Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Ale85LeoSign
view post Posted on 27/10/2013, 16:32 by: Ale85LeoSign




Ecco il sorriso di oggi di Monica. (che purtroppo è impossibilitata ad inserirlo.)



Nr.40

Autore/data: Kijoka – 5 ottobre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One Shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: L'inizio della strada verso la verità.
Parole/pagine: 1.999/4.




Inizio

Il silenzio è quasi totale.
La quiete aleggia nella stanza e anche dentro di me scende la calma.
Il tuo viso è sempre più rilassato e non c'è più tensione nel corpo.
Mi allontano, lentamente senza fare alcun rumore e torno vicino alla finestra aperta.
La brezza notturna mi rinfresca, dopo una giornata piuttosto calda ed impegnativa.
Sono serena, ma appena insoddisfatta.
Il mio compito è quasi finito: sono riuscita a portarti dove volevo.
Mi ero ripromessa di farti capire che non hai più niente da scontare in questa vita.
L'unica cosa che mi rimane da fare è sincerarmi se sei riuscito a comprendere. Volevo che mettessi fine alla tua ricerca, perché è giunto il momento che tu viva solo per te stesso.
Ora sai.
Il quarto di luna appeso in mezzo al cielo sembra invitarmi.
L'ammiccare del lontano luccichio delle stelle illumina un cielo limpido e scuro.
Cosa farò?
Qui non sono quasi più d'aiuto.
Credo che riuscirai a tornare in forze in breve, non appena riprenderai a mangiare da solo e ad intervalli regolari.
Non so come accoglierai il fatto di dover incontrare tutte le persone che, da giorni, cercano di entrare qui dentro e di parlarti.
Il ragazzo e i suoi amici, la Preside McGranitt. Senza contare il Ministro, che ho mandato via giusto ieri...
Invece io dovrò cercarmi un altro lavoro, perché Cloud non è più disposto a riprendermi e non credo che il Ministro mi aiuterà con delle referenze...
Sospiro appena.
Quanto ho atteso questo momento e quanto l'ho temuto!
Forse per arrivare fino a qui mi sono preparata per una vita intera.
Lo stormire delle fronde degli alberi vicini fa da armonioso sottofondo e la mia mente prende a vagare tra i ricordi.
Spezzoni irregolari di passato, più o meno prossimo, separati ed uniti dal fluire del tempo.

- Ragazza mia, sei realmente pericolosa! Dovessi decidere di combattere meglio averti davanti che alle spalle: avresti potuto farmi saltare la testa!
La voce profonda ed irosa di Aberforth riecheggiava nella piccola stanza sopra La Testa di Porco.
Il Ministero ancora non ammetteva il ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato, ma in tanti in paese credevano alle parole di Silente.
- Mi dispiace...
Avevo distrutto l'unico tavolo della casa, dove l'anziano mago consumava i suoi solitari pasti. Lo risistemai subito, con attenzione per non peggiorare la situazione. Non era una novità: non sono mai stata brava nelle tecniche di combattimento.
Lo guardai con la tristezza negli occhi. In quel momento volevo essere d'aiuto e non un impedimento.
- Mi dispiace davvero, io ...
- Non guardarmi così! Ma che bacchetta stai usando? E' danneggiata? - Prese tra le vecchie dita nodose il mio legno, per ridarmelo quasi immediatamente. - No, è che non ci sei proprio tagliata! Dì a Cloud di farsi venire un'altra idea per impegnarti nella resistenza.
Avevo aperto bocca due volte, senza riuscire a dare voce alla mia delusione.
Se ne era già andato, voltandomi le spalle, scendendo ad accudire le sue capre e lasciandomi lì, all'inizio della scala.
Sapevo che rimandarmi al negozio era per me una terribile sconfitta, ma sembrava rassegnato a lasciar perdere.
Mi riusciva sempre molto difficile controllare quel regalo del destino, questo era ciò che pensavo fosse la mia magia.
Ero una mezza Babbana, cresciuta tra i Babbani, e lo scorrere nelle mie vene di quel tipo di potere, innato e controllato in modo naturale dai nati maghi, mi sembrava sempre un miracolo..
Non avevo frequentato scuole di magia. Mi ero inventata da sola una sorta di istruzione, scoprendo tante cose di me.
Sapevo di essere in grado di usare il mio basico potere magico per le faccende giornaliere.
Un'altra cosa era usarlo per combattere: non ero pronta e Aberforth non poteva aiutarmi....

- Non ti azzardare a discutere! Quei libri restano dove sono!
Cloud, il mio datore di lavoro, era solitamente comprensivo e tranquillo.
Non fu così quando mi offrii di consegnare i libri in giacenza, ordinati da te e che dovevano essere consegnati ad Hogwarts.
- Ma... sono per il Preside! Magari ne avrà bisogno...
- No, non se ne parla nemmeno! Se li vuole verrà lui a prenderseli! Dopo quel che ha fatto non ho intenzione di fargli mai più un solo piacere! E anche tu dovresti pensarla così! Da che parte stai? Perché prima o poi dovrai scegliere!
Non lo dissi a Cloud, ma la mia scelta era già stata fatta molto tempo prima.
Quello sguardo, seppur piuttosto lontano nel tempo, non lo avevo mai dimenticato ed ero certa che gli occhi neri del mago, che mi avevano stregato, non mi avevano invece mentito. Nonostante tutto quello che era successo dopo.
Quei libri rimasero nel magazzino.
Vederli abbandonati mi faceva tristezza. Presi, quindi, a leggerli, facendo ben attenzione a non lasciare alcuna traccia del mio passaggio tra quelle pagine.
Incantesimi e pozioni.
Una lettura che mi prese intere notti.
Un mondo fantastico si aprì ai miei occhi.
Tanto più affascinante quanto più vicino all'oggetto del mio desiderio, che si allontanava sempre di più da me ad ogni pagina...

... Sentivo troppe volte Cloud commentare le azioni dell'allora Preside di Hogwarts con la frase:
- Non durerà. No, certo che no: prima o poi farà una brutta fine!
Io soffrivo per questa, pur lontana, eventualità e continuavo a rimuginare sul come fare ad evitarla.
Io, con la mia magia carente e difettosa. Io che non sapevo nemmeno trasfigurare uno scarafaggio in un ditale...
Eppure non volevo darmi per vinta: significava troppo per me!
In fondo una capacità l'avevo: sapevo applicare la magia nei lavori di precisione. Più complicati e macchinosi erano e più mi riuscivano bene.
L'avevo scoperto molti anni prima, ma non ero riuscita a trovare un impiego pratico a una simile competenza.
Avevo ripiegato nel lavoro alla libreria per mantenermi, perché mentre cercavo di trovare la mia strada, di essere d'aiuto, senza risultato apprezzabile, i tempi peggioravano sempre più.
Ora restavo a badare al negozio, quasi sempre deserto ormai, e ad accudire le capre di Aberforth quando lui e Cloud si assentavano, a volte per giorni.
Occupavo quelle ore solitarie nelle letture che mi aprivano la mente.
Gli scaffali della libreria, senza il mio capo, divennero delle fonti inesauribili delle più impreviste ed insperate informazioni.
Libri, ma anche riviste mensili e quotidiani di ogni tipo, qualsiasi cosa potesse aiutarmi nell'imparare qualcosa di nuovo...

... Molti anni prima di allora mi ero esercitata nella meno cruenta arte della guarigione. Lavorando da sola, ridando nuova vita a rami spezzati, fiori appassiti o a piccoli animali feriti.
Laddove si trattava di lavorare di fino la mia bacchetta sembrava funzionasse da sola, divenendo parte del mio corpo, della mia stessa mente...

...Una notte, durante una delle mie sedute infinite di lettura, trovai un libro, che calamitò immediatamente la mia attenzione. Era uno tra quelli che il Preside non aveva ritirato, che evidentemente aveva un valore particolare in quanto avvolto in una carta preziosa e robusta.
La confezione mi incuriosì. Con attenzione la svolsi e presi a leggere avidamente.
Formule arcane, riprese in incantesimi più recenti, che spiegavano ed evolvevano antica sapienza in più moderno linguaggio.
Lo lessi senza riuscire a staccare gli occhi dalle pagine per giorni, dimenticandomi perfino di cibarmi.
Una nuova vita si spalancava davanti ai miei occhi. Un universo di possibilità.
Imparai formule e passaggi solo leggendo. La mia memoria si adattava alle parole come non avessi letto altro da quando ero nata.
Solo molto più avanti avrei scoperto cosa davvero mi avrebbe schiuso quel mistero rivelato...

...Il mio riscatto arrivò non molto tempo dopo.
Ero andata da Aberforth per bere un bicchiere insieme, cosa che non facevamo da tempo, e lo trovai nel retro chino su Beth, una delle sue capre preferite.
Non ci mise molto ad informarmi, mentre tentava di medicare le ferite, che era stata preda di qualche animale nella foresta.
Lo conoscevo da troppo tempo per non capire che, dietro quel tono secco e burbero, si nascondesse una pena infinita, acuita dal timore che l'animale potesse perdere la vita.
Non ho mai avuto troppa empatia con le capre, ma il dolore di Aberforth mi toccò: non era certo uomo da lasciarsi andare ai sentimentalismi!
Lo lasciai parlare e poi gli chiesi di lasciarmi solo, mentre cercavo di aiutare Beth.
Non appena rientrò nel locale principale, molto arrabbiato e poco convinto, presi la bacchetta e l'incantesimo letto sul lussuoso libro affiorò naturalmente alle mie labbra.
Credo si sia spaventato non poco quando, al suo ritorno, mi trovò piegata sulla capra a mormorare una cantilena incessante!

Chiudo gli occhi e torno al presente. L'attimo dopo volgo lo sguardo ai prati del panorama che si stende davanti a me oltre la finestra. Riesco ad assaporarne nitidamente i colori, anche se è notte. Li rivedo con gli occhi della mia immaginazione.
Un tappeto ininterrotto di velluto cangiante, con sfumature diverse e mai uguali fino alla barriera del bosco, là in fondo. Alberi alti, addossati gli uni agli altri quasi a proteggersi dall'intervento degli umani.
Questa parte del San Mungo, dove vengono spostati i casi gravi che necessitano di tranquilla routine, è posta nella campagna più verde, lontano dagli eccessi e dai rumori della grande città.
Adoro questo posto.
Sembra la zona boschiva poco lontano da Hogsmade, dove ultimamente passavo tutte le mie ore libere.
Torno vicino a te, mossa da quello che può sembrare nostalgia di esserti vicina.
- Dormi, amore mio...
Un dolcissimo pensiero mi sfiora la mente: tu che apri gli occhi e mi guardi.
Solo immaginare questo mi riempie il cuore e sorrido.
Le tue palpebre invece sono chiuse.
La mano corre, senza controllo, a posare una lieve carezza al viso abbandonato al sonno, fermandosi solo un attimo di troppo sui capelli corvini che sembrano seta sotto le mie dita.
Lo sguardo vaga lentamente sui lineamenti scolpiti, sereni.
Sono felice.
Per lui e per me.
Per fargli sopportare meglio lo stress degli ultimi ricordi, che ho dovuto far riaffiorare, ho preferito intervenire con una pozione nella tisana serale, così potrà riposare per qualche ora senza pensieri o domande.
Per il momento va bene così.
Al suo risveglio, per questo, forse vorrà dedicarmi uno dei suoi migliori sguardi in tralice, di cui mi hanno molto parlato.
In fondo, però, era l'ultimo sforzo, erano gli avvenimenti più dolorosi quelli che mi restavano da ripercorrere insieme a lui.
Un passaggio impegnativo da affrontare, per questo desideravo donargli un sonno piacevolmente sereno, per ricompensare il lungo lavoro psicologico cui l'ho costretto.
Non desideravo soffrisse troppo, ma, nonostante i miei continui sforzi, credo di non essere riuscita ad evitarlo...
Il corpo e il cuore adesso devono conoscere solo pace e tranquillità.
La pozione sapevo che avrebbe aiutato, alla fine...
Deve essere pronto. Niente più rimorsi, niente più rimpianti.
Ora solo vita.
Il pensiero non fa che accrescere il sorriso che continua a campeggiarmi sul viso.
Adesso deve aver compreso perché ho assistito con lui allo svolgersi della sua esistenza.
Avvenimenti dolorosi e felici, ogni attimo potesse fargli comprendere che il castigo è già stato scontato, lo scotto è già stato pagato.
Nessuno mi ha dato questo compito. Me ne sono arrogata io stessa il dovere.
Da quando ho incrociato il suo sguardo ho capito, e non ho mai dubitato di averlo fatto.
Ho sempre avuto ragione.
Il Severus Piton, che ho visto nascosto nei profondi ed espressivi occhi neri, è la sua vera essenza.
Lo guardo e il cuore sembra espandersi nel mio petto. Non so come, ma so che può sentirlo.
Abbasso la voce in un sussurro:
- Dormi, amore mio. Riposati per quanto ne avrai bisogno. Ciò che è chiuso nel mio cuore resterà in attesa del tuo risveglio. Senza fretta...
La mia voce spezza il silenzio della stanza mentre la mia mano cerca la sua, per stringerla, ancora una volta.

Edited by Ida59 - 20/8/2015, 23:23
 
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