Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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chiara53
view post Posted on 20/8/2013, 07:33 by: chiara53
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Per cominciare bene la giornata lascio il mio contributo dedicato a Severus.
Sorridi e sii felice, Severus. :lovelove: :lovelove:
Della serie “Severus e Hermione. La mia coppia perfetta”


Autore/data: chiara53 – agosto 2013
Beta-reader: pingui79
Tipologia: one-shot
Rating: per tutti
Genere: generale, romantico.
Personaggi: Severus Piton, Minerva McGranitt, Harry Potter.
Pairing: Severus, Hermione.
Epoca: Post settimo anno.
Avvertimenti: AU
Riassunto: Severus, quella notte, di sicuro, l’aveva trascorsa tutta intera sveglio.
Parole/pagine: 2589/5





Viva lo sposo





La luna stava tramontando sul castello di Hogwarts, la Foresta Proibita si stava svegliando e risuonava del cinguettio degli uccelli; il prato, bagnato dalla rugiada notturna, profumava del fresco dell’erba. A quell’ora il cielo ad est era del particolare blu limpido e chiaro che vira quasi verso l’azzurro.
In quell’accenno d’alba non c’erano nuvole, né vento: il tempo meteorologico si sarebbe potuto definire praticamente perfetto.
Sul prato, in direzione del Lago Nero, si levava una grande tenda bianca. Alcuni maghi avevano sistemato i picchetti che la sorreggevano e si erano affannati per montarla durante tutta la giornata precedente. Al riparo della tenda si potevano scorgere, ancora accatastati, sedie da sistemare e tavoli da apparecchiare: gli elfi avrebbero provveduto al più presto.
Tutto sarebbe stato impeccabile, tutto doveva essere pronto molto prima del risveglio del castello. Si sarebbe svolto un matrimonio.
Quel matrimonio.
Anzi, quel particolare e atteso matrimonio.
Da una finestra a bocca di lupo, che corrispondeva alla zona dei sotterranei, là dove viveva e dimorava Severus Piton – solo per quella notte ancora – la luce era accesa.
Il mago non era mai stato tipo da dormire fino a tardi, ma quella notte, di sicuro, l’aveva trascorsa tutta intera sveglio.
Il Maestro di Pozioni aveva passeggiato nervosamente per la stanza, poi, vista l’ora, aveva tentato di rimettersi disteso sul comodo letto a baldacchino, dove dormiva da anni e dove, al momento, non avrebbe trovato il benché minimo riposo.
Dal giorno seguente le sue stanze sarebbero state al piano superiore ed erano già pronte e completamente arredate, con gusto e con un pizzico di austerità.
Legno scuro per il suo studio.
Librerie di stile moderno nel soggiorno, un confortevole divano color panna con comodi cuscini, infine, tra tante cose nuove, una vecchia poltrona verde.
Era la sua poltrona preferita, quella su cui si era riposato dopo le chiamate dell’Oscuro che avevano lasciato quasi sempre su di lui dolorosi strascichi.
Lì aveva trascorso lunghi momenti di amare riflessioni su di se, ma anche momenti sereni di tranquilla lettura.
Lì, a volte, lo aveva colto il sonno quando gli sembrava impossibile addormentarsi: quella sua poltrona consunta aveva saputo compiere il miracolo.
Era stata posta accanto al fuoco e troneggiava accanto al tavolino basso collocato in posizione comoda per appoggiarvi un bicchiere o dei libri.
Per farla breve, c’era un motivo per quel trasloco: Severus stava per sposarsi.
Il giorno ventidue del mese di giugno il Potion Master ex Mangiamorte, ex spia, ex qualunque cosa vi venga in mente - ora eroe e insegnante a tempo pieno – e la Medimaga ex studentessa modello, ex sotutto, ex parte del fantasmagorico trio stavano per convolare a nozze.
Severus aveva avuto tutta la maledetta notte per rigirarsi in quello stramaledetto letto, pensando un milione di volte a come fosse possibile che tutto quello stesse succedendo a lui.
Eppure, con infinito trasporto aveva donato l’anello ad Hermione (la sua Hermione) e di comune accordo avevano fissato la data. Aveva anche ottenuto che la cerimonia fosse intima, con pochi invitati scelti. C’erano voluti un notevole sforzo di pazienza e un’innumerevole quantità di discussioni defatiganti con la promessa sposa, che, per disperazione lo aveva accontentato il più delle volte, ma tutto questo non era sufficiente, ancora...
L’insicurezza cronica e l’idea di dover abbassare maschere e difese davanti a tutti per l’occasione, lo avevano spiazzato e disorientato, soprattutto negli ultimi giorni.
Nonostante tutto, e più spesso di quanto avrebbe ammesso, aveva provato una gran voglia di ridere di se stesso e di tutto quello che gli stava succedendo.
Ridere?
Una cosa che mai aveva fatto per anni e che ormai invece gli veniva spontanea, aveva tentato senza successo di nasconderlo, ma almeno un sorriso al giorno gli scappava e non poteva più farci niente. Gli succedeva di vedere il lato comico delle situazioni, soprattutto di quelle che lo riguardavano da vicino. Lo divertiva sinceramente lo sguardo terrorizzato dei ragazzini quando lasciava sventolare il mantello per i corridoi camminando con passo rapido e nervoso di proposito; sorrideva per i borbottii di Gazza, che rimpiangeva teatralmente catene e punizioni corporali per gli studenti fastidiosi, e, persino, trovava divertenti le tintinnanti collane della Cooman, che ultimamente lo guardava come se fosse un condannato sul punto di andare al patibolo. Chissà quali devastanti disgrazie aveva previsto per il matrimonio imminente.


Per fortuna ti manca poco, ormai.
Stai per sposarti.
Qui, ad Hogwarts e con la persona che avresti ritenuto più improbabile.
Testarda, saccente, pignola e donna, la tua donna, ma anche intelligente, brillante, comprensiva, innamorata, però… totalmente Grifondoro.
Ti distendi sul letto e hai voglia solo di non pensare.
Fra poco affronterai te stesso e la tua paura degli altri e del loro giudizio, per non parlare della confusione e della festa che seguirà.
Ce la farai, ce la puoi fare e, per lei, sì, ne sarà valsa la pena.


Avrebbe voluto farlo tacere, ma quel suo io impiccione non voleva lasciarlo stare e continuava a parlargli.

Ammettilo Severus: hai paura. Una fottuta autentica paura, di quelle che ti fanno balbettare e rimanere in imbarazzo, di quelle che provavi da ragazzino.
Ma come ti sei ridotto - pensò - Il vecchio spietato Mangiamorte che sposa la candida ragazzina.
Sai quante risate si faranno gli invitati, lei e tu: la bella e la bestia.


- Basta! - Disse a quel punto ad alta voce, interrompendo quell’antipatico colloquio interiore con il suo io.
Si rigirò nel letto ancora una volta ed anche il cuscino gli sembrò di pietra.
Basta!
Cercò di chiudere gli occhi, ma non ci fu niente da fare. Non sarebbe mai riuscito a dormire.
Il tempo, quando deve, non si decide mai a trascorrere.
Come Merlino volle, venne il momento di mettersi sotto la doccia ed iniziare a prepararsi.
L’abito per la cerimonia era nero, di seta e molto simile a quelli che abitualmente portava, ma Minerva lo aveva aiutato a scegliere una stoffa diversa e più elegante. La giacca aveva risvolti di raso e Madama McClan, che lo aveva cucito su misura, era stata indecentemente soddisfatta del risultato, tanto che Severus, mentre se andava, aveva chiuso la porta del negozio con malagrazia per arginare i gridolini e gli auguri di numerosa prole che quella strega aveva lanciato al suo indirizzo.
Ora il completo faceva bella mostra di se appeso alla gruccia fuori dall’armadio. Mettersi l’abito equivaleva ad ammettere che il momento era venuto. E non poteva non riconoscere di essere felice, ma un grumo freddo continuava a giacere nello stomaco, ben nascosto, ma presente: non sarebbe riuscito a bere neanche un bicchiere d’acqua, tanto la gola era stretta dall’ansia. Gocciolante e appena uscito dalla doccia cercò la bacchetta per lanciare su di sé un incanto asciugante, ma la paura non scivolò via con l’acqua e rimase comunque in agguato.
Il pensiero corse ad Hermione.
Che cosa gli avrebbe detto, come lo avrebbe guardato? Lei – ne era sicuro – sarebbe stata sfolgorante, tutte le spose lo erano, e per lui, Hermione era molto più che bella. Era la ragione per cui era riuscito a dare un senso alla vita, era colei che lo aveva accettato così com’era, pur conoscendone i difetti, le colpe e amando tutto di lui.
Hermione: vita, luce e speranza.
La forza di un pensiero lo colpì e si sentì come se fosse stato colpito anche fisicamente.
Dalla morte di Albus non aveva più creduto alla speranza.
Cosa c'era da sperare? Che il mondo si trasformasse all'improvviso in un giardino e tutto il male sparisse? A sua esperienza ogni cosa buona che gli era capitata era stata sempre controbilanciata da una cattiva.
Sperare significava essere ingenui, si era detto un tempo.
Invece, poi, era arrivata Hermione che lo aveva amato per come era, anzi, sosteneva di amarlo proprio e soltanto perché era così.
Lei gli aveva confessato di amare anche le sue solitudini, quelle che, nel tempo passato, lo avevano indurito e rinchiuso in una vita senza amici.
Lei, paziente e testarda, aveva smontato pezzo per pezzo la torre d’avorio che lui aveva costruito per nascondersi dagli altri e alla fine – ma solo di fronte a lei, ben inteso - il mago aveva gettato via la maschera da bastardo che per tanto tempo era stato costretto a mettere.
E se l’avesse delusa? Se ancora una volta qualcuno l’avesse visto per quello che si sentiva di essere? Se una volta abbigliato da sposo Hermione si fosse resa improvvisamente conto che lui era rimasto l’asociale strambo, il tormentato, brutto Serpeverde?
Si sedette sul letto e prese la testa tra le mani.
Oddio ma che cosa sto pensando?
Si guardò nello specchio e vide il volto spigoloso, i capelli neri che scendevano soffici ai lati del viso e quel naso troppo pronunciato che tutti avevano preso in giro almeno una volta. No, la sua immagine non lo rassicurava per niente.
In quel momento bussarono alla porta. Preso da altri pensieri, l’aprì distrattamente con un cenno della bacchetta.
Comparve al centro della stanza Minerva, abbigliata in modo elegante e senza neanche un capello fuori posto.
Severus notò uno strano sorriso compiaciuto sul viso della strega, seguito da uno sguardo furbetto e quasi sbarazzino.
- Severus, Hermione potrebbe ingolosirsi, riserva a lei le tue grazie e vestiti! Si sta facendo tardi, io ti aspetto qui fuori. – Disse l’anziana maga, nascondendo un altro malizioso sorriso, mentre riprendeva a fatica un atteggiamento austero e composto. Quando la donna uscì, richiudendosi la porta alle spalle Severus, che era rimasto basito, ancora accanto allo specchio, la sentì continuare a ridacchiare.
Ma che cosa c’era da ridere? Poi si guardò e si rese conto di avere aperto la porta con soltanto un piccolo asciugamano avvolto intorno ai fianchi: quell’inutile telo lasciava intravedere un po’ troppo.
Si sentì morire.
Maledizione! Ci mancava solo questo per farmi sentire peggio.
In breve si abbigliò e si preparò ad uscire incontro al suo destino, qualunque fosse.
In fondo - si disse - non sono mai stato un codardo e non comincerò proprio ora.
Prima di lasciare la stanza, aprì un cassetto nascosto della scrivania, prese una busta e se la mise in tasca. In quella busta c’era una parte del passato: una foto e un pezzo strappato di una vecchia lettera. Per tanto tempo quei due pezzi di carta erano stati la sua unica consolazione, l’unica cosa a cui aggrapparsi nel buio della vita che era stato costretto a condurre. Era ora di restituirli al legittimo proprietario e non ci sarebbe stata più un’occasione migliore.
Fuori della porta lo attendeva Minerva. Rimase per un momento interdetta e piacevolmente stupita: Severus era elegante e bello, vestito nell’abito semplice che aveva scelto.
Colse lo sguardo dell’uomo che cercava il suo, era uno sguardo velato di ansia ed insicurezza che tanto le rammentò un ragazzino magro conosciuto tanti anni prima. Fu in quell’attimo che fin nell’intimo si sentì una madre orgogliosa nel giorno del matrimonio del suo unico figlio.
Si avvicinò a Severus e, accarezzandolo appena, gli porse un piccolo oggetto guarnito da una pietra verde.
- Questa spilla è un Luckenbooth* , è l’augurio per un matrimonio felice. La leggenda vuole che protegga la coppia da ogni male e favorisca l’amore. E’ un gioiello antico, Severus, era dei miei antenati. Mi piacerebbe che l’accettassi e la considerassi il mio personale regalo di nozze. – Disse, sorridendo commossa, mentre, con attenzione, gli appuntava la spilla sulla nera sciarpa di seta annodata elegantemente al collo.
Lui la lasciò fare, leggermente emozionato per il significato nascosto nel dono e nel gesto. La guardò compiere quell’azione che somigliava ad una carezza fatta con affetto, felice di averla come testimone di nozze, lei, l’unica che avesse mai potuto considerare una madre in tutti quegli anni di solitudine trascorsi ad Hogwarts.
- Grazie, è molto bella, ma soprattutto è un tuo dono: questo lo rende infinitamente prezioso per me. Ho bisogno di te, Minerva, in questo momento. – Le sussurrò, poi la guardò ancora negli occhi e le strinse la mano. – Ho paura. – Aggiunse, ammettendo per la prima volta una sua debolezza. Lui, sempre freddo e riservato, si stava lasciando andare all’umana fragilità.
- E di cosa, figliolo? Di cosa vuoi aver paura proprio tu che… - e fu in quell’attimo che una parola le risuonò nella memoria e nei ricordi: codardo.
Maledetta parola sfuggita e mai più dimenticata. Ma fu un battito di ciglia e Minerva scosse il capo come per scacciare un pensiero sgradito, poi riprese.
- Non è giorno di timori questo, - o di tristi ricordi - ma di gioia per te che l’hai meritata tanto. Levati dalla testa qualsiasi dubbio, tutte le tue stupide insicurezze, e andiamo.
Gli occhi dell’anziana maga scintillarono per le lacrime trattenute, poi sorrisero e a Severus sembrò di rivedere lo sguardo di Silente ammiccante e allegro. Forse anche lui in quel giorno gli sarebbe stato vicino, non visto, evanescente, ma amata presenza nel cuore.
Il mago toccò la spilla appuntata con tanto affetto e pensò che quell’oggetto, donatogli con amore materno lo avrebbe protetto e difeso anche da se stesso.
Offrì il braccio a Minerva e sospirò, mentre uscivano entrambi alla luce del sole.
Applausi si levarono ad accoglierlo.
Vide tutti i colleghi con cui per anni aveva insegnato e vissuto: erano lì per festeggiarlo ed applaudirlo. Vide Hagrid che gli sorrideva vestito di un abito improbabile, e, per la prima volta nella sua vita, Severus lasciò che l’affettuosa presenza di tante persone gli scaldasse il cuore.
Tra quelli che lo attendevano sul prato scorse Harry Potter, ovviamente il testimone della sposa. Il giovane gli si avvicinò e gli fece l’occhiolino, mentre gli appuntava al bavero una piccola rosa bianca, si azzardò persino a dargli una pacca affettuosa sul braccio dicendo:
- Hermione si raccomanda di non toglierla, altrimenti mi ha suggerito di dirle che avrà di che pentirsene! - Ammiccò e rise. Era sinceramente felice per quell’uomo a cui doveva così tanto!
Severus prese la busta dalla tasca e la porse ad Harry, che esitava.
- Vorrei che riavessi il contenuto di questa busta – disse sottovoce – qui ci sono due cose che ti appartengono.
Gli occhi verdi si immersero in quelli neri e scintillanti di Severus, memoria di un altro momento e di un’altra vita, ma questa volta non ci furono morte, ricordi e lacrime. Severus sorrise ad Harry come non aveva mai fatto.
- Professore, le ha conservate per tutti questi anni. – Esclamò il giovane, quasi stupito guardando il contenuto della busta. Si fece più vicino a Severus e l’emozione spontanea fu impossibile da trattenere.
- Auguri professore! Sia felice! O guai a lei! – Gli sussurrò all’orecchio, abbracciandolo stretto. Fu un abbraccio rapido, amichevole e indimenticabile: come poteva esserlo tra Potter e Piton, tra chi aveva avuto tanto, senza saperlo e senza capirlo, e chi tanto aveva dato senza chiedere nulla in cambio.
Minerva aveva ragione cosa c’era da aver paura? Questo sarà il mio giorno! Pensò Severus un po’ scosso dalle emozioni a cui non era abituato.
Sorrise commosso e felice ringraziando e rendendosi conto che per lui, il domani era adesso, proprio adesso e qui.
Ma sì - pensò tra sé - hanno ragione loro: viva lo sposo!



* Per chi è curioso e vuol vedere come è fatto questo tipo di spilla metto il link.
qui

Edited by chiara53 - 15/9/2013, 18:31
 
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