Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Ania DarkRed
view post Posted on 1/11/2013, 15:45 by: Ania DarkRed
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Titolo: 4. Madre e figlio
Autore/data: Severus_Ikari / gennaio 2013 (rivista in corso di pubblicazione)
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: Per tutti
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Snape, Hermione Granger, Minerva McGonagall, Personaggio Originale
Pairing: Hermione/Severus
Epoca: 7 anni dopo la fine della II Guerra Magica
Avvertimenti: AU
Riassunto: “Severus Snape non si poteva definire un uomo che si arrendeva tanto facilmente, al contrario, aveva sempre lottato contro tutto e tutti per ciò che riteneva importante e per ciò che andava fatto e, forse, in quei giorni, aveva creduto importante resistere notte dopo notte.”
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti.
La trama di questa storia è invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.
Nota 1: Questa è la quarta storia di “Un anno per amare” (ricordo che prima si intitolava “È sufficiente un anno per innamorarsi?”) ed è il seguito di "Un sogno diventato incubo".
Parole/pagine: 2301/4.



Un anno per amare

4 - Madre e figlio



7 aprile 2005



Severus Snape non si poteva definire un uomo che si arrendeva tanto facilmente, al contrario, aveva sempre lottato contro tutto e tutti per ciò che riteneva importante e per ciò che andava fatto e, forse, in quei giorni, aveva creduto importante resistere notte dopo notte.
Reputava fosse qualcosa che semplicemente andava fatto.
Il perché di certo non lo sapeva.
O forse sì?
Era stato in quella notte che aveva sentito l’abbraccio di qualcuno, un calore che si era propagato lungo il corpo poco prima di morire, era stata una sensazione strana, mai provata prima o forse si era solo dimenticato cosa si provasse quando si era abbracciati.
Oppure, semplicemente, erano quella vita e quella forza che si sentono prima di morire, il balzo prima di saltare nel buio.
E aveva persino provato a sorridere, ma il suo corpo non rispondeva a quello che la mente gli imponeva.
Poi iniziarono a scorrere tutte quelle immagini, una dietro l’altra, a farlo sentire ancora più egoista.
E Severus Snape non era neppure un uomo che amava far soffrire gli altri, soprattutto le persone che aveva amato.
Aveva visto sua madre sorridere, un attimo, un solo istante che gli era parso infinito, prima di osservarla contrarre il volto in una smorfia di dolore, di osservare quelle lacrime che stavano prendendo il posto di quel sorriso, così velocemente e così tragicamente che non sarebbe esistito più nemmeno un ricordo.
Piangeva sua madre nel guardarlo andare via, piangeva per non averlo mai visto felice e non averlo mai reso tale.
Piangeva circondata da una luce strana ma così bella, dove lui non vedeva l’ora di andare, ma sua madre continuava a ripetergli che non lo voleva lì e sarebbe stato come morire di nuovo lei stessa, più atroce di ciò che aveva patito la prima volta, perché nessuna madre vorrebbe mai vedere il proprio figlio lasciare una vita che si è meritato e dove merita di essere finalmente felice.

Severus Snape non voleva far di nuovo morire sua madre, e il suo cuore aveva ripreso a battere più forte che mai.
Poi era apparsa Lily, meravigliosa e dolce Lily a sorridergli come aveva fatto sua madre, ma con la stessa velocità aveva visto quel sorriso scomparire dalle sue labbra e quelle stesse lacrime rigarle il volto.
Piangeva Lily, anche se avrebbe dovuto essere felice per il mostro che finalmente era morto, e lui sarebbe stato felice di vederla di nuovo, ma voleva scorgere il suo sorriso, non le sue lacrime.
«Io sono morta per amore, e tu per cosa stai morendo, Severus? Io ho vissuto nella felicità dell’amore, tu in cosa hai vissuto, Severus? Sette anni, Severus, e ci sono molte persone che ti sono rimaste vicino, per cui proprio così male come ti dipingi non devi essere, e non tirare fuori la scusa della pietà, del rimorso e del senso del dovere, perché è una stupidaggine e tu non sei uno stupido, Sev. Basta espiare.» Sorrideva di nuovo Lily, «non andartene, Sev, ti prego…»
Sev.
Sev.
Sev.

E il respiro si era fatto rapido, e seguiva il cuore in quella che sembrava una corsa contro il tempo.
Infine arrivarono gli occhi azzurri che aveva spento con un solo sibilo, quello sguardo che gli appariva ancora così sbiadito come lo aveva visto mentre veniva inghiottito dalla gravità, e non avrebbe mai voluto rivederlo in quelle condizioni, meno lottava per vivere più quelle iridi scolorivano e il nero che inghiottiva la mano di Dumbledore si espandeva, veloce, in profondità, fino a coprirlo completamente.
Ne sentiva l’urlo agghiacciante mentre quel veleno gli consumava la carne, la pelle spariva e poteva vedere i muscoli contrarsi vivi, finché anche quelli non divennero neri svanendo come se migliaia d’insetti li stessero mangiando.

«No! Basta!» ma tutto quello che uscì dalla sua bocca fu un lamento incomprensibile e finalmente i suoi, di occhi, si aprirono di nuovo al mondo.
E Dumbledore tornò a sorridere, e con lui Lily e sua madre, ma c’era un altro sorriso che conosceva, ma non ricordava più.
«Severus, sei… ti sei… sono così felice…» un sorriso tra le lacrime, meraviglioso, materno, un sorriso che gli strinse le dita.
«Minerva…» ma il suo rimase un sussurro difficile da decifrare, col tubo che aveva in gola, gli risultava tutto così macchinoso, anche se sette anni di assoluto silenzio rendevano le cose più complicate di quanto già fossero grazie a ciò che non gli faceva muovere le corde vocali.
Non che fosse mai stato un gran parlatore.
Minerva McGonagall sentiva la felicità esplodergli nel petto, in quel cuore vecchio che ancora batteva, e Godric solo sapeva che non si sarebbe arresa finché non avesse visto quel dannato uomo finalmente felice.
Si alzò per andare a chiamare qualcuno, ma le dita gli rimasero immobili a stringere la mano di Snape nella quale poteva sentire un po’ di calore, non voleva lasciarla, voleva continuare a irradiargli quel senso di benessere di cui aveva bisogno, quell’affetto che voleva assolutamente trasmettergli.
Senza lasciarlo prese la bacchetta e mandò un Patronus, sapeva che in un attimo sarebbe arrivato alla persona giusta.
Dopo qualche istante qualcuno entrò nella stanza, Minerva sorrise, ma quando puntò gli occhi alla porta, il suo sguardo si fece perplesso: non era lei.
«Finalmente il mio amore si è svegliato! Si è svegliato perché sapeva che sarei venuta!» la donna si avvicinò velocemente al letto di Snape, ma lo sguardo torvo di Minerva le bloccò immediatamente i passi.
Snape dal canto suo, si limitò a sgranare gli occhi. Dannazione, aveva perso anche la capacità di alzare le sopracciglia!
Quella strega gli sorrise sbattendo le ciglia e no, non aveva perso un bel niente, quei due cumuli di peli si sollevarono paurosamente, più in alto del solito.

Hermione Jean Granger aveva pensato di morire in quello stesso istante in cui quell’ammasso di luce era arrivato ai suoi piedi e aveva sentito la voce di Minerva dirle quello che aspettava da sette lunghi anni.
Spalancò la porta con forza, ignorando che probabilmente l’avrebbe rotta e corse vicino al letto di Snape, senza guardare nient’altro perché nient’altro aveva importanza in quel momento.
Non le sarebbe importato se lui non l’avesse mai amata, tutto ciò che contava, era che fosse vivo, finalmente sveglio.
«Non è vero che ha bloccato la mia vita, lei l’ha resa più bella, col suo solo stare lì ha reso la mia vita speciale. Ha unito tutti intorno a questo letto, ha creato una famiglia felice e pensi cosa potrebbe fare se si svegliasse» Snape continuava a sentire quelle parole, non si ricordava con precisione chi le avesse dette tanto meno quando – quella voce però… –, ma continuavano a vagare nella sua mente, come sussurri, come urla, come sorrisi e lacrime.
La stanchezza prese di nuovo il sopravvento e in un attimo le palpebre lo fecero ripiombare nell’oscurità, ma quella volta sarebbe stato soltanto un normale riposo, un sonno per riprendere le forze e non un sonno irreale lontano dallo spazio e dal tempo.
«Oh, perché deve sempre apparire la tua guardia del corpo? Perché non può lasciarci vivere il nostro amore?» quelle parole erano uscite dalla graziosa bocca di quella donna che si era fatta più vicina a Snape, senza curarsi degli sguardi di Minerva che ancora teneva la mano del mago e di Hermione che si prendeva cura di lui ed era troppo felice per averla notata, ma quella voce così irritante era difficile da ignorare.
«Chi è questa qui? E cosa vuole?» chiese Hermione ad una divertita Minerva, poi però qualcosa la colpì come un lampo…
Guardia del corpo…
«Oh, Sevvy-Sevvy, amore mio» Minerva non riuscì a trattenere un minuto di più quella risata.
Sevvy-Sevvy…
Hermione non aveva niente da ridere. «Fantastico, ci mancava soltanto Lavander Brown versione più adulta e più stupida» Minerva continuava a ridere mentre Severus ormai dormiva placidamente da qualche minuto e mentalmente ringraziò il suo corpo per averlo fatto piombare di nuovo in quello stato. «Mi scusi, signora, dovrebbe uscire da qui, lei non è autorizzata a stare in questa stanza.»
«Signorina!» disse la donna piuttosto scandalizzata.
«Come, prego?» e aveva anche alzato un sopracciglio. Minerva non poté non dare ragione al giovane Weasley che le diceva sempre che la vicinanza col mago l’aveva fatta diventare come lui.
«Sono signorina. E futura signora Snape!»
«Non m’importa cos’è e cosa sarà, voglio solo che esca da qui.»
«Non può impedirmi di stare con il mio amore.»
Snape quasi certamente l’avrebbe già sbattuta fuori di lì, pensò Hermione, ma riflettendoci bene, avrebbe sbattuto fuori anche lei e probabilmente anche Minerva, se lo conosceva almeno un po’, e non seppe perché le venne da sorridere.
Un sorriso vero, per qualcosa che Snape avrebbe potuto fare veramente di lì a poco, non solo qualche azione che avrebbe soltanto immaginato.
Adesso era vivo, si era svegliato, e non le importava nulla di quello che sarebbe successo, contava solo che lui avesse finalmente aperto gli occhi. Soltanto quello.
Hermione trasse un profondo sospiro, cercando di mantenere la calma il più a lungo possibile altrimenti avrebbe preso la bacchetta e l’avrebbe gettata dalla finestra in un attimo, e avrebbe tanto voluto conservare quella lettera per ficcargliela in bocca.
D’accordo, non era una cosa che Hermione Granger avrebbe fatto, non era assolutamente da lei, ma il pensiero l’aveva sfiorata più di una volta, ne aveva sentito il desiderio crescere dentro di lei, e poco importava che fosse un comportamento che nessuno avrebbe accostato al suo nome.
Minerva, mentre ancora sghignazzava, osservò per un attimo la sua ex allieva, era cambiata, era cresciuta, era diventata una donna ed era molto orgogliosa di lei come di tutti i suoi studenti, soprattutto di quello che dormiva beato perdendosi il grazioso spettacolo di una donna gelosa che marcava il suo territorio.
Certo, era difficile figurarsi Hermione come un leone che fa i propri bisogni per far capire che lì non si passa e che nessuno deve toccare niente.
E le venne di nuovo da ridere mentre la sua ex allieva la guardava torva, tesa, e probabilmente avrebbe buttato dalla finestra anche lei insieme a quell’adorabile, graziosa signorina.
«La prego, signorina futura signora Snape, venga fuori con me, la signorina Granger deve poter assistere il suo paziente nel migliore dei modi» ovviamente non era un suo paziente, non aveva neppure iniziato il suo tirocinio, anzi, non aveva neppure finito la specializzazione in Medimagia, ma poco importava, Minerva aveva voluto sottolineare di proposito quel “suo”.
In tutta sincerità non impazziva all’idea che una sua ex studentessa avesse una relazione con il suo ex insegnante, soprattutto conoscendo i trascorsi di entrambi, specialmente quello di Severus, e neppure quel piccolo dettaglio che avessero vent’anni di differenza le faceva fare i salti di gioia, ma Hermione era innamorata di lui, questo le era chiaro da tempo.
E Severus si era appena risvegliato da sette lunghi anni di torpore e trovarsi accanto qualcuno che lo amasse senza riserve, non avrebbe potuto che fargli bene.
La strega “futura signora Snape” seguì Minerva che la spinse con – poca – gentilezza fuori la porta, lasciando la giovane Granger a prendersi cura di Severus Snape e non solo del suo corpo, avrebbe tanto voluto che quelle mani avessero messo di nuovo insieme i pezzi dell’anima del mago, anche se sapeva che era così dilaniata che sarebbe stata un’impresa disperata, ma nella sua lunga vita sapeva e poteva affermare con assoluta certezza che c’era un incantesimo molto più potente di quelli che chiunque avesse mai potuto conoscere.
Eccome se lo sapeva, e aveva sofferto per esso come avevano fatto pochi, ma era ancora lì, a lottare, portando quel dolore e quei ricordi nel cuore, sorridendo e gioendo ancora e ancora, e si aggrappò con tutte le sue forze a quella flebile speranza che anche per Severus ci sarebbe stata quella possibilità.
Si fermò un attimo a guardare quella donna che aveva visto bambina mentre si prendeva cura di Severus, aveva ormai tolto quel tubo che gli ostruiva la gola e adesso lo vedeva respirare tranquillo e soprattutto da solo, senza l’aiuto di nessuna macchina o incantesimo.
Vederlo così rilassato, ma vivo, era una gioia così grande che non avrebbe saputo neppure descrivere, era una fantasia alla quale ormai non credeva più, neppure dopo quella giornata in cui il medico aveva consigliato a tutti di dirgli addio, neppure quando l’aveva visto migliorare lentamente, giorno dopo giorno.
«Perché non posso rimanere con il mio amore mentre quella stupida ragazzina può persino toccarlo?» quell’irritante strega interruppe i pensieri di Minerva con quella voce altrettanto irritante e l’anziana donna era combattuta tra il desiderio di strozzarla con le sue stesse mani, oppure Schiantarla in un luogo così lontano dove non l’avrebbe rivista per lungo tempo.
Optò per una terza ipotesi.
«Signorina, le parlerò piuttosto francamente, da donna a donna, posso?»
«Certo che può» una luce si accese negli occhi della strega più giovane. Irritante.
«Sono una persona piuttosto pragmatica, calma ma severa, soprattutto quando si tratta di proteggere ciò che mi sta a cuore. Se pensa che io sia una vecchia rimbambita si sbaglia di grosso, ho combattuto guerre e sono ancora qui, con gli acciacchi dell’età, certo, ma posso spedirla a Mosca con un solo sbadiglio se solo me ne darà l’opportunità. Tengo molto a Severus, lo considero un figlio e mi sono sempre considerata una madre per lui, quindi, sempre molto francamente, stia lontana da lui e se prova nuovamente a insultare Hermione o chiunque sia, le assicuro che il suo amore non lo vedrà neppure in cartolina perché la farò spedire tra i ghiacci dell’Antartide a contarne ogni metro cubo.»
Sorrideva Minerva mentre la strega – irritante – sparì furiosa dalla sua visuale, sorrise ancora mentre si voltava ad osservare i suoi due ex allievi un’ultima volta «Oh, adesso ci vuole proprio un bel tè», poi chiuse la porta.

Edited by Severus Ikari - 2/11/2013, 15:36
 
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