Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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pingui79
view post Posted on 19/8/2013, 09:22 by: pingui79

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Ecco a voi il sorriso di oggi, da parte di Leonora. :)

Autore/data: Alaide – 9 - 13 giugno 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One-shot
Rating: per tutti
Genere: Drammatico, Introspettivo
Personaggi: Severus Piton, Personaggio originale
Pairing: nessuno
Epoca: Post 7° anno
Avvertimenti: AU
Riassunto: Voleva fidarsi, si disse, mentre sulle sue labbra si disegnava un sorriso nervoso, tirato.
Voleva dirgli tutto.
E forse Monsieur Piton sarebbe riuscito a far cessare gli incubi e la paura.
Nota: E’ il seguito di Un barlume
Parole: 1627


Klavierstücke
8. Voci


Parigi, 3-4 aprile 2000



Una voce gentile, quasi cullante.
Un grido.
Qualcuno tossì in lontananza.
Una voce tranquilla, ma d'una tranquillità crudele.
Un tonfo.
La tosse si fece più insistente, il respiro rauco e faticoso.
Heloïse si svegliò di colpo, nella sua mente risuonavano ancora i suoni dei suoi incubi, che furono ben presto sopraffatti dal respiro affannato della sorella.
La ragazza scese rapidamente dal letto e si avvicinò ad Anne. La scosse leggermente, per svegliarla come tante altre volte aveva fatto, quando si trovavano ancora nella vecchia casa a picco sulla falesia. Se si fosse trovata ancora là, sarebbe corsa in cucina e le avrebbe preparato del latte caldo con del miele, perché pareva quietare appena il dolore della sorella, mettere a tacere la tosse, per quanto Heloïse sapesse che questa era solo un'espressione esteriore del male che stava divorando la vita di Anne. L'aveva sentito dire dal Guaritore che aveva curato la mamma.
Ma quella volta Anne non si svegliò.
Provò a chiamarla nuovamente, cercando di ignorare le lacrime che le premevano contro gli occhi ciechi.
Deglutì a vuoto e si avvicinò alla porta.
Non osando lasciare la sorella nemmeno per un istante, Heloïse gridò a gran voce il nome dell'uomo. Voleva credere con tutta se stessa che Monsieur Piton sarebbe riuscito a fermare anche quella crisi.
Avvertì, seppur in maniera vaga, ovattata, una porta aprirsi, dei passi, qualcuno entrare.
«Aiutami a metterla seduta.»
Heloïse sentì il conforto avvolgerla, proteggerla quasi, mentre si affrettava a fare quanto le veniva chiesto.
Monsieur Piton sapeva cosa fare.
Ed anche quella volta sarebbe riuscito a sconfiggere il male che le stava portando via la sorella.
Sentì, mentre teneva un braccio intorno alle fragili spalle di Anne, l'uomo armeggiare con l'ampolla della pozione.
Lentamente il respiro della sorella divenne più regolare ed Heloïse sorrise sollevata e grata.
Severus notò il sorriso della ragazza, bagnato dalle lacrime silenziose.
Notò la gratitudine sul volto pallido di Heloïse.
Notò gli occhi sofferenti della bambina, che lo fissavano fiduciosi, ancora una volta. Eppure sapeva che quella notte Anne aveva rischiato di morire. E temeva che non le rimanesse molto da vivere, forse meno di quello che aveva ipotizzato Damien poco più di un mese prima. Quello che si chiedeva veramente era cosa avrebbe provocato la morte della sorella in Heloïse, se l'avrebbe spezzata del tutto.
«Aspettate, mentre vado a chiamare il Guaritore.»
Heloïse rimase ferma, immobile, al fianco della sorella. Anne non aveva mai avuto una crisi così grave, nemmeno a casa, quando non riceveva cure.
«Heloïse...» mormorò la bambina con voce flebile e stanca.
La ragazza la strinse forte a sé, tentando di confortarla, senza osare parlare, perché temeva di crollare e sapeva che non poteva permetterselo.
Non si accorse del passare del tempo, mentre cullava la sorella, sentendo la paura per la sorte di Anne abbandonarla lentamente, sostituita dalla convinzione che poteva fidarsi di Monsieur Piton, che forse a lui poteva dire tutto.
«Potresti uscire, mentre visito tua sorella, Heloïse?»
La voce del Guaritore la fece sobbalzare leggermente e riportò in lei la paura.
Severus notò il terrore nel volto della ragazza. Gli era chiaro che non si fidava di Damien. E con ogni probabilità nemmeno di lui.
«Sarebbe decisamente meglio se restasse, Damien.»
Heloïse sorrise lievemente. Non sentì il Guaritore obiettare alle parole di Monsieur Piton ed intuì che poteva restare. Fece qualche passo indietro, lasciando andare la sorella, per stringerle la mano, subito dopo. Sentì il loro ospite muoversi e Monsieur de la Roche mettersi al lavoro.
La ragazza sapeva che era sciocco, ma non riusciva a sentirsi tranquilla con il Guaritore. Forse era per la sua voce troppo gentile. E lei sapeva bene quanta crudeltà potesse celarsi dietro ad una voce gentile.
Rabbrividì.
Udì il loro ospite parlare con il Guaritore e riuscì a tranquillizzarsi leggermente. Sentì nuovamente il conforto, quel conforto che la faceva sentire al sicuro e che le fece prendere la decisione di dire ogni cosa a Monsieur Piton, perché voleva provare a fidarsi di qualcuno dopo molti anni.



Severus si levò all'alba, dopo una notte passata pressoché insonne, trascorsa in laboratorio. Aveva sbagliato ingrediente.
Il male aveva reagito contro le modifiche alla pozione, quando sembrava che fossero sulla strada giusta. Aveva ridotto la dose, riportandola a quella di una settimana prima ed aveva alterato il dosaggio di un altro ingrediente fino a quando non aveva ottenuto un risultato accettabile.
A dire il vero, Anne non avrebbe nemmeno dovuto avere quella reazione, non dopo le prove che erano state fatte con cura maniacale, prima di somministrare la pozione ai pazienti dell'Hôtel-Dieu che avevano accettato di seguire la cura sperimentale. Aveva atteso due giorni, dopo che nessuno di loro aveva avuto reazioni negative, prima di somministrare la pozione alla bambina.
Eppure Anne era stata vicina alla morte.
Con ogni probabilità il suo corpo non tollerava dosi troppo elevate di quel particolare ingrediente e per riportare i suoi valori nella norma, le aveva somministrato la pozione tradizionale priva dell'ingrediente incriminato.
In quel momento stava portando avanti una doppia ricerca. Da un lato avrebbe proseguito dall'ultima modifica per i pazienti dell'ospedale magico, dall'altro avrebbe tentato con tutte le sue forze di adattare la pozione alla bambina.
Non sarebbe mai riuscito a perdonarsi se Anne fosse morta.
«Monsieur.» Heloïse era entrata nel soggiorno quasi di soppiatto. «Perché Anne ha avuto quella crisi?»
«Il suo corpo ha reagito all'ultima modifica.» le disse, sperando quasi che la ragazza gli scagliasse contro tutto il suo odio perché la sorella era quasi morta a causa sua.
«Sembrava stare meglio ieri, fino a quando non mi sono svegliata.» mormorò soltanto la ragazza, sedendosi.
«Non tutte le pozioni hanno gli stessi tempi di reazione.»
«Quella vecchia impiegava molto tempo ad entrare in funzione. Quando mamma stava male ci voleva molto tempo e fu ancora peggio, mentre aspettava Anne.» biascicò la ragazza, deglutendo a vuoto.
Voleva fidarsi, si disse, mentre sulle sue labbra si disegnava un sorriso nervoso, tirato.
Voleva dirgli tutto.
E forse Monsieur Piton sarebbe riuscito a far cessare gli incubi e la paura.
«Quando hanno smesso di dare la pozione a tua madre?» domandò l'uomo, cercando di comprendere perché la donna fosse stata curata e la figlia no.
«Non ha mai smesso....» Severus represse un commento aspro sull'incompetenza di quel Guaritore, non volendo interrompere Heloïse che aveva continuato a parlare. «il vecchio Guaritore aveva detto alla mamma di non avere il bambino, di non far nascere Anne. L'ho sentito chiaramente, anche se ero troppo piccola per capire bene cosa intendesse. Ed anche... anche...» la voce le si ruppe in un singhiozzo terrorizzato.
Le parve di sentire una voce alle sue spalle, una voce crudelmente gentile.
Iniziò a tremare.
Non poteva essere, sapeva che non poteva essere,
Eppure quella voce era ancora là.
Si portò le mani alle orecchie e prese a piangere senza rendersene conto.
«Heloïse.»
Un'altra voce le giunse da lontano, una voce che la fece entrare nel bozzolo caldo del conforto.
«Monsieur... io...» deglutì più volte, per calmarsi, ma il terrore la strangolava. «Monsieur Piton» riuscì ad articolare. «Siamo soli?»
«Soli.» confermò l'uomo.
Severus vide il volto della ragazza rilassarsi visibilmente ed un sorriso tirato farsi strada sulle labbra. Qualcosa di terribile doveva essere accaduto, qualcosa legato ai quei giorni lontani, qualcosa che l'aveva portata lontana da Parigi, dalla stanza. L'uomo aveva sentito montare la preoccupazione, quando l'aveva vista piangere terrorizzata, tenendo le mani sulle orecchie, rannicchiandosi impaurita sulla sedia. Si era alzato in piedi, pronto anche a scuoterla, ma chiamarla era bastato.
«Mamma è morta nel mettere al mondo Anne. Il Guaritore ha detto che se mamma non avesse voluto tenere il bambino, avrebbe potuto vivere qualche tempo in più.» ogni parola pareva quasi uscire a forza dalle labbra di Heloïse. «E allora...» si bloccò, tesa, quasi attendesse che ritornasse quella voce. Sapeva che quella voce non poteva venire. Eppure non poteva smettere di tremare per la paura, nemmeno nell'ombra confortante di Monsieur Piton. «Non posso... non riesco...»
C'era terrore sul volto di Heloïse.
C'era disperazione nel sorriso tremante.
C'era la disperata volontà di potersi fidare in quel sorriso.
C'era la certezza di non riuscire a parlare.
A Severus sembrò una bambina in quel momento, la stessa bambina che aveva sentito parlare quel Guaritore, a causa del quale Anne doveva essere diventata ipersensibile a quell'ingrediente della pozione, che proprio per quel motivo non veniva somministrata alle donne gravide, per evitare che il bambino avesse problemi con pozioni che lo contenevano.
Heloïse sembrava completamente smarrita, tesa, con quel suo sorriso disperato. Si era alzata in piedi e continuava a tremare. E forse non se ne rendeva nemmeno conto.
«Hai già detto molto e non è mia intenzione obbligarti a parlare.»
«Ma io volevo parlare, Monsieur, dirle tutto quello che è accaduto, ma non riesco... non riesco...»
Le lacrime scorrevano copiose lungo le gote pallide di Heloïse ed un sorriso colmo di sconfitta, di disperazione e della volontà di fidarsi dell'uomo le tirava le labbra.
La ragazza si mosse leggermente, in preda al panico, alla paura.
Avrebbe voluto potersi confidare.
Ma ancora di più, voleva sentire conforto, sentirsi al sicuro, protetta.
Senza darsi tempo di riflettere, si avvicinò all'uomo, al punto dove aveva sentito la sua voce, e lo abbracciò, come non aveva mai abbracciato il suo stesso padre.
Severus rimase a lungo immobile. Sentiva le lacrime di Heloïse bagnare il tessuto nero e sentì la fiducia della ragazza.
Con lentezza la circondò con le braccia, come un padre avrebbe fatto con una figlia desiderosa di conforto.
E forse Heloïse gli era in qualche modo figlia, la figlia che non avrebbe mai potuto avere.
E sulle labbra della ragazza si disegnò un sorriso fiducioso, tranquillo quasi.
Il sorriso di una figlia che ha trovato il conforto paterno a lungo desiderato.
 
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