Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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ellyson
view post Posted on 9/12/2013, 10:24 by: ellyson
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Seguito di "Attaccare con un sorriso. Difendersi con un sorriso


n. 38

Titolo raccolta: Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)
Titolo di questo sorriso: Nonostante tutto

Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: one shot
Rating: Per tutti
Genere: Triste, introspettivo, Malinconico,
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton, Minerva McGranitt
Pairing generale della raccolta: Severus / Hermione, accenno a Severus / Lily
poca: post battaglia finale
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Non pensava che l’avrebbe sentita di nuovo. Non dopo quello che era successo alla festa di Lumacorno, non dopo la sua irruzione nell'ufficio. Non dopo un anno di silenzio.
Parole: 2.380


Nonostante tutto

29 Dicembre 1998
Villaggio di Hogsmeade, Casa di Minerva
Notte



Il pomello della porta di casa ruotò silenzioso nella casa buia.
Severus entrò senza fare rumore, aveva fatto ricorso a tutti gli incantesimi e a tutte le tecniche di spionaggio in suo possesso per poter entrare in quella casa di notte.
A dire il vero si sentiva un po' a disagio per quello che stava facendo.
Avrebbe voluto fronteggiarla apertamente, senza problemi, senza quel sorriso triste che lo bloccava.
Non sapeva neppure lui cosa lo legasse a quella strega, ma quello che era successo alla festa di Lumacorno l'aveva spiazzato.
Sicuramente centrava la sua incapacità di relazionarsi con gli altri.
Da quando era tornato ad Hogwarts si era imbattuto nella Granger più di quanto desiderasse; avrebbe dovuto trovarla fastidiosa, ingombrante, invece era a disagio. Si sentiva, di nuovo, il Mocciosus della scuola e quella sensazione non gli piaceva.
Non gli piaceva che fosse lei a farlo sentire così. E, più ci pensava, più si convinceva che in quella casa, in quella notte maledetta fosse successo qualcosa di molto più importante di un uccello leggendario che piangeva sul suo corpo morente. In più i suoi sogni non miglioravano le cose, quella figura ammantata andava a trovarlo ogni notte e lui si svegliava confuso, disorientato e con quella terribile sensazione di aver scordato qualcosa di importate.
Doveva trovare delle risposte e sapeva, sentiva che erano in quella casa.
Entrò nel salotto buio senza fare rumore. Si guardò attorno riconoscendo Hermione in ogni soprammobile che vedeva. Pochi fronzoli inutili sui mobili, alcuni quadri alle pareti, il mobile all'ingresso era ingombro di cornici con foto magiche e babbane. C'era una vecchia foto dei membri dell'Ordine della Fenice dove di lui non c'era traccia. Una foto in movimento di lei e con i suoi due migliori amici, una foto di lei e la giovane Weasley, le foto babbane mostravano i suoi genitori, la famiglia a cui aveva rinunciato per non dare un ulteriore dolore; alcune la ritraevano da piccola.
Severus si sentiva di troppo in quel mondo colmo d'affetto che non aveva mai conosciuto, ma conosceva il dolore per la perdita della propria famiglia. Non aveva versato lacrime quando aveva perso il padre, ma aveva sempre avvertito un grande vuoto quando ripensava alla madre.
Si ritrovò a sorridere quando vide la foto di una piccola Hermione Granger che stringeva un pupazzo di pezza grosso almeno il doppio di lei.
Toccante, Severus. Davvero. Perché non vai su e l'abbracci mentre dorme.
Scosse il capo, e si voltò verso le scale che portavano al piano superiore.
Salì gli scalini con passo felpato.
Tre porte identiche si affacciavano sul corridoio subito dopo la scala.
La prima stanza era il bagno. Severus non si soffermò a guardare e andò oltre.
Aprì la seconda porta in perfetto silenzio trovandosi nella camera di Hermione.
Trattenne il fiato sentendola dormire sotto il pesante piumone.
Restò fermo sulla soglia molto più di quanto avesse immaginato e, senza nemmeno accorgersene, allungò il collo per vederla meglio sotto tutti quegli strati di lenzuola.
Dormiva su un fianco, il respiro regolare, una massa informe di ricci castani le copriva il viso.
Ed ora cosa vuoi fare, Severus?
La sua voce cinica lo destò, fece un passo indietro e richiuse la porta.
La terza stanza era quella che cercava: lo studio.
Aprì la porta ed entrò. Non si stupì di quello che vide, tre pareti erano tappezzate di librerie già ingombre di tomi, la scrivania davanti alla finestra era piena di penne d'oca, rotoli di pergamena e boccette d'inchiostro.
Severus, nell'oscurità di quella stanza, allungò la bacchetta e mosse velocemente il polso.
Sperò di non trovare niente.
Invece un'asse del pavimento brillò mostrando un nascondiglio segreto.
Con due passi veloci raggiunse quel punto del pavimento, si inginocchiò; trovare l'incantesimo di apertura fu più facile del previsto.
Allungò un braccio nella cavità nascosta e prese quello che assomigliava ad un libro dalla copertina di pelle nera.
Severus sentì subito la magia oscura che impregnava le pagine di quel libro.
- Che cosa mi hai fatto, Hermione?

* * * *


9 Gennaio 2005
Hogwarts, ufficio del Preside
mattina presto



Quella mattina era di pessimo umore.
Il suo compleanno lo metteva sempre di pessimo umore.
Entrò nel suo ufficio sbattendosi la porta alle spalle. Gazza aveva già disturbato la sua quiete con la richiesta assurda di punire uno studente del quinto anno appendendolo per i pollici nel suo sgabuzzino che fungeva da ufficio.
Severus era sempre più deciso a mandarlo in pensione, ma nessuno conosceva la scuola meglio di Gazza. Forse solo Silente.
Ma Silente era, ormai, uno scheletro giallognolo sotto la terra.
Si lasciò sfuggire un sorrisino: il cinismo era l’ arma migliore da utilizzare nel giorno del suo compleanno.
Si sedette pesantemente sulla poltrona dietro la scrivania e sospirò.
Almeno nessuno gli aveva fatto gli auguri. Detestava gli auguri.
- Buon compleanno, Severus!
Il mago si passò una mano sul volto, indeciso se ignorare quella fastidiosa presenza alle sue spalle o bruciare direttamente il quadro senza troppi complimenti.
- Quanti anni sono?
O se buttarsi lui dentro il camino.
- Troppi. – sibilò togliendo la mano dal volto.
- Quando arriverai alla mia età non penserai che siano troppi!
Era probabile che non sarebbe arrivato sano e salvo alla fine di quella giornata.
Decise di ignorare ogni battuta fuori luogo di un vecchio amico dipinto su una tela e fece apparire una tazza di caffè. Non avrebbe fatto colazione in mezzo agli altri, sarebbe rimasto in quella stanza per tutta la giornata, impegnato in un lavoro noioso, forse avrebbe distillato qualche puzzolente pozione.
Mentre decideva da cosa iniziare sentì un picchiettio alla finestra. Aprì il vetro con un colpo di bacchetta senza neppure alzarsi.
Tre gufi planarono sulla sua scrivania.
Il primo era il gufo della Gazzetta del Profeta che gli portava il quotidiano.
Prese il giornale e inserì i soldi nel borsellino di pelle leggera legato alla zampa. L'uccello volò via senza degnarlo di uno sguardo.
Appoggiò il giornale sulla pila delle carte da guardare quella mattina e guardò gli altri gufi.
Il secondo proveniva da Molly. Portava un pacco, conteneva una piccola torta farcita con glassa verde smeraldo.
Tutto il clan Weasley gli faceva gli auguri, compreso Potter.
Avrebbe dovuto provare fastidio, invece non fu così.
Mise il pacco con il dolce da una parte e diede un cracker appassito all’uccello che gli lanciò un’occhiataccia per il magro banchetto.
Il terzo gufo aveva legato alla zampa una semplice busta bianca. Il fiocco era rosso e nero, i colori dell’ufficio postale magico.
Slegò la missiva e l’aprì.
Scivolò fuori una cartolina.
Sentì il cuore mancare un colpo. Non pensava che l’avrebbe sentita di nuovo. Non dopo quello che era successo alla festa di Lumacorno, non dopo la sua irruzione nell'ufficio. Non dopo un anno di silenzio.
Prese la cartolina con due dita e osservò il paesaggio ritratto.
- Barcellona. – sussurrò alla stanza vuota.
La voltò, ormai abituato allo spazio vuoto. Alle parole non dette che Hermione teneva nella piuma.
Invece, questa volta, Hermione gli aveva lasciato un messaggio.
Era un bacio.
Hermione aveva baciato la cartolina lasciando il segno del rossetto sul cartoncino.
Si appoggiò allo schienale della sedia continuando a fissare la cartolina, quel bacio scarlatto per lui.
Ne accarezzò con un dito il contorno, avvertendo sul polpastrello la morbidezza della sue labbra, il calore di quel bacio.
Sotto il segno con il rossetto c'erano scritte due parole.
Nonostante tutto.
Severus sorrise continuando ad accarezzare il bacio e le parole che lei aveva scritto per lui. Solo per lui.
- Nonostante tutto. - sussurrò portandosi la cartolina alle labbra e ricevendo quel bacio che bramava più di qualunque altra cosa.

* * * *


31 Dicembre 1998
Villaggio di Hogsmeade, Casa di Minerva
tarda mattina



Severus bussò con forza alla porta ancora addobbata con una ghirlanda di agrifoglio e bacche rosse.
Sapeva che era in casa, c'era del fumo bianco che usciva dal camino.
Quando non sentì nessuno aprire bussò così forte che il legno della porta tremò visibilmente.
Era furioso.
Finalmente dopo un tempo che gli parve infinito sentì Hermione correre verso la porta e aprire uno spiraglio.
Per un attimo Severus restò senza parole.
Era evidente che era appena uscita dalla doccia, aveva i capelli bagnati che gocciolavano sul pavimento e indossava un accappatoio celeste.
- Professor Piton! - esclamò lei stupita arrossendo di colpo per il suo abbigliamento poco consono, stringendo l'accappatoio al petto – Cosa ci fa qui?
Il mago non rispose, entrò in casa senza ricevere il permesso. Hermione era visibilmente spaventata ed in imbarazzo.
- Professor Piton...- lo chiamò di nuovo confusa – é successo qualcosa?
Si avventò su di lei come una furia, Hermione gridò spaventata e si appiattì contro la parete. Severus le prese con forza la mano e ne guardò il palmo, vide chiaramente la strega impallidire di colpo.
Quando vide la cicatrice sul suo palmo, identica alla sua, non ci vide più dalla rabbia.
Esplose.
- Ma cosa ti é saltato in mente? - gridò.
Hermione tremava, aveva liberato la mano dalla sua prese e continuava a stringersi l'accappatoio al petto. Si sentiva esposta, completamente nuda di fronte a lui, e non era una nudità fisica, ma dell'anima. Qualcosa di più intimo e profondo.
- Io... - balbettò – io non so di cosa stia parlando...
Negare le sembrò la via più semplice.
Severus si infuriò ancora di più. Rovistò nelle tasche, per un frangente di secondo pensò che stesse cercando la bacchetta per schiantarla, ma poi tirò fuori un foglio di pergamena. Lo riconobbe e si sentì morire.
- Parlo dell'incantesimo oscuro che mi hai fatto! - urlò il mago sventolandole la pergamena sotto il naso – Pensavi che non lo scoprissi mai? Che mi sarei bevuto la storia di Fanny senza indagare? Come ti sei permessa di farlo? Non ne avevi il diritto!
- Io non ho fatto nulla! - gridò di rimando lei, era immobilizzata tra il muro e il suo corpo, il volto adirato dall'altro così vicino che poteva sentire il calore della sua pelle – Io ho solo...
- Ti sei intromessa nella mia vita! Nella mia morte! Non mi hai permesso di andare oltre.
- Non sono stata io! - si difese – E' stata una sua decisione non andare oltre. L’incantesimo non è spiegato bene perché quasi tutti sono morti nel tentativo di farlo! La sua anima era bloccata in un limbo. Un limbo che lei stesso aveva creato.
- E, sentiamo, perché dovrei aver creato quel limbo? Per aspettare te? Una saccente SoTutto Granger che venisse a salvare la mia anima?
La strega gli lanciò uno sguardo duro.
- Lei aspettava Lily. - sibilò con evidente rabbia.
Severus si allontanò da lei velocemente, come se qualcuno l’avesse colpito con una fattura.
Hermione tornò a respirare, in quella prigione tra il suo corpo e il muro le mancava l'ossigeno.
Lo vedeva affranto, pallido, sembrava che avesse passato la notte a cercare una risposta al suo gesto. E le ricordò quel Severus disperato sull’altalena, immerso in un modo irreale, che piangeva per l’abbandono di Lily.
Le si strinse il cuore.
- Non… non ricordi vero?
- Cosa dovrei ricordare? - domandò l'uomo, non la guardava in faccia, fissava un punto imprecisato del tappeto.
- Quello che è successo in quel limbo.
Severus scosse il capo.
- Allora non mi crederai mai.
Andò in cucina, aveva bisogno di bere un po' d'acqua. Non si stupì quando lui la raggiunse.
- Perché? - le domandò – Perché l'hai fatto? Quell'incantesimo ti ha quasi ucciso e... ogni incantesimo oscuro lascia una traccia nell'anima di chi lo esegue. Hai profanato il tuo spirito per salvare me, per salvare un assassino.
- Io non ti ho salvato. - fece lei – Ti ho solo dato una scelta. Potevi benissimo andare oltre se lo desideravi veramente. Ma non c'era nulla per te dall'altra parte. Lily...
- Non parlare di lei, ragazzina.- sbottò il mago – Tu non sai nulla di Lily né di quello che pensava di me. Ero un mostro ai suoi occhi. Ha fatto bene a lasciarmi anche nella morte.
Hermione sentì le lacrime pizzicarle agli angoli degl'occhi.
- So che é stata una stupida. - gli disse a tono – So che non ha voluto vedere com'é veramente. Che se avesse visto la tua anima, come l'ho vista io, non ti avrebbe lasciato andare.
- Zitta...
- Lily é stata una codarda! - gridò lei appoggiando con forza il bicchiere sul tavolo - Era più facile fingere di non conoscerti piuttosto che esserti amica!
- Zitta stupida impicciona!
Hermione sussultò sgranando gli occhi.
- Tu non sai nulla. - disse Severus minaccioso – Tu non avevi nessun diritto di farlo, non potevi prendere questa decisione al posto mio. Tu non dovevi immischiarti. E non parlare mai più di Lily.
Severus si appoggiò al muro, lesse per l’ennesima volta la pergamena con la traduzione dell’incantesimo oscuro.
- Ti sei legata ad un’anima di ombra. - sussurrò prima di accartocciare il foglio nel pugno.
Calò il silenzio nella cucina. Hermione bevve un sorso, aveva la gola chiusa a dire il vero, ma restare a guadarlo in quello stato le faceva male. Le riportava alla mente tutto quello che aveva visto in quel limbo, quando le loro anime di erano sfiorate e lei aveva sentito tutto quel dolore nel suo spirito, tutta quella delusione che le aveva spezzato il cuore.
- L'ombra più cupa - disse appoggiando il bicchiere sul tavolo con mano tremante – nasce dalla luce più intensa. Non hai solo un'anima di ombra. C'é una luce immensa, ma non vuoi vederla. Ma io l'ho vista, ho sentito il suo calore, non si può restare indifferenti di fronte ad una luce così accecante.
Severus chiuse gli occhi, non voleva ascoltare.
- Non puoi non innamorarti di un'anima così splendente. - terminò lei.
Il mago alzò la testa di scatto.
Hermione sorrideva, ma non osava guardarlo, era arrossita e torturava una delle maniche dell'accappatoio.
- Io non sono fatto per l'amore, Granger. - tagliò corto lui.
Quando Hermione sentì la porta di casa sbattere, si sedette su una delle sedie.
Il sorriso tremò sulle labbra, ma cercò di non lasciarlo sfuggire.
- Non sei fatto per amare me. - sussurrò nella cucina deserta.
Poi scoppiò a piangere.
 
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