Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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kijoka
view post Posted on 31/8/2013, 20:28 by: kijoka




Nr. 32

Autore/data: Kijoka – 26 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Severus Piton , Albus Silente
Pairing: nessuno
Epoca: Post Malandrini/Post HP7
Avvertimenti: Missing moment
Riassunto: Un sogno attraversa gli anni
Parole/pagine: 1807/4.
Note: In questa storia ho dato una mia personalissima versione di fatti e/o personaggi che non vuole essere verità assoluta, ma solo un'opinione.




"I don't see who I'm trying to be instead of me
But the key is a question of control"
da
A pain that I'm used to
Playing the angel - 2005
Depeche Mode

Il dolore cui sono abituato

Ho chiuso gli occhi per un momento e, quando a fatica li ho riaperti, lei non c'era più.
Mi ha sopraffatto una strana delusione...
E' vero: avevo sperato tanto di ritrovarla per far vagare di nuovo lo sguardo su quei tratti sconosciuti e misteriosi, giocando ad immaginare chi fosse e cosa l'avesse portata fino a qui.
Ora però sono ancora stanco e le palpebre, mosse da non so quale volontà, tornano a scivolare sugli occhi che cominciavano a bruciare.
Un gorgo verde riempie la mia testa e mi sembra di sprofondare in un lungo tunnel cosparso di fiori ed erba intrisa di rugiada.
Il profumo fresco ed inebriante mi rapisce e mi ritrovo in un posto diverso. In un tempo diverso.
Quando, ancora ragazzo, sono diventato il più giovane professore di Pozioni.
Ampolle colorate, fragili ed eleganti.
Capaci contenitori di vetro grossolano e trasparente.
Mensole colme di barattoli di tutte le fogge e dimensioni.
Il mio studio di Hogwarts, cupo e freddo, il luogo dove, per tanti anni, ho mescolato ingredienti e pozioni, mi fa sempre sentire vivo e utile.
Qui metto in pratica una scienza esatta, che diventa arte quando le formule si combinano con l'estro.
Qui, solo qui, adesso posso sentire ancora scorrere l'antica magia, quella che ho sempre avuto dentro di me, innata e pura.
Quando sono solo e il liquido nel calderone sobbolle piano, sempre qui, nel silenzio dei sotterranei, posso credere di essere ciò che ho sempre voluto essere: me stesso.
Anche se ogni giorno faccio finta di essere qualcun altro.
All'inizio era per sviare le domande, per evitare gli sguardi, per far dimenticare le prese in giro di ragazzi che potrebbero essermi fratelli, tanti siamo vicini come età.
Nessuno capisce.
Forse perché nessuno sa la verità.
Quella stessa verità che nessuno dovrà mai conoscere o la mia fatica per meritarmi un briciolo di rispetto sarà stata totalmente inutile.
Ormai io sono così: un freddo, distaccato, crudele bastardo.
Solo questo mi pone al di fuori della portata di chiunque, solo questo mio essere previene domande e illazioni.
Devo mantenermi lucido e continuare a recitare la mia parte.
Nessuno saprà.
Ed io, qui dentro, in questo luogo lugubre e spoglio, potrò continuare ad essere me stesso.
D'improvviso il sogno s'interrompe e una strana sensazione di venir rapito verso un'altro momento della mia vita accompagna l'odore pungente del legno lucidato di fresco.
La sedia di legno massiccio è scomoda, ma lo sarebbe anche se fosse foderata del velluto più fine.
- Grazie...
Mi volta le spalle. La lunga veste ondeggia appena mentre versa il becchime nel piccolo vaso del trespolo della Fenice. La voce profonda mi risponde lentamente:
- Cerca di non farmene pentire mai.
Il nodo dentro lo stomaco si stringe un po' di più.
Il silenzio è quasi irreale, soprattutto dopo il vociare e il rimbombo di tanti rumori nei corridoi del Ministero.
Ma dentro quell'aula, severa e sprangata, il rumore del silenzio era tale da stordirmi.
Le sue parole sono state lapidarie e taglienti come spade affilate. Mi ha difeso, mi ha ridato dignità, mi ha regalato credibilità.
Non lo dimenticherò mai.
Non so cos'altro dire. Avrei così tante cose da esternare, ma non so da quale cominciare.
Mi sento in imbarazzo: non ho mai avuto un debito così importante con nessuno.
La gratitudine che sento dentro di me è forse solo pari alla volontà di rendere quell'uomo, che ha preso le mie difese e testimoniato il mio reale pentimento, fiero di ciò che sono e di ciò che voglio essere.
Abbasso gli occhi. Lo sento camminare fin dietro la scrivania e sedersi.
- Ora tocca a te, Severus. Solo tu sai cosa sei disposto a fare per aiutarmi. Non sarà oggi e neanche domani, ma dovremo ritrovarci di fronte a lui, prima o poi. Sia io che te. E tu cosa farai?
Lo fisso nelle iridi chiare, adesso. Non ho distolto lo sguardo. Non faccio fatica a rispondere sinceramente:
- L'ho detto una volta e lo ripeto: qualunque cosa. Il mio impegno è ancora valido e lo metto a sua disposizione, Silente.
Incrocia le dita e vi poggia la fronte, sembra stanco.
- Devi difenderti. Devi imparare a non lasciare entrare più nessuno nei tuoi pensieri. Devi usare il tuo magnifico controllo per proteggerti. Lui tornerà e vorrà delle spiegazioni. - Alza la testa e punta ancora i suoi occhi dentro i miei. - Non sarà uno scherzo. Potresti rimetterci la vita...
Non so come, non so dov'era nascosto quel sorriso che mi nasce sulle labbra, che poi, piano, diventa una vera risata.
Fanny sobbalza sul trespolo quando alzo la voce:
- La vita? Ah... Silente, la mia vita l'ho già persa, e Lei lo sa così bene!
Torno a parlare, come fossi solo con me stesso:
- Niente sarà come prima.
Mi alzo e mi avvicino alla scrivania, senza paura di affrontare lo sguardo del mago davanti a me:
- Potrà fare di me il suo strumento. Voglio essere io a guardare negli occhi il Signore Oscuro senza paura se dovesse tornare! Voglio venderlo, spiarlo, tradirlo, come lui ha fatto con me. Voglio essere sempre un passo avanti a lui, perché ho una mente che mi permetterà di farlo. Voglio avere la mia vendetta, voglio che paghi per il dolore che mi ha inflitto. E se questo significasse perdere la vita che mi è rimasta... beh, che sia.
Abbasso la voce, che anche a me stesso suona come acciaio temprato:
- Devo diventare un'arma mortale. Mi aiuti, Silente. Non la farò mai pentire di averlo fatto...
Il naso mi si riempie di polvere e mentre la mente mi mostra una strada sconnessa e sterrata che corre verso il nulla, il sogno cambia ancora.
- Attento, ragazzo! Se non stai concentrato potrei farti del male!
La voce rimbomba nell'aula vuota.
Gli occhi azzurri, vivaci e colmi di rimprovero, mi folgorano da dietro gli occhialetti calati sul naso adunco.
- Mi scusi...
Silente raddolcisce la voce:
- Cosa ti distrae?
Cosa devo rispondere? Che quando fruga tra i miei ricordi e gli occhi verdi mi rimbalzano nel cuore nulla più vale la pena e vorrei solo morire per raggiungerla?
Con tutto quello che lui ha fatto per me questo suona come un tradimento!
Giro gli occhi intorno con curiosità:
- Questa è l'aula di Difesa contro le Arti Oscure, vero?
- Sì... Qual'è il problema?
La mia voce esce quasi un sussurro:
- Riuscirò mai ad essere così degno di fiducia da potermi affidare questa materia, Silente?
Il viso magro si apre ad un sorriso. Poggia la bacchetta sul banco più vicino, si siede e intreccia le lunghe dita affusolate.
Senza smettere di guardarmi mi risponde pacato:
- Non è una questione di fiducia, quanto di capacità...
- Io sono in grado! So che lo sono!
Mi guarda, senza cambiare espressione del volto:
- Lo sarai. Per il momento è ancora presto. - Un attimo di silenzio che sembra un secolo. - Non solo perché sei stato uno di loro puoi arrivare a comprendere quanto sia importante trasmettere nel modo giusto un messaggio così importante ai maghi di domani...
- Ma proprio perché ne sono consapevole posso farlo! Silente, io non voglio che nessuno, mai più, possa cadere nel tranello dove io sono sprofondato!
Il viso dell'anziano mago non cambia espressione, ma gli occhi sono più dolci.
- Io so che lo posso fare, lo so! - Continuo con testarda convinzione.
Un altro sorriso sereno illumina le brillanti iridi di un azzurro chiaro e profondo:
- Questo è ciò che pensi tu. Ancora non sei pronto, Severus. Devi ancora raggiungere una più alta consapevolezza. Ci arriverai. Hai il carattere per farlo. Sai tenere a bada desideri e pulsioni. Hai dovuto impararlo, senza dubbio, ma ora ne sei in grado. Datti tempo, senza fretta. Adesso che puoi...
Abbasso gli occhi solo un attimo e quando li rialzo lui è di nuovo in piedi davanti a me, con la bacchetta puntata verso la mia fronte:
- Allora, sei pronto? Proteggiti! Legilimens!
Un tondo sole rosso si abbassa all'orizzonte e il sogno mi porta, sulle ali di una superba fenice, verso la fine del mondo.
Il colore carminio ammanta ogni cosa, tanto che sembra tornato il momento del sangue e della paura.
E di nuovo il sogno mi riporta al passato.
Mi ritrovo a fissare un libro aperto su un robusto tavolo di legno.
La biblioteca è vuota.
Mentre tutti sono a cena spesso mi trattengo qui, subito prima che la sala venga chiusa.
Gli immensi scaffali, stracolmi di libri sistemati con finta distrazione, sono i miei unici amici.
Nessuno desidera impegnarsi con me.
Così passo ore chino sulle pagine nuove e ingiallite che istigano in me curiosità e mi portano a voler conoscere sempre di più.
Questi amici sanno come sollecitarmi e, spesso, trovo in essi risposta alle mie domande o idee nuove sulle quali lavorare.
I giorni volano via veloce inseguiti dai mesi che trascinano con loro gli anni.
Io rimango qui.
Dove sono al sicuro, dove tutto è già stato e posso scoprirlo contando solo su di me, senza coinvolgere nessun altro.
I libri rimarranno i miei più cari amici.
Un soffio di vento mi porta con sé e gli occhi si aprono trovando la luce del giorno già limpida e profumata dei primi effluvi del pranzo.
Dunque un'altra notte è passata e scopro di riuscire a svegliarmi anche da solo, ora.
E' così strano stare steso qui a guardare il giorno che si apre, si svolge e muore.
Non sento più nulla.
La mia presunta morte mi ha strappato il cuore.
Non ho percezione del dolore fisico, ma non sento nemmeno più angoscia, non devo più respingere l'ansia, non ho nessun tipo di reazione emotiva.
Mi sento solo.
Non ho più nulla che mi faccia compagnia quando torno coi ricordi ai momenti difficili della mia vita.
Il mio compagno più fedele mi ha abbandonato, ora che potrei provare a combatterlo, a trovare le sue vere radici e provare ad estirparle.
Il mondo d'ora in poi non sarà più lo stesso.
Là fuori l'esistenza che io conoscevo già non esiste più!
Le percezioni saranno cambiate e io dovrò trovare il modo di farne parte, visto che non sono morto!
Ma il dolore, il compagno cui sono abituato, che mi è sempre stato accanto, dov'è?
Mi sento orfano di quella sofferenza cui sono abituato e che mi fa sentire a casa, mi fa sentire sostenuto e compreso, mi fa sentire vivo.
Perché l'amico di una vita non c'è più? Dov'è andato, chi l'ha preso con sé?
In questo modo tutto sembra un sogno e niente è più reale.
In questo modo tutto è vano e vuoto.
Cosa potrà mai colmare questo vuoto che sento?
Chiudo gli occhi e, ancora una volta, seguendo un profumo o un rumore mi faccio rapire dal sogno.

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:40
 
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