Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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ellyson
view post Posted on 26/11/2013, 11:19 by: ellyson
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Seguito di "Incubi dolci come un bacio"


n. 34

Titolo raccolta: Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)
Titolo di questo sorriso: Parole che gelano l’animo

Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: one shot
Rating: Per tutti
Genere: Triste, introspettivo, Malinconico,
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton, Molly Weasley
Pairing generale della raccolta: Severus / Hermione, accenno a Severus / Lily
poca: post battaglia finale
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Non la vedeva da molto, troppo tempo ed era sempre bellissima. E lui l’amava ancora.
Si preparò mentalmente ad un lungo silenzio imbarazzato, invece Hermione lo spiazzò con un finto, freddo sorriso di cortesia.

Parole: 2105

Parole che gelano l’animo

Luglio 2003
giardino della Tana
primo pomeriggio



Si era smaterializzato alla Tana in anticipo rispetto all'inizio della cerimonia, come gli era stato richiesto.
Molly l'aveva accolto con il solito sorriso materno e un abbraccio che odorava di tortino al rabarbaro.
Aveva cercato di non sembrare troppo rigido in quell'abbraccio, ma non era certo di esserci riuscito.
Il tocco umano ancora lo terrorizzava, aveva il forte dubbio che questo non sarebbe mai cambiato.
Si accomodò in cucina dove Molly, con ancora addosso il grembiule e i bigodini in testa che magicamente si stavano sciogliendo da soli, gli aveva offerto una tazza d caffè.
- Avrei dovuto essere pronta da un pezzo. - si scusò la donna mentre una spatola finiva di glassare una torta alta quattro piani – Ma ci sono così tante cose da fare e da finire. Harry e Ginny non volevano un matrimonio in grande stile, ma é certamente più affollato di quello di Bill e Fleur, abbiamo dovuto utilizzare tre tendoni per far stare tutti.
A Severus quelle informazioni non interessavano, ma Molly era stata gentile con lui. Al San Mungo era andata a trovarlo più di una volta sorvolando sul suo pessimo umore. Lo invitava tutti gli anni per il cenone di Natale, nonostante i suoi continui rifiuti, e gli faceva un regalo, rigorosamente fatto a mano e nero, che lui riponeva nell'armadio insieme agli altri vestiti tutti uguali.
L'ultimo maglione che gli aveva confezionato era nero con un serpente verde scintillante.
Decisamente non era il suo genere, ma scartava quel pacco con un sorriso e gli piaceva riempire l'armadio con vestiti che non fossero mantelli lunghi e giacche dai mille bottoncini.
Mentre finì il caffè sentì qualcuno scendere dalle scale.
- Ginny vedi di smetterla di piangere! - urlò una voce nota che gli fece chiudere lo stomaco – E' la seconda volta che devo rifarti il trucco!
Appoggiò la tazza sul tavolo nel momento in cui Hermione entrava nella calda cucina.
- Molly, dov'é la tiara di zia Muriel?
- Oh cara. - rispose la strega mentre l'ultimo bigodino si srotolava dalla ciocca – Quel colore ti dona molto.
Severus non si era ancora voltato. Aveva sentito il suo profumo e non era stato in grado di muoversi, aveva paura di vederla. Paura di quello che poteva dirgli, quello che poteva suscitare in lui la sua sola visione.
- Grazie. - rispose lei, Severus sentiva il suo sguardo alla base della nuca – La tiara, Molly.
- Oh si certo. Dopo il matrimonio di Fleur zia Muriel ha messo la tiara in una custodia incantata che non si può appellare. E' in camera mia e Arthur, vado a prenderla. Aspettami qui.
Uscì quasi di corsa, mentre si toglieva il grembiule e la spatola finiva l'ultimo ritocco.
Severus si sentiva stupido in quel momento, erano rimasti soli in quella stanza. Le dava spalle e non sapeva cosa dirle.
Mi dispiace?
Sono un'idiota?
Ti amo, ma non sarò mai in grado di dirtelo?
Si alzò dalla sedia e fece volteggiare la tazza fino al lavello dove iniziò a pulirsi da sola, lisciandosi le pieghe della giacca si voltò, trovandosi una Hermione Granger, ormai donna, di fronte.
Era bellissima fasciata in quel vestito senza spalline blu notte, così scuro da sembrare quasi nero.
Appena truccata, con i capelli raccolti in un'alta stretta coda.
Così adulta, così matura.
Non la vedeva da molto, troppo tempo ed era sempre bellissima. E lui l’amava ancora.
Si preparò mentalmente ad un lungo silenzio imbarazzato, invece Hermione lo spiazzò con un finto, freddo sorriso di cortesia.
- Buongiorno, professor Piton.
Il suo tono così formale era più doloroso della sua bellezza e di quel freddo sorriso.
- Buongiorno, signorina Granger.
Calò il gelo, il mago sentiva le occhiate pungenti di lei. Vedeva tutte quelle domande nei suoi occhi. Domande a cui non avrebbe mai avuto delle risposte. Domande a cui nemmeno lui sapeva dare risposta.
- Come procede la sua ricerca?
Una conversazione formale e sciocca era l'unica possibilità che aveva per eliminare quel finto sorriso che lo feriva più di ogni altra cosa.
- Bene. - rispose lei torturando la collana di perle che le adornava il collo – Ho controllato tutti i centri magici o presunti tali della Francia. Ho qualche settimana di ferie, poi mi trasferirò in Spagna e forse in Italia. Dai miei studi e dalle ricerche che ho fatto anche nel mondo dei Babbani ci sono molte città considerate “esoteriche”. Ovviamente i Babbani non hanno idea di quello che sono in realtà. Al Ministero tutte queste informazioni sono utili. In più ho potuto conoscere altre realtà magiche oltre quelle inglesi; è molto interessante ed istruttivo.
- Ho letto la sua relazione sulle conoscenze Babbane della magia più essenziale e naturale.
- Ha letto la mia relazione?
Sembrava sinceramente stupita.
- Non sono abbonato solo a Pozioni Moderne, Hermione.
Il suo nome era uscito da solo, era una crepa in quel rapporto distaccato che lui stesso aveva preteso.
Sussultò appena quando udì il suo nome e, finalmente, quell’odioso sorriso scivolò dalle sue labbra.
Aprì la bocca per parlare, ma l'entrata di Molly bloccò ogni cosa.
- Non starete parlando di lavoro, vero?
- Abbiamo finito. - sorrise la strega mentre prendeva la custodia con quello che, Severus presumeva, contenesse la famosa tiara – Grazie. Vado a portarla a Ginny, é quasi ora.

* * *



Villaggio di Hogsmeade, Dicembre 1998
Tardo pomeriggio



L'inverno era arrivato quasi all'improvviso quell'anno. L'autunno era stato mite fino alla metà di Ottobre, poi era sceso il gelo, gli alberi avevano perso il fogliame nel giro di qualche giorno e tutto era tornato nella normalità.
Presto avrebbe iniziato a nevicare, trasformando ancora una volta il paesaggio che Severus conosceva, ormai, a memoria.
Si era proposto come sorvegliante per la prima gita al villaggio, solitamente restava al castello, ma non aveva nulla da fare.
Per una volta non aveva compiti da correggere, libri di magia oscura da leggere o riunioni segrete con Silente.
Era libero. E la cosa lo spaventava a morte.
Non avere nulla da fare voleva dire riflettere su quello che gli stava succedendo. Su quel sogno che aveva fatto più di una volta, su quelle voci che sentiva e che lo stavano facendo impazzire.
Camminava per le stradine del villaggio guardandosi attorno, ammonendo gli studenti solo con lo sguardo. Era sempre stato bravo in questo.
Quando la maggior parte delle teste di legno si era rintanata nei negozi e ai Tre Manici di Scopa per una burrobirra, riparandosi dal vento gelido che si era alzato all'improvviso, decise che era arrivato il momento di bere qualcosa. Qualcosa di forte.
Non entrava ai Tre Manici da molti anni, non gli era mai piaciuto. Era troppo rumoroso e affollato e poi, l'ultima volta che vi aveva messo piede, aveva visto Lily baciarsi con James e quel posto aveva perso così ogni interesse.
Camminò velocemente fino alla Testa di Porco, decisamente più affine al suo carattere.
Entrò silenziosamente, ben felice di non vederci nessuno in quel momento. Era il tipico locale che si affollava di notte, quando gli altri erano al sicuro nelle loro case.
Aberfoth sollevò la testa dalla Gazzetta del Profeta che stava leggendo, quando lo sentì entrare.
Non aveva avuto modo di vedere il fratello di Silente da quando lo aveva ucciso.
Restò in piedi davanti alla porta, osservando il fratello della sua ultima vittima in silenzio.
Si studiarono per diversi minuti, anche se la verità era stata urlata da Potter davanti a tutti, lui restava l'assassino di Silente.
Fu Aberfoth il primo a parlare.
- Qualcosa di forte, professor Piton? - gli chiese mentre ripiegava il quotidiano.
Severus annuì e si sedette al bancone.
Restò quasi un'ora. Senza mai parlare, solo con il suo silenzio e un bicchiere di idromele che centellinava.
Quando uscì non si stupì di vedere i primi fiocchi di neve cadere lentamente dal cielo grigio e gonfio di nubi.
Il vento gelido lo colpì in volto come uno schiaffo in pieno viso. Si avvolse nel mantello, assumendo sempre di più l'aspetto di un gigantesco pipistrello, come se volesse dar conferma alle voci che giravano sul suo conto.
Era stato paragonato alle creature magiche più spaventose e orripilanti del mondo, ma quello del pipistrello restava il suo preferito.
Si guardò attorno, gli studenti stavano iniziando a rientrare, lui doveva restare fino alla fine assicurandosi che nessuno fosse rimasto indietro.
Hogwarts si vedeva all'orizzonte, imponente maniero che sorvegliava il villaggio dall'alto. Come la vecchia ciminiera che osservava Spinner's End.
La stradina che portava ad Hogsmeade sembrava un lungo serpente di terra e sassi. Senza neppure rendersene conto si portò una mano alla gola.
Riprese a camminare senza una meta precisa, cercando gli studenti che non erano ancora sulla via di casa.
Si bloccò all'entrata della strada che portava alla Stamberga.
Non si era accorto di aver preso quella via fino a quando non vide l'ombra della casa proiettata sul terreno gelato.
Si avvicinò alla staccionata malconcia che delimitava i confini della catapecchia quando vide qualcuno seduto su una pietra.
Hermione fissava la casa in silenzio. La borsa dei libri era stata appoggiata a terra, era aperta, ma non c'erano libri in giro o tra le mani della ragazza. Severus intravide un sacchetto di Mielandia e qualche piuma nuova presa all'Emporio.
Si avvicinò senza preoccuparsi di non fare rumore.
La strega si voltò di scatto come risvegliata da un sonno improvviso.
- Buonasera, professore. - disse educatamente lei alzandosi dalla roccia.
- Signorina Granger... – la salutò con un impercettibile cenno del capo.
- Cosa ci fa qui?
- Il mio lavoro. E’ uno dei posti preferiti degli studenti del settimo anno per nascondersi e rientrare al castello dopo l'orario consentito.
Hermione sorrise e aprì le braccia.
- Beh.... qui ci sono solo io.
- Questo lo vedo da solo.
La giovane tornò a fissare la vecchia casa scricchiolante.
- Perde ogni fascino quando sai com'é dentro. - disse piano come se stesse parlando a se stessa.
- La casa di Minerva non è accogliente?
- Sono così abituata a studiare nel caos della Sala Comune che il silenzio, a volte, diventa troppo opprimente. Qui è isolato, gli studenti non ci vengono quasi mai. Ma c'é abbastanza rumore, ogni tanto arriva l'urlo di Madama Rosmeta. Riesco a concentrarmi meglio.
Severus spostò lo sguardo sulla casa. Lì era quasi morto. Il suo sangue, probabilmente, sporcava ancora il pavimento. C'erano le impronte lasciate da Nagini, quelle dell'Oscuro. Col tempo sarebbero sbiadite, inglobate nella polvere come una vecchia storia. Presto non sarebbe rimasto nulla, ma solo il ricordo di un mago oscuro e di un gruppo di giovani maghi.
Tornò a guardare Hermione, anche lei fissava la casa, forse aveva i suoi stessi pensieri.
E, solo allora, si rese conto che era stata lei a portarlo di nuovo ad Hogwarts, era andata a cercare il suo freddo corpo morto, invece l'aveva trovato aggrappato alla vita da un sottile filo teso da Fanny.
O così gli era stato detto.
- Lei mi ha trovato.
Hermione sgranò gli occhi e si voltò verso di lui. Sembrava improvvisamente pallida.
- Cosa?
- In quella casa. Minerva mi ha detto che é stata lei a trovarmi e a portarmi ad Hogwarts.
La donna annuì solamente.
- Perché? - le chiese.
- Lei era vivo. - rispose facendo spallucce - Dovevo lasciarla sul quel pavimento?
- Perché é tornata in quella casa? Per lei ero morto.
La vide alzarsi e prendere la borsa con le sue cose.
- Non ha importanza.
- Tutto ha importanza, Granger.
Hermione lanciò un ultimo sguardo alla casa.
- Non volevo che la sua tomba fosse quella vecchia casa. Lasciato sul quel pavimento come una bambola di pezza usata. Non volevo che il mio ultimo ricordo di lei fosse il suo sangue sulle mani di Harry. - tornò a guadarlo, fece un debole sorriso e sistemò la borsa sulla spalla – Buona serata, professor Piton.
Severus capì che aveva fretta d’andarsene.
La seguì con lo sguardo. Poco lontano da lui, Hermione mise un piede in fallo e rischiò di cadere. Severus l'afferrò la volo e nel momento in cui sentì il peso del suo corpo avvertì una strana sensazione. Era come se conoscesse quel calore, quel profumo e quel sapore.
Era come se conoscesse Hermione Granger meglio di quanto potesse ricordare.
Severus...
Aveva sentito chiaramente il suo nome.
- Non mi sembra di averle dato il permesso di chiamarmi per nome, Granger. - sbottò irritato mentre la scioglieva dal suo abbraccio.
- Io non ho detto nulla, professore. - era arrossita – Grazie per avermi presa a volo. Arrivederci.
Severus la seguì fin dove poté con lo sguardo.

Edited by chiara53 - 26/11/2013, 23:39
 
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