Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Alaide
view post Posted on 21/10/2013, 09:37 by: Alaide
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Autore/data: Alaide 9 - 11 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Invece aveva incontrato quell'uomo che aveva saputo far rinascere in lei la fiducia e la speranza.
Aveva incontrato il suo nuovo padre.
Il suo tutore, come diceva la legge magica francese.
Nota: È il seguito di Una decisione
Parole: 916

Klavierstücke
17. Epilogo


Parigi, 12 giugno 2000



L'acqua della fontana pareva giocare con i raggi del sole di quella giornata di tarda primavera. Heloïse sentiva il calore sul volto, mentre camminava accanto alla sorella e a Severus nei giardini di Place des Vosges.
Era la prima volta che si ritrovava nella Parigi Babbana, dopo quei giorni febbrili che avevano seguito il loro arrivo dalla Normandia. Non ne aveva allora colto i rumori, né la vita. La sua mente era immersa nella più terribile paura e non osava nemmeno immaginare cosa sarebbe accaduto se non avessero incontrato Severus. Sapeva che, in quel caso, la sorella sarebbe morta. Forse avrebbe incontrato qualcuno di simile a suo padre, forse sarebbe stata arrestata e mandata in prigione per la morte del genitore perché non sarebbe mai riuscita a dire la verità alla Garde Républicaine.
Invece aveva incontrato quell'uomo che aveva saputo far rinascere in lei la fiducia e la speranza.
Aveva incontrato il suo nuovo padre.
Il suo tutore, come diceva la legge magica francese.
In quel momento, mentre si ritrovava nella Parigi Babbana, sentiva le risate felici di alcuni bambini, le chiacchiere tranquille degli adulti e gli scatti delle macchine fotografiche dei turisti. Ne coglieva i rumori, la vita.
Tutto pareva immerso nella più assoluta quiete.
Era una tranquillità che un tempo non avrebbe mai creduto di poter sfiorare, men che meno condividere.
Invece si sentiva serena, come non era stata da anni.
I giorni in Normandia erano sempre presenti nella sua mente, perché sapeva che non sarebbe mai riuscita a dimenticare, però il loro ricordo era mitigato dalla presenza di Severus.
Di suo padre.
Sentì Anne ridere, come forse non aveva mai fatto. Non sapeva di cosa stesse ridendo, ma era uno dei suoni più belli che avesse mai ascoltato in vita sua.
Sua sorella era felice e stava bene.
Severus le aveva salvato la vita.
Le aveva salvate in più di una maniera.
«L'anno prossimo potrò andare a scuola, come gli altri bambini?» domandò improvvisamente Anne, voltandosi verso il suo tutore e la sorella.
Heloïse era così tranquilla, da quando era arrivata quella lettera da un tribunale, una lettera di cui la bambina aveva capito poco, ma doveva essere una cosa da grandi, perché a lei era perfettamente chiaro che Severus si stava prendendo cura di loro e non immaginava che servisse un pezzo di carta per dirlo.
«Naturalmente e mi aspetto che ti applichi nello studio.»
«Te lo prometto.» disse la bambina con un sorriso.
Alcuni passanti notarono l'uomo vestito di nero e le due sorelle. Una nonna con un nipotino li osservò e si disse che quella piccola famiglia era incredibilmente unita, che quel padre - per quanto potesse sembrare freddo e distante - doveva amare profondamente le sue figlie, perché la bambina e la ragazza erano così palesemente felici.
«Quando torneremo a casa, potrò venire nel laboratorio?» domandò in un mormorio Heloïse.
Era dal giorno in chi era arrivata la lettera che si recava quasi ogni giorno nel laboratorio di Severus. L'uomo aveva continuato a spiegarle come riconosce con il tatto e l'odorato i vari ingredienti e, da qualche giorno, le stava spiegando come sezionarli e tagliarli, per prepararli per una pozione. La ragazza sapeva che non avrebbe mai potuto preparare una pozione, ma il poter riconoscere molti ingredienti, il poter comprendere a cosa servissero, la faceva sentire parte di quel Mondo Magico a cui apparteneva per nascita, ma da cui era esclusa perché era una Magonò.
In quei momenti, sentiva il suo affetto per Severus farsi sempre più saldo e forte. Erano momenti preziosi che aveva cari, al pari di quelle ore in cui sedevano in salotto, come una famiglia.
«Naturalmente.»
Severus si voltò verso Heloïse e la vita sorridere, un sorriso sereno, un sorriso affettuoso.
Il sorriso di sua figlia.
Il sorriso che pareva contenere il perdono a lungo cercato.
In quel momento, riusciva a vedere una ragione per ricominciare a vivere, una ragione che non aveva trovato nemmeno nelle sue ricerche, quelle ricerche che aveva intrapreso per cercar di pagare per le sue colpe, tentando di salvare delle vite.
Aveva dovuto incontrare quelle due sorelle e prendere la decisione di portarle con sé, quel giorno di marzo, per poter riuscire a vedere la bontà nella sua sopravvivenza al morso di Nagini.
Nel sorriso sereno di Heloïse, nella risata felice di Anne, che stava osservando una farfalla volare davanti a loro, era contenuto il perdono e la pace a cui aveva a lungo anelato, era celata una ragione per vivere e vivere pienamente nel presente, con la mente rivolta al futuro. Sapeva che il suo passato sarebbe sempre rimasto con lui, che sarebbe tornato a tormentarlo, ma si rendeva conto, altresì, che non avrebbe vissuto con la mente e l'anima ancorate al passato.
Aveva due figlie, ora.
«Mi piace così tanto venire nel tuo laboratorio, padre.» mormorò Heloïse.
Era la prima volta che lo chiamava padre.
Non sapeva perché avesse aspettato così a lungo per farlo. Forse quella era l'occasione giusta, si disse.
Sulle sue labbra un sorriso dolce e fiducioso.
Il sorriso che avrebbe potuto rivolgere unicamente a suo padre.
«Ne sono felice, figlia.»
Severus pronunciò quelle parole lentamente, assaporandole quasi.
Erano parole che non aveva mai creduto di poter pronunciare. Invece, in quel momento, dopo che Heloïse l'aveva chiamato padre, dopo che quella parola, così breve e apparentemente così semplice, aveva destato in lui sentimenti che aveva ritenuto per sempre perduti, quelle parole erano colme di verità.
Erano il suo presente.
E, per un istante, un sorriso felice gli apparve lieve sulle labbra.
 
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