Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Ania DarkRed
view post Posted on 8/11/2013, 15:47 by: Ania DarkRed
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Titolo: 6. Una coppia di vecchi sposi
Autore/data: Severus_Ikari / febbraio 2013 (rivista in corso di pubblicazione)
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: Commedia, Introspettivo
Personaggi: Severus Snape, Hermione Granger, Minerva McGonagall
Pairing: Hermione/Severus
Epoca: 7 anni dopo la fine della II Guerra Magica
Avvertimenti: AU
Riassunto: “Erano passati sette anni dalla fine della guerra e molti altri da quando la sua Lily non c’era più, non sarebbe di certo bastato il fugace ricordo stampato sul vetro di una finestra a riportarlo indietro a quando tutto andava bene."
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti.
La trama di questa storia è invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Nota 1: Questa è la sesta storia di “Un anno per amare” (ricordo che prima si intitolava “È sufficiente un anno per innamorarsi?”) ed è il seguito di "Il mondo che va avanti".
Parole/pagine: 2740/5



Un anno per amare

6 - Una coppia di vecchi sposi



23 giugno 2005



Quella sera Severus si era fermato per qualche istante a riflettere mentre dalla finestra osservava il cielo su Cokeworth sporcato dalle dense nubi che rendevano la notte ancora più buia, impedendo ai suoi occhi di scorgere le stelle: trovava quasi assurdo che dopo tutti quegli anni quell’angolo di mondo non fosse per niente cambiato.
Era come vedere una cartolina sbiadita di quando era ancora bambino, di quando scappava da quella casa per correre dalla sua Lily.
Fece scorrere le pallide dita sul vetro, come se volesse toccare quel ricordo e riviverlo ancora una volta, anche se era ben consapevole di quanto fosse stupido pensare che sarebbe bastato quello per farlo tornare indietro.
Erano passati sette anni dalla fine della guerra e molti altri da quando la sua Lily non c’era più, non sarebbe di certo bastato il fugace ricordo stampato sul vetro di una finestra a riportarlo indietro a quando tutto andava bene.
Era mai andato tutto bene?
“Quando c’era Lily, sì.”
Non sono del tutto sicuro. E comunque sono passati anni e anni, ed è ora che ti lasci tutto questo alle spalle e cerchi di vivere il presente, quella vita cui ti sei ostinatamente aggrappato.
Un bussare alla porta distrasse – fortunatamente – quei pensieri che iniziavano a prendere una brutta piega, lo sapeva benissimo, per questo aveva ancora paura di affrontare la realtà dei fatti e si rifiutava in qualsiasi modo di entrare nell’argomento.
Era già tanto che avesse parlato con Harry – in realtà, tra tutti e due, avevano parlato ben poco, per lo più si erano limitati a guardarsi o a pronunciare brevi frasi, il giovane mago perché era ancora intimorito dal suo vecchio insegnante nonostante gli anni passati e nonostante fosse ormai un uomo e quasi un padre, mentre Severus, beh, era sempre Severus, e in quegli occhi non faceva altro che rivedere Lily.
Quell’incontro non era stato poi molto, ma era pur sempre un primo passo verso un chiarimento che era assolutamente necessario tra quei due ed Hermione non faceva altro che ripeterglielo.
Stancante.
Con passo ancora un po’ incerto andò ad aprire.
«Non ritenevo necessaria la presenza di una balia in assenza del mio amorevole non-ancora-Medimago personale» soffiò scocciato Snape dopo essersi fatto da parte per permettere alla sua ospite di entrare.
«Oh, beh, anch’io sono felice di vederti, Severus.»
«Mm…»
Minerva McGonagall conosceva il mago che le era davanti fin da quando era un ragazzino e ormai nulla di lui riusciva più a stupirla, era ormai abituata da tempo al suo carattere che definire inesplicabile era piuttosto riduttivo.
Si ritrovò a sorridere nel vedere quell’espressione tipicamente da Severus scontroso, alla quale, sapeva, sarebbe seguita l’immancabile alzata di sopracciglio, e, infatti, lo sollevò non appena vide il sorriso sulle labbra dell’anziana strega.
«Dov’è Hermione?»
«Pensavo lo sapessi, visto che ti ha mandato lei.»
Hermione quella sera non c’era, era andata da qualche parte con Ginny che l’aveva convinta ad uscire un po’ – sì, avevano fatto pace, ancora ricordava perfettamente i vari piagnucolii che le due gli avevano urlato nelle orecchie, mentre lui, povero mago ancora in convalescenza, era bloccato a fare gli esercizi gentilmente imposti dalla giovane Granger e, ovviamente, non poteva muoversi né tapparsi l’udito.
E non aveva nemmeno la bacchetta per lanciarle lontane miglia da lui!
Non potevano andare a consumare le loro idiozie da donnette altrove?
Come si era ridotto, pensò, assistito – e ricattato – da quella che una volta era una sua studentessa che, per giunta, tremava ogni volta che le respirava vicino.
Sì, era proprio ridotto male.
Poi ad un tratto gli venne in mente, in maniera del tutto inspiegabile, un particolare al quale aveva fatto caso più di una volta in quel mese: la giovane strega usava sempre la magia per fargli muovere il corpo, mai che una volta lo avesse anche solo sfiorato. Perché?, si chiese.
Non che gli importasse davvero, ma era comunque strano.
Che strani pensieri che fai.
«Oh, Severus, a volte penso che tu sia realmente senza speranza. Non posso venire a trovare un vecchio amico?»
«Sono tuo amico, Minerva?»
«Pensavo che avessimo chiarito ormai» rispose la strega con una nota di delusione nella voce che non sfuggì a Severus. «Sei mio amico, Severus, sei il figlio che non ho mai avuto. Ti ho odiato a lungo e profondamente, e ingiustamente, ma si odia solamente qualcuno che si ama e al quale si vuole bene. Ti ho odiato perché ti volevo bene, come un amico, come un figlio. Volevo bene anche ad Albus e mi sono ritrovata semplicemente davanti a qualcosa più grande di me, mi sono ritrovata davanti a quel figlio che lo aveva ucciso. Avrei dovuto farmi delle domande, farmi venire dei dubbi, non avrei dovuto credere che quello che avevo avuto davanti per anni era solo una menzogna. Mi dispiace, Severus, sono stata un’egoista a non pensare a ciò che provavi tu. Mi dispiace e ti chiedo scusa, ancora e ancora se servisse a farti credere a queste mie parole e ritenere di meritare il nostro e soprattutto il tuo perdono. Te lo dirò di nuovo e sempre, ma se tu non ci credi, è del tutto inutile.»
Severus rimase in silenzio per alcuni istanti, le braccia incrociate dietro la schiena, mentre di nuovo guardava il buio fuori dalla finestra, quelle strade dove aveva corso da piccolo per allontanarsi da lì, dalle urla che rimbombavano su quelle stesse pareti.
«Ti credo, Minerva. E non hai nulla di cui scusarti» si voltò verso di lei e le regalò uno splendido sorriso, un sorriso da Snape, certo, eppure era qualcosa che la strega non aveva mai visto prima, così dolce e luminoso che si sentì scaldare l’anima.
«Razza di stupido! Ti piace farmi essere così sentimentale?»
Il mago non rispose, strinse le labbra con forza cercando di trattenere una risata che era da tanto tempo che non gli veniva così spontanea e profonda.
Minerva afferrò un cuscino adagiato sul divano e senza pensarci due volte glielo lanciò addosso, quasi con rabbia, anche se stava ridendo persino lei, e in quell’istante Severus non riuscì più a contenersi e scoppiò a ridere.
Stai davvero ridendo, Severus?
Severus Snape stava davvero ridendo, ed era una risata sincera e all’improvviso si sentì come se quei pesi che aveva sull’anima stessero pian piano svanendo, come la nebbia che si dirada in un istante.
«Stai migliorando a vista d’occhio» disse la strega interrompendo quella risata, ma non la sensazione di benessere che era nata in quella stanza. «Sei un uomo tenace, Severus, e hai trovato una donna testarda quasi quanto te, anzi, a volte lo è anche di più» ridacchiò di nuovo, mentre il mago la guardava perplesso. «Sarà un ottimo Medimago!»
Dovette ammettere anch’egli che la giovane donna era brava in quello che faceva, aveva sempre posseduto l’inclinazione ad aiutare il prossimo – anche troppo! Ancora ricordava tutti i suggerimenti che aveva elargito durante le sue lezioni, per non parlare di tutti i guai in cui si era cacciata insieme con gli altri due durante gli anni – e quel mestiere era veramente adatto a lei. E poi ricordava che nella sua materia era sempre stata piuttosto brava.
Cosa? Ho sentito bene? Oh, sì, sei ridotto veramente male, Severus, se riesci ad ammettere una cosa simile.
Il grugnito di disapprovazione che mandò alla sua coscienza risuonò per tutta la stanza, lasciando Minerva un po’ perplessa poiché pensava che lui non riteneva per niente che potesse diventare un ottimo Medimago.
«Ti offrirei qualcosa, ma il cibo della signorina Granger non lo consiglierei neppure al mio peggior nemico» ecco, così si riequilibravano un po’ le cose, al diavolo la sua coscienza.
«Severus, quella ragazza sta cercando di aiutarti, non essere così duro con lei, e poi non credo possa essere così terribile come dici tu.»
«Prego, accomodati, Minerva» le disse indicandole il vecchio divano di pelle nera che occupava lo spazio davanti al camino ancora spento. «Torno subito» così dicendo sparì in cucina.
Dopo alcuni minuti tornò con un piattino colmo di varie pietanze che dall’aspetto non sembravano per nulla male.
“Ha decisamente ragione il giovane Weasley.”
«Tieni, assaggia.»
Minerva Mcgonagall afferrò quella che doveva essere la fetta di una crostata e non appena diede un morso a quella cosa, il suo stomaco fece degli strani rumori di disapprovazione e la sua lingua voleva staccarsi da sola per non dover continuare ad assaporare qualunque cosa fosse quella cosa.
Di certo non era una crostata!
In tutta la sua vita non aveva mai spalancato tanto gli occhi.
Severus non riuscì a reprimere una nuova risata che questa volta gli salì dallo stomaco, ancora rimembro di ciò che aveva provato lui la prima volta che aveva assaggiato qualcosa cucinato da Hermione Granger.
«Penso che non metterò mai più in dubbio la tua parola.»
«Io ti avevo avvertita. Vuoi un caffè?»
«Non avresti qualcosa di un po’ più forte?»
«Un whisky va bene?»
«Sì, grazie, una bottiglia penso che possa bastare a togliermi questo sapore dalla bocca.»
Mentre Severus versava il liquore in due bicchieri, la porta si aprì di colpo sotto la spinta di un’Hermione piuttosto furente che entrò quasi a passo di carica, ed entrambi la guardarono con un’espressione sconcertata.
«Uomini! Tutti uguali siete!»
Che le hai fatto, adesso, Severus?
“Cosa? Io? Ma se è rientrata adesso e non ho nemmeno parlato?”
Sì, ma di solito quando si arrabbia, è perché tu le hai fatto qualcosa.
«Cos’è che non capite delle parole “non m’interessa”? Perché dovete sempre insistere e insistere e finire Schiantati addosso a qualche muro?»
«Cos’è successo?» gli interessava davvero? Veramente non gli interessava per niente, ma era un modo per cercare di distrarla e soprattutto di farla smettere di urlare. Quanto desiderava la sua bacchetta in quel momento…
«Tutti uguali siete! Dei maniaci che pensano soltanto ad una cosa!»
«Io non sono per niente…»
«E tu non fai eccezione!» dov’era la ragazzina che s’impauriva ad ogni suo sguardo? Indiscutibilmente preferiva quella versione a questa che aveva davanti adesso che gli dava anche del “tu” quando si arrabbiava! Inaudito.
“Sì, ha decisamente ragione Ron,” pensò Minerva.
Ti dava del “tu” anche quando sussurrava parole dolci. Che carini!
“Smettila!”
«Io non sono un maniaco che pensa soltanto ad una cosa! Quindi smettila di urlarmi contro! E qui se c’è qualcuno che ha problemi, quella sei tu, che non riesci nemmeno a toccarmi durante la terapia che tu mi hai costretto a seguire!» ecco, l’aveva detto.
Perché l’aveva detto?
“Maledizione!”
Hermione rimase immobile con una strana espressione in volto, non sapeva ben definire quali fossero le emozioni che in quel momento le si stavano agitando dentro, non si era neppure accorta della presenza della sua vecchia insegnante di Trasfigurazione, tanto quelle parole l’avevano colpita come una doccia fredda.
Cosa significavano esattamente?
«Che significa?»
«Nulla, fai come se non avessi detto nulla» le rispose prima di mandare giù il whisky in un solo sorso e si premurò di riempirsi il bicchiere di nuovo.
«Eh no, adesso mi spieghi cosa volevi dire con ciò che mi hai detto!»
«Non mi sembra di averti mai concesso la facoltà di darmi del “tu”.»
«E non cambiare discorso!»
«Sì, ha decisamente ragione il giovane Weasley, sembrate una coppia di vecchi sposi!» sogghignò mentre sia Severus che Hermione la guardarono oltre che sconcertati, anche con uno sguardo che avrebbe incendiato persino il cuore di Dolores Umbridge.
«COSA?!» urlarono entrambi ad una strega sempre più divertita.
Ronald Weasley non aveva poi tutti i torti, sembravano davvero una coppia di vecchi sposi, assistere ai loro battibecchi era un assoluto spasso. Ovviamente lo sarebbe stato finché Severus fosse stato sprovvisto della propria bacchetta.
«Penso che sia meglio che vada.»
«NO!» una coppia di vecchi sposi che gridava anche in simbiosi. Sì, erano davvero divertenti.
E molto carini!
“Coscienza, io ti odio!”
Sai che novità! È una vita che mi odi, ogni volta che ti dico la verità mi odi, ma si sa che la verità è difficile da ascoltare.
“Smettila!”
Hermione tornò a guardare Severus mentre fece alcuni passi verso di lui, ma il mago arretrò istintivamente per tornare alla finestra, in quel posto sicuro che era ormai diventato da giorni, quell’angolo che per qualche istante lo riportava indietro nel tempo, a quando non gl’importava altro che guardare i suoi capelli rossi muoversi al vento.
«Poi mi chiedi perché non ti tocco. Pensi che non me ne sia accorta che ogni volta che qualcuno tenta anche solo di sfiorarti, tu arretri proprio come stai facendo ora?» Severus continuava a muoversi e Minerva fissò la giovane strega e le sorrise, un sorriso che significava che quelle parole erano vere, non poteva di certo dare torto alla ragazza.
Ricordava perfettamente che ogni volta che aveva provato ad abbracciarlo o anche solo a sfiorarlo, il mago si era irrigidito e si era allontanato, timoroso di qualsiasi contatto e di tutto ciò che avrebbe implicato.
In fondo entrambe le donne sapevano benissimo che era difficile per Snape lasciarsi andare in quel modo, lasciarsi toccare, perché erano consapevoli che in tutta la sua vita non aveva mai imparato il significato di quei gesti, così poche volte aveva avuto il calore di un tocco amorevole.
E di questo non gliene facevano di certo una colpa.
Non poteva, però, affermare che fosse Hermione a non volerlo toccare quando sapeva benissimo che desiderava esattamente il contrario, sapeva benissimo che lei era innamorata di lui e di ogni suo aspetto, ma la giovane strega non sapeva che il mago era a conoscenza dei suoi sentimenti, non credeva che avesse mai udito le sue parole in tutto quel tempo.
«Non ti tocco semplicemente perché sei tu che non vuoi essere toccato» e si avvicinò sempre di più a Severus che continuava ad arretrare passo dopo passo, sembrava una statua che si muoveva grazie ad un incantesimo.
«Non è assolutamente vero.»
«Ah no? Allora stai fermo e lasciati anche solo sfiorare.»
«Io non…»
«Sei un codardo, Severus, e della peggior specie, sappilo!»
Severus Snape si fermò di colpo, riportò le braccia che poco prima aveva stretto al petto, distese lungo i fianchi, serrando con forza e con rabbia le lunghe dita pallide, le sue labbra si erano irrigidite e gli occhi emanavano una strana luce, la sua irrequietezza si era fatta del tutto palpabile.
«Io non sono un codardo!» soffiò piuttosto nervoso.
«Nei sentimenti lo sei, anche parecchio! Se ci tieni tanto a smentirmi, stai fermo e lasciati toccare, anche solo una volta. Provami che ho torto.»
Severus tornò a guardare fuori dalla finestra, quei ricordi così lontani che sbiadivano sul vetro, scendendo come le gocce di pioggia di una sera d’autunno quando risplendono della luce del camino.
Hermione era dietro di lui, poteva sentirne il profumo, poteva sentire i suoi occhi che lo scrutavano a fondo, percepiva anche gli occhi di Minerva che sorridevano di quell’affetto che riconosceva persino lui.
Aveva ragione lei, era un codardo, un maledetto codardo che aveva paura di qualsiasi contatto, temeva anche solo un respiro più vicino degli altri, poi ad un tratto trasse un profondo sospirò e si voltò a guardare quella giovane strega che gli aveva messo sotto sopra il suo – maledetto – mondo.
Fissò i suoi occhi e in quella strana luce che emanavano c’era il tacito permesso di avvicinarsi di più, di fargli finalmente provare quelle sensazioni che non aveva mai provato. Si rilassò e chiuse gli occhi.
Hermione avvicinò pian piano, timorosa, le dita al suo viso, così pallido e gelido, come aveva fatto quando ancora era steso su quel letto, ma questa volta c’era vita sotto quella pelle morbida, c’era un cuore che batteva.
«Apri gli occhi, ti prego» un sussurro caldo gli pervase i sensi e si sentì esplodere nel petto uno strano calore quando la sua mano toccò il suo volto, emanava un tepore mai sentito prima, o forse semplicemente non lo ricordava.
Eppure quel tocco non è così estraneo…
La giovane strega gli sorrise e Severus, all’improvviso, unì la mano a quella della ragazza e rimase immobile a guardarla, a guardare tutto di lei come mai aveva fatto, a guardarla in un modo completamente diverso che lo spaventò e calmò al contempo.
“Una meravigliosa coppia di sposi” pensò Minerva mentre sorrideva a quell’anima distrutta che forse era riuscita a trovarne una che le fosse affine e che la accompagnasse in quel viaggio che l’avrebbe portata a ricostruirsi, pezzo dopo pezzo.
Guardò i suoi due meravigliosi ragazzi e non poté fare a meno di sorridere.
Di nuovo.

Edited by Severus Ikari - 25/2/2014, 11:45
 
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