Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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arcady
view post Posted on 22/10/2013, 22:35 by: arcady




Ce l'ho fatta, a stento ma ce l'ho fatta. Scusate l'ora ma non ho potuto fare di meglio.
La storia qualcuno la conosce già, la scrissi per un turno di "la poesia ispira la prosa" ma è stata da me stravolta e sistemata in più punti.


Titolo: The mirror of my dark side
Autore/data: Arcady 08/11/2011 (riveduta completamente tra il 10 e il 22 Ottobre 2013)
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: Per tutti
Genere: Introspettivo, romantico
Personaggi: Severus Snape, Personaggio originale
Pairing: Severus Snape - Personaggio originale
Epoca: Post libro 7
Avvertimenti: AU: Severus è sopravvissuto al morso di Nagini
Conteggio parole: 4176
Riassunto: “ Anime vuote, al posto delle quali si estendevano profondi buchi neri. Inutile tentare di risvegliare qualcosa di morto: questo pensavo di me e di te, allora.”

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti.
La trama di questa storia è invece di mia proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.














The mirror of my dark side



Ero in cupi sogni,
fissavo la sua immagine,
e il volto amato
prese per incanto a vivere.



“ Ciao, Severus.”
Una donna alta ma piuttosto esile si fece avanti, uscendo dal cono d’ombra della porta semi aperta dell’ufficio del Preside.
Aveva fatto giusto un passo all’interno della stanza ed era rimasta lì, con un sorriso silenzioso sulle labbra, aspettando di vederlo alzare la testa; le mani erano infilate fino in fondo alle tasche della giacca di pelle nera che indossava sopra un morbido maglione di un brillante verde smeraldo, sotto portava un semplice paio di jeans scoloriti infilati dentro pesanti stivali scuri.
Severus Snape alzò gli occhi su di lei, incuriosito da quel saluto così confidenziale, e provò una strana sensazione di deja-vù quando incrociò lo sguardo vivace che lo ricambiava fiero.
Gli bastarono pochi secondi, e alla figura matura che aveva di fronte, si sovrappose il ricordo della ragazza gesticolante e iperattiva che era stata la sua più cara amica, nel periodo in cui aveva frequentato quella stessa scuola.
“Deirdree?.. ” sussurrò, quasi parlasse a se stesso, abbandonandosi allo schienale della poltrona.
Rimase per un lungo momento incredulo e muto di fronte alla donna che aveva preso il posto della ragazza che ricordava, sparita durante il loro ultimo anno ad Hogwarts, poi , rendendosi conto di risultare piuttosto buffo nel suo mutismo, riprese: “Ammetto di essere stupito: non immaginavo di rivederti davvero.”
La guardò ancora per un po’ in silenzio, con un sorriso appena accennato ad increspargli le labbra, poi si riscosse definitivamente ,“e soprattutto non immaginavo di dovermi rivolgere a te con il nome…” Severus spostò l’attenzione sulle pergamene sistemate ordinatamente sulla scrivania di quercia a cui era seduto “vediamo …” scartabellò un po’ poi, quando trovò quello che stava cercando, scorse il documento fino all’ultima riga, dove il mittente si firmava. “Signora Eunice Murray, a quanto pare.”
“Beh, è senz’altro un bel nome, e comunque signorina, grazie.” borbottò sorridendo la donna, e parlando estrasse le mani dalle tasche della giacca per appoggiarle sui fianchi, con sollievo.
“Sieda pure, signorina Murray,” proseguì Severus, con una punta d’ironia.
“Oh, Severus, andiamo: sei ancora così tremendamente permaloso?” scherzò la donna prendendo posto sulla poltrona che le era stata offerta: il suo tono era canzonatorio, ma ad ascoltarla attentamente, si avvertiva il nervosismo e l’aspettativa riposta in quell’incontro.
Il Preside le rivolse un’occhiata pungente, poi appoggiò i gomiti sulla scrivania e intrecciò le dita davanti alle labbra.
“Allora, hai fatto richiesta per la cattedra di Volo recando referenze assolutamente improbabili e, come ho avuto conferma qualche minuto fa vedendoti entrare, anche un nome chiaramente falso: normalmente non mi sarei neanche preso il disturbo di indagare, ma poi ho ricordato.”
Severus fece una pausa per controllare la reazione della donna, che lo scrutava con aria imperturbabile, poi si appoggiò pesantemente allo schienale della poltrona mostrando un divertito ghigno di trionfo e aggiunse, scandendo le parole: “Montrose Magpies *”.
“Te ne sei ricordato! Dovevo immaginarlo … “, Deirdree spalancò la bocca in quel suo modo infantile ed esagerato - questo non era affatto cambiato – poi ridacchiò e appoggiò le spalle allo schienale, incrociando le braccia al petto.
“Come avrei potuto dimenticarmene?” rispose Severus con tono sarcastico. “Con te era sempre un cianciare di quanto fosse imbattibile quella squadra, e quanto fosse stata leggendaria quella Cercatrice”.
“Ma è stata leggendaria!” puntualizzò Deirdree, battendo il dito sul piano della scrivania.
“Ti credo sulla parola,” ammise Severus alzando le mani. “Ma adesso gradirei mi fosse chiarito il motivo per cui hai messo in piedi questa farsa,” aggiunse poi, facendosi più serio.
Deirdree rimase per un po’ in silenzio puntando lo sguardo tra le pergamene ordinate sulla scrivania. “Pensavo non avresti voluto vedermi se mi fossi presentata con il mio nome: in fondo sono sparita da un giorno all’altro, senza darti spiegazioni,” rispose, con un’alzata di spalle.
“Dì pure da un minuto all’altro, è un quadro più realistico”.
“Tu non dimentichi mai nulla, eh?”
“Infatti.” Rispose, asciutto, Severus.
“E comunque so benissimo com’è andata, non c’è bisogno di infierire”.
“Io credo, invece ,che ce ne sia assolutamente bisogno,” puntualizzò Severus. “Ma passiamo oltre, per il momento: se vorrai rimanere in questa scuola, dovrai dirmi la verità, non tollererò altre messinscene né bugie”
“Questo significa che mi permetterai di insegnare?”Il viso di Deirdree si illuminò in un sorriso raggiante.
“Se in questi anni non ti sei arrugginita troppo, non vedo chi meglio di te possa sostituire madama Hooch: ti ricordo come un’ insegnante più che discreta, e un’ottima Cercatrice.”
“Oh, troppo gentile Preside Snape,” asserì Deirdree con un leggero inchino del capo.
Severus alzò un sopracciglio e poi la studiò, dubbioso: non poté fare a meno di notare come, gli occhi naturalmente vitali di Deirdree, erano ora attraversati da un riflesso nuovo, opaco.
“Rispetterò le tue scelte e non indagherò né ti farò domande sul tuo passato e su questi anni in cui sei sparita,” spiegò con calma Severus mentre Deirdree si irrigidiva “ma vorrei almeno conoscere il motivo del tuo ritorno, e soprattutto: perché solo adesso?”
Deirdree riempì d’aria i polmoni poi, espirando, stirò le labbra in un sorriso nervoso.
“Il posto di insegnante di Volo non è la causa principale che mi ha condotta qui, anche se sono più che lieta di poter insegnare e ti ringrazio ancora molto per quest’opportunità,” sottolineò la donna per prendere tempo. “Il vero motivo è un altro”.
Deirdree si interruppe per qualche secondo, lasciando vagare lo sguardo intorno: sui ritratti dei vecchi presidi di Hogwarts, appesi alle pareti grigie- stavano sonnecchiando tutti, al momento - sulle librerie zeppe di volumi fin quasi a piegare le mensole di mogano, e sui vari oggetti strani e d’uso perlopiù sconosciuto che trovavano posto nelle numerose teche sui lati della stanza .
“Sono stata lontana dal nostro mondo per anni: ne ho rifiutato ogni tipo di contatto, anche quello di mia madre; mi sono creata una nuova identità tra i Babbani e ho vissuto in modo accettabile.”
Deirdree parlava adagio, misurando ogni parola.
“Dopo tutti questi anni ho scoperto che quello che si era imposto come braccio destro del più potente Mago Oscuro di tutti i tempi e, come tale, qualcuno da temere e soprattutto da non amare, era ancora un uomo giusto.” Fece ruotare di nuovo lo sguardo sul viso di Severus e proseguì.
“Ti sei dimenticato della tua umanità per anni, per difenderti. L’hai lasciata indietro, agonizzante, tanto eri proteso verso quel potere su cui avevi puntato tutto, ma io non ho scuse per aver creduto al Severus senza cuore, per essermi fatta ingannare da quel maledettissimo Marchio Nero.” Deirdree rimase in silenzio per un po’ad osservarlo, mentre un leggero formicolio all'avambraccio sinistro cominciava a farsi sentire.

Severus strinse le labbra e incassò senza commentare, e dopo qualche secondo aprì il cassetto alla sua destra ed estrasse una bottiglia di FireWhiskey e due bicchieri bassi e squadrati, appoggiando il tutto sull’angolo sgombro del piano della scrivania.
“Gradisci qualcosa da bere? L’orario è consono e la situazione lo richiede.”
La donna declinò l’offerta e lo osservò mentre si versava un generoso bicchiere di liquore.
“Non speravo di suscitare una reazione diversa da questa, sai?”
“Non ho avuto nessuna reazione,” rispose Severus irritato, agitando leggermente la mano che reggeva il bicchiere.
“Appunto.” Poi Deirdree aggrottò le sopracciglia e aggiunse: “Anche se, se posso permettermi: l’alcool è una reazione”.
“Sai, Deirdree,” replicò Severus con malcelata irritazione. “Io mi vanto di essere un uomo profondamente riflessivo e paziente, ma la tua capacità di innervosirmi è, ancora oggi, incredibile!”
Deirdree allargò le labbra in un sorriso beffardo. “Sei in vena di complimenti?”
Severus sospirò e chiuse gli occhi per un momento rimanendo in silenzio, quindi Deirdree continuò, rifacendosi seria.
“All’epoca non hai mai voluto affrontare l’argomento con me, ma io avevo capito che stavi considerando l’idea di unirti a … a Lui,” poi spostò il busto in avanti e appoggiò le mani sul piano di legno, parlando più piano. “Perché hai scelto di parlarne con lei, e non con me?”
Severus spalancò gli occhi, turbato da quella domanda, poi bevve un sorso di FireWhiskey e appoggiò con calma il bicchiere sul piano di quercia, continuando a tenerlo stretto in mano.
“Non avevo paura della reazione di Lily, sapevo cosa avrebbe detto ancora prima che lo dicesse, era così dannatamente Grifondoro,” fece un sorriso triste, appena accennato. “Per lei i compromessi non esistevano. E come avrebbe potuto essere il contrario? Non aveva mai avuto veramente bisogno di cedervi. Ricordo il giorno in cui le ho parlato delle mie intenzioni: è stato un completo disastro, la linea invisibile che ci separava da tempo ha preso consistenza nelle mie parole, quel giorno, dopodiché è stata una veloce e penosa discesa verso la fine”.
Deirdree ascoltò in silenzio irrigidendosi un poco, poi sfiorò le dita di Severus strette intorno al bicchiere, ma lui ritrasse la mano quasi subito, a disagio, spostandola sul bracciolo della poltrona.
“Non hai risposto alla mia domanda,” sibilò la donna stringendo a pugno la mano, ora vuota. “Lo so che, per quanto abbia tentato, non sono mai riuscita a raggiungerti veramente ,” aggiunse con voce rotta. “Ma io c’ero!” Le labbra tremavano di rabbia e le parole che pronunciò le fecero male quanto i ricordi che evocavano. “Quindi, ora spiegami perché non meritavo di sapere.”
Severus alzò gli occhi su di lei e tentò di apparire freddo, mentre dentro di lui si agitava una moltitudine di emozioni contrastanti, nuovi echi del passato che tornavano a visitarlo.
”Sapevo che Lily avrebbe reagito male e credo di aver deciso istintivamente di poterlo sopportare, ma non sapevo come avresti reagito tu: si, tu c’eri, questo è innegabile, ma avresti capito che nient’altro era più importante per me, se non il regolare i conti con la mia miserabile vita? Avresti capito la mia necessità di buttare fuori tutto il veleno che avevo ingoiato per anni? Non ne ero sicuro.”
Deirdree scosse la testa.“Di certo non avevo il potere di influenzarti.”
“Nessuno avrebbe potuto in quel periodo della mia vita, ma non è questo il punto, Deirdree,” rispose granitico.
“Oh, Merlino! Non tentare di propinarmi la storia del volevo proteggerti!”
Severus abbassò gli occhi sulle mani di lei che stringevano il bordo della scrivania. “Avevo paura. Paura di deluderti. Sei contenta, adesso? E’ questo che volevi sentirti dire? Che avevo paura del tuo giudizio e non di quello di Lily? Tu eri l’unica persona di cui mi importasse che non avevo ancora deluso, speravo di non dovermi rendere conto che le mie intenzioni disgustassero anche te.”
Deirdree trasalì appena, poi fece un sospiro leggero e abbassò le spalle in segno di resa.

“Riguardo a Lily, suppongo fosse più semplice continuare a credere di amarla disperatamente, ” continuò Severus, “ormai sapevo che la mia strada si era inequivocabilmente allontana dalla sua, potevo crogiolarmi nel dolore e sentirmi ancora più in credito di quanto già non mi sentissi nei confronti di non so quale dio.” la guardò e tentò un sorriso appena accennato, “Con te sarebbe stato estremamente complicato.”
Deirdree si riscosse e lo guardò di sottecchi, puntandolo da dietro le lunghe ciglia scure.
“E così ti sei tenuto lontano da ciò che ti toccava più profondamente e che avrebbe potuto ostacolarti.” Sussurrò, senza sorridere.

Rimasero entrambi in silenzio, tentando di ignorare la cortina di gelo che si stava innalzando tra di loro.
Dopo diversi, interminabili istanti, Severus ruppe il silenzio. “E comunque, in tutto questo tu hai pensato bene di sparire, il che ha tristemente semplificato la situazione.”

“Non ci provare, Severus Snape: non tentare di darmi la colpa!” Esclamò la donna, puntandogli l’indice contro.
“Sai meglio di me che non sarebbe cambiato proprio nulla se fossi rimasta.”

“Non era mia intenzione incolparti di qualcosa,” asserì Severus. ”So di essere stato il solo e unico artefice della mia sventura: è la storia della mia vita.”
Tentò di nascondere il tremore che le sue stesse parole gli procurarono, senza riuscirci.

Sulle sue labbra si dischiuse
un mirabile sorriso.
Come per lacrime di nostalgia
brillavano i suoi occhi.



Deirdree sorrise: un sorriso molto triste, che la portò lontano da lì, a molti anni di distanza.
Non avrebbe mai creduto di essere stata una possibilità,nonostante le notti insonni passate a ridere – si, lei riusciva a farlo ridere fino alle lacrime, ed era una visione splendida e commovente - e fingere di studiare per i M.A.G.O imminenti, o quelle in cui si intrufolavano sotto gli spalti del campo da Quidditch a chiacchierare e nascondersi dal mondo: in molte di quelle occasioni lei gli aveva chiesto di fare l’amore con una naturalezza spiazzante, e lui arrossendo un po’, aveva sempre risposto con un mezzo sorriso e un “piantala di fare l’idiota”, guardando dall’altra parte.

Quanto poteva aver sofferto per continuare a non crederle? Quando poteva essere stato danneggiato per non credere che lei era lì, con tutta se stessa?

Poi la donna tornò lentamente al presente.
Forse poteva ancora fare qualcosa per loro due. Rimettere insieme i pezzi, tentare di farlo insieme.
Convincere quel burbero di Severus che avevano ancora una possibilità.
“Sei d’accordo sul fatto che sia giunto il momento di dedicarti alla vita e piantarla con la morte, adesso?” esordì, con un sorriso timido sulle labbra.
Severus alzò lo sguardo che, per tutto quel tempo, era rimasto incollato al bicchiere di Whiskey e al suo colore ambrato, e la fissò interrogativo. “Prego?” chiese gelidamente.
“Hai capito benissimo,” Deirdree non si era mai fatta intimorire dai suoi modi distaccati e altezzosi, perciò proseguì come se nulla fosse. “Hai rischiato di morire innumerevoli volte, hai servito Dumbledore egregiamente e con lealtà. Hai pagato abbastanza, direi.”
“Non credo di aver afferrato il punto del tuo blaterare.” Sibilò il preside.
“Ma insomma!” sbottò Deirdree allargando le braccia. “Anche il veleno di quella bestia immonda non è bastato a ucciderti: questo dovrebbe dirti qualcosa …”.
Poi si riappoggiò allo schienale della poltrona.
“ … qualcosa riguardo al tentare di vivere, senza limitarsi a sopravvivere. Insieme a chi è rimasto.” Aggiunse dopo qualche istante di silenzio.
A stento riuscì a sostenendo lo sguardo grave di Severus che la scrutava immobile.
“È così, Deirdree? Ti accontenteresti di essere chi è rimasto?”
Il tono secco di Severus non le fece perdere la sua sicurezza. “Ma io non lo sono, sei tu che tenti di convincertene. Io sono quanto di più reale tu possa mai aver avuto: sono la persona che ti vuole e che ti ha sempre voluto,” abbassò lo sguardo e lo puntò oltre la sua spalla, verso le fiamme del camino che ardevano in fondo alla stanza.
Severus trasalì.
“Non puoi seriamente pensare di tornare qui, dopo venticinque anni, e pretendere che nulla sia cambiato,” ribatté. ”Ho affrontato l’inferno e ne sono stato parte attiva per due anni della mia vita. E quando, a causa mia, Lily e suo marito sono stati assassinati lasciando un bambino orfano, ho deciso che non avrei più pensato a me stesso. Ed è ancora così: non sarò più pulito, mai più.”

“Ma ad un certo punto è necessario smettere di vedersi soltanto attraverso tutta quella...morte, non credi?” rispose Deirdree con calma, rivolgendosi a Severus, ma parlando anche a se stessa. “Capisco che farlo da soli sia… beh, è semplicemente troppo da affrontare.” Sentenziò alla fine con una serenità disarmante. Lo sapeva bene, Deirdree, quanto la prigionia della solitudine potesse illuderti di essere una liberazione, nel suo non chiedere niente.
Quando hai odiato e ucciso per anni, non vuoi altro che silenzio. Non puoi perdonarti, non puoi amare qualcuno, perché quel qualcuno pretenderà la tua felicità e tu non puoi accontentarlo.

Deirdree si alzò, fece il giro della scrivania e vi si sedette sopra, vicinissima a Severus. Rimase a guardarlo per un po’, in silenzio: la sua gamba sinistra aderiva leggermente a quella di lui.

Ce l’avrebbe fatta a dirglielo?

Nel silenzio più assoluto, alzò la mano e sfiorò impercettibilmente il polso sinistro di Severus, risalendo verso l’incavo del gomito con la punta delle dita.
L’uomo, dopo un momento di esitazione, si ritrasse di colpo, senza però riuscire ad evitare che le dita svelte di Deirdree toccassero, attraverso la manica della veste, i contorni di ciò che restava del Marchio.
Deirdree si lasciò sfuggire un sospiro, come a voler allontanare da sé pensieri e ricordi insopportabili, ma ottenne l’effetto contrario quando incrociò lo sguardo furente di Severus.
Trattenendo il respiro spostò l’attenzione sul suo stesso avambraccio, lo sollevò un poco e lo tenne così, perpendicolare al busto. Il dolore che aveva cercato di far tacere in tutti quegli anni sgorgò con violenza dal suo petto e si riversò nella gola premendo per uscire dalle labbra serrate. Chiuse gli occhi e, senza opporre resistenza a quell’ondata nauseante, lo lasciò uscire.
“Quanti ne hai ammazzati?” chiese in un sussurro, riaprendo gli occhi e mantenendoli fissi sulla sua stessa mano chiusa a pugno. “Ricordi cosa provavi quando si inginocchiavano ai tuoi piedi chiedendo pietà?” continuò, il corpo scosso da un leggero tremore.
“Hai mai risparmiato qualcuno nel delirio di onnipotenza di cui eri preda?” insistette alzando gli occhi verso il viso di Severus, impietrito di fronte a lei. “Che scusa hai usato con te stesso, Severus? Sono sicura che ne hai avuto bisogno: solo gente come Bella poteva agire in quel modo bestiale senza averne.”
“Smettila…” Severus era sgomento: anche da seduto dovette appoggiarsi con entrambe le mani al bordo della scrivania per evitare di crollare di fronte al suo passato, reso così vivido da quelle parole feroci.
“Ecco,” continuò Deirdree distogliendo lo sguardo vuoto e fissandolo sulle linee di fuga delle lastre di marmo del pavimento. “Questo è il tuo inferno e anche il mio: è qui e adesso, non era allora. Quello era l’inferno di qualcun altro. Era l’inferno di chi aveva di fronte il Mangiamorte.”
Severus sperò di non aver inteso ciò che la donna tentava di fargli capire.
Deirdree portò le dita sul polsino sinistro della giacca e cominciò a slacciarlo con una calma esasperante, sostenendo lo sguardo fiammeggiante di Severus, poi alzò lentamente la manica di giacca e maglione, tenendo l’avambraccio nascosto, piegato verso di sé.
Severus non resistette oltre e le afferrò il braccio.
“Merlino, Deirdree, cosa hai fatto?…” La traccia del Marchio Nero sul braccio della donna era scolorita e sfigurata da decine di cicatrici, di diversa lunghezza e consistenza, segno di un disperato e consapevolmente inutile tentativo di cancellarne l’esistenza.

“Tu non ti eri fidato di me, non volevi parlarmi delle tue intenzioni, ma non ti eri reso conto che io volevo intraprendere la stessa strada, non eri l'unico a desiderare di eccellere in qualcosa.”
“Si, ma per quanto ne so, ti eri limitata al Quidditch …”
“Non mi hai mai presa sul serio, vero Severus?” rispose Deirdree amareggiata. “Credevi che io fossi imperturbabile e serena, solo perché la tua rabbia e la tua conseguente ambizione bastavano, da sole, a coprire il fabbisogno di tutta la nostra casa. E’ di questo che parlo: tu non vedevi me o Lily o chiunque altro, tu vedevi tutti noi in funzione della tua ambizione. E sei riuscito a rovinare la tua amicizia con lei e a tenere lontana me perché non eri in grado di vedere oltre te stesso.”

“Abbiamo già appurato quali siano state le mie colpe e le mie mancanze, ma mi rifiuto di credere che la Deirdree che conoscevo ambisse ad un posto in prima fila tra i Mangiamorte.” Severus la guardava senza sapere cosa aspettarsi, era smarrito.
“Invece ci avevo pensato a lungo, in fondo mio padre era uno di loro.”
Severus era sbigottito. Aveva ragione lei: all’epoca era così pieno di se che non sapeva neanche che il padre della sua più cara amica portasse il Marchio.
“ Già,” soggiunse lei con un sorriso triste. “Non sapevi granché di me fuori dalle mura di Hogwarts. Mio padre aveva abbracciato la causa di Voldemort ed io ero confusa sulle mie opinioni. Sapevo soltanto che non volevo deluderlo. Lo amavo moltissimo e questo mi portò a chiudere gli occhi di fronte a molte delle nefandezze di cui si è macchiato.” Un’ombra scura le attraversò lo sguardo, ormai lucido di lacrime.
“Quando sono sparita è stato a causa della sua morte. Morì per mano di un Babbano e, che Merlino mi perdoni, allora ho creduto che quella della vendetta sarebbe stata la strada giusta da seguire.“
Severus strinse gli occhi e si sentì pervadere da una sensazione fin troppo familiare e spiacevole, ma rimase in silenzio.
“Non fui mai più tanto lontana dalla verità.”

Severus fece per avvicinarsi ma si bloccò, cosciente del fatto che non poteva nulla contro quel tipo di dolore. Il suo stesso dolore.
“Anime vuote…” riprese Deirdree, .“ Anime vuote… al posto delle quali si estendevano profondi buchi neri: inutile tentare di risvegliare qualcosa di morto, questo pensavo di me e di te, allora.”

Severus sperimentò, come fosse suo, il rimpianto di un’assassina ravveduta. Una colpevole. Un’imperfetta. Una come lui.

Passarono minuti o forse ore, nella stanza si sentiva ormai solo il crepitare del fuoco nel camino e i loro respiri, sempre più lenti.

“In tutto questo tempo, ho cercato di mantenere le distanze da te e da tutto il Mondo Magico, e mi sono rifugiata nel mondo dei Babbani." Deirdree ruppe il silenzio, desiderando dirgli tutto e chiudere con quel passato. "Poi una mattina di tre mesi fa, ho incrociato il tuo sguardo che mi fissava dalla prima pagina della Gazzetta del Profeta, e sono stata risucchiata indietro di almeno due decenni. E’ tornato tutto a galla, agguantandomi alla gola: la paura strisciante, il dolore e il senso di colpa, gli ideali assurdi per cui mi illudevo di voler lottare, fatti a brandelli dalla mia stessa coscienza, quando ho capito di essermi prestata come strumento di morte nelle mani di un pazzo.”
“Come hai fatto ad avere una copia della Gazzetta del Profeta se ti trovavi tra i Babbani?” domandò Severus.
“Mia madre.” Rispose Deirdree con un sospiro, poi proseguì. “Quando abbandonai il nostro mondo, un giorno di metà Febbraio del 1979, andai da lei e le consegnai la mia bacchetta. Non volevo sapere cosa ne avrebbe fatto, volevo soltanto disfarmene e togliermi di dosso il ricordo di ciò che aveva compiuto tra le mie mani.” Deirdree infilò le dita nella massa di capelli scuri e chiuse gli occhi. “Lei ha cercato di convincermi a restare e nascondermi, ma sapeva che non avrei avuto chance di sopravvivere se non avessi lasciato il Mondo Magico, per cui accettò a malincuore la mia decisione e mi coprì come potè. Tre mesi fa tornò a cercarmi e io mi feci trovare.”
“Ti ha cercata per dirti che finalmente era finita …” sussurrò Severus, guardandosi le mani.
“Si e no,” rispose Deirdree con un sospiro. “Lei sapeva cosa significavi per me, sapeva che mi sono sentita perduta quando mi sono resa conto dell’orrore a cui avevo preso parte, non solo perché tutto questo aveva chiarito la posizione di mio padre, ma anche perché significava che eri sbagliato anche tu. Per questo voleva che sapessi che ti eri salvato e che eri dalla parte dei buoni. “ Aggiunse con un sorriso triste.
“Quando ho visto quell’immagine di te, oh Merlino, eri così diverso ma così assolutamente ancora tu! Ho realizzato con orrore che il sorriso di quell’ultima mattina ad Hogwarts, quello prima che io me ne andassi, era stato l’ultimo. Dovevo tornare. Dovevo tentare di regalarci la nostra parte di serenità.“
Un largo sorriso spinse indietro le lacrime e le illuminò il viso. “E poi il broncio che hai sfoggiato per anni non ti dona.”
Severus spalancò gli occhi incredulo e, dopo averla fissata per un lungo momento, non potè fare a meno di scoppiare a ridere.
Eccola lì,la piccola Deirdree: la sola e unica che poteva farlo, c’era riuscita un’altra volta. Lo aveva fatto ridere, e della loro tragica vita, per giunta!
“Una risata? Vacci piano o rischi di slogarti qualche muscolo visto che sospetto tu non ne faccia dai tempi della scuola!” commentò Deirdree ridendo sotto i baffi.
“Lo sai che questo tuo ridacchiare non è consono ad una persona della tua età, vero?” scherzò Severus, rilassandosi come solo in presenza di Deirdree era sempre riuscito a fare.
Per tutta risposta lei ridacchiò ancora più forte e gli appoggiò una mano sulla spalla, stringendo appena.
Era questo che era mancato a tutti e due per venticinque anni: la familiarità, la sicurezza di poter essere davvero se stessi l’uno con l’altro. Stare vicini, anche in silenzio, senza bisogno di aggiungere altro.
“Eccoci qua” disse Deirdree abbassando la voce,” non è cambiato granché,no?”
Severus si fece serio,“Ti sbagli, è tutto maledettamente diverso da allora.”
Deirdree lo sapeva, ma aveva deciso di abbandonare il lutto per se stessa e guardare avanti.
“ Sei sempre lo stesso, Severus Snape,” Sussurrò, vicinissima al suo orecchio. “Ti ho dovuto costringere ad essere felice allora, e devo costringerti anche adesso.”
Severus si voltò verso di lei e sorrise, con le labbra e con gli occhi di fronte a quella donna incredibile. Era lei, era sempre stata lei. Loro due insieme: un incastro perfetto. Quello che li univa non si era curato del tempo passato e della vita che avevano vissuto. “E io non potrò mai ringraziarti abbastanza per questo”.
Deirdree sorrise a sua volta, “Beh, tu provaci”.




* Eunice Murray fu una storica Cercatrice della squadra di Quidditch delle Montrose Magpies, squadra di cui Deirdree è una fan sfegatata.

Edited by arcady - 22/10/2013, 23:58
 
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