Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Ale85LeoSign
view post Posted on 14/9/2013, 11:26 by: Ale85LeoSign




Ecco un altro estratto di A.L. con uno dei nuovi personaggi che ho introdotto.


“Chi è questa persona?” chiese in tono educato l’assistente di Severus Piton, Meredith Porter, posando sul tavolo il plico di fogli che avrebbe dovuto riordinare ed elencare per il mago.
“La figlia di Walter Cobalto. Alexandra.” Le rispose la strega prima di andarsene.
Meredith rimase perplessa e preoccupata da quella notizia.
Attese il mago fuori dal suo studio, sperando che arrivasse prima della sua ex allieva e quando vide la maniglia della porta abbassarsi e il mantello scuro comparire si sentì un poco sollevata.
Il mago, come sempre di poche parole, sfiorò con le dita sottili il plico di fogli, dandoci una rapida scorsa, poi le fece il solito cenno di assenso, senza dire nulla.
Quando il mago sollevò lo sguardo qualcosa, oltre Meredith, sembrò catturare la sua attenzione e Meredith si voltò per capire di che cosa si trattasse.
Alexandra si avvicinò, apparentemente sicura con quello sguardo serio, forse ostile, rivolto al mondo intero che la circondava, ma in quel momento velato da un’indecisione facilmente leggibile.
Quando fu di fronte a loro, i suoi occhi verdi si strinsero e in essi Meredith credette di percepire del rancore, una forza selvaggia che la spingeva ad arretrare. Fu un attimo, poi una folata di vento smosse il mantello del mago attirando l’attenzione della giovane Grifondoro, che lo guardò, come se quel movimento le avesse fatto riprendere il controllo.
Anche Meredith guardò nella sua stessa direzione e sollevando un po’ la testa ritrovò la durezza inflessibile di uno sguardo oscuro, molto più cupo e temibile di quanto non volesse apparire quello della Grifondoro.
Le era stato detto dallo stesso Piton che Alexandra era capace di tutto, da un’espansiva cordialità alla collera più furiosa.
Gli occhi neri del mago si posarono immediatamente sulla giovane donna che si era voltata verso di lui con espressione attenta e un mezzo sorriso, una piccola crepa nella maschera di gelido rancore con cui si era inizialmente presentata ad entrambi.
I due si osservarono in silenzio per diversi istanti e Meredith assistette affascinata al gioco di emozioni che si intrecciò in quello scambio silenzioso di sguardi, ricordi passati e momenti condivisi.
“Ciao, Severus.” Al suono di quella voce la postura del mago si fece stranamente più rigida ma i suoi occhi sembrarono velarsi di un’ombra di tristezza, dal rimpianto di qualcosa di prezioso che ormai sembrava irrecuperabile.
Rispose a quel saluto limitandosi a un cenno del capo, solenne e quasi indifferente.
“Meredith Porter, Alexandra Cobalto.” le presentò “Meredith collabora con me per conto del Ministero della Magia”.
Per un attimo non accadde nulla, poi il concetto sembrò arrivare a segno nella mente di Alexandra e i suoi lineamenti subirono una trasformazione incredibile, tanto che Meredith avvertì un principio di preoccupazione.
Durò solo lo spazio di un respiro poi Alex tese la mano con cortese indifferenza.
“Una donna?” si lasciò sfuggire osservandola con una curiosità fin troppo attenta.
“Che osservazione acuta.”, commentò Severus con una sfumatura sarcastica nella voce profonda.
La stretta fu breve e fin troppo decisa.
“E come ti sei trovata col nostro ex pozionista?” chiese Alexandra sorridendo in modo divertito, come se avesse appena sentito una barzelletta.
Meredith non sembrò cogliere l’ironia e fece per rispondere: “Il mio…”
“Oh!” la interruppe subito con una teatrale alzata di sopracciglia “Rivendichiamo già un diritto di proprietà?” esclamò con ironia mordace, continuando a sorridere.
Severus cominciò a sentire un certo prurito alle dita, il principio di un’irritazione che non provava da tempo e che non avrebbe voluto incontrare nuovamente.
“Il mio collega,” riprese Meredith ripetendo quelle stesse parole che avevano provocato quella reazione in Alex “Mi ha accennato brevemente a lei.”
“Immagino.” Osservò lanciando uno sguardo obliquo al mago che ricambiò con un’espressione che cominciava a rannuvolarsi.
Alex non colse, o forse non volle cogliere quell’avvertimento, e tornò a puntare la sua preda.
“E quali prodezze ti ha raccontato di me? Quando mi ha fatto inseguire da un bolide stregato? Quando mi ha fatto risvegliare nel mezzo del lago ghiacciato? Oppure una delle innumerevoli volte che mi ha affibbiato qualche umiliante punizione?”
La conversazione stava diventando imbarazzante e Meredith non sapeva bene chi guardare dei due.
Fu il mago a trarla in salvo, ribattendo con voce sardonica: “Esperienze che non sembra che ti siano servite a molto, Cobalto.”
“Giusto a farti saltare i nervi.” In quel momento sorrise in un modo diverso “E a volte un paio di bottoni…”
Soltanto lui e Alex potevano comprendere il riferimento non troppo velato, mentre l’assistente di Severus continuava a tenere gli occhi bassi, imbarazzata e confusa dalla tensione che la Cobalto era riuscita a creare in così pochi istanti.
A quel punto il mago decise di infrangere quel giochetto assurdo di “gatto e topo” che aveva orchestrato la sua ex allieva.
“Cobalto!”
Alex smise immediatamente di sorridere e lo fissò.
“Due parole.”

***



“Che cosa farà?” sbottò la ragazza non appena furono dietro l’angolo, abbastanza lontani affinché l’assistente non sentisse.
“Mi azzannerà a una caviglia finché tu non tirerai il guinzaglio?” sorrise di sottecchi sistemandosi i capelli “Ma più probabilmente mi farà una nota sul registro.”
“Alex…” quella sola parola fu sufficiente.
Improvvisamente smise di ridere e lo guardò con un principio di rabbia: “Si può sapere cosa vuoi da me, Severus? Che saluti con garbo tutte le persone di cui ti sei circondato mentre io ero…” si fermò forzatamente, dominandosi.
Severus arcuò un sopracciglio, mantenendo quell’espressione impassibile, in attesa che Alex arrivasse a un punto. Solo un punto, neanche un ragionamento compiuto.
Gli sorrise. Fu un’espressione falsa, gettatagli addosso come avrebbe potuto lanciare il più avventato degli incantesimi “Sai che cosa? Hai ragione. Cosa mi devi tu e che cosa ti devo io? Hai il diritto di circondarti delle... persone che preferisci, ci mancherebbe.”
Seguì un silenzio teso nel quale la compostezza solenne dell’alta figura del mago cozzava irrimediabilmente con i continui, piccoli movimenti nervosi della giovane donna.
Ma anche se il corpo era fermo e statuario, la mente del mago non aveva interrotto il flusso di pensieri e ragionamenti che dopo qualche istante lo condussero ad un’ipotesi certa, com’era certo di saper leggere tra le righe di quel libro aperto che gli stava davanti e che ora lo stava guardando, in attesa di una reazione.
Poi si accorse che Alex lo stava guardando attentamente, con un’espressione nuova e diversa, con un misto di malinconia e incredulità negli occhi.
Sapeva di non essere cambiato esteriormente. Il volto dai lineamenti pallidi, gli occhi scuri dai vibranti riflessi di un diamante nero, e la posa elegante e solenne lo facevano apparire come una figura misteriosa, severa e tristemente solitaria.
A quel punto Alex gli si avvicinò e mentre lui rimaneva immobile, seguendo i suoi movimenti unicamente con lo sguardo, la giovane Grifondoro sollevò una mano sfiorandogli il mantello.
“E’ passato tanto tempo.” Osservò quasi con malinconia “Ma non sei cambiato.”
In quel momento Alex aveva abbandonato ostilità e arroganza, e appariva come una ragazza molto giovane con gli occhi bassi e le pelle delle guance e del collo velate da un’evidente traccia di timidezza.
No, non poteva. Anche se in quel momento qualcosa dentro di lui avrebbe voluto prendere quella mano tra le sue, un dolore molto più profondo e il freddo involucro di cui aveva rivestito il suo cuore lo fecero restare immobile e indifferente a quel primo contatto.
Poi le labbra sottili si mossero e parlò. Lentamente, scandendo bene ogni sillaba, odiandosi nel farlo ma sapendo esattamente quali parole avrebbero smorzato la forza di quel gesto gentile e fatto calare la solida cortina di gelo che doveva restare tra loro.
“Meredith ha fatto uno splendido lavoro oggi.”
Sul volto della giovane si dipinse un’espressione perplessa, e come aveva previsto il mago, ritrasse la mano.
All’improvviso sembrò mancarle letteralmente il fiato; si scaldò subito a quella frase, anche se cercò di dominarsi e di apparire tranquilla, tentativo che era smorzato dall’evidente rossore in volto e dalla luce selvaggia che le brillava negi occhi:
“Bene. Buon per lei.”
E poi il mago scoccò il colpo definitivo.
“Sei gelosa?” le domandò stirando le labbra sensuali in un sorrisetto obliquo, continuando a studiare le sue reazioni.
Alex lo fissò con la stessa espressione che avrebbe potuto avere un ladro colto sul fatto.
“Di chi? Di quella?” chiese reprimendo il moto di stupore con un sorriso così largo da sembrare un ringhio “Vuoi che scoppi a ridere così mi sentiranno per tutto il castello morti e vivi contemporaneamente?”
Severus le lanciò un’occhiata eloquente: “Se lo dici tu.”
Seguì un gelido minuto di silenzio, in cui nessuno dei due parlò
Alex fissava un punto imprecisato del corridoio, muovendo nervosamente le dita, mentre Severus la osservava, immobile e tranquillo.
“Qualcosa non va?” le domandò d’un tratto.
“Sono arrabbiata, sì, mi pare evidente.” Mormorò, senza guardarlo “Sono ‘piena di rabbia assassina’ come dice il mio nuovo mentore, come lo chiami tu. E allora?” sollevò improvvisamente lo sguardo, manifestando ancora di più quella rabbia “Ho mai ucciso nessuno solo perché ero arrabbiata? Mi sembra di controllarmi più del dovuto, cacchio!”
“Cobalto.” Mormorò suadente “Sì, sei estremamente gelosa.”
“Non dire assurdità.” Lo oltrepassò a testa alta, dirigendosi verso l’angolo, per svoltarlo “Ti saluto, Severus!”
“In quella direzione le correrai incontro.” e mentre diceva questo, con un tono calmo e studiato, ma abbastanza alto perché lei lo sentisse, Alex inchiodò di colpo, rendendosi conto dell’errore che non voleva ammettere.
“Alla peggio la travolgerò,” proseguì imperterrita “così avrà una scusa per prendersi un po’ di ferie!”
 
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