Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Alaide
view post Posted on 18/12/2013, 08:01 by: Alaide
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Autore/data: Alaide - 1 - 5 novembre
Beta reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: drammatico, introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio Originale
Pairing: Personaggio Originale/Severus Piton
Epoca: post 7 anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: La pioggia batteva sull'ombrello, creando una melodia colma di dissonanze dal sapore inquietante, simili quasi ad uno sberleffo. Forse in quelle dissonanze stava la decisione del giudice dei minori, si disse, scacciando via il pensiero, pochi istanti dopo, quando salì sul mezzo pubblico.
Note: È il seguito di Incertezze
Parole: 1667

Finale in quattro movimenti
2. Dissonanze



Quel giorno di novembre pioveva, una pioggia insistente, martellante che pareva non voler mai smettere di cadere sulla cittadina inglese.
Il suo rumore regolare, pari al ritmo di mille tamburi che accompagnano un condannato al supplizio, era sovrastato unicamente dal caldo suono di una viola. Nessuno, fra i pochi passanti nella via del quartiere, avrebbe udito la melodia malinconica, ma, all'interno della casa pareva invadere ogni ambiente.
Per qualche istante, mentre ascoltava Judith, a Severus parve che fosse ancora possibile sperare, che fosse quello il giorno in cui sarebbe giunta la decisione dal tribunale dei minori e che quella decisione fosse positiva.
Ma i giorni si erano susseguiti inquieti da quando, durante la prima settimana d'aprile, egli e Melusine avevano presentato domanda di adozione. E nessuna decisione era arrivata.
C'era stato un momento in cui era parsa vicina. A giugno Judith era stata convocata per essere interrogata da uno degli psicologi che lavoravano per il tribunale. Melusine aveva sorriso quel giorno, un sorriso colmo di una speranza così sentita che per qualche breve istante aveva influenzato anche lui.
Invece, da quel giorno di fine primavera, non avevano più avuto notizie ed ogni possibile speranza si stava lentamente sgretolando. Soltanto Judith pareva voler credere ancora che sarebbe andata a vivere con loro. Ne parlava alle volte, quando era sola con lui, come quel pomeriggio, in attesa dell'ora in cui sarebbe dovuta tornare all'orfanotrofio.
Judith gli sorrise, quando ebbe terminato il brano. Gli rivolse il suo sorriso affettuoso, il suo sorriso di figlia, il suo sorriso luminoso.
Il sorriso che gli diceva di credere ancora in un futuro che sapeva che non si sarebbe mai avverato, perché nessuno avrebbe mai trovato sensato dare una ragazzina in adozione ad un ex carcerato. E più il tempo passava, più aumentava il timore che gli avrebbero proibito di vedere Judith. Era qualcosa di terribile, qualcosa che lo riempiva di rimorso per quella scelta che aveva compiuto sei anni prima, quando si era voluto autopunire per le sue innumerevoli colpe. E punendosi aveva forse finito con il punire la ragazzina e rovinare al vita a Melusine.
«Ti è piaciuto?» gli domandò Judith, quando si fu seduta accanto a lui, sul divano.
L'uomo annuì soltanto, ostentando un volto perfettamente tranquillo, rilassato quasi. La ragazzina gli sorrise, affettuosa, felice e quel sorriso parve quasi una dissonanza. Era stridente con la pioggia, era in una tonalità lontana dal possibile futuro. Per un istante il sorriso di Judith fu una pugnalata al cuore. Poteva essere l'ultimo sorriso che vedeva della ragazzina, poteva essere quel giorno l'ultima volta che l'avrebbe udita suonare.
Judith gli si accoccolò contro, come faceva spesso, quando finiva di esercitarsi alla viola, come avrebbe fatto una figlia con il proprio padre. E per qualche tempo, quel timore ossessivo parve scomparire dalla mente di Severus. Per qualche istante volle illudersi che il futuro sarebbe stato come quel momento, colmo di pace, tranquillo e sereno.
Ascoltò Judith parlare, raccontargli della sua giornata, dei suoi progetti per il futuro. Commentò, di tanto in tanto le sue parole. Quei momenti erano diventati assolutamente naturali, un assaggio dolce e amaro del futuro che avrebbe potuto essere se egli non avesse commesso l'ennesimo fatale errore. V'era ancora una misera possibilità che Judith potesse diventare sua figlia di fronte alla legge, ma v'era anche la terribile ipotesi che il verdetto fosse quanto di più lontano dai loro desideri.
Quando Melusine entrò in casa per riportare la ragazzina all'orfanotrofio, sorrise dolcemente nel vedere Severus e Judith così uniti, così vicini, ma nel suo sorriso faceva capolino l'incertezza ed il dubbio circa ciò che sarebbe accaduto. Tentò di non mostrarlo alla ragazzina, ma era certa che l'uomo l'avesse notato o per lo meno che i suoi pensieri fossero simili ai suoi, colmi come i suoi di incertezza. Aveva creduto con tutta se stessa, quando in giugno i giudici avevano chiesto di poter parlare con Judith, che la soluzione sarebbe stata vicina. Invece non si era più avuta nessuna notizia, nemmeno un accenno al direttore dell'orfanotrofio.
Nulla.
Unicamente un silenzio dissonante.
Mentre accompagnava Judith all'orfanotrofio cercò di mostrarsi tranquilla, ma era qualcosa che veniva molto più naturale a suo marito. Soltanto qualche giorno prima la ragazzina le aveva chiesto se qualcosa non andasse e lei le aveva detto che forse le stava venendo una leggera influenza, che tutto andava bene, ma non era certa di riuscire a mentirle ancora.
Dopo che l'ebbe salutata, rimase per qualche istante immobile, prima di incamminarsi verso la fermata dell'autobus più vicina. La pioggia batteva sull'ombrello, creando una melodia colma di dissonanze dal sapore inquietante, simili quasi ad uno sberleffo. Forse in quelle dissonanze stava la decisione del giudice dei minori, si disse, scacciando via il pensiero, pochi istanti dopo, quando salì sul mezzo pubblico.
Voleva provare ancora a sperare che tutto sarebbe andato per il meglio, che la peggiore delle ipotesi sarebbe stata continuare come facevano adesso. Judith andava a casa loro quasi ogni pomeriggio ed alcune volte il direttore dell'orfanotrofio aveva dato il consenso affinché potesse fermarsi a dormire. In quei rari giorni aveva assaporato l'integrità della sua piccola famiglia ed era certa che il distacco fosse stato ben più duro per Judith e per Severus.
Quello che la inquietava era il motivo per cui i giudici non prendessero una decisione, quando avevano voluto sentire Judith. Dovevano aver visto allora che l'unica soluzione possibile era rendere Severus e Judith padre e figlia davanti alla legge. Dovevamo aver toccato con mano l'affetto che legava la ragazzina all'uomo che le aveva salvato la vita e che le era stato accanto anche dalla prigione.
Pioveva ancora quando rincasò e la pioggia battente accompagnò la cena silenziosa.
Le gocce battevano contro il vetro della stanza, quando Melusine si infilò sotto le coperte accanto al marito. Era dalla prima volta in cui Judith si era fermata a dormire a casa loro, ai primi di luglio, che lei e Severus dormivano nello stesso letto, per quanto, per molto tempo l'uomo non l'avesse nemmeno sfiorata.
Melusine credeva che fosse stato il silenzio da parte dei giudici del tribunale dei minori a rendere effettivo il loro matrimonio. Sapeva che Severus non l'amava, che non l'avrebbe mai amata, ed era certa che avessero entrambi cercato una sorta di conforto nel contatto fisico, quando le settimane avevano iniziato a passare inesorabili.
«Ho parlato con il direttore dell'orfanotrofio, stamattina, e nemmeno lui sa nulla. Mi ha detto che tenterà di parlare con i suoi contatti presso il tribunale dei minori.» mormorò, dopo qualche istante, voltandosi verso Severus, sorridendogli appena, ma era un sorriso stanco, per quanto colmo dell'amore che provava per l'uomo.
«Forse non servirà a nulla. Con ogni probabilità hanno deciso di ignorare la nostra richiesta, nella migliore delle ipotesi o di giungere ad una decisione sfavorevole a Judith.» commentò Severus, voltandosi verso la donna.
Il sorriso di Melusine si stava spegnendo lentamente. Non v'era più da tempo speranza nei suoi sorrisi, ma incertezza e mancanza di fiducia in una soluzione positiva. Man mano che i mesi si trascinavano lenti, mentre la primavera lasciava posto all'estate e questa all'autunno, il sorriso della donna si era fatto più spento, stanco.
Riusciva ancora a leggere sulle labbra della donna quell'amore che egli non riusciva a ricambiare. Rispettava Melusine. Aveva imparato in quei mesi a stimarla e sapeva, in cuor suo, che avrebbe meritato uno sposo che l'amasse e non qualcuno come lui, incapace di lasciar andare Lily, di smettere di amare una donna morta, che non gli aveva mai sorriso in quel modo.
«Non voglio perdere la speranza, Severus. Judith se ne accorgerebbe e allora...»
«Con ogni probabilità la stiamo solo illudendo.» la interruppe l'uomo, notando che il sorriso di Melusine si era spento e che si era fatto decisamente preoccupato, come non l'aveva mai visto, nemmeno nei giorni peggiori della sua prigionia, quando aveva tentato invano di allontanarla da sé. «Sai perfettamente anche tu che potrebbero decidere di precludermi qualsiasi contatto con Judith.»
«Non accadrà... non può accadere.» tentò di negare Melusine, ma più il tempo passava, più quel timore aveva iniziato a farsi strada in lei. Era una possibilità che per molti mesi non aveva nemmeno preso in considerazione e che, in quel momento, la fece rabbrividire.
La felicità di Severus e Judith era racchiusa nella decisione del giudice dei minori, una decisione così semplice, se si fosse guardato all'intera vicenda nel totale interesse della ragazzina. Judith considerava Severus come un padre e Melusine sapeva che suo marito vedeva nella bambina una figlia.
«Ma è una possibilità che non possiamo ignorare.» affermò l'uomo, notando come in quegli ultimi tempi il volto della donna fosse diventato pallido, fosse invecchiato quasi di colpo.
In quel momento gli sembrava che fosse sovrastata dal timore del fallimento. Eppure nel suo sguardo poteva leggere l'amore che gli aveva confessato il giorno prima della sua scarcerazione.
E v'era ancora una impercettibile traccia di speranza, nel lieve sorriso malinconico che gli rivolse, prima di chiudere gli occhi.
Al di fuori la pioggia continuava a ticchettare. A Severus parve che le gocce d'acqua intessessero una melodia dissonante, beffarda quasi, che pareva voler dire che la bambina non gli sarebbe mai stata affidata, che gli sarebbe stato vietato di poterla anche solo vedere. E se così fosse stato, la responsabilità ricadeva unicamente sulle sue spalle.
Al suo fianco, Melusine si mosse nel sonno, fino a quando non si accoccolò contro di lui. Il volto della donna era disteso, in quel momento, si accorse. Forse i suoi sogni erano ancora colmi di speranza, di una possibilità di un futuro pacificato, insieme a Judith.
Egli non riusciva a condividere quei sogni, per quanto volesse, per quanto desiderasse ricevere una convocazione da parte del tribunale dei minori e che, a quella convocazione, seguisse l'adozione di Judith.
Era un bel sogno, dissonante, forse, da cui avrebbe voluto farsi avvolgere, mentre chiudeva gli occhi, cercando di trovare il sonno, cullato dalla triste melodia della pioggia e dal ricordo del suono della viola suonata dalla ragazzina che avrebbe voluto chiamare figlia.
 
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