Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

« Older   Newer »
  Share  
yana96
view post Posted on 15/9/2013, 14:40 by: yana96




Titolo: In punizione!
Autore/data: Yana96 /25-06-2013
Beta-reader: pingui79
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo, commedia
Personaggi: Severus, Personaggio originale
Pairing: Severus/personaggio originale (solo presunto)
Epoca: post 7° anno
Avvertimenti: What if?
Riassunto: «Sei in punizione, Mills»
Parole/pagine: 1.071/3

In punizione!



Il professor Piton mi guardava con freddezza, in piedi davanti al mio banco.
Sembrava arrabbiato.
Avevo la testa china ma potevo sentire il rimprovero che trasmetteva il suo sguardo. L’ultima volta che non avevo portato i compiti si era limitato a togliere solo cinque punti alla mia Casa, i Tassorosso, come incoraggiamento affinché non si ripetesse più. Purtroppo, anche se tentavo di svolgere tutto alla perfezione, a volte ero talmente persa nei miei pensieri, talmente concentrata ad immaginare come sarebbe stato bello stare insieme a lui, se non fossi stata una semplice alunna, ma la donna che era riuscita a catturare il suo cuore, che mi dimenticavo di svolgere i compiti assegnati.
Una vera sbadata, non c’è che dire.
In passato ero riuscita a rimediare all’ultimo momento, ma questa volta no: dovevamo consegnare un tema di almeno sessanta centimetri, descrivendo in breve le pozioni fatte l’anno prima, una sorta di ripasso. Ora ero lì, il professore mi aveva messo in ridicolo davanti a tutti gli altri compagni dicendo che ero troppo occupata a fare scarabocchi per svolgere un semplice compito a casa, inutile dire il boato di risate che quell’affermazione aveva generato. Mi guardai velocemente intorno e vidi che i miei compagni Tassorosso mi lanciavano occhiate irritate ed i Corvonero, che quel giorno facevano lezione insieme a noi, bisbigliavano tra loro e cercavano di trattenere le risate.
Sprofondai nella sedia con le guance in fiamme per la vergogna.
Un sorrisetto cattivo si disegnò sul volto del professore: le labbra erano arricciate in un ghigno soddisfatto, le sopracciglia inarcate e gli occhi socchiusi erano intenti a squadrarmi. Tornò alla sua cattedra e scribacchiò qualcosa sul registro, mentre il resto della classe iniziava a preparare la pozione assegnata.
Al termine della lezione il professore disse con voce calma.
« Mills, vieni qui.»
Mi avvicinai alla cattedra, intimorita. Tutti gli altri alunni sciamarono in fretta fuori dalla classe, un paio di Corvonero mi lanciarono occhiatacce da “così impari”, mentre la mia amica si strinse nelle spalle con fare comprensivo prima di lasciarmi sola in classe.
«Sì, signore.»
La voce uscì flebile, il professore non staccò gli occhi dal registro e disse: «Sai bene che il mancato svolgimento dei compiti è una mancanza che non tollero affatto.»
Non mi piaceva quell’inizio.
«Sì, signore.»
Annuii a testa china.
«Sei in punizione, Mills.»
Si alzò dalla sedia e fece qualche passo, io gli feci spazio spostandomi da un lato.
«Rimarrai in questa classe, a ripulire il disastro che hanno combinato i tuoi compagni.» disse con la solita voce calma, poi continuò stavolta con un pizzico di scherno.
«Non ringraziarmi, sai benissimo che avrei potuto fare di peggio.»
Concluse portando le mani dietro alla schiena. Mi guardò come per chiedersi perché non avessi iniziato con il mio compito, in fondo le lezioni del giorno erano tutte finite. Poggiai la borsa in un angolo, e feci per prendere la bacchetta.
«Ottimo, dammela!» disse il professore avvicinandosi, il suo tono era aspro. Consegnai la bacchetta e, a malincuore, iniziai a riordinare.
L’uomo tornò alla sua cattedra e iniziò a correggere i compiti.
L’aula era scura e fredda. I miei compagni avevano lasciato le sedie in disordine ed i banchi erano impiastrati con delle masse informi di svariate pozioni non riuscite, più quelle che qualcuno aveva sicuramente rovesciato apposta dopo che il professore mi aveva rimproverato, fiutando aria di punizione. Quasi tutti i calderoni erano ricoperti dai residui della pozione del giorno e un buon numero erano incrostati con della poltiglia bruciata.
Non ero mai stata in punizione, ero agitata, anche perché rimanere sola con il professore era un sogno per me. Il suo sguardo vigile ed impassibile scrutava ogni mio movimento aumentando la tensione e facendomi tremare le mani. Più volte rischiai di far cadere delle ampolle da spolverare a terra.
Ad un certo punto incrociai lo sguardo di Piton, dopo che urtai con il ginocchio contro l’angolo di un bancone.
Sembrava incuriosito, forse perché avevo le braccia piene di fiale e ampolle che oscillavano pericolosamente ad ogni mio movimento, tintinnando in modo sinistro. Mi distrassi per un momento ed un’ampolla, la più precaria, cadde rovinosamente a terra rovesciando il suo contenuto verdastro sul pavimento. Mi voltai subito con sguardo colpevole verso il professore, che guardava impassibile me e la pozione riversata sul pavimento.
«Non sei esente dal pulire anche quella, Mills.» disse con calma, poi tornò a correggere la pila di pergamene, aveva capito che quella punizione avrebbe preso molto tempo ed ormai lo avevo capito anch’io.
Passai in quella stanza buona parte del pomeriggio. Mi accorsi che il professore alzava spesso lo sguardo e non cercava nemmeno di nascondersi dietro la cortina di capelli corvini. Probabilmente temeva che avrei potuto rompere un’altra ampolla.
Lavorai sodo e, a volte, lo vedevo con la coda dell’occhio assumere un’espressione insolita: il volto si distendeva, gli occhi si socchiudevano appena e le labbra sottili di schiudevano in un accenno di sorriso. Questo accadeva quando mi impegnavo a far sparire una macchia su un banco nonostante la sua resistenza o quando combattevo con un calderone incrostato, sapevo essere molto tenace a volte e non avrei certo lasciato che un po’ di sporco l’avesse vinta.
Quelle espressioni per me erano dolci e malinconiche allo stesso tempo, come se fosse immerso nei suoi pensieri. Gli occhi nerissimi sembravano talvolta persi nel vuoto. Non mi era mai capitato di vedere quello sguardo sul volto del professore, e questo rese la mia punizione molto più piacevole.
Era pressoché impossibile capire cosa passava per la testa dell’uomo, ma mi dissi che sicuramente il suo comportamento era la conseguenza della mia goffaggine. Quando finii di riordinare la stanza il professore mi disse, come ultimo compito, di sistemare le fiale con le pozioni della lezione su uno scaffale vuoto a fianco all’armadio degli ingredienti. Tornai qualche minuto dopo, mi avvicinai esitante alla cattedra e chiesi:
«Professore, ho finito. Potrei riavere la mia bacchetta?»
Lui non nascose il suo stupore ma subito dopo corrucciò la fronte nella sua abituale espressione indecifrabile e rimase a squadrarmi per qualche lungo istante prima di prendere la mia bacchetta dal cassetto. Forse avevo osato troppo?
Con uno sguardo di rimprovero mi disse.
«Che non si ripeta più, Mills.»
Quale delle due, il chiedere la bacchetta o la punizione? Non lo avrei mai saputo.
«Si, signore.»
Presi la mia borsa e lasciai la stanza.Sentivo ancora lo sguardo del professore su di me, insieme al suo debole sorriso.
 
Top
1897 replies since 9/1/2013, 00:04   27942 views
  Share