Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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kijoka
view post Posted on 29/12/2013, 17:20 by: kijoka




Nr.51

Autore/data: Kijoka – 27 novembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot ​
Rating: per tutti
Genere: introspettivo - romantico
Personaggi: Severus Piton - personaggio originale
Pairing: Severus Piton - personaggio originale
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: La natura era uno spettacolo incomparabile e Severus ne assaporava ogni piccolo particolare.
Parole/pagine: 1.850/4.



La Foresta delle Anime

Joy era sempre stata affascinata dall'atmosfera particolarmente calma e tranquilla che si respirava tra gli alberi secolari del fittissimo bosco accanto all'antico borgo.
I Babbani del villaggio la chiamavano la Foresta delle Anime.
La prima volta che aveva sentito pronunciarne il nome si era poi divertita a fare domande. Era stata sicura che, raccontando, le avrebbero fatto passare come leggende e vecchie credenze tutto quello che non potevano vedere, né comprendere, del distaccamento del San Mungo, posizionato non troppo lontano dalle loro abitazioni. Gli incantesimi proteggevano il luogo e forse qualcuno di loro, avventuroso e curioso, ne aveva captato qualche fortuito suono o delle inspiegabili sensazioni.
La storia che udì fu ben diversa.
Le narrarono che per secoli, la foresta che si trovava accanto all'invisibile luogo di degenza per maghi, era stata considerata colma di un particolare potere.
Dicevano le leggende che, all'ombra dei suoi alti fusti, prendessero dimora le anime dei trapassati che avevano qualche interesse a non abbandonare il mondo terreno. Non sempre e solo a causa di morti crudeli o violente, ma anche solo per legami di sentimenti coi vivi.
Le persone che le raccontarono queste dicerie sembravano estremamente serie e Joy, che d'altro canto era una maga, non poteva non prestar orecchio a leggende che, solitamente, si usavano per spiegare ai Babbani le ingerenze magiche nel loro mondo.
Gli esempi narrati di come questa dote speciale della foresta si manifestasse furono innumerevoli. Tutti pieni di poesia e di dolcezza. Eppure nessuno dei suoi informatori sapeva essere certo su come questi contatti tra vivi e morti venissero perpetrate.
Una solo cosa accomunava tutti i racconti: chiunque fosse passato per quella foresta sarebbe riuscito a prendere congedo con le anime vagabonde della sua vita, ritrovando la pace.
Una simile possibilità per Joy non poteva essere accantonata! Anche fossero solo state stupide dicerie la maga non voleva rinunciare ad un tentativo.
Così prese a portare Severus a passeggiare proprio nella foresta.
Non aveva spiegato nulla al mago, se non vaghi cenni, senza alcuna dovizia di particolari.
Joy non aveva idea di come la desiderata manifestazione potesse venire sollecitata. Si limitava, quindi, a sperare che qualcosa potesse succedere.
I giorni passavano, le passeggiate divenivano sempre più lunghe, ma nulla cambiava attorno a loro.Si addentravano ogni giorno più in profondità nella foresta, non troppo lontana dall'edificio che fino ad allora li aveva ospitati.
Joy notava con quale piacevole rilassamento Severus camminava tra gli alberi, all'interno delle radure e lungo i ruscelli. Osservava tutto con occhi curiosi e ascoltava ogni rumore, assaporava ogni profumo.
I lunghi raggi tremuli di pulviscolo dorato. I suoni attutiti dal tappeto di muschio morbido e profumato. L'agitarsi leggero delle verdi fronde rigogliose. I richiami di vita selvaggia e i profumi di resina e legno antico, erba tagliata. Il ruscello gorgogliante, voce fresca della primitiva foresta. In quelle passeggiate le ore scivolavano via lente e deliziose.
Sembrava che il mago potesse trovare un'altra dimensione nella tranquillità offerta dal quel prolungato contatto con la natura.
Questo la persuase a non porre fine alle camminate, perché in un modo o nell'altro. stavano giovando al mago.
Il tempo passava e nulla succedeva, se non che la salute di Severus andava sempre più migliorando. Ormai era nel pieno delle sue forze e avrebbe presto abbandonato quel luogo. Sembrava avesse la ferrea volontà di sfruttare ogni singolo momento potesse trascorrere in quel luogo pieno di serenità.
Mentre passeggiavano teneva Joy stretta a sé, senza parlare. Sembrava sentire come non ce ne fosse bisogno.
La natura era uno spettacolo incomparabile e Severus ne assaporava ogni piccolo particolare.
Sembrava che l'estate fosse estremamente orgogliosa di sé all'ombra degli alti fusti.
Joy se ne sentiva parte, come se quel luogo quasi incontaminato fosse stato il riparato sfondo al vero sbocciare del loro amore.
Di lì a pochi giorni ogni cosa sarebbe cambiata e, nonostante fossero entrambi consapevoli che sarebbe successo, cercavano di vivere quei momenti come speciali ed irripetibili, sfruttandone ogni istante.
L'ultimo giorno uscirono un po’ più tardi del solito.
Camminando lentamente raggiunsero la radura preferita da Severus, dove gli alberi erano più alti e le due anse del ruscello facevano udire in modo più forte la canzone allegra delle piccole cascate.
Il sole radente riusciva ancora a penetrare tra le fronde e la penombra rendeva la radura un posto davvero pieno di un'atmosfera magica.
Cosa davvero ci fa muovere, scegliere?
Cosa ci spinge a prendere decisioni?
Cosa fa ricordare di un particolare a scapito di un altro?
Mille domande affollavano quella sera la mente di Severus, mentre camminava verso il ruscello, con Joy per mano.
L'avvicinarsi del ritorno al mondo magico lo gettava a tratti in un’ansia profonda.
Quando arrivò vicino all'acqua si voltò e con delicatezza trasse a sé Joy, abbracciandola dolcemente.
La maga gli poggiò la testa sulla spalla, in silenzio.
La magia dell'incantesimo non c'era più, ma lei riusciva chiaramente a percepire l'agitazione nel cuore e nella mente del mago. Lo strinse appena un po' di più, per fargli capire che comprendeva e per cercare di trasmettergli la sensazione di serenità che invece albergava in lei.
Severus sentì le sue braccia avvolgerlo più strettamente e abbassò il viso per perdersi, una volta ancora, nel blu profondo screziato di turchese vivace dei suoi occhi.
Quello sguardo gli trasmise, all'istante, una calma profonda.
Cosa guida l'istinto?
Qual'è il segreto che fa muovere l'anima quando stimolata da chi amiamo?
Quale influenza hanno davvero i sentimenti, che peso hanno sul nostro destino?
Ma in fondo, aveva senso, adesso, porsi ancora domande?
Lasciò vagare lo sguardo sul viso di Joy, traendone, come ogni volta, una sensazione speciale di totale appagamento. Tutto quello che aveva sempre desiderato ora era lì, tra le sue braccia!
Abbassò il capo e dolcemente la baciò.
Le labbra sottili e morbide, dapprima dolci, poi sempre più appassionate, rapirono la maga in una dimensione senza tempo.
Strinse più stretto l’abbraccio e dimenticò il mondo.
Quando, poco dopo, riaprì gli occhi per ritrovare l’amato sguardo scuro si trovò circondata da piccole luci.
Il crepuscolo aveva raggiunto la foresta e nella radura si erano alzate in volo decine di lucciole.
O almeno questo fu il pensiero non appena si rese conto che il buio era ormai una notte stellata.
Le stelle non si trovavano in cielo, ma erano tutte attorno a loro.
Non comprese esattamente cosa stava succedendo, finché i piccoli animali non attorniarono Severus.
Il mago non riusciva a capire, non era pronto e all’erta e, temendo pericolo per la sua donna, la spinse lontano da sé con una lieve pressione.
Separati da un muro volubile di minuscoli bagliori si fissavano l’un l’altra senza riuscire a profferire parola, stupiti.
Come guidati tutti da una mente comune gli animaletti attorniarono Severus.
La nuvola luccicante lo circondò in pochi secondi.
Il mago parlava, ma Joy non riusciva a sentire alcuna parola uscire dalla sua bocca. Sembrava che stesse conversando con qualcuno ma lei ne fosse esclusa, ma nella radura non c’era nessun altro tranne loro!
Il buio era calato velocemente ed ora tutto era avvolto dal manto scuro della notte, tranne Severus che continuava ad essere immerso in quella calda luce pulsante.
Joy allora comprese: la magia della Foresta delle Anime.
Cercò di avvicinarsi al mago, ma sembrava protetto da uno scudo invisibile: non poteva raggiungerlo.
Cominciò a spaventarsi.
Cercò di muoversi verso di lui, di chiamarlo, ma Severus sembrava essere stato rapito da una dimensione parallela e non la vedeva, non la sentiva.
Joy ricorse alla bacchetta, nel timore che la magia che lei aveva creduto benefica fosse invece una emanazione di magia oscura.
Gli incantesimi che utilizzò si rivelarono senza effetto.
Sembrava il tempo non scorresse più nel modo giusto, che tutto fosse rallentato, perfino i suoi gesti e le sue reazioni!
Proprio quando stava cominciando davvero ad avere paura, quando gli sembrò che fosse passato un secolo, le luci lasciarono Severus che crollò in ginocchio sul tenero muschio.
Joy ricominciò ad udire i rumori del bosco, la gioiosa canzone del ruscello poco lontano.
I minuscoli punti luminosi la sfiorarono per un attimo, come se la stessero studiando, e poi volarono via, sparendo così velocemente alla sua vista che gli sembrò di averli sognati.
Corse al fianco del mago, inginocchiandosi accanto a lui, preoccupata.
I lunghi capelli scuri gli coprivano il volto e le spalle si muovevano leggermente.
- Severus! Amore mio, ti prego, dimmi qualcosa, stai bene?
Il mago non rispose. Con un fluido movimento si sedette a terra alzando il viso.
La luce della luna, che si faceva lago tra le cime e le fronde degli alberi, gli illuminò il viso.
Severus piangeva.
Le guance bagnate dalle lacrime brillavano come coperte di polvere d’argento.
- Amore, cosa…
Lo guardò meglio: sorrideva.
Di un sorriso felice, luminoso, aperto.
Lo fissò ancora per un attimo poi lo abbracciò stretto.
- Joy… sto bene…
La voce profonda sussurrò al suo orecchio, in un soffio colmo di gioia.
La maga si allontanò appena e prese a baciargli le guance, asciugando le scie salate.
- Joy, io…
La maga tornò ad abbracciarlo.
Severus era felice, anche se confuso e senza più la cognizione del tempo.
Le luci gli avevano parlato.
Voci del passato, vicino e lontano. Frasi di pace e perdono.
La voce più forte era stata quella di Lily.
Gli aveva sussurrato all’orecchio un perdono che era anni che attendeva! Sapeva di non essersi sbagliato: il tono e le parole, il modo di esprimersi e la tenerezza erano quelle di Lily!
E poi altre voci, collegate al suo passato. Moody, Tonks, lo stesso Lupin e poi, alla fine, dopo tutti gli altri, finalmente Albus!
L’aveva preso in giro per i dubbi che ancora aveva nel cuore e si era raccomandato di finire ciò che aveva cominciato. Gli aveva assicurato di essere esattamente dove voleva essere e che una parte del suo cuore gli sarebbe sempre stata accanto, se avesse avuto la forza di continuare a sorridere.
Severus aveva fissato lo sguardo in quello di Joy, senza vederlo, preso com’era dai ricordi di ciò che aveva appena provato.
Lei sembrava estremamente preoccupata. Doveva spiegare.
- Joy, amore mio, tu sapevi, vero?
La maga lo guardò con occhi tormentati:
- Non sapevo cosa sarebbe successo. Io… ho avuto paura per te!
Severus le rispose in un soffio:
- Tu sapevi, certo. Tu mi hai portato qui. Tu volevi che succedesse. Quanto ti amo per questo!
Joy fissò, senza avere più voce, il viso dell’uomo che amava, ora rischiarato dall’argentea luce lunare e dal disteso sorriso che le comunicava una serenità mai appartenuta al carattere del mago.
- Anche io ti amo, ma per ciò che sei e per quello che sei capace di darmi, ogni giorno, ogni notte…
La voce del mago divenne una carezza di velluto, mentre le sue braccia tornavano a stringerla con passione:
- Sposami, Joy. Facciamo di questa notte la prima della nostra vita insieme…
La maga sorrise, con tutta la felicità che mai aveva provato nella vita:
- Sì! Sì, sì, sì, amore mio!
Si strinsero e le labbra si unirono per un nuovo bacio colmo dei sentimenti che sapevano di provare l’uno per l’altra, mentre una minuscola luce vegliava su di loro nascosta da un ramo più basso degli altri.

Edited by Ida59 - 21/8/2015, 21:48
 
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