Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

« Older   Newer »
  Share  
chiara53
view post Posted on 23/1/2016, 15:33 by: chiara53
Avatar

Pozionista sofisticato

Group:
Administrator
Posts:
14,444

Status:


Un sorriso (di Severus) per Minerva .... e per tutti quelli che lo amano :lovelove:


Chissà perché, ma stasera ho bisogno di sfogarmi.
Io, Minerva McGranitt, Preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, con la fama di donna tutta d’un pezzo, inflessibile e austera, ho bisogno di essere ascoltata, invece che di ascoltare.
Ma sono sola.
Quando mi volto verso il tuo ritratto, Albus, anche tu mi tradisci. Dormi o fingi di dormire.
L’ufficio è pieno dei tuoi oggettini luccicanti, tintinnano e mi osservano, ma anch’io osservo i loro movimenti, i sussulti e, a volte, li sfioro, li accarezzo, gioco con loro per ricordare e per ricordarti.
Sei sempre stato appassionato da queste piccole meraviglie semoventi che incantavano tutti quelli che entravano, o meglio dire quasi tutti… Severus direbbe che li ha sempre considerati un’inutile paccottiglia.
Mi guardo intorno e non posso fare a meno di pensare che amo questa stanza, come amo il castello.
Sono nata qui come insegnante e come donna.
Se devo essere sincera avrei voluto sostare altrove, mi sarebbe piaciuto trascorrere vita e giorni tra le braccia di un uomo che mi amasse, ma non è stato così, o per lo meno è durato poco tempo.
Troppo poco tempo.
Se ci fossi tu, Albus, potremmo prendere il tè e lasciarci andare ai pettegolezzi e alle memorie.
Potremmo ridere e ricordare il passato, ma sono rimasta da sola e rievocare mi fa solo male, senza il conforto delle tue risate e della tua leggerezza.
Senza le tue caramelle al limone.
Tu sei ormai lontano, anche se spesso mi parli dalla tela e mi illudo che tu sia vivo. Lo vorrei tanto, in sere come queste, ma so che non è così.
Non ho mai avuto molti amici, a parte te. Mi ero abituata alla tua presenza, al tuo sorriso e ai tuoi silenzi, anche se non avevo capito che spesso tacevi perché, anche tu, così perfetto, ti sentivi colpevole, incapace di offrire il meglio a chi amavi.
Eri costretto a far soffrire chi non lo meritava.
Ne valeva la pena, Albus?
Ne è valsa davvero la pena?
Con la tua sicura presenza tutto sarebbe più facile.
Adesso sono qui, seduta al tuo scrittoio e, sinceramente, non ne posso più delle scartoffie del Ministero, non so come tu facessi a tollerarle.
Le tue stanze private sono rimaste intonse, ci sono ancora le tue cose e i tuoi libri, i tuoi abiti e le tue scarpe: un mausoleo vivente ad un morto.
Devo ripetermelo: tu sei morto.
Anche Voldemort è morto.
Ma noi, noi, siamo vivi.
Siamo qui.
Anche se non riusciamo a staccarci dal passato.
Albus, il passato sei anche tu con tutto quello che questa guerra ha significato: il bene ed il male, il coraggio, ma anche la miseria di certi individui.
E poi c’è l’amore. Sai, quella cosa, quell’emozione, quel forte sentimento che hai predicato per tutta la vita: sì, ora c’è anche quello.
Quando lo vedo nascere tra due persone provo invidia e gioia insieme. Invidia perché per me è durato poco, ma anche gioia, perché l’amore è gioia e confusione e rinascita e speranza.
Qualcuno ha detto che l’amore è un fiore che appassisce e l’amicizia un bamboo che si piega e non si spezza mai. Non so se avesse ragione, ma penso che la forza di quel sentimento che fa girare questo stupido mondo è veramente potente se è riuscito a smuovere la roccia Severus, l’ha sgretolata e l’ha costretta a sciogliersi nel vulcano della passione.
Il nostro ragazzo!
Albus ti ricordi, quando lo chiamavamo così?
Io continuo a chiamarlo così.
Lui è il figlio che avrei voluto consolare, l’uomo che avrei abbracciato, il redento, il buono, il saggio. Lui è quello razionale.
La solitudine e il dolore personificate: questo è Severus.
Se non l’avesse salvato la tua Fenice, ora marcirebbe sotto terra, dopo una vita di sacrifici ed espiazione, senza mai ricevere ringraziamenti o essere amato come meritava: per me è sempre stato come un figlio, Albus!
Il mio ragazzo.
Solo mio, ora che tu non ci sei più.
Posso abbracciarlo con la fantasia e immaginarlo mio.
Ma devo farlo con cautela e sobrietà, senza esagerare con il sentimento, perché lui se ne avvedrebbe, non è abituato a subire l’affetto.
Stasera penso che Severus verrà a trovarmi, lo fa spesso da qualche tempo. Viene da me, dopo cena o quando trova una scusa plausibile per incontrarmi, ed io lo aspetto, a volte fingo di leggere o di sfogliare una rivista, perché so che ha bisogno di me. Severus ha bisogno di una madre, almeno quanto io ho bisogno di lui: il figlio che non ho mai avuto. Io, per lui, ci sono e ci sarò sempre, finché avrò vita.
Sospiro, perché spesso devo accontentarmi di uno sguardo e di un saluto.
Severus è fatto così, devi intuire quando e se ha voglia di parlare, ma forse è anche per questo che gli voglio bene.
Io gli sorrido.
Sempre.
Qualche volta, quando mi augura la buonanotte, prima di uscire dalla stanza, anche i suoi occhi si illuminano ed è allora che mi regala il dono più bello e raro per me: il suo affettuoso sorriso.
 
Top
1897 replies since 9/1/2013, 00:04   27930 views
  Share