Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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ellyson
view post Posted on 20/12/2013, 10:32 by: ellyson
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Dalla luna...

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n. 42

Titolo: L’ora della strega

Autore: ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: Malinconico, triste,
Personaggi: Severus Piton. Lily Evans
Pairing: Severus/ Lily
Epoca: Settimo anno
Avvertimenti: missing momet
Riassunto:
- Avevo sempre immaginato che se ti avessi visto almeno una volta avrei avuto molto da dirti e raccontarti, ma ora... - il mago fece un sorriso imbarazzato e si passò una mano trai capelli neri con un sospiro rassegnato – non mi ricordo più nulla.
Parole: 2.486

L’ora della strega

Quella notte il cielo era terso, limpido e blu come i fondali più profondi del mare. Le stelle brillavano nel cielo. La luna, una sottile striscia pallida, sembrava un ghigno malefico che dall'alto fissava la scuola.
O, forse, fissava solo il Preside e le sue orride colpe.
Faceva freddo, quella notte di Ottobre, la neve avrebbe imbiancato il paesaggio nel giro di poche settimane, la rugiada ghiacciata brillava sotto la pallida luce lunare facendo apparire la natura delicata e fragile come vetro soffiato.
Il mago osservava il parco dalla finestra dell'ufficio circolare. Quell’ufficio che era diventato il suo palcoscenico privato, dove interpretava il suo ruolo alla perfezione. Il traditore. Il Mangiamorte. L’assassino.
Tutti ruoli in cui, ormai, si calava con sconcertante facilità mentre la sua anima andava in pezzi sotto lo schiacciante senso di colpa.
La tomba bianca brillava sotto la luna; gli occhi scuri del Preside non la perdevano di vista, era il suo punto fisso. Quando la fissava, poteva ancora sentirlo vicino, poteva ancora contare su di lui.
Gli mancava.
Enormemente.
Aveva perso un padre oltre che un amico, quella terribile notte.
- Sembra che ci sia una festa in Sala Grande. - disse allegro Silente dal dipinto, rompendo il sacro silenzio dell'ufficio.
- Non ho cancellato la festa di Halloween. - spiegò il Preside senza distogliere gli occhi dalla candida tomba come a voler sottolineare che la voce che udiva era solo un artefatto – Ho pensato che un po' di normalità avrebbe fatto bene agli studenti.
- Un'ottima idea, Severus. - approvò il mago dipinto.
Severus sentiva che Albus stava sorridendo, ma non si voltò a guardarlo. Era difficile fissare quella tela ed era ancora più difficile ricordare cosa significava. Ricordare quello che lui aveva fatto.
- Perché tu non sei giù a festeggiare?
- La mia presenza non é molto gradita. - spiegò lentamente – Non voglio rovinare anche questa serata.
- Tu stai salvaguardando la sicurezza di questi studenti, Severus. Non dimenticarlo.
- L'occhio nero di Paciock non sarebbe d'accordo con te, Albus.
Sentì il vecchio mago sospirare. Severus chiuse gli occhi e cercò di non urlare, di non lasciarsi prendere dallo sconforto.
O di non piangere.
Da quando aveva ucciso Albus non si era concesso neppure una lacrima. Non ne aveva avuto il tempo, e la maschera che stava portando diventava giorno dopo giorno più pesante, più difficile. Sentiva che gli soffocava lo spirito.
Ma non era che l'inizio, lui lo sapeva bene.
Si massaggiò la radice del naso pensando a tutto quello che aveva da fare, pensando a dove fosse Potter in quel momento. Sperando che fosse in un luogo sicuro.
Era frustrante aspettare le mosse di quel ragazzino.
- Sai che ci sono parecchie leggende sulla notte di Halloween, Severus? - domandò Silente divertito, cercando di distrarlo.
- Sì, Albus.- rispose laconico – Ma non credo che ci siano cavalieri senza testa in cerca di vendetta in giro per Londra. O fantomatici elfi oscuri che tagliano le orecchie ai Babbani. O altre stupidaggini del genere.
Tornò a regnare il silenzio nell'ufficio circolare. Severus passò a massaggiarsi le tempie nel tentativo di fermare l'emicrania in arrivo. Sperò che, per quella serata, nessuno lo disturbasse.
C'erano troppi fantasmi che si aggiravano nella sua mente quella notte. Troppi orridi ricordi che non volevano lasciarlo in pace. Pensò seriamente di andarsene a letto, ma prima voleva assicurarsi che i Carrow fossero il più lontano possibile dagli studenti.
Non aveva potuto ribellarsi alla scelta dell'Oscuro di affiancarlo a quegli inetti, ma almeno Minerva riusciva a tener loro testa per il momento.
Cercò di non pensare a Minerva e alle sue occhiate cariche di odio.
Si concentrò solo sulla tomba bianca che brillava nel parco.
Non sentì nessuno entrare nell'ufficio circolare, non avvertì nessuna presenza fino a quando non si accorse di un delicato tocco sulla spalla e un alito caldo che gli sfiorava l'orecchio.
- Dolcetto a scherzetto, Preside Piton?
Sgranò gli occhi mentre il cuore prima perse un colpo, poi aumentò i battiti al suono di quella voce.
Si voltò e il poco colore che aveva in volto scivolò via lasciandolo pallido come un cadavere. O come la tomba di Albus.
La persona al suo fianco sorrise divertita.
- Sembra che tu abbia visto un fantasma.
Il mago non rispose continuando a fissarla incredulo.
- So che non sei mai stato molto loquace, ma potresti almeno salutarmi, Sev!
A sentire quel nomignolo, quell'odiato e amato nomignolo, Severus sussultò e si allontanò di un passo.
- Alla fine sono impazzito... - sibilò – quello che ho fatto ad Albus deve avermi fatto uscire di senno!
La strega nella stanza rise, ed era una risata cristallina, vera. Sembrava così reale che al mago venne la pelle d'oca.
- Non sei pazzo. - lo rassicurò la strega.
- Ma tu... sei... tu sei...
- Morta. Sì, Severus, sono morta. Puoi anche dirlo ad alta voce, non morirò una seconda volta.
- NO! - gridò l'altro chiudendo gli occhi e arretrando ancora di un passo.
- Non ho molto tempo, Sev. - sbuffò lei incrociando le braccia al petto - Mi é stata concessa solo un'ora. Ammetto che pensavo che fossi più felice di vedermi.
Il mago si fermò e aprì gli occhi.
- Non puoi essere reale!
- Lo sono invece. - protestò la strega avvicinandosi di un passo – Questa é una notte particolare, dovresti saperlo. La linea che divide il mondo dei vivi da quello dei morti é più sottile e ci é permesso di varcarla se ne sentiamo la necessità.
Severus sembrò pensaci un poco, poi un sopracciglio nero si inclinò verso l'alto.
- Se fossi veramente lei, - ragionò – tu… saresti andata da tuo figlio. Non dal tuo assassino.
La strega sospirò sollevandola frangia ramata.
Severus fu colpito da una fitta di malinconia.
- Vedrò Harry in altre circostanze. - si avvicinò di un altro passo - Non é ancora arrivato il momento, deve capire ancora molte cose. Non è pronto.
- Come fai a saperlo?
- Uno dei tanti vantaggi dell'essere morta é che puoi vedere quello che accadrà. - sorrise e si avvicinò ancora. Ormai erano estremamente vicini – Sirius direbbe che il vantaggio più grande é poter vedere tutte le ragazze che vuole sotto la doccia.
Severus non riuscì a soffocare un sorriso.
- Finalmente sorridi. - sussurrò lei allungando una mano e sfiorandogli una guancia – Sembri più giovane quando sorridi. Sei sempre così serio e rigido.
- Lily... - sussurrò il mago allungando una mano per sfiorarle quella che gli stava accarezzando una guancia.
- Sì. - sorrise la strega dolcemente.
- Lily... - la chiamò ancora, quasi la invocò con un dolce sussurro innamorato.
- Sì, Severus.
Severus le prese la mano e quando si rese conto che poteva toccarla sgranò gli occhi.
- Oh… Lily…- sospirò afferrandola in vita e stringendola a sé, trattenendo le lacrime.
Sentì le delicate dita della strega sfiorargli i capelli, mentre il suo sorriso gli baciava una guancia dove iniziava ad intravedersi un filo di barba.
Severus respirò a lungo il suo profumo, chiuse gli occhi e sentì il suo calore, i capelli che gli solleticavano il volto, il battito del suo cuore attraverso il vestito leggero che indossava. Sentiva la morbidezza del suo corpo.
Se era un sogno non voleva più svegliarsi. Ma neppure nei suoi sogni Lily gli era sembrata così reale. Così viva.
Si scostò da lei trovando gli occhi verdi che tanto amava e che rivedeva nel ragazzo che aveva segretamente protetto per tutti quegli anni.
Quegli smeraldi erano pieni di vita.
- Ma come… come…- cercò di domandare.
Lily sorrise e gli accarezzò ancora una guancia.
- Te l’ho detto, testone. – lo prese bonariamente in giro – In questa notte noi possiamo varcare il confine. Ci viene ridato il corpo e possiamo venire nel mondo dei vivi. Non è così semplice, Sev. Bisogna volerlo veramente e ci è concessa solo un’occasione per tutta l’eternità.
Severus si sentì speciale, il suo cuore mancò un battito quando lei si sistemò una ciocca di capelli neri.
- E perché proprio adesso? – le domandò prendendo quella delicata mano che continuava ad accarezzarlo.
- Perché in questo momento hai un disperato bisogno di un’amica.
Severus chiuse gli occhi e le lasciò la mano.
- Non merito la tua amicizia. Non merito niente da te. Io ti ho ucciso… sono il tuo assassino... Lily mi dispi…
La strega gli posò un dito sulle labbra per azzittirlo. Al contatto con quella pelle morbida Severus aprì gli occhi.
- Basta, - gli disse – noi sappiamo tutto Severus. Quello che hai fatto. Quello che hai detto e come ti sei punito per tutti questi anni. Basta così, Sev. Non serve che ti scusi. Tu non devi scusarti.
Il dito scivolò dalle labbra.
Severus rimase in silenzio.
Lily sollevò entrambe le sopracciglia rosse.
- Ora non dici nulla? - chiese ironica.
- Avevo sempre immaginato che se ti avessi visto almeno una volta avrei avuto molto da dirti e raccontarti, ma ora... - il mago fece un sorriso imbarazzato e si passò una mano trai capelli neri con un sospiro rassegnato – non mi ricordo più nulla.
Lily rise forte.
- Dovremmo festeggiare. - gli disse con un luccichio biricchino negl'occhi – Non hai una bottiglia nascosta da qualche parte?
Severus incrociò le braccia e assunse l'espressione più seria del suo repertorio.
- Non siamo più adolescenti, Lily. Non tutti nascondono le bottiglie di Whisky Incendiario nel baule come la tua amica Josephine.
La strega fece una smorfia disgustata.
- L'unica volta che l'ha bevuto ha vomitato per tutto il dormitorio.
Si guardarono in silenzio per qualche istante poi scoppiarono entrambi a ridere.
Severus si sentiva felice, vivo come non gli capitava da anni.
Era bello lasciarsi andare per una sera e sapere che c'era Lily con lui.
Solo per lui.
Mentre Lily si asciugava gli occhi dalle lacrime si avvicinò alla scrivania e aprì il primo cassetto. Ne estrasse una scatola rettangolare con un esagerato fiocco color zucca. Tolse velocemente la carta da regalo, il fiocco e aprì la scatola. Lily si era avvicinata e gli sorrideva.
- Cioccocalderoni ripieni al liquore. - disse osservando l'interno – Dove li hai presi?
- Sequestrati questa mattina ad uno studente del quinto anno. - spiegò lui porgendole la scatola – Prima le signore...

* * * *


Nell'ufficio circolare le risate di Lily e Severus si fondevano tra di loro. Seduti a terra, l'uno accanto all'altra, con la schiena appoggiata al muro ricordavano i vecchi tempi quando erano solo adolescenti. Quando non c'erano problemi.
Quando l'amicizia li univa più di ogni altra cosa.
Lily si era tolta le scarpe mentre Severus aveva abbandonato sulla sedia il mantello nero.
Avevano quasi finito i cioccolatini ripieni. Erano brilli.
Severus era a stomaco vuoto dal pranzo, il liquore gli era andato alla testa in poco tempo.
Gli faceva male la mascella da quanto aveva riso, in più di un'occasione aveva avuto il dubbio che fosse tutto un sogno, un'illusione, un parto della sua mente sull'orlo della follia, ma quando veniva sopraffatto da questi orribili pensieri Lily lo sfiorava, gli sorrideva, o gli arrivata il suo profumo e tutto veniva spazzato via e c'era solo lei. Con i suoi occhi di smeraldo, con quel sorriso sincero, con il suo calore.
Il mago chiuse gli occhi e appoggiò la testa contro il muro respirando a pieni polmoni il suo profumo. Avevano appena finito di ricordare un calderone esploso nell'aula di pozioni durante il terzo anno e le lacrime avevano offuscato la vista di entrambi. Lily, ancora scossa dai singhiozzi, appoggiò la testa sulla sua spalla. Quel dolce peso fece sorridere Severus.
Alla cieca cercò una sua mano. Quando la trovò intrecciò le loro dita e la strinse.
- Questa guerra mi ucciderà, vero? - domandò improvvisamente serio aprendo gli occhi.
La vide portarsi un cioccocalderone alle labbra, ma non addentarlo.
- Non posso dirtelo Severus. - rispose lei osservando il cioccolato che lentamente si scioglieva sui polpastrelli.
- Sono pronto se é questo che ti preoccupa. - le disse – Non ho paura di morire.
- Sev... non posso rivelarti informazioni sul futuro.
- Dov'é finito lo spirito Grifondoro che, puntualmente, ignora le regole? - la punzecchiò divertito, continuava a sorridere nonostante la discussione seria.
Lily addentò il cioccolatino, poi gli passò l'altra metà.
- E' l'ultimo.
Il mago prese il dolce, ma non lo portò alle labbra. Tornò ad appoggiare la testa al muro e chiuse gli occhi, gli girava la testa.
- Sì, - sussurrò infine la strega – morirai.
Severus non rispose, stranamente la notizia non lo sconvolse. Si aspettava una risposta del genere, era certo che sarebbe morto in quella guerra.
Sentiva che la sua vita era quasi giunta al termine.
- Farà male? - le domandò.
- Un po'. Ma ti prometto che durerà poco.
L'orologio sulla torre iniziò a battere i dodici colpi.
- Il mio tempo é quasi finito, Sev. - disse Lily sciogliendo l'intreccio delle loro dita – Mi dispiace.
Severus si portò il cioccolatino in bocca restando in silenzio. Non voleva dirle addio, perché non era un vero e proprio addio.
Sentì il cioccolato sciogliersi sulla lingua mentre il liquore gli bruciava la gola. Aveva anche il sapore di Lily.
I rintocchi stavano per giungere al termine. La sentì avvicinarsi e posargli un delicato bacio dal sapore di cioccolato sulla guancia.
- Io sarò lì, Sev. - gli sussurrò all'orecchio – Non avere paura.
Quando l'ultimo rintocco si perse nella notte Severus aprì gli occhi. Come si era aspettato era solo, seduto a terra con una scatola di cioccolatini vuota vicino.
Le testa leggera per via del liquore.
Il suo calore sulla guancia.
Il suo sapore nella bocca.

* * * *


- Guar...da...mi. – sussurrò. *
C'erano due Severus in quella vecchia casa quel giorno. Uno stava agonizzando sul pavimento alla ricerca di quei prati verdi che riuscivano a calmarlo e che lo riportavano a quella notte di Halloween, l'ultima notte felice della sua misera vita.
L'altro era in piedi nella stanza, spirito ancora legato al corpo.
Più il corpo si indeboliva, più lui si rafforzava. Sapeva che quando non si sarebbe più mosso sarebbe stato libero di andare da lei.
Da lei che, ne era certo, lo aspettava.
Lo spirito di Severus osservò se stesso afferrare la giacca del ragazzo per perdersi un'ultima volta nei suoi occhi. Fece una debole smorfia di disappunto.
Mentre la signorina Granger si stringeva al giovane Weasley e piangeva per la sua infelice sorte, sentì qualcuno sfiorargli la mano. Si voltò di scatto.
Si ritrovò a fissare gli stessi occhi verdi che il suo corpo aveva cercato nel volto del ragazzo.
- E' ora, Sev. - gli disse Lily dolcemente.
Severus le sorrise.
- Andiamo.
Gli occhi verdi incontrarono i neri, ma dopo un attimo qualcosa nel profondo di questi ultimi svanì, lasciandoli fissi e vuoti. La mano che stringeva Harry crollò a terra e Piton non si mosse più. *
______________________________________

Note:
* frasi prese direttamente da Harry Potter e i Doni della Morte




Domani toccherebbe a me, ma io so già che me lo dimenticherò. Ho troppe cose da fare per Natale.
Qualcuno potrebbe postare il sorriso al posto mio?
Grazie.
 
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