Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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Alaide
view post Posted on 11/9/2013, 09:30 by: Alaide
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Autore/data: Alaide – 18 - 21 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: In quella lettera il sorriso affettuoso di Judith emergeva come mai era emerso prima.
Quelle ultime parole, in cui il sorriso della bambina pareva diventare più intenso, quasi accecante, portavano con loro la luce della speranza e l’oscurità della certezza che quella speranza era vana.
Nota: La storia è il continuo di Confronto
Parole: 1252

Sinfonie.
12. Sinfonia in re maggiore op 2, n°3.
Quarto movimento. Disillusione e speranza


30 luglio 2001
Caro Severus,
adesso che sono in vacanza, sento, alle volte, nostalgia della scuola. Nell’ultimo mese, prima delle vacanze, come ti ho già detto, sono riuscita a parlare veramente con i miei compagni. Non che sia riuscita a dire molto, ma senza i tuoi consigli non ce l’avrei mai fatta.
Riesco a tenere a bada la paura, quando entro in classe.
La maestra pensa che è scomparsa, ma non lo è.
Però riesco a non darlo a vedere, proprio come mi hai detto di fare tu.
Mi piacerebbe poter venire in Francia, ma Melusine mi ha detto che il direttore dell’orfanotrofio non lo permetterà perché sono ancora troppo piccola.
Forse l’anno prossimo, sempre tu non guarisca prima, verrò a trovarti.
Ti voglio bene,
Judith.
Le lettere della bambina si erano fatte più lunghe e scritte meglio di quanto avrebbe fatto qualsiasi altra bambina della sua età.
Severus non riuscì ad evitarsi un moto d’orgoglio, pensando all’impegno di Judith, ai suoi progressi.
Ogni lettera aveva manifestato i suoi progressi, quelli nel campo della scrittura e, soprattutto, quelli che lo colpivano maggiormente.
Le sue labbra si tirarono in un sorriso appena accennato, un sorriso colmo di orgoglio per il continuo migliorare della bambina nel riuscire a tenere a bada la sua paura in classe, fino a far credere alla maestra che tutto si era sistemato.
Quando non era così.
Non sarebbe mai stato così.
Severus era convinto che quella paura non avrebbe mai realmente abbandonato la bambina. Judith aveva imparato a celarla agli altri, ma sarebbe stato impossibile vincerla del tutto.
Era un pensiero orribile, un pensiero che mandò in frantumi il sorriso che gli era comparso sulle labbra.
Solo su di lui ricadeva la responsabilità di quella paura.
Sapeva razionalmente che non avrebbe potuto far altro, quella notte, se non nascondere la bambina.
Ma questo non diminuiva il rimorso che provava, né la certezza di non essere riuscito a salvare i genitori di Judith.
Innocenti di cui lui aveva indegnamente preso il posto.


27 agosto 2001
Signor Piton,
Judith è caduta e si è rotta il braccio destro. Mi ha pregato di scrivere la lettera al suo posto.
Ha chiesto di lei, appena si è accorta di essersi fatta male, dicendo che avrebbe voluta averla qui e, all’ospedale, mi ha detto che stava pensando a lei, per non pensare che stava dando le spalle alla porta.
Vorrei anch’io che lei non fosse nel luogo in cui si trova, ma qui, perché è ciò che è giusto.
Judith è qui accanto, impaziente, perché vuole dettarmi la sua lettera. Ed io non la farò attendere oltre.
Melusine Fairchild.
Caro Severus,
sono stata poco attenta ieri e sono caduta malamente. Mi dispiace di non riuscire a scriverti di persona, ma Melusine ha accettato di scrivere al mio posto.
So che non avrei dovuto correre in quel modo, ma ieri sono venute due persone che cercavano un bambino da adottare. Ed io non volevo che mi vedessero perché non voglio essere adottata. Alla fine hanno deciso di adottare Joseph.
Ma io non potevo saperlo allora.
Così sono scappata in cortile e sono caduta.
Melusine è stata sgridata dal direttore perché non mi è stata abbastanza attenta.
È stata sgridata per colpa mia ed io non volevo. Melusine mi ha appena detto che non devo preoccuparmene, ma non voglio che qualcuno venga sgridato per colpa mia.
Però io non voglio che nessuno mi adotti perché non ho bisogno di una nuova famiglia.
Ho te, Severus, e spero che presto potrò vederti di nuovo.
Ti voglio bene,
Judith.
Severus lesse con attenzione la lettera. Doveva dar merito alla signorina Fairchild di essere stata accettabilmente sottile nella prima parte della lettera, dove dimostrava di continuare a seguire la sua convinzione, quella convinzione che l’aveva portata ad anteporlo al padre.
V’era qualcosa di strano nel non vedere l’abituale grafia di Judith, ma fu un pensiero di breve durata.
Le parole di Judith erano colme di affetto, di un affetto così profondo, che parve scuotere Severus.
In quella lettera il sorriso affettuoso di Judith emergeva come mai era emerso prima.
Quelle ultime parole, in cui il sorriso della bambina pareva diventare più intenso, quasi accecante, portavano con loro la luce della speranza e l’oscurità della certezza che quella speranza era vana.
Eppure l’affetto profondo di Judith gli scaldava il cuore e Severus non poteva far altro che sentire il suo stesso affetto, il desiderio di poter chiamare la bambina, a cui aveva ucciso i genitori, figlia.
Era un desiderio colmo di senso di colpa, colmo di calore.
Era un desiderio dolce come il sapore del perdono e amaro come il sapore della disillusione e della colpa, come la consapevolezza che presto o tardi Judith l’avrebbe odiato.


Lione, 22 settembre 2001
Judith,
la signorina Fairchild ha sicuramente ragione. Non devi preoccuparti, né sentirti responsabile se il direttore dell’orfanotrofio l’ha ripresa. Ti consiglio, però, in un’altra occasione del genere di agire con maggiore sottigliezza.
Parlane con qualcuno prima di prendere qualsiasi decisione avventata.
Immagino che la prossima lettera riporterà nuovamente la tua grafia.
Severus.
«Non sarei dovuta scappare, Melusine. Ha ragione Severus, anche se non sapevo che altro fare. Ero così spaventata.» mormorò Judith, dopo aver letto ad alta voce la lettera dell’uomo.
La giovane non disse nulla per diverso tempo. Notò l’affetto che emergeva da quella lettera, seppur mai esplicitato.
«Adesso lo sai Judith. Puoi venire da me e puoi scrivere una lettera a Severus e chiedergli consiglio.» disse Melusine, un sorriso triste sulle labbra.
Ogni volta che Judith riceveva una lettera dal signor Piton, ogni volta che lei andava a trovarlo in carcere, sentiva tristezza e dolore montare dentro di lei, per quell’uomo che aveva deciso di pagare per una colpa che non aveva commesso.
Ed accanto a quello, la certezza che avrebbe tenuto fede alla sua promessa.


30 settembre 2001
Caro Severus,
mi sarebbe piaciuto averti al mio fianco il primo giorno di scuola, mi sarebbe piaciuto che tu mi avessi potuta accompagnare a scuola. E non solo quel giorno, ma tutti i giorni.
Quest’anno le cose vanno meglio.
Sono riuscita a rimanere tranquilla, anche se il mio banco è il più lontano dalla porta.
C’è un nuovo bambino in classe. È il mio nuovo vicino di banco e mi sembra disorientato. Magari ha dovuto lasciare degli amici nella scuola dov’era prima.
Dopo scuola, ho cominciato ad andare, due volte a settimana, a lezione di viola. Melusine dice che non può più essere lei ad insegnarmi. Il maestro mi piace e mi ha detto che, se continuo ad impegnarmi, potrò fare il conservatorio, quando sarò grande.
Io credo sia un’ottima idea, così potrò diventare una concertista, girare il mondo e venire a trovarti.
Ti voglio bene,
Judith
La lettera era colma del sorriso affettuoso e fiducioso, una fiducia ed un affetto che si sarebbero infranti.
Così come si sarebbe infranto il sorriso di Judith.
Eppure, in quel momento, con in mano quella lettera colma di speranza, Severus non riusciva ad impedirsi di sperare a sua volta.
Sperare che la signorina Fairchild avesse ragione.
Sperare, quindi, che Judith non giungesse mai ad odiarlo.
Sperare in quei sorrisi.
Sperare nel perdono che si celava in essi.
Sapeva che quelle speranze erano mere illusioni, che si sarebbero presto infrante, ma almeno, per quel breve istante, Severus si concesse il lusso di sperare.
 
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