Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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kijoka
view post Posted on 3/11/2013, 17:13 by: kijoka




Nr.41

Autore/data: Kijoka – 19 ottobre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One Shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton - Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: La verità non può aspettare.
Parole/pagine: 1890/4.




Risveglio

Riemergo lentamente dal sonno profondo.
Mi sento appena stordito e devo avere un attimo di pazienza con me stesso per capire dove mi trovo.
Tengo gli occhi chiusi per crogiolarmi, ancora qualche momento, in questo istante unico.
Il silenzio è quasi totale, interrotto solo dallo stormire di fronde lontane, attutito dal suono di una lieve brezza.
Un altro tenue rumore attira la mia attenzione: un respiro.
Delicato, lieve, a tratti interrotto, quasi trattenuto.
Solo in questo momento comincio a percepire lo spazio e il mio corpo, senza muovere le palpebre.
La quiete è così perfetta che utilizzare un senso così diretto come la vista mi sembra un sacrilegio.
La mia mano è stretta da un'altra con tocco sicuro e fermo.
L'olfatto percepisce l'aroma conosciuto e senza logica alcuna, senza alcun controllo, d'improvviso mi sento al sicuro.
La curiosità solletica la mia volontà: lentamente socchiudo le palpebre.
La luce arancio dell'alba carezza il profilo del viso, mentre si volta verso la finestra.
E' bella, come la ricordavo, come l'ho vista l'ultima volta.
Non mi guarda e io mi azzardo ad aprire un pò di più gli occhi.
La curiosità mi divora, in fondo non so neanche chi sia...
Il profilo, regolare e delicato, sembra assorbire la luce proveniente dall'esterno, da dove il sole sta sorgendo.
Questo viso io l'ho già incontrato, forse ci siamo visti, ma dove, quando?
Poi l'attimo sospeso si spezza: torna a rivolgersi verso di me.
Quegli occhi!
Sorridenti, dolcissimi. Blu scurissimo, screziato da un turchese brillante. L'insieme richiama alla mia mente l'oceano tropicale: caldo, calmo e carezzevole. Occhi colmi di promesse e di un sentimento così potente da renderli splendenti.
Mi perdo in essi osservando, dentro quelle pupille piene di luminosa fiducia, me stesso.
Posso leggere nelle limpide profondità, che si offrono al mio esame senza barriera alcuna, anche se non è questo ciò che desidero.
Ora voglio solo abbandonarmi a questa incredibile sensazione di pace che solo questo speciale sguardo è capace di farmi nascere dentro.
Niente è più importante, nulla può obbligarmi a interrompere questo contatto che sta passando tra di noi come una folgore che porta vita invece di incenerire.
Eppure sento di seguire la sua volontà immergendomi nei suoi pensieri. Questo mi riesce naturale, quasi quanto lo è stato aprire gli occhi.
Rivedo me stesso anche mi osservo attraverso altri occhi, altri intenti, nuove sensazioni, che mi attraversano il cuore e la mente quasi fossero i miei.
E mi immergo in immagini di un'esistenza che non mi appartiene, narrata da una voce che conosco, ma che non mi è famigliare.
Il passato diventa presente e i segreti si svelano.
Un fortuito incontro di pupille.
Un estremo contatto di anime.
Non potevi saperlo: io stessa lo controllavo a malapena!
Quella magia che mi permetteva di essere così minuziosa ed accurata, mi donava un'altra strana possibilità: leggere i cuori.
Una capacità che ho dovuto imparare a gestire, con difficoltà.
Solo uno sguardo è passato tra noi. Un contatto che sono sicura tu hai dimenticato.
Non certo io che, in questo modo ho perso la ragione ed il cuore.
Con quell'etereo contatto io avevo intuito ciò che eri veramente, sapevo di non sbagliare.
Avevo un bisogno così forte di provare che il mio pensiero su Severus Piton era esatto, che sono stata, e sono, disposta a perdere me stessa.
Non importava che nessuno mi credesse, non importava che tu ti fossi immediatamente dimenticato di me.
Non importava nemmeno se tutto ciò che mi era all'improvviso nato nel cuore, ogni sentimento che provavo, sarebbe restato solo mio. Alla fine del percorso l'unica cosa che per me era degna di essere valutata era che tu fossi vivo.Tutto quello che ero riuscita a fare permetteva che tu ti riprendessi ogni giorno di più e io ero felice come mai nella mia vita prima.
Non ho mai capito esattamente che posto potessi avere nell'esistenza del nostro mondo.
Tu mi hai dato questa risposta: salvarti.
A questo dovevo servire, e a questo sono servita.
Adesso potrei anche andarmene.

D'improvviso torno a sentirmi solo e stringo più forte la mano che ancora accoglie la mia.
Il sole è quasi nato ormai e la soave luce crescente dell'alba ammanta ogni cosa.
Sul volto, inondato dai riflessi rosati, sorge un armonioso sorriso che mi allarga il cuore.
La tua mano ricambia la stretta.
Ora è la tua voce, lenta e sommessa, che rompe il silenzio senza turbarlo.
- Stai meglio. Presto, molto presto potrai tornare ad ammirare lo spettacolo della natura che si svolge ogni giorno fuori da quella finestra! Quanto vorrei farti capire come ho atteso questo momento!
La voce scende di un tono e mi entra nel cuore:
- Dormivi, ma non riuscivo a stare lontana da te. Tornavo qui e rimanevo a vegliarti, osservando il tuo viso. Adoravo passare il tempo così, perché sapevo che era un privilegio che mi sarebbe stato presto precluso.
L'altra mano lambisce dolcemente la guancia:
- La tua pelle chiara è tornata ad assumere una sfumatura più sana, in questi ultimi giorni, e tu sei fuori pericolo. Ne sono così felice... - Ora le dita scendono piano, verso lo scollo del pigiama scuro, sfiorando la leggera medicazione. - La cicatrice si sta rimarginando velocemente.
Di nuovo provo sentimenti non miei, una contentezza così totale e senza filtri che quasi sembra mi stia scoppiando il petto.
Poi la sua voce è di nuovo nella mia testa.
Il Guaritore mi ha raccontato che, grazie all'incidente occorso anni fa al Signor Weasley, con il tuo aiuto è riuscito a sintetizzare una pozione speciale ben più potente contro il veleno dell'enorme serpente.
Questo è ciò che ti ha salvato la vita.
Non so se saprò mai la verità, ma amo pensare che tu l'abbia assunta prima di arrivare al cospetto di Lord Voldemort, forse perché sapevi che prima o poi avresti dovuto aver a che fare con il serpente, oppure per salvare la vita a qualcun altro, come tua abitudine, senza pensare che quella vita poteva essere la tua.
Nessuno riesce a crederci, ma il mio unico intervento è stato quello di utilizzare un incantesimo descritto nei libri che giacevano nel magazzino.
I libri che tu stesso avevi ordinato, forse in vista di ciò che sarebbe successo.
Quella formula arcana mi ha aiutato ad arginare la perdita di sangue.
L'ho fatto con attenzione e perizia, per tutto il tempo necessario, finché non ci hanno trovati.
Sono rimasta accanto a te, mormorando una nenia ipnotica, che bloccava l'emorragia e lentamente ricomponendo la terribile ferita, tenendone a contatto i lembi strappati del morso.

La voce tace.
La pelle si è riempita di brividi, ma non è il freddo.
Mi hai salvato la vita.
Tu, sei stata tu che hai saputo strapparmi alla morte. Hai forse sentito la mia tardiva volontà di vivere?
Il sorriso non si spegne, mentre i tuoi occhi affondano sempre nei miei, portandomi a sentire, a condividere quella tensione che evidentemente scorre in te.
Stringi ancora la mia mano e riprendi a parlare, quasi cercando di non disturbare il sole che protende i suoi raggi fino ai tuoi lunghi capelli scuri che come preziosa seta nera risplendono, carezzandoti le spalle.
- Il piano voleva che fossi la retrovia. Dovevo semplicemente aiutare i guaritori e salvare quante più vite potevo. Avevo esercitato il mio potere solo su esseri viventi meno impegnativi che l'uomo e avevo paura. Ma Aberforth credeva in me ed era sicuro che non rischiassi più di combinare guai più gravi.
Un sospiro interrompe il racconto. Sembra tu stia decidendo se dire qualcosa o meno. Poi torni a parlare nascondendo un piccolo sorriso impacciato:
- Il suo vero pensiero era che se ero riuscita a salvare una capra, forse sarei riuscita a medicare una ferita!
T’interrompi di nuovo, guardando più a fondo in me. Sento che sei preoccupata per quel che stai per dirmi. Non riesco a parlare, ma forse posso trasmettere a te ciò che provo, come tu fai con me.
Mi concentro e infondo in me sicurezza e curiosità.
Ti blocchi, stupita, ma lasci i tuoi occhi legati ai miei.
Hai capito.
La narrazione riprende, mentre all'esterno i rumori dell'alba vengono sostituiti da quelli del mattino.
- La Stamberga era stata silenziosa per così tanto tempo che tutto quel movimento attorno ad essa mi aveva messo in allarme. Passi e voci troppo umane per essere imputabili a fantasmi! Mi fermai all'esterno sul retro e poi, non appena il grosso del vocio si attutì e con estrema circospezione, salii le scale scricchiolanti. Pochi attimi dopo ero bloccata dietro la parete della stanza e avevo sentito i ragazzi parlare tra loro e udii anche la tua voce profonda, spezzata da un suono che sembrava un rantolo. Non ho afferrato le parole, ma il cuore aveva preso a battermi all'impazzata.
Abbassi gli occhi per un istante e poi riprendi:
- Allora ho capito che ti stavo perdendo! - La voce è concitata e il sentimento che riesci a profondere in me è totale. - La disperazione spesso fa trovare soluzioni inaspettate. Attesi che i ragazzi uscissero, strisciando via attraverso uno stretto passaggio, ed entrai nella stanza. Giacevi riverso a terra, gli occhi spalancati e fissi. Avevo tardato troppo e ti avevo perso! La disperazione mi assalì, con un morso gelido.
Di nuovo t’interrompi, sembra per riprendere fiato, forse solo per trovare le parole giuste.
Te ne sono grato.
So cosa stai provando e ho paura di ascoltare la descrizione della mia morte.
Deglutisci piano e, carezzandomi la mano, riprendi a parlare:
- Ricordo il cuore in gola e la tensione che mi faceva tremare le mani. Non so come riuscii a farti ingoiare la pozione Rimpolpasangue che mi avevano consegnato tra le scorte per il soccorso, non so davvero in che modo ho potuto farlo, non lo ricordo nemmeno, ma poco dopo il tuo viso riprese appena un po'di colore. Gli occhi spalancati si richiusero e io cominciai a mormorare l'incantesimo. Non pensavo di salvarti. Era solo una reazione al panico che si era impadronito di me: semplicemente dovevo fare qualcosa. E l'incantesimo che aveva salvato un animale ha salvato anche te. Non riuscirò mai a spiegare come un insieme di parole lette in un libro e applicate alle ferite di una capra mi fecero pensare di riuscire a salvarti. Sapevo già tutto a memoria, quelle parole si erano scritte nella mia mente quasi come un marchio a fuoco. Senza smettere di cantilenare, cercai di rialzarti un poco, facendoti appoggiare la testa sulle mie gambe. Non smisi mai, fino a che non ci trovarono.
Sento la calma scendere dentro di te, appena la tua voce si spegne.
La parte del racconto che più temevi è terminata.
Ti alzi e ti allontani. Sembra che spezzare il contatto fisico inibisca questo scambio di sentimenti, ma forse è solo la tua volontà ad accedere e spegnere questo collegamento.
Non condividere più con te ciò che stai provando mi fa sentire profondamente solo, quasi abbandonato.
E' possibile assuefarsi ad una tale sensazione in così poco tempo?
Forse sono solo io, che non ho mai condiviso con nessuno alcun aspetto della mia vita a sentirmi più povero senza questa possibilità...
Sei tornata vicino alla finestra e lo sguardo blu si perde ora tra le verdi colline che da qui riesco solo ad intuire.
Non ho modo di comunicartelo, ma, ti prego, torna da me!

Edited by Ida59 - 20/8/2015, 23:24
 
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