Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Alaide
view post Posted on 16/9/2013, 10:07 by: Alaide
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Autore/data: Alaide 7 - 9 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Sorrise sollevata.
Si sentiva nuovamente protetta ed al sicuro, si disse, ed il suo volto si fece più sereno, tranquillo, quasi, così come più sereno si fece il suo sorriso.
Nota: E’ il seguito di Verità
Parole: 905

Klavierstücke
12. Luci e ombre

Parigi, 9 aprile 2000



Heloïse si sentiva decisamente nervosa quella mattina, mentre sedeva sul divano, quello stesso divano, dove era stata seduta la mattina precedente, quando aveva confessato tutto a Monsieur Piton.
Sapeva che il nervosismo non era dato da quello che aveva detto. Al contrario, ripensando a quello che era accaduto poco più di quarantotto ore prima, provava un senso di gratitudine e sollievo che non aveva mai sperimentato prima. Era grata a Severus, perché l’aveva ascoltata, l’aveva compresa e soprattutto l’aveva fatta sentire al sicuro.
Un lieve sorriso le apparve sulle labbra, il sorriso colmo di fiducia per quell’uomo silenzioso che con la sua presenza era riuscito a darle quel senso di sicurezza che non provava da troppo tempo, così tanto tempo che l’aveva dimenticato.
Ma il sorriso svanì rapidamente.
Ciò che la innervosiva era l’assenza dell’uomo che si era recato alla Cité de la Magie. Heloïse sapeva che Monsieur Piton doveva andare al centro di ricerca. Sapeva anche che quella sua assenza poteva risultare benedica per Anne, ma questo non le impediva di essere nervosa. Era come se, senza la presenza di Severus nell’appartamento, lei non si sentisse affatto sicura.
Era un pensiero sciocco, lo sapeva, ma temeva che qualcuno potesse arrivare e portarle via Anne. Qualcosa che non sarebbe mai accaduto se Monsieur Piton fosse stato in casa, non avrebbe mai permesso, perché le aveva promesso che nessuno le avrebbe mai portato via la sorella.
«Heloïse, ti senti male?» domandò la bambina preoccupata.
Le sembrava che la sorella fosse diventata troppo pallida e non voleva che Heloïse stesse male, non ora che lei si sentiva decisamente meglio. Erano diverse notti che non si svegliava più tossendo e sentiva decisamente meno dolore.
«No, Anne. Assolutamente no. Sono semplicemente un po’ stanca.» mormorò Heloïse, abbozzando un sorriso.
L’ultima cosa che voleva era far preoccupare la sorella e far notare il suo nervosismo a Mademoiselle de la Roche che sedeva con loro nella stanza.
Yseult non commentò le parole di Heloïse. Si era resa conto che era preoccupata, ma era certa che non stesse a lei farle domande. Non credeva nemmeno che la ragazza le avrebbe risposto. Quello di cui era certa era che la maggiore delle due sorelle provava completa fiducia nei confronti di Monsieur Piton. L’aveva notato quella mattina, quando era arrivata nell’appartamento, per permettere all’uomo di andare alla Cité de la Magie per un’ora.
C’era qualcosa di diverso nel modo in cui Heloïse si rapportava a Monsieur Piton, rispetto all’ultima volta in cui li aveva visti insieme. La ragazza sembrava maggiormente rilassata, fiduciosa. Aveva un sorriso fiducioso sulle labbra, un sorriso che non le aveva visto prima, un sorriso che Yseult era felice di vedere.
«Monsieur Piton dovrebbe tornare tra pochi minuti.» decise di dire, senza sapere se era veramente la cosa giusta da fare, ma le si stringeva il cuore nell’osservare il nervosismo ed il pallore della ragazza.
Avrebbe voluto non dover parlare con Monsieur Piton, una volta che lui fosse tornato. Eppure non poteva tacergli quello che le aveva detto Mathilde il giorno prima. Avrebbe desiderato non incontrare l’amica il giorno precedente, ma ora che sapeva non poteva ignorare e non poteva evitare di sentirsi preoccupata, ancor più, in quel momento, in cui sembrava che per le due sorelle le cose stessero migliorando. Suo padre le aveva detto che le cure stavano avendo un effetto positivo sulla minore ed Heloïse sembrava essere meno impaurita rispetto alla prima volta che l’aveva vista e così colma di fiducia nei confronti di Monsieur Piton.
«Perché è andato alla Cité de la Magie, Yseult?» domandò Anne, curiosa.
«Ci sono ingredienti per pozioni che non si trovano nei negozi di Ruelle des Apothicaires.» spiegò la giovane, osservando con attenzione Heloïse che le parve rilassarsi decisamente.
Le parole di Mademoiselle de la Roche si rivelarono vere, quando, dopo pochi istanti la porta dell’appartamento si aprì. Heloïse riconobbe il passo di Monsieur Piton. Non si accorse che Yseult si era alzata e si era avvicinata all’uomo, né che i due stavano confabulando a bassa voce. Non sentì nemmeno i passi dei due allontanarsi lungo il corridoio che portava alle camere ed al laboratro.
L’unica cosa che le importava era che Monsieur era tornato, dopo una breve assenza, necessaria per Anne.
Sorrise sollevata.
Si sentiva nuovamente protetta ed al sicuro, si disse, ed il suo volto si fece più sereno, tranquillo, quasi, così come più sereno si fece il suo sorriso.
Un sorriso che non passò inosservato, un sorriso che Severus notò, quando si avvicinò alle due sorelle, dopo aver congedato Mademoiselle de la Roche.
Un sorriso che si sarebbe spezzato, quando avrebbe dovuto parlare con Heloïse. Quello che gli aveva comunicato la figlia del Guaritore lo preoccupava decisamente. Due giorni prima aveva promesso ad Heloïse che nessuno le avrebbe portato via Anne. Sapeva che su quella promessa risiedeva parte della fiducia che la ragazza riponeva in lui. Quella fiducia che emergeva dal sorriso che era apparso sulle labbra di Heloïse.
Temeva che le notizie che gli aveva portato Mademoiselle de la Roche potessero distruggere quella fiducia e sapeva perfettamente che, se la fiducia di Heloïse fosse stata distrutta ancora una volta, la ragazza non sarebbe più riuscita a fidarsi di nessuno.
Ed era qualcosa che egli non poteva permettere.
Doveva trovare il modo il mantenere quella promessa a qualunque costo.
Lo doveva ad Heloïse.
Lo doveva alla ragazza che stava imparando a considerare come una figlia.
 
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