Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Alaide
view post Posted on 1/1/2014, 09:52 by: Alaide
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Autore/data: Alaide - 11 - 15 novembre
Beta reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio Originale
Pairing: Personaggio Originale/Severus Piton
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Era da quando era stata fata in affidamento a Melusine che l'uomo si sentiva tranquillo solo quando la vedeva dormire serena nella sua stanza. Aveva perso, durante la lunga attesa, ogni minimo brandello di speranza ed in quel momento non riusciva a credere ancora che Judith vivesse nella sua casa, che potesse avere accanto a sé la ragazzina che era giunto a considerare come una figlia.
Note: È il seguito di Transizione
Parole: 665


Finale in quattro movimenti
4. Consonanza



La stanza era immersa nella penombra. Unicamente la luce della luna a tre quarti illuminava l'ambiente dalle pareti bianche.
Judith dormiva tranquilla, si rese conto Severus. Il vecchio plaid, che anni prima le aveva avvolto intorno, giaceva ai piedi del letto. La ragazzina si girò su un fianco, continuando a dormire, la mente forse priva di incubi, forse immersa in un bel sogno.
Era da quando era stata data in affidamento a Melusine che l'uomo si sentiva tranquillo solo quando la vedeva dormire serena nella sua stanza. Aveva perso, durante la lunga attesa, ogni minimo brandello di speranza ed in quel momento non riusciva a credere ancora che Judith vivesse nella sua casa, che potesse avere accanto a sé la ragazzina che era giunto a considerare come una figlia.
Rammentava ancora quando il primo del mese, Judith era andata a vivere con loro.
La ragazzina gli aveva sorriso, con quel sorriso affettuoso che un tempo aveva voluto ignorare. E gli sorrideva ogni mattina, quando facevano colazione insieme. E gli sorrideva ogni pomeriggio, quando andava ad aspettarla all'uscita del conservatorio, come avrebbe fatto qualsiasi altro genitore.
Si teneva sempre in disparte, rispetto alle mamme degli altri ragazzi, per quanto la madre di Brian avesse tentato, un giorno, di coinvolgerlo in una conversazione.
Eppure c'era qualcosa di così normale in quella semplice azione, qualcosa che aveva sempre ritenuto impossibile.
Rammentava che, un giorno, dopo circa una settimana che Judith era andata ad abitare con loro, La ragazzina aveva invitato a casa Brian perché potessero esercitarsi nel solfeggio. Il ragazzo gli aveva sorriso e gli aveva detto che era un piacer conoscere qualcuno di così importante per la sua amica. Durante il tragitto in autobus verso casa, si era accorto che Brian era un ragazzo posato e maturo, simile a come glielo aveva descritto Judith.
In quella giornata esisteva una quotidianità che aveva il sapore della pace, che aveva creduto di aver gettato al vento.
In quelle occasioni sembrava un genitore come tutti gli altri.
Ed in quei momenti non gli importava che non gli fosse stata affidata dalla legge.
Judith era sua figlia.
Ma v'erano istanti in cui ancora dubitava, quando la notte copriva la cittadina di provincia, dov'era stato ricoverato prima e carcerato poi.
Per la prima volta accarezzava la pace, che tanto a lungo aveva agognato.
Per la prima volta, dopo così tanti anni che più non ricordava come si facesse, riusciva a guardare avanti, al futuro, ad un futuro pacificato.
Eppure v'erano momenti in cui sentiva il passato gravare sulle sue spalle ed in quei momenti era certo che Judith avrebbe meritato un padre senza sangue sulle mani e Melusine un marito che l'amasse.
Sapeva che non sarebbe mai riuscito a sfuggire al proprio terribile passato. E dimenticare il passato non era ciò che desiderava. Non poteva ignorare ciò che era, ciò che aveva fatto, gli errori e gli orrori che aveva commesso.
Eppure, in quel momento, mentre osservava Judith, gli sembrava di essere in pace e sul suo volto comparve, per un istante un sorriso pacificato, un sorriso che mai, prima di allora aveva sfiorato le sue labbra che non sapevano sorridere.
E quella sensazione di pace gli illuminò gli occhi neri.
Era un sentimento a lui sconosciuto e che aveva creduto di aver gettato al vento, quando aveva scelto di denunciarsi, quando aveva rifiutato di vedere il sorriso di Judith, di accettarne la riconoscenza, quando aveva negato con forza la verità di quello che era accaduto quella sera, quando non aveva voluto comprendere che Judith gli era grata perché le aveva salvato la vita.
Aveva temuto di aver distrutto quella nuova possibilità di vivere e di vivere con la mente rivolta al futuro o, almeno, al presente.
In quel momento invece toccava con mano quella nuova vita.
Quella felicità che non aveva mai creduto possibile.
Quella felicità che, per un brevissimo istante, gli stirò le labbra e gli illuminò lo sguardo.
Quella felicità in cui non riusciva ancora del tutto a credere.
 
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