Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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ellyson
view post Posted on 4/11/2013, 09:55 by: ellyson
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Dalla luna...

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n. 27

Titolo raccolta: Eligis tuum iter (scegli ciò che desideri)
Titolo di questo sorriso: Che cos'hai fatto, Hermione?

Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: one shot
Rating: Per tutti
Genere: Triste, introspettivo, Malinconico,
Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton, Minerva McGranitt
Pairing generale della raccolta: Severus / Hermione, accenno a Severus / Lily
Pairing di questo sorriso: nessuno
Epoca: post battaglia finale
Avvertimenti: AU
Riassunto:
L'aria attorno a loro vibrava di magia oscura. Uno spettatore esterno avrebbe potuto scambiare quella scena per una donna che piange sul corpo senza vita del proprio uomo.
Parole: 1.444
Seguito di Limbo di cartone

Che cosa hai fatto, Hermione?

Maggio 1998
Hogwarts, Sala Grande



Minerva McGranitt era esausta.
Mentre aiutava Poppy a medicare i feriti e impartiva ordini a Gazza oltre che ad ogni mago non troppo ferito in grado di dare un mano, avrebbe voluto mettersi in un angolo e piangere per chi non ce l'aveva fatta, ma prima aveva molte cose da sistemare.
Prima il dovere e poi... poi tutto il resto. In quel momento piangere per la morte di amici e conoscenti era un lusso che non poteva permettersi.
Fece apparire delle bende che avvolsero il braccio di uno studente dell'ultimo anno di Tassorosso. Senza dire una parola si avvicinò al ferito successivo, mentre si chinava per vedere meglio la ferita notò, con la coda dell'occhio, un movimento strano all'entrata della Sala Grande. Ancora con i nervi a fior di pelle scattò dritta in piedi con la bacchetta pronta in mano.
Sgranò gli occhi quando vide Hermione entrare, il volto e i vestiti erano sporchi di sangue. E quello che sembrava fluttuare davanti a lei era il corpo di Piton.
Corse verso la strega sollevando la gonna strappata della veste.
- Hermione! - la chiamò quando la vide così pallida.
Quando il corpo di Severus fu posato con delicatezza a terra, la giovane strega cadde in ginocchio a terra, la bacchetta le scivolò di mano.
- Io... io... sto... bene... - sussurrò lei accasciandosi – sono... solo... molto... stanca... Occupatevi del professor Piton...
- Cara, Severus è morto. - le disse la strega mettendole una mano sulla forte e trovandola stranamente ghiacciata – Hermione tu stai male.
- No... - rantolò l'altra – lui... vivo... io...
Hermione svenne tra le braccia della donna.
Minerva si voltò verso colui che fino a qualche ora prima aveva creduto il più viscido dei traditori e un gemito sorpreso le sfuggì dalle labbra sottili.
Severus Piton stava respirando.
Debolmente, ma stava veramente respirando.
E si rese conto che, nonostante il sangue che lo sporcava, che sporcava entrambi, non aveva ferite evidenti sul suo corpo, eppure era certa che Potter le avesse detto che era stato azzannato da Nagini sul collo.
Sentì alle sue spalle Harry e Ron gridare il nome dell'amica. La vecchia strega osservò ancora la giovane e poi il mago che tutti credevano morto.
- Che cosa hai fatto, Hermione?

* * * *


Maggio 1998
Stamberga Strillante
qualche ora prima



Nella Stamberga la puzza di sangue era quasi nauseante.
La strega entrò ansimando, sporca di terriccio. Aveva il volto graffiato dalle radici del Platano Picchiatore che scendevano dal cubicolo che portava alla vecchia casa, i pantaloni erano stracciati all'altezza delle ginocchia e aveva un livido sulla guancia sinistra dove un Mangiamorte l'aveva colpita con un pugno dopo che lei l'aveva disarmato.
Aveva corso per tutto il parco, inciampando nei resti delle statue distrutte dei Troll, scivolando sul terreno umido con il cuore che batteva all'impazzata nel petto.
Non stava ragionando lucidamente.
Quando era entrata nella Sala Grande, dopo aver visto i ricordi di Piton, l'unica cosa che era riuscita a pensare era che quella guerra aveva portato via troppe vite senza motivo. Che tutta quella morte non aveva senso e che non si poteva evitare.
Qualcosa si era rotto quando aveva formulato quell’ultimo pensiero.
Qualcosa lei poteva fare.
Nella sua borsetta aveva i libri oscuri appartenuti a Silente; nessuno oltre a lei li aveva letti. Non c'era solo il modo per creare gli Horcrux, c'era la magia più oscura che avvese mai voluto consocere. C'erano formule e incantesimi che avrebbero fatto orrore a Lord Voldemort in persona. Li aveva letti per essere preparata, si ripeteva ogni volta che apriva quei libri di nascosto nella tenda mentre Harry e Ron dormivano o mentre faceva il turno di guardia, ma in realtà li leggeva perché voleva conoscerli. Non per usarli, ma perché la sua sete di conoscenza non aveva limiti.
Perché voleva sapere cos'era in grado di fare la magia.
Cose orribili c'erano scritte tra quelle pagine, ma più leggeva più voleva sapere, conoscere.
E mentre fissava i volti dei morti che quella guerra aveva preteso, mentre nelle sue orecchie echeggiava il pianto disperato di Molly, la sua mente continuava a ripeterle che lei qualcosa poteva fare. Non per tutti, ovviamente. Non per chi era stato ucciso con una maledizione, ma per qualcunosì.
Senza più esitare, sapendo che aveva poco, pochissimo tempo per agire, era corsa fuori dal castello, ignorata da tutti, perfino dal suo neo fidanzato che piangeva sul corpo ancora caldo del fratello.
Era corsa per il parco, inciampando, scivolando e imprecando contro ogni ostacolo. Aveva strisciato lungo il tunnel che portava alla Stamberga, graffiandosi il volto, sporcandosi e facendosi male alle ginocchia, ma non importava. Non importava se poteva salvare almeno una vita.
Era entrata nella vecchia stanza colma di polvere e aveva fatto una smorfia disgustata per l'odore metallico del sangue.
Fece qualche passo e se lo trovò davanti, così come lo avevano lasciato. Steso sul pavimento, con gli occhi fissi sul soffitto tappezzato di ragnatele. La pelle sembrava grigia, se si escludevano le macchie scarlatte di sangue sul corpo e sul pavimento, gli occhi freddi e inespressivi.
Cercò di non guardare i due buchi neri sul collo che la fissavano come occhi maligni. Si inginocchiò sul corpo del mago e allungò una mano tremante posandogliela sulla guancia, sporcandosi con il sangue di lui.
Tirò un sospiro di sollievo al contatto con la sua pelle.
Era ancora tiepido.
Forse non era così in ritardo come credeva.
Velocemente aprì la borsetta ed estrasse un grosso libro dalla copertina di pelle nera. Non c'erano titoli, né simboli incisi sopra. Aveva lasciato dei segnalibri alle pagine che poteva trovare interessanti e quell'incantesimo era l'unico che si era ripromessa di usare solo in caso di estrema necessità.
Era difficile, pericoloso e contro natura.
L'aveva letto molte volte e, durante il lungo viaggio, aveva tradotto ogni runa presente nel testo ricavando una traduzione il più accurata possibile. E, per tutto il tempo, si era sempre ripromessa che l'avrebbe usato solo in caso di estrema necessità.
Beh questo era un caso di estrema necessità.
Aprì il tomo alla pagina esatta e la lesse velocemente a mente cercando di pronunciare ogni runa il più correttamente possibile.
Quando si sentì sicura lanciò un'ultima occhiata al mago disteso a terra.
Sospirò e iniziò a recitare la formula con calma, dandole il giusto ritmo e intonazione.
Arrivata la giusto punto prese l'athame dalla lama d'argento e si tagliò con decisione il palmo della mano. Fece una lieve smorfia quando la lama le tagliò la carne, ma la sua voce non tremò né perse intensità. Avvicinò il palmo sanguinante sulle labbra secche e pallide del mago e lasciò che il suo sangue gli bagnasse le labbra, scendendo nella bocca e scivolando nella gola squarciata.
Poi prese una mano del mago e ne taglio il palmo, unendo la sua ferita sanguinante a quella dell'altro.
Aumentò il volume della voce, chiudendo gli occhi, sentendo il fluido magico uscire da lei ed entrare nel rigido corpo che aveva davanti.
Sentì improvvisamente una mano invisibile trascinarla vero il corpo dell'uomo, mentre le pareti che li circondavano svanivano. Continuò imperterrita, sentendo le forze venirle meno, sentendosi sempre più debole, mentre un gelo innaturale la colpiva, congelandole il corpo. La voce si abbassava di tono, il ritmo diventava sempre più lento.
La terza volta che ricominciò ad evocare la formula la strega si accasciò sul corpo, sopraffatta dalla forza di quella mano che la spingeva verso Piton; ormai vedeva appena i muri della Stamberga. Si ritrovò a piangere mentre un filo di voce le usciva dalle labbra e la nausea saliva rischiando di farle rimettere quel poco che aveva mangiato alla Testa di Porco.
Quando finì nuovamente la formula, svenne sul mago inerme, sempre stringendogli la mano, con le lacrime che le bagnavano il volto e il sangue di lui che la sporcava.
L'aria attorno a loro vibrava di magia oscura. Uno spettatore esterno avrebbe potuto scambiare quella scena per una donna che piange sul corpo senza vita del proprio uomo.
La strega aprì gli occhi di scatto respirando affannosamente come se avesse corso o avesse trattenuto il respiro per parecchi minuti.
Si sentiva completamente prosciugata di ogni forza e un freddo innaturale che le faceva battere i denti.
Le lacrime ritornarono copiose a bagnarle il volto.
Non aveva funzionato.
Il corpo del mago era ancora disteso a terra, rigido, immobile, grigio.
- Voleva proprio morire, vero? - mormorò con un filo di voce continuando a versare silenziose lacrime, incapace di fermarsi.
Improvvisamente avvertì un rantolo e il petto del mago sotto di lei si sollevò in un debole respiro.
La strega sorrise e chiuse gli occhi sfinita.
 
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