Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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ellyson
view post Posted on 3/12/2013, 10:17 by: ellyson
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Seguito di Verità che fanno male come la lama di un pugnale

n. 37

Titolo raccolta: Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)
Titolo di questo sorriso: Attaccare con un sorriso. Difendersi con un sorriso.

Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: one shot
Rating: Per tutti
Genere: Triste, introspettivo, Malinconico,
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton, Minerva McGranitt
Pairing generale della raccolta: Severus / Hermione, accenno a Severus / Lily
poca: post battaglia finale
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Hermione aprì gli occhi e lui si voltò a guadarla. Nonostante lo sguardo offuscato dalle lacrime mal trattenute e il labbro che tremava riuscì a fargli un debole sorriso.
- Buon Natale, professor Piton.

Parole: 1.710

Attaccare con un sorriso. Difendersi con un sorriso.

Vigilia di Natale, 1998
Hogwarts, primo piano
Festa di Lumacorno
Sera




Stava parlando con uno degli incaricati del Ministero addetti alla ricerca della cura contro la licantropia quando la vide entrare.
La discussione era estremamente interessante e si era quasi dimenticato il motivo che l'aveva spinto alla festa di Horace.
Hermione Granger si era presentata vestita in abiti quasi babbani se si escludeva il mantello che le copriva le spalle.
La sua entrata fu segnalata da un fastidioso mormorio e da mille occhi che la fissavano. Il nome Potter echeggiava in tutta la stanza.
Severus vide perfettamente il fastidio indurire i lineamenti delicati della strega. La vide sforzarsi di sorridere a tutti, salutando e stringendo mani. Lumacorno la bloccò posizionandole una mano grassoccia sulla spalla.
- Signori e signori! - richiamò l'attenzione dei presenti – Sono certo che tutti voi conosciate la Signorina Hermione Granger. Ha combattuto in prima linea la guerra con Harry Potter contro Voi-Sapete-Chi ed è anche una strega incredibilmente dotata.
Ci fu un lieve applauso. Hermione sorrise mentre un lieve rossore le imporporava le guance. Il professore le passò un calice di vino elfico e sollevò il suo.
- Alla vittoria sulle forze del male e al coraggio di tre giovani maghi. - disse solennemente Lumacorno.
- A Harry Potter! - urlò uno degli invitati in fondo alla sala – All'eroe del Mondo Magico!
Tutti i calici si alzarono per un brindisi, tutti urlarono il nome del ragazzino che era sopravvissuto, Severus bevve un sorso del suo vino senza staccare gli occhi dalla strega.
Hermione aveva brindato poi con velocità a approfittando di un momento di distrazione di Horace si era allontanata, mettendosi in un angolo.
Lui aveva continuato a parlare con l'incaricato del Ministero, questa volta, però, con meno interesse. La osservava di nascosto e si rese conto subito che c'era qualcosa che non andava.
Era sola. In quella sala gremita di gente importante, Hermione Granger, la migliore amica di Harry Potter, colei che aveva sopportato le torture dei Mangiamorte, che aveva salvato il giovane Potter a Godric's Hollow da Nagini, che aveva combattuto a Hogwarts, era sola. I pochi che si avvicinavano per parlarle se ne andavano quasi subito, forse volevano solo notizie su Potter.
La saccente Grifondoro era cambiata, era strana. Severus notò subito la luce spenta del suo sguardo, una tristezza che dagli occhi si allargava a macchia d'olio su suo volto, rendendo triste perfino il suo sorriso.
Ricordava un sorriso dolce in quell'aula di pozioni.
Qui non ve n'era traccia.
Continuò ad osservarla mentre lei beveva e mangiava qualcosa dal grande tavolo a buffet, la fissò mentre intavolava un breve discussione con il capo degli Auror e un paio di ex studenti.
Poi non la vide più.
Era bastato un attimo e lei era sparita.
Il mago troncò la discussione e la cercò con lo sguardo. Quando si fu accertato che non era più in quella sala uscì, trovandola appoggiata al muro, con gli occhi chiusi.
- Signorina Granger, - la chiamò – si sente bene?
Hermione non rispose immediatamente, fece un profondo respiro e aprì gli occhi. Quando incrociò il suo sguardo il sorriso triste della serata sembrò illuminarsi.
Severus ne rimase colpito.
- Sì,- gli disse – avevo solo bisogno di un po' d'aria. L'atmosfera é soffocante là dentro. Non pensavo di vederla qui, professore.
- Sono stato praticamente costretto. Credevo che lei passasse il Natale alla Tana.
Hermione appoggiò la testa al muro.
- E' il primo Natale dopo la morte di Fred. - spiegò – Ho pensato che sarebbe stato meglio lasciarli da soli.
- E la sua famiglia?
- Sono in Australia. - disse l'altra – Ho modificato loro la memoria poco prima di partire con Harry alla ricerca degli Horcrux. Volevo che fossero al sicuro.
- Perché non é tornata ad annullare l'incantesimo?
- Ci sono andata. - sorrise lei, ma era una maschera che nascondeva un grande dolore – Mia madre aspetta un bambino. Li ho osservati di nascosto ed erano così felici ed increduli di quella gravidanza che... non volevo rovinare di nuovo le loro vite. Saranno più felici se non ricorderanno quello che ha fatto la loro figlia. - Hermione chiuse gli occhi e Severus vide una solitaria lacrima solcarle lentamente la guancia – Spero che sia maschio, ho sempre desiderato un fratello.
Il mago spostò lo sguardo, era in imbarazzo di fronte a quel dolore, destabilizzato dal quel sorriso triste e della lacrima solitaria.
La sentì tirare su col naso poco elegantemente e sospirare.
- Spero che sia un Babbano. - la sentì sussurrare.
Mentre restavano in silenzio in quel corridoio dove arrivata la musica e le chicchere inutili della festa di Lumacorno, il grande orologio batté dodici colpi.
Hermione aprì gli occhi e lui si voltò a guadarla. Nonostante lo sguardo offuscato dalle lacrime mal trattenute e il labbro che tremava riuscì a fargli un debole sorriso.
- Buon Natale, professor Piton.
Si ritrovò a rispondere a quel sorriso con uno altrettanto triste.
- Buon Natale, signorina Granger.

* * * *


28 Dicembre 2003
Hogwarts, ufficio del Preside
Mattina


Le fiamme verdi si alzarono all'improvviso.
Il camino del suo ufficio era l'unico collegato al Ministero, se ne serviva poco e solo per casi di estrema necessità. Nessuno arriva nel suo studio senza prima farsi annunciare da uno dei quadri.
Quando Hermione vorticò fuori dalla fiamme si sentì morire. Era infuriata, lo capiva solo dal modo in cui si toglieva la cenere dal mantello.
- Buongiorno Signorina Granger. - la salutò lentamente valutando ogni sfumatura del suo volto.
- Bene. - disse lei freddamente finendo di pulirsi – Sei qui. Almeno non devo cercati per tutto il castello.
Il mago sollevò un sopracciglio sottile.
- A cosa devo l'onore della sua presenza? - domandò ironico tornando a posare gli occhi sulle carte che stava leggendo.
- Non usare quel tono con me, Severus! - lo aggredì immediatamente.
Il mago sollevò gli occhi, Hermione era rossa in volto, i capelli erano più crespi del solito. Sembrava una leonessa sul punto di aggredire la preda.
E, per una volta, era lui la preda e non il cacciatore.
- Cosa vuoi Hermione? - domandò sbrigativo lasciando perdere il lavoro.
- Sono per qui per James Garren.
- Chi?
Hermione fece un profondo respiro per controllare la rabbia, ma i capelli sembrano più gonfi e ricci man a mano che la furia cresceva in lei.
- Quello a cui hai appiccicato la lingua al palato!
Severus arricciò le labbra cercando di non ridere, si appoggiò allo schienale della sedia e unì le mani, passandosi il dito indice sulle labbra.
- E chi ti dice che sia stato io?
- Quando mi hanno descritto la fattura l’ho riconosciuta subito! Era scritta su quello stupido libro di pozioni!
- Era diventata molto popolare ai miei tempi.
- Ma nessuno sa come far durare l'incantesimo per tre giorni consecutivi!
Era brillante, Severus ne era sempre stato affascinato, anche quando era stata una semplice studentessa. Un'intelligenza come la sua era rara anche tra i Corvonero.
Hermione, nel frattempo, camminava avanti ed indietro per il suo ufficio, si torturava le mani, Severus vide che si era mangiata tutte unghie.
Era un vero peccato rovinare così le sue belle mani.
- Perché l'hai fatto? - gli domandò furiosa – Ti stavi annoiando?
- Stava parlando di te. - le disse continuando a restare seduto – Stava dicendo cose orribili...
- Credi che non sappia cosa dice di me agli altri? - lo interruppe lei – Pensi che sia così ingenua, Severus?
Il mago fece una smorfia.
- Garren, è un'idiota.
- Certo che è un'idiota! - confermò lei – Ma questi non sono affari tuoi!
Si guardarono negli occhi in silenzio. I presidi nei quadri fingevano di dormire, ma entrambi sapevano che avevano le orecchie tese per sentire tutto.
Alla fine Severus appoggiò le mani sui braccioli di legno intagliati.
- Non credevo che uno come lui fosse il tuo tipo, ma non dovrei stupirmi dopo Krum e Weasley che, di certo, non brillano di intelligenza.
Hermione sbuffò irritata, Severus la vide stringere le mani in due stretti pugni.
- Spero - continuò fingendo indifferenza – che ne sia valsa la pena.
Si aspettava delle urla di rabbia, di indignazione, ma Hermione non disse nulla. Anzi sembrò calmarsi e con lentezza estrema le labbra si incurvarono in un sorriso crudele, freddo e degno della Casa di Salazar.
Non le stava bene quel sorriso. Preferiva di gran lunga i sorrisi tristi che le aveva visto i primi mesi dopo il ritorno a scuola.
Soprattutto non gli piaceva che quei sorrisi fossero rivolti a lui.
La vide avvicinarsi alla scrivania, poggiare i palmi sul ripiano e allungarsi nella sua direzione.
- Vuoi i dettagli, Severus?- gli sussurrò furiosa – Vuoi che ti racconti di quando l’abbiamo fatto negli spogliatoi dopo la prima partita di campionato? Oppure di quando l’ho invitato a casa mia e mi desiderava così tanto che non siamo neppure arrivati alla camera da letto?
Il morso di Nagini aveva fatto meno male.
Severus non replicò, restò seduto a fissarla, sentendosi ferire da quello sguardo colmo di disprezzo, odiandole quel sorriso vendicativo.
- Non intrometterti più nella mia vita, Severus Piton. – scandì con un sussurro appena udibile. Ma che rimbombò nelle sue orecchie come un urlo.
Si allontanò velocemente e si avvicinò al camino di pietra rovistando nelle tasche del mantello alla ricerca del sacchettino con la metropolvere.
- Non ti si addice quel sorriso, Hermione. – le disse tornato a fissare le sue carte – Quel falso sorriso vendicativo. – specificò quando lei si voltò a guardarlo – Lascialo usare a chi lo conosce da oltre vent’anni, a chi sa padroneggiarlo senza sembrare un adolescente arrabbiata con il suo ex fidanzato.
La strega lanciò la polvere tra le fiamme furiosa.
- E’ l’unica difesa che mi è rimasta contro di te, Severus. E tu non sei il mio ex fidanzato, sei il bastardo che mi ha spezzato il cuore. – specificò prima di entrare nel fuoco e sparire in un turbine color smeraldo.
Severus prese in mano la piuma per riprendere il lavoro, ma la riappoggiò subito sul tavolo con un sospiro.
- Perché fai così, Severus? – chiese Silente alle sue spalle, era l’unico che aveva seguito la discussione con gli occhi aperti – Perché l’allontani se l’ami così tanto?
- Per salvare la mia anima, – sussurrò il mago appoggiando la testa sullo schienale – ha profanato la sua. E’ quasi morta per me. Voleva rinunciare alla sua vita per me. Quanto ancora devo chiederle di sacrificare in mio nome?
- Lei ti ama. – disse il mago dipinto – Non ha perso nulla. Ha trovato te.
- Bell’affare.
- Sei un’anima piena di luce, ragazzo mio. Quando la smetterai di guardare solo le ombre del tuo passato?
L'ombra più cupa, nasce dalla luce più intensa.
Severus non rispose, prese la piuma e riprese il lavoro interrotto.
- Se Hermione dovesse sposarsi? – domandò il vecchio mago – Se decidesse di andare avanti e non aspettarti più? Cosa farai Severus? Resterai a guardare di nuovo? La vedrai vivere mentre tu morirai? Continuerai a proteggerla anche se ci sarà un altro uomo accanto a lei?
Il professore restò in silenzio qualche secondo.
- L’ho già fatto una volta, Albus. Posso farlo di nuovo.
- Oh, ragazzo mio…
 
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