Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 19/7/2013, 09:35

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Martedì è liberissimo, siore e siori, fatevi avanti! :)




Preontazioni per la 28a settimana di Sorrisi per Severus:


Venerdì 19: Angela
Sabato 20: Ele
Domenica 21: Monica (28)
Lunedì 22: Leonora
Martedì 23:

Prenotazioni per la 29a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 24: Ida/Leonora (29)
Giovedì 25: Ida/Leonora (29)
Venerdì 26: kià
Sabato 27:
Domenica 28: Monica (29)
Lunedì 29: Leonora
Martedì 30:


Un Sorriso al giorno rende felice il Severus di turno. :)

 
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yana96
view post Posted on 19/7/2013, 11:26




Titolo: Un sorriso da sogno.
Autore/data: Yana96/23-06-2013
Beta-reader: pingui79
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: generale, introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: Severus/personaggio originale (solo presunto), Severus/Lily
Epoca: post 7° anno
Avvertimenti: what if?
Riassunto: Anne Mills viene scoperta nell’ufficio del professor Piton.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. I luoghi non inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.





Un sorriso da sogno




Ce l’avevo fatta, mi ero intrufolata per l’ennesima volta nell’ufficio del professor Piton. Dall’inizio dell’anno ripetevo quel gesto folle, guardavo ammirata gli scaffali ricolmi di libri di pozioni e qualche ampolla. In un angolo c’era sempre un calderone con un misterioso intruglio, sempre differente. Non lo riconoscevo mai, non ero bravissima a Pozioni anche se, per attirare l’attenzione del professore, mi impegnavo al massimo delle mie capacità, ma senza grandi risultati, purtroppo: ero ormai abbonata all’Accettabile. Non riuscivo a spiegarmi, a volte, come fossi riuscita a passare l’anno ed essere ammessa ai M.A.G.O. Il mio punteggio era giusto sufficiente per raggiungere la promozione: le pozioni che dovevamo preparare mi riuscivano solo discretamente.
Però nella mia carriera scolastica non avevo mai fuso un calderone, era già una buona cosa, no?
Mi accovacciai dietro la scrivania e presi i miei fogli e la matita.
Adoravo quel posto.
Un respiro profondo e cominciai a disegnare quell’ufficio che tanto mi affascinava, il luogo dove il professore passava molto del suo tempo lasciando un po’ della sua personalità in ogni oggetto, mai sistemato in modo casuale. Ero cosciente della pericolosità del mio gesto, avrei rischiato di essere espulsa, ma da qualche mese a questa parte ero sempre riuscita a farla franca trasfigurandomi in mosca ed uscendo appena i passi del professore, che ormai avevo imparato a riconoscere, risuonavano nel corridoio avvicinandosi minacciosamente al suo ufficio.
Quella volta però non lo avevo sentito arrivare.
Entrò leggero e rapido si inginocchiò di fianco a me, troppo concentrata per accorgermene se non quando fu troppo tardi.
«Cosa ci fai qui, Mills?»
Un soffio caldo mi accarezzò il viso, la voce del professore era profonda e sensuale come sempre, ma quella volta percepii una punta di fastidio nelle sue parole. Mi voltai di scatto nascondendo il mio disegno. Il suo volto era vicino, le sue labbra erano socchiuse come gli occhi che mi studiavano da cima a fondo. Mi alzai velocemente facendo qualche passo verso la porta.
«N-nulla, signore.» tentai di giustificarmi, ma la porta si chiuse prima che potessi avvicinarmi ad essa. Non potevo scappare.
«Siediti.» intimò il professore, mantenendo la sua solita calma. Io obbedii a testa bassa tentando di nascondere il rossore delle mie guance. Sprofondai in una poltrona di velluto verde morbidissimo, proprio davanti alla sua scrivania. L’uomo mi porse un calice d’argento con un espressione impassibile sul volto, all’interno c’era del succo di mele, lo avevo riconosciuto dal profumo.
«Ora bevi tutto.»
La voce del professore sembrava minacciosa, come se stesse tramando qualcosa. Ero spaventata, perché mai avrebbe voluto offrirmi un succo dopo che mi aveva scoperto nel suo ufficio? Assaporai titubante la bevanda, era tutto normale, pensai poggiando poco dopo il calice vuoto sulla scrivania. Piton ripeté con tono più deciso la domanda fatta poco prima.
«Cosa ci fai qui?»
Avrei voluto inventarmi qualche scusa ma finii per dire la verità.
«Stavo disegnando il suo studio, signore.»
Il suo volto rimase impassibile, poi continuò a chiedere:
«E, di grazia, perché disegnavi il mio studio?»
Io deglutii un po’ spaventata.
«Perché è un bel posto, signore… ma soprattutto perché è il suo studio.» avevo capito che il professore aveva messo qualcosa nel calice e stavo cercando di fare resistenza, ma con scarsi risultati, anzi, pessimi. Che fosse Veritaserum? Probabile, anzi, di sicuro.
L’uomo alzò lievemente un sopracciglio, tenendo le labbra socchiuse.
«Il mio?»
Le sue parole ora erano colorate dalla curiosità. Tentai di non dire nulla, ma ogni sforzo fu inutile.
«Si, perché la trovo affascinate, signore e stare nel suo studio mi dà l’illusione di poter condividere qualcosa con lei.»
Stupida, pensai, non dovevo affatto dirlo, ora che avrebbe pensato di me il mio amato professore?
Piton si chinò su di me poggiando le mani sui braccioli della poltrona, era vicinissimo e le sue labbra, prima socchiuse e senza emozioni si schiusero in un sorriso beffardo e compiaciuto. Il cuore in gola non mi fece pensare alla straordinarietà dell’evento, non riuscivo più a ragionare, batteva all’impazzata e respiravo a fatica. Il viso del professore si avvicinava lento ed inesorabile, i suoi occhi neri come la notte guardavano le mie labbra, che poco dopo subirono la delicata pressione di quelle tiepide di lui.
Un tocco, e ci smaterializzammo nella mia stanza. Si allontanò accennando un sorriso compiaciuto aprendo la porta.
«Ti consiglio di non ripetere più questo gesto, Mills, non sarò così clemente la prossima volta.» concluse sparendo dietro il pesante legno della porta che si chiuse con un cigolio. Restai impietrita, seduta sul letto: non sapevo se dovevo stupirmi più del bacio che il mio amato professore mi aveva regalato, o più per averlo visto sorridere ed esserne io la causa.
Sbattei le palpebre, incredula.
La stoffa scura del baldacchino mi sovrastava, ero nel mio letto, sotto le coperte. Tutto sembrava normale, avevo forse sognato? La stanza era buia, illuminata solo dalla luce lunare, le mie amiche stavano dormendo. Sussultai quando una di loro grugnì girandosi rumorosamente nel letto. Presi il baule che avevo sotto il letto facendolo scorrere sul pavimento, frugai tra i miei disegni: di quello che raffigurava l’ufficio del professore nemmeno l’ombra.
Riflettei un momento, dopo essermi seduta di nuovo sul letto.
All’interno del castello è impossibile smaterializzarsi, come ho fatto anche solo a pensarlo? E soprattutto, Piton non avrebbe mai trasgredito alle regole e al suo ruolo di insegnante, non avrebbe mai baciato un’alunna, nemmeno se maggiorenne come lo ero io: non avrebbe mai intaccato la sua integrità per un motivo così futile. Un uomo che aveva agito così eroicamente nell’ultima guerra – davvero fedele ad Albus Silente – ed era sopravvissuto in modo miracoloso grazie al tempestivo intervento di Fanny, non si sarebbe comportato in modo così frivolo da ricambiare attenzioni amorose ad una sua studentessa. I miei pensieri erano giusti, quello che era successo era frutto della mia immaginazione: era stato solo un sogno.
Non riuscii a non sorridere.
Un bellissimo sogno.
 
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view post Posted on 19/7/2013, 14:47
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Un sorriso da sogno di Angela

Una storia fresca e gentile, un sogno ad occhi aperti o forse ad occhi chiusi?
Come mai il disegno non c'è più?
Il lettore se lo chiede: realtà, fantasia o metà e metà?
Insomma sei stata brava a creare un'atmosfera impossibile e reale al tempo stesso.
Hai dato a Severus l'opportunità di entrare nel sogno e fare ciò che mai farebbe, ma l'hai mantenuto in canone e ti sei sforzata di giustificarlo.
Brava, continua a sognare e regalarci qualche altro sorriso.
 
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view post Posted on 19/7/2013, 21:10

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CITAZIONE (yana96 @ 19/7/2013, 12:26) 
Titolo: Un sorriso da sogno.

E brava che ti sei buttata!
Guarda, anche il Potion Master ti fa un applauso. :applauso:

Un gran bel sogno, non c'è che dire, sognare di baciare Severus è qualcosa di altamente meraviglioso. :D
 
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view post Posted on 20/7/2013, 00:51
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Un sorriso da sogno

Brava Angela, che storia fresca, originale e sentita! :D Ho proprio avvertito come nel tuo cuore ci fosse forte il desiderio di essere lì in quello studio, a cercare di coglierne ogni particolare amato per imprimerlo sulla carta. E quando il finale semplice ma ad effetto riporta all'inevitabile realtà, si capisce come tutto, da quel momento, avrà un sapore certamente più dolce dopo un sogno così bello. Posso dirlo? Arcibeata Mills che è riuscita a farlo! :lol: E mi associo a Chiara nell'invitarti a regalarci altri bei sorrisi da sogno.
 
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view post Posted on 20/7/2013, 11:09
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I ♥ Severus


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Se nessuno si prenota per martedì posso fare io: dovrei avere ancora qualche haiku/tanka o, altrimenti, pesco dal mio ben fornito archivio.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:22
 
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view post Posted on 20/7/2013, 13:24
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Autore/data: Ele Snapey - 20 luglio 2013
Beta-reader: nessuno.
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: romantico
Personaggi: Severus Piton, Albus Silente, Personaggio originale.
Pairing: Severus/personaggio originale.
Epoca: 4° anno
Avvertimenti: nessuno.
Riassunto: Finalmente una deliziosa pausa felice, nella routine fatta dei soliti impegni molesti, anche per il Potion Master.
Nota: questo è un altro piccolo episodio dedicato alla storia fra Severus e Lavinia.
Parole: 1528

INTERLUDIO




Oggi è una giornata molto fredda, decisamente più fredda delle altre.
Una di quelle in cui la temperatura e le condizioni meteorologiche ti inviterebbero a rimanere infilato sotto il piumino caldo tutto il giorno, con una tazza enorme di cioccolata fondente e lei accanto; da assaporare entrambe molto, ma molto lentamente, nell’arco delle ventiquattrore.
Fuori nevica abbondantemente, e io non so da quanto sono chino su questa fastidiosa pila di documenti del Ministero; solo ora mi accorgo, lanciando un’occhiata verso il camino, di come il fuoco si sia ridotto ad un cumulo di braci ardenti che non bastano più a riscaldare lo studio.
Ecco svelato il perché delle mie mani intirizzite.
Mi alzo dalla scrivania, ingombra di pergamene, con la bacchetta in pugno.
Accidenti alla burocrazia: è quasi ora di cena e ho buttato l’intero pomeriggio a modificare alcune pratiche relative al rispetto delle norme di sicurezza per la seconda e la terza prova del Torneo Tremaghi.
E accidenti anche al vecchio, che sta facendo fare tutto questo lavoro a me, blandendomi con la scusa che io sono molto più concreto rispetto a lui nell’affrontare le questioni di amministrazione pratica.
Mi avvicino al camino e, con un movimento quasi distratto del polso, faccio compiere alla bacchetta una leggera rotazione.
- Wingardium…
I ciocchi di legno di alzano, obbedienti, gettandosi nel camino prima che io aggiunga Leviosa in tono assorto; ho sempre la mente rivolta alle pergamene che devo far pervenire al Ministero assolutamente entro lunedì, quando l’uscio si apre delicatamente e la barba canuta di Albus fa capolino.
- Figliolo… sei ancora qui? Hai visto che ora è?
- Già. – rispondo, secco.
“Proprio tu vieni a farmelo notare, dopo che sto sacrificando il mio fine settimana perché i documenti siano pronti in due giorni!” Penso, irritato, provando l’irresistibile voglia di esprimere la riflessione ad alta voce, ma mi trattengo.
Il vecchio si introduce con disinvoltura nel mio ufficio, senza attendere alcun invito ad entrare.
- Quanto tempo ti ci vorrà ancora per completare il lavoro? – mi domanda, con calma angelica.
- Temo che mi ci vorrà anche buona parte della domenica. - Stavolta non riesco ad evitare che la mia voce tradisca il tono acido.
- Adesso però puoi sospendere e venire a cena. - sorride, serafico, mostrando di non aver dato peso al tono della replica e si guarda intorno, incuriosito come un bambino. - Come hai fatto a lavorare con questa temperatura: qui dentro fa abbastanza freddo, non trovi?
Lo sa che questo suo atteggiamento mi indispone, ma sa anche che alla lunga è l’unico sistema per far sbollire la rabbia che sedimenta in me da secoli, e che spesso viene a galla anche senza alcun motivo particolarmente esacerbante. Esattamente come in questo momento.
- Crouch ha specificato che vuole i documenti a posto entro lunedì. – Non mollo, mantenendo l’inflessione pungente. Mi guarda, sornione, e con la mano destra si mette a lisciare piano la barba.
- Parlerò io a Crouch. E anche a Caramell. Vedrai che ci concederanno un’altra settimana. - conclude, pacato; gli occhi chiari brillano di certezza dietro le lenti a mezzaluna.
Detesto quando minimizza. E’ l’esatta contrapposizione alla tendenza che ho io ad estremizzare. Mi rendo conto di come si possa anche considerare sbagliato il mio punto di vista, ma lui non può stabilire che ogni cosa sia sempre e comunque semplice da risolvere.
Raddrizzo le spalle, incrocio le braccia al petto e lo sfido con una delle mie leggendarie occhiate taglienti.
- Crouch non mi è sembrato troppo incline a concessioni. - Il mio accento è polemico.
- Oh, cambierà idea, quando glielo avrò chiesto io. - Il suo è quello tranquillo e sicuro di chi sa già di avere vinto la scommessa.
Il braccio di ferro tra i nostri sguardi continua per qualche secondo ancora, poi mi arrendo e lascio cadere lentamente le braccia lungo i fianchi. Inutile, lui sa sempre come sconfiggere la mia ostinazione e, in fin dei conti, ha avuto la premura di scendere fin qua a vedere che fine avessi fatto. Abbozza un sorriso ammiccante.
- Puoi riprenderli in mano domani, con tutta calma, Severus. Su, adesso vieni di sopra a mangiare.
Si avvia alla porta con passo svelto ma, prima di varcare la soglia, si ferma.
- Ah, stavo quasi dimenticando, figliolo… Prima di salire puoi, per cortesia, passare in camera tua a prendere quell’interessantissimo trattato di Shingleton sulla Storia della Magia Occulta che hai detto di volermi prestare? Questa mi sembra la serata adatta per cacciarsi a letto presto con un buon libro da leggere.
Mi strizza l’occhio e scompare dietro il battente prima ancora che io riesca a rispondergli che dell’interessantissimo e vetusto trattato, purtroppo, possiedo solo la prima parte perché non c’è stato assolutamente verso di trovare il secondo volume in nessuno dei punti vendita di antichi testi del mondo.
Cosa che ha sempre causato una deplorevole lacuna in una porzione della mia conoscenza, nonchè un irritante spazio vuoto sullo scaffale della mia libreria personale.
Esco dallo studio. I Sotterranei sono già deserti, freddi e poco illuminati, ma sono la mia tana e mi fanno sentire protetto. Cammino spedito verso i miei alloggi, sento l’aria umida accarezzarmi il viso, l’eco breve dei miei passi rimbalzare dalle pareti sul soffitto basso e il mantello gonfiarsi appena dietro le spalle.
Mi fermo davanti alla porta in legno scuro e noto all’istante come ci sia qualcosa che non va.
Infatti, quando appoggio i polpastrelli sul battente, questo cede subito sotto la spinta delicata. Qualcuno è già dentro la stanza. Allora spalanco l’uscio con un gesto risoluto e la vedo, girata verso il camino, che armeggia con uno degli alari, intenta a ravvivare il fuoco.
- Che ci fai qui dentro? – Ho usato senza volerlo un tono inquisitorio, che la fa sobbalzare e voltare di scatto. Ha il viso arrossato un po’ per il calore, ma anche per l’imbarazzo. Sa perfettamente che una delle cose che mi danno ancora più fastidio è che si violi la mia privacy, e questo vale anche per lei.
Ma stavolta non si fa mettere in soggezione. Mi sorride, ed è bellissima quando mi guarda con quegli occhi cristallini e innamorati.
Si dirige quasi in punta di piedi verso la scrivania, senza dire una parola, ma solo continuando a sorridermi; sul ripiano è posato un pacco finemente incartato e abbellito da un piccolo fiocco in raso color verde e argento.
Lo prende e viene verso di me tendendomi l’involucro, con uno sguardo malizioso che è tutto un programma.
- Buon compleanno, amor mio. - sussurra, alzandosi in punta di piedi per sfiorare dolcemente le mie labbra con le sue.
La fisso smarrito per qualche secondo e la mia aria imbronciata si stempera in un’espressione meravigliata: Merlino… ma che giorno è oggi?
- Non fare quella faccia: oggi è proprio sabato 9 gennaio, testone, nel caso non te ne fossi reso conto! –aggiunge con una risatina fresca, dopo avermi evidentemente letto nel pensiero.
Allora finalmente realizzo, e scorgo come ci siano piccoli lumi accesi e profumati che galleggiano un po’ ovunque a rischiarare l’intima penombra della stanza, mentre una delicata ghirlanda di cristalli di neve orna le pareti.
Sul tavolino basso di mogano, apparecchiato accanto al camino, la nostra cena: due calici colmi di vino elfico, un vassoio carico di tartine e una piccola torta decorata, al cui centro svetta una candelina dello stesso colore del fiocco.
Lavinia ha preparato una festa a sorpresa per il mio compleanno e io, per colpa di quei dannati documenti, l’ho trascurata per tutta la giornata.
Mi sento un verme, ma non ho il tempo di scusarmene perché lei mi sta invitando a scartare il pacco con l’eccitazione e l’urgenza di una bambina che ha appena ricevuto in regalo qualcosa che aspettava da tempo.
Lo apro con cura, per non sciupare la carta di pregio e la sento fremere accanto a me, mentre ne scopro il contenuto. In silenzio osservo il libro, accarezzando con la punta delle dita i fregi preziosi della copertina.
- Storia della Magia Occulta, di Gaspard Shingleton, parte seconda. – leggo, lentamente, e avverto su di me l’attesa smaniosa di due occhi azzurri che mi stanno osservando impazienti.
Non so come abbia fatto a trovarlo, ma la conosco abbastanza per sapere che deve aver messo a soqquadro ogni angolo del pianeta senza dare tregua a nessuno, pur di averlo.
Poso il volume, mi volto verso di lei, la guardo serio senza parlare per qualche interminabile secondo. Poi, sorrido.
Un sorriso carico di amore, di gratitudine e di felicità, uno di quelli che la fa andare in estasi, come ama ripetermi spesso, perché tanto rari e speciali.
La prendo tra le braccia e lei si stringe forte, guardandomi da sotto in su con quell’aria un po’ scanzonata che mi riserva quando vuole stuzzicarmi.
- Allora, professore, che mi dici? – sospira, incantata dal mio sguardo; ora che è stretta a me posso perfino percepire il battito forte e rapido del suo cuore.
- Che sono un uomo molto, ma molto fortunato. – mormoro, con voce profonda, chinandomi verso la sua bocca e, a un lieve cenno della mia mano, la porta si richiude dolcemente.

Edited by Ele Snapey - 20/7/2013, 14:45
 
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view post Posted on 21/7/2013, 10:18

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Ricordate di inviare i vostri scritti a Magie Siniter Storie!



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Martedì è liberissimo, siore e siori, fatevi avanti! :)





Preontazioni per la 28a settimana di Sorrisi per Severus:


Domenica 21: Monica (28)
Lunedì 22: Leonora
Martedì 23: ???

Prenotazioni per la 29a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 24: Ida/Leonora (29)
Giovedì 25: Ida/Leonora (29)
Venerdì 26: kià
Sabato 27:
Domenica 28: Monica (29)
Lunedì 29: Leonora
Martedì 30:


Un Sorriso al giorno rende felice il Severus di turno. :)

 
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view post Posted on 21/7/2013, 17:55
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INTERLUDIO di Ele

Letta e goduta, come un bicchiere di acqua fresca quando si ha una gran sete.
Lavinia e Severus, non importa il dove e il quando, ma solo la freschezza e la vitalità di questa coppia.
L'ambientazione come spesso ti ripeto, Ele, è perfetta: è difficile descrivere Severus inserito nella storia originale senza che il lettore si avveda che il brano è tutta un'altra storia.
Lui è lui, in statura e mantello, splendido e sarcastico come Albus merita. Il vecchio marpione ne combina una delle sue! Inattesa la sorpresa di scoprire dove la storia vada a parare, inattesa e gradita.
Il compleanno di Severus! Un giorno che lui non ha mai festeggiato e che tu sei riuscita a rendere speciale con naturalezza, gestendo i sentimenti e le azioni dei personaggi con un pizzico di ironia.
Ho sbirciato il momento in cui il pacco veniva aperto, ho visto lo sguardo e la mimica facciale e... mi è sembrato che Severus somigliasse un po' a quel famoso attore, ah sì: Rickman, Alan Rickman. Poi la porta si è richiusa e non ho visto spegnere la candelina, ma l'ho immaginato insieme a tutto il resto.
Brava! Veramente brava. Un gioiellino che mi consola dalle Lacrime di Fenice . :wub:
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 21/7/2013, 19:04




Il 23 me lo acchiappo io!





Preontazioni per la 28a settimana di Sorrisi per Severus:


Domenica 21: Monica (28)
Lunedì 22: Leonora
Martedì 23: Ale

Prenotazioni per la 29a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 24: Ida/Leonora (29)
Giovedì 25: Ida/Leonora (29)
Venerdì 26: kià
Sabato 27:
Domenica 28: Monica (29)
Lunedì 29: Leonora
Martedì 30:


Riponete il Dolorimetro e sfoderate un bel sorriso!

 
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kijoka
view post Posted on 21/7/2013, 22:03




Mi dispiace molto, ma non sono riuscita a finire di scrivere la mia nr. 28...
Cerco di mettere una pezza a questa mia mancanza con un estratto da una delle mie fic.
A presto!
Ki



da Cornice di ricordi - 26.04.2010

"Poi vidi te, Albus. Non era la tua immagine riflessa, bensì la mia mente che ti disegnava dietro di me con un felice sorriso mentre mi appoggiavi la mano sulla spalla. Bonariamente, con affetto, quasi come si fa con il figlio ritrovato.
E poi vidi Minerva: avanzava con un radioso sorriso nella mia direzione e si chinava su di me, per abbracciarmi.
Mi sono voltato, più volte, incredulo ed infatti tu, Albus, eri ancora in fondo alla stanza accanto alla porta e non c’era nessun’altro con te."

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:23
 
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view post Posted on 21/7/2013, 22:32
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CITAZIONE (chiara53 @ 21/7/2013, 18:55) 
...Ho sbirciato il momento in cui il pacco veniva aperto, ho visto lo sguardo e la mimica facciale e... mi è sembrato che Severus somigliasse un po' a quel famoso attore, ah sì: Rickman, Alan Rickman. Poi la porta si è richiusa e non ho visto spegnere la candelina, ma l'ho immaginato insieme a tutto il resto.
Brava! Veramente brava. Un gioiellino che mi consola dalle Lacrime di Fenice . :wub:

Eeeh sì, mia cara, gli assomiglia eccome se gli assomiglia! ;) :lol: Un grazie grandissimo, come sempre, per come ogni volta sai apprezzare e cogliere puntualmente i punti salienti racchiusi nelle storie :wub:
 
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view post Posted on 21/7/2013, 22:48

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CITAZIONE (Ele Snapey @ 20/7/2013, 14:24) 

INTERLUDIO


Una storia dolce, bella e commovente.
Severus ha immediatamente avuto tutta la mia completa solidarietà, tutta, anche nel momento del dialogo con quel machiavellico di Albus che mille ne pensa.
Ma questa volta la sorpresa per il nostro Potion Master è stata doppia, così come la sorpresa in chi leggeva e che mi ha lasciato per ben due volte con il sorriso sulle labbra.
Grazie, Ele, per questa storia bellissima e molto dolce.
Anzi, doppio grazie. :wub:
 
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view post Posted on 21/7/2013, 23:21

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CITAZIONE (kijoka @ 21/7/2013, 23:03) 
Mi dispiace molto, ma non sono riuscita a finire di scrivere la mia nr. 28...
Cerco di mettere una pezza a questa mia mancanza con un estratto da una delle mie fic.
A presto!
Ki

Monica, tranquilla, prenditi tutto il tempo che desideri. :)

Intanto ho letto ed apprezzato moltissimo l'estratto. :wub:



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Riponete il Dolorimetro e sfoderate un bel sorriso!



Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:23
 
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Autore/data: Alaide – 10 - 11 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Il volto di Heloïse era rivolto nella sua direzione, teso e disperato.
Impaurito.
Ma v’era sulle sue labbra tremanti qualcosa che assomigliava ad un disperato sorriso fiducioso.
Nota: E’ il seguito di Mattina
Parole: 1159


Klavierstücke
4. Domande


Parigi, 6 marzo 2000


Heloïse si sentiva incredibilmente tesa e preoccupata. Fedele alla sua parola il loro ospite aveva fatto venire un Guaritore, un uomo dalla voce fin troppo pacata, una voce che poteva nascondere un pericolo.
La ragazza avrebbe voluto essere presente durante la visita, ma i due uomini l’avevano mandata nella stessa stanza dove aveva parlato, la sera di due giorni prima, con l’uomo che le aveva accolte in casa, senza che lei ne riuscisse a capire la motivazione, una motivazione che doveva esistere perché nessuno faceva niente senza volere nulla in cambio.
E presto o tardi Monsieur Piton – così l’aveva chiamato il Guaritore parlando di lui – avrebbe preteso il suo prezzo.
«Siediti.»
La voce di Monsieur Piton la fece sobbalzare. Non l’aveva sentito entrare nella stanza e questo la riempì di panico.
Rimase immobile dov’era, in ascolto.
L’uomo si mosse, scostò una sedia, ma Heloïse non fece un passo.
«Siediti.» ribadì Severus, osservando con attenzione i movimenti della ragazza, che pareva disorientata.
Eppure aveva una sedia a pochi passi di distanza, sulla destra, invece, quando decise di muoversi, si spostò nella direzione opposta, verso di lui.
Era dal giorno precedente, da quando la ragazza gli aveva posto una domanda la cui risposta era perfettamente visibile, che nutriva un sospetto e, quando Heloïse urtò contro il tavolo, quei sospetti divennero certezze.
«Fino a quando pensavi di tenerlo nascosto?»
La ragazza si bloccò, come se le sue parole l’avessero immobilizzata, il volto in preda al panico. Gli occhi, per una volta fissi su di lui, erano privi di luce.
«Come, Monsieur?» riuscì a domanda la ragazza, la paura fin troppo evidente nella sua voce.
Una paura che fece affiorare in Severus ricordi tangibili di colpe commesse, colpe orribili che gli fecero montare la bile in gola.
«La tua cecità.» affermò Severus. La ragazza non tentò nemmeno di negare, ma i suoi occhi si riempirono di lacrime disperate. Come il sorriso che le tirò istericamente le labbra. «Credevi veramente che non me ne sarei accorto?»
«Monsieur… la prego, non mi tolga Anne. Non voglio che muoia da sola… la prego. Farò qualsiasi cosa, anche quanto di peggio lei possa immaginare. Qualsiasi cosa.»
Le parole della ragazza fecero montare nuovamente la bile in gola all’uomo. V’era troppa disperazione in lei, una disperazione che avrebbe potuto portarla a compiere una scelta tremendamente sbagliata. Se le avesse chiesto di uccidere qualcuno per rimanere al fianco della sorella, lei l’avrebbe fatto. Se il Signore Oscuro non fosse stato sconfitto, quella ragazza avrebbe potuto commettere lo stesso terribile errore che aveva commesso lui. Non importava che la ragioni fossero diverse, ma Heloïse avrebbe potuto cedere per il bene della sorella. Non importava nemmeno che fosse cieca. Il Signore Oscuro – o anche una qualunque persona mossa dalle peggiori intenzioni – avrebbe trovato il modo di utilizzare la disperazione della ragazza, di farla precipitare nello stesso abisso in cui era precipitato lui, un abisso da cui era impossibile risollevarsi.
E mai come in quel momento, il contrasto tra le due sorelle gli parve enorme.
Anne era una bambina colma di fiducia, al punto da riporla in lui che tante vite aveva spento; al punto da sorridergli, anche quella mattina, riconoscente e fiduciosa. Heloïse viveva nella paura e nella disperazione. Di disperazione erano stati i suoi sorrisi. Dettate dalla paura erano le sue azioni.
Dalla paura e dalla mancanza di fiducia.
La sorella maggiore doveva aver subito qualcosa che l’aveva privata della fiducia che risedeva nell’animo della sorella minore. Severus si chiese, per un istante, se Heloïse non avesse preservato Anne da ciò che aveva distrutto lei.
«Ho forse parlato di toglierti la bambina?» le domandò brusco, osservando la ragazza che continuava a stare in piedi, il volto colmo di panico, le labbra tirate in un sorriso disperato. «Ciò che voglio sono risposte. E ti ho già posto una domanda.»
Heloïse rimase a lungo in silenzio, immobile. Si sentiva in preda alla paura più terribile, ma una minima parte di lei voleva credere che quell’uomo volesse veramente soltanto delle risposte, risposte che non era certa di riuscire a dare.
«Alla tua destra. Cinque o sei passi.»
La ragazza rimase per qualche istante ancora immobile, poi si mosse nella direzione indicata da Monsieur Piton e trovò con la mano lo schienale della sedia. Per un istante il suo volto si riempì di sollievo ed il sorriso disperato si distese leggermente.
C’era qualcosa di tranquillizzante in quell’aiuto mormorato e forse quell’uomo era una brava persona come riteneva Anne. Ma non riusciva a fidarsi veramente di lui.
«Io…» iniziò, il volto nuovamente una maschera di tensione e paura, paura che quell’uomo non fosse diverso dagli altri. «… speravo che lei non se ne accorgesse per non perdere Anne.»
«Credo di essere stato chiaro. Non ho mai parlato di toglierti la bambina.» ribatté Severus. C’era qualcosa di strano in quella continua paura. Anche se fossero andate all’Hôtel-Dieu, nessuno avrebbe separato le due sorelle, considerando che la minore era affetta da una malattia mortale. «Perché non sei a Beauxbatons?»
«Io mi sono dip…»
«Non dirmi che sei maggiorenne, perché è chiaro che non è così.»
Heloïse deglutì a vuoto. Avrebbe voluto che Monsieur Piton fosse meno acuto o forse era stata lei a sopravvalutarsi quando aveva lasciato la Normandia.
«Sono una Magonò.» rispose, dicendosi che se avesse risposto alle domande dell’uomo forse non le avrebbe chiesto di fare nient’altro.
Era certa che Monsieur Piton avrebbe fatto un’altra domanda, ma la porta della stanza si aprì e si richiuse.
«Ho finito di visitare la bambina.» annunciò il Guaritore, facendo scorrere lo sguardo dal pozionista alla ragazza. «La malattia è ad uno stadio avanzato. Forse la bambina avrebbe più tempo da vivere se avesse ricevuto cure adeguate. A questo proposito, Mademoiselle, perché sua sorella non ha mai assunto le pozioni adeguate, prima di arrivare a Parigi?»
Severus osservò la reazione della ragazza. Sembrava una preda senza alcuna possibilità di fuggire. Il volto era una maschera di panico. I suoi occhi ciechi parevano colmi di paura, il suo sorriso era terrorizzato.
Il terrore di chi si trova in un luogo sconosciuto in situazione di debolezza.
Il terrore di chi è stato colpito dalla vita e non riesce a credere che la vita non lo colpirà ancora.
Il volto della ragazza era troppo simile a quello di tante innocenti morte dopo indicibili sofferenze a causa sua.
«La prego, Monsieur Piton, risponderò alle sue domande, ma non… la prego.»
Il volto di Heloïse era rivolto nella sua direzione, teso e disperato.
Impaurito.
Ma v’era sulle sue labbra tremanti qualcosa che assomigliava ad un disperato sorriso fiducioso, alla disperata necessità di riuscire a fidarsi ancora di qualcuno.
Forse fu unicamente per quell’impressione che decise.
Forse fu perché al volto di Heloïse si sovrapposero i volti di tante, troppe persone che non era riuscito a salvare.
Non ne comprese il motivo, ma annuì piano, prima di parlare.
«Credo che sia un problema che possiamo risolvere in un altro momento, Damien.»
Heloïse si sentì invadere, per un istante, dal calore della fiducia, quella fiducia negli altri che aveva da tempo perso. L’uomo aveva accettato la sua richiesta e, per il momento, aveva evitato una risposta alla domanda del Guaritore.
Forse avrebbe pagato quella dilazione, ma per un istante voleva provare a fidarsi.
E le sue labbra si stesero in un sorriso riconoscente.
 
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