Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

« Older   Newer »
  Share  
Alaide
view post Posted on 9/9/2013, 10:09 by: Alaide
Avatar

Pozionista

Group:
Severus Fan
Posts:
3,086

Status:


Autore/data: Alaide 5 – 7 luglio 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Sulle labbra di Heloïse apparve un flebile sorriso, colmo di fiducia, una fiducia che sapeva essere ben riposta. Sapeva che a Monsieur Piton poteva dire la verità e sapeva che egli l’avrebbe aiutata, che avrebbe compreso le sue paure, la sua paura più grande.
Nota: E’ il seguito di Fiducia
Parole: 1936

Klavierstücke
11. Verità


Parigi, 7 aprile 2000



«Non è necessario che tu dica tutto adesso, Heloïse.» disse Severus, dopo diverso tempo, quando la ragazza parve essersi calmata, per quanto alcune lacrime continuassero a rigarle le guance.
L’aveva accompagnata sul divano che stava davanti al camino.
«No, voglio dirle tutto, Monsieur.» mormorò la ragazza, stringendogli una mano come se ne andasse della sua vita. «Mi fido di lei e non voglio rinviare, adesso che ho trovato la forza di parlare.»
Sulle labbra di Heloïse apparve un flebile sorriso, colmo di fiducia, una fiducia che sapeva essere ben riposta. Sapeva che a Monsieur Piton poteva dire la verità e sapeva che egli l’avrebbe aiutata, che avrebbe compreso le sue paure, la sua paura più grande.
«Lui… nostro padre…» la ragazza si bloccò di colpo, quasi sentisse una voce levarsi all’improvviso alle sue spalle, una voce che la chiamava. La voce del padre. Del suo vero padre, non dell’uomo che stava al suo fianco, l’uomo che desiderava chiamare padre. Ma suo padre era morto, si ripeté più volte, facendosi più vicina, senza nemmeno rendersene conto, a Monsieur Piton, l’uomo di cui si fidava. Per un breve istante il sorriso colmo di fiducia apparve nuovamente sulle sue labbra, per poi spegnersi, mentre parlava. «Lui ha sempre odiato Anne. In una maniera spaventosa. La morte della mamma l’ha mutato terribilmente. Io avevo sei anni, quando mamma è morta una notte dei primi giorni di dicembre, e non l’ho capito subito, perché, allora, mi fidavo di papà.
«Prima della nascita di Anne, tutto sembrava andare bene, per quanto sapessi che la mamma non stava bene, ma non mi rendevo conto che lei era affetta da una malattia mortale. L’ho compreso una sera, quando avevo compiuto da poco sei anni. Era maggio e ho sentito, per la prima volta, mamma e papà discutere ad alta voce. Sono andata a vedere cosa fosse accaduto. Mamma aveva detto a papà di essere incinta e papà si era arrabbiato, le aveva detto che non voleva che non voleva che la malattia la portasse via prima del tempo. È stato allora che ho compreso che mamma era malata molto più gravemente di quanto mi fossi mai resa conto, di quanto mi avessero mai detto.» Heloïse fece una pausa, cercando di raccogliere le idee. Ma in quel momento voleva unicamente dire tutto il più velocemente possibile, quasi volesse liberarsi da un peso insostenibile. «Papà mi aveva sempre rassicurata circa le condizioni di mamma. Nonostante tutto, eravamo una famiglia felice. Papà giocava con me, quando non era impegnato nel suo lavoro ed è stato lui ad aiutarmi ad orientarmi per casa, ad aiutarmi con la mia cecità, a consolarmi quando ho capito che tutti gli altri vedevano. Però poi tutto s’è rotto.»
Severus osservò attentamente Heloïse. Sul suo volto era ricomparso il sorriso fiducioso, quasi che questo potesse darle il coraggio di andare avanti. Quel sorriso colmo di una fiducia che si promise nuovamente di non tradire mai.
«Papà non voleva che mamma avesse Anne, perché il Guaritore gli aveva detto che mamma sarebbe morta prima del tempo, se avesse portato avanti la gravidanza, ma mamma ha deciso di tenere Anne perché sapeva di essere comunque condannata. È quello che ha detto a papà una sera. Quando Anne è nata, mamma è morta e allora… allora…» la voce della ragazza si spezzò, ogni traccia del sorriso fiducioso svanì dal suo volto. «A quel punto papà ha iniziato a cambiare.
«Io non me ne sono accorta subito. Mi piaceva stare con Anne. Era così piccola. Ma papà non veniva mai. Non la teneva tra le braccia. Era Hirter, il nostro Elfo Domestico, ad accudirla. Io credevo che papà fosse troppo triste per la morte della mamma, che, dopo qualche tempo, sarebbe venuto anche lui a occuparsi di Anne. Invece odiava Anne. Credo che imputasse a lei la morte della mamma. Papà adorava mamma. Avrebbe dato la sua vita per lei. Avrebbe ucciso Anne perché gliel’aveva portata via.»
Heloïse si interruppe di colpo, la voce scossa dai singhiozzi, sulle labbra un sorriso disperato, colmo di spavento.
Quei giorni dovevano erano marchiati a fuoco nella sua mente, si disse Severus.
La fiducia che si spezzava lentamente.
Il dolore per la perdita della madre.
Il mutamento del padre.
Per un istante l’uomo si chiese cosa sarebbe accaduto se al posto dei genitori della bambina ci fossero stati lui e Lily, ma non seppe darsi una risposta.
Non sapeva se avrebbe potuto odiare un suo figlio, come quell’uomo aveva odiato Anne.
Voleva credere che non sarebbe mai giunto a tanto.
«Eppure tua sorella è così fiduciosa.» commentò, quando la ragazza parve calmarsi.
«Ho sempre tentato di evitarle il male che nostro padre avrebbe voluto farle.» mormorò Heloïse, facendosi ancora più vicina all’uomo, nervosa, spaventata. Voleva sentirsi al sicuro, di nuovo al sicuro, come quando era piccola. «Non l’ha mai presa in braccio, nemmeno una volta. Ho sempre detto ad Anne che papà era impegnato, lontano da casa per il suo lavoro e che, quando tornava, aveva sempre molte cose da sbrigare, ma che andava sempre nella sua stanza per darle un bacio, quando lei era già addormentata. Sono arrivata a far comprare a Hirter un regalo per il suo compleanno, fingendo fosse da parte di papà. E quando Hirter è morto, ero io stessa a procurarlo. Sgattaiolavo fuori di casa.
«Per i primi due anni dopo la morte di mamma, papà è stato veramente lontano da casa.» proseguì con voce rotta dalle lacrime. «Era all’esteso per lavoro, per una ricerca. Era un Erbologo e, quando ero piccola, mi aveva insegnato a riconoscere alcune piante magiche con il tatto e l’odorato, ma erano tempi lontani.
«Con noi venne a vivere una vecchia zia di papà, che è morta quattro anni fa a Rouen, dove abitava. Io adoravo Anne. Ero sempre con lei. Mi piaceva sentirla ridere, ascoltarla farfugliare quand’era piccola. Ero felice di avere una sorella e mi mancava papà. Zia mi leggeva delle sue lettere. Ho scoperto solo dopo che quelle lettere non sono mai esistite.
«Ho aspettato il ritorno di papà con ansia e fiducia.» Heloïse deglutì a vuoto, mentre sul suo volto comparve nuovamente quel sorriso spaventato. Voleva dire tutto, si ripeté, perché si fidava di Monsieur Piton, perché era la cosa giusta da fare. «Ma quando è tornato, non era più l’uomo che io stavo aspettando. Forse non lo era nemmeno quando era partito, due mesi dopo la morte di mamma. Voleva fare del male ad Anne. Non subito, non fino a quando la zia viveva ancora con noi. Poi l’ha mandata via. Era un giorno di giugno quando è accaduto ed io avevo compiuto da poco più di un mese nove anni. Zia piangeva quando se n’è andata, ma era vecchia e non poteva fare molto. Nessuno avrebbe mai creduto che papà era così cambiato. Era un Erbologo piuttosto famoso e tutti dicevano che era così gentile con me ed Anne.
«Da allora, ho fatto in modo che papà sfogasse su di me l’odio per Anne. Adoravo mia sorella e non volevo che le facesse del male.» Heloïse deglutì più volte a vuoto. Si era fatta pallida e le sue mani tremavano. «La prima volta è accaduto dopo cena. La zia era partita quel giorno stesso. Hirter aveva messo a letto Anne ed io sono rimasta sola con lui. Non avevo ancora capito e gli ho parlato di mia sorella. Lui ha alzato la voce ed io non capivo, o non volevo capire, così ho insistito.
«E lui ha perso il controllo.
«Ho capito che odiava Anne qualche settimana dopo.
«E non volevo, Monsieur. Così gli ho chiesto di lasciare stare Anne, di fingere che Anne fossi io.»
La voce di Heloïse si spezzò. Severus riusciva ad immaginarla, quando il mondo le era crollato addosso. Aveva atteso il padre a lungo e quando era tornato, l’aveva distrutta.
La ragazza si stava sfregando le braccia, rabbrividendo. I ricordi di quei giorni dovevano essere terribili, peggiori di quelli della sua stessa infanzia. Almeno lui aveva avuto Lily, mentre Heloïse era completamente sola, in compagnia di un vecchio Elfo Domestico e della sorellina che era troppo piccola per capire.
D’altronde lui non si era mai fidato di suo padre, ma Heloïse aveva giocato col suo, l’aveva amato, aveva avuto fiducia in lui.
E quell’uomo aveva infranto quella fiducia, tornando a casa colmo d’odio, un odio che aveva sfogato sulla figlia maggiore, sulla figlia che aveva amato.
«Hai preservato l’infanzia di Anne. Non molti avrebbero agito come te.» disse l’uomo, ponendole lentamente una mano sulla spalla.
«Ho imparato presto a non urlare, così Anne non avrebbe saputo. Non volevo che soffrisse. Era così piccola…» la voce le si spezzò nuovamente. Nascose il capo contro la spalla di Monsieur Piton, mentre piangeva, fin troppo simile alla bambina che all’epoca aveva compiuto una scelta più grande di lei, si disse amaramente Severus. «Poi Anne si è ammalata. Credo che papà ne sia stato felice, sia stato felice che Anne potesse morire.
«Negli ultimi mesi, prima… negli ultimi mesi, papà voleva nuocere ad Anne. Non gli bastava più fare del male a me, al posto di mia sorella. La tenevo lontana da lui. Prima che lui tornasse a casa, portavo mia sorella nella sua stanza, vicino al pianerottolo del secondo piano ed io stavo con lui. Lo provocavo. Anne era già a letto, al sicuro, ed io…» i singhiozzi presero a scuotere il corpo di Heloïse. Nascose nuovamente il capo contro la spalla dell’uomo, cercando di sentirsi al sicuro. Sentì Monsieur Piton abbracciarla, ma non riusciva a calmarsi. Le parole cominciarono ad uscirle nuovamente, colme di spavento, soffocate dalla stoffa dell’abito dell’uomo. «… era terribile. Mio padre era un uomo buono, prima della morte della mamma e, alle volte, lo era ancora. Alle volte, dopo… piangeva e mi chiedeva di perdonarlo, diceva che non l’avrebbe fatto più, ma poi ricominciava sempre. Ed ogni volta era peggio.
E poi, quella notte di fine febbraio, arrivò a casa prima. Io avevo appena messo Anne nella sua stanza. Lui arrivò sul pianerottolo. Voleva entrare nella stanza di mia sorella. Ed io… non volevo, Monsieur. Davvero… Monsieur, non volevo che papà morisse. Volevo solo che si allontanasse, che non si avvicinasse ad Anne. L’ho spinto e…» la voce le si spezzò di nuovo. «Sono un’assassina, Monsieur. Ho spinto mio padre. È caduto dalle scale e è morto. Ma io non volevo… non volevo… e… mi porteranno via Anne, perché una bambina non può stare con la sorella che ha ucciso il padre… ma io non volevo…»
«Nessuno ti porterà via Anne, Heloïse.» le disse l’uomo, stringendola con forza, con affetto paterno. «Nessuno. Te lo prometto.» la ragazza parve calmarsi leggermente. Il corpo non tremava più, ma continuava a piangere. «So che non volevi, Heloïse. E so anche che non sei un’assassina. È stato un incidente.»
Heloïse continuò a piangere a lungo, ma le parole di Monsieur Piton la facevano sentire al sicuro, protetta, la calmavano leggermente e l’aiutavano a portare il peso di quello che era accaduto quella notte di fine febbraio.
Le labbra dell’uomo si tirarono in un sorriso colmo di tristezza per quella ragazza, per quell’innocente che stava cercando conforto nell’affetto di un assassino.
Un sorriso colmo della desolata consapevolezza che Heloïse sarebbe forse giunta volutamente al parricidio, non fosse stato per quell’incidente.
Un sorriso colmo della volontà di preservare Heloïse da scelte da cui non si poteva mai veramente tornare indietro.
Un sorriso colmo della volontà di preservare Heloïse da altre sofferenze.
Un sorriso colmo della promessa di non tradire mai la fiducia di Heloïse.
Un sorriso colmo di affetto paterno.
 
Top
1897 replies since 9/1/2013, 00:04   27942 views
  Share