta tenerezza la tua protagonista, invaghita dell'eroe dal nero mantello. Mi fa tenerezza la sua piccola goffaggine, il suo arrossire per un nonnulla ed il suo temere di venire derisa dal professore.
Inutile dire che invidio profondamente la sua capacità di disegnare.

Complimenti, Angela. :)
 
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view post Posted on 7/8/2013, 16:49
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Scontro di Angela

E' tenerissima questa ragazzina impacciata e dolce.
Innamorata? Ma di sicuro! E' innamorata del misterioso professore, quello che la fa sognare, quello che ci fa sognare.
Brava Angela, ho aspettato curiosa di leggere cosa avrebbe fatto Severus di fronte a tanta dedizione e, sono certa che i disegni lo abbiano sicuramente intenerito. Lui che nessuno guarda e ama, lui che si è circondato di un'armatura impossibile da abbattere, guarda il ritratto in cui emerge proprio la sua figura tra le altre, colorato (di nero), ma più evidente nel tratto della giovane disegnatrice. Penso che il sorriso che tu gli hai regalato, Angela, sia veramente un sorriso che gli concede sollievo, un dono per la sua anima: qualcuno ha pensato a lui in quel mondo ingiusto che tante volte viene citato nei libri.
Complimenti, non farci mancare altre avventure della tua ragazzina che arrossisce e ama, io le aspetto.
 
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view post Posted on 7/8/2013, 16:52
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Titolo: Dimissioni
Autore/data: Ida59 – 6/11 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo, romantico
Personaggi: Severus, Personaggio originale, Ippocrate Smethwyck
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Severus è libero di vivere, finalmente. Ma in quale luogo? È il seguito di “L’offerta”.
Parole/pagine: 1264/3



Dimissioni




Dopo tre mesi di ricovero al San Mungo, il Guaritore Responsabile del Reparto Dai 'Pernicioso' Llewellyn per morsi gravi di Creature magiche all’improvviso decretò che Severus Piton, l’eroe di guerra miracolosamente sopravvissuto al morso di Nagini, fosse infine dimesso.
Ippocrate Smethwyck lo comunicò freddamente in un torrido giorno di fine luglio guardando fisso negli occhi la Guaritrice con cui un tempo aveva accarezzato il progetto di sposarsi, pur se mai gliene aveva accennato. Forse, allontanando il rivale, poteva di nuovo sperare di…
Ma lei non aveva occhi, e raggiante sorriso, che per l’eroe purtroppo sopravvissuto al quale il Guaritore rifilò invece solo un’occhiata cupa, colma di rabbiosa gelosia: come diavolo aveva fatto Elyn, così bella e solare, ad innamorarsi di un uomo dal passato tanto tenebroso e ambiguo?
No, non sarebbe mai riuscito a capirlo.
E quegli idioti del Ministero gli avevano anche conferito l’Ordine di Merlino, Prima Classe.
A un ex-Mangiamorte.
A un assassino.
All’uomo che gli aveva rubato l’amore di Elyn.
Scosse il capo, infastidito dai pensieri della sua sconfitta, indicando le due pergamene sul tavolino:
- Le sue dimissioni, Signor Piton, e la sua onorificenza. – sputò con malagrazia prima di girarsi rigidamente su se stesso ed uscire dalla stanza senza neppure guardarlo in faccia.
Se lo avesse fatto, lo avrebbe visto sorridere.
Severus Piton sorrideva, felice, stringendo tra le braccia la sua Elyn.
- Finalmente fuori di qui! – esclamò la maga esultante. – Finalmente sei libero di vivere!
Il sorriso della Guaritrice era semplicemente radioso mentre si perdeva nei profondi occhi neri del mago.
Severus sospirò appena, celando la sua preoccupazione. Sì, era libero di vivere, adesso, libero di amare la sua Elyn. Ma dove? Le dimissioni erano giunte senza alcun preavviso: in pratica Smethwyck lo stava bellamente sbattendo fuori dall’ospedale… in pigiama!
- Non sono molto presentabile, però. – borbottò accennando a se stesso. – E, a dire il vero, non so neppure dove andare...
Infine il mago emise un lungo sospiro: il problema era quello e tanto valeva ammetterlo subito.
- E, soprattutto, non voglio andare da nessuna parte senza di te!
Sulle labbra di Elyn il sorriso si fece sfolgorante:
- Non avrai mica pensato che ti lasciassi andare via da solo, vero?
Il mago la guardò, titubante; la Guaritrice lavorava lì, al San Mungo: come poteva venirsene via con lui?
- Mai sentito parlare di vacanze, Severus? – domandò Elyn ammiccando, mentre al tocco della sua bacchetta l’anta dell’armadio si aprì rivelando degli abiti. – Avanti, vestiti che ce ne andiamo: abbiamo un meraviglioso mese tutto per noi!

*


A quanto pareva, solo per il mago le dimissioni erano state una sorpresa, attentamente architettata alle sue spalle da Elyn che era svanita in un sorriso per andare a prendere la sua valigia, già pronta.
Severus osservò gli abiti appesi nell’armadio e con compiaciuta sorpresa riconobbe la sua casacca nera, in tutto e per tutto uguale a quella che era solito indossare a Hogwarts, ma in una stoffa più leggera, adatta a temperature molto più calde di quelle scozzesi. Stessa sorte era toccata alla candida camicia, diventata quasi trasparente, e gli attillati pantaloni neri. Solo la leggera sciarpa di seta nera era rimasta invariata, necessaria a proteggere la ferita sul collo.
Il mago sfiorò appena le vesti con la mano dalle lunghe dita sottili lasciandosi sfuggire un sospiro tremante: il passato ancora si annidava nelle pieghe dei tessuti e l’oscurità tenebrosa del mantello appeso a lato ancora cercava di ghermirlo.
Vestendosi pensò che la lotta per fugare le cupe ombre del passato sarebbe stata ancora lunga, e difficile: Elyn, però, sarebbe stata al suo fianco a sostenerlo e confortarlo in ogni istante.
Sollevò lo sguardo e vide il suo riflesso osservarlo dallo specchio sul lato interno dell’anta dell’armadio. Gli abiti erano ancora gli stessi del passato, ma com’era cambiato il mago che li indossava!
Sorrise all’uomo magro del riflesso, allo spaventapasseri che, complici gli abbondanti pasti imposti da Elyn per rinforzare il suo fisico, stava tornando ad assumere l’aria del vecchio pipistrello di un tempo; il mantello di raso sottile scelto dalla maga si dispiegava alle sue spalle: sembravano eleganti ali impalpabili che ondeggiavano leggere nella calda brezza proveniente dalla finestra aperta sul meriggio che si avviava a diventare crepuscolo.
Dove sarebbero andati?
Non vi era nessuno a Hogwarts, in agosto e, in ogni caso, ancora non si sentiva pronto ad affrontare quelle vecchie mura, tanto amate un tempo, poi detestate ed ora addirittura temute: troppo odio cercato ed ottenuto l’anno precedente dal Preside dei Mangiamorte, per potervi tornare adesso a cuor leggero. Sì, è vero, aveva promesso ad Elyn di accettare l’incarico di Preside che Minerva gli aveva praticamente imposto, e avrebbe tenuto fede al suo impegno, come sempre; ma aveva bisogno di tempo, ancora, per affrontare quella parte così importante del suo passato.
Del resto, non voleva neppure condurre Elyn nel triste squallore solitario e privo d’amore di Spinner’s End.
No, troppi brutti ricordi si celavano ancora in quelle stanze polverose, d’un ragazzino non amato, colpevole solo d’essere un mago.
La sua più grande felicità ed il suo immenso orgoglio nello scoprire d’essere dotato di poteri magici come sua madre erano stati funestati dalla rottura di ogni rapporto con suo padre che da quel momento s’era rifiutato d’essere tale, rinnegando il mostro cui aveva dato vita. Poi, in rapida successione, c’era stata la perdita del lavoro: l’uomo che un tempo gli era sembrato onnipotente era crollato su se stesso, sostenuto solo da quella puzzolente bottiglia di scadente liquore che ogni giorno di più gli bruciava le viscere. Gli sarebbe bastato alzare la bacchetta e sarebbe stato alla sua mercé, ma non lo avrebbe fatto per nulla al mondo. Così come anche sua madre non s’era mai difesa in tal modo.
Già, la mamma… Benché lei lo avesse sempre e ripetutamente negato, Severus era ancora convinto che la magia che scorreva potente nel suo sangue fosse stata l’unica e vera causa della fine dell’amore tra i suoi genitori.
Tra le pareti di quella casa, che il Severus adulto avevo invano stipato di libri cercando di tacitarle, risuonavano ancora le urla roca di suo padre, le accuse tremende e gli insulti feroci: quel luogo trasudava della sua colpa d’esistere e d’essere un mago, e per nulla al mondo vi avrebbe portato Elyn.
Osservò di nuovo il riflesso nello specchio odiando quella piega amara che di nuovo le sue labbra avevano assunto al ricordo del passato.
Diede un lungo sospiro e raddrizzò le spalle sfidando se stesso, quindi stirò a fatica le labbra in un sorriso tirato; sbuffò insoddisfatto: poteva far di meglio, lo sapeva.
Elyn meritava di meglio.
Il pensiero della maga compì il difficile incanto: le labbra sottili di Severus si schiusero nel dolce sorriso appassionato che lei tanto amava, mentre gli occhi neri scintillarono pieni d’amore e di fiducia nel futuro, il passato con le sue ombre tristi di nuovo ricacciato in fondo al cuore.
Elyn aveva parlato di vacanze.
Non gli erano mai piaciute le vacanze: da ragazzo significava lasciare il mondo magico per tornare tra le umilianti grida Babbane; da adulto voleva dire lasciare la tranquilla solitudine del castello, inframmezzata dalle serate con Albus e dalle schermaglie con Minerva, per tornare nel tetro e polveroso silenzio di Spinner’s End, la lettura, la solitaria ricerca di libri rari o ingredienti introvabili per le sue pozioni.
No, l’idea delle vacanze non lo aveva mai attratto, ma questa volta…
Il suo doppio, nello specchio, sorrideva.
Era un bel sorriso: ad Elyn sarebbe piaciuto.
Già, perché quelle vacanze sarebbero state diverse, con Elyn: giorni meravigliosi che non avrebbe mai scordato, ne era certo.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:30
 
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view post Posted on 8/8/2013, 13:36
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Autore/data: Alaide – 17 - 19 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: C’era preoccupazione nelle parole della giovani, nel suo sorriso tesi, nei suoi occhi.
La stessa preoccupazione che albergava in lui.
Nota: La storia è il continuo di Corrispondenza estiva
Parole: 1047

Sinfonie.
7. Sinfonia in do minore op 2, n°2.
Terzo movimento. Preoccupazione


24 agosto 2000


Caro signor Piton,
sono così felice di aver ricevuto la sua lettera. Ieri notte l’ho riletta più volte e gli incubi sono andati via.
Sempre. Ogni volta.
Sono così felice che lei sta bene in Francia.
Con affetto,
Judith

Aveva ricevuto quella lettera un mese prima, eppure quel giorno l’aveva riletta, per quanto non ne comprendesse il motivo. O non volesse ammetterlo con se stesso.
C’era un affetto enorme in Judith, un affetto che Severus non riusciva più ad ignorare, per quanto si sforzasse, per quanto sapesse che non c’era posto per la speranza, né per l’affetto nella sua vita, perché Judith sarebbe giunta ad odiarlo, quando avrebbe compreso quello che aveva fatto.
«C’è una visita.» disse, con una decisa nota di disapprovazione, la guardia carceraria, conducendolo nella stanza dove avrebbe provato la signorina Fairchild.
La giovane aveva continuato ad andare in quel luogo di dolore e colpa, quel luogo dove egli doveva scontare una pena giusta, dove lo raggiungevano lettere colme dei sorrisi affettuosi di Judith.
Quei sorrisi che alle volte spandevano un lieve lucore colmo di speranza, a cui non voleva e non doveva aggrapparsi.
Quando giunse nella stanza, la signorina Fairchild era già seduta ed appariva decisamente preoccupata, al punto che non lo accolse con il consueto sorriso.
«Signor Piton,» esordì Melusine, fissando l’uomo con occhi che parevano essere ancora più colmi di preoccupazione del volto. «Judith le ha parlato della scuola?»
«Ha solo scritto di una nuova maestra.» rispose l’uomo, chiedendosi se fosse accaduto qualcosa che coinvolgeva gli altri bambini dell’orfanotrofio.
«È arrivato un nuovo direttore, durante l’estate.» spiegò la giovane con un sorriso nervoso ed uno sguardo che lasciava intendere benissimo che quel direttore non le piaceva affatto. «Non abbiamo più una maestra che viene all’orfanotrofio. Alcuni mecenati non apprezzavano la cosa e il direttore ha seguito il loro pensiero per non perdere fondi importanti. Quello che mi preoccupa è Judith.» Melusine fece una pausa, durante la quale si sistemò nervosamente una ciocca di capelli che era sfuggita dalla treccia. «È terrorizzata ed ho paura che gli altri bambini possano farle involontariamente del male.»
Severus poteva quasi vedere la bambina in una classe colma di bambini senza volto, sedere sola, rigida e tesa, con il viso colmo di terrore, le lacrime ed il sorriso disperato che le aveva visto sul volto la notte in cui erano morti i suoi genitori. E quel pensiero lo colpì come una stilettata colma di preoccupazione.
«Forse il direttore dell’orfanotrofio può fare un’eccezione.» commentò l’uomo, per quanto non credesse realistica quell’ipotesi.
«Ho già provato, ma ha rifiutato. Sostiene che è meglio se Judith si abitua a stare con bambini che non sono orfani come lei, ma la bambina ha già problemi a relazionarsi con gli altri orfani. Non parla con loro, né si unisce ai loro giochi. Non parla nemmeno con i miei colleghi. Mormorava qualcosa alla maestra. La prima persona con cui ha parlato liberamente, senza rispondere ad una domanda che non poteva evitare, è stato lei, signor Piton. Di quest’ultimo particolare non ho ovviamente detto nulla, ma il direttore non ha ascoltato nemmeno le mie parole, quando gli ho spiegato che per la bambina sarebbe stato traumatico ritrovarsi improvvisamente in mezzo a bambini sconosciuti.
«C’è unicamente un momento in cui Judith riesce a stare tranquilla in mezzo agli altri.» aggiunse la giovane con voce più calma, rispetto a pochi istanti prima. «Ed è quando i bambini cantano in coro, ma non gioca mai con loro perché ha paura di non essere accanto alla porta per vedere…» Melusine si interruppe, umettandosi leggermente le labbra. «Pensa che così potrà nascondersi, se dovessero…»
«Ha paura che entri un assassino.» la interruppe Severus.
Un sentimento che la bambina provava unicamente a causa sua perché non era riuscito a salvare i suoi genitori, né aveva trovato il modo per far sì che la bambina non sentisse le loro grida.
E la colpa lo sommerse nuovamente, come un’onda durante un uragano che sbatacchiava senza pietà un piccolo naviglio.
«Judith ha bisogno di lei, signor Piton. Delle sue lettere, ora più che mai.» affermò Melusine, un sorriso tirato sulle labbra. «Sono certa che presto si confiderà con lei perché di lei ha fiducia totale, perché sa che non le farà mai del male.»
«Signorina Fairchild sa perfettamente anche lei che questa è un’illusione che si infrangerà.» mormorò l’uomo, mettendo a tacere il dolore che gli lacerava la gola.
«So, piuttosto, che Judith fa bene a fidarsi di lei, signor Piton.» disse la giovane con convinzione, sorridendogli appena, preoccupata per Judith che stava soffrendo e per lui che non voleva ammettere la verità. «Forse le sto chiedendo troppo, ma credo che sarebbe utile per Judith se lei potesse chiederle della scuola, fin dalla sua prossima lettera. Alle volte temo che il terrore di Judith derivi da qualche compagno di classe. So che si confiderà con lei, ne sono certa, ma forse una sua domanda potrebbe aiutarla a farlo prima.»
C’era preoccupazione nelle parole della giovane, nel suo sorriso tesi, nei suoi occhi.
La stessa preoccupazione che albergava in lui.
I bambini potevano essere crudeli, lo sapeva perfettamente, anche quando si proveniva tutti dalla parte più disagiata della stessa cittadina. E la loro crudeltà aumentava quando crescevano. Forse Judith avrebbe trovato un amico, come lui aveva trovato Lily. Forse non avrebbe trovato nessuno. Forse non sarebbe accaduto nulla.
Eppure non riusciva a stare tranquillo.
Vedeva davanti ai suoi occhi il sorriso affettuoso di Judith. L’innocenza della bambina, quell’innocenza che andava preservata, ed egli poteva, forse, per una volta, aiutarla a tenere a bada le sue paure, mentre si trovava a scuola, perché presto o tardi qualcuno l’avrebbe beffeggiata per il suo terrore.
Vedeva davanti a sé il sorriso riconoscente di Judith.
La rivide bagnata fradicia, come l’ultima volta che l’aveva vista e, per un attimo, gli sembrò di sentirla sulle ginocchia, mentre abbracciava lui che non meritava alcun abbraccio.
E per quanto fosse lontano da lei – per quanto tra il carcere e l’orfanotrofio non vi fossero che poco meno di un miglio – avrebbe fatto quanto era in suo potere per proteggerla, per evitare che soffrisse ancora, perché troppo aveva sofferto.
A causa sua.
«Lo farò.»
La signorina Fairchild gli sorrise riconoscente e in quel sorriso vide anche il sorriso di Judith.
 
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view post Posted on 8/8/2013, 17:59
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CITAZIONE (chiara53 @ 6/8/2013, 07:53) 
6. Conforto di Leonora
Quello che mi ha colpito sono state l'atmosfera pacata e una sensazione di serenità e pace diffusa, nonostante la situazione drammatica.
Monsieur Piton è sicurezza e protezione dal mondo e dal male per Heloïse, se c'è lui nulla di peggio può accadere anche se, in sottofondo, resta nella fanciulla la paura di dover dare qualcosa in cambio di tanta cura.
Ho apprezzato la sincerità di Severus, una sincerità che non nasconde, ma non toglie la speranza, la sua è una voce che porta sicurezza e rasserena, pur se le notizie non sono delle migliori.
Il tuo Severus è così, fedele a se stesso, ma con cuore paterno e con affetto mai dispensati prima.
Un grande, sempre e comunque!

Sono felicissima che Severus risulti fedele a se stesso nel suo rapporto con Heloïse, in particolar modo. Il momento finale l'ho riscritto più di una volta, prima di trovare le parole giuste da far fire a Severus per portare i snetimenti che tu esprimi benissimo nella recensione.
Grazie mille!


CITAZIONE (pingui79 @ 6/8/2013, 09:56)
CITAZIONE (Alaide @ 5/8/2013, 12:00) 

Klavierstücke
6. Conforto


Ok, altro indizio, la Normandia.
Ormai sto esaminando con la lente d'ingrandimento ogni storia, per vedere cosa riesco a capire. Al momento ben poco, ma intanto mi diverto. :D

Tornando su un tono più serio, mi piace l'interazione che si sta venendo a creare tra le tre ragazze, anche se tra esse è con Heloise che sto soffrendo, per il suo bisogno di essere rassicurata ma senza menzogne: è il caso di come una cruda verità sia più apprezzata di inutili giri di parole.

Ammetto che in questa storia confido moltissimo in Severus: lo so, nemmeno io mi devo aggrappare a quell'unica speranza (cos'è, un messaggio implicito per noi lettori? brrrrrrr, rabbrividisco al pensiero), ma per ora sperare non costa nulla quindi ne approfitto. :)

Severus, seppur più defilato sulla scena, giganteggia comunque in maniera splendida ed impressionante. :wub:

Altri indizi arriveranno nel prossimo capitolo. Heloïse è in effetti il personaggio originale più importante dei molti presentati. Confida in Severus (nessun messaggio implicito, forse :P ). Grazie mille, Kià!
 
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1896 replies since 9/1/2013, 00:04   27901 views
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