Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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view post Posted on 8/7/2013, 20:03

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CITAZIONE (kijoka @ 7/7/2013, 17:58) 
Sola

Un momento inaspettato.
Non tanto quello della nuova agonia da parte di Severus - pensare che si potesse riprendere così in fretta era impossibile - quanto piuttosto quello dell'inversione.
Perdonami il termine, non ne trovo uno adatto.
Se la protagonista non riesce più ad avere accesso ai pensieri di Severus, allora sarà Severus che potrà avere accesso ai sentimenti di lei: come dire, se Maometto non va alla montagna...
La cosa che mi è piaciuta è che ha funzionato. Severus torna nuovamente al momento presente, cosciente e soprattutto sente e comprende l'affetto di chi gli sta accanto.
Commovente.
Forza, Severus, l'ultima frase è quella che vorrei rivolgerti anch'io: qualunque cosa accada, non ti lascerò mai. :wub:
Complimenti, Monica! :)
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 9/7/2013, 11:59




Ecco il mio sorriso di oggi.

Autore/data: ale85leosign – 8 luglio 2013
Beta-reader: -
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo, Romantico
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: Severus Piton/Personaggio originale
Epoca: 5° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Si mosse, quindi, verso quell’invito irresistibile, desiderando di perdersi nel mondo di oscurità e luce di cui era fatto Severus Piton.

Qualunque Inferno



Non appena varcò la soglia, il mondo di pensieri e preoccupazioni che la circondava si spense nelle fiamme ardenti e rossastre di un fuoco imprigionato nella pietra. Le lingue di fiamma emanavano un colore vivido e pulsante al ritmo dei battiti del suo cuore mentre osservava la sagoma oscura seduta davanti al caminetto acceso.
Severus fissava il fuoco in silenzio: i capelli corvini e i pallidi lineamenti erano esaltati da un caldo chiarore arancione che andava a posarsi anche sul manto oscuro che indossava, delineandolo in eleganti sfumature chiare e brillanti.
Le mani, dello stesso pallore del viso, erano posate sui braccioli della sedia e mentre le dita sottili della sinistra lisciavano con movimenti lenti e delicati le rifiniture del legno del bracciolo, la destra stringeva una coppa di cristallo lavorato in cui si riflettevano migliaia di fiammelle, come se il vino elfico in essa contenuto imprigionasse sangue in cui si agitavano anime in fiamme.
Vestito completamente di nero, sedeva con la compostezza di un felino intento a scrutare un fuoco che andava al di là dei bagliori racchiusi nel caminetto, di quel piccolo brandello di Inferi imprigionati dalla pietra che si riverberavano nei suoi occhi, conferendogli un fascino sfavillante e allo stesso tempo allarmante.
A un tratto sollevò lentamente il mento e guardò le ombre danzanti che venivano proiettate verso il soffitto: i suoi occhi si velarono di una tristezza dolorosamente intensa, come se quella silenziosa contemplazione avesse liberato ricordi e demoni insopportabilmente dolorosi, che ora colmavano la stanza e la sua mente.
Un tempo quel cielo oscuro sbozzato nel marmo doveva essere stato il dolce sguardo affranto di un bambino; un’anima innocente consumata, col passare degli anni, dalle ingiustizie della vita e da un Inferno volutamente scelto che ormai il volto stanco del mago non aveva più alcun timore di contemplare.
Il male non aveva mai soggiogato il suo spirito, che era rimasto libero, guidato dalla speranza di poter ancora amare… un’ombra di vita argentata, rimasta sulla terra a vagare nel cuore sanguinante del mago. Il suo amore per Lily che aveva comprato l’immortalità delle sue sofferenze fino a quando non era arrivata lei. Una donna vera, in carne e ossa, con sentimenti palpabili che non aveva esitato a manifestargli e per entrare un passo alla volta, in punta di piedi, nella sua vita.
La porta alle spalle della donna si chiuse come per magia. A quel rumore il mago non si mosse e rimase immobile con lo sguardo fisso nel fuoco, la postura perfetta, quasi statuaria.
L’unica cosa che si mosse furono le sue labbra: si curvarono in modo lieve verso l’alto, in un sorriso dolce, quasi galante prima che bisbigliasse: “Avvicinati.” Attirandola col magnetismo della propria voce e del proprio sguardo verso di sé.
Si mosse, quindi, verso quell’invito irresistibile, desiderando di perdersi nel mondo di oscurità e luce di cui era fatto Severus Piton. E quando lo guardò negli occhi, l’oceano dei suoi pensieri divenne calmo e immobile, lambito dal calore delle fiamme al loro fianco e da quello sguardo divenuto sorprendentemente languido e amorevole nel riconoscere la donna che amava.
Con un movimento lento e studiato Severus finalmente si mosse, e sollevando una mano le prese delicatamente il polso e, avvicinandolo al viso, vi posò un lieve bacio. Con le labbra sfiorò la pelle delicata, accarezzandola col proprio respiro e il movimento lento e studiato delle dita, mentre la stringeva facendole una silenziosa promessa di sogni condivisi per quella notte…
Col cuore in tumulto, ricambiò quel sorriso con dolcezza e quando lui si alzò, lentamente, quasi sovrastandola , non vi fu altro che l’oscurità di quello sguardo animato dal fuoco e da una passione che le labbra sottili, appena dischiuse, le stavano per manifestare.
Lo baciò nel tormento e nell'estasi del piacere, col desiderio che quel momento non finisse mai.
Gli fu grata di quell’abbraccio e di quei baci appassionati, e lo tenne stretto per cancellare ogni ombra di ricordi dolorosi dalla sua anima.
Perchè l’anima dell’uomo che amava forse era dannata e persa per sempre.
Ma la felicità che provava in quel momento, mentre lui la stringeva, valeva il rischio di qualunque Inferno.

Edited by Ale85LeoSign - 9/7/2013, 17:51
 
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view post Posted on 9/7/2013, 17:06
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Evvai che sono riuscita anche a leggere con la dovuta attenzione i tre ultimi gioiellini della collezione dedicata ai sorrisi! :D Tre diverse interpretazioni di tre diversi Severus, tutte e tre assolutamente speciali!
Dunque, inizio a commentare la prima fic di questa terna.


Sola

Quella di Monica è la versione di un Severus ancora attanagliato dalla sofferenza che entra prepotentemente nell'introspezione vibrante ed efficace di questo personaggio originale, senza una precisa connotazione ma ugualmente bellissimo perchè ricco di sentimento e di tenera devozione per l'uomo che ama. E' splendida questa figura di donna angosciata dal senso di impotenza che la soffoca di fronte all'impossibilità di recargli sollievo. E tale sensazione è resa talmente bene, nella prima parte della storia, da divenire tangibile, quasi opprimente anche per me che, perfettamente calata nei panni della protagonista che, da sola appunto, è costretta a lottare contro la disperazione mi fa sentire dentro la stessa inadeguatezza davanti al supplizio di quest'uomo che pare condannato sempre a soffrire.
Ma poi, finalmente, il sentimento è più forte e crea l'impulso perchè il dolore venga sconfitto! Un vero legame d'amore supera qualsiasi difficoltà e barriera, entra nella mente dell'amato, diventa balsamo che cura le piaghe di un animo martoriato, fa rinascere la speranza anche là dove ciò sembra sia impossibile. Un messaggio carico di fiducia e attesa di qualcosa che riporti alla vita davvero stupendo, Monica, i miei più vivi complimenti!
 
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view post Posted on 9/7/2013, 17:10
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Qualunque Inferno di Ale

Sì, sono certa che chiunque di noi attraverserebbe qualunque inferno per vivere un momento così.
Mi hanno colpita i colori che animano questa storia, colori vividi in contrasto con altri cupi: il nero dell'abito, dei capelli e il pallore delle mani.
L'arancio e il rosso delle braci prevalgono e raccontano di fuoco di passione e di amore, evidentemente corrisposto e sapientemente descritto da un sorriso e da un bacio che mi ha commosso: Severus con dolcezza bacia un polso alla sua donna. E' un gesto tenero che regala affetto e condivisione prima che amore passionale.
Il rosso sangue del vino e la volta di pietra sapientemente descritta, raccontano, invece, rimorsi e un passato doloroso che vive instancabile nel cuore di Severus.
Si alternano buio e luce, immobilità statuaria e movimento in un avvicendarsi che permette al lettore di immaginare la scena come se si svolgesse a teatro, tra le quinte di un palcoscenico.
Complimenti Ale.
 
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view post Posted on 9/7/2013, 19:48
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Klavierstücke
- Conversazioni notturne


Ed ecco un altro toccante episodio di questa storia ambientata in una magica Parigi, che hai saputo orchestrare con la consueta, magistrale bravura. Le tue parole tradiscono il grande amore e la profonda conoscenza che hai di questa città, e sono così precise, perfette ed evocative che sei riuscita a farla apprezzare perfino a me che non sono, diciamo, una sua grande estimatrice! E'vero, non amo particolarmente Parigi, pur riconoscendone oggettivamente la bellezza, ma l'atmosfera incantata e speciale che sa di Boheme e che sei riuscita a trasfondere con squisita maestria e delicatezza mi ha conquistata fin dalla prima riga dell'episodio di apertura di questa storia densa di promesse.
E qui ritrovo un Severus eccezionale, fortemente caratterizzato da uno degli aspetti che amo di più in lui: è l'uomo che si fa carico di colpe da espiare e che rivela la sua straordinaria umanità e il forte senso di protezione nei confronti di chi ha estremo bisogno. Il tuo Severus qui si muove fra le strade stregate, sapientemente pennellate dalla tua abilità descrittiva, di una Parigi che pare uscita dalle pagine dei Miserabili, soprattutto alla comparsa delle due povere orfane; ed eccolo il mio Severus grandioso che interviene senza alcun doppio fine, per lo stupore della ragazzina più grande, nel tentativo di salvare la più piccola, palesando soltanto la sua grande anima assetata di riscatto.
Bravissima Leonora, un'altra bellissima storia, scritta e raccontata molto bene, toccante e struggente, che seguirò con grande interesse nel suo evolversi.
 
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view post Posted on 10/7/2013, 00:24
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Qualunque Inferno

Te lo già detto un sacco di volte ma mi ripeto: il tuo Severus, Ale, è da urlo! :lol: Incredibilmente elegante, misterioso, sexy: anche questa scena delineata con straordinaria efficacia conferma ciò che ho detto, ribadendo come sia così tutte le volte che lui sale sul palcoscenico in ogni tua fic. :P
Il tuo Severus mi piace da morire, emana un potere eccezionale, attrae e domina, vince il confronto con qualsiasi altro soggetto, umano e non, stia gravitando nello stesso contesto e allo stesso momento in cui egli è presente: è insomma colui che ruba la scena.
Anche in questo caso le fiamme del camino esistono per esaltarne ulteriormente il nobile pallore, il bracciolo della sedia per ricevere la sensuale carezza delle sua dita eleganti, la coppa di cristallo per riflettere il bagliore dei suoi indescrivibili occhi e la donna che entra nella stanza per offrire il fortunato polso che riceverà il tocco delle sue labbra! ;) :P
Nella descrizione di questo particolare istante, fatta con perfetta e incantevole padronanza di termini, tutto ruota attorno alla sua figura imponente e grandiosa, e io naturalmente adoro questo tuo modo di celebrarne la bellezza interiore, regalandogli questa apparenza ricca di fascino non comune. Grande, mitica Ale! :D
 
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view post Posted on 10/7/2013, 11:17

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CITAZIONE (Alaide @ 8/7/2013, 09:38) 

Klavierstücke
2. Conversazioni notturne


Questa volta non fai soffrire Severus - o almeno, non così tanto come nell'altra storia :lol: - ma le altre due protagoniste sì, accidenti a te.
Il dolore della sorella più grande è vivo e palpabile, così come il suo timore che le venga chiesto qualcosa in cambio - e non è difficile immaginare cosa, purtroppo - da qui una fiducia in Severus che si fa viva solo a tratti, poichè la vita ha già provveduto a dissipare ogni illusione.
La piccina mi ha fatto molta tenerezza, con la tranquillità degna di chi ancora si fida degli altri e della vita, tipica di ogni bambino.

Ora sappi che sto per far circolare una petizione: vogliamo l'happy end in questa storia, e per happy intendiamo veramente happy.
No, vabbè, sono io che la penso così, ma ho la vaghissima idea di non essere sola.
Ti basta una supplica in ginocchio?
Ti preeeeeeego! :cry:

CITAZIONE (Ale85LeoSign @ 9/7/2013, 12:59) 

Qualunque Inferno


Creare immagini, colori, suoni e sensazioni solo con parole sapientemente ed accuratamente scelte: in questa storia c'è tutto questo, tanto che a tratti sembra davvero di essere lì, accanto al caminetto e vicini a Severus.
Splendida l'ambientazione, splendida la gestualità di Severus e quella frase sussurrata, splendidi gli sguardi di lui che rapiscono ogni altro pensiero, tanto che vorresti che la narrazione non finisse mai, tanto è coinvolgente.
Un'ottima storia davvero.
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 10/7/2013, 11:19




CITAZIONE (chiara53 @ 9/7/2013, 18:10) 
Qualunque Inferno di Ale

Sì, sono certa che chiunque di noi attraverserebbe qualunque inferno per vivere un momento così.
Mi hanno colpita i colori che animano questa storia, colori vividi in contrasto con altri cupi: il nero dell'abito, dei capelli e il pallore delle mani.
L'arancio e il rosso delle braci prevalgono e raccontano di fuoco di passione e di amore, evidentemente corrisposto e sapientemente descritto da un sorriso e da un bacio che mi ha commosso: Severus con dolcezza bacia un polso alla sua donna. E' un gesto tenero che regala affetto e condivisione prima che amore passionale.
Il rosso sangue del vino e la volta di pietra sapientemente descritta, raccontano, invece, rimorsi e un passato doloroso che vive instancabile nel cuore di Severus.
Si alternano buio e luce, immobilità statuaria e movimento in un avvicendarsi che permette al lettore di immaginare la scena come se si svolgesse a teatro, tra le quinte di un palcoscenico.
Complimenti Ale.

Grazie, Chiara, per la bella recensione. :)
La storia può essere migliorata e resa più introspettiva e quindi anche più sentita e condivisa dal lettore.
Vedrò di darle con calma una ripassata in modo tale da non sprecare un'idea che di suo, sì, è bella, ma può essere resa ancora meglio ;)


CITAZIONE (Ele Snapey @ 10/7/2013, 01:24) 
Qualunque Inferno

Te lo già detto un sacco di volte ma mi ripeto: il tuo Severus, Ale, è da urlo! :lol: Incredibilmente elegante, misterioso, sexy: anche questa scena delineata con straordinaria efficacia conferma ciò che ho detto, ribadendo come sia così tutte le volte che lui sale sul palcoscenico in ogni tua fic. :P
Il tuo Severus mi piace da morire, emana un potere eccezionale, attrae e domina, vince il confronto con qualsiasi altro soggetto, umano e non, stia gravitando nello stesso contesto e allo stesso momento in cui egli è presente: è insomma colui che ruba la scena.
Anche in questo caso le fiamme del camino esistono per esaltarne ulteriormente il nobile pallore, il bracciolo della sedia per ricevere la sensuale carezza delle sua dita eleganti, la coppa di cristallo per riflettere il bagliore dei suoi indescrivibili occhi e la donna che entra nella stanza per offrire il fortunato polso che riceverà il tocco delle sue labbra! ;) :P
Nella descrizione di questo particolare istante, fatta con perfetta e incantevole padronanza di termini, tutto ruota attorno alla sua figura imponente e grandiosa, e io naturalmente adoro questo tuo modo di celebrarne la bellezza interiore, regalandogli questa apparenza ricca di fascino non comune. Grande, mitica Ale! :D

Grazie anche a te, Ele! :D
Ciò che hai detto è verissimissimo: il mio Severus per certi aspetti, come dico sempre, forse è un po' estremizzato (disse l'autrice che comunque di suo, come ben sai, è estrema :P) e ruba la scena a chiunque altro. Ma è ciò che mi piace di lui, la sua unicità, il fatto di rappresentare anche figurativamente colui che non si ferma alle parole ma che va ai fatti, come raramente accade nel genere umano.
La differenza tra lui e il mio originale preferito (Alex) è che se lei dice che attraverserà lo stretto di Bering, farà il suo bel tuffo e verrà raccattata dalla guardia costiera sotto forma di cubetto di ghiaccio (ma non smetterà mai comunque di provarci XD) mentre Severus, se lo dice, sicuramente lo farà, ma non certo con un carpiato nelle acque gelide, ma con ponderazione e metodo. (si è parlato di attraversare, non necessariamente di nuotarci dentro... probabilmente lui andrebbe con la guardia costiera :lol:)
In questo caso ho estrapolato uno scenario che mi piaceva molto, proprio perchè d'atmosfera, ma diciamo che ho un po' peccato di fretta e di esteriorità, tralasciando un pochino l'introspezione, che, come ho detto sopra, dovrò un attimo rivedere prima di mandare la storia al Sacro Archivio ;D

Dopo questo attacco di logorrea, ti ringrazio ancora Ele per ciò che hai espresso che è esattamente la mia idea del personaggio e di come mi piace scrivere di lui! ;D "Celebrando la bellezza interiore" parole perfette e esatte!
 
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view post Posted on 10/7/2013, 11:40
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Autore/data: Alaide – 21-24 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Quello che non aveva senso era il sorriso sulle labbra della giovane.
Quel sorriso triste.
Nota: La storia è il continuo di Solitudini
Parole: 921

Sinfonie.
3. Sinfonia in sol minore op.2 n.1
Terzo movimento. Una visita



Melusine Fairchild era decisamente nervosa, mentre il tempo scorreva lentamente. Troppo lentamente.
Il tavolo pareva oltremodo largo, quasi che la parte opposta, dove stava una sedia vuota, fosse lontana, quasi in un’altra stanza.
Forse era solo il nervosismo a farle avere impressioni non coerenti con la realtà. Quando le guardie carcerarie entrarono il respiro le si mozzò in gola.
Le parve che le condizioni fisiche del signor Piton fossero peggiorate e l’impressione aumentò quando lo vide sedersi a fatica di fronte a lei.
«Cosa ci fa qui?» domandò bruscamente l’uomo, assaporando il dolore che, nonostante l’antidolorifico, gli attraversava il corpo.
Forse in carcere avevano un prodotto di qualità inferiore a quello dell’ospedale. Forse il suo corpo stava diventando assuefatto all’antidolorifico.
Comunque fosse, stava subendo la giusta punizione per quello che aveva fatto.
Non importava quanto le lettere di Judith fossero piene di affetto. Né quanto gentile fosse il sorriso della signorina Fairchild.
Nulla cambiava il fatto che meritasse quel dolore ed il carcere.
«Sono venuta a farle visita.» Melusine tacque che per farlo aveva dovuto usare il nome di suo padre, una cosa che detestava fare in condizioni normali. «Judith è stata entusiasta della lettera che ha ricevuto da lei, signor Piton, ed io voglio ringraziarla per averle risposto.»
Severus non disse nulla.
Non si era aspettato la visita della giovane. Aveva creduto che, una volta ottenuto che Judith potesse scrivergli, se ne andasse per la sua strada com’era giusto che fosse.
Invece la signorina Fairchild era lì e gli sorrideva gentile. Ed i suoi occhi mostravano preoccupazione.
Non avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo riservato ai colpevoli.
Non avrebbe dovuto sorridergli.
Non avrebbe dovuto essere preoccupata per lui.
Per l’assassino.
Nella solitudine della cella, in compagnia di se stesso, poteva sentire le tenebre della colpa circondarlo, stritolarlo, sommergerlo con tutto il loro peso asfissiante.
Era quello che meritava.
Non meritava le lettere di Judith così colme d’affetto.
Non meritava che quella giovane dall’animo innocente lo avesse voluto incontrare in prigione.
«Judith tiene la sua lettera sempre con sé.» aggiunse Melusine, sentendosi a disagio di fronte a quel silenzio ed a quella solitudine. «E dovrebbe vedere come si impegna nella scrittura. Ogni giorno si esercita da sola perché è certa che le farà piacere.»
Il sorriso sulle labbra della giovane si era fatto più dolce e riconoscente. La dolcezza di una madre che parla dei progressi della figlia, la riconoscenza rivolta a chi quella bambina rendeva più calma.
Più felice, forse.
«Dovrebbe convincere la bambina a non tenere così in conto le mie lettere.» disse Severus, parlando lentamente, a fatica.
Aveva già risposto all’ultima lettera di Judith e quel giorno aveva consegnato la risposta perché venisse inviata.
Sapeva che ignorare le lettere della bambina equivaleva a farla soffrire ulteriormente.
Ed egli voleva risparmiarle almeno quello, ma, allo stesso tempo, credeva che alla bambina servisse ben altro che riporre troppo affetto in colui che aveva ucciso i suoi genitori.
L’innocenza di Judith andava preservata.
La sua purezza andava preservata.
Ed egli era caduto troppo nelle tenebre della colpa perché fosse la persona giusta per farlo.
Forse doveva augurarsi che Judith scoprisse il prima possibile la verità ed allora quell’affetto malriposto sarebbe stato distrutto.
«Come posso, signor Piton, dirle di non volerle bene, di non provare affetto per chi ha fatto così tanto per lei?» domandò Melusine, fissando l’uomo.
«Sa perfettamente anche lei, signorina Fairchild, che un giorno Judith comprenderà la verità. Crede veramente che sia una buona idea permetterle di tenere così in conto quelle lettere?» mormorò l’uomo, le ultime parole simili a dei rantoli spezzati.
Il dolore stava diventando insopportabile.
L’antidolorifico stava diventando poco efficace, ma l’uomo non aveva alcuna intenzione di rivelarlo a nessuno. Meritava quel dolore.
In fin dei conti, il carcere era una punizione non bastante per le colpe che aveva commesso.
«Dov’è il quaderno, signor Piton?» domandò preoccupata Melusine, lanciando un’occhiata alla guardia carceraria che stava in piedi impassibile accanto alla porta che conduceva alle celle. «I medici dell’ospedale devono aver detto dei suoi problemi, anche se questo non le ha impedito di parlare al processo.»
«Era forse presente, signorina Fairchild? Per vedere finalmente punito l’assassino?»
«Lei non è un assassino.» mormorò rapidamente la giovane. Desiderava quasi che la guardia carceraria sentisse quello che stava dicendo, ma sapeva di aver parlato a voce bassa e, forse, il secondino non stava nemmeno ascoltando le sue parole. «Non sono venuta. E mi è dispiaciuto sapere che è stato mio padre a giudicarla.»
Sulle labbra della donna comparve un sorriso quasi di scusa, quasi fosse una sua responsabilità la presenza del padre.
Severus non ne era stato stupito.
La signorina Fairchild si era premurata di dirgli, il giorno in cui le aveva rivelato che si era autodenunciato, che suo padre era uno dei giudici del tribunale della cittadina.
Ed in fondo non era importante.
Al contrario, il giudice Fairchild era stato giusto, forse anche clemente nel leggere la sentenza.
Quello che non aveva senso era il sorriso sulle labbra della giovane.
Quel sorriso triste.
Il sorriso di chi vorrebbe vedere il suo interlocutore in una situazione diversa, ma non v’era alcuna altra possibilità che gli permettesse di pagare, almeno in parte, per le sue colpe.
Quel sorriso rassegnato.
Il sorriso di chi non può far altro che vedere la propria lotta persa, com’era naturale che fosse quando la giovane si illudeva che egli non fosse un assassino.
Un’illusione illogica in u’adulta adulta qual era la signorina Fairchild.
Forse più comprensibile in una bambina qual era Judith.
Ma pur sempre un’illusione.
 
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view post Posted on 10/7/2013, 13:33
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CITAZIONE (Ele Snapey @ 9/7/2013, 20:48)
Ed ecco un altro toccante episodio di questa storia ambientata in una magica Parigi, che hai saputo orchestrare con la consueta, magistrale bravura. Le tue parole tradiscono il grande amore e la profonda conoscenza che hai di questa città, e sono così precise, perfette ed evocative che sei riuscita a farla apprezzare perfino a me che non sono, diciamo, una sua grande estimatrice! E'vero, non amo particolarmente Parigi, pur riconoscendone oggettivamente la bellezza, ma l'atmosfera incantata e speciale che sa di Boheme e che sei riuscita a trasfondere con squisita maestria e delicatezza mi ha conquistata fin dalla prima riga dell'episodio di apertura di questa storia densa di promesse.

Mi sono fatta uno schema "ideale" della Parigi magica, nel caso mi servisse far andare i personaggi nella Parigi Babbana. In realtà, come hai notato anche tu, ho preso molto dalla Parigi reale. La Cité de la Magie fa eco alla Cité de la Musique e alla Cité de la Science.

CITAZIONE
E qui ritrovo un Severus eccezionale, fortemente caratterizzato da uno degli aspetti che amo di più in lui: è l'uomo che si fa carico di colpe da espiare e che rivela la sua straordinaria umanità e il forte senso di protezione nei confronti di chi ha estremo bisogno. Il tuo Severus qui si muove fra le strade stregate, sapientemente pennellate dalla tua abilità descrittiva, di una Parigi che pare uscita dalle pagine dei Miserabili, soprattutto alla comparsa delle due povere orfane; ed eccolo il mio Severus grandioso che interviene senza alcun doppio fine, per lo stupore della ragazzina più grande, nel tentativo di salvare la più piccola, palesando soltanto la sua grande anima assetata di riscatto.
Bravissima Leonora, un'altra bellissima storia, scritta e raccontata molto bene, toccante e struggente, che seguirò con grande interesse nel suo evolversi.

Les Miserables (ma ancor più L'homme qui rit) è uno dei miei romanzi di lingua francese preferiti (ormai divido i romanzi che amo in base alla lingua di scrittura, altrimenti farei elenchi infiniti :P) ed in un modo o nell'altro mi influenza ogni volta che ambiento qualcosa per le strade di Parigi. Sono felice che la storia ti stia coinvolgendo e spero che non ti deluda nella sua evoluzione. Grazie mille, Ele!

CITAZIONE (pingui79 @ 10/7/2013, 12:17) 
Questa volta non fai soffrire Severus - o almeno, non così tanto come nell'altra storia - ma le altre due protagoniste sì, accidenti a te.

Rispetto a Tetralogia, in effetti, Severus non soffre moltissimo (ovviamente non posso perdere la fama di scrittrice sadica, quindi soffre eccome, ma in maniera più misurata).

CITAZIONE
Il dolore della sorella più grande è vivo e palpabile, così come il suo timore che le venga chiesto qualcosa in cambio - e non è difficile immaginare cosa, purtroppo - da qui una fiducia in Severus che si fa viva solo a tratti, poichè la vita ha già provveduto a dissipare ogni illusione.

La tua analisi del personaggio di Heloise è veramente perfetta! Il suo dolore ed il suo timore e ciò che la vita ha fatto di lei, facendola crescere prima del tempo.

CITAZIONE
La piccina mi ha fatto molta tenerezza, con la tranquillità degna di chi ancora si fida degli altri e della vita, tipica di ogni bambino.

Anne è nata come specchio contrario della sorella maggiore. E la diversità tra le due sorelle ha ovviamente delle spiegazioni che verranno svelate con il tempo.

CITAZIONE
Ora sappi che sto per far circolare una petizione: vogliamo l'happy end in questa storia, e per happy intendiamo veramente happy.
No, vabbè, sono io che la penso così, ma ho la vaghissima idea di non essere sola.
Ti basta una supplica in ginocchio?
Ti preeeeeeego! :cry:

Chissà da dove nasce questa strana idea che non ci possa essere un happy end veramente happy? :P
La storia ha ovviamente già un finale definito e definitivo. E chissà che non risponda positivamente alla tua petizione?... o forse no. E adesso taccio, altrimenti potrei lasciare indizi nella risposta.
 
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E con la 27a settimana ci inoltriamo nella seconda metà dell'anno di sorrisi!


Prenotazioni per la 27a settimana di Sorrisi per Severus:

Giovedì 11: Leonora/Ida (27)
Venerdì 12: kià
Sabato 13: Elly
Domenica 14: Monica (27)
Lunedì 15: Leonora
Martedì 16: Elly


Preontazioni per la 28a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 17: Leonora/Ida (28)
Giovedì 18: Leonora/Ida (28)
Venerdì 19:
Sabato 20:
Domenica 21: Monica (28)
Lunedì 22: Leonora
Martedì 23:



Edited by pingui79 - 11/7/2013, 10:59
 
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I ♥ Severus


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Da un dolce sogno d'amore!

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N. 27

Autore/data: Ida59 – 18 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus, Personaggio originale, Minerva
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Il piacere di incontrare una cara, vecchia amica, e il timore di rivedere ancora scintille di odio nei suoi occhi verdi scuro. È il seguito di “Libero”.
Parole/pagine: 1355/4.



L’attesa




Severus non avrebbe voluto ammetterlo: non era proprio da lui, ma, in effetti, era tremendamente nervoso.
Del resto, erano davvero tante le cose che erano cambiate nella sua vita dalla notte in cui le lacrime di Fanny lo avevano strappato a una morte che aveva accolto quasi con gioia, nonostante l’atroce dolore di quell’interminabile stillicidio.
Sì, era diventato un altro uomo. Completamente diverso.
Un uomo felice.
Un uomo che viveva un’altra vita.
Una vita che non aveva mai nemmeno osato sognare, di cui non s’era mai reputato degno.
Ma ora stava attendendo di incontrare il suo passato, e questo lo innervosiva terribilmente.
Ancora troppo debole per restare in piedi a lungo, Severus attendeva l’ospite seduto nella comoda poltrona che faceva bella mostra di sé nella stanza, insieme a due poltroncine e un tavolino: era il trattamento di incredibile favore – sicuramente c’era anche lo zampino della sua Guaritrice! –concesso dal San Mungo all’eroe della guerra magica che aveva aiutato a sconfiggere Voldemort. Anche se il mago continuava a essere convinto che molti avrebbero preferito che quella notte Fanny fosse andata a spargere le sue incantate lacrime altrove.
Del resto, Severus aveva avuto lo stesso pensiero, all’inizio, quando ancora riteneva di non meritare il regalo di quella nuova esistenza, né alcun perdono, meno che mai amore.
Ma Elyn era riuscita a fargli cambiare idea.
Con il suo splendido sorriso.
Con il suo amore.
E con il perdono concesso da chi conosceva tutte le sue colpe per averle viste nella sua mente, quando era china giorno e notte al suo capezzale e instancabile combatteva per la sua vita mentre il mago voleva solo morire, dimenticare tutto e smettere finalmente di soffrire.
Per fortuna, Elyn glielo aveva impedito.
Ora, però, la Guaritrice lo aveva messo di fronte a se stesso e al suo passato ed aspettava solo il suo cenno d’assenso per aprire la porta e farlo entrare.
Un sorriso tirato aleggiò sulle labbra sottili dimostrando ad Elyn tutta la sua tensione per l’imminente visita; altri occhi, invece, si sarebbero stupiti di quello strano sorriso mai visto prima sul volto pallido del mago.
Un sorriso che esprimeva timore, ma anche piacere per quella visita temuta e a lungo rimandata.
Il piacere di incontrare una cara, vecchia amica, e il timore di rivedere ancora scintille di odio nei suoi occhi verdi scuro.
- Minerva è venuta più e più volte a trovarti, quando ancora eri incosciente. – ripeté la Guaritrice sorridendo pacata.
Elyn conosceva bene i timori del mago, così difficili da fugare proprio per quel suo complicato rapporto con emozioni e sentimenti.
- Rimaneva a lungo al tuo capezzale: ti tergeva la fronte e ti teneva la mano, chiamando il tuo nome, ripetendolo con affetto…
Severus sospirò cercando di deglutire i propri timori.
Affetto…
- Rigida e severa com’è, in mia presenza cercava di controllarsi, ma io ho visto le lacrime bagnare le rughe del suo volto stanco.
Anche Elyn sospirò; non ricordava quante volte l’aveva già ripetuto, ma lo disse ancora:
- Ti vuole bene, Severus, credimi, - aggiunse sorridendo con dolcezza e sfiorandogli piano la guancia in una tenera carezza, - e desidera solo il tuo perdono per non essere riuscita a capire la verità che per un intero anno è stata sotto i suoi occhi.
Il mago tremò impercettibilmente.
Il suo perdono.
Minerva voleva il suo perdono.
Per non aver compreso la verità.
Per averlo creduto un assassino traditore.
Per averlo odiato durante un interminabile anno, lanciandogli infuocati sguardi colmi di disgustato disprezzo quando lo incrociava per i corridoi e sputandogli addosso parole come insulti ad ogni occasione.
Era forte e coraggiosa, Minerva, e adesso era lì per chiedergli perdono.
A lui.
All’assassino di Albus.

Severus sospirò ancora e si aggrappò al sorriso di Elyn, alla sua mano appoggiata lieve sulla spalla.
Era stato un lungo, tremendo anno di finzione a combattere per loro, cercando di proteggere in ogni modo gli studenti dalla stupida ferocia dei Carrow, proprio come aveva promesso a Silente, e facendosi odiare e disprezzare da tutti.
Era giusto così.
Aveva fatto il suo dovere.

Severus sospirò e le sue labbra sottili si piegarono in un amaro sorriso carico di ricordi dolorosi.
Sapeva cosa sarebbe accaduto dopo la morte di Albus: anche quello faceva parte del patto, del prezzo che doveva pagare per espiare le proprie colpe.
E lo aveva pagato, dolorosamente fino in fondo, affrontando ogni giorno l’odio negli occhi di Minerva.
E di tutti gli altri.
Poi c’era stata Nagini. E Fanny.
Ed Elyn.
Le sue lacrime e il suo amore. Ed il perdono che lo aveva riportato in vita congelando il passato e spegnendo i suoi brucianti incubi.
Erano passati tre mesi, e adesso era un altro uomo.
Un uomo nuovo. Felice. Innamorato.
Ma continuava a temere quell’incontro che lo riportava indietro nel tempo, a confrontarsi con il vecchio se stesso: l’impassibile uomo della menzogna, il mago che non provava emozioni, sentimenti meno che mai.
E l’affetto per Minerva era un sentimento forte, quasi quanto l’amore che provava per Elyn.
La Guaritrice gli sorrise ancora stringendogli la mano e cercando di infondergli tranquillità:
- Minerva è giù nell’atrio: non possiamo farla attendere ancora.
Il mago fece un rigido cenno d’assenso ed Elyn volò fuori ad incontrare la visitatrice così attesa, e così temuta.
Gli restavano solo pochi istanti per prepararsi e le parole di Elyn continuavano ad echeggiargli nella mente: Minerva ti vuole bene e, soprattutto, tu vuoi bene a lei. Dimostraglielo!
Già, come se fosse stato facile…
Elyn aveva letto i sentimenti che il mago provava verso Minerva direttamente nella sua mente, libro denso di dolorosi ricordi che la Guaritrice aveva sfogliato pagina per pagina – anche le più tremende, quelle che raccontavano le sue orribili colpe e i suoi strazianti rimorsi – mentre giaceva tra la vita e la morte, il veleno di Nagini che continuava a rubargli preziose stille di sangue.
Sì, era vero: voleva bene a Minerva, ma dirglielo era tutta un’altra cosa!
Aveva imparato a conoscerla poco per volta, anno dopo anno, a stimarla ed apprezzarla per la sua forza e integrità; si era divertito a punzecchiarla ogni volta che poteva, da bravo Serpeverde, ma aveva assiduamente cercato l’approvazione che la severa maga concedeva di rado.
Ma lui l’aveva ottenuta, quella preziosa approvazione, insieme all’insistenza materna quando a tavola quasi non toccava cibo, o gli sguardi preoccupati quando lasciava il castello per una delle sue pericolose missioni di spia.
Poi l’anziana maga lo attendeva al ritorno, fino a notte fonda, nascosta dietro le pesanti tende, una sola, tremula candela a rischiarare le tenebre dei suoi timori: come una madre, Minerva non riusciva a dormire finché non lo sapeva al sicuro.
Una notte in cui il mago era tornato al castello senza quasi più riuscire a reggersi in piedi dopo una tremenda Cruciatus punitiva di Voldemort, Minerva era uscita di corsa dal grande portone d’ingresso del castello, nel freddo nero della notte, avvolta solo nella sua vestaglia scozzese e con i lunghi capelli semi sciolti dalla solita crocchia austera. L’aveva sorretto ed accompagnato fino alle sue stanze senza proferire una sola parola, quindi aveva sfilato dalla tasca una preziosa boccetta di Pozione Corroborante – una di quelle speciali, da lui stesso distillata – e gliela aveva messa fra le mani: si era accorta del forte tremito delle sue dita, così gliela aveva aperta, temendo che non ce la facesse o gli potesse sfuggire di mano.
Sempre in silenzio, quasi senza neppure guardarlo negli occhi per non metterlo in imbarazzo.
Poi se n’era andata via impettita, i lunghi capelli ingrigiti in gran parte sfuggiti alla severa crocchia che sempre li imprigionava: borbottava improperi e terribili invettive all’indirizzo di Albus che metteva in pericolo la vita del suo ragazzo.
Ma Severus l’aveva visto, il suo sguardo lucido e le lacrime a fatica trattenute, e aveva percepito tutto l’affetto celato nei gesti misurati della vecchia maga, nelle parole non dette e soffocate in sospiri impazienti, nel profondo rispetto che aveva dimostrato per il suo dolore.
- Severus!
Minerva era apparsa sulla soglia, scortata dal rassicurante sorriso di Elyn, la donna che amava e che sapeva sempre essere al suo fianco quando ne aveva bisogno.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:19
 
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view post Posted on 11/7/2013, 08:45
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Per sabato 13 e Martedì 16 mi prenoto io.
 
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Ok, Elly, modifico l'elenco prenotazioni qui sopra. :)
 
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CITAZIONE (Alaide @ 10/7/2013, 12:40) 

Sinfonie.
3. Sinfonia in sol minore op.2 n.1
Terzo movimento. Una visita


Ecco, questo non me l'aspettavo proprio.
Una visita che non pensavo ci sarebbe stata, ma che invece è stata profondamente chiarificatrice.
Severus è il solito giudice e carceriere di se stesso, credo che nessuna situazione in questa storia potrebbe sollevarlo e mi fa tanto male a leggerlo così.
Il barlume di speranza sono le lettere di risposta che comunque invia alla piccola, cercando almeno di non rompere quella fiducia: oh, Severus, ma non t'accorgi che così sei in contraddizione? Cerchi di alleviare almeno quella sofferenza, ma questa è già luce.
Sono certa che quando e se Judith saprà la verità la sua fiducia non sarà spezzata: lei c'era, lei sa, lei vede in Severus comunque il suo salvatore. O almeno, è questo che spero tanto.

Mamma mia, Leonora, leggere queste storie sta diventando una sofferenza anche per me, giuro! :cry:
 
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