Il Calderone di Severus

N.13: Un anno di sorrisi per Severus

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kijoka
view post Posted on 11/8/2013, 22:47 by: kijoka




Risposta ai commenti di Pingui79 alla mia "Per il bene superiore"

Grazie Pingui,
felice che ti sia piaciuta la mia visione del personaggio di Silente.
Non è per niente semplice, per me, condividere la mia visione di altri personaggi fuori da Severus. Credo sia perchè Severus lo sento così vicino alla mia indole che scrivere di lui è come parlare di me e non mi sento mai di "tradirlo" o travisarlo. Con il resto dei personaggi del mondo di HP mi risulta invece molto difficile.
Per questo apprezzo moltissimo quando ricevo commenti particolari come i tuoi.
Spero, più avanti di riuscire anche a farvi dimenticare questi tristi sorrisi che ho dovuto scrivere!
Grazie ancora, anche della tua gentilezza nel commentare tutte le mie storie.
A presto!
Ki






Nr. 30

Autore/data: Kijoka – 11 agosto 2013
Beta-reader: nessuno
Tipologia: One shot
Rating: per tutti
Genere: introspettivo
Personaggi: Personaggio originale, Severus Piton
Pairing: nessuno
Epoca: Post HP7
Avvertimenti: AU
Riassunto: Non riesco a trattenere il sorriso, perché so che anche per lui è arrivato il momento di guardare avanti, di passare oltre, di dimenticare.
Parole/pagine: 2.161/4.





Aspettando la notte

("I'm waiting for the night to fall
When everything is bearable
And there in the still
All that you feel
Is tranquillity"
da
Waiting for the night
Depeche mode - Violator - 1990)

Ci sono stati giorni in cui ho faticato a crederci io stessa, altri in cui ero talmente sicura che avrei potuto continuare all'infinito.
Ci sono stati giorni in cui ho disperato, altri in cui ho solo avuto fiducia.
Ora sono i giorni del credo totale e della speranza.
Spesso sola in questa stanza ripercorro la strada che mi ha condotto qui, per valutare, per capire a che punto mi trovo.
Spesso ragiono su quanto ho imparato e quanto ho dato, senza rimorso alcuno.
Sempre il ragionamento mi riporta alla certezza.
Stasera sembra tutto quieto e faccio correre lo sguardo sul dolce panorama che osservo fuori dalla finestra spalancata per il caldo estivo.
Sorrido piano.
Il paesaggio di verdi e morbide colline che si rincorrono fino all'orizzonte mi ispira ad ogni sguardo tranquillità ed armonia.
Quanto è ancora più dolce sperare che tra non molto tempo lui stesso potrà ammirare questo spicchio di mondo!
Eppure oggi si agita in me un intermittente nervosismo.
Ne conosco il motivo: sento dentro che lui ha bisogno di me, ma loro sono là.
Non posso entrare in quella stanza fino a che non mi convocheranno.
Pena l'esclusione senza appello.
Per il momento resto in attesa, seduta all'estremità della poltrona, unico strappo alla regola concessami in questa rigorosissima stanza ospedaliera.
Pronta.
Ho passato ore angoscianti qui dentro, riflettendo sul passato, su ciò che ho visto e imparato, facendo congetture sulle possibili ragioni, sulle eventualità.
Nei miei pensieri ho rivissuto più volte ciò che mi ha sempre fatto paura e ho fronteggiato tensioni non mie.
Ne sono sempre uscita vincitrice.
Devo coltivare la mia forza perché possa continuare ad aiutarlo a ritrovare la sua.
Io ormai credo.
Soprattutto so.
So che Severus Piton non è mai stato un Mangiamorte.
Nonostante tutto ciò che ha fatto, visto e pensato, è riuscito a mantenere integra la sua anima più profonda.
Io amo pensarla perfino innocente, perché l'ho vista.
L'ho scoperta, l'ho guardata e ho pianto con essa.
Tutti i ricordi, frammenti o totalità, che abbiamo condiviso hanno spianato la strada verso la verità.
Insieme ci siamo insudiciati nell'abisso nero e insieme ne siamo usciti.
E' giunto il momento di superare anche questa fase.
Ho visto, ho sentito, specialmente con il cuore, tutte le traversie che ha dovuto sperimentare.
Non l'ho abbandonato, neanche quando ho scoperto i suoi errori. Anche in quei momenti ero là con lui e gli tenevo la mano.
L'incantesimo mi permette di stargli vicino, accanto, dentro di lui, anche quando sono lontana.
Lui che anche mentre soffriva senza avere voce per raccontarmelo, anche allora non ha mai smesso di cercare la verità.
Quel primo attimo di esitazione e tutti gli altri che l'hanno seguito mi hanno fatto comprendere ogni cosa.
Il bloccarsi a riflettere davanti alla vita mi ha fatto scoprire il rispetto che Severus Piton ne ha sempre avuto, nonostante tutto.
Non so esattamente cosa l'abbia indotto a quella lontana scelta: resterà forse un suo segreto e, in verità, è suo pieno diritto che lo sia.
Eppure sono quasi sicura di conoscere cosa l'ha portato a riconsiderare le decisioni prese.
Per poter ritrovare se stesso doveva passare in rassegna la fase più difficile della sua vita.
Ho voluto essere vicino a lui per supportarlo nel dolore di rivedere i propri errori, ma solo per poterne trarre la giusta prospettiva.
Doveva farlo, era l'unica strada da percorrere.
Per comprendere quanto abbia già compiuto e scelto, quanto si sia già punito per crudeli, quanto lontani, errori.
Solo così potrà ricominciare a vedere il futuro davanti a sé.
Il mio compito non è ancora terminato, anche se non conosco il momento esatto in cui lo sarà.
Forse solo quanto il suo corpo riuscirà a reagire da solo al veleno e non ci sarà più bisogno di me.
Temo quel momento eppure lo attendo con ansia.
Allora cosa succederà di me, di noi?
La realtà è che fino ad allora continueremo a condividere tutto.
Da subito ho intuito il mio dovere, ma non ero preparata. Non sapevo a cosa mi avrebbe portato il mio desiderio di salvare una vita.
Ora sono solo felice di averlo fatto e di essere qui, anche se non è stato affatto facile.
Fino a che ne avrà bisogno io resterò e farò del mio meglio per volgere ogni rimorso e dolore in speranza e gioia, fino a che me lo lascerà fare, finché ne sarò in grado.
- Vance!
Il cuore ha un sobbalzo e abbandono repentinamente il filo dei pensieri.
Mi volto di scatto, strappando lo sguardo dalla visione serena delle colline immerse nel brillante splendore degli ultimi raggi dorati.
In un attimo mi scordo della dolce brezza profumata che mi ha portato con la memoria a poche settimane fa, quando ho dovuto fare i conti con me stessa.
Sulla porta uno dei medici mi fissa, come sempre, con freddezza:
- Vieni. Ha bisogno di te.
La voce è imperiosa, anche se senza fiducia alcuna.
Mi alzo e lo seguo nella stanza in fondo al corridoio.
Loro non capiscono e mi rifiutano.
Io sola posso arrivare là, dove loro non sanno raggiungermi. Questo fa di me una nemica: nessuno potrà prendersi il merito di aver salvato Severus Piton.
Io non lo voglio, quel merito. In fondo nemmeno mi appartiene.
Io voglio lui e lui solo.
Una volta che tutto si compirà non inseguirò certo gli allori. Anche dovessero arrivare, lascerò volentieri la fama e l'onore a qualcun'altro.
Il mio unico premio sarà la sua guarigione, la sua salvezza.
Raggiungo velocemente la stanza in fondo al lungo corridoio.
Entro e subito noto che il corpo, steso nel letto accanto alla finestra, si sta muovendo convulsamente.
Erano giorni che non succedeva.
Mi avvicino, dopo aver chiuso la porta alle mie spalle.
Affianco il letto e mi accorgo che la ferita ha ricominciato a sanguinare, copiosamente.
Non mi serve pensare, non ho bisogno di altro. Pronuncio le parole a memoria, a mezza voce.
Contemporaneamente avvicino le mani alle bende e chiudo gli occhi per concentrare la mia magia, fondendola con quella incredibilmente più forte che proviene da lui.
L'emorragia si arresta e il corpo si rilassa. Come ogni volta le labbra aperte in un muto grido, si chiudono lentamente con un lieve sospiro.
Cerco di mantenere la concentrazione per qualche minuto ancora, per essere sicura che tutto rientri nella normalità.
Ci vuole ancora qualche istante e, quando sento le dita diventare di ghiaccio, riapro gli occhi e interrompo il flusso di magia.
L'incantesimo ha sortito il suo effetto: il sangue si è fermato e non ricorderà il dolore.
Ogni volta che tentano di far progredire la situazione più velocemente gli causano solo un'ulteriore ricaduta. Da quando hanno tagliato fuori l’anziano, disponibile e tollerante Milton, tutto è diventato una corsa per un premio ambito.
La rabbia si impossessa di me, all'improvviso.
Esco velocemente dalla stanza e fronteggio il gruppo di Medimaghi fermi di fronte ai battenti chiusi.
- Non m’interessa cosa pensiate di sapere: il suo corpo sta espellendo il veleno, ma ci vuole tempo! Da questo momento non uscirò più da qui. Solo con la forza potrete farmi allontanare da lui, ora basta! Ora si fa solo come dico io! E non m’interessa la fretta del Ministero o di chi per esso! E non m’interessa che voi possiate pensare che io sia all'altezza del compito o no!
Rientro nella stanza e chiudo a chiave la porta.
Ecco, l'ho fatto.
Torno di fianco al letto.
Il viso è ora sereno.
Avvicino la sedia poco lontana e mi appoggio appena. E' scomoda, essendo molto più bassa del letto, ma ho bisogno di appoggiarmi a qualcosa.
Con mani tremanti incomincio a cambiare la medicazione.
La temperatura del corpo si sta abbassando, la pelle torna fresca e i tratti del viso si distendono, lentamente.
Resto seduta a guardarlo, mentre cala la sera.
Sfioro con le dita la sua mano e poi, senza pensarci, la prendo tra le mie.
Non mi rendo subito conto di dar voce ai miei pensieri, anche se sommessamente:
- E' tutto finito. Stai tranquillo, ora è tutto a posto. Non succederà più. Te lo prometto, sono qui e il dolore non tornerà...
Mi ritrovo a stringere la mano tra le mie, carezzando lievemente l'avambraccio abbandonato sul letto.
I grilli cantano qui fuori e la fresca brezza notturna arriva fino a noi.
Il volto ha ripreso un poco di colore e le palpebre vibrano appena, ma restano chiuse.
So che gli piace la notte.
La notte che ha suoni tenui e profumi soffusi, la notte fresca e quieta che avvolge ogni cosa di un manto di mistero, la notte che nasconde e protegge.
So che non mi può sentire, ma non riesco a smettere di parlargli:
- Il tratto più aspro del camino è ormai alle tue spalle. Attingi alla tua forza: il veleno sta abbandonando il tuo corpo, presto ti sentirai meglio.
So che sto cercando di farmi perdonare per averlo portato, contro la sua volontà forse, a ripercorrere un feroce passato.
Non riesco a trattenere il sorriso, perché so che anche per lui è arrivato il momento di guardare avanti, di passare oltre, di dimenticare.
I miei occhi continuano a fissare il viso pallido.
Ecco qui, davanti a me, la persona che dovrebbe sommare in sé tutte le nefandezze del mondo.
Solo ed esanime, in un letto sconosciuto.
- Starò qui. Sì, ti resterò vicino.
Senza pensare mi ritrovo a stringere più forte la mano tiepida tra le mie.
- Resterò qui, ti aiuterò e farò qualsiasi cosa possa essere in mio potere per farti riprendere la tua vita. Anche se tu non vuoi, anche se non è questo che volevi per te...
Lui ha ogni diritto di vivere.
I pensieri corrono veloci nella mente, senza ostacolo alcuno.
Lui che ha dato la sua vita per proteggere suo figlio.
Che differenza c’è tra il morire e l’arrivare quasi a morire?
In entrambi i casi non si è espiata comunque la propria colpa davanti al mondo?
La rabbia mi fa fremere.
Si muore e si rinasce di nuovo, come la Fenice, lasciandosi alle spalle la vecchia vita e ricominciando con la nuova, con la volontà di imparare dal passato senza lasciarsi fagocitare da esso.
Severus è in grado di farlo perché tutto ciò che ha fatto di sbagliato lo ha già pagato mille volte, perché era morto ancor prima di smettere di respirare.
Adesso è ora, adesso può lasciare che la sua vita corra libera in lui.
Lo deve fare e lo farà: lo deve a se stesso.
Da qualche tempo ho una strana sensazione ogni volta che incappo in antichi ricordi legati a lei.
Percepisco una particolare sensazione di tempo lontano e fresca nostalgia.
Sembra un’inconsapevole nuova consapevolezza, forse la presa di coscienza che quel sentimento antico era qualcosa di troppo cristallizzato e immobile per essere totalmente reale.
Negli ultimi giorni è come se una parte lui fosse più lontana.
Forse qualcosa è cambiato...
I suoi pensieri sono più leggeri e il ricordo della donna che ha amato per così tanti anni è diventato più dolce, velato di rimpianto e malinconia.
Questo significa che è comunque cosciente e che magari mi sente, si accorge della mia presenza?
Cosa gli sto dimostrando?
Le mie preoccupazioni sono senza fondamento.
So ciò che ho fatto e ne vado fiera!
So di attendere solo che il suo cuore possa tornare ad essere libero. Deve succedere.
Il passato è passato, inevitabilmente. Come il giorno lascia il posto alla notte.
Questa nuova notte, così chiara e così pulita, potrebbe portare anche a me una nuova possibilità.
Anche con questa speranza resto qui, al suo fianco. Attendo che la notte di Severus trascorra serena, lontana dagli affanni della sua vecchia vita, presto seguita dal suo nuovo giorno.
Quello nel quale lui si sveglierà e si renderà conto che ha perdonato, che ha trovato la vera chiave di lettura, che ha capito quale sia davvero il suo posto nel mondo e il reale significato di un amore mai vissuto.
Forse allora mi cercherà, con il desiderio di esplorare una nuova vita.
Quella che desidero donargli. Forse più tranquilla e noiosa, ma certamente più serena.
Gli occhi bruciano e il corpo reagisce lentamente.
Sono stanca, in fondo è la seconda notte che passo qui, più o meno accanto a lui, quasi senza dormire.
Questa volta è stato più faticoso: è ricaduto nell’incoscenza quasi subito e da troppe notti non dormo.
La testa mi scoppia...
Cerco riposo nell'incavo del mio braccio, poggiato sul letto, sempre tenendo la sua mano nella mia.
Chiudo gli occhi solo per un momento, mentre il sole è scomparso da parecchio tempo dietro le colline. Vedo ora, dalla finestra, il lucore brillante delle stelle nel vellutato manto nero del cielo scuro.
La notte è calata mentre seguivo i miei pensieri. Voglio vegliare ancora per far sì che la tranquillità possa essere la sua unica compagna.
Nel silenzio solo il frinire dei grilli accompagnerà il suo riposo.
E che la Luna resti a guardare...

Edited by Ida59 - 19/8/2015, 14:31
 
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