Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Ida59
view post Posted on 26/1/2017, 15:04 by: Ida59
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I ♥ Severus


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Ritorno alla vita, Capitolo 19 – Rinascita.
Sembra difficile arrivare al sorriso... ma Severus ci arriva. E se tagliassi la parte drammatica, il sorriso perderebbe di ogni importanza...


Da quanto tempo sono immerso in quest’orrore? Quante volte ho rivisto tutti gli atroci particolari dei crimini che ho commesso? Ho ormai perso anche la cognizione del tempo: potrebbero essere solo pochi minuti, ma a me sembrano giorni interminabili.
Sono avviluppato nelle mie colpe, come in una rete che si stringe sempre più asfissiante attorno a me, ormai inesorabilmente sprofondato dentro le oscure tenebre della mia vita.
Sono in trappola, come tutte le mie vittime.
Ecco, la loro lenta processione ricomincia nuovamente, compio ancora una volta i miei crimini, ancora un’altra, tremenda volta.
Non riesco più a reggere queste immagini e le loro urla strazianti, ma non posso neppure chiudere gli occhi né turarmi le orecchie: non li ho più.
No, non ci può essere perdono per me, non ho neppure il diritto di implorarlo.
Ora che la magia di Voldemort ha eliminato ogni illusoria apparenza ed ha distrutto ogni mia maschera, ora posso vedere il mio vero io. E questa visione mi paralizza e mi sta portando alla follia.
Devo lottare, devo riuscire a respingere quest’insostenibile immagine, devo proteggere me stesso da quest’angosciante rivelazione del mio essere interiore, messo crudelmente a nudo qui davanti a me, della totale fragilità di quella cosa in cui sono costretto, mio malgrado, a riconoscermi.
Sono qui, davanti alla parte più oscura della mia anima, di fronte al mio io più spietato e disumano, al cospetto del mio spirito ormai spogliato da ogni convinzione e speranza, e non mi rimane altro che accettare fino in fondo quello che vedo, quello che realmente sono.
Il potente sortilegio di Voldemort sta cercando di distruggermi dal mio interno, sta mettendo alla prova la mia resistenza in modi che non ritenevo possibili, ma non potrà annientarmi se io riuscirò a riconoscere me stesso. Questa è la mia unica via di salvezza, se ancora voglio vivere. Ed io lo voglio.
Devo rassegnarmi alla verità, ammettere ogni mia colpa e scelta sbagliata, devo accettarmi fino in fondo, come il piccolo, fragile, imperfetto essere umano che sono ed amarmi anche per quello che sono stato e che potrò ancora essere.
Con questa nuova consapevolezza, questa sconosciuta ed immane forza che sono riuscito a trovare in me, mi accingo nuovamente ad affrontare il mio Passato e gli efferati crimini che ho commesso e, finalmente, comprendo veramente me stesso e riesco ad accettare tutta la verità su questo piccolo, debole e fragile uomo.
Solo un misero essere umano, con tutta la meschinità, la vigliaccheria, la paura, l’angoscia, l’incertezza, la crudeltà e l’odio connessi alla sua intrinseca natura.
Solo un uomo, ancora disperatamente aggrappato alla vita, che vuole ancora percepire il calore di un raggio di sole sulla pelle, respirare l’aria pura e tersa dei luoghi in cui è nato, che desidera sorridere alla donna che ama e stringerla forte a sé per tutto il resto della sua vita.
Solo un uomo, con tutti i suoi difetti e le sue virtù, con tutti i suoi peccati e le sue speranze.
Solo io, nient’altro che io. Un uomo che ha sbagliato ma che rivendica ancora il diritto di vivere. Che vuole ancora amare ed essere amato. Che desidera sorridere, ancora.
Il Vuoto, intorno a me, si sta lentamente riempiendo di un’umidità densa di ombre: ma dove c’è l’ombra ci deve essere anche la luce.
In un angolo lontano della mia mente, annebbiata e sconvolta, risuona lieve una voce familiare che sembra chiamare dolcemente il mio nome. Poi, finalmente, dopo tante tenebre sconfinate, un primo, tenue barlume di luce balena davanti ai miei occhi.
Una sensazione calda e pulsante si diffonde nel mio corpo: la consapevolezza di essere amato, nonostante tutto.
Il sorriso compare sul mio volto teso e deciso: io posso ancora amare, io posso ancora vivere.

***


Un soffio leggero, quasi tiepido. Un lieve tremore, quasi invisibile. Un suono tenue, quasi incomprensibile.
Ma la maga comprese.
Era il suo nome.
Severus era ancora vivo e la chiamava.
- Alhyssa!
Stava riaprendo gli occhi, lentamente e con grande sforzo. Quegli splendidi diamanti, rifulgenti di luce nera, le stavano sorridendo:
- Il tuo amore mi ha salvato…
Ora fu Alhyssa a chiudere gli occhi, immensamente felice, sommersa da indescrivibili e potenti emozioni, ritrovandosi infine a ridere tra le lacrime, mentre lo stringeva forsennatamente a sé:
- Amore, amore mio! Severus… sei vivo!
Il mago le sorrideva, faticosamente, ma le sorrideva:
- Ti avevo promesso che sarei tornato… - sussurrò piano.
 
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