Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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ellyson
view post Posted on 17/9/2013, 09:32 by: ellyson
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Dalla luna...

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CITAZIONE (chiara53 @ 16/9/2013, 18:56) 
Bello! Pervy ha sempre qualche perversa idea. :lol: :lol: :lol:

Naaaa é un'idea tranquilla. Anzi, ora che é quasi finito, posso dire che é venuto un po' melenso questo fumetto. <_<
Ma visto la fatica che ho fatto me lo tengo così! :D
Distribuirò boccette di aceto e succo di limone per compensare. :lol: :woot:
Nell'attesa ecco il sorriso di oggi (che poi é il mio sorriso n. 24)
Per nulla melenso!


n. 24

Titolo: Expecto Patronum
Autore: Ellyson
Beta: Querthe
Tipologia: One Shot
Rating: Per tutti
Genere: Malinconico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton
Pairing: Severus / Lily
Epoca: 6 anno di Severus
Avvertimenti: Missing Moment
Riassunto:
La nascita della cerva d’argento
Parole: 703

Expecto Patronum

La bacchetta tremò nello stretto pugno del giovane mago. La punta si illuminò di azzurro mentre un debole filo di fumo uscì avvolgendogli mano e polso.
Il ragazzo sorrise vittorioso, mentre osservava l’incantesimo prendere forma davanti a lui. Era difficile, di livello avanzato, oltre la portata di molti maghi ben più grandi e potenti di lui e questo non faceva che gonfiare il suo orgoglio e il desiderio di riuscire dove altri avevano fallito.
Si passò la punta della lingua sulle labbra sottili, pregustandosi il successo, la gioia di vedere un patronus, il suo patronus, prendere forma. Una forma vera, corporea e non semplice fumo insignificante.
Ma invece di prendere forma il fumo argento iniziò a dissiparsi fino a lasciare solo un debole bagliore.
Il giovane mago con il serpente cucito sul maglione grigio, si lasciò sfuggire un'imprecazione colorita mentre allentava la presa sulla bacchetta.
Era esausto. Ci stava provando da tutto il pomeriggio, avvolto dalla pietra del sotterraneo, mentre i suoi compagni esultavano al campo di Quidditch per l’ultima partita di campionato.
L'ultimo ricordo felice che aveva usato non era abbastanza forte. Eppure era certo che fosse quello giusto.
Nulla poteva essere più felice del ricordo di sua madre che gli diceva – solo l'estate prima – che suo padre li aveva abbandonati.
Rilesse per la millesima volta la formula, la pronuncia era esatta, la postura pure, perfino la sua concentrazione. Ma il ricordo non era abbastanza potente.
Si sedette su una sedia, pensieroso.
Aveva un altro ricordo da utilizzare e dentro di lui sapeva che quello avrebbe funzionato, ma non voleva usarlo.
Si rifiutava di darle così tanta importanza. Lei che lo aveva abbandonato per un'inezia, per una parola sibilata con stupidità, in una situazione per lui difficile e umiliante.
Lei si era aggrappata a quell'unico errore per mandarlo via, cacciarlo, lasciarlo indietro, vivendo la sua vita con l'odioso Potter.
A dire il vero si era sentito studiato da lei da diverso tempo, era come se fosse alla ricerca di una scusa plausibile per sbarazzarsi dall'amico imbarazzante.
Bene le aveva dato un motivo più che valido.
Aveva deciso di andare avanti, di dimenticarla come Lily aveva fatto con lui.
Se per lei era stato così semplice, perché per lui doveva essere così difficile?
Severus sapeva bene perché era tanto difficile dimenticarla, sradicarla dal suo cuore e dalla sua anima. Fingere che non fosse mai esistita.
Sapeva perché non poteva far a meno di cercala in Sala Grande o in aula quando avevano lezione insieme. O perché il suo cuore mancava un battito quando la sentiva ridere in corridoio, o il dolore che avvertiva in petto quando quella stessa risata aveva origine da Potter.
Era un mago intelligente Severus e sapeva bene cosa legava Lily al suo cuore.
Sospirò e chiuse gli occhi concentrandosi su quell'unico ricordo veramente felice che gli era rimasto. Si alzò e impugnò meglio la bacchetta, mettendosi nella posizione giusta.
Lasciò che il ricordo entrasse in lui.
La piccola spensierata bambina che giocava con lui.
Ricordò i suoi morbidi capelli profumati e il modo in cui brillavano sotto la luce del sole.
Il suo sguardo sempre allegro e solare, quegl’occhi di smeraldo che aveva imparato ad amare ancora prima di capire cosa volesse veramente dire.
Il suo sorriso luminoso capace di dargli pace.
La sua risata spensierata e la sua gioia di vivere.
La morbidezza della sua mano, la sua voce melodiosa.
Si lasciò andare al ricordo, si lasciò andare a lei.
Si lasciò invadere dal ricordo di Lily, della sua Lily, quella stessa bambina che aveva incontrato nel parco giochi.
Lily era il suo ricordo felice.
Non si accorse neppure di sorridere mentre la pensava.
Pronunciò piano l’incantesimo, sussurrando quasi la formula, come se solo una sua parola potesse sporcare l’immacolato ricordo di quella bambina che pendeva dalle sue labbra.
Sentì che c’era riuscito.
Quando aprì gli occhi e vide la cerva fissarlo aumentò il sorriso, vittorioso, felice ed entusiasta.
E mentre fissava l’opalescente animale si rese conto che per quanti sforzi avesse fatto Lily non se ne sarebbe mai andata dal suo cuore.
Era destinato ad amarla per sempre.
E quella triste consapevolezza, quella crudele condanna all’infelicità fece scivolare il sorriso dalle sue labbra.
E la cerva scomparve.
 
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