Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Alaide
view post Posted on 23/9/2013, 10:41 by: Alaide
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Autore/data: Alaide 22 – 24 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Il sorriso colmo di disperazione era sempre sulle sue labbra e le mani le tremavano leggermente per la paura. Eppure credeva che Monsieur Piton avrebbe trovato una soluzione, perché era certa che dell’uomo poteva fidarsi
Nota: E’ il seguito di Luci e ombre
Parole: 1586

Klavierstücke
13. Paura e Speranza


Parigi, 11 aprile 2000



Heloïse sentiva la pioggia ticchettare lentamente contro il vetro della finestra, posta, credeva, a poca distanza dalla poltrona su cui sedeva.
Monsieur de la Roche si trovava nella stanza di Anne, per poter comprendere se vi fossero reali miglioramenti. Sicuramente, si disse la ragazza, la sorella non si svegliava più nel cuore della notte tossendo e sembrava essere meno sofferente. Forse la pozione di Monsieur Piton stava facendo veramente guarire la sorella.
«Heloïse, ci sono alcuni fatti di cui è necessario che io ti parli.»
La voce dell’uomo le parve quanto mai grave. La ragazza si alzò in piedi nervosa.
«È accaduto qualcosa ad Anne?» domandò infine, un tremito nella voce.
«No.» l’uomo si avvicinò ad Heloïse. Aveva temporeggiato anche troppo da quando Mademoiselle de la Roche gli aveva parlato. Forse semplicemente perché non aveva avuto occasione di rimanere solo con la ragazza. Forse perché non aveva cuore di distruggere la precaria tranquillità trovata da Heloïse. Anne gli aveva confidato che la sorella non l’aveva più svegliata in preda ad un incubo. «L’ultima volta che Mademoiselle de la Roche è stata qui, mi ha parlato di un’informazione datale da una sua amica.»
«Che genere di informazione?» mormorò Heloïse, tornando a sedersi. Sentì Severus muoversi per la stanza e prendere posto di fronte a lei.
La ragazza cercò disperatamente di mantenere la calma. Sapeva che di Monsieur Piton poteva fidarsi. Dopo il giorno in cui gli aveva confidato la verità, la fiducia si era fatta assoluta. Eppure il tono della voce dell’uomo la faceva preoccupare. Un sorriso nervoso le stirò le labbra per un istante.
«Forse io ed Anne non possiamo più stare qui?» domandò infine con un tremito nella voce.
«No, Heloïse.» Severus osservò la reazione della ragazza, il cui volto si distese ed le cui labbra si aprirono in un sorriso fiducioso, una fiducia che non voleva in alcun modo ferire con quello che aveva da aggiungere. «Mademoiselle de la Roche ha incontrato una sua amica, come ti stavo dicendo, che lavora per la Garde Républicaine Magique.»
«Hanno ritrovato il cadavere di mio padre.» mormorò Heloïse, la voce tremante, impaurita.
«L’hanno ritrovato il primo di marzo.» disse l’uomo. La ragazza era impallidita di colpo e Severus poteva immaginare fin troppo bene quali pensieri le stessero attraversando la mente. «Hanno deciso di tenere nascosta la notizia alla stampa, perché tu e tua sorella siete minorenni. Da allora vi stanno cercando. Con ogni probabilità siete state fortunate e non siete mai incappate in nessuno di loro. D’altronde, da quel che mi ha detto Mademoiselle de la Roche, non sanno assolutamente nulla della malattia di tua sorella, ma unicamente della tua cecità. Credo che sia per questo che non hanno pensato di cercarvi presso uno speziale.»
«Ho sempre… ho sempre avuto il terrore che…» Heloïse si interruppe, tentando di riordinare i pensieri, ma non riusciva a pensare ad altro se non al fatto che le sarebbe stata tolta Anne. Un sorriso disperato le si disegnò sulle labbra. Voleva che Severus le dicesse che nessuno le avrebbe portato via la sorella. Voleva almeno che le dicesse che, anche se fosse accaduto qualcosa a lei, Anne sarebbe potuta rimanere con l’uomo, che egli le avrebbe fatto da padre. Deglutì a vuoto, cercando di ricomporsi, ma il sorriso disperato era ancora impresso sulle sue labbra ed il volto era mortalmente pallido. «Ho sempre avuto il terrore che ci potessero trovare.» riuscì a dire infine. «Quando abbiamo lasciato la casa, ho preso con me unicamente i soldi Babbani che nostro padre teneva in casa. Abbiamo camminato fino al paese più vicino. Poi utilizzato i mezzi pubblici Babbani. Ed anche a Parigi, stavamo nella Parigi Babbana se non quando ho tentato di trovare delle medicine per Anne. Se non fosse… se non avessimo però incontrato lei, Monsieur, non so cosa ne sarebbe stato di noi. Se ci avessero scoperte, mi avrebbero tolto Anne e mi avrebbero mandata in carcere, perché ho ucciso mio padre, per quanto non volessi. Io…» la voce le si spense nuovamente. Il sorriso colmo di disperazione era sempre sulle sue labbra e le mani le tremavano leggermente per la paura. Eppure credeva che Monsieur Piton avrebbe trovato una soluzione, perché era certa che dell’uomo poteva fidarsi. Avrebbe voluto dimostrarlo meglio «Cosa è meglio fare, ora?»
La domanda era flebile, quasi inudibile, colma di preoccupazione e paura, così come colmo di preoccupazione e paura era il suo sorriso. Eppure era un sorriso diverso da quello che Severus aveva visto durante i primi giorni in cui aveva avuto a che fare con Heloïse. Non era la disperazione data dalla mancanza di fiducia, dalla certezza che tutti fossero come il padre, quanto piuttosto la disperazione di chi, una volta credutosi al sicuro, si sentiva nuovamente in balia della crudeltà della vita.
«Ci sono due soluzioni, Heloïse. Tu ed Anne potrete rimanere nascoste qui, anche se questo significherebbe non poter più uscire e soprattutto la Garde Républicaine potrebbe trovarvi alla fine, non importa il metodo scelto per tenervi nascoste agli occhi di tutti. Oppure potremmo andare alla sede della Garde Républicaine. Ed è la scelta che ti consiglio di fare.» Sapeva che quelle parole avrebbe forse incrinato la fiducia che Heloïse aveva in lui, ma nascondersi non era la soluzione, considerando soprattutto che questo avrebbe aumentato la possibile colpevolezza della ragazza agli occhi di chi stava indagando sul caso. Sperava solamente che i metodi della Garde Républicaine fossero migliori di quelli degli Auror «Se dirai loro quello che hai detto a me, confido che non ti toglieranno Anne. E anche se desiderassero farlo, farò in modo che ciò non accada.»
Heloïse rimase a lungo in silenzio, meditando su ciò che Severus aveva detto e su ciò che non aveva detto. Se avesse agito d’istinto, se fosse stata sola, avrebbe optato per il rimanere nascosta, ma non poteva imporre ad Anne qualcosa del genere. Sapeva che se sua sorella fosse stata meglio, se la malattia fosse stata debellata dal suo corpo, non avrebbe mai potuto costringerla a rimanere chiusa in quell’appartamento. Andare però a parlare con la Garde Républicaine la terrorizzava. E riusciva a prendere in considerazione l’idea unicamente perché Severus aveva lasciato intendere che l’avrebbe accompagnata.
Il sorriso disperato si era fatto incerto e nervoso, così come incerta e nervosa si sentiva nell’intimo del suo animo.
Heloïse trasse un sospiro, tentando inutilmente di calmarsi. Sapeva che poteva credere alle parole dell’uomo. Sapeva che Severus avrebbe fatto di tutto perché non le venisse tolta Anne, il che voleva dire che la Garde Républicaine si convincesse che quello che era accaduto a fine febbraio era stato unicamente un incidente o, per lo meno, che lei non aveva mai voluto che suo padre cadesse dalle scale e morisse. Eppure c’era qualcosa che la preoccupava nella promessa dell’uomo, come se temesse che, per proteggerla, potesse giungere a sacrificare se stesso. Ed era qualcosa che Heloïse non voleva.
«Porto ottime notizie.» la voce di Monsieur de la Roche la colse di sorpresa. Sentì Monsieur Piton alzarsi in piedi. Tentò di seguirne i passi, ma non ci riuscì. Improvvisamente alla paura si mescolò la speranza che Anne stesse meglio. «L’ultima variante della pozione sta funzionando a meraviglia. La malattia sta lentamente abbandonando il corpo della bambina. Consiglio di continuare a somministrarle ogni giorno la pozione. Tra dieci giorni tornerò a controllarla, ma ritengo che presto si potrà portare la somministrazione della pozione a livello settimanale.»
Heloïse si alzò in piedi, un sorriso felice sulle labbra, anche se sentiva la paura e la preoccupazione premere nella sua mente.
Sentì il Guaritore aggiungere altre parole, ma a lei non interessava udire altro. Era certa che fossero questioni mediche, che stesse spiegando a Monsieur Piton perché era stato finalmente possibile ottenere che la malattia stesse abbandonando Anne.
Non le importavano i particolari medici, quanto piuttosto che v’era ancora speranza.
Per Anne, per lo meno.
Sua sorella avrebbe potuto condurre una vita felice, insieme a Monsieur Piton.
«Ho preso una decisione.» disse, quando Monsieur de la Roche se ne fu andato. «Andrò… voglio andare alla Garde Républicaine e spiegare cos’è accaduto.» Heloïse si interruppe, mentre nella sua mente si alternavano paura e speranza, sollievo e preoccupazione. Ma quello che rimaneva stabile, inviolata ed intoccabile era la fiducia che riponeva nell’uomo. «Però… però se non dovessero credermi, vorrei che fosse lei, Severus, a prendersi cura di Anne. Non lasci che mandino mia sorella in un orfanotrofio. So che con lei sarà al sicuro e felice.»
L’uomo osservò il volto di Heloïse più calmo di prima, velato di preoccupazione e colmo della gioia per le notizie portate da Damien, notizie in cui egli non sperava quasi più.
Severus vide il sorriso fiducioso della ragazza, quella fiducia che era riuscito a conquistare, la fiducia di una figlia nei confronti del padre.
Aveva immaginato di poter convincere la Garde Républicaine di essere stato lui a causare la morte del padre di Heloïse ed Anne, perché così avrebbe tenuto fede alla promessa fatta alla ragazza, perché così nessuno le avrebbe separate.
In quel momento si rendeva conto che era un’idea fallibile. Con ogni probabilità le avrebbero messe in due istituti diversi e, comunque sia, le avrebbe lasciate sole.
Entrambe.
Doveva invece sperare unicamente che chiunque si occupasse del caso di Heloïse fosse abbastanza intelligente da comprendere che quella ragazza non aveva commesso un omicidio intenzionale, che la vita l’aveva già provata terribilmente.
Fu per quello che promise alla ragazza di fare quanto voleva ed Heloïse gli sorrise nuovamente con fiducia ed affetto figliale.

Edited by Alaide - 21/10/2013, 00:10
 
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