Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Alaide
view post Posted on 7/10/2013, 10:44 by: Alaide
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Autore/data: Alaide 31 luglio - 5 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: I giorni si susseguivano lenti e ogni giorno portava nel cuore di Heloïse preoccupazione ed ansia. Avrebbe voluto che la decisione arrivasse al più presto ed avrebbe voluto che non arrivasse mai. Con la sorella si sforzava di mostrarsi tranquilla, a Monsieur Piton sorrideva con quello che credeva essere un sorriso calmo
Nota: È il seguito di Incertezza
Parole: 1568

Klavierstücke
15. Attesa



Parigi, 25 aprile - 8 maggio 2000



I giorni si susseguivano lenti e ogni giorno portava nel cuore di Heloïse preoccupazione ed ansia. Avrebbe voluto che la decisione arrivasse al più presto ed avrebbe voluto che non arrivasse mai. Con la sorella si sforzava di mostrarsi tranquilla, a Monsieur Piton sorrideva con quello che credeva essere un sorriso calmo, ma l'uomo aveva notato l'agitazione della ragazza, un'agitazione che si avvicinava all'ansia ed alla disperazione e che sembrava temprarsi unicamente di fronte ad Anne.
«Monsieur, sono preoccupata per Heloïse.» mormorò la bambina, quella notte di fine aprile, dopo aver trovato l'uomo nel suo studio, intento a scrivere.
Severus alzò il capo dal foglio ed osservò con attenzione Anne che gli stava sorridendo timidamente. Il volto aveva assunto un colorito roseo e gli occhi nocciola non era più velati dalla febbre. Sembrava quasi che non fosse mai stata afflitta da quella terribile malattia.
L'ultima visita di Damien aveva confermato che l'ultima modifica apportata alla pozione stava ottenendo i risultati sperati. La malattia stava progressivamente abbandonando il corpo della bambina e questa era sicuramente una buona notizia, ma forse non era abbastanza per far star tranquilla Heloïse.
«Cosa succede a tua sorella?» domandò infine, anche se temeva di conoscere già la risposta, considerando quello che aveva dovuto passare la ragazza.
«Ha degli incubi, Monsieur, o almeno credo. Ci sono delle volte in cui mi sveglio, perché ho sete e vedo Heloïse che si agita. Non urla, come quella notte, ma non dorme tranquilla.» la bambina si interruppe, gli occhi colmi di preoccupazione. «Non voglio che mia sorella stia male, Monsieur. Lei... Heloïse è così buona e coraggiosa. Cosa sta succedendo? Io sto bene ora... perché Heloïse sta male?»
Severus sapeva cosa preoccupasse la ragazza ed era certo che quella preoccupazione sarebbe terminata o centuplicata quando il tribunale dei minori avesse dato una risposta alla sua domanda di poter diventare il tutore delle due sorelle. Ma era qualcosa di cui non voleva parlare con Anne, non in quel momento per lo meno. Eppure sapeva che, se le autorità avessero rifiutato la sua domanda, la bambina sarebbe stata con ogni probabilità separata dalla sorella maggiore. Era quindi necessario preparare Anne a quell'eventualità, ma era qualcosa che non aveva la forza di dirle quella notte.
«Gli incubi non svaniscono in poco tempo. Heloïse...»
«È a causa di papà, vero? Non so bene cosa accadesse in Normandia, ma so che c'era qualcosa che non andava. Heloïse mi ha sempre detto che papà mi voleva bene, ma io non l'ho mai visto e non ricordo nemmeno... non mi ha mai abbracciata. Però c'era Heloïse, c'è sempre stata e mi ha sempre voluto bene. E... lei sa perché mia sorella ha incubi così brutti?» la voce della bambina si era fatta più acuta man mano che parlava ed un sorriso incerto e preoccupato le era apparso sulle labbra.
Si avvicinò lentamente all'uomo, dicendosi che forse lui l'avrebbe tranquillizzata, così come tranquillizzava la sorella. Sapeva che Heloïse era arrivata a fidarsi di Monsieur Piton ed aveva notato che appariva più tranquilla di quanto erano in Normandia.
«Sì, ma non sta a me dirti quello che Heloïse mi ha confidato.» rispose l'uomo, decidendo di essere sincero con la bambina, per quanto si augurasse che Anne non venisse mai a sapere cosa fosse accaduto in Normandia, cosa avesse dovuto subire Heloïse per mano del suo stesso padre, di un uomo che un tempo aveva amato la ragazza e poi era giunto a nuocerle, scaricando su di lei l'odio che provava per la bambina che gli stava di fronte, quella bambina che aveva conservato la fiducia negli altri, quella fiducia che aveva abbandonato la sorella maggiore.
Quella fiducia che Heloïse era giunta a riversare in lui.
Quella fiducia che Severus si era ripromesso di non tradire mai.
«E lei aiuterà Heloïse? Non voglio che mia sorella soffra.» biascicò la bambina, facendo qualche altro passo verso l'uomo, sorridendogli con quella fiducia che non aveva mai vacillato, quella fiducia che l'aveva portata a chiedergli silenziosamente aiuto quel giorno di marzo.
«Farò quanto è in mio potere.» disse unicamente l'uomo.
Non poteva promettere altro. In quel momento la decisione circa il futuro di Anne ed Heloïse non risiedeva certo in mano sua. Solo il giudice dei minori poteva compiere una scelta circa il destino delle due sorelle, della ragazza e della bambina che era arrivato a considerare delle figlie. Solo in quel momento si rendeva conto che anche Anne era quanto di più vicino ad una figlia avesse mai conosciuto.
Non v'era però nulla che potesse dire per rincuorare veramente la bambina, non in quel momento in cui sentiva unicamente montare dentro di sé il peso soffocante dell'attesa di una decisione che non riusciva nemmeno lontanamente ad immaginare.


I giorni continuavano a trascinarsi lenti, mentre la primavera prendeva definitivamente il sopravvento sull'inverno ed aprile si concludeva per lasciar spazio a maggio. Per quanto poteva Severus non si allontanava dall'appartamento e questo sembrava rendere più tranquilla Heloïse. O per lo meno, sul volto della ragazza non compariva l'ansia che l'avvolgeva nelle ore in cui ad occuparsi delle due ragazze era Mademoiselle de la Roche.
Quel giorno di maggio Yseult si trovava con le due sorelle. Anne stava facendo, tranquillamente, alcuni compiti che le aveva assegnato, seguendo le indicazioni che stava apprendendo nel corso dei suoi studi per diventare insegnante. Heloïse era con loro, un libro in mano, un dito intento a seguire le scritte in Braille. Ma ad Yseult sembrava che la ragazza non stesse veramente leggendo. Non l'aveva vista voltare la pagina e le sembrava che stesse seguendo sempre la stessa riga.
La giovane avrebbe voluto dire qualcosa, spronare la ragazza a sperare, ma sapeva che non poteva. Era a conoscenza della domanda che Monsieur Piton aveva fatto al tribunale dei minori. Lei stessa era stata convocata dal giudice insieme a suo padre per testimoniare circa il rapporto che esisteva tra l'uomo e le due sorelle, un rapporto che Yseult non aveva avuto difficoltà a definire di quell'affetto che lega genitore e figli. Per quanto non fosse spesso presente quando l'uomo e le sorelle erano insieme, aveva notato la fiducia con cui gli sorrideva Anne ed il sollievo che compariva sul volto di Heloïse ogni volta che Monsieur Piton rincasava.
«Quando tornerà?» domandò infine la sorella maggiore, senza più riuscire a trattenere la domanda ansiosa.
«Non credo tarderà molto.» disse la giovane con voce che sperava fosse tranquillizzante.
Suo padre le aveva detto che quel giorno Monsieur Piton era stato convocato al tribunale dei minori per rispondere ad ulteriori domande. O forse era proprio quello il giorno, voleva sperare Yseult, in cui il giudice avrebbe deciso di accettare di rendere il pozionista tutore di Anne ed Heloïse.
«È andato alla Cité de la Magie?» domandò ancora la ragazza, mentre si torceva le mani in grembo.
Heloïse sapeva che le sue domande erano forse sciocche. Sapeva che Severus andava al Centre de Recherche per poter spiegare la cura che aveva guarito Anne e che avrebbe guarito tante altre persone.
Eppure avrebbe preferito aver l'uomo lì, con loro, perché soltanto in quel modo riusciva a sentirsi veramente al sicuro e poteva sperare che i giudici le affidassero a lui.
Deglutì leggermente a vuoto, mentre l'ansia, provocata dall'attesa, si faceva strada apertamente sul suo volto. Avrebbe voluto avere già una risposta dal tribunale e avrebbe voluto non averla mai. Voleva rimanere con suo padre, con l'uomo che era stato un padre per lei, più del suo vero padre. E voleva che Anne non le venisse portata via, non ora che la sorellina era guarita, non ora che potevano rimanere insieme, al sicuro.
«Credo di sì.» mentì Yseult, dicendosi che era inutile aumentare l'ansia della ragazza e sperando che Monsieur Piton tornasse presto.
Quasi in risposta ai suoi desideri, pochi istanti dopo, l'uomo entrò nell'appartamento. La giovane tentò di leggerne invano l'espressione, mentre Heloïse si alzava in piedi di scatto lasciando cadere per terra il libro, un sorriso colmo di sollievo sulle labbra. Poi, quando l'uomo si avvicinò alle due sorelle, Anne iniziò a spiegargli cosa stava facendo e ad Yseult sembrò di aver davanti agli occhi una famiglia.
Un padre e le sue due figlie.
Si alzò lentamente in piedi e li salutò discretamente.
Quando fu sulla porta notò che Monsieur Piton aveva posato una mano sulla spalla di Heloïse, come a volerla confotare, e che Anne stava ancora parlando.
La giovane sorrise dolcemente.
Sperava con tutta se stessa che il giudice prendesse la decisione giusta, che non distruggesse quella famiglia.
Anne meritava di poter parlare di quello che aveva fatto con una figura paterna, meritava di avere una vita piena dopo la lunga malattia, accanto alla sorella e a Monsieur Piton.
Heloïse meritava di vivere in pace, con qualcuno di cui si fidasse completamente. Yseult aveva notato i cambiamenti avvenuti nel rapporto tra la ragazza e Monsieur Piton ed era certa che solo l'uomo poteva aiutare veramente Heloïse.
Monsieur Piton meritava di avere una famiglia - e non importava se quelle non fossero le sue vere figlie -, di trovare, si augurava la ragazza, tranquillità e pace, dopo tutto quello che aveva dato, che aveva sofferto durante la Guerra Magica inglese e di cui aveva letto sui giornali.
Mentre apriva la porta, Yseult sperò con tutto il cuore che la lunga attesa portasse all'unica decisione possibile, che presto Monsieur Piton, Anne ed Heloïse sarebbero stati una famiglia.
Per sempre.
 
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