Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Alaide
view post Posted on 28/11/2013, 07:12 by: Alaide
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Autore/data : Alaide - 8 - 18 ottobre
Beta reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio Originle
Pairing: peut-être Personaggio Originale/Severus Piton
Epoca: post 7º anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: In quel momento riusciva unicamente a vedere il sorriso di Judith, quel sorriso colmo di perdono, affetto e riconoscenza che, un tempo, aveva rifiutato.
Note: Questo è un capitolo di transizione di cui ammetto di non essere molto soddisfatta.
La storia è il seguito di Luce
Parole: 836


Sinfonie
23. Sinfonia in si minore op. 2 nº 6
Terzo movimento. Incertezze e speranze



Pioveva quel giorno di giugno, una pioggia intensa, che ticchettava contro la finestra del carcere. Al di là delle grate si vedevano le singole gocce che parevano creare dei piccoli ruscelli su quel poco che si vedeva del vetro.
V'era stato un tempo in cui a Severus la pioggia era sembrata simile al sangue che gli macchiava le mani. In quel momento riusciva unicamente a vedere il sorriso di Judith, quel sorriso colmo di perdono, d'affetto e di riconoscenza che, un tempo, aveva rifiutato.
La pioggia, con il suo rumore incessante, pareva quasi accompagnare le parole della ragazzina, che gli stava raccontando dei suoi progetti futuri. A quanto pareva voleva entrare in conservatorio, l'anno prossimo.
«Credi che riuscirò a rimanere amica di Brian, anche se lui non farà il conservatorio?» domandò Judith, cercando di trovare una qualche rassicurazione, almeno su quella questione semplice.
Erano passate diverse settimane da quando aveva rivisto Severus e lo aveva pregato di poter dire la verità alla polizia.
Le era sembrato tutto estremamente semplice. Melusine l'avrebbe accompagnata dalla polizia, lei avrebbe detto che Severus le aveva salvato la vita e non aveva affatto ucciso i suoi genitori. Poi, pochi giorni dopo, l'uomo sarebbe stato libero.
Invece le cose erano molto più complicate.
Occorreva che avvenisse una revisione del processo, che Melusine contattasse un avvocato. Questo, però, si disse Judith, mentre Severus scriveva su un foglio, la donna l'aveva già fatto. Eppure il processo non era ancora stato rivisto.
E lei era preoccupata.
Sapeva che Severus si era autodenunciato e credeva di capire perché l'avesse fatto.
Quello che temeva era che i giudici non fossero affatto convinti di quello che lei avrebbe detto loro, anche se l'uomo che le aveva fatto delle domande, alcuni giorni prima, le era sembrato molto gentile.
È una domanda a cui non posso rispondere, ma da quello che scrivi, Brian dovrebbe rimanere tuo amico.
L'uomo non sapeva affatto se quelle fossero le parole più adatte, ma d'altronde lui era la persona meno indicata per poter dare consigli in termini di amicizia. Aveva perso l'unica amica che avesse avuto. Aveva ucciso l'uomo che considerava alla stregua del padre.
Sentì l'abituale senso di colpa farsi strada in lui, ma il sorriso che apparve sul sorriso di Judith, dopo che ebbe letto le sue parole, parve attenuarlo.
Era l'affetto che emergeva da quel sorriso a rendere più sopportabile il peso della colpa.
Era il perdono che la ragazzina gli donava con il suo sorriso ad attutirne il continuo rimbombo nella sua coscienza.
«Quando pensi che inizierà il nuovo processo?» domandò improvvisamente la ragazzina, dopo diverso tempo, durante il quale la pioggia aveva continuato a cadere impetuosa.
Sul suo viso era apparso un sorriso incerto, per quanto quel senso di incertezza non offuscasse l'affetto che sempre emergeva nei suoi sorrisi.
Melusine, che sedeva in disparte - per quanto fosse possibile nell'angusta cella -, si era aspettata che Judith ponesse questa domanda.
Per la ragazzina, quella lunga attesa era snervante. E la donna ne poteva comprendere i motivi. L'avvocato, che aveva contattato poco dopo che Severus e Judith si erano rincontrati, le aveva detto che i tempi avrebbero potuto essere anche lunghi, considerando che non v'erano prove realmente concrete dell'innocenza di Severus, se non la testimonianza della bambina.
Di certo, questa era fondamentale, ma non era detto che sarebbe stata considerata bastevole per assolvere l'uomo.
Melusine dovette ammettere di essere stata incredibilmente ingenua, quando aveva sperato che la soluzione fosse a portata di mano. Non era certo che Severus venisse scagionato. L'avvocato le aveva detto che forse sarebbe stato giudicato complice nell'omicidio, con tutte le attenuanti del caso, considerando che aveva salvato la vita della bambina. Forse sarebbe stato giudicato innocente. Ma non si avevano certezze.
La donna lanciò un'occhiata in direzione dell'uomo, che stava scrivendo in risposta a Judith.
Forse anche Severus si era atteso quella domanda ed era certa che egli sarebbe riuscito a risponderle meglio di quanto avrebbe mai potuto fare lei stessa.
La situazione era complessa e colma d'incertezza, l'incertezza che era apparsa nel sorriso di Judith, mentre formulava quella domanda.
Le sembrò che quell'incertezza si trovasse nella pioggia, nelle parole che aveva pronunciato di fronte al direttore dell'orfanotrofio, quando aveva scongiurato che Judith venisse adottata.
Sapeva che avrebbe dovuto, a breve, spiegare al suo datore di lavoro come stessero veramente le cose. Non poteva tenere nascosto molto a lungo il fatto che il suo matrimonio fosse fin troppo ipotetico. Tutto dipendeva dalla revisione del processo.
Sapeva che se tutto fosse andato per il verso giusto avrebbe sposato Severus, per poter dare a Judith la famiglia che meritava.
Osservando, in quel momento colmo di incertezze - ma sul volto della bambina trionfava un sorriso colmo del suo affetto di figlia -, l'uomo e la ragazzina poteva unicamente sperare che tutto andasse per il verso giusto.
Doveva accadere così.
C'era già stata troppa sofferenza nella vita di Severus e Judith.
E lei voleva sperare che chiunque venisse chiamato a giudicare comprendesse che una scelta sbagliata avrebbe potuto spegnere il sorriso di Judith per sempre.
 
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