Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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kijoka
view post Posted on 13/10/2013, 16:15 by: kijoka




nr.38
Autore/data: Kijoka – 28 settembre 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton - personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: Il dolore di un ricordo diventa splendida realtà.
Parole/pagine: 1.121/2.



Il solo


…Silente scagliato in aria: per un istante parve restare sospeso sotto il teschio lucente, e poi cadde lentamente all’indietro, oltre le merlature, come un’enorme bambola di pezza e scomparve.

Come hai potuto? Sapendo cosa significasse, sapendo cosa perdevi, sapendo cosa avresti provato, come hai potuto ucciderlo?
Era la promessa. Avevo preso un impegno, gli avevo dato la certezza che tutto sarebbe finito come lui desiderava. Non ho fatto altro che accontentarlo, come sempre…
No! Tu l’hai fatto perché altrimenti saresti morto al suo posto. Il Voto Infrangibile ti legava e tu non hai fatto altro che seguire il tuo istinto di sopravvivenza!
Non è vero, sarei morto per lui! Era il solo amico che la vita mi aveva regalato. Era la sola persona che credeva in me, la sola creatura al mondo che mi volesse bene, il solo padre che ho mai davvero conosciuto! Come poteva importarmi di me stesso quando uccidendolo avrei perso tutto questo? Non è forse come morire? Tanto valeva farlo!
E che ne sai che la tua mente diabolica non ti abbia indicato le mille e una scusa proprio per aiutarti a farlo, per evitare davvero di morire?
Non lo so. Me lo dice il mio cuore. Lo sento nel profondo che ciò che ho fatto è stato solo per aiutarlo, per assecondarlo, ancora una volta.
Albus me lo aveva detto:
- Tu solo sai se evitare a un vecchio sofferenza e umiliazione sarà un danno per la tua anima.
Era vero, io solo potevo saperlo.
Nonostante tutto per lui l’avrei comunque fatto, solo per lui, solo perché me lo aveva chiesto. Eppure doveva sapere quanto fosse importante per me, quanto la sua assenza avrebbe pesato sulla mia vita e, sopra ogni cosa, come non fossi pronto a vederlo partire per sempre...
Ho rischiato allora, come Albus mi aveva chiesto, per far si che Draco si salvasse da una fine che sarebbe stata senza dubbio atroce e non ho permesso che rischiasse la sua di anima: ho messo in pericolo la mia.
Il ragazzo non poteva farcela a portare a termine un compito così gravoso. Solo perché non è di quella pasta, nonostante tutto, e ne sono incredibilmente felice!
Draco è diverso da me: non sbaglierà più.

La mia ragione e il mio cuore si combattono dentro di me ogni volta che il sonno mi rapisce.
Si contendono la mia anima immortale che non alberga più nel mio corpo, o almeno non più come quando ero un bimbo innocente.
L’ho insudiciata, derisa, abbandonata, lacerata e infine dimenticata tra le pieghe dell’essere spregevole che sono diventato.
Il solo che mi dava conforto e sembrava comprendermi ora giace in una tomba bianca, vicino a quel luogo che continuo a ritenere casa.
E io sono qui, vivo.
Apro gli occhi.
La stanza è inondata dalla limpida luce solare, le tende si muovono appena e la lieve brezza profumata mi accarezza la pelle.
Sono solo.
E' una sensazione magnifica sapere di riuscire a svegliarsi quando si vuole farlo, senza essere trascinati nel gorgo buio dell'incoscienza.
Mi sembra di essere tornato parzialmente padrone di me stesso.
E' ancora molto strano credere di non essere morto, anche se ne ero così sicuro!
Eppure, tra tutti i sentimenti che mi si agitano dentro, non posso negare di rintracciare anche una piccola parte di conforto che questo non sia accaduto.
La stanza è grande e silenziosa.
Apprezzo la quiete che mi offre questo posto, ma è strano: lei non è qui.
Dentro di me sento una strana sensazione, conosciuta: mi manca.
Ero così abituato ad aprire gli occhi e a trovarla accanto a me che, ora, non averla qui mi fa sembrare la stanza completamente vuota.
Sorrido piano.
Certo che comprendere me stesso resta la cosa più difficile che io possa aver mai fatto nella mia vita!
Richiudo gli occhi e, come per magia, ricado in un ovattato mondo parallelo.
Mura merlate, notte fonda, una veste che scende fluttuando nel vuoto.
Silente muore, di nuovo.
Nei miei incubi ricorrenti mi precipito al parapetto e, con la magia più straordinaria che conosco, aiuto il corpo del mio solo amico, di colui che mi ha fatto da padre, ad adagiarsi dolcemente sul prato sottostante la torre.
Nella realtà non è successo e, come nell’incubo mi lascio andare al dolore che provo, nella realtà ho dovuto mascherare tutte le mie vere emozioni per molto tempo.
Il corpo di Silente ha continuato, e continuerà, a cadere da quella torre, ogni notte, per mano mia.
In modi diversi, sempre terribili.
Una notte è un attimo che si ripete, innumerevoli volte.
Un’altra è tutto rallentato, come sia fatto per permettermi di guardare l'uomo, cui sono legato in modo indissolubile, morire al rallentatore, fermando ogni espressione del suo volto in ogni secondo, mentre precipita verso il basso.
Ora la mente mi presenta, più e più volte, solo la mia stessa voce che pronuncia l’Avada.
E Silente muore, in ogni istante, attimo dopo attimo.
La colpa mi sta logorando, il dolore è così forte che sento un macigno sul petto e l’ossigeno lascia i miei polmoni senza farvi ritorno.
La ferita al collo è un cappio che mi stringe e mi soffoca.
Annaspo per ritrovare l'aria, senza riuscirci.
Sto urlando, ma la voce non esce dalla mia gola e la bocca resta spalancata nel nulla.
Notte, la radura, e io in ginocchio, che lascio sfogo al dolore della perdita del solo che poteva aiutarmi a vivere. Il solo che ha creduto in me e ha fatto crescere la mia autostima fino a permettermi di aiutarlo nell'immane compito di combattere il Male.
Le lacrime, trattenute da troppo tempo, sgorgano copiose dai miei occhi chiusi.
Il silenzio non è disturbato da nulla: il mio dolore senza voce non fa rumore.
Un tocco.
Una mano, fresca e delicata, mi accarezza il volto. Sta asciugando le mie lacrime?
D'improvviso apro gli occhi, spazzando via l'immagine sconvolgente del mio solo amico che muore.
Davanti a me, soffuso ed immerso nella chiara luce argentea della Luna piena, il viso della donna che mi tiene in vita.
Sorride.
Un'espressione angelica che spazza via in un momento le terribili immagini che affollavano la mia mente fino a poco prima.
Una pace crescente riempie il mio cuore.
La voce bassa è così impalpabile che sembra quasi non spezzare il silenzio che ci avvolge:
- Riposa. Qui è tutto tranquillo: niente ti minaccia. Io veglio su di te...
Come può donarmi pace un volto, un gesto, una voce?
Come posso sentirmi al sicuro, protetto solo da un sorriso?
Le palpebre calano lentamente, mentre mi sento cullato da un sentimento che non è mio.
La mente vaga in un prato infinito pieno di fiori multicolori che si muovono lentamente alla carezza di un vento profumato...

Edited by Ida59 - 20/8/2015, 22:52
 
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