Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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kijoka
view post Posted on 30/6/2013, 22:01




Nr.25

Autore/data: Kijoka – 30 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: Riflessioni in guizzi di coscienza
Parole/pagine: 833/2.
Note: In questa storia ho dato una mia personalissima versione di fatti e/o personaggi che non vuole essere verità assoluta, ma solo un'opinione.





Tutto cambia

Sì, l'ho fatto.
E da quel momento sono diventato ciò che tutti pensavano già fossi: una spia.
La mia stessa indole li portava a crederlo: la mia mitezza, l'essere sempre in disparte, la mia mancanza di amicizie.
Sicuramente ebbe la sua parte anche il mio fissarli, studiarli e osservarli senza tregua.
Chissà perché nessuno ha mai pensato che fosse solo timidezza...
La verità era che ero curioso di capire come si potesse vivere una via normale, senza liti e discussioni notturne, senza percosse giornaliere e con tanti amici.
Mi ero promesso, negli anni, di cercare e desiderare per me stesso solo il meglio.
A quell'epoca ero davvero stanco, molto di più: stufo di essere ciò che non ero.
Non volevo più fingere che i compiti assegnati mi rendessero fiero. Non volevo più eseguire senza pensare. Non volevo più essere il braccio senza pietà della magia più oscura.
Quel giorno ho avuto un'occasione e non l'ho sprecata!
Il destino mi ha servito meravigliosa merce di scambio da dietro una porta socchiusa.
Ho sentito ed ascoltato parole senza senso. Mi sembrarono sogni di una donna insignificante e invece percepii qualcosa di speciale.
Quegli strani vagheggiamenti mi colpirono profondamente e compresi quasi subito quale importanza avessero.
Ora possedevo informazioni, certezze in un mare di domande.
Uniche risposte.
Esattamente ciò che mi serviva per uscire dall'incubo, per riorganizzare la mia vita.
Avevo un segreto importante che avrebbe potuto significare affrancarmi dalla schiavitù.
Svelando quanto udito potevo esigere un premio.
Ormai l'avevo capito anch'io: niente si faceva per niente nella mia nuova famiglia.
Perciò quello che avevo udito poteva avere un prezzo alto, altissimo.
Grazie al caso ero in grado di pretendere, avrei potuto guadagnare importanza e chiedere per me stesso dei profondi miglioramenti.
La fiducia che avrei guadagnato mi avrebbe permesso di smettere di uccidere, senza dover ogni volta trovare un inattaccabile sotterfugio.
Magari avrei potuto dedicarmi allo studio, armeggiare con incantesimi e pozioni, che sembravano essere ciò che mi riusciva meglio.
Avrei sicuramente migliorato la mia vita!
Nella mente mi nasce un mezzo sorriso amaro: quale ingenua e ironica mancanza di preveggenza!
Allora ero un altro, diverso, e l'ho fatto.
Senza timore sono andato da colui che teneva in pugno la mia vita e la mia morte e ho raccontato la Profezia.
Ora, oggi, steso in questo letto sconosciuto senza sapere dove esattamente mi trovo, posso confessarlo a me stesso: quel giorno cambiò tutto.
Non solo cambiai io e la mia vita, ma tutta la realtà che mi circondava.
Quella rivelazione modificò la mia posizione, ma anche le vite di persone che allora odiavo e anche di quelle che amavo...
La chiave di volta della mia vita è stata quell'azione in quel giorno.
Riuscii ad ottenere quella che vidi come una promozione: divenni una vera spia.
Presi a dedicarmi a sotterfugi non meno mortali.
Il pugnale rovente del rimorso continua a straziarmi il petto.
Non molto dopo compresi che nessuna buona azione resta impunita.
Il gesto più avventato della mia vita è stato l'unico che ho fatto solo per me stesso.
L'unica azione completamente egoista che abbia mai concepito, mi ha portato a distruggere ogni parte della mia stessa esistenza.
Nel passato, nel presente e nel futuro.
Eppure...
Nonostante tutto fu proprio quel gesto sconsiderato che mi portò a ragionare, a valutare di tornare sui miei passi.
Tornare al mondo che avevo conosciuto nella mia infanzia e pensare che anch'io avevo una scelta.
Avrei dovuto soffrire quanto mai in vita mia per prendere la decisione che mi avrebbe portato di nuovo dalla parte giusta.
Ricordi di un dolore così profondo che sembrava non potesse avere mai fine.
Quanto ha potuto influenzare il futuro del mio mondo quella decisione di riportare una parziale rivelazione?
Le implicazioni più ampie di quella terribile decisione sono poco importanti per me.
Per le conseguenze legate più direttamente al mio essere... già solo per quelle sono certo di meritare di morire.
E allora perché sono ancora qui?
Cosa faccio in una stanza senza riferimenti e con la mente che prende il sopravvento senza preavviso, quando il dolore mi lascia solo?
Perché non sono morto?
Sento il viso bagnato, ma non ho abbastanza forza né per alzare le palpebre per vedere la mia vergogna, né per sollevare una mano per asciugarlo.
Possono essere lacrime, queste?
Forse sono solo poche gocce di tutto il sangue che ho versato, che è tornato per bagnarmi il viso?
Non merito perdono né vita, perché sono ancora qui?
Il dolore sta tornando e con esso se ne andrà la consapevolezza.
Forse il futuro deve riservarmi altro...
Dei passi fuori dalla porta. Sarà lei?
Mi ha condotto a ritroso nel tempo ed ora dov'è?
So che non mi ha abbandonato perché sento dentro di me una strana, nuova forza che non mi appartiene.
Lei non deve vedere, lei non deve sapere...
Il buco scuro dell'incoscienza è ancora così allettante, ma io non sono un vigliacco!
Sono qui e qui resterò a fronteggiare qualunque situazione: Severus Piton non si arrende!




Mi porto avanti e mi vorrei prenotare per domenica prossima: 07.07.
Ki.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:14
 
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view post Posted on 1/7/2013, 06:57
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Autore/data: Alaide – 26 – 30 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Ed un sorriso tremolante si stirò sulle labbra screpolate dalla febbre.
Un sorriso fin troppo dolce, rivolto a qualcuno che non aveva mai posseduto l’innocenza di quella bambina, a qualcuno che avrebbe meritato la malattia della bambina e la morte che rischiava.
Nota: Questa storia apre una serie di sorrisi che va sotto il nome di Klavierstücke (pezzi per pianoforte) che originariamente era stata pensata per la sfida n°14. Il prolungamento di Tetralogia mi impedisce (per numero di storie) di poter inserire questa serie di sorrisi nella sfida. L’idea originaria era creare tre serie di sorrisi (Trio in sei movimenti, Tetralogia e Klavierstücke) dove Severus entrasse in contatto con un bambino.
Parole: 1158

Klavierstücke
1. Un incontro



Parigi, 5 marzo 2000


«La supplico.» mormorò la giovane allo speziale. «Mia sorella ne ha bisogno.»
Le suppliche della ragazza si erano fatte disperate, si accorse Severus che si trovava vicino all’ingresso dello stretto negozio. C’era qualcosa di inquietante in quella disperazione, una disperazione che sembrava appartenere alla Guerra Magica.
Una disperazione che faceva sorgere quasi soffocante il rimorso per ciò che aveva commesso, per le sue scelte sbagliate, per le sue colpe.
Non importava se in quel momento si trovava in Francia, intento a lavorare al Centre de Recherche della Cité de la Magie.
Le sue colpe rimanevano impresse a fuoco dentro di lui. E con esse il rimorso.
«Perché non vai all’Hôtel-Dieu, se tua sorella sta così male?» domandò lo speziale.
A Severus non sfuggì il lieve tremore nel corpo della giovane.
Quella ragazza era spaventata.
E la disperazione e la paura potevano far compiere gesti di cui ci si sarebbe potuti pentiti in seguito.
«Ecco… prenda questo, Monsieur. Dovrebbe bastare.»
Era l’ultima spiaggia della ragazza.
Qualsiasi gioiello avesse messo sul banco, la giovane non avrebbe avuto null’altro da vendere.
Non nella Ruelle des Apothicaires, per lo meno.
E quello fu un pensiero che gli fece salire la bile in gola.
Poi sentì improvvisamente due occhi fissarlo.
Fu in quel momento che si accorse che la ragazza non era sola, ma aveva la sorella con sé, una bambina che non poteva avere più di otto anni.
Il suo sguardo era velato dalla febbre e sembrava contenere una disperata richiesta d’aiuto.
La stessa che l’uomo aveva visto negli occhi di tante, troppe vittime innocenti.
«Non faccio la carità.» borbottò lo speziale, spazientito. «Se vuoi, posso allertare i Guaritori dell’Hôtel-Dieu oppure puoi andartene.»
La bambina continuava a fissare Severus, come se credesse che egli potesse veramente aiutarle.
Avrebbe potuto portarle all’ospedale magico di Parigi, ma la ragazza aveva rifiutato la proposta dello speziale. Si era voltata e stava uscendo.
La bambina teneva ancora gli occhi fissi su di lui, in una continua richiesta d’aiuto.
La bambina era gravemente malata, si rese conto l’uomo, quando la piccola gli passò accanto. Il male che l’affliggeva non era semplice febbre. E non occorreva di certo essere un Guaritore per saperlo.
Come non occorreva essere un Guaritore per sapere che avrebbe potuto morire se non avesse ricevuto una cura, quella cura che lo speziale si era rifiutato di vendere loro perché non avevano abbastanza soldi.
Forse lo speziale non si era accorto delle reali condizioni della bambina.
Oppure non aveva voluto accorgersene.
Ma egli se n’era accorto, si disse Severus, e, se avesse finto di nulla, non avrebbe fatto altro che aggiungere un altro volto a tormentare le sue notti.
Il volto di un altro innocente che non aveva salvato.
Ed in quel momento nulla gli impediva di farlo. Non v’era alcun rischio di essere scoperto.
V’era soltanto quella bambina che rischiava di morire, che sarebbe morta se nessuno avesse fatto nulla.
Ed allora egli avrebbe avuto un altro morto sulla coscienza.
Perché si era accorto delle reali condizioni della bambina.
Fu per quello che annuì brevemente, poco prima che uscisse insieme alla sorella.
Ed un sorriso tremolante si stirò sulle labbra screpolate dalla febbre.
Un sorriso fin troppo dolce, rivolto a qualcuno che non aveva mai posseduto l’innocenza di quella bambina, a qualcuno che avrebbe meritato la malattia della bambina e la morte che rischiava.
Sbrigò rapidamente gli acquisti che l’avevano portato in quel negozio. Il proprietario fu terribilmente sussiegoso con qualcuno che poteva pagare i rari ingredienti che vendeva, accanto a pozioni di qualità discutibile, come quella che la ragazza aveva tentato di comprare per la sorella.
Quando uscì dal negozio, notò le due sorelle ferme, poco distanti dalla porta. La minore stava parlando con voce flebile.
«Ci aiuterà, Heloïse. Ne sono convinta.»
«Anne…»
«Monsieur.» la bambina si era voltata verso di lui e nella sua voce v’era una nota di sollievo perché le aveva annuito poco prima nel negozio e si era fermato accanto a loro.
Anne lo fissava, gli occhi velati dalla febbre e dal dolore.
Eppure gli sorrideva fiduciosa.
«Dovrebbe portare sua sorella all’Hôtel-Dieu, Mademoiselle.» disse Severus, nel suo francese che non riusciva a nascondere la provenienza inglese, per quanto immaginasse già la risposta della giovane.
«Monsieur, non posso… non… la ringrazio per essersi fermato, ma l’ospedale non è una soluzione.» le parole uscivano in fretta dalle labbra della ragazza.
Anne lo osservava con attenzione, in attesa di una risposta. Era certa che quel signore le avrebbe aiutate. L’aveva promesso quando aveva annuito nel negozio ed era certa che di quell’uomo poteva fidarsi, anche se Heloïse lo negava.
O forse era semplicemente troppo stanca e non desiderava altro che riposare.
E sentirsi al sicuro.
«Nemmeno la pozione che ha chiesto è una soluzione.» rispose l’uomo, sentendo su di sé lo sguardo della bambina.
«Monsieur, non…» la ragazza fu interrotta dalla tosse che squassò il corpo della sorella.
La strinse più forte a sé. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per Anne, forse anche fidarsi di quell’uomo.
Tutto ciò che desiderava era che la sorella potesse dormire tranquilla per una notte almeno.
E che non gliela portassero via.
La bambina era pallidissima e spossata.
Ma aveva ancora la forza per sorridergli.
Un sorriso dolce.
Un sorriso colmo di fiducia.
«Seguitemi.» disse soltanto l’uomo.
La sorella maggiore parve esitare com’era logico che fosse.
La bambina, però, quella bambina che avrebbe potuto morire, continuava a fissarlo fiduciosa.
E a sorridergli.
La sorella maggiore sembrava non osare nemmeno guardarlo in volto.
«Andiamo con lui, Heloïse.» mormorò Anne.
Era tanto stanca, troppo.
Sentì la vista offuscarsi. Si strinse maggiormente alla sorella, come a volerla convincere che di quell’uomo vestito di nero ci si poteva fidare.
Forse fu per quello che Heloïse annuì lentamente.
Forse fu perché era disperata e la disperazione aveva preso il sopravvento su tutto.
Sua sorella aveva bisogno di cure, lo sapeva.
Sapeva anche che quell’uomo poteva avere le peggiori intenzioni su di loro.
Ma Heloïse era troppo disperata per non fidarsi dell’istinto della sorella.
Severus notò che la bambina gli sorrideva ancora.
E notò che la disperazione era fin troppo visibile in ogni movimento della sorella maggiore.
E la disperazione portava a compiere scelte che normalmente non si compiono, così come la consapevolezza che quella bambina avrebbe potuto morire e che sarebbe diventata un’altra vittima innocente della mostruosità della sua anima nera, aveva portato egli stesso a prendere una decisione che normalmente non avrebbe mai preso.
Mentre camminava si voltò per guardare se le due sorelle lo stessero seguendo.
La bambina gli stava ancora sorridendo.
Con fiducia.
 
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view post Posted on 1/7/2013, 08:33
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Dato che ho un buon numero di sorrisi (Klavirstücke è una storia a capitoli in effetti) mi prenoterei per ogni lunedì. Avviserò quando sarò arrivata all'ultimo sorriso della serie.
 
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view post Posted on 1/7/2013, 09:02
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CITAZIONE (Alaide @ 1/7/2013, 09:33) 
Dato che ho un buon numero di sorrisi (Klavirstücke è una storia a capitoli in effetti) mi prenoterei per ogni lunedì. Avviserò quando sarò arrivata all'ultimo sorriso della serie.

Ok, perfetto, allora di ogni settimana abbiamo già prenotati fissi in anticipo i giorni di mercoledì-giovedi-domenica-lunedì. Per chi vuole inserirsi rimangono venerdi-sabato-martedì.

Prenotazioni per la 25a settimana di Sorrisi per Severus:

Martedì 2: Chiara


Prenotazioni per la 26a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 3: Leonora/Ida (26)
Giovedì 4: Leonora/Ida (26)
Venerdì 5: Ale
Sabato 6: Fri_rapace 2
Domenica 7: Monica (26)
Lunedì 8: Leonora
Martedì 9:

E dopo questa settimana siamo al giro di boa!




Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:14
 
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fri rapace 2
view post Posted on 1/7/2013, 16:37




Se accettate storie comiche mi prenoto per sabato 6: finalmente ho trovato una ff tra le mie edite in cui faccio sorridere Severus (che vergogna, sono stata proprio avara in quanto a sorrisi per lui).
 
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view post Posted on 2/7/2013, 16:42
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A Severus, perchè sorrida e sia felice, con amore. :lovelove:

Della serie "Severus ed Hermione: la coppia perfetta."


Autore/data: chiara53 – giugno 2013
Beta-reader: pingui79
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: generale, romantico.
Personaggi: Severus Piton, Hermione Granger, Minerva McGranitt
Pairing: Severus, Hermione.
Epoca: Post settimo anno.
Avvertimenti: AU
Riassunto: Ma perché a Severus tutto liscio non può mai andare?
Parole/pagine: 2310/4


Diciannove settembre






Oggi hai una lezione pomeridiana con le prime classi di Tassorosso e Corvonero: sono alunni tranquilli e maldestri.
Devi essere sincero con te stesso: aspettarli sulla porta, sopracciglio alzato, ghigno e sguardo terrorizzante è un vero divertimento. Il vecchio pipistrello non perde il tocco.
I ragazzi sciamano silenziosi in classe e si siedono, mentre richiudi la porta e con un elegante fluttuare del mantello percorri lo spazio che ti divide dalla cattedra.
Un movimento della bacchetta e la lavagna è coperta dalla tua scrittura, tutto è esposto in modo chiaro, ingredienti e tempi: una pozione facile facile; in fondo è solo l’inizio dell’anno ed oggi ti senti stranamente buono, la Pozione Scacciabrufoli non dovrebbe essere particolarmente devastante per la tua pazienza e per la classe.
Il brusio sommesso deve finire, – adesso! – Pronunci secco.
Bastano uno sguardo ed una parola espressa con tono gelido e piatto ed ottieni il silenzio completo. D’altra parte non hai mai avuto bisogno di alzare la voce in classe per ottenere attenzione:
- Al lavoro, senza discutere. Avete due ore e non dimenticate di mettere il nome sulla fiala prima di consegnarla.
In classe tutti tacciono e il lavoro inizia.
Percorri la stanza controllando le operazioni e la preparazione degli ingredienti, mentre le dita stringono nervose la bacchetta.
I tuoi pensieri stasera sono un po’ indisciplinati e volano già alla fine della lezione ed alla piccola scatola riposta nel cassetto della tua stanza privata, al riparo dalla curiosità di chiunque.
Contiene un oggetto altrettanto piccolo e che solo Merlino sa quanto coraggio e orgoglio ti è costato acquistare in un quartiere Babbano, senza avere la minima competenza in proposito.
Ti sei fatto consigliare, il gioielliere era indisponente e antipatico e tu avresti voluto lanciargli una fattura, ma alla fine hai trovato quello che volevi ed ora ne sei intimamente soddisfatto.
Vuoi consegnarlo stasera e il pensiero del momento in cui lo offrirai alla destinataria ha il potere di metterti a disagio.
Finalmente ci sei arrivato.
Ti sei deciso.
Se Albus fosse presente ti direbbe: era ora!
Riporti l’attenzione sugli studenti, perché sai che di loro non c’è mai da fidarsi, la tua esperienza te lo insegna.
Infatti.
Stai percorrendo il corridoio tra i banchi e in un attimo, una frazione di secondo, vedi con la coda dell’occhio un’azione sbagliata e un ingrediente di troppo finire nella pozione di Davis.
Maledizione!
Troppo tardi.
Spingi il ragazzo di lato e lo proteggi dal calderone che sta fondendo e, mentre un fumo acre si spande nella classe, volti di bambini terrorizzati ti guardano. Riesci solo ad ordinare:
- Uscite tutti. Fuori! Adesso!
Ti obbediscono immediatamente, il tono della voce e la paura fanno il resto.
C’è un fumo denso che non ti fa vedere quasi nulla, con un colpo di bacchetta cerchi di farlo evanescere, mentre lo scalpiccio che si allontana veloce ti dice che i ragazzi sono fuori, al sicuro.
Nemmeno quell’idiota di Davis si è fatto male, visto che l’hai coperto tu, ma per proteggere lui e gli altri hai respirato per primo il fumo, tanto fumo, troppo.
Cerchi di tirare il fiato nell’aula finalmente tornata normale, ma la gola non ne vuol sapere, i polmoni si chiudono, infine cadi in ginocchio e tutto diventa nero.
Con l’ultimo barlume di coscienza riesci solo a pensare:
- Hermione mi ucciderà…

****



Qualcuno tossisce e non la smette più.
Ti svegli con un orribile sapore in bocca e ti accorgi che sei tu che tossisci.
Minerva ti sta chiamando per nome, mentre Chips cerca di infilarti in gola qualcosa di liquido e dolciastro, ma che cos’è?
- Severus, per favore! - Esclama la donna. – E’ la pozione rigenerante anticostipazione, fidati, l’hai distillata tu! Devi berla, tutta e subito.
Deglutisci, ma la gola fa male quasi come se ti avesse di nuovo morso Nagini.
- Cosa diavolo ci faccio in infermeria? – Sputi fuori con voce roca, ma in un baleno ricordi tutto. - Come stanno i ragazzi? - Pronunci con il poco fiato che riesci a mettere insieme.
- Stanno bene Severus, - dice Minerva. - Davis era in lacrime. E’ lui che è corso a chiamarci e ci ha raccontato che cos’era successo.
- Cinquanta punti in meno a Tassorosso e voglio Davis da me domani sera. - Sussurri socchiudendo gli occhi, no, non riesci a dire più di così con il respiro corto che ti ritrovi.
Maledizione e ancora maledizione, ma Davis la pagherà cara domani per quello che ha combinato e che ti sta facendo passare: proprio stasera, proprio oggi che hai un impegno irrimandabile. Pensi con malevolenza a quanti Vermicoli gli farai sezionare per punizione, mentre lo osserverai disgustarsi nel farlo.
Ti siedi sul letto e cerchi di alzarti.
- Adesso devo andare. – Pronunci con la voce più convincente che riesci a trovare. – Sto meglio, non posso e non voglio restare qui. - Guardi le due donne che ti restituiscono un’occhiata dubbiosa.
Madama Chips ti lancia uno sguardo torvo e piega la testa di lato guardandoti in tralice, mentre ti dice glaciale:
- Professore, hai solo rischiato di morire soffocato, non è poi gran cosa, che ne pensi?- E sbuffa incrociando le braccia.
Se lo sguardo uccidesse a quest’ora quella donna sarebbe morta e stecchita, ma non riesci ancora rispondere a tono, puoi solo guardarla bieco.
Cerchi di alzarti sotto lo sguardo allibito di Minerva e di Poppy, ci riesci a stento e – con tutto l’orgoglio di cui sei capace – ti reggi dignitosamente in piedi, ma la testa gira e ricominci a tossire.
- Madama Chips, voglio andare a riposare nelle mie stanze, non mi serve restare qui. – E cerchi di sottolineare l’affermazione con un sopracciglio alzato, ma hai il fiato corto.
Minerva intercede per te.
- L’accompagno io. – Dice, sorridendo sorniona.
Chips ti porge una fiala di quella pozione orribile - che hai fatto tu - e con voce seccata ti lascia andare precisando:
- Mi raccomando di riposare e prendere prima di dormire un’altra dose della tua pozione, professore. – Brontola ancora sottovoce, ma non te ne curi.
Esci dalla porta e continui a respirare con difficoltà.
Ma perché proprio stasera doveva accadere questo disastro?
Minerva ti prende sottobraccio quasi di nascosto, ma con una certa soddisfazione. Ti sta ricattando, sei suo ostaggio per il momento.
Non ti sottrai all’aiuto, ma cerchi di farlo con disinvoltura per non dargliela vinta, perché nonostante la determinazione che metti nel tenerti dritto continui a tossire di tanto in tanto e respiri ancora male.
Vi avviate verso i sotterranei e benedici di non dover fare le scale in salita, ma solo di scenderle.
- Testone! – ti sussurra intanto Minerva, - anzi, bugiardo e testone. So che non ti reggi in piedi, potresti almeno ringraziarmi per averti sottratto a Poppy.
- Devo andare a Londra, – sussurri vinto, mentre un altro colpo di tosse stizzosa ti mozza il respiro. - Sai che giorno è oggi, vero?
- Per essere uno che non ha mai festeggiato neanche il Natale mi stupisci. – Dice la maga e si gira verso di te con un sorrisetto soddisfatto, con l’aria di chi vorrebbe dirti “visto, che ci sei cascato anche tu?”
Cerchi di non darlo a vedere, ma in realtà sei disperato.
Ad Hermione non hai fatto neanche gli auguri contando su stasera. Tanto avevi la famosa scatoletta da consegnarle e da accompagnare con una frase.
Anzi, con la frase.
Hai deciso di fare una proposta importante, molto, troppo importante.
Talmente importante che a volte preferiresti scappare e nasconderti.
Sono giorni che continui a ripeterti che sono poche parole da dire, ma difficili per te, quasi impossibili, è quasi impensabile che saresti arrivato a tanto.
Ma è questo il momento giusto, sono mesi che ci pensi e rimandi, non puoi perderti l’occasione di stasera.
No, non troveresti più il coraggio di chiederle di accettarti come compagno per tutto il resto della vita, vuoi sapere se per davvero vuole prenderselo e tenerlo con sé tutto quello che sei stato e quello che sei ora. Lei ti conosce e sa tutto di te, qualche volta pensi che sia l’unica ad aver visto, in fondo all’abisso nero della tua anima, quel bambino che piange e vuole amore e accettazione da sempre e per sempre.
Per sempre.
Due parole importanti, due parole che non avresti mai pensato di dire a una donna.
Ormai è quasi un anno che stai con lei.
E se ti dicesse di no?
E se per colpa di Davis stasera non riuscissi a raggiungerla?
Stai rischiando grosso ed è un rischio che oggi non avevi calcolato.
Stavolta non sei tu a condurre il gioco.
All’improvviso ti fermi e guardi negli occhi Minerva:
- Devo andare da Hermione, Minerva, puoi aiutarmi? Non credo di riuscire a smaterializzarmi in queste condizioni. - Ecco l’hai ammesso, hai gettato la maschera un’altra volta e ora la guardi con rispetto e affetto. Lei è l’unica a cui puoi chiedere aiuto, lei sa, lei immagina, lei capisce, lei è la madre che avresti voluto accanto in un momento come questo.
Non sei bravo con i sentimenti tu, li provi forti e impetuosi, ma non li sai esprimere, non lo fai mai, o se lo fai è in modo goffo e a fatica. Anche Hermione lo sa, ormai ti conosce e ti capisce.
O almeno lo speri.
Ma devi andare a Londra.
Sì, devi andarci.
Oggi.
Adesso.
Minerva ti sorride e spalanca la porta del tuo appartamento privato.
Hermione è lì e ti corre incontro, ti abbraccia e ti rimprovera di voler sempre fare l’eroe.
Questo non te lo aspettavi, ma è lo stesso bellissimo sentire la stretta delle sue braccia e il suo profumo di fresco.
- L’ho avvisata appena ho saputo, Severus e l’ho accompagnata qui, anche se avrebbe voluto venire in infermeria. Impara a non sottovalutare chi ti è vicino e ti vuole bene. - Dice Minerva.
E senti che la voce le trema un po’, ma poi ritrova la sua consueta rigida postura, saluta abbassando la testa, ti fa l’occhiolino di nascosto – a te? – e chiude la porta.
Resti lì, basito respirando a tratti e ansimando.
- Buon compleanno Hermione. – Riesci a far uscire dalle labbra, ma lei ti bacia e non servono altre parole.
- Possibile che di tanto in tanto tu debba per forza rischiare la pelle? Neanche come insegnante sei capace di sopravvivere? - Parla in fretta, sembra arrabbiata, ti guarda dritto negli occhi e capisci che è preoccupata. - Ma ci pensi a me? – Ti dice abbracciandoti ancora più stretto.
Piano si scioglie dall’abbraccio e si guarda intorno, ora che è più tranquilla sorride e la curiosità prende il sopravvento.
- Professore, sai che non avevo mai visto i tuoi quartieri ad Hogwarts? Devo proprio ringraziare quel ragazzino che ha fatto fondere il calderone, altrimenti chissà quando mi avresti ammesso qui.
Tu continui a guardare questa giovane donna tenace e rigorosa che ha saputo conquistarti, aiutandoti ad andare avanti senza dimenticare il passato - sapete entrambi che è impossibile - ma impedendoti di viverci dentro.
Ti fa sedere in poltrona e tira fuori da non so dove una bottiglia di champagne Babbano.
- Te la senti di festeggiare, professore? – Ti chiede sbarazzina.
Tu hai il cuore in gola e adesso non respiri davvero più, ma il fumo della pozione ora non c’entra. Con un incantesimo silenzioso appelli la piccola scatola che ti vola ubbidiente in mano.
E’ lì nel tuo palmo, non devi far altro che dire poche parole e porgergliela.
Lei ti sta già guardando con gli occhi sbarrati, luminosi e stupefatti. Sembra felice e incredula.
Tu deglutisci a fatica e pensi che non sai cosa dire, proprio tu, ironico, sarcastico, tu a cui non manca mai la battuta ora non riesci a fare il tuo dovere.
Ti alzi di scatto e con aria sconfortata la guardi negli occhi sperando nell’impossibile, no, lei stavolta non può aiutarti a pronunciare la proposta di sposarla e lo sai.
Le porgi la scatoletta blu e mentre la apri per offrirle il tuo dono, il piccolo anello con un diamante nero e prezioso scintilla come i suoi occhi stupiti per il regalo inatteso.
- Questo è per te. - le dici, ma la voce ti esce roca e non per il fumo che hai respirato, bensì per l’emozione di dichiarare quello che senti, quello che provi.
Rabbrividisci per la paura di un rifiuto, di un’altra delusione, di un altro fallimento e allora continui a parlare perché ormai non hai più niente da perdere e bisogna arrivare fino in fondo.
- Hermione… tu sai tutto quello che mi porto dentro, sai vedere dietro lo schermo del mio viso, anche se cerco di sembrare impassibile. Lì c’è un’anima che ti amerà fino alla fine del tempo ed oltre se vuoi, se vorrai…
Esali in un soffio le ultime parole.
Hai aperto il tuo cuore solitario, ti sei spinto là dove mai avresti pensato di arrivare e adesso aspetti, mentre lei, invece di rispondere, prende il gioiello e lo infila sorridendo all’anulare sinistro, lì dove avrebbe dovuto essere da tempo, poi ti guarda negli occhi e dolcemente ti accarezza la guancia.
- Sei incredibile Severus … ti amo. - Mormora. – E’ un dono splendido e il colore mi ricorda i tuoi occhi. Sì, ti amo professore e sarà per sempre.
Adesso le parole non servono più, perché lei ti abbraccia, ti vuole e tu sei nello stesso tempo sollevato e felice, mentre il mondo riprende a girare.
Hai temuto persino che potesse dirti che quel diamante ha il colore della tua anima, ma ormai non conta, la paura se n’è andata: ti resta solo la felicità e un sentimento caldo dentro il petto che non smette di farti sorridere, finché il tuo bacio non toglie anche a lei il respiro.
Con un fluido movimento della bacchetta spegni le luci. Resta acceso a farvi compagnia solo il riverbero del fuoco nel camino.

Edited by chiara53 - 20/8/2013, 08:20
 
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view post Posted on 2/7/2013, 18:31
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CITAZIONE
Diciannove settembre

Potevo non commentare?
Ma sono troppo belli insieme.
Come si fa non amarli?!?!
Ma che bella é stata questa storia!!
Così dolce, così romantica ma non troppo, il giusto e per me questo é importissimo!
Mi é piaciuta molto, sono così abituata a scrivere di loro che leggere una loro storia mi fa sempre un certo effetto e, ammetto, sono anche molto critica al riguardo.
Sono una rompi in effetti! :woot:
Ma a questa non ci sono critiche.
Lui é Severus, libero, sano e salvo ma sempre lui. Con le sue colpe, le sue diffili decisioni, con il suo orgoglio.
E Hermione é dolce, e comprensiva. Ha visto quello che offre la sua anima e lo accetta. Così com'é senza cambiare una virgola.
Per sempre.
Chi non lo vorrebbe per sempre un Severus così?

Complimenti Chiara!
 
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view post Posted on 3/7/2013, 06:46
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CITAZIONE (ellyson @ 2/7/2013, 19:31) 
CITAZIONE
Diciannove settembre

Potevo non commentare?
Ma sono troppo belli insieme.
Come si fa non amarli?!?!
Ma che bella é stata questa storia!!
Così dolce, così romantica ma non troppo, il giusto e per me questo é importissimo!
Mi é piaciuta molto, sono così abituata a scrivere di loro che leggere una loro storia mi fa sempre un certo effetto e, ammetto, sono anche molto critica al riguardo.
Sono una rompi in effetti! :woot:
Ma a questa non ci sono critiche.
Lui é Severus, libero, sano e salvo ma sempre lui. Con le sue colpe, le sue diffili decisioni, con il suo orgoglio.
E Hermione é dolce, e comprensiva. Ha visto quello che offre la sua anima e lo accetta. Così com'é senza cambiare una virgola.
Per sempre.
Chi non lo vorrebbe per sempre un Severus così?

Complimenti Chiara!

Elly, detto da te lo ritengo un vero e prezioso complimento.
Il commento da parte tua era inatteso e insperato, perchè so quanto sei critica nella gestione dei due personaggi, e con giusta ragione!
Grazie, ti temo, perchè la vestale di Hermione e Severus sei tu e solo tu! :wub: :wub:
 
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view post Posted on 3/7/2013, 09:45
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CITAZIONE (chiara53 @ 3/7/2013, 07:46) 
Grazie, ti temo, perchè la vestale di Hermione e Severus sei tu e solo tu! :wub: :wub:

Ma cosa vuoi temere?!?!?! :alienff: :alienff: :alienff: :alienff: :alienff:
 
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view post Posted on 3/7/2013, 15:46
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Autore/data: Alaide – 19-20 maggio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Sorrise tristemente come tante volte aveva sorriso all’uomo.
Le sembrò per un istante di vederlo, mentre si presentava nell’aula di tribunale e raccontava una menzogna a cui tutti aveva creduto.
Nota: La storia è il continuo di Corrispondenza
Parole: 885

Sinfonie.
2. Sinfonia in sol minore op.2 n.1
Secondo movimento. Solitudini



«Sono felice che tu sia uscita da quell’orfanotrofio, Melusine.» la voce della donna si perse per un attimo e la giovane sperò che la madre non ritornasse sul solito discorso. «Stai buttando via la tua vita. Dovresti essere a Londra a seguire Master Class in direzione corale, a perfezionarti. Hai venticinque anni e dovresti pensare al tuo futuro. Hai sempre sognato…»
Melusine non stava più ascoltando la donna. Sapeva che avrebbe sentito quel discorso ed in quel momento avrebbe voluto trovarsi con i bambini, come la sera della Vigilia di Natale, quando avevano cantato all’ospedale delle carole natalizie.
Avrebbe voluto essere accanto a Judith che aveva passato le vacanze ad esercitarsi a scrivere perché era certa che al signor Piton avrebbe fatto piacere.
Il giorno in cui era arrivata la risposta dell’uomo, la bambina era stata terribilmente eccitata.
Felice.
Melusine era stata sorpresa ed aveva condiviso il sorriso della bambina. Il signor Piton aveva accettato che Judith gli scrivesse, ma la giovane non si era attesa una risposta.
Ed aveva provato un’immensa gratitudine per quell’uomo che stava pagando per una colpa che non aveva commesso.
«C’è una bambina di nome Judith Dyer nel tuo orfanotrofio?» domandò improvvisamente suo padre, facendola sobbalzare, per quanto si fosse attesa quella domanda per tutta la cena.
«Sì, perché?» mormorò comunque, per quanto già conoscesse la risposta.
«Si è costituito l’uomo che ha ucciso i suoi genitori. I giornali non ne hanno parlato, ma tu potresti farle la notizia. Sono certo che le farà bene.» l’uomo si interruppe un attimo per bere un sorso di vino. «Quel bastardo. Ha vissuto felice e beato per due anni dopo aver ammazzato quelle due povere persone.» la forchetta di Melusine cadde a terra con un tonfo sordo. «Cos’hai, Melusine? Sei pallida come un cadavere.»
«Quanti anni gli avete dato?» biascicò la giovane, raccogliendo la posata con mani tremanti.
«Trenta. Troppo pochi, secondo me. Reo confesso di un duplice omicidio premeditato. Ed ha parlato con una calma inquietante durante tutta la sua deposizione. Non è pentito affatto, te lo dico io. Secondo me, ha voluto approfittare dei suoi problemi al sistema nervoso per avere una pena ridotta. Un mostro, ecco cos’è. un uomo che rende orfana una bambina.»
Melusine strinse con forza le mani in grembo. Avrebbe voluto urlare, piangere, dire al padre che il signor Piton meritava rispetto e non quel disprezzo.
Ma non fece nulla.
Il signor Piton aveva compiuto la sua scelta, una scelta terribile.
Aveva scelto il carcere per punirsi. Ed al processo si era punito ancora di più parlando.
Non importava se lo sorvegliavano perché prendesse l’antidolorifico, il dolore doveva essere stato immenso.
E nessuno aveva tentato di fermarlo.
Sorrise tristemente come tante volte aveva sorriso all’uomo.
Le sembrò per un istante di vederlo, mentre si presentava nell’aula di tribunale e raccontava una menzogna a cui tutti aveva creduto.
Il sorriso si fece se possibile più triste. Era come se stesse sorridendo all’uomo e per un istante si disse se non avesse fatto meglio ad andare ad assistere al processo, come aveva pensato in un primo momento, arrivando ad informarsi sui giorni di udienza. Era stata la convinzione che avrebbe pianto al processo che l’aveva trattenuta. E la presenza del padre come giudice.
In quel momento si diceva che sarebbe stata l’unica a conoscere la verità, quella verità che il signor Piton aveva scelto di tenere nascosta, che avrebbe potuto rivolgergli il sorriso che stava in quel momento rivolgendo al nulla.
Un ultimo sorriso prima che fosse rinchiuso in carcere.
Le labbra le tremolarono appena.
C’era un’infinita tristezza ed un’infinita solitudine in quell’uomo.
Ed in carcere sarebbe stato ancora più solo che nell’ospedale.
Avrebbe avuto unicamente le lettere di Judith.


Il sole splendeva sulla cittadina quella giornata di gennaio.
Ma Severus non se ne accorse.
Teneva davanti a sé una nuova lettera di Judith che era arrivata il giorno precedente.
Ed ancora una volta vide l’affetto della bambina, il suo sorriso affettuoso nel tentativo di scrivere meglio e più a lungo.
3 gennaio 1999
Caro signor Piton,
sono così felice di aver ricevuto la sua risposta.
È stato gentile da parte sua. Melusine mi ha detto che è andato in Francia per le corde vocali (l’ho scritto giusto?).
Mi manca teribilmente venire a trovarla.
Un abbraccio,
Judith

La bambina lo teneva a tal punto in considerazione da dirsi felice per quelle poche parole che aveva scritto.
Lo definiva gentile e riusciva a vedere un sorriso, un altro sorriso affettuoso rivolto a lui.
Una parola che non poteva essere applicata a lui.
Non era una persona gentile.
Era un assassino.
Un assassino che meritava il carcere.
Un assassino che avrebbe dovuto morire per il morso di Nagini.
Invece viveva, ma per lo meno stava pagando.
Avrebbe meritato la prigione a vita, ma in quei trent’anni scontava tutti gli omicidi che aveva commesso. Eppure sapeva che trent’anni erano troppo pochi per poter scontare la pena per tutti gli orrori che aveva commesso e non era riuscito ad evitare.
Ma davanti a lui giaceva la seconda lettera di Judith.
Il suo affetto.
La sua riconoscenza.
Il suo sorriso.
Quel sorriso che sapeva di non meritare, ma che, per pochi flebili istanti pareva illuminare la sua vita fatta di colpe imperdonabili, che gravavano su di lui, fedeli compagne del dolore del suo corpo.

Edited by Alaide - 4/7/2013, 12:37
 
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view post Posted on 3/7/2013, 20:32

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CITAZIONE (Alaide @ 3/7/2013, 16:46) 

Sinfonie.
1. Sinfonia in sol minore op.2 n.1
Secondo movimento. Solitudini


Leonora, sarò brevissima nella mia recensione semi-seria.

Avrei tanto voluto che al padre di Melusine andasse di traverso il pranzo.
Avrei tanto voluto entrare nella storia e dare un abbraccio corale alla ragazza e alla piccola Judith.
Ed infine avrei tanto voluto entrare nel carcere di Sevrus, farlo evadere con una buona corda di lenzuola e portarlo in vacanza ai tropici.
:D
Ok, torno per un attimo seria, anche se per il padre di Melusine la proposta è ancora valida.
Comprendo comunque il bisogno del giudice e delle forze dell'ordine di trovare un colpevole a tutti i costi. Severus, purtroppo, deve essere stato perfettamente convincente. Ma mi fa rabbia sentire quelle parole nei suoi confronti: se volevi far venire un colpo di nervi al lettore, ci sei riuscita in pieno.
Il finale con Severus che legge la lettera mi ha commossa ed intenerita. Chissà se anche lui attende quelle lettere con ansia. Io dico di sì.
Ma non so fino a che punto esserne felice: quelle lettere, lo fai dire anche a lui, sono un barlume di luce e speranza. E lui le rifugge.
Sei terribile. :cry:

P.S: la corda di lenzuola comunque è già pronta, così come le arance con la limetta. :P
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 3/7/2013, 20:38




CITAZIONE (Ida59 @ 1/7/2013, 10:02) 

Prenotazioni per la 25a settimana di Sorrisi per Severus:

Martedì 2: Chiara


Prenotazioni per la 26a settimana di Sorrisi per Severus:

Mercoledì 3: Leonora/Ida (26)
Giovedì 4: Leonora/Ida (26)
Venerdì 5: Ale
Sabato 6: Fri_rapace 2
Domenica 7: Monica (26)
Lunedì 8: Leonora
Martedì 9:

E dopo questa settimana siamo al giro di boa!



Devo rettificare il mio contributo di Venerdì per mancanza di tempo ed energie, e sperare di poterlo scambiare o posticipare più avanti. :(
Martedì già potrebbe andare bene.
 
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view post Posted on 3/7/2013, 21:04

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Ale, preferisci che ti sposti già a martedì o desideri attendere un momento tranquillo prima di prenotarti?
 
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Ale85LeoSign
view post Posted on 3/7/2013, 21:12




Grazie, Kià, spostami pure a martedì.
 
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view post Posted on 4/7/2013, 08:27
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I ♥ Severus


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N. 26

Titolo: Libero
Autore/data: Ida59 – 17 aprile 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, drammatico, romantico
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/ Personaggio originale
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: “Tu mi hai liberato, con il tuo perdono. Col tuo amore. Con il tuo sorriso…”. È il seguito di “Primi passi”.
Parole/pagine: 1049/3.




Libero



Erano lunghe le giornate, quando Elyn non era con il mago.
Adesso che le sue condizioni cliniche miglioravano rapidamente, la Guaritrice non poteva più restare sempre al suo capezzale.
Gli mancava, Elyn.
Gli mancava il suo sorriso, il suo amore.
E i suoi baci.
Dolci, sensuali, appassionati. Che ogni notte lo sommergevano di brividi di piacere.
Severus sospirò piano; si alzò dal letto - ora che poteva camminare senza eccessivo sforzo il letto era stato rimesso al suo posto, dall’altro lato della stanza -, e si diresse verso la finestra aperta sull’estate.
Era stata la Guaritrice che l’aveva spalancata, prima di andarsene al mattino, affinché in sua assenza non gli mancasse il calore.
Severus sorrise ripensando alla notte appena trascorsa, al calore della pelle di Elyn sul suo corpo: nessun rifulgente sole avrebbe potuto riscaldarlo più dell’amore della maga!
Però Elyn aveva ragione, come sempre: quegli ultimi giorni del mese di luglio si stavano facendo torridi.
Bé, almeno lì, al quinto piano del San Mungo, nell’ala riservata dove la Guaritrice lo aveva fatto spostare nelle ultime settimane.
Ma certo non faceva caldo nel suo sotterraneo, a Hogwarts, dove la luce del sole quasi non giungeva e le tenebre rimanevano fredde, mute e solitarie, come sempre era stata la sua esistenza.
Il mago alzò un sopracciglio e stirò le labbra nel suo vecchio, amaro sorriso ironico.
Ma ora tutto era cambiato.
Adesso aveva una nuova vita in cui il sorriso di Elyn illuminava le tenebre e il suo amore lo riscaldava più dello splendente sole estivo.
Il sorriso sghembo svanì in un soffio dal volto pallido, sostituito da un felice sorriso d’amore.
Severus si affacciò all’ampia finestra lasciando che i raggi del sole avvolgessero completamente la sua nera figura.
Elyn diceva che era bellissimo quando il sole baciava le sue labbra sottili e faceva scintillare i suoi profondi occhi neri.
Il mago ridacchiò tra sé.
Bello? Lui?
Era evidente che l’amore procurava grossi guai alla vista.
Per lo meno, a quella della maga.
Perché lei, Elyn, invece, era bellissima.
Severus ne era assolutamente certo.
Chiuse gli occhi e sorrise: sì, bellissima!
Però era vero: faceva un gran caldo!
Riaprì gli occhi, pieno di energia: slacciò i polsini e arrotolò le maniche del pigiama, prima la destra, poi la sinistra.
Bloccò l’ultimo gesto a metà.
Incredibile.
Impossibile.
Del tutto inverosimile.
L’aveva dimenticato.
Elyn, con i suoi sorrisi, l’amore ed il suo perdono, glielo aveva fatto dimenticare.
Riprese ad arrotolare la manica sinistra con estenuante lentezza, scoprendo la pelle bianca millimetro per millimetro, il respiro trattenuto e contratto.
Lì, sotto la seta nera e sottile del pigiama, era celata la tremenda oscurità del suo passato.
Severus si morse un labbro, piano, in un movimento lento, e socchiuse gli occhi sospirando.
Un’ondata di atroci ricordi lo assalì un istante prima di compiere quel gesto mille vote ripetuto quando il Marchio della sua schiavitù bruciava e l’orrido serpente pulsava spietato nella sua carne ricordandogli d’essere un assassino.
Rammentandogli ogni sua scelta sbagliata.
Serrò stretti gli occhi cercando di resistere all’assalto del passato.
Elyn, Elyn, Elyn…
Si concentrò sul sorriso della Guaritrice, sul suo amore. Sul perdono della maga che aveva liberato la sua anima e il suo cuore richiamandolo in vita.
Tornò lentamente a respirare, piano, le dita sottili ormai appoggiate - in un movimento troppe volte reiterato - sul Marchio che lo aveva reso schiavo dell’oscurità, su quella maledetta scelta sbagliata, mille volte rinnegata, che gli aveva rovinato la vita.
Come avrebbe voluto che Elyn fosse lì con lui in quel momento! Lei avrebbe saputo arginare quelle agghiaccianti onde di ricordi che rischiavano di sommergerlo: quanto avrebbe avuto bisogno del suo rassicurante sorriso, proprio in quel difficile attimo!
Tastò piano con le dita, gli occhi ancora serrati.
Strano.
La sensazione tattile era diversa, come se…
Spalancò gli occhi di colpo e fissò l’avambraccio là dove c’era il simbolo del suo errore.
Il Marchio non c’era più.
No, non era solo scolorito e sbiadito come nei lunghi anni in cui il Signore Oscuro aveva perduto le sue carnali fattezze: era proprio scomparso, svanito, sparito!
Era rimasta solo un’evanescente cicatrice, come quella di una brutta bruciatura; qualcosa di morto che non avrebbe mai più ripreso vita.
Severus si concesse un lungo respiro, il sollievo che riempiva di luce gli occhi neri.
Era libero!
Libero dalla schiavitù dell’Oscuro Signore.
Libero dai ricordi del passato e da ogni tremendo dovere.
Libro di decidere la propria vita. Di viverla davvero.
La tensione accumulata si sciolse di colpo e il mago scoppiò in una risata stridula che rimbombò nel silenzio pomeridiano della stanza.
La sua libertà, però, non era dovuta all’innocua cicatrice che aveva preso il posto dell’orrido Marchio.
No, non era quello il motivo.
Il Marchio poteva anche svanire senza lasciare traccia, ma lui sarebbe per sempre rimasto incatenato alle colpe del suo passato se qualcuno non lo avesse liberato già da prima.
Sentì la porta della stanza richiudersi piano.
Proprio come se Elyn avesse percepito il suo disperato richiamo di poco prima, era subito corsa da lui.
La maga sorrideva, ma c’era tensione sul suo bel volto: doveva aver sentito lo scoppio di quella sua assurda risata e vederlo con le dita appoggiate sull’avambraccio sinistro, giustamente, la preoccupava.
Doveva rassicurarla.
Severus si mosse sollecito per andarle incontro e sorrise.
Un sorriso dolcissimo che esprimeva tutto l’immenso amore che provava per la donna che, con il suo perdono, lo aveva liberato per sempre dalla schiavitù delle colpe del suo passato.
Elyn sembrò tranquillizzarsi e rispose col dolce sorriso che aveva saputo riportarlo in vita.
Il mago si avvicinò e le mostrò l’avambraccio nudo, la pelle bianca che contrastava con la seta nera:
- Non c’è più. – sussurrò piano, la voce roca per l’emozione.
Un lungo respiro e, insieme, un sospiro.
- Lo so. – rispose Elyn sfiorandogli appena la pelle chiara con la punta delle dita.
Severus rabbrividì al delicato tocco e sorrise ancora:
- Sono libero. Dal mio passato. Dalle mie colpe… Da me stesso.
Di nuovo un lungo, liberatorio respiro.
- Non era il Marchio che ti rendeva schiavo… - mormorò piano Elyn, gli occhi lucidi.
- Lo so. – rispose Severus attirandola a sé con dolcezza e stringendola piano tra le braccia. – Tu mi hai liberato, con il tuo perdono. Col tuo amore. Con il tuo sorriso…

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:15
 
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