Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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ellyson
view post Posted on 25/11/2013, 10:51 by: ellyson
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Seguito di "Bianche parole"

n. 33

Titolo raccolta: Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)
Titolo di questo sorriso: Incubi dolci come un bacio

Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: one shot
Rating: Per tutti
Genere: Triste, introspettivo, Malinconico,
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton, Minerva McGranitt, Harry Potter
Pairing generale della raccolta: Severus / Hermione, accenno a Severus / Lily
poca: post battaglia finale
Avvertimenti: AU
Riassunto:
Severus si era svegliato, non era ancora del tutto cosciente, ma aveva aperto gli occhi e aveva risposto alle domande che il medimago gli aveva posto.
Aveva perfino trovato le forze di dire una battuta cinica che l'aveva fatta ridere.

Parole: 2050

Incubi dolci come un bacio

Fine settembre 1998
Londra, San Mungo
Sera inoltrata



Minerva uscì dalla stanza di Severus Piton con un sorriso.
Severus si era svegliato, non era ancora del tutto cosciente, ma aveva aperto gli occhi e aveva risposto alle domande che il medimago gli aveva posto.
Aveva perfino trovato le forze di dire una battuta cinica che l'aveva fatta ridere.
Chiuse la porta della stanza alle sue spalle e percorse il silenzioso corridoio, era stremata e voleva solo andare a letto.
Ma era felice. Severus si era svegliato. E lei poteva fare ammenda di tutte le cose orribili che gli aveva detto l'ultimo anno. Poteva scusarsi, piangere per lui, piangere con lui per Albus.
- Professoressa McGranitt...
Si voltò di scatto e vide Hermione seduta sulle sedie poste lungo il corridoio. Era pallida, tremava e si vedeva che aveva pianto.
- Hermione... - sussurrò avvicinandosi – é successo qualcosa?
La giovane strega scosse il capo.
- E' vero professoressa? Sev... il professor Piton si è svegliato?
Annuì sedendosi accanto a lei.
- Non é ancora molto lucido, ma se conosco Severus lo sarà tra qualche giorno.
Hermione stava torturando l'angolo della camicetta che indossava e si mordicchiava l'interno della guancia.
- Devo chiederle un favore, professoressa. Io... lui... non deve sapere quello che ho fatto. Deve dirgli che é stata Fanny a salvarlo. Io l'ho solo trovato nella Stamberga.
- Hermione... Severus deve saperlo. Quello che hai fatto per lui...
- E' stato dargli una scelta. - fece lei - Solo questo. L'incantesimo non resuscita i morti, frena solo la corsa verso il nulla. Il professor Piton era bloccato in un limbo, per questo ho potuto raggiungerlo. Ho aperto una strada che lo avrebbe riportato nel nostro mondo. La decisione di vivere o morire é sempre stata sua.
- Vorrà sapere il perché l'hai fatto.
La giovane restò in silenzio, forse cercando anche per se stessa una risposta alla domanda che si poneva da mesi.
Alla fine sospirò, lisciò l'angolo della camicetta e si alzò in piedi.
- Lui meritava di più. La sua vita non poteva finire in quel modo, in quella casa polverosa. Non era giusto.
Minerva restò seduta fissando la schiena della giovane strega che sembrava invecchiata in pochi minuti.
- Lui merita di più. - ripeté Hermione con un sussurro.

* * * *



Hogsmeade, Marzo 2003
Testa di Porco, tarda sera




La Testa di Porco era uno dei pochi locali rimasti indenni dopo la battaglia.
Severus ci andava regolarmente una volta a settimana.
Era ancora tenuto alla bene e meglio, frequentato da maghi e streghe discutibili, perennemente in penombra, ma con dell'ottimo liquore.
Decisamente era il posto che più si adattava alla sua vita passata e presente.
Aberforth lo accoglieva con un silenzioso cenno del capo, aspettava che si sedesse, poi gli metteva davanti un bicchiere di whisky incendiario.
Quella sera non era molto diversa dalle altre.
Entrò con il solito passo leggero guardandosi attorno com'era abituato a fare. Nonostante tutto continuava a cercare potenziali pericoli e orecchie indiscrete.
Quando si é una spia doppiogiochista da una vita lo si resta per tutta la vita.
C'erano un paio di maghi al bancone e una vecchia strega seduta in un angolo.
Si sedette lontano dagli altri, cercando di non attirare troppo l'attenzione.
- Le porto il solito, Preside Piton? - gli domandò il proprietario già allungando la mano verso la bottiglia.
- Tra poco, Aberforth. - gli disse – Questa sera non sarò solo.
L'altro non replicò, lasciò perdere la bottiglia di whisky e riprese a parlare con gli altri due clienti.
L'attesa fu più lunga del necessario; quando, finalmente, arrivò il suo ospite il mago lo fissò irritato.
- Potter! Non ti hanno insegnato la puntualità all'addestramento per Auror?
Al suono di quel nome Aberfoth si voltò verso di loro.
- Sei qui per fare danni, Potter? - domandò infastidito – Non ci saranno degli Auror qua fuori che vogliono, ancora, controllare il mio locale, vero?
Gli altri due maghi al bancone si voltarono verso di lui, il giovane Auror non ci fece caso, abituato ad occhiate curiose e stupite. Si sedette accanto al Preside e ridacchiò.
- Sono qui solo come compagno di bevute, Signor Silente.
Piton non replicò, lo lasciò accomodare sullo sgabello accanto al suo e aspettò che Aberforth portasse da bere.
- Lascia qui la bottiglia, Aberforth. - gli disse – Credo che ne avrò bisogno questa sera.
Il mago non disse nulla, appoggiò il liquore sul bancone e andò ad ascoltare la discussione degli altri due maghi, lanciando un'occhiata poco amichevole al giovane cacciatore di maghi oscuri.
Severus prese tempo, afferrò la bottiglia e versò il whisky ad entrambi.
- Non si sta chiedendo il perché le ho inviato quel gufo? - chiese Potter prendendo il bicchierino dal vetro opaco.
- Quando si tratta di te, Potter. - gli rispose portando alle labbra il proprio bicchiere – Ho imparato a non aspettarmi nulla. E' un'inutile perdita di tempo.
La risata divertita del giovane lo costrinse a finire in un unico sorso il suo bicchiere e a versarsene subito un altro. Far ridere Potter non era nei suoi piani.
- Ho bisogno di un consiglio. - gli disse Potter rigirando il bicchiere tra le mani - Uno di quelli che avrei chiesto a Sirius. - finì con tono triste.
Severus fece una smorfia disgustata per esser stato paragonato ad un cane pulcioso.
Immaginò Black sbellicarsi dalle risate nell'aldilà.
- C'é sempre il padre della tua fidanzata.
- Il consiglio riguarda proprio Ginny. - Harry bevve un piccolo sorso - Vorrei chiederle di sposarmi.
Il Preside rigirò il liquore nel bicchiere indeciso se berlo in un unico sorso sperando di porre, il prima possibile, fine a quello strazio.
- Non vorrai dei consigli su come chiederglielo, vero Potter?
- No... - Harry mandò giù un altro piccolo sorso – a dire il vero ho chiesto prima a Ron e lui continua a dirmi che é troppo presto. Che siamo giovani. Ginny è nel pieno del campionato... - Piton sollevò gli occhi al cielo, poi studiò ancora il suo bicchierino indeciso sul da farsi – Mi ha messo un po' in crisi.
- Tu l'ami Potter?
- Cosa?
La domanda improvvisa l'aveva colto di sorpresa.
Il mago sbuffò.
- La domanda è semplice, Potter, e prevede solo due risposte.
- Sì, l'amo.
- E cosa saresti disposto a fare per lei?
- Qualunque cosa.
Harry restò in silenzio, valutando l'espressione del Preside.
Severus osservava il liquore ambrato, sinceramente colpito dall'amore di quel ragazzo, fingendo di non riconoscere le sue stesse parole.
Ma in fin dei conti anche lui sapeva cos'era l'amore. Quello vero, sincero, quello che ti spinge anche tra le braccia della morte pur di proteggerla.
Qualunque cosa.
Era morto per Lily, per i suoi occhi verdi, per il suo sorriso innamorato, anche se non era mai stato rivolto a lui.
Era morto per lei... spinto dal senso di colpa per aver raccontato all'Oscuro quella profezia.
Era morto.
Sono qui per darle una scelta.
E lui aveva scelto. Abbandonato dalla donna che credeva di amare anche da morto, aveva deciso di tornare indietro.
Non c'era nulla per lui nel mondo dei morti.
Non c'era nulla per lui, lui che aveva fatto qualunque cosa per lei.
Ed era tornato con il suo sorriso stampato nella mente, anche se lo aveva dimenticato. Era tornato con il ricordo del suo sapore sulle labbra e il calore del suo corpo.
Ed anche ora avrebbe fatto qualunque cosa per lei.
- Allora non hai bisogno dei miei consigli, Potter. - gli disse – Sai già cosa fare.
Il giovane Auror bevve tutto il liquore in un sorso solo con un sorriso felice sulle labbra.
- Mi farà da testimone, professore?
- Non sono abbastanza ubriaco per poter rispondere a questa domanda. - rispose prima di bere il secondo bicchiere – E poi sono quasi certo che quel ruolo spetti a Weasley.
- Beh io vorrei entrambi.
Severus non rispose, afferrò la bottiglia e si versò il terzo bicchiere, c'erano troppi ricordi dolorosi che stavano affiorando nella sua mente e non voleva affrontarli. Non quella notte.
- E' molto probabile che Hermione sia la testimone di Ginny.
La frase di Harry restò in sospeso nell'aria, Piton non disse nulla, si limitò a versarsi il whisky e a rigirarlo nel bicchierino incrinato.
Abertforth avrebbe dovuto comprare dei bicchieri nuovi.
Harry non si aspettava una risposta, si alzò in piedi; voleva solo andare da Ginny e chiederle di dividere la vita con lui. Era impaziente come un bambino la vigilia di Natale. Ma era anche stanco di vedere Hermione e Piton comportarsi come due adolescenti in crisi.
Quello che c'era stato tra di loro non poteva essere ignorato.
La professoressa McGranitt era certa che a Severus servisse un aiutino nelle faccende di cuore. Una piccola spintarella nella direzione giusta.
E tutti, perfino quel testone di Ron, avevano capito che Hermione era la strada giusta per Severus. Così come Severus era la strada giusta per Hermione.
Era strano pensare a loro due. Ma nella sua vita aveva visto cose ben più strane di quella.
Con una lentezza estrema si appuntò meglio il mantello sulle spalle, cercando di studiare ogni minimo movimento del mago. Ma Piton era un esperto nel tenersi tutto dentro.
Alla fine, quando era pronto e non aveva più scuse per restare, il Preside si voltò verso di lui.
- Non farò nessun discorso smielato, Potter. - gli disse.
Harry non poteva crederci, era certo che sarebbe stato molto più difficile, che avrebbe dovuto insistere fino allo sfinimento.
- Non c'é problema. - gli rispose con un sorriso felice – Quello lo lascio a Ron, é divertente quando impreca contro una pergamena bianca.
Si allontanò con il sorriso sulle labbra, lanciando un silenzioso saluto al fratello di Silente, saluto che non fu ricambiato.
- Potter! - il tono era lo stesso che usava in classe quando doveva rimproverarlo.
Lui si bloccò a pochi metri dall'uscita e si voltò.
- Sì, professore?
Piton ghignava, gli ricordò quella lezione di pozioni doveva aveva fatto cadere la sua ampolla, casualmente dopo che Hermione aveva pulito il suo calderone.
Ops... zero, Potter
- Cerca di non riprodurti troppo.
Le parole erano diverse, ma il tono pungente lo stesso. Perfino il sorrisino divertito era lo stesso.

* * * *


Hogwarts, Novembre 1998
Sotterranei, piena notte



Il mago scattò a sedere sul letto in un bagno di sudore.
Ansimando si portò una mano alla gola trovando solo pelle accaldata e bagnata.
Era stato un incubo.
Un incubo spaventoso con enormi serpenti che lo azzannavano su tutto il corpo.
Si passò una mano tra i capelli, incapace di eliminare la fastidiosa sensazione delle zanne che penetravano la carne, o l'odore del suo sangue che impregnava quell'incubo.
Un brutto sogno, Severus?
Il mago sbuffò chiudendo gli occhi, ignorando tutto, anche le voci nella sua testa.
E' inutile, Severus.
- Vattene. - sibilò – Sei solo un'illusione.
Molto poco carino da parte tua, Severus.
- Vattene. - sibilò nuovamente stringendo le lenzuola.
Non posso. Sono solo un'illusione.
Il tono della voce era irritato. Le labbra del mago si incurvarono in un mezzo sorriso cinico. Era capace di litigare anche con la sua stessa mente.
Aprì gli occhi guardandosi attorno: la camera era fiocamente illuminata dalle braci nel camino.
Esaminò ogni angolo buio della stanza.
Sono qui, Severus.
Il mago si voltò, trovandosi una figura ai piedi del letto. Aveva chiaramente un corpo femminile, ma non riusciva a vederne il volto. Era come avvolto da un'ombra perenne.
- Sto impazzendo. - mormorò.
No, non sei pazzo.
- Tu non esisti.
Nonostante non la vedesse in volto Severus sentì che gli sta stava sorridendo, la vide muoversi. Arrivò al lato dove era sdraiato e si sedette vicino a lui.
Era un'illusione. Un parto della sua mente. Eppure sentì il materasso abbassarsi sotto il suo peso. E, nonostante tutto, il volto della donna restava in ombra, nascosto alla sua vista.
La vide chinarsi su di lui e non ebbe le forze di scostarsi, avvertì le sue labbra di ombra baciarlo.
Un tocco delicato, dolce.
Quando la figura si staccò si sentì abbandonato, solo.
Io sono reale, quanto te, Severus. Devi solo ricordare.
- Cosa devo ricordare?
Me.
Il mago aprì gli occhi di scatto ritrovandosi nel suo letto.
Aveva sognato.
Eppure quel tocco gli sembrava reale. Poteva ancora sentirne il sapore.
 
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